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ISTITUTO STORICO
ITALIANO
FONTI
STORIA D'ITALIA,u.3
\>
PjErW e ^*^)
PUBBLICATE
DALL'ISTITUTO STORICO
ITALIANO
SCRITTORI • SECOLI VIII-XI
ROMA
NELLA SEDE DELL'ISTITUTO
PALAZZO DEI LINCEI, GIÀ CORSIMI,
ALLA LUMGARA
1898
MONUMENTA
NOVALICIENSIA
VETUSTIORA
RACCOLTA DEGLI ATTI E DELLE CRONACHE
RIGUARDANTI L'ABBAZIA DELLA NOV ALESA
<i-
KJ
o^
A CURA
DI
CARLO CIPOLLA
VOU PRIMO
CON OTTO TAVOLE
ILLUSTRATIVE
ROMA
FORZANI E C. TIPOGRAFI DEL SENATO
PALAZZO MADAMA
1898
STANWROU: .: JTT
STACKS
^AY 10 1978
DIRITTI RISERVATI
PREFAZIONE
n monastero deUa Novalesa è conosdutp specialmente
per il Chronicon che ne scrìsse uno dei suoi monaci, nella
seconda metà del secolo xi. Questo Chronicon^ ricco di
notizie storiche di buona lega, ma assai più abbondante
di leggende popolari, e di fantasie poetiche, offerse ed
offre tuttavia larga materia di studi ai coltivatori della
storia religiosa, della storia politica e della storia lette-
raria d' Italia.
La celebrità del monastero non dipende peraltro uni-
camente dal Chronicon\ poiché, se anche questa compi-
lazione storica non esistesse, le mille vicende del monastero
sempre richiamerebbero T attenzione degli studiosi. L' ab-
bazia della Novalesa sorgeva sopra im mammellone del
monte, che forma verso nord-ovest la valle della Cinischia,
romoroso fiume, che discende dal lago del Moncenisio.
Essa si trovava adunque'a poche ore di cammino dall' Ospi-
zio del Moncenisio, e quindi in una posizione abbastanza
vicina alla Savoia. Anzi, nell' antico medio evo la Nova-
lesa apparteneva alla Francia, mentre il regno longobardo
non giungeva se non alle Chiuse, poco sopra della
vili e. CIPOLLA
Sagra di S. Michele. Di qui alla Novalesa la distanza
è grandissima, e e* è di mezzo la città di Susa che, nelle
rovine maestose de' suoi più antichi monumenti, dimostra
la sua orìgine romana.
L' abbazia della Novalesa è opera dei Franchi. La
fondò nel 726 un ricchissimo franco, di nome Abbone.
I re della dinastia carolingica, e specialmente Carlomagno,
n' ebbero cura, la colmarono di doni, e la trasformarono
in un vero punto di appoggio militare e civile, di cui ave-
vano bisogno per assicurarsi la strada delle Alpi. L' età
più splendida dell' abbazia è appunto quella di cui parliamo.
L' abbate Frodoino fu in amichevoli relazioni con Carlo-
magno, siccome apprendiamo tanto dal Chrontcon^ quanto
dai documenti. E pare davvero che se a Carlomagno
riuscì fatto di abbattere re Desiderio e di assoggettare
al suo comando il regno dei Longobardi, egli in qualche
parte lo debba anche a Frodoino.
Fioriva allora la scuola, che sogliamo denominare di
Tours, dalla quale irraggiò largamente un carattere, che per
diversi rispetti può considerarsi siccome nuovo, quantunque
preparato di lunga mano. Esso, dalla sua origine, viene
oggidì detto € carolino » , ed era destinato a facilitare la
diffusione e l'accrescimento della coltura. L'abbazia della
Novalesa partecipò al nuovo impulso paleografico e lette-
rario, e per ordine di Frodoino, Atteperto scrisse un
Evangeliario, di bellissimo aspetto, il quale si conservava
ancora nel secolo xi e fu veduto dal cronista. Atteperto
scrisse pure molti altri codici, e la fama letteraria del-
l' abbazia si sparse in lontane regioni. Illustri personaggi vi
PREFAZIONE. IX
mandavano i loro figli, perchè vi attendessero agli studi delle
buone lettere. Poco dopo Y impero di Carlomagno, ebbe il
governo dell' abbazia sant' Eldrado, che illustrò la Nova-
lesa coUe opere, e cogli scritti. Egli si preoccupò anche
deUa correzione dei libri sacri, ed impetrò da san Floro
di Lione ui^ testo dei Salmi, diligentemente emendato.
In appresso la gloria dell' abbazia venne a poco a poco
velandosi, ma in nessun tempo, per cosi dire, neppure
in momenti di gravi e dolorose angustie, i monaci Nova-
lidensi dimenticarono il loro luminoso passato. Rimase
presso di essi una tradizione letteraria, la quale almeno
fece si che venissero scritte le vite dei personaggi di mag-
gior valore^ A questa tradizione gloriosa dobbiamo, ul-
timo prodotto, la Cronaca.
Sul principio del secolo x irruppero i Saraceni nell' at-
tuale Piemonte. I monaci Novaliciensi spaventati, e te-
mendo r estrema loro rovina, fuggirono, guidati dall' abbate
Donniverto, a Torino, seco recando i libri, in gran numero,
e molte suppellettili preziose. La fuga non impedi ogni
danno, che anzi fu occasione alla dispersione e alla per-
dita dei manoscritti, che i monaci avevano portato seco
a Torino. Dapprima i monaci si recarono al monastero
dei Ss. Andrea e Clemente, che era situato fuori delle
mura della città di Torino. Colà i monaci non si ferma-
rono lungo tempo. Avvenne infatti, che verso l'anno 929
il marchese Adalberto, padre di Berengario II d' Ivrea,
si dimostrò generosissimo verso il monastero. Fra le
altre cose, che Adalberto regalò ai monaci Novaliciensi,
ci fu anche la chiesa di S. Andrea, nell' interno della
e. CIPOLLA
città di Torino, alla quale Y abbate Bellegrimo condusse i
monaci, siccome in asilo più sicuro, e meglio conveniente
alla vocazione monastica. La donazione della chiesa di
S. Andrea è per certo anteriore al 28 febbraio 929, data
di una nuova donazione, che il medesimo marchese stabili
pure in favore dei nostri monaci ; in quel torno di tempo,
forse al principio dell' anno suddetto, Adalberto regalò ai
monaci anche la corte di Breme, o piuttosto una parte della
medesima, che egli aveva comperata da Erlaudo, nonché
la corte < Policino », che a lui era pervenuta da Gisla^
Alcuni anni più tardi, un' altra parte di Breme veniva elar-
gita ai monaci da Aimone. Arricchitasi perciò la congre-
gazione Novaliciense, questa pensò a trasferirsi a Breme,
dove ebbe a provare vicende buone e cattive.
Quando i Saraceni furono cacciati d' Italia, e furono
respinti anche dalla Provenza, venne a mancare il motivo,
per cui si lasciasse abbandonato il luogo del primitivo svi-
luppo dell'abbazia, e perciò vediamo che l'abbate Gari-
berto o Gezone (vissuto verso il cadere del x secolo, e
l'esordire del seguente) si preoccupò anche di questo affare.
Restituita in vita l' abbazia Novaliciense, questa non potè
tuttavia raggiungere più la grandezza passata. La chiesa di
Breme non fu abbandonata, e un solo abbate resse Breme
e Novalesa. Intorno al principio del secolo xii l'abbate
Guglielmo tenne ad un tempo il doppio titolo di « Novali-
« ciensis sive Bremensis abbas » . Anche quando l'antica
abbazia era deserta e rovinosa, dava essa pur sempre il nome
alla confraternita, la quale, senza lasciare di dirsi Bremense,
riconosceva tuttavia il suo « caput prius » nella Novalesa.
PREFAZIONE. XI
L' abbate soggiornò di solito a Breme, e ai monaci
raccolti alla Novalesa fu preposto un priore. Al tempo di
Guglielmo abbate Novaliciense e Bremense, e' era un altro
Guglielmo, detto « prior Novaliciensis » . Ne forse egli fu
il primo a disimpegnare queir ufficio, potendosi dubitare
che di alcuni anni lo precedesse il priore Ottone; locchè
peraltro non si può asseverare con certezza. Continua poi
la serie dei priori fino al 1470 incii^ca. Dopo d'allora
abbiamo i commendatari, de' quali il primo fu Giorgio
Provana, dei signori di Leyni, il quale mori nel 1502,
Gli succedette Andrea Provana, che fu protonotario apo-
stolico, arcidiacono e canonico di Torino. Da noi esso
merita lode speciale, perchè si occupò dell' archivio, non
escluse le carte più antiche ; e dei documenti in esso esistenti
compilò allora (1502, 151 2) due inventari Pietro de AUa-
vardo. Prima della fine del secolo terminò la serie di
questi commendatari, e, a norma di una bolla di Cle-
mente Vili (9 giugno 1599), Antonio Provana (prima
■
arcivescovo di Durazzo, e poscia arcivescovo di Torino)
giurò fedeltà alla Santa Sede, quale abbate della Nova-
lesa. Gli abbati continuarono fino all' età napoleonica, e
r ultimo di essi, Pietro Antonio Maria Sineo, mori nel 1 796.
Finito il governo napoleonico, il monastero fu rialzato dalle
rovine, ma dopo alcuni decenni fu nuovamente soppresso.
Ultimamente l'edificio abbaziale fu acquistato dal collegio
nazionale Umberto I, e la chiesa, che era stata profanata,
fu ridonata al culto.
Nonostante che, in occasione della fuga dalla Nova-
lesa a Torino sul principio del x secolo, i monaci avessero
XII e. CIPOLLA
perduta la loro biblioteca, le tradizioni letterarie del mo-
nastero tuttavia non andarono totalmente spezzate, e nel
secolo x-xi riusd possibile di restaurare almeno in parte la
libreria dissipata. Il secondo periodo glorioso dell' abbazia
forse non fu per gli studi cosi proficuo siccome il primo,
se noi lo consideriamo in se stesso. Ma se invece pen-
siamo al frutto a noi derivatone, è certo che questa nuova
fase della storia abbaziale, è quella, di cui più durevoli fu-
rono i risultati. Essa non si chiuse con una subita e tragica
fuga, come la prima, né un turbine disperse impetuosamente
ciò che era stato con fatica raccolto. E vero tuttavia che
nella crescente decadenza di quella fondazione religiosa, la
biblioteca ne riportò presto gravi danni. Se i documenti
deir archivio, in grazia del loro valore giuridico, vennero
custoditi e difesi con qualche diligenza, ciò non avvenne
pur troppo per i libri. Si venne al punto che gli abbati
non ne facevano quasi alcun conto. Eugenio De Levis,
sia nel 1788, in occasione di un viaggio appositamente
fatto lassù, sia antecedentemente, potè tener conto di molti
manoscritti, che ancora occupavano gli antichi ripostigli del-
l' abbazia. I monaci regalarono al De Levis molti di quei
manoscritti, e questi, dopo la morte del loro possessore,
andarono dispersi, o venduti in terre lontane. Assai pro-
babilmente la soppressione napoleonica trovò Y abbazia
Novaliciense priva oramai dei suoi manoscritti.
Il Chrofiicon parla anche di lavori di oreficeria, e
splendida veramente dovea essere la croce aurea, gem-
mata, fatta costruire dall' abbate Frodoino, al tempo di
Carlomagno. Apparteneva all'abbazia anche la magnifica
PREFAZIONE. XÌU
arca argentea, contenente (come si créde) le reliquie di
sant' Eldràdo, la quale ora si conserva presso la prevo-
stura della Novalesa. Quell* arca non si può aprire, sicché
intomo a ciò che essa contiene non puossi avere cogni-
zione sicura. Essa è lavoro del secolo xin.
Alcune parti dell' antica abbazia rimangono ancora,
ma in generale può dirsi che V edificio odierno è di pa-
recchi secoli posteriore alla fondazione della medesima.
Sotto il chiostro del monastero vennero raccolti parecchi
avanzi di antichità, fra i quali s'incontrano alcuni frammenti
epigrafici dell' età classica. E non mancano anche alcuni
restì, di piccola dimensione, provenienti da costruzioni cri-
stiane, assai vetuste. Le più grosse muraglie sono, senza
alcun dubbio, antichissime, ma stanno in gran parte co-
perte almeno da intonachi. Tuttavia all'esterno si può
ancora ammirare, nel suo pristino aspetto, qualche vetusta
miiraglia, decorata da archetti a pieno sesto.
Attorno all' edificio principale si innalzano alcune chie-
sette, conosciute anche dal cronista del secolo xi. Di-
cemmo che il monastero si erge sopra un mammellone,
che si distacca dalla grande catena alpina. La linea più
elevata del mammellone è segnata dalle due chiesette di
S. Pietro e di S. Salvatore. In direzione di nord-ovest, cioè
verso la catena delle Alpi, e a brevissima lontananza dalle
due indicate chiese, si eleva quella di S. Eldrado, ricoperta
intemaihente da affreschi, che riproducono i fatti princi-
pali della vita di sant' Eldrado medesimo e di san Nicolò
di Mirra. Questi affreschi, illustrati da leggende dichia-
rative, sono probabilmente del secolo xiii, ma vennero
^V e. CIPOLLA
pur troppo malamente restaurati nel secolo attuale. Al-
quanto lontana dal gruppo costituito daU* abbazia e dalle
ricordate chiesette, si tro\-a la cappella di S. Maria Mad-
dalena. Questa cappella giace, rispetto all' abbazia, dal
lato opposto a quello in cui sono le altre chiesette ; vale
a dire, essa s'incontra, verso la valle, al punto in cui, in
antico, il pellegrino, che voleva recarsi all' abbazia, comin-
ciava a salire Y erta. Una strada legaysi la chiesa di S. Ma-
ria all' abbazia, ma quella strada fii ai di nostri sostituita
da altra di meno rapida ascesa. Non è (adle stabilire a
quale epoca queste quattro chiesette si possano (ar risalire,
e se esse si debbano considerare siccome un resto dell' edi-
ficio primitivo, o piuttosto come una costruzione dovuta
all' età di Gezone.
In origine V abbazia venne affidata ai Benedettini, i
quali la tennero per oltre a novecento anni. Ma verso la
metà del secolo xvii la congregazione benedettina della
Novalesa era quasi distrutta e scomparsa, e perciò Y ab-
bazia venne affidata ai Cistercensi. L' atto solenne di
consegna al nuovo Ordine religioso, porta la data del
15 ottobre 1665.
Estesi assai furono i possessi dell' abbazia, specialmente
nei suoi giorni migliori. Coli' atto di fondazione del 726,
e col testamento del 739 ', Abbone beneficò larghissima-
' Pochi anni or sono, il Giry {Manuel de diplomatique, Paris, 1^94,
p. 18, nota) ebbe occasione di citare il testamento di Abbone siccome il primo
esempio di un documento inserto in un atto di conferma. Ciò dicendo, lasciò
trasparire anche il dubbio che il testamento possa contenere qualche inter-
polazione; ma di tale sospetto non addusse prova alcuna.
PREFAZIONE. XV
mente l'abbazìa. I possedimenti, che egli le elargì, trova-
vansi nella Valle di Susa, in Savoia e in tutta la Francia di
sud-est Col volgere dei tempi, i possessi in Francia si
andarono via via perdendo, e in ricambio Y abbazia estese i
suoi diritti, sia in Savoia, sia nel territorio piemontese e fin
sulle rive del Lago Maggiore. Parecchi priorati e varie
. prevosture dipendettero dall' abbazia. Fra i primi si tro-
vano ricordati quelli di Coyse, Corbières, Rumilly, Le Muraz,
La Bomay ; fra le seconde, annoveransi La Motte, l' Ospizio
del Moncenisio, Novalesa, Venaus. La chiesa di S. Maria
(ossia r Ospizio) del Moncenisio venne sottratta all' abbazia
Novalidense da Lotario I imperatore, per mezzo del
diploma 1 4 febbraio 826, col quale quell' imperatore,
mentre levava dal dominio dell' abbazia il colle del Mon-
cenisio, per fame un Ospizio, la risarciva cedendole il mo-
nastero di S. Pietro di Pagno. Ma V abbazia non si ac-
contentò per sempre del cambio, cui fu costretta, e più tardi
cercò con og^ mezzo di ricuperare i diritti perduti. La
lotta sostenuta a questo scopo dall' abbazia, mentre trova il
suo riflesso nello stato attuale del diploma teste citato, viene
narrata, nel suo ultimo epilogo, in alcuni documenti degli
anni 1202, 1207, per mezzo dei quali l'Ospizio fu co-
stretto a ritornare nella obbedienza de' primi tempi. Le
lotte diplomatiche dell' abbazia si ripercuotono nei diplomi
alterati o falsificati, i quali sono abbastanza numerosi, ed
offrono utili insegnamenti sui metodi, che nell' età media
segui vansi a questo riguardo. Quasi ogni antica istitu-
zione ha i suoi documenti falsi, e anche 1' abbazia Nova-
lidense ebbe i suoi.
XVI e. piPOLLA
Un amplissimo elenco delle chiese dipendenti dall' ab-
bazia ci viene presentato dalla bolla di conferma, data da
Eugenio III nel 1 1 5 2 ; li si può vedere quanto fossero
estesi i diritti abbaziali. Non ne viene tuttavia che al-
trettanto l'abbazia fosse ricca, poiché queste grandi istitu-
zioni medioevali avevano bensì una lunga serie di chiese
soggette, possedevano beni in numero sterminato, ma da
t^tto ciò non di rado ritraevano vantaggi molto ristretti.
h^ notl2^e più sicure intomo all' abbazia sono conse-
gnate nel Codice diplomatico, con cyi la nostra raccolta ha
principio. Esso si estende a tutto il periodo che va dal-
l' orìgine dell' abbazia spo alla fine del secolo xi. Ad
esso feci seguire un' Appendice, in cui posi insieme vari
altri documenti, che servono a complemento e dilucix}a-
zione dei primi, e che per lo più appartengono a più tarda
età, ma possono recar luce sui secoli precedenti. Non e
molto minore il valore dei Necrologia, depositari di
tradizioni, riguardate meritamente quasi come sacre, poiché
essi contengono i nomi di coloro i quali, fattisi benemeriti
dell'abbazia, meritavano i suffragi annuali de' monaci. Ac-
canto a questi documenti, collocai le più antiche memorie,
liturgiche e storiche, intorno a sant' Eldrado, celebre ab-
bate del secolo vnii, che illustrò la Novalesa non solo
colle azioni e colle virtù, ma anche cogli scritti. Queste
memorie non hanno tutte un eguale interesse, ma pur tutte
dovevano essere messe a disposizione degli studiosi. Al-
cuni piccoli aneddoti chiudono questa seconda serie di scritti,
alla quale feci seguire la riproduzione di due brevi jan-
tichissime cronache, e la ristampa di alcuni versi in Qi^ore
PREFAZIONE. XVII
di san Giusto di Susa. Le cronache e i versi proven-
gCHio da manoscritti, che appartennero alla biblioteca di
S. Giusto di Susa, monastero che fu anticamente in re-
lazioni assai strette coir abbazia Novaliciense. Pare che
delle due cronache, direttamente o indirettamente, siasi
servito il cronista, poiché e' è fra queste fonti qualche con-
cordanza, che difficilmente può aversi come del tutto casuale.
Quanto poi ai versi intorno a san Giusto, essi trovano qui
un posto non disconveniente, poiché il nome di quel santo
viene con onore ricordato, come pare, nel Chronicon.
Sembra infatti abbastanza accertato che quel Giusto di cui
parla il cronista, il quale ne vide la tomba a Bardonecchia,
altri non sia se non il celebre santo, le cui reliquie furono
onorate in Susa dal marchese Olderico Manfredi.
Non mi pareva di potere esimermi dal presentare
poscia al lettore T elenco dei codici della biblioteca mo-
nastica, per quel poco che ne possiamo sapere, dopo tante
dispersioni. Qui cercai di completare e correggere quello
che, a tale proposito, stampai altra volta; con questa diffe-
renza peraltro, che nel luogo presente nu limitai a notìzie
puramente bibliografiche, e aride e brevi, quanto mi riusci
&tto; mentre altra volta descrissi i codici con qualche
larghezza ed abbondai nella descrizione bibliografica.
Viene in seguito il catalogo degli abbati. L* elenco
venne già composto nel secolo xvii da mons. Francesco
Agostino Della Chiesa, e corretto nel secolo successivo da
don Francesco Borgarelli ' eremita camaldolese. Mezzo
' L* elenco del Borgarelli termina coli* abbate : « Petrus Maria Sineus
« de Turri Palleriae, sacrae theologiae doctor, onus Rhodis, in provincia et
XVIII e. CIPOLLA
secolo fa venne ricomposto, per Y età più antica, da Lodo-
vico Bethmann, in base ad un diligente e perspicace esame
del Chroìticony e sopratutto sull* appoggio dei documenti.
Nel 1894 un nuovo elenco ne diedi io stesso, continuandolo
sino al 1796. Ora dal mio catalogo riproduco, con emen-
dazioni, la parte più vetusta, sino al principio del secolo xii,
restringendomi, quanto mi fu possibile, nelle citazioni.
In ultimo si presenta al lettore la cronaca abbaziale,
il cui testo fu di già argomento agli studi del Muratori,
di C. Combetti, di L. Bethmann. Dopo di questi e di altri
illustri eruditi, ben poco di nuovo io potevo sperar di
trovare. Tuttavia la buona fortuna mi pose alle mani
qualche notìzia sfuggita alle ricerche dei precedenti editori.
Di una cosa voglio sin d' ora avvertire il lettore, ed è eh' io
non entro in nessuna quistìone sulla compilazione della cro-
naca, se non per quel poco da cui non posso assolutamente
esimermi. Fu mio scopo preparare altrui un materiale di
studio, senza avere in pensiero di precorrere il lavoro dello
storico. La mia critica è quindi meramente esterna.
Nella compilazione del Codice diplomatico ebbi in mira
di dare i documenti che riguardano per diretta guisa \ ab-
bazia Novaliciense, non dovendo occuparmi delle chiese
che da essa dipendevano, se non per modo indiretto e
quasi per incidenza. Il campo, che mi incombeva il do-
vere di percorrere, era di per sé abbastanza bene definito
perchè io potessi pensare ad allargarne i confini. Alla
« dioecesi Albensi, ob. anno 1796 ». Un altro elenco degli abbati si legge sopra
alcuni fogli sparsi, annessi al manoscritto del Borgarelli, ed è dedotto da
mons. Della Chiesa: giunge al 1640.
PREFAZIONE. XIX
Storia deir abbazia non reca per verità molta luce quella
delle chiese e delle terre ad essa sottoposte, le quali eb-
bero una vita propria.
Ecco in brevi parole riassunta la storia di un' abbazia,
i cui servigi in prò della civiltà furono con parole conve-
nienti messi in rilievo dal mio compianto ed illustre maestro,
prof. Giuseppe De Leva '. Maggiori notizie potrà il let-
tore trovare, oltre che nelle opere dei valenti eruditi che
mi hanno preceduto, anche in quelle comunicazioni, nelle
quali, siccome il dovere mi imponeva, mi preparai la strada
alla presente pubblicazione*.
Sarei molto lungo se dovessi qui ricordare tutti co-
loro, ai quali mi stringe debito di gratitudine per gli
aiuti datimi lungo gli anni che attesi agli studi Novaliciensi.
Qui mi accontento di esprimere la mia gratitudine anzitutto
alla Direzione dell'Archivio di Stato di Torino, dal quale è
desunta la maggior parte dei documenti da me posti in luce.
Cosi pure mi dichiaro obbligatissimo ai preposti della bi-
blioteca privata di Sua Maestà, della biblioteca Nazionale
' Diì movimento intàUituàU d' Italia nei primi secoli del medio evo, Ve-
nezia, 1876; nuova ediz. presso G. Pinzi, Prose letterarie, Torino, 1889, p. 295.
' E cioè : a) Ricerche sulV antica hihlioteca del monastero della Novalesa,
Torino, 1894, pp. 189, con $ tav., in-4 {Mem, Accad. di Torino, ser. II, voi. XLIV);
b) Brevi appunti di storia Novaliciense (Mem, Accad, di Torino^ ser. II, voi. XLV,
Se. mor., p. 147 sgg.); e) Nuovi appunti di storia Novaliciense {Alti Accad, di
Torino, voL XXXI, ceduta del 3 maggio 1896); d) Le più antiche carte diplo-
maticbe dd monastero di S. Giusto di Susa, I02g~i2i2 (in Bullettino delVIstituto
Storico Italiano, n. 18, Roma, 1896). M' accostai a questioni Novaliciensi
anche nel $ II dei miei Nuovi studi sulT itinerario di Corrado II nel 1026, in
Atti Accad, di Torino, XXVI I, 880-81 (Torino, 1891). Credo opportuno ricor-
dare a questo luogo anche il notevole lavoro di R. Brayda, // medio n'o
di Fai di Susa, Torino, tip. Salesiana, 1885.
XX e. CIPOLLA
e di quella dell* Accademia delle scienze in Torino. A
Milano trox'ai larghissima cortesia nei dottori dell* Ambro-
siana, e nella Direzione dell' Archi\ào di Stato. Del pari
obbligato mi professo, per soccorsi di simil genere, alle
Direzioni della biblioteca Vaticana e della Casanatense di
Roma. A Pavia, mons. Riboldi, \-escovo di detta città,
mi concesse ogni agevolezza per le ricerche nel suo archixìo
vescovile. Né minori doveri ho. per gli studi che m* av-
venne di fare in Susa o nel suo territorio, a mons. E. dei
conti Rosaz, vescovo di quella citta, e al sac. Belmondo,
prevosto della parrocchia della Novalesa. Aiuti ebbi dal
prof. C. Merkel dell' Università di Pavia, dal dott L. Schia-
parelli, dal generale E. Morozzo della Rocca. Notizie di
carattere topografico mi forni il sacerdote prof. G. Lanza,
abbate di Superga. Né posso tralasciare di rammentare
qui il nome del cav. E. Bianco della tipografìa del Se-
nato, il quale, pratico come egli è della topografia pie-
montese, mi giovò ccm parecchie identificazioni locali.
Fatto ricordo dei \ì\ì, debbo con particolare ricono-
scenza commemorare un defunto, il comm. abbate Giuseppe
Parato, che fu direttore del collegio nazionale Umberto I
di Torino e che mori nel 1893. Egli mi accolse parec-
chie volte alla Nov^esa, mi guidò alle ispezioni locali, e,
mentre mi fece gustare la bellezza di quelle posizioni in-
cantevoli, mi rese in qualche maniera possibile rivivere
della vita di coloro di cui ricercava le esteme testimo-
nianze storiche. r- i-
Carlo Cipolla.
MONUMENTA NOVALICIENSIA
i.
ACTA
I.
726 gennaio 30.
Fonti. A Pergamena originale, nell'archivio di Stato di To-
rino {Abha7;ia àtUa Novaksa, mazzo i, n. i), esposta ivi nel museo Storico.
Bellissima pergamena (0,64X0,51; righi scritti quarantatre), di abbastanza
buona conservazione, fatta peraltro eccezione per un grosso buco, che toglie
parte dei righi 19-24, e per qualche buco di minore importanza. Quando fu
scritto sul verso il più antico regesto (secolo xi) la pergamena era ripiegata,
in qualche modo, come se fosse un diploma. Il carattere è corsivo me-
rovingico, con poche abbreviazioni, ma ricco di nessi; non è del tutto rego-
lare, ma è abbastanza chiaro ; i righi, quantunque non siano stati preceden-
temente segnati, tuttavia mostrano nello scrittore l'intenzione di farli rettilinei;
unica punteggiatura è il doppio punto :, che talvolta (cf. p. es. al r. 32 il
vocabolo « successo : rebus ») si trova anche a mezza parola ; qualche volta
(rr. 21 e 33) quel segno s'incontra al fìne di un rigo, dove va a troncarsi
una parola, che poi si compie al principio del rigo successivo. Nei rari
casi in cui la soluzione delle abbreviazioni non era unica, si preferì nel
testo la più probabile, dandosi in nota la lezione del manoscritto, così nelle
sottoscrizioni, « rog. » può sciogliersi « rogetus j», c rogetos j», « rogitus », tre
forme che pur si trovano qui scritte per disteso. Le sottoscrizioni sono
autografe, compresa quella di Abbone (checché ne pensasse il Datta), che
è in inchiostro assai più nero del testo del privilegio ; essa è la prima ed è
seguita da alcune note tironiane; tali sottoscrizioni terminano colla for-
mula : fT, che, per la forma della scrittura, richiama la sua corrispondente nei
diplomL 11 primo rigo presenta prolungate le aste verticali delle lettere b,
d, 1; e oltracciò le due prime lettere del medesimo, s e (nella parola scis),
à approssimano per forma e più per grandezza alle « litterae grossae », sicché
per questo rispetto il nostro documento, sebbene appartenga alla categorìa
delle « chartae pagenses », avvicinasi in qualche modo ai diplomi emanati
da autorità di secondo ordine. Si hanno a deplorare alcuni ritocchi. Sic-
come in parecchi punti il carattere erasi più o meno indebolito, od era anche
MONUMENTA NO VALIC lENSI A
affatto scomparso, così una mano assai posteriore, ma pure abbastanza an-
tica (forse del secolo xi), ricalcò molti passi qua e là, e talvolta lo fece di
maniera da rendere impossibile la lettura delle lettere originali; per quanto
pare, il ricalcatore fu peraltro diligente, né si permise di alterare grossamente
il testo. Le abbreviazioni sono scarse, sia per troncamento, che per
contrazione, e assai meno rare sono nelle sottoscrizioni, che non nel testo,
dove s'incontrano peraltro le solite abbreviazioni: dns, eps, sca, e simili.
La sillaba « et » o è scrìtta per disteso, o è rappresentata col nesso corsivo &,
che s'incontra tanto isolatamente, quanto in composizione di parola. Non
comparisce mai la nota tironiana, somigliante alla cifra 7. Per Tortografia
noto che il dittongo as comparisce solo in « aec desia ». Verso il principio,
nella voce: « roetractadone » abbiamo il nesso oe. Quanto ai regesti e
segni archivistici sul verso, tutto si riduce a poca cosa. Un regesto,
in minuscolo romano, probabilmente del secolo xi, dimostra di qual maniera
allora venisse inteso il presente documento, ed è perciò assai importante:
« Privilegium de ordine clericorum huius coenobii»; all'ultima di queste
parole una mano ben nota, quella di Pietro de Allavardo di Vigone, procu-
ratore del priore Andrea Provana (sul quale cf. F. A. Della Chiesa, 5. R. £.
caràinàlium, archUpiscoporum, episcoporum et àbhatum Pedemontanae regionis
cbronologica historia, Augustae Taurinorum, 1645, p. 203), al principio del
secolo XVI fece seguire: « Novaliciensis ». Il medesimo aggiunse poi:
« Inlegibile propter antiquitatem ». L'Allavardo tenne nota del nostro do-
cumento anche ne' suoi inventari degli anni 1502 e 15 12, dandolo come un
« privillegium » di « Abbonis patricii imperatoris ». Dal Datta (cf. sotto $ E)
apprendiamo che questa pergamena pervenne all'Archivio di Stato nel 18 14, fino
al quale anno erasi conservata all'Economato, cui naturalmente era pervenuta
dall'abazia. Questo documento fu presentato a re Carlomanno, che lo con-
fermò col diploma 20 giugno 770, dove si leggono trascritte alcune linee di esso.
B Jean Louys Rochex, La gioire de Vahhaye et vallèe de la Novdise,
Chambéry, 1670, pp. 42-46. Copia alquanto trascurata, tuttavia non disprez-
zabile. Vi è una alterazione volontaria, fatta sopprimendo quasi tutto il
rigo 26, i rr. 27 e 28, e il principio del r. 29, oltre ad altro brano nei rr.30-31 ;
questi brani, in cui si allude alla possibilità di dissensi nel monastero, ven-
nero modificati colla sostituzione di nuove parole. Il brano soppresso o
alterato comincia : « id in idipsum revertimus » e finisce : « se pocius mal-
« luerunt retrudi ». Alcune lacune dell'originale nei rr. 19-24 possono venir
supplite coll'aiuto della copia del Rochex, non essendo affatto supponibile
che tali reintegrazioni provengano da semplice congettura. Il Rochex mo-
dificò assai l'originale. La sua edizione fu criticata da Pietro Datta, nel-
l'opera di lui che citeremo al § E (0.
(i) Tra la fine del secolo xvi e il di questo documento, ciundolo sotto
principio del xvn compendiò una parte il nome di editto, Guglielmo Balde-
I. ACTA. 5
C II notaio Bernardo Bazano (della cui raccolta di documenti Novaliciensi
parlai in Antichi inventari del monastero della Novalesa, Torino, 1894, p. 17), inca-
ricato dalla Camera dei conti di S. M. il re (Vittorio Amedeo II), collazionò la
copia di questo « diploma » «r da altro scritto in caratere anticho » esistente nel-
Parchi vio dell'abbazia della Novalesa, e lo autenticò colla sua firma, addi 23 ago-
sto 1 721, trovandosi nel detto monastero. Fu di parere il Datta, che il Bazano
si limitasse a riportare il testo del Rochex, nonostante la predetta dichiarazione ;
ma questo è inesatto. Bastano pochi esempi, tratti dalle prime righe, a mostrare
che il Bazano collazionò la copia del Rochex, se anche se ne servi, sicché
se in alcun luogo egli peggiorò il testo, in parecchi punti lo migliorò.
Valgano questi esempi: r. 3, originale: «forcifer», Rochex «fulcifer», Ba-
zano (cfurcifer»; r. 3, originale « etemus », Rochex «hactenus», Bazano
« ^emus » ; r. 4, originale « deus », Rochex « dicimus », Bazano « deus » ;
r. 4, originale a nouelicis », Rochex « Novaliciensis », Bazano « Noualicis »;
r. 5, originale « uen[erabili] uiro », Rochex « venerabilem », Bazano « vene*
«r rabilem virum ». Si osservi che il Bazano non dice di esser ricorso al-
rorìginale, né che abbia trascritto l'originale il copbta di cui si serviva ; ma
soltanto parla di uno scritto in carattere antico, sicché non pare esclusa la
possibilità ch*egli siasi giovato di una copia antica, fonte per avventura anche
del Rochex. Questa supposizione sembra acquistare probabilità quando esa-
miniamo certe frasi in cui il Rochex e il Bazano discordano fra di loro ; né
tale discordanza può spiegarsi, supponendo che il secondo abbia esaminato
l'originale, che rimane invece discordante e dall'uno e dall'altro. L'origi-
nale, rr. 20-21, legge: « monas|{theriis monachis nouelicis & uicerie prò in-
« festacione gencium & refugium ad suffulto fraternetates ausilium si inuice
« copolentur ». Il Rochex : « monasterii monachis Noualiciis scilicet & Vi-
«rgeriae, prò insistatione gentium adimplementum fratemitatis invicem co-
te puletur». Il Bazano: « monasteri j monachis Noualicijs scilicet, et Vigerif
« prò in se statione gentium adimplementum fìrmitatis inuicem copuletur ».
Non meno concludente mi pare la intitolazione, che il Bazano riferisce così :
« Prìoilegium domini Abbonis patricij de ordinatone monachorum et abba-
ff tum et de consuetudine Noualiciensis c^nobii . tempore Theoderici regis ^ di-
« fìcati anno quinto im perii eius ». Il Rochex la riferisce per intero, e vi
aggiunge, a modo di glossa : « id est anno 726 Christi, indictione 9 ». Questa
spiegazione ha l'aspetto di un'aggiunta, né é supponibile che la sua man-
canza presso il Bazano dipenda da volontaria ommissione; tale giudizio é
confermato anche dal fatto che alla didascalia latina presso il Bazano altra
ne precede, nella quale l'atto vien dichiarato « du cinquiéme siécle ». 1 re-
gesti dell' Allavardo si accostano assai alla didascalia dej Bazano, ma non
sano, come avrò occasione di dire più qui non aggiungo, ciò non avendo
nella esposizione del $ C del doc. 11 ; di valore per la restituzione del testo.
e questa ■;
■ Theoderici > où hanno < Theodorì ■
Concludendo, pare aduniiue die il Baiano, come il Rocbex, I
facenero trascrìvere da lu» copia antica, nella qoale si (ossero diggii introdotte
certe modlficaziooi, tra le qaali quelle votoaiarìe riguardanti i righi 26-39e }o-ji.
D Già» Tohmaso Tekraneo (f 1771), TabuUriam Celto-Liguaic
voL 1, sono l'a. 716 (ras. della biblioteca Naiionale di Torino), riproduce
il iKtstro documento, nel testo che gli risultò dalla collazione dell'edizione
del Rochei coll'originale. Che il Terraneo abbia visto realmente la perga-
mena orìginatc, e che abbia con essa collazionalo quasi tutto il documento,
tisulia dalla sua relativa esaneiza, ponau fino alla riproduzione dell'ono-
gralia, e dalle lacune ; infatti quei brani dei righi ao-14, che ora sono dcricienti,
e che vengono colmati dai testi del Rocbex e de] Bazano, sono tralasciati dal
Terraneo ; peraltro ciò non avviene con piena esattezza, giacché al rigo 19
il Terraneo registra due lacune, che in realtà non esistono, e trascrive poi,
come se le avesse lette nell'originale, certe parole, che può aver desunte
soltanto dal Rochex. Questo dimostra che il Terraneo non è sempre accu-
rato nel collazionare l'originale. Quindi non sappiamo a che propriamente
attribuire il Tatto ch'egli fa sua l'alterazione volontaria, che abbiamo consta- '
tata nel Rochex, poiché egli riproduce quasi con perfetta esattezza tutto il
tratto • in privilegio - sub die tertio ■ (rr. 2;-;)) del Rochex, nel quale tro-
vasi appunto quel passo. Nelle sottoscrizioni riproduce quasi interamente
il Rochex, ma corregge sull'originale la firma di Abbone, e poi - n£ se ne sa
il perché - la ripete in una forma che, se fosse vera, sarebbe notevolissima,
poiché confermerebbe il patriziato di Abbone: « Ahbo patrìdus huic privilegio
■ consensi et hoc scribere feci >. Forse il Terraneo pretese con ciò di leg-
gere la sottoscrizione del vescovo « Aeochaldus a. Senza dubbio il Terraneo
ebbe a mano il veto originale ; oltre alla sua asserzione, lo prova la sua lettura
a Walchsni s per ■Walchuni», dove la s rappresenta un facile scambio di
lettera, avendosi qui nell'originale la u soprascritta (cf. M. pROtJ, Ma-
nuel Jt paUographit, Paris, 1890, p. ji), che assume una forma simile alla s,
come pure anche alla i.
Anche il Terraneo ci offre alterati i brani ai rr, 26-29 ^ 30"3'i ''' cui
parlammo a proposito dei testi del Rochex e del B.izano.
E Pietro Datta, Di Ahbont fondatore del monasUro Novalkìinte &c, in
Meni. dcU'Accad. di Torino, ser. I,to. XXX (1816), Sciente morali, p. 177 sgg,;
testo pp. 3oS-2ti, con un facsimile che riproduce i rr. i-j, }4-4}> £ la
prima edizione critica, nella quale ricomparisce esatto il brano alterato presso
il Rochei; non t tuttavia senta mende, ed è curioso, p. es., che al r- 4},
dove l'originale ha ■ estefanus u, e il Rochex e il Bazano avevano scritta
■ Stcphanus », il Ditta abbia letto « Erterius ■>. A pp. io;-2oé pretese leg-
^L gere alcuni segni tironiani, che credette riconoscere in alcuni dei a snbscripsi a,
^1 e lesse parte di quelli che chiudono la sottoscrizione di Abbone.
I
I
I
J
I. ACTA. 7
F Pietro Datta riprodusse, ma con ritocchi, la sua edizione, nei Mon.
bist. pair., Chart, I, ij-iS, n. 8 (a. 1836). Qui, p. es., nella sottoscrizione
del rigo 43 modifica la sua prima lettura in : « Ertherius », ma non la migliora.
G Pietro Vayra, Il museo storico della Casa di Savoia, Torino, 1880,
p. 298, con un buon facsimile dei rr. 1-4, 34-43. Si limita a dare una tra-
scrizione dei righi riprodotti.
Metodo di pubblicazione. Tengo conto delie parole ricalcate nel-
l'originale da mano del secolo xi, solo quando non si possa più leggere la
prima lezione. Fra [ ] chiudesi quanto è integrato coll'aiuto delle copie
antiche. Fra ( ) le note tironiane interpretate. Julien Havet, paleografo di
illustre memoria, ebbe la bontà di facilitare questa pubblicazione, coi suoi
preziosi consigli, specialmente sulla lettura delle note tachigrafiche e delle
sottoscrizioni finali, essendosi egli giovato del facsimile del Vayra. La sot-
toscrizione di Abbone nell'originale segue immediatamente al testo, né ivi
si va a capo neppure per la sottoscrizione di « Aeochaldus »,
È notevole il fatto che l'estensore di questo atto si giovò non poco della
formula I, i di Marcolfo (presso K. Zeumer, Formulae Merowing. et Karol. aevi
pp. 39-41), come si avvertirà ai rispettivi luoghi.
^ Sanctis et in Christo patrebus domnis episcopis, abbatebus seo
et inlustrebus virìs principebus et omnebus iudecebus, mecum
semper optabelis, quorum nomena subter tenentur inserta, ego
in Dei nomine Abbo filìus Felici quondam, illut christianis vigi-
5 lancia debet intento corde hac iuge raectractacione perscrutare, ut
amids domestecis quietem conferat utiletatem ut celestem pa-
triam trìpudiendum introeat, ut semper forcifer antiquos lugiat Abbone
• . • .1 * torc » di
inimicus et eternus Dominus de nostra operacione benignus appa- ""»«» « ^
fiat, ergo una cum consensum pontefecum vel clerum nostrorum JJ^^ "^J
IO Mauriennate & Segucine civitate(»\ in quibus nos Deus rectorem JS,c**2ittà!
esse instituit, monastheriolo virorum in loco nunccopante No- wìio^, ^
velicis 0») in ipso pago Segucinu in rem proprietatis nostre, ex JJ^^*J
opere nostro, una cum Consilio domno & in Christo patre nostro Jj^^o"^
Vualchuni ('^ (') episcopo in amore beatorum apostolorum germa- ^*^^ ^ ^
(a) Uh piccolo foro dime^xP le due ultime lettere, (b) Per leggere nouelucis
Insognerebbe supporre il nesso la , dove si ha l'accostamento della 1 alla i Cf. sotto dove si
ripete la stessa voce, (e) L'ultima a di Uaalchani i della forma detta soprascritta,
(i) La sede vescovile di « Walchu- prima u, che, nella forma sopra-
emù» (detto anche a Walchinus », scritta, rassomiglia ad una i) fu in-
forse in causa della errata lezione della dicata ai ricercatori dagli estratti Nova-
8
MOX'UMES'TA XO YAIICIEXSI A
nonim Petri et Anàrcc^ sco
edefecasse, et qiios Dooxbzss
dem adunare volemas ubi v^
domno et io Chrisa» patte
congregacckme
1, .,- -....sV
ibi-
VmVitrni -*^ abbate ima
dcdcrezmxs» ut
br Is secsmà» m , the trwTtai
d^Ha fii^wtx isfr*.Smrizi*; srtrsitrittm è
UcUmsi del Pdeooke. I Macnnì odia
GaOia chrisHama, IO, lo^-^), ^mtro
lo csclodooo dÀ Tcscovi £ Embfim e
lo fitengooo o di Tonno o di St. Jean
de Miarìenoe, solo perchè od soo
tcsumemo AUxxie dice di kn, die
si occupò attxTamente delia costm-
ziooe del monastero della Novalesa.
Recentemente B. Hauréau, condmia-
tore dei Maorìni, escluse egli pare
(fiaUia cbrist. XVI, 617) « Waidm-
« nus 9 dalla serie dei vescovi di Em-
bron. Anche Jules Mamom (Les cmt-
tuìaircs de Tégliu catbédr, it GremohU
dits cariuLaircs de Saint^Ugis, Paris,
1869, p. 47) non volle riconoscere in
« Walchunus » un vescovo di Embrun,
ma io giudicò vescovo di Torino.
Non pare peraltro che il testamento
di Abbone, nel quale non si parla
mai della diocesi di «Walchunus»,
ci dia la prova desiderata dal Marion,
dall' Hauréau &c. A rigore, egli può
aver preso a cuore quella costruzione
pur senza esser vescovo di Maurienne
o di Torino ; tanto più che la dio-
cesi di Embrun trovasi a distanza re-
lativamente non grande dalla Nova-
lesa. Il Mabillon (Ann. Ord, s. Befted,
II, no, a. 739» S 50» Parlando del
testamento di Abbone, ricorda « Wal-
«chunus», ma senza precisarne la
diocesi. Il Gams, Serus episc. pp. 548,
830, lo registra tanto nell'elenco dei
vescovi di Embrun, come in quello
dei vescovi di St. Jean de Maurienne.
F. Savio, Gli antichi vescovi di To-
rino, Torino, 1888, p. 29, non fa se-
guire a Rustico (+691) nessun ve-
sco'vo & Toeìdo pc^Htt <fi Andrea,
g;BO Ifiìgofcigdo di GailomagnoL Bi-
die la Nova-
neppiire al
legou kMi*c)lvirdo (die g^ongera ap-
pena alla Qòfzsa «H S. Mich^), non
poterà £ar ptarte della diocesi torinese.
Parrtì*« rapODeroIe attr^mrìa a
St. Jean de ìiMBncBaCy skcfaè sarebbe
abbastanza prohaHle che «Wakha-
« nns » fosse tcscoto <£ qaest*ultima
sede» axne wmrime C Le Cointe,
Amm. iccksUsL Frsmc^fr. VI, 430. Ul>
tiniamenie il Dcchesxe, FasUs épisco-
pamx àt famàaau Gmmk, Paris, 1894,
pp. 254, iSi'iSi, crede che le carte
di .\bbone (cui egli insiste ad appel-
lare patrizio) provino che Walcuno
era vescovo della diocesi in cui si tro-
vava il monastero, e quindi lo attri-
buisce alla chiesa di Maurienne; per
ispiegare la notizia relativamente tarda
del Cbron, Koval. suppone che egli
unisse in sé le due cattedre di Em-
brun e di Maurienne, Ma per vero la
testimonianza del Chronicon, al cui
fondamento stanno per buona parte
documenti autentici, ha la sua gra-
vità. Sopra tutto poi voglio rilevare
che nell'introduzione al presente do-
cumento, Abbone esclude Walcuno
dai due cleri di Susa e di Mau-
rienne, sicché ropinione più diffusa,
mi sembra sia anche la meno appro-
vabile. Il MùHLBACHER, Reg, Kai'ol.
p. 117, opina che «Walchunus» fosse
vescovo di Ivrea, ma non ne dà alcuna
prova.
I. ACTA. 9
evangelica normam et regola domno Benedicto seu priscorum
patrum ortodoxorum instetuta in ipso loco debiant conversare
quietem et prò nos vel stabiletatem regno Francorum seo cumto
popolo Christi babtismate perfoso Domini misericordia iugiter
5 exorare. immoque et placuit, iuxta antefatorum domnorum epi- coi conseiuo dei
' 1 * ' X vetcori, prìncipi e
scoporum vel principum consensum seo & Consilio abbatorum J|^£;„^^] j'*2Ì
et cumto clero Mauriennate et Segucine, ut previlegium memo- J^» ^^^o*^
rato abbate ipsoque monastherio vel monachis ibidem consisten-
tibus conferre deberem, quod ita et fecisse cum maxema devo-
to cione, hac plenessema mentis nostre volumtatem, eatenus, ut
quitquit de rebus nostris ad ipso monastherio tribuente Domino
a nobis vel a quebuscumque chrisdanis Deum timentibus datum
vel conlatum est aut in Dei nomine in antia fueret conlatum
modis omnebus ad ipso sancto loco vel congregacione ipsius
ij monastherie cum integra libertate suffragante Domino proficiat
in augmentis,ut neque a nos neque a successorebus nostris, ncque ^5*i°roof"ia^*
ab arcidiacono vel primicerio, nec a quemlibet clerum vel orde- SSna^^deT^dS?
natores antedicte (•) aeclesie Mauriennate et Segucine aut a lori*t?«rinonJt^
Il • • /-u^ 1 1 /.\ ro stesso, salvochè
quemcumque nulla requesicio ^^^ vel consuetudo non requeratur (% queiu di dare, so-
, . prtrichiesujeor.
20 nec quemlibet speciebus exmde non auferatur, nisi tantummodo diMiioni e le be-
^* ^ * ^ ^ nedizioni ai preti,
si eis necessarium fueret benedicciones presbiteris, diaconis, aut JJ|,^^*f°"* *** •«"
altana consegraciones et se voluerent sagra crisma postolare, vel
quibuslibet benediccionebus ab episcopis loci illius, absque ullo
premio, vel munera intercedente, eorum clereci vel altaria ad eorum
2) petidone consagrentur et si ab eis petentebus illuc pontefex prò
logranda oracione ad eorum utiletate accesseret, celebrato hac
perhacto devino misterio, sinplicem hac sobria benediccione per-
cepta, absque ullo requesitu dono, studiat abere regressum ('>, in re-
liquo nulla penetus alia potestate in ipso monastherio, neque in
jo rebus, neque in ordenandis, neque in villabus abiat potestatem et
addeesse placuit, quod esse non debet, frageletates temporum si
' * >•• •>• /«r 1 se in ouel territo*
episcoptis m terretorio ipsius civitatis meneme repertus f [uejret, ho venisse a man-
(a) Ekalcate le lettere nte (b) Un buco distrusse parte delle lettere ulli re
(e) Ricslcate le lettere tu
(i) n tratto a prò logranda - re- di Marcolfo, I, i (K. Zeumer, op.
e gressum » è desunto dalle Forntuhe cit. I, 40, rr. 13-16).
Aiomumtnta NavalicUnsia. I*
l
IO
MONUMENTA NO VALICIENSIA
zutùwttcoro,ti- thunc^*) licenciam abiat ipse abbas una cum monachisi») suis, si
ioni 1 monaci, al r '
Sl?^ ^S^^ ^s necessetas fueret, prò sagris ordenebus alìum episcopum ex con-
nndaii; provencialcbus in Dei amore devino repertum ad ipso convocare
cenubio ad celebrandas consagraciones, post transhaao misterìo
& dilecdone caretate fratemetatis, absque uUo quommodo & 5
inlicitam consuitudinem, valiat abere regressum, ut quatenus mo-
nachi ibidem cumsistentis de perfecto quietem valiant duci
Domino per tempora esultare et sub sancta regola viventis et
beatorum patrum vitas sectantis (^^ prò stato eclesie & salute regis
^^!tencc^m ^^' patrie valiant plenius Dominum exorare^'). et ut adsolet hu- io
mana frageletas quandoquidem ipso abbate de hac luce Dominus
megrare lusserete cuius de ipsa congregadone maxeme regola
conpertum & vita mereds congruentem elegerent, sine premio
memorate urbis episcopo, ipso promoviant abbate, illut intemare
curavi dum &[inter nos] & domino Eoaldo W(>) episcopo & mo- 15
nachis suis de Vicerìa monastherio in honore beate hac gloriose
Ul vescoTOt scel<
Ìano A tnccédtrmìi
più merìterok;
(a) Dall' ultima lettera di repertus (p. 9, r. ^2), incluse, alle due prime di thanc ,
incluse, un buco danneggio il nostro testo. La voce f » « ret viene completata da B e
da C, che naturalmente leggono: Ifiierìt (b) Ricalcate le parole: una ciun monac
(e) Una mano antica (sec, ixì) ridusse la ì ad una e (à) B e C curavi, quod inter
nos et dominum Heoaldum D curavi quod inter nos et dominum * * Hevaldum La
legione B e C, nella lacuna, poco soddisfa. Pensai: 8c[enem nos] &; ma qualche
frammento di lettera, e Vampiexjfi della lacuna rendono difficile anche questo tentativo
di restituzione. Sicché lascio quello che gli antichi ci tramandarono.
(i) Il tratto « ut quatenus monachi-
« exorare » è desunto dalla Formula ci-
tata nella nota precedente (K. Zeumer,
op. cit. p. 40, rr. 17-20).
(2) Questo vescovo «Eoaldus»,
che va naturalmente identificato con
« Aeochaldus » firmato in calce al-
l'atto, potrebbe identificarsi con san-
t' Eoaldo, arcivescovo di Vienne, la
cui morte viene dagli uni attribuita
al 716, e dagli altri al 723 (Gallia
christ, XVI, 35-36); il suo successore
s. Bobilino dicesi morto nel 718, ma
questa data è offerta da un sillabo
episcopale compilato assai tardi, cioè
nel 1239. I^^lic notizie raccolte dal
DucHESNE (op. cit. 1, 199) appare che
s. Eoaldo governò la chiesa Viennese
prima e dopo Tanno 716, e che il suo
successore era contemporaneo di re
Liutprando e delTimperatore Leone III.
Ad ogni modo « Eoaldus » distin-
guesi dal vescovo di Grenoble (cf. la
nostra nota i di p. 13), quantunque
avesse sotto di sé un monastero co-
struito sul territorio di quella città.
Uno degli altri due vescovi firmati
air atto potrebbe essere quello di Mau-
rìenne, la cui serie ci pervenne im-
perfettissima (cf. DUCUESNE, op. dL
I, 234-35), ma quanto ali* altro non
posso far ipotesi. Che sia di Susa»
di cui si ricorda il clero, accanto a
quello di Morienna?
semperque virgenis genetrids domìni nostri lesum Christi sancte
Marie in pago Gracinopoletaao constructo convinci caretatis af-
fe[ctus semper observetur e[ dilectio utriusque]''* monasiheriis f''
monacbis Novelicis & Vicerie prò infestacione gencium & refii-
gìum ad suffulto fraternetaies ausilium in invice copolentur, cla-
nim est enem verbum devinum quod dicfit: si vos in invicem
dilecrionem] <'ì abueretis, in hoc sctenc omnes quod mei estìs di-
acipoli*'', etenem alter alterius onera vestra portale, sic adinplibetis
legem Christi f'), & illut conventum est quod quandoquidem unum
ex ipsis n)onasth[eriis abbas de hac luce migra]veret ^^\ sicut su-
perius intemavimus, instetuantur abbate et si prò tempora fragilia
talis cumdignus in unum ex ipsis monastberiis ad subrogandum
abbate, quod mincme credcmus, inventus n[on fuerit, tunc de ìlio
alio monjastherio W, si ibidem iiign[u]s repcrtus, que'^'^ fueret per
comune consensum abbate, qui superest monachis, in loco de-
functi, instetuantur abb[ate]m («•, et si frater in unum ex ipsis mo-
nastberiis scandala [perpessus fuerit et]W ìbidem ìpse mineme
degerc potuerent, thunc <" ad ilio alio ad correccìone transferantur
monasterio et si opteme penetuerit et abbate suo placuer[it] **'
per conscnsu fratrorum ad suum revertat cenubio, ita et in prc-
vilegio iamdicti monastherie Vicerie <'> simìliter est insertum. id
in idip>sum revertimus, quod abset, sì alequo scandalum simultatis
sue vcl iorgia, instigame parte aversa, qui semper humanum ge-
nere noccndi est cupìdus, contra ipso abbate aut monachis infra
(/lì B t e riimpitn» U Ittune, D lU inlira la ptrela ifTectui, ma arti ptr
Itmfittur». (b) RicaUttt ti frimi cm^ui IttUrt, (e) B dicitur sì voi inTfcEm
dilutionen C dicìiur lì vat in ìnvitcm iiilecii»acm [i) B i C riimpìena In Ucana.
(t) B t C rìimptaiut la latima, ma B itrlvt ilio Ilio , nitnlri piii totumlatita al r<iJa
itlratta i là tf^loM ìlio ilio di C. |f) Ricalcali It lillirt cbt fu tcrivc i» eer-
me ! li fbidtm iit« * ( rtpenu) qiu ; na il tiealcalari traiiiirl/ U ni final» H ibidem (
f InJki CtB unirlo J'abìrtviajlaat sovrappaih ad t ; haicurò U t fittali iidigafuli,
é «lU n ispta^ttiui a »f«g ' . ad indila', la mancaH^a dilla sillaba lu Igì D t C
iiuliUUI abbitcm Ora li tilltrt ibb ivno rifal(d[( di guisa tbi itila prima Ittillura
aiioi pai» ri pah diiiinpuii ; dalla in finali pari n pana tiscanlrati qnalcbi Ittctia.
(k) B I C riimpitfia la lacuna. (i) Ricalcali la Mliri [l>i scriva in corsiva : ibid(>n
•ptf miùtma irgir, psluercnt Illune (k) Ricalcali, aii;i rifalli, I, lilliri Muer;
il rii*it*l»ri nan Iravh piii la ipofia per Ittminori I» parala, il cai alila Ì fhitlatlo
»Hétm*l9 tba itpriita. (1) Parala ricalcata.
'éLl^^Tt.y
(I) lOUAN. XIU, JJ.
(3) Ad Gal VI, 2.
12 MONUMENTA NO VA LI C lENS I A
sorgendo discordi* ipsa scDta sorrcxerct et inter se se antia recto ordene pacifecare
in uno dei due mo» * *^
nasteri,r»itroino- nequivefcnt, thunc abbatibus vel fratrebus de alla monastherìa
nastero richiAou e ^ '
punisca l'errante; spiritualis vcl Fcgola bene cognctìs, hac in opere inplitis(*\ advo-
non potendolo fa- cent et iuxta corum regola corre^antur, et si ab ipsis meneme
re.ilponuficedella o o t ^
città cariutevoi- emcndatum fueret, thunc pontefex civitatis illius eos pio & pa- e
mente lo corregga; ' * r r j
terno ordene corregere, iuxta priscorum patnim decreta studiata
sic tamen eos castigare moniat, non quasi ultur culparum, set
Dei medicus(^) verbis mellitis existat volnerum, ratus se se qua[n]-
tum(*=) intencius sui oves omnipotentem Dominum famolantur,
pociora premia accepturum et dum ipsi sepedicti famoli Dei io
omnebus rebus derelictis intra claustra cenubie et evangelica nor-
mam secuti se pocius malluerunt retrudi, quam terrena conmerda
et secoli devicias ingerere, erga eosdem dignetas per succidatur
temporum niodis omnebus conservetur^ quia insta hac salubre esse
censimus, ut suffragium aeclesie nostre pocius ioventur quam 15
alequod dispendium ('^>, fatigaciones vel inquietudenes a nos vel
successorebus nostris debiant sustenere, et quod fiere non cre-
ane ^edctteM^° demus, si quis calledetate preventus sanccionem hanc timptaverit
inrumpe excomunes a congregacione ortodoxorum vel aedesia
cattholeca resediat et se se pie emendaveret reus teneatur ob- 20
noxius, et hoc previlegium maniat evo in tempore soledorum
stepolacione prò omne firmctate robores adnexa. ego in Dei no-
mine Saxo diaconus iussus a domno Abbone hunc previlegium
scripsi sub die tercio kalendarum febroario (*) anno quinto regnante
domno Theoderico rege, indictione nona. 25
^ Abbo hunc preveleggium consinsi et subscripsi^^) (...hunc
privilegium) (k).
(a) Le due prime lettere non sono chiare ; E ed F danno . . . litis (b) Queste
tre ultime parole sono molto ricalcate, tuttavia qualche traccia delle lettere si può im-
travvedere, B e C : sed ut medicus , ma a legfrere dei mi conforta il segno d'abbre-
l'iasione, orif;inale, che è una curva verticale, quale si usa per questo vocabolo,
(e) Parola ricalcata, tranne la m finale. Il ricalcatore scrisse veramente quatu In B
e in C il passo e ritoccato, colla sostituzione di quac a tutto il brano omnipotentem -
Dei (rr. 9-10), (d) La prima d originale, ma in rasura; raso è tutto il tratto ri-
masto vuoto fra alequod e dispcndium ; pare che lo scrittore avesse continuato dopo
la d finale di alequod a scrivere ispendium (e) Ms. fcbroar (f) Colla u della
forma soprascritta. (g) La spiegazione del tratto in note tironiane, mi fu fatta
gentilmente dal compianto signor Julien Havct. Queste note sono di mano di Abbone.
sia scomunicato.
k"^v»!i/fw^*\'^
^t
EuoTiPi» M*nTivw, Ro»!,.
I. ACTA. 13
^ Ragnotnarus (') in Christi nomen (*> episcopus rogetus (*»> a viro
inlustre (^>Abbonehuncprevìlegium(**) consensi & subscripsi(«).
^ In Christi nomen (^) Aeochaldus ac si peccator episcopus
hunc privilegium (s) consensi & s[u]bscripsi(^).
5 ^ In Dei nomen (*) Leonius C') episcopus rogetos ab Abbone une
privilegio consensi et subscripsi ^^\
^ In Dei nomén ("^ Eusthacius episcopus rogetus (") ad domno
et quosino (**) meo Abbone hunc prevelegium subscripsi Cp).
^ In Dei nomen (^> Maorongos abbas rogetos subscripsi (').
IO ^ In Dei nomen Bau////chos W arcidiaconus rogetus subscripsi W.
^ Euthelemus in Dei nomen diaconus rogetus subscripsi.
^ Liverius (") in Dei nomen (^) diaconus rogetus (*) subscripsi.
^ Laurencius in Dei nomen (y) presbiter rogitus subscripsi.
^ Estefanus W in Dei nomen ("> clericus rogitus subscripsi.
15 ^ In Dei nomen Bettorio abbas rogitus subscripsi W.
IL
739 maggio 5.
Fonti. A La pergamena originale del testamento di Abbone è an-
dau perduta, così come quella della conferma fattane da Carlomagno impe-
ratore (a. 801-14, MOhlbacher, Reg, d. KaroL n. 476). L'originale della
conferma può essersi perduto in età non molto antica.
(a) Ms, nom (b) Ms. rog (e) Ms, ini (d) Colla u della forma sopra-
scritta, {t) La Vi e dtlla forma soprascritta. Nel segno indicante scrìpsi srm-
bra potersi riconoscere la nota tironiana significante subscripsi (cf, Kopp, Paleogra-
pbia, II, jós), Neil* interpretazione di questa nota, che ricorre qui piit volte, in luoghi
omologhi, si scosta da noi il Datta, Mem, A ce, Tor, ser, I, XXX, 2, 205» (f ) Ms, nom
{j0 Colla M della forma soprascritta , (h)La noia tironiana, di cui parlammo
nella annotazione precedente, non e qui ben chiara. (i) Ms, nom (k) Non è ben
sicuro V inizio di questo nome, (1) V, nota (h). (m) Ms. nom (n) Ms, rogets
(o) V. nota (g). (p) V. nota (h). (q) Ms. nom (r) V, nota (h). (s) La sil-
laba mediana non è tU facile lettura, (t) V, nota (h). (u) V, nota (g). (v) Ms, nom
(x) Ms, rogets (y) Ms, nom (z) V, nota (g). (aa) Ms, nom (bb) V, nota (h).
(i) (c Ragnomarus » comparisce nel Germ, hist«, Script, XIII, 377; Du-
catalogo dei vescovi di Grenoble, non chesne, op. cit. I, 225. B. Hau-
posteriore al principio del xii secolo, Réau, Gallia christ, XVI, 223, gli ap-
pubblicato da J. Marion, Les carta- pone Tanno 732. Per i vescovi qui
laircs cit. p. 62 ; Holder Egger, Mon. firmati, cf. p. io, nota 2.
H MONUMENTA NO VALIC lENSI A
B La conferma dì Carlomagno si conservò, probabilmente in originale, per
lunghi secoli nel!' archivio abbaziale. Ritroviamo confermato il testamento
nel falso-originale diploma di Lodovico il Pio (a. 814) insieme col diploma di
conferma dato da Carlomagno (0, suo padre, dal quale riproduce anche al-
cune frasi. Non minor valore avrebbe anche da sola l'attestazione che ne fa
il cronografo della Novalesa, il quale peraltro è sempre anteriore alla copia di
cui diremo in appresso, $ E. Egli ricorda compendiosamente il testamento di
Abbone (lib. i, cap. i, nell'ediz. Mon, Germ. hìsU, Script, VII, 79), e la conferma
fattane da Carlomagno (lib. iii, cap. 17; ibid. VII, 102). Fino a basso tempo
il testamento di Abbone, dapprima certamente in originale, poscia forse
soltanto nella copia fatta eseguire da Carlomagno, si conservò presso il
monastero Novaliciense. Dagli inventari 1502, 1512 di Pietro de AUavardo
possiamo ricavare che allora il monastero possedeva un testo del testamento,
colla conferma di Carlomagno. In essi si legge infatti : « Testamentum
« Abbonis patrìcii imperatoris illustris et fiindatoris prioratus Novalicii fun-
« dati in valle Pugna nuncupata, postmodum a Carolo Magno et aliis con-
« firmatum »; l'inventario del 15 12 aggiunge: « sub anno Domini 496 (sic),
« indictione 14 ». Esso era naturalmente uno di quei documenti che l' AUa-
vardo non sapeva leggere. Quanto se ne può ricavare dalle fonti citate, che
dipendono dall'originale della conferma di Carlomagno, indipendentemente
dalla copia E, è assai poco ; e sopratutto non serve alla restituzione critica
del testo. Ma è pur necessario tenerne conto. Vedute queste più antiche e
sommarie indicazioni, passiamo alle successive. Sotto il § E avremo occa-
sione di esporre qualche ipotesi intomo alla forma con cui il testamento,
colla relativa conferma di Carlomagno, si conservò nell'abbazia.
C Filiberto Pingone, Augusta Taurinorum, Taurini, 1577. Questo
erudito conobbe il testamento dal Chronicon Novalicieme, come apparisce dai
suoi spogli autografi di questo, che si conservano nell'Archivio di Stato di
Torino, dove si legge che Abbone fece scrivere il suo testamento « per
« Ludebertum clericum », e non « p. Cudebertum ci. », come stampa il
Pertz. Ma è impossibile che di qui egli abbia desunto tutto il sommario del
testamento che si legge nella Aug. Taur., e che solo in parte dipende da
una narrazione storico-leggendaria, conosciuta dal Baldesano, come dirassi
sotto il § D. Riproduco le parole del Pingone (a. 756) : « Abbo patricius
«romanus, natione gallus, Felicis et Rusticae filius, Marronis et Dodinae
anepos» (p. 22); (a. 789): «Abbo patricius capulo proximus, quod et fìlium
« Ricolfum amisìsset, absoluto Novaleciano tempio, et aedificiis, accrescente
« piorum virorum coetu, testamentum condidit, quo maiore patrimonii por-
te tione monasterium haeredem instituit. Eorum quae in valle Maurigeniae
« (nunc Mauriana dieta) et Gratianopolitana, Matacense, Ebrodunense, Are-
(i) Forse può vedersi un'allusione al testamento di Abbone anche nel
diploma 24 marzo 773 di Carlomagno.
I. ACTA. 15
clatense, Tolonense, et aliis aliquot regionibus gallicis possidebat, et quo-
« rundam etiam in Italia. Caetera Vapponicensis, Sigistertii, Regensis agri,
« dat Virgiliae filiae. Secundae non meminit Tertiae vero Honoriae, quae
« apud Secusinos, et Taurinenses erant, reliquit, et quae prius Riculfo filio
« iam olim donarat ». Riculfo nel testamento è detto figlio di certo Rodolfo,
e solo per un errore d'interpretazione può essere riguardato come figlio di
Abbone; il quale attribuì ciò ch'era di Riculfo, non alla sua terza figlia
Onoria, ma a Tersia figlia di Onoria liberta.
D Guglielmo Baldesano lavorò, almeno sino al 1604 incirca, intomo
alla sua Historia ecclesiastica della piii occidentale Italia (ms. originale nell'Ar-
chivio di Stato di Torino), in cui cita il testamento di Abbone. Comincia
dal riprodurre una narrazione, di cui ebbe notizia il Pingone, parlando di
Abbone governatore di Susa e patrizio romano. « Haveva questo prencipe
«alquante figliuole con un figliuolo maschio (0, et essendo questi venuto a
« morte », si determinò, col consenso della moglie, a chiamare a sua erede
la Hovalesa. Dà un sunto molto sommario del documento ; sa che nella
formula minatoria, Abbone minaccia la pena di cinquanta libre d'oro « ap-
« plicabili parte alla detta chiesa e parte al fisco », né dimentica le pene
spirituali, di cui ivi si parla. Aggiunge che Abbone « diede anco per orna-
« mento della chiesa grande quantità • d'oro e d'argento », locchè non può
dipendere né dall'atto del 726, né da quello del 739. Nomina i cinque te-
stimoni « Rustico, Magnaberto, Vidberto, Simforiano, . . . tutti . . . clarìssimi » ,
nu crede che questi non siano stati i soli testimoni. Poscia riassume una
parte dell'atto del 726, cui dà nome di ce editto ». Essendo incompleto il
sunto di quest'ultimo documento, che pure dev'essere stato direttamente co-
nosciuto dal Baldesano, non dobbiamo basarci su qualche incertezza nel
compendio del testamento, per negare che il Baldesano n' abbia avuto con-
tezza. Ma se il documento, o in copia, o in originale, o in altra forma
qualsiasi, rimase alla Novalesa fino al tempo del Pingone e del Baldesano,
é a pensare che se ne sia smarrito il testo poco dopo. Infatti il Rochex
(op. dt. pp. 62, 63, 65) lo cita sulla fede del Pingone e del Chron, Novalic.
Il Bazano non io trascrìsse.
E II codice Lat. 13879 della biblioteca Nazionale di Parigi, pergame-
naceo, legato modernamente, scritto in bel carattere minuscolo-quadrato,
con iniziali e didascalie in rosso, contiene una preziosa raccolta di docu-
menti riguardanti la Chiesa di Grenoble. I fogli sono stati numerati (i-lxxxix,
oltre i due ultimi bianchi, ch'erano stati bensì numerati, ma dove la nume-
razione fu poi cancellata) di mano del cadere del secolo xiv o più proba-
bilmente del principio del xv. A e. xxxvii b si legge di mano del secolo xvn :
e Ex Chronico Novalicensi lib. i, cap. 17» (o piuttosto, lib.iii,cap. 17;
(i) Allude a Riculfo, di cui, per si fece un figlio di Abbone ; vedi più
viziata interpretazione del testamento, addietro, sotto il § C.
lé MONUMENTA XO VALICI EXSI A
cL Mon. Germ. bisL, Script VII, 102): e Eo tcnpoR Wans Frodoinos to-
« lens tesumentiiiD ipràs Ecclcsbe rcaorjii, qmod ^p**»^— Abbo potrìchis
« de ipsa Ecclesia fecent, tempoie Theodend Gothoium icgìs, «w*^ doos
« monachos, Agabeftnm sdficct et GiabrnaanB, ad Kaxoloai li»g— ■■» ìm.
« peratorem, ot sìbi imperiali suo pneccpco vaameBam vtaà rcnovaii coo-
« cederei; qui benigne illi jnniifni» aiBcta qaat IBà pctìic, ifeujie Taloft».
Segue, ce zxxym-LVi]. il t/ujiiieiHo £ Abboac; coUa coufcima fiumie da
Carlomagno.
Il carattere a primo aspetto sì prcscMa come del secolo za. In gene-
rale il codice Tiene attribuito al tempo £ saoc^ Ugo ifi nfci»>«MM«if irqcovo
di Grenoble, dal 1080 al iip; dò fo «wiinmff tanto dai ^ccdii etfitori (Le
CoiKTE, op. cit. VI, 422; Mabillok, Df n Hfìem. p. $i2X ^oamo da J. Ma-
rion (op. dL pp. xu-ZLmX sia perchè contiene documcuti die atmano sino
all'età di quel vescovo (il n. n, ed è il più recente, è dd 1109X sia perdiè
la serie dd vescovi dì Grenoble, inserta nd cartulario (e unm b, corrispon-
dente nelFediz. Mauok a p. 62X termina con « Hugo episcopos » ; è vero
peraltro che questo nome può sospettarsi aggiunto, sicché la serie d chio-
derebbe col soo immediato predecessore « Pootios ». La serie degli arci-
vescovi dì Vienne, che vi si legge a ce Lxxn-Lxzni, chinded bend con Gor-
mondo, ma di prima mano vi fu aggiunto «Gindo ardiie|nscopQS»(io85-izi9),
contemporaneo di sant'Ugo di Chiteauneufl
n testamento di Abbone fu inserto nd cartulario di Grenoble, per dimo-
strare i diritti di questa Chiesa, specialmente sopra Vinay e Qpindeux, i
due nomi che dal compilatore della raccolu furono scritti nella didascalia
preposta al documento.
Sia il nostro documento, sia gli dtxi del codice presentano correnoni,
dovute in generale all'amanuense, ma talvolta anche (c£. e zzxixb) ad altre
mani, non di molto posteriori. Molto a considerarsi sono le sottoscrizioni
finali di Abbone e di Simforiano, che si chiudono con dcune note tironiane.
Q^antunque queste siano state alterate, tuttavia in parte lasciano ancora in-
trawedere la lezione genuina. Questo dovrebbe farci credere che la presente
copia sia stata condotta direttamente sopra V originale, non sembrando presu-
mibile che Carlomagno, se avesse nd suo diploma ricopiato il testamento,
n'avesse conservate anche le note tironiane. Può anche osservarsi che se è
vero che il testo del documento imperìde accenna effettivamente alla inser-
zione del testamento, se e come ciò sia avvenuto non risulu con molta
chiarezza. Il diploma di Carlomagno è monco ; quantunque ciò che di esso
abbiamo non presenti difficoltà diplomatiche che ci £icciano dubitare della
sua autenticità, rimane tuttavia il fatto che qui non tutto è chiaro. Si pre-
senta dunque la supposizione, in sé stessa peraltro poco probabile, che nella
composizione dell'apografo Gratianopolitano, o, se vuobi, in quella della fonte
dì esso, siasi fatto ricorso all'originale del testamento; ma è meno impro-
babile supporre che Carlomagno abbia riprodotte anche le note tironiane,
I. ACTA. 17
e che il tardo amanuense abbia ommesso rescatocoUo trascrìvendo il diploma
comprendente il testamento. Qui si presenta il quesito, se le modificazioni
introdotte nel testo di esso diploma si debbano ad un amanuense locale, o se
si debbano attribuire all'amanuense gratianopolitaco. Dai regesti di Pietro
de Allavardo non ci è dato formarci un concetto sicuro sul testo Novali-
ciense; ivi la data, che verisimilmente si deve attribuire al testamento e non
alla sua conferma, appare errata. La presunzione in ogni modo è che le
predette alterazioni si abbiano ad attribuire all'amanuense di Grenoble, al quale
quel documento interessava soltanto per una speciale questione. Se dò
fosse, potrebbesi anche sospettare che, chi abbreviò il diploma di Carlomagno,
possa avere compendiato talora anche il testamento di Abbone.
Note paleografiche. Spesseggia la doppia ij (e. xxxviiib: «Nova-
e licijs ») invece di il, forma più comune in antico, e che qui pur del tutto
non manca (e. xxxviii b : « Novaliciis »). Segni d' interpunzione . I ; ma
il più comune è il primo, cioè il punto fermo. Segno - , come tratto di
unione, se una parola va spezzata al mutarsi del rigo (e. xxxixa: « valere
« ne- quiverit »). Segnalo alcuni accenti, di cui tengo conto ; e alcuni i colla
virgoletta. Le abbreviazioni non sono molto numerose.
Alcune note autografe di N. Chosier provano che il manoscritto a lui
apparteneva nel 1660; quando esso sia uscito dall'archivio di Grenoble, non
consta.
F Carlo Le Cointe, op. cit VI, 436 (diploma di Carlomagno), 422-428
(testamento di Abbone). La riproduzione non è senza inesattezze, ma buone
sono alcune congetture e interpretazioni. Il Le Cointe non dice dove al suo
tempo il codice esistesse. Egli attribuisce il testamento al 789, credendo,
come il Fingerne, che sia Carlomagno quel re Carlo nel cui xxi anno il
testamento fu redatto.
G Jo. Mabillon, De re diplomatica, 2' ediz., Lutetiae Farisiorum, 1709,
pp. 507-511, con una «notatio» a p. 512, dove il Mabillon dichiara che
« Antonius Kerovallus » gli mandò il documento « ex chartario Gratianopo-
« liuno ». I nomi locali ricordati nel testamento sono in parte illustrati da
A. Lancelot (pp. 647-48) in una nota diretta a Teoderico Ruinart, che l'ag-
giunse fra le appendici al volume, dopo la morte del Mabillon. Il Mabillon
(Arni. Ora, s, Bentàicti, II, u, 109) riferì il testamento di Abbone alla vera
sua data, cioè al 739, mostrando che il re rìcordato da Abbone è Carlo
Martello. L'edizione del Mabillon è in generale molto accurata. Dal Mabil-
lon dipendono: Muratori, Rer. Itah Script. II, 2, 744-55 ; BoudVET^ Rutuil
des bistoriefis des Gauks, Farìs, 1744, V, 770 (corrìspondente a Bouq.uet-Delisle,
Ricuiil &c,y Faris, 1869, V, 770), il solo diploma di Carlomagno; Migne,
Patrol lai. XCVII, 1035, n. 23,11 solo diploma di Carlomagno. Dalla me-
desima fonte dipendono anche alcune trascrizioni manoscritte prive di va-
lore: a) quella, in carattere non anteriore alla fine del secolo xviii, che si
trova in calce ad una copia, di quel tempo, del Chronicon Novalicicnse, risale
Monumenta NavalicUnsia, 2
i8
MONUMENTA NO VAL I CIENS I A
al Muratori come a fonte (Arch. di Stato di Torino, Novalesa, mazzo II), e
principia colla citazione del Mabillon; b) di mano di E. De Levis, in una
delle sue copie del Chronicon suddetto (arch. del R. Economato di Torino,
Cronaca ucUsiastica, busta II, NavaUsa) ; e) altra copia in parte del De Levis,
in parte d*altra mano (ivi, ivi), aggiunta alla raccolta di documenti No-
valiciensi, messa insieme dal De Levis stesso. Vi si cita Tedizione Mura-
toriana. La copia e non dipende da b, la quale ultima si scosta da quella
leggermente, il De Levis avendo voluto introdurre modificazioni al testo.
Oltracciò
H Gian Tommaso Terraneo inserì il testo del Mabillon (citando anche
quello del Muratori) nel suo Tabularium CdtO'Ligusticum, voi. I, a. 739; la
sua trascrizione è solo notevole per qualche rara nota.
I Finalmente Jules Marion (op. cit. pp. 33-48) riprodusse tutt' intero
il codice Lat. 13879 della Nazionale di Parigi; il testo è dato con molta
diligenza ; pochissime le emendazioni e le note ; i nomi geografici trovano
la loro spiegazione ncir Index géographique alla fine del volume.
La punteggiatura è mutata.
Metodo di pubblicazione. Riproduco il testo E, seguendone
Tortografia, ma non la punteggiatura, e riducendo all' uso moderno 1* impiego
delle maiuscole. Tengo conto, per la correzione e la restituzione del testo,
di F, G, H, I. Procedetti con molta esitazione prima di inserire qualche
emendazione nel testo ; preferii propome qualcuna nelle note.
xxvni A
Hpc carta que est de monasterio Novalisip dicit quod
castrum de Vinnaco et villa C^uintiacum qup est
in mandamento Sancti Georgi) [in pago Salmoria-
censi et](*) in episcopatu Gratianopolitano sunt^**).
omagno un
re.
I
N nomine Patris et Filij et Spiritus Sancti. Karolus impe- 5
rator augustus piissimus, a Deo coronatus, magnus pacificus
imperator, Romanum gubernans imperium, qui et per misericor-
diam Dei rex Francorum et Langobardorum (^). igitur notum
sit omnium fidelium nostrorum magnitudinem (**) presentium sci-
^J^à^l licet et futurorum, quia vir venerabilis Frodoinus (*> abba ex k
(a) Chiudo tra [] l'aggiunta marginale, di mano forse diversa, ma non molto
posteriore, in carattere nero, (b) L'intera didascalia è in rosso, tranne l'indicata
aggiunta marginale. Di mano del sec. xvi[ segue il ti. 22, a indicare che il nostro
è il ventiduesimo documento del Cartulario. Il Mabillon, p. joy, ammessa la
didascalia, le sostituisce un suo regesto, (e) Ms. longobardorum (d) Ms, magni-
tudinum Mabillon, /». /07 magnitudini (e) Ms. frodinus
I. ACTA.
19
mes*
moiMci,
to di Abboae
e. ZZXTIII B
monasterio quod est constructum in honore sanctorum principum ÌJ,°^^;^J
apostolonim, loco nuncupato Novalicis (•>, missa petitione et(^> mÌSl^Uttium^"
religiosos monachos, Gislarannum scilicet et Agabertum, sereni-
tati nostrg suggessit, | qualiter Abbo quondam vir Deo devotus,
5 per testamentum donationis su^ aliquas res ad ipsum sanctum
locum Novalicis ('^^ delegasset, unde ipsa casa Dei et monachi
ibidem consistentes, seu pauperes et peregrini euntes et redeuntes
maximam consolationem habere videntur, et ipsum testamentum «Mcndo euo per u
. . lungo uso tciupa-
nostrìs detulerunt obtutibus ad relegendum. sed quia sepissime *<>>
IO per placita comitum, per diversos pagos, necessitate cogente,
ipsum ad relegendum detulerunt, iam ex parte valde dirutum esse
videbatur, et ideo quia per se non fuerunt ausi ipsum testamen-
tum renovare, petierunt (**) celsitudini nostre, ut per nostram
iussionem denuo fìiisset renovatus, eo tenore sicut ipse ad hoc
15 rélegi melius potuisset. nos autem considerantes eorum neces-
sitate, et mercedis nostrp augmentum, iussimus per fideles no- io & truairtn
» r 1 • » 1 ^ ^^^'^ palatini.
tanos nostros, infra palatium ipsum testamentum denuo reno-
vare, ita ut deinceps prò mercedis nostre augmentum, inspecto
ipso testamento, sicut inibi (^) declaratur, ad ipsam casam Dei e xu» a
20 nostris futurisque temporibus, in augmentis profitiat. non enim
ex consuetudine anteriorum regum hoc facere decrevimus, sed
solummodo propter necessitatem et mercedis augmentum tran-
scribere precipimus hoc modo, et subter plumbum sigillari ius-
simus (^ ('\
(a) Ms. Nooalicijs (b) Forse e a congetturarsi per^ come stampati Mahillon,
ma la muta:^ione non e necessaria, (e) Ms, Noualicijs (d) Ms, petier (e) Le
ultime cinque parole, di prima mano, ma in rasura, (0 Nel ms. segue immediata-
mente il documento di Ahbone, col distacco soltanto di un brevissimo intervallo bianco.
(i) Il SiCKEL (Acta Karolin. I, 129)
trova strana l'inserzione integra di
un atto privato nel diploma di Car-
lomagno ; né gli par probabile (I, 200,
n. 8; cf. II, 296) la formula del si-
gillo. Crede che non si possa de-
terminare la dau del diploma entro
limiti più stretti che non sia il pe-
rìodo 801-814 (laddove vecchi eru-
diti, come il Muratori, pensarono al-
l'anno 805). Le opinioni del Sickel fu-
rono ricevute dal MCìhlbacher, Reg.
d, KaroL n. 476. Pare che non in tutto
se n'accontenti il FiCKEìLjUrktmdmlehre,
Innsbruck, 1877, 1, 307 e 3 12, che trova
essere stati varii i modi anticamente
seguiti dai monarchi nella rinnovazione
dei documenti. In ogni modo il di-
ploma apparisce incompleto, e se è
vero che il testamento vi fosse inserto,
20 MONUMENTA NO VALICIENS I A
In nomine Patris et Filij et Spiritus Sancti, sub die tercio
nonas maias, anno vigesimo primo guberaante inlustrissimo nostro
Karolo regna Francorum, in inditione .vii*, felicitar, ego in Dei
ip^we °^°^^"c Abbo filius Felici et Rustie? nomine quondam, sana
Grifo 'dì °^^^^e, atque Consilio, cogitans casus humani(*> fragilitatìs, testa- 5
"® *•• mentum condidi, quem venerabili Hytberto clerico scribendo ro-
gavi, quod testamentum meum si quo casum et iure pretorio,
vel quale cuius lege adinventionis qup quomodo^^) valere nequi-
verit, ac si ab intestato ad vicem ^^^ codicellorum eum valere volo
^« ■• ac iubeo, | quos quas [liberas] liberósve (•*) esse decrevero, liberi li- io
beréve sint omnes, et qupque per hoc testamentum meum de-
dero, legavero, dare iussero, id ut fiat detur, prestetur fidei
hcredes mei committo. ego in Dei nomine Abbo, cum me di-
spensatio divina de hac luce migrare preceperit ^^\ dibitove natore
«cetroo complevero, tunc tu sacrosancta ecclesia in honore beati Petri 15
STdl^ apostoli, seu et cfterorum sanaorum Novalicis^O monasteri] in
Abbone, yj^Ug Sigusma, quem ex opere nostro in rem proprietatis nostr?
construximus, ubi norma monachorum ^«> sub religionis ordine
spiritale et regula sancti Benedicti custodiendis, Deo (**) adiuvante,
conlocavimus, ubi a presens [venerabilis] (*) vir Abbo presse vi- 20
detur, heres mìchi es tu, heredem meam te esse volo ac iubeo,
ISied^" ceteri cpterc exheredis sint tote O') : te vero sancta f cclesia beati
Mi p*go Pqxiì apostoli superscripte (^) monasterij, in valle Sigusina, tam
(a) Mabillon humanae^ ma sen^a ragione poiché è consueto in questo documento
il trovare simili desinente di genitivi femminili, (b) Forse quoquomodo (e) Le
sillabe ad ui di prima mano, ma in rasura, (d) Nel cod, manca liberas, la cui in-
troduzione fu proposta dal Le Cointe, e accettata dal Mabillon, p» Joy, {e) Cosi
una mano forse posteriore modificò la le:^ione originaria precepero (f) Ms. Noua-
licijs (g) La h fu inserta interlinearmente, ma di prima mano. (h) Ms. do,
colla o emendata forse da altra mano. (i) È il Le Cointe che aggiunge venerabilis
// Terraneo congettura che nell'originale ad abbo precedesse ut, da sciogliersi ve-
nerabilis e non vir, e quindi legge: venerabilis Abbo Forse l'originale avea uu ^aeue-
nerabilis uir) (k) Terraneo dubita che sint tote sia una scorrezione per sintote
f=extote^ (1) Cosi il ms.; corretto, forse d'altra mano, superscripti
a questo doveano seguire le ultime quella del diploma, e non quella del
formule del testo, nonché Tescatocollo testamento, potremmo attribuire il
di quello. Se nella data offertaci dal primo all'anno 806 (ind. 14), ma ciò
regesto del 15 12 volessimo riconoscere è tutt'altro che probabile.
infra muros ^'^ ipstus civìtatis, quam || et in ipso pago ex alode
parentuni meoruin vei undecunique michi tusiìssime ibidem ex
legibus obvenic, hoc est quicquid in ipsa valle Novalicis '■''l,
eiiam et in Barro, seu et in Albanaio, et ultra Cinisca subtus
5 Cravjisca, et in Faido, vel cctera loca, quod presente tempore ad
ipsum monastcrium sdiacci, vel aspicere videtur, cura silvis,
pratLs, alpibus, aquis aquarumve decursibus, quicquid presente
tempore ad ipsum sanctum locum aspicere videtur, tam de pro-
prio quam de conquisto, seu et de commuiationis causa!') Pro-
to maciano'*'', in valle Maurigeniea recepimus, uni cum mancìpijs '*>, J
tcm's, vineis, silvis, cum omni integritate, ut habeas, volo ac iubco.
similiter quicquid in Balmas, ubi oratorius in honore sancti Ve-
rini est construCTus, visi sumus habere, et in Lastadio, Gallio-
nis '", Grummo, Camundis, Luxomone, Corvallico, Petracava,
15 Trebocis, vel circa civitate, quantumcumque ex proprie *8'||paren-
tura nostrorum, vel conquestum in ipsa loca habere viderour, te
heredem meam habere volo ac iubco. et quicquid circa civitate
Segusia vel in ìpsa valle habere videmur, hoc est in Orbano, "
Ciminiano, Voroxio, Raude, Noviliano ''"', tu beres mea habere
20 volo ac iubco. et in ValaudsW portione quam a liberto nostro
Theudaldo dedimus, volo ut iiabeat, et ipse et infantes sui, ad
heredem meam aspicere debeant, volo ac iubeo. similiter Cam-
mite superiore, et Cammite subteriore, Brosiolis una cum inge-
nuis, Rogationis, Tanno, Borgonis <'■>, una cum ministrale nostro
25 iohanne et ìnfantes suos, Libertato cum infantes suos, Critovis,
|>) CcrrtllB ftrst Ja B, in tuagn Jtl frimilhn murus. 0 tiitntrsa. (b) Mi.
noDiltciji (e) Parola ceri rUaHa ftr carritiont; in tuego iti iictado »v' tra il ■1H11&,
al faalt factvaao iiguUa ilcuni Ullirt. tbt furoac raubialt, (d) Mi. prò tuiciino
Uarian prò Muiana pmdndo a an nome ftrianali. MaUllBH, p. joj Prooiiciana;
( A. Lanca lei (ivi, f. 64 jì iécnlifiea qmila noini hcalt caa non i» {vali Pcnnaciens
propt BiliQM (t) Fu rilaecala di prima mano, camt pan, limita parola, 1 ridalla
da Diancipiis (() Maiill«ri 1 Marion inlreàantro l'inlttpmxiont fra Lisudio
t Gillionis, aancantt. eemt tpiaa avvini, ntl mi. (%) La Ciinlt praprieUte
(h) Afi. RiadenouiliaDa ; a ioti stampa pura Ìl Marion. Egaalmintt facira il Ma-
hilloH, p. foj I il Li Coinli. p. 411. (i) Ttrraaia •forian ValiDri* rJfit
Vilorii >, Ma andremmo lungi da Saia, Httntra ifui prakabilmtnit li traila di liuti Tn-
daiia da Suta, cbi vimi ricordata pia tardi fé. lì-}, (k) Mi. Tuinoborgonis E coit
itmpana Li eduli, Uabillan 1 Marien. A. Lanceiol (pmia Mabillaa,
p. 64JJ vut Ufftii Fino-Borgonii
22 MONUMENTA NO V ALICIENSI A
Orbana, Bicorasco, una cum nepotes Vualane, hoc est Harìoldo
et germana sua, quem Dunimius <*> habet» Gaiisiaca et alpes in
«ui monte Cenitio, Cinisio, quem de ecclesia sancto Petro de ipsa constructa Lugdu-
nense commutavimus. ìsta omnia superìus comprehensa, una
e. xLi A cum mancipijSy || libertis, terrìs, domibus, pdificijs, vineis, cam- j
pis, prads 0\ pascuis, silvis, alpibus, vel omnis adiacentias ad se
pertinentes, te herede mea habere volo ac iubeo. et cella infra
alcuni teli entto regnum Langobardorum qui vocatur ToUatecus, quìcquid ex alode
gno longobardo, pareutum nostrorum michi ibidem ('=> obvenit, una cum mancipijs
ibi consistentibuSy vel omne iure suo» ut habeas volo ac iubeo. io
etiam et colonica in valle Diubiasca ^^\ infra fines Langobardo-
rum, ubi dicitur Bicciatis, quem parentes nostri et nos ibidem
habuimus, ut habeas volo atque precipio. simile namque modo
et quicquid in valle Maurigennica ex alode parentum nostrorum
vel per quodlibet(*> titulo iuste et rationabiliter nobis ibidem ij
T«i poMeui a óbvenit et leritima subpetit redebere, hoc est in ipsa Mauro-
St. Jom de Man- ^ * ...
Ustorio "^ *"** genna, domus quem apud g cclesip Maurigennica commutavimus
cum edeficijsy coniferis, exavis, ortìs, vineis, campis, seu un-
glis ^^\ una cum {| ecclesia sancto Petro quem parentes nostri
ibidem construxerunt, cum ornai integritate vel adiacentias ad 20
se pertinentes. immoque ecclesia sancto Pancrasio proprietatis
nostre, una cum colonica in Birìsco, cum omnis adiacentijs ad
se pertinentes, te herede mea habere volo, et in ipsa valle
Maurigennica loco nuncupante ^8) Fontana, quicquid ibidem pre-
sente tempore de parentes nostris visi sumus habere, seu et in 2$
Nanosces, una cum illos ingenuos de Amberto et liberto nostro
de Alsede nomen Orbano, et ingenua nostra nomen Rigovera
(a) Lr Co in te Dammias Di qui a poco troveremo DumnolinA (b) Petre che
il ms, abbia prafis (e) In parte sopra rasebiatura. (d) Meno prohabilmente H
potrebbe leggere Duibiasca Marion e Mabillon hanno Diubiasca (e) Le «I-
time sette parole paiono scritte m rasura. (f) Forse è un errore di traseri^hut
(pascuis?y. Nel ms, quanto precede alla n non è molto chiaro, trovattdosi tu reucbU'
tura. Mabillon, p. joy imglis; Marion invece anglis Le Coinie ommétte
le due parole. U Terraneo , protestando di non intendere V oscura parola, rtmemim
ad una carta del 1040 (Muratori, Ant, Est. l, 9S^^h ^^' f^" serve ì poi pemh m
correggere bigni, ma si devia dal contesto. (g) Forse la terx!» n proviene dm t9f^
regione; non sempre, ma d' ordinario in questo documento tale vocabolo si scrhe
la seconda n «
e. XLI B
e. XLII A
I. ACTA. 23
de Bognosco^*), vel quicquid in Bregis de alode parentum no-
strorum, qùam ^> Austrualdus in beneficio habet, te superscripta
ecclesia sancto Petro heres mea habere volo ac iubeo. prò
modo simile quicquid 4e domna Siagria in ipsa valle Maufrigen-
5 nica conquesivimus, Misiottano, Oblicianis, Mago, colonica in
Albiadis, in Bausentis, et colonica super Brìcoscis, et Amali-
done ubi Blancolus^^^ verbicarius manet, et Gratavunna, etiam
& estera vocabula^'^) cum adiacentijs earum, te sacrosancta ec-
clesia habere volo ac iubeo. immoque quicquid in valle Daren-
10 tasiense ^*\ ex alode parentum nostrorum, vel quod de Siagria
ìbidem ad nos pervenite una cum mancipijs, libertis, colonis,
mquilinis, et servis, te heredem habere volo, atque precipio.
De Gratianopolitano pagoCO. Similiter (s) in pago Ora- nei pAgo <& e
danopolitano Olonna, quem ad liberta mea nomen Sendeberti
ij dedi(**\ volo ut habeat, Missoriano, quem de Siagria conquesivi,
Fintano et Corennum, quem a liberta mea nomen Auriliana dedi,
ipsas libertas meas cum ipsas res, volo ut ha|beas ac iubeo. seu e. «lh ■
in Aravardo, una cum libertos nostros, Magnebertum una cum
germano suo Columbo, Misicasiana, Mesatico, Gambe, Quin-
20 daco, Viennadco. ista omnia supra scrìpta una cum libertis ac
colonis et servis, vel omnes adiacentias suas ad ipsa loca per-
tinentes in suprascrìpto pago Gratianopolitano, tu heres mea ut
habeas volo (*) atque discemo, item quam(^) in pago Viennense neiptgodiviei
Maconiano quem de alode parentum meorum nobis óbvenit, et
25 quod de Siagria conquisivimus, et colonica in ipso pago Vien-
nense, Baccoriaco super fluvium Garusium, ubi faber noster Maio-
(a) Parola di prima mano cosi ridotta da bonnosco e Mabillon, p, $08, scrive
'"^i Bonnosco Marion ha Bognosco (b) Le Co in te propone di espungere questa
P^ola, (e) Ms, blancollus II punto che indica la cancellatura è di prima mano,
W Le Co in te sospetta che e. v. sia una frase adoperata dal trascrittore in luogo di
^•Mr« i nomi registrati nell'originale. (e) L'amanuense appose in margine, ad
^'^are la materia qui trattata nel documento, la parola abbreviata Taren. (f) Que*
^^calia i in rosso. Probabilmente trattasi di un'aggiunta dovuta al trascrittore,
^^teressava la menzione del ptgus GratìanopoIiUnus ^ ch'egli aveva ricordato nel
^H'ito in testa al documento. Le Cointe, p. 42^, e Mabillon, p, joy, an^i omi-
^^ totale nota. {g) La S è in rosso. (h) L'amanuense aveva cominciata la pa-
^^^ Con una 1 (forse volendo scrivere legavi?), che poi soppresse, (i) Segue ac, coi
^ *«fiii di cancellazione pur di prima mano, (k) Forse itemque
e XLIII B
24 MONUMENTA N O V ALIC lENS I A
rìanus mansit, et filius eius Ramnulfus de Blaciaco, quem incontra
Ardulfo per iudicio Agnarico patricio evindicavimus. similiter et
nel pago di Uont, in pago Viancnse, et Leudunense, Bomaco, Basciasco, Ambia-
e. xLiii A riaco, Blaciaco, coIo|nica Sevorio. ista omnia superscripta, una
cum terrìs, domibus, vineis, campis, pratis, vel cum onme iure 5
earum, ac colonis, servis et iibertis ad ipsa loca aspicientes, tu
heres mea ut habeas [volo] (•) atque precipio. item in pago Ma-
neipagodJMicon, tasceuse, Camaco, Ebasdaco, quem de Sìagria conquesivimus,
una cum ingenuis, Iibertis, ac colonis (*>> et servis, vel omnes
adiacentijs ad ipsa loca aspicient^ ut habeas volo ac iubeo. io
nel pago di Brian- similiter et ìu pago Briantiuo, et Aquisiana, et Annevasca, in
loca nuncupantes Briancione valle, una cum Iibertis ac colonis
et servis Annedf , una cum ingenuis, Iibertis et servis Agracianis,
Exoratiana, Aquislevas, cum Iibertis et servis, vel omnes adia-
centias ad se pertinentes te sacrosancta ecclesia ut habeas volo 15
atque precipio. et colonicas infra ipsa valle Briantina et Aqui-
siana quem de Vuidegunde (^> conquesivimus, ùnde | Bardinus
capitularius est. similiter et in Gerentonnis colonicas de ipsa ra-
tione Vuindegundi ^^\ quod ad nos pervenerunt, quem Sigualdus
libertus noster in benefitio habet ; colonica quem de muliere Gis- 20
mundo nomen Pannutia in ipsa valle in Tercia^*) recepimus,
ubi Marius noster verbecarius in ipsa colonica manet. similiter
curte mea Salliaris, alpes, prata, ingenua, Vendanum, MuUina-
ricus, Vuilla Vitole(^>. ista omnia suprascripta una cum Iibertis,
ac colonis, servis vel omnes adiacentias earum ad ipsa loca aspi- 25
cientes, tu heres mea ut habeas volo ac iubeo. et colonicas in
valle Gerentonica et in Ralis, quem ad libertos meos quem («^
Theudoaldo et Honorio dedi, ut ipsi et infantes ipsorum ha-
(a) Parola per inavvertenza omessa dall'amanuense, come fu avvertito già dal Le
Cointe, (b) Le parole una -colonis sono di prima mano bensì, ma in rasura.
(e) Suppliscono una n il Le Co ini e, p, 42), e il Mah ili on, p. foS, a questo luogo;
ma il nome può stare benissimo senia la n In casi simili il ^fabillon si astenne dal
fare questa correzione, (d) La v iniiiale, di prima mano, in rasura, (e) Le
Cointe, Mabillon e Marion scrivono tercia vedendo in questo vocabolo sol-
tanto un nome comune, {() Le Cointe villam Vitole; \fabillon Vvillt latole
A. Lancelot, />. 648, distingue i due nomi, e dubita che il secondo possa leggersi
Vitolc; Marion fa dei due un nome solo leggendo Vuilla Vitole (g) Parola da
cancellarsi.
e. ZLIT A
I. ACTA. 25
beant & ad heredem meam sacrosanaa ecclesia aspiciant. ista
omnia supe|rius comprehensa, una cum adiunctis adiacentìjsque
suis, campis, pratis, pascuis, silvis, alpibus, mondbus, rìvis,
aquarumve decursibus, accisque (*> omnibus cum omnem iure vel
5 terminum earum, tu sacrosancta ecclesia heres mea ut habeas
volo ac iubeo. similiter libertus nostros in valle Aquisiana, qui
ad parentes nostros aspexérunt, seu et in ipso pago Brigantino com-
manere videntur, unde Vitalis capitularius est ad memorata ec-
clesia heredem meam ut aspiciant, et inpensionem faciant, volo
IO ac iubeo. emmo quem (^) in pago Ebredunense et valle Occense, nei ptgo di Em-
Brintico, portiones nostras quem de Vualdeberto presbitero et de
Rigaberga conquisivimus et d^ proprio alode meo et quod de
parente mea Godane ad me pervenit, et in ipsa valle Moccense
quem de Siagria conquisivimus, una cum alpes, et quem de(^>
1 5 Dodone et Godane ad nos pervenit, seu et quod domno Vual- «• *"▼ ■
deberto episcopo et de Riguberga ibidem conquisivimus. et co-
lonica ubi dicitur Àlbariosco, quem Marcianus servos noster
habet, quem de Dodone parente meo in ipso pago Ebredunense
ad me pervenite necnon et colonicas nostras in pago Rigoma- nei pago ai chor-
20 gense, quem Baronta libertus noster in benefitium habet, et li-
berto meo ipsum Barontane, una apud Solia quem ei dedimus,
ut ad te heres meam ipse Baronta aspicere debeat, volo ac iubeo.
item in ipsum pago Ebredunense, colonicas in Boresio, quem
Sauma in benefitio habet. Rodis ubi verbicarius noster nomea
^S Laurentius manet. colonicas in Velendo, quem per preceptionem
dominica de ratione Riculfi et germano suo Rodbaldo ad nos
pervenit. omnia et ex omnibus quicquid in ipsum pago Ebre-
dunense, I seu et in valle Moccense et Rigomagense, tam de e. xlt a
conquesto quam de alode parentum nostrorum, nobis in ipsus
30 pagos óbvenit advenit (**) ad integruhi, una cum alpes, tibi su-
prascripta heres meam sacrosancta ecclesia habere volo ac iubeo.
simile namque modo in pago Vuapencense, corte mea Talamo, °«* p*»® ^ ^ap,
(a) Le Cointe aquisque^ certo inesattamente. Terraneo propone exiisqne
^^Q«exitus^ cf, Ducange-Fabre, III, ^6s). (b) Forse si correggerà emmoque
*® /tf' (p, 2), r, ^) incontrammo immoque (e) Le parole & quem de sono bensì
'^ Pfima mano, ma in rasura, {d) Parola da espungersi? Infatti equivale a óhyenìt
^^iillon, p, /o5, la omette senz'altro,
MonMwuHia Novatìcinuia, 2*
e. XLY B
C. XLVI A
26 MONUMENTA NO VALIC lENS lA
una cum libertus nostros Sicualdo, cum sorores suas et in&ntes
earum, Maximo cum uxore(') sua et infantes eorum^ Calaico
una cum libertus nostros et Allionicos quem de Vuidegunde con-
quisivimus, et liberti nostri in ipsum Àllionicus commanere vi-
dentur, Marius cum germanos suos, et libertus nostros in Ve- 5
navella, Hidebertum cum uxore sua et infantes eorum quem
de Vuidegunde ad nos pervenerunt Kalares quem de ipsa Vui-
degunde conquisi vimus, Matarellos libertus noster manet^^. in
colonica dominicale | et extra sunt terras et vineas dominicales.
ista omnia supra scripta, una cum libertis ac colonis et servis io
una cum adiunctis adiacentiisque suis, ad ipsa loca pertinentes,
te sacrosancta ecclesia ut habeas volo ac iubeo. et dono liberto
meo ad ipsa ecclesia nomen Amalberto, qui habet uxore fiiia
ipsius Mattalello (^>, quem ego manumisi, et ipsum dua man-
cipia dedi ad casa Vuapencense, bis nominibus Rustidiì^^) et 15
Lupolina, itemque et in ipsum pago Vuapenicense (•) Altana,
quem de alode parentum meorum habeo, Curenno, Galisco,
Ancilla quem genitor meus de Persa conquisivit, & illas terras
ibidem in Campania, cum illa alpe Cassauda, quem de Lavor-
nosco ibidem habemus, ipsas terras usque ad summa mancipia 20
quem [de] Siagria conquisivimus. ista omnia suprascripta, una
cum II campis, pratis, silvis pascuis, alpibus adiacentibusque suis
ad ipsa loca pertinentis, tu sacrosancta ecclesia habeas volo ac
iubeo. simile namque modo, in ipso pago Vuapenicense ^^^ corte
mea Opàga, cum omnis appenditijs suas ad se pertinentes, quem 25
de alode parentum meorum habeo, apud colonica quem de Ve-
natore («) avunculus meus domnos Semforianus episcopus ^'^ con-
(a) Parola di prima mano, ma in rasura. (b) // ms,, seguito dal Mahillon,
p, J08, fa punto a questo luogo, riferendo la proposizione M. 1. n. m. a quanto pre-
cede. Erroneamente il Marion, p. ^9, la stacca per aggiungerla a quanto segus, cioè
a in colonica ecc, (e) Il ms, ba mattarello^ di prima mano corretto in mattolello
(d) Marion Rusticii Con noi s'accorda il Mahillon. Le Co in te Rusdcam
(e) Marion Vapemcense Con noi s'accorda il Mahillon. {() Marion Vuapom-
cense; Mahillon Vvaponìcense A tutta prima la quinta lettera nel ms, sembra in-
fatti una o, ma non è. (g) Le Coint e e Marion riguardarono questa parola
come un nome comune. Non cosi il Mahillon.
(i) Vescovo di Gap, come appa- notizie biografiche sono tratte tutte dal
risce dal seguito del tesumenco (e. li b). presente documento. E ciò vale anche
Nella Gallia christ, I, 457-58, le sue per i FasUs, I, 278, del DuGUESNB.
I. ACTA. 27
quisivi, tu heres mea ut habeas volo ac iubeo. colonica Subtus-
rìpas (*>, quem ad libertum meum nomen Bertarij dedimus,
infantes sui habeant volo ac iubeo, et ipsi ad herede mea
aspicere debeant. Bonis^**), Craviosco tu heres mea sacrosancta
5 ecclesia sancti Petri monasteri] Novalicius, ut habeas volo ac
iubeo. similiter corte mea Valerìgnaca una cum libertum meum
Savino cum filius suos, et filijs liberti mei, | Siseberga, Magni-
bertum cum germanus suos et filius suos, vel alius libertus no-
stros, qui ad ipsa curte aspiciunt, habere volo ac iubeo. Roma
IO uni cum adpendicijs earum et alpes, preter quem ad libertus
meos infantes Aldefredo et Godoberti in ipsa Roma dedimus,
volo ut habeant, et ipsi ad heredem meam aspiciant* Laquatico
una cum appenditijs suas ^^) ad ipsa loca pertinentes, et quod a
liberta mea Dunmulina quem commutavi W, dedi (*) in ipsum La-
15 quatico, volo ut habeat et ad heredem meam sacrosancta ecclesia
aspiciat. et terras in Esturbatina quem de Bonevalo conquisivi
et ad suprascripta liberta mea nomen Sendeberti dedi, volo ut
habeat, et ad heredem meam aspiciat. colonicas in Taraone
quem de Ricuberga conquisivimus, et terras in Crarijs, et libertus
20 nostros Maroaldo et uxore sua, vel fi||lijs eorum, quem genitrix
mea Rustica de pago Genevense fecit venire, et super ipsa terra
ipsus raansurus fecit. terra et mancipia in Sevelis quem de Avolo
presbitero et de Freberga femina avunculos noster domnus Sen-
forianus conquisivit. et libertos nostros in Artonosco filius Vic-
25 tore, et Vere, lohannis, lustebertus, Paulos, et Verissimus,
lustina, et Bertildes, ipsa terra et mancipia in Sevelis in benefitio
habent, tu heres mea sacrosancta ecclesia sancti Petri Novalitius
monasteri), ut habeas volo ac iubeo. Capannas quem ad liberta
mea, nomen superscripte Berteldi dedi, volo ut habeat, et ad
30 heredem mea aspiciat. Vobridio quem de Mauro conquisivi, et
ad liberta mea superscripte nomen lustini dedi, quem Dadinus
(a) Afi. sabtus ripas (b) Mah ili on ebbe questa parola come un nome proprio di
luogo. Non cosi Marion. A, Lancelot (presso Mabillon, p. 648), aderendo al
giudizio del Mabillon, propone l'identificazione con Pian de Boung, Lo stile del
documento rende assai probabile l'opinione del grande benedettino francese, (e) La
s finale, ancorché di prima mano, forse è in rasura, (d) Ms, cómutau (e) Ms,
Dedi
28
MONUMENTA NO VALICIENSI A
C, SVfii B
C. SLVttl A
habet, volo ut habeat, et ad heredem meam | aspidat. colonica
Utronno ex alode parentum meorum Glasia, Pentus, Bullone,
Muccunava, Bladonis (*>, tu heres mea ut habeas volo ac iubeo.
similiter et res illas Maurovila, Rodanone una cum adiacentias
earum, vel quìcquid de parentes nostros Dodone et Godane nobis 5
ibidem obvenit, et res illas quem (^> de Gondeberto conquisivimus,
quem Marabertus in benefitìo habet, et illas res quem de Escus-
sario conquisivimus, una cum mancipijs, terrìs, vel omnes adia-
centias ad ipsa loca aspicientes. ista omnia suprascripta te sacro-
sancta pcclesia domni Petri heredem meam habere volo atque io
precipio. in Cronno, Luciano (^>, ex alode parentum meorum,
et in Latiomaus ibi Mora anelila nostra manet, quod de geni-
' trice nostra Rustica michi obvenit. colonie^ in Gradosa quem
ministejrialis ("'^ noster Baio in benefitio habuit, tu heres meam
ad ptf o di vaì. ut habeas volo ac iubeo. Quonaone in pago Vasense, una cum 15
ingenuiSy quem de Vuidegunde conquisivimus, Doliana in pago
Mi pHo « vé- Vendascino (•>, quem de ipsa Vuidegunde ad nos pervenit, et
superscrìpti liberti mei, lustìni, et Dadino dedimus, volo ut
habeant, et ad heredem meam sacrosancta ecclesia aspiciant. in
nel pigo dì sute- pagQ Sigesterico, vineas et terras in Planciano, quem de parente 20
in M«r»if;iu e lao. nostfo Vuandalbcrto abbate conquisivimus. et in Massilia res
gW finitimi, . •! 1 1 TN
nostras proprias, casas, et ortiles, quem de avunculo meo Do-
done raichi obvenit, et de avia nostra Dodina. similiter ad Pero,
casas et ortiles, qui michi de parente mea Godane obvenit, et
campos et vineas infra civitate, et portione nostra in Centronis, 25
nel p.go di Arie., et ad fontem Lisola terras et pascuis. in pago Arlatino, An-
c. xLviii I giarias || et Vivario portione nostra, et ilia alia quem [de] avun-
culo meo Dodone michi obvenit, tu heres mea habeas, volo ac
nd pago di Tou. iubco. Crouia in pago Tolonense una cum libertis ac colonis,
et servis, terris, vineis, olivetis, seu et adiacentias ad se aspi- 30
(a) Mabillon, e par con ragione , distingue M. da B. ^ di cui invece il Marion
fa un solo nome locale; ciò nel testo, ma nell'indice dei nomi geografici li distingue
egli pure, (b) Ms, qué Forse il punto va considerato come una macchia. (e) Le
Cointe, Mahillon, Lance lot e Marion considerano questi due nomi com4 un nomg
solo ; la mancania peraltro della virgola fra C. e L. non basta a provarlo. (d) La
e. XLViiB si chiude recando al margine inferiore rialis noster, cioè il principio dilla
e. XLviii A (e) Di prima mano, ma per correzione. Forse prima tra scritto uenda
I. ACTA.
Bdentìs, te herede mea sacrosancta pcclesia sancti Petri monastcrie
Novalids habere volo atque discerno, in pago Regense, Vuar- >
dacelis, ìlio proprio nostro et ìUa ponione, quem de Godane con-
quìstvttnus, una eum colonica in Cumbulis et in Pratalioni, qui
5 ad Vuardaceiis aspicit, ubi sìricarius noster Peter mansit, tu heres
mea ut babeas volo ac iubeo. salines in ViuW, in pago Areia- '
aise, quem de Godane parente nostra ad nos pervenerunt, et
t portione Siagric, quem de ipsa conquisivimus, una cum arias t**'
, vìneis et olivetis, mancipijs, pascuis, | ibidem et in
^et illas saiines in Alterneto, Cattorosco, et in Leonio,
i portione quam et quod de avimculo nostro Dodone
ibidem conquisivimus. in pago Diense, Cassies sibi teptìs W et '
ponione nostra Bosedone (''J, quem de Siagria conquisivimus, una
cum libems et servis, ve! adpendices suas, et iibenum nostro
15 Unebectum, et filius suos, quem ex alode de genitore meo habeo,
ut habeas volo ac iubeo. in Ambillis ubi Gavioaldus servos noster
manet, una cum cultura, quem de domna Siagria ad nos per-
venit, quem ipse Unebertus in benefìtio habet, et illa colonica
de ratione parenti mei Godane super Dederauso '°^ in pago Diense
20 ubi Orbicianus servos tnanet, ubi dicitur Riaciosco te heredem
meam sacrosancta ecclesia habere volo ac iubeo. colonicas in '■
pago Attense, in Variates, et colonicas in pago Cavellico, At- '
lanisco, Quossis, PeccÌano<'>,| Torrido <8', qui mihi ex alode ge-
nitrici mei Rusticp et avunculo meo Dodone obvenit. ista omnia
ij superscriptn, una cum adiunctis adiacentibus suis ad ipsa loca
aspidentis, te sacrosancta ecclesia beati Petri apostoli Novalicis
pago di DiB,
I
[wgD ili Am,
milìa
dil
(1) Si vidoHB cinqui Olii partUclt congiunli infiriormntt l'iim l'altra, ibi farà
UiUne dar Ikofo anchi od altri hlturi, carni iuu Mahillen 1 Marioa lui
Vìa (b) La ueoHda i froviim da corriihnr, ma ( di prima mans. Ftrie 11
rw» CD , dccbi frinu ii^gcvaii iricoi Ora par chiara fd lij,ie>K uiu , ti* ■
iti UatilleH. Marian prtfirl irrii itiu lignifita agri, campi, cf. Dhi
Fairi.l.jSf. {z) li Mahillen i il Maria» li limitano a ripradurrt il \
<■]., di peraltro umbra icorrilto, 1 tali le (iuditi Lt Ceinti. (d) Solatimi
matpnaU dtt tic. xrii: Bcaodum, eit 1 l-cu«»iQe de Dye (e) Li Coitili conii
dira cerrùlte il pana de dcriuio Cf.p.jjì. r. i}. (f) La prima z fu di prima man
initrla inttrlinitrmt»!: {g| Quantamqui dopo PeccUao minctri il ugno iT jfil<r^iifi
tiHf, Li Cùintt 1 iiab illon ficiro di qaiili dui parali diu nomi fiograficì diiHnli
t ptehatllmnli mm i" inguaiarono, siHint né I'hm ni l'altra uhm finara tia ilal
(iériHjicalo. Marion eomidira Pecciino Torrido comi il nomi di una ula healili.
e. L A
30 MONUMENTA NO V A LI CIENSI A
monasteri], te heredem meam habere volo atque precipio. co-
lonicas in pago Diense, ubi dicitnr Macitha, una cum salines ad
Verdone, qui ad Lavariosco corte nostra aspexerunt (*), quam
de domna Siagrìa conquisivimus, te heredem meam habere volo
ac iubeo. casalis in Tenegaudia una cum terris et pascos in ipso 5
monte, quem de Valeriano genitor meus conquisivit, te heredem
meam sacrosancta ecclesia domni Petri monasteri] habere volo
ac iubeo. et placuit michi in hanc pagina testamends mei adneai
de alode parentprum meorum aviis meis Maurino et Dodinp, quem
apud con||subrina mea Honorata fìlia Eptolen^ dmit^ mei, prò io
pectionis (**^ titulum inter nos divisimus, noscitur convenisse! (*\
ut ipsa omnem portionem suam de ipsa facultate present[i]aliter(^)
recipit et de proprietate nostre quod prò falcidia se nos ipsa vel
heredis sui superstites fuerunt, estare, aut per lege recipere potuis-
sent eis present[i]aliter ^^\ de proprietatis portione nostrp loca do- 15
minata ^^\ quem in pactionis nostra continetur, et scripte in fai*
cidia reputata dimisimus, ut nullum quam tempore in postmodo
ipsa nec beredes sui contra hanc testamento meo nec proiesta^s)
nostra ambulare nec refragare debeant. quod si fecerint, pfna
quod in pectionis (^^ nostre per commune consensum continet^*) 20
incurrant, et quod repitent, evendicare non valeant(^). et volo
iberti liberati Ut omuis liberti nostfi, quos quas parentes nostri fecerunt liberos,
lui stesso ap. et nos 1 postca fecimus, ut ad ipsam heredem meam^^) ecclesiam
engano al mo-
«^oj sancto Petro aspiciant, et obsequium et impensionem sicut ad
parentes nostros et nobis iuxta legis ordine debent impendere. 25
ita et in antia ad ipsa herede meam sancto Petro Novalicis mo-
nasteri] constructa facere debeant. quod si contumacis, aut in-
(a) Ms, aspexer (b) Forse nel ms, può anche leggersi propectionis Si presenta
V emendaiione prò pactionis Cosi lesse Le Cointe; cf. sotto^ r, 20. (e) Marion
staccando noscitur da conuenisset oscurò il passo. In noscitur conuenisset vedremo una
frase consueta ai documenti; e con essa il testatore comincia V esposi':^ione del patio da
lui stretto colla cugina Onorata riguardo all' eredità dei suoi avi Maurino § Dodina.
(d) (e) Mahillon presentialiter; Le Cointe e Marion presentai iter Forse la ì
formava nesso colla t (f) Forf« denominata Le Cotn /« nominata (g) Le Cointe
omme//e nec proiesta nostra Afa proiesta 5> /^ara^onò a u progetto » fDucange-Fabre,
^L S^j)' (h) La e e la ultima i sono bensì di prima mano, ma in rasura. Di certo
si leggerà in pactionis (i) Seguiva un punto, che fu raschiato. Intendasi continetur
(k) Le lettere nt, maiuscole, e in nesso. (I) Le parole heredem meam sono bensì di
prima mano, ma in rasura.
e L a
e. LI A
I. ACTA. 31
grati ad heredem meam suprascripta ecclesia steterìnt, et revel-
lare voluerint, tunc liceat agentes (') herede meam eos cum pietatis
ordine cohercere, ut ipsi impensionem faciant, sicut ad parentes
nostros et nos fecerunt <**>. quod si ingrati et rebelli prestiterint (*>,
5 twic quod lex de ingratis et contumacis libertis continet^'), cum
iudice interpellatione et distruaione ^**) ad herede mea exolvant,
et ad ipsa revertant, volo ac iubeo. et dono superscriptopago Gra-
tianopolitano liberta méa SanctitildpC*), qui manet in Pino, cum
filius suos Sicufrejdo, et Sigirico, Sicumare (^) et germanos eorum
IO Helene, et Sigilinp, et in ipsum pago Gratianopolitano donamus
liberto nostro nomen Gondeberto eunucu et germanas suas cum
. omni rem, quem Vuindegundas ad parentes suos in Pagnanum
per cessione dedit, volo ut habeat (s), et ad herede mea aspiciant.
donamus liberta nostra Droctosenda cum filius suos, et habet
15 ipsa liberta nostra homo ingenuus, nomen Radbertus, dedimus
Celseberto, colonica in Glisione prope de Arcia, volo ut habeat,
et ad herede mea aspiciat. colonicas, terras et vineas domini-
cales, quem locos lerator^**) noster in cessione, et Opilonicus (*^
usque nunc in benefitium (^) habuit, quem de Sicuberga <^> con-
io quisivimus, volo ut ipse per testamento nostrum libertus fiat, et {^^^'J'^^fi^
ipsas colonicas sub nomen libertinitatis habeat, et ad heredem '^to^\aò^
meam sicut liberti nostri aspiciunt, ita et ipse sic facere debeat. TuìTSi^^
et si ipse de ipso mojnasterio sicut libertus se abstrahere vo-
ritonii in aenrì
e. LI ■
(a) Cosi il ms, e il Marion, Mahillon Agentes (b) Ms, feceT (e) Le
evinte e Mahillon perstiterint Marion conserva i^ttil, che peraltro crede errore
^^ pent. (à) Le Co in te emenda distiictione^ e con ragione, (e) Aff . sci tildf
^tutiscono le due parole Ma hillon e Marion. {() A questa paro la precedeva una
attira (forse o) raschiata, (g) Ms, habeant^ e cosi Mahillon e Marion,
^) Forse leuator (cf, Ducange^Fahre, s, v,), esattore. Cf. capitularìus^ poco sopra,
e. XLnzB (ì) Le Co in te Opilionicos {Jis) L* amanuense dapprima aveva scritto
^efitio^ poi alla o soprascrisse v in modo da coprire la porzione superiore della o;
Mahillon beneficiam; Marion benefitio (1) Forse Ricuberga, dalla quale Ah»
^one comperò altri heni, come appare dal presente documento.
(i) Allude alle disposizioni « de li- già il Savignt, Storia d. diritto romano
« bcitis et eorum liberìs », Cod, lib. VI, nel medioevo, trad. E. Bollati, I, 347,
tit VII, leggi 2 e 3. Al Codice Giusti- aveva osservato che nel presente te-
oianeo allude Abbone anche altrove, stamento occorrono formule e costu-
ma in modo meno determinato. Dig- manze proprie del diritto romano.
}2 MONUMENTA NO VALICIENS I A
luerìt, in pristina servìtio revertatur» et ipsas colonicas, et ipsi
monachi ad parte herede meam sancti Petri monasteri} respi-
siccome tuo fio ciant. et illud michi in hunc testamento meum addere placu[i]t(^>9
e rotore Scmfo- , . iu\ e> e • j •
riano, vescovo di Ut dum et doumos patrunus c*^ roeus Semfonanus condam episco-
uto'aqneiuchie- patum Vuapcncense in suam habuìt gubematione, et devotione 5
sa la parte di un * * ^ ^
possesso in vai di guf , Ut medietatc de Rogationes <*) portionis ipsius, in valle Se-
AbSSST, dolo non g^cla, ad ipsa ecclesia per sua esturmenta delegare voluit, et
oppòstodie^g^ diebus vitp sup tutillam meam in suam habuit recepta potestate,
fJTcacciato'd^u^ et apud nos nuUam deduxit ratione, et dum per lege nulla éxinde
s\ia sede, cosi Ab- • j i ri • j« • /^\
bone dona aiu potuit delegare» et facultates nostras mdivisas remanserunt w, io
chiesa di Gap al-
cani terreni nel ipse Carta donatlouis dc mcdietate locello nostro commune de
pago di Riez; *■
Rogationes (^) in valle Sigusina ad iam dieta ecclesia sana^ Marip
e. LII A
Vuapenceuse, quod scripserat dum et lex hoc|prohibit('\ et postea
ipse de ipso onos^^) episcopato a malis hominibus eiectus fuit,
et ipsa portio de Rogationis ^^ ad ipsa ecclesia Vuapencense num- 15
quam fiiit tradita, nec recepta. ideoque nos tam prò anim^ nostra
remedio, quam et prò ipsius suprascrìptus patruum nostrum com-
muni ratione domno Senforiano, donamus ad ipsa ecclesia sancte
Marie Vuapencense locella nostra in pago Regense, nu[n]cu-
pantes (^) Braccio, una cum Voconcio, quem de parente nostra 20
Godane ad nos pervenir, una cum libertis ac colanis (') et servis,
domibus, pdifitijs, terris, vineis, campis, pratis, pascuis, silvis»
(a) Ms, placut ; Le Cointe e Ma biììon placuit ; Marion placu[i]t (b) Forse
si correggerà patruus come fece Le Cointe. Infatti il vescovo Semforiano altrove
in questo stesso documento è da Abbone chiamato, or avunculus, or patrous A meno
che patronus non alluda qui alla tutela che Semforiano avea allora sopra Abboni; tocchi
i improbabile, poiché di qui a poco fr. jyj, e pur nello svolgersi dello stesso argomento,
Semforiano è ancora detto patruum (e) Nel ms. un rigo finisce dc- e il rigo seguente
principia rogationes; Mabillon conservò derogationes , mentre Marion spe^ò il
vocabolo in de rogationes Le Cointe de Rogationes^ pensando ad un nome topografico.
Terraneo pensò a Royans, nel Delfinato, ma è certo trattarsi di un nome topo-
grafico, da cercarsi presso Susa; cf. Rogationis, alla e. xlb. (d) Ms, reounser
(t) Le Cointe de Rogationes; Mabillon derogationes; Marion de rogationes
(f ) Qui nel ms. segue un brevissimo spazio bianco, di cui non tennero conto Ma billon
e Marion, ig) Le Cointe de Rogationis; Mabillon derogationis ; Marion
de rogationis (h) Ms. e Marion nucupantes; Le Cointe e Mabillon noncu-
pantes (i) Mabillon mutò in colonis Ma colanis ricorre di qui a poco (e, Linj
assieme con colonis; si spiegherà per abitanti (asincolae/.
(i) Forse alludesi a Cod. lib. V, proibito al tutore di donare i possessi
tit. xxzvii, legge 16, dove viene del pupillo.
omnia et ex omaìbus quìcquid infra ipsum pago Regense, ad
ipsum Gractio et Voconiio aspicere videtur, preter quod supe-
rius scriptum est, quod dum heredem meam ecclesia sancti Petri
dedi, ut tam prò anime nostre remedie f'', ut dtximus, quam et
prò devotione patruum || nostrorum domno Senforiano in lumi-
naribus ipsius ecclesie, et prò substamia pauperorum, perhennis
temporibus profitiat in augmenus, volo ac iubeo. einmoqucf'l
donamus ad ipsa ecclesia sancte Marie Vuapencense locella nostra
in ipso pago Vuapencense, nu[n]cupante (" Ruarmo, Ambillis in
t Taraone, una cum lìbertis ad ipsa loca aspicientes. in pago Ca-
Tcllico. Memiana, quem domnos et avuos noster Marro W con-
dam de domno Cunimelino episcopo»'' conquisivi!, de ista omnia
suprascripta, dum adiiuc vixero, usum et fructum miclii rcservo;
posi obttum quidem meum, quandoquidem Deus volucrit, agentes
; ecclesie sanctf Marie Vuapencense ipsa loca recipiant et habeant
volo ac iubeo. simile modo donamus ad ^'cclesìa sancii lohannis
Baptiscc Maurogenna in luminaribus ipsius sancii loce, et prò
anime nostre remedio, loca nu[n]cupantis <•' in pago Gratianopoli-
tano Crispiaco, quem de Siagrìa conquisivimus, || Abrici colo-
0 nica in pago Viennense, quem de ipsa Siagria ad nos pervenit,
Macciono, quem de alode parentum (*> habeo et in commuta-
tionis W causf ad ipsa casa Maurogennica prò colonicas in Ve-
navis, in valle Segusina, dedimus. Vircarias in Malenciano, quem
ad filio Beneiino servo sancii lobanni prò ingenuitatis dedimus,
[ ipsa vero loca, una cum colonis ac colanis (''>, servis, libertis in
ipsa loca commanentes, cum omnes adiacentias ad se pertinentes,
in lutninaribus ipsius ecclesìe sancto lohanne Maurogennica, et
A S. Mirli di Gip
(■)
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Mi.
Bm
n» (1.)
Mai
II
(1) Nulla consta sulla seJe di que-
sto vescovo. Le Cointe. op. dt. VI,
4}i, propende per Cavaillan, G. T.
TutHANEO duunse da Mabillon, Dì
le Ufi. p. 469, che un omonimo era
prima del Ó78 vescovo di Embnin;
Mtitmutnta Savalititiuia,
l'identilicaEionE i sommamente proba-
bile. Secondo DuCMEsNE (FasUs, I,
181) un (1 itili eri ui e era vescovo di
Embrun negli anni 6)0 e 654: nessun
vescovo di tal norat egli menziona
(p. i6ì) sotto Cavaillon.
J
1
34 MONUMENTA NO VALICIENSI A
prò substantia pauperorum volo ut habeat et proficiat in aug-
Aiu aoicitsima mcntis. donavimus dulcissimp nostrp^'^ Virgilic loca nu[n]cupatis^>
!Ì?*pÌS*V*S"' in ipso pago Vuapencense Laciomaus et Lecentiaco (*), Cassa-
tna
giUi
nei pagi di Gtp,
RiJ^STV™^ niola, Ciconiola, quem de domno Vualdeberto episcopo (*> et de
slw^'d^^^ domna Siagria et Vuidegundp et Deo sacrata Ricuberta femina 5
V* esa, fiu e. j^ jp^^ j^^^ conquisivimus. similiter et | in pago Segisterìco
e. LUI ■
C. LIV A
Lavarìosco, una cum omnis adiacendas suas, quanto infira ipso
pago Sigesterìco ad ipsa corte aspicere videntur, quem de domna
Siagria ad nos pervenit. etiam et in pago Regense Cinicino,
quem de domno Vualdeberto ad nos pervenit. in ipsa vero loca, io
una cum ingenuis, libertis ac colanis ^^^ et servis, terris, domibus,
edifidis, mandpiis, campis, pratis, pascuis» silvis vineis, cum
omnis (®^ adiacentias earum ad se pertinentes, ut habeas volo,
propter quod in ipsos pagos' Sigesterìco, Regense et Vuapen-
cense, ad heredem meam ecclesia sancto Petro monasteri] No- 15
valicis dedimus, ut habeat, volo ac iubeo. et placuit michi in
hunc testamentum meum plenissimam voluntatem scrìbere, dum
Dacché u Teseo- et domuos et in Christo pater noster Vualchuni episcopus ^*> ab
vo WaIouio gli fi» , , , . .
di aiuto nella co- initio incoationis opere I fundamentum ecclesie sancto Petro mo-
struzione della r ii ^ »
N<Ì^cicnfc'***^a oastcric Novalicis heredem meam posuit, et usque ad culminis 20
MlJei^rdcS" m^ consumationis fabrica perduxit, et in omne opere edifitiorum
r*abba*temoi^%t adiutor et gubernator stetit, ut dum ipse advixerit, sub suo no-
softituisca un al> . I . . .
tre, mine et gubernatione et nostra commune ipse monastenus
sancto Petro heredem meam cum omnibus rebus ad ipsum de-
legandis consistere valeat. et, quod humanum est, quando abbas 25
de ipso monasterio de hac (^^ lucem migraverit, tunc abbate,
quem ipse domnos Vualchuni episcopus in ipso monasterio ele-
(a) Può essere che abbia ragione il Pingon, secondo il quale dovremmo leggere
dulcissime [filie] nostre (b) Ms, e Ma rion nucupatis ; M abili on nuncupatis (e) La
prima e, sebbene di prima mano, proviene da correzione, essendo sostituita ad i; Afa-
billon e Marion leggono Licentiaco (d) M ab il lo n accolanis (e) Ms, omis
(f) La a proviene da correzione, di prima mano, in luogo di o
(i) Nella Gallia chrisL I, $43, si identificarsi con « Vuandalbertus ab-
registra un Walberto o Wolberto tra i « bas », che Abbone ricordò testé
vescovi di Arles verso il 684. Niente (e xlviii a, p. 28, r. 21) come suo
di nuovo nella serie data dal Duchesne, parente.
Fastcs, I, 253. Non sappiamo se que- (2) Di Walcuno vescovo (di Embrun)
sto « Waldebertus episcopus » sia da si parlò nella nota i al doc. i, pp. 7-8.
I. ACTA.
gere volueric, ibidem mittat, et ìpse abba, vel sui monachi taliter %'^'^^'^
agant, dum et ipse domnos Vualchuni advixerii, qualiter ipse eos Jot'*'™^* 'lì
spirìtualiter monere voluerit, et licentia non habeat W de ipsis ™'^pV,"i
rebus oliud fjciendi, iiisi quod Ìpse suprascriptos domnos Vual- i^cvi j> mi lu
j cbuai episcopus prò commiine utili||tatem ipsius monasierij cis pn'mn" mo
iusserìt. et ita miclii pLicmt addendo, ut omnis facultas mea, '"■i=-
i}u«m per hunc testamentum meum vel epistolas ad ipso mona-
sierìo delegavi, dum ec ego et ipse domnos Vualchuni advixe-
rimus, sicut iam dictum est, sub suo nomine et nostrum diebus
IO sue ad profeaum iam dìcii mosasterij consistere valcat. et si
michi superestis W fucrit, diebus viti; sut; in sua permaneat po-
tcsuie. et sì quisUbet, quod esse non debet <'>, de monachb
ipsius monasterìj contumax aut corruptor fabulis insidìarum contra
iam dictum docnno Vuaìcjiuni episcopo estlterii, aut rebellare vo-
IJ luerìt, licentia babcat eos iuxta qualitatis opere su^ cohercere,
et sementia iuxta canonica regula sancii Benedicti institutionis
iudicare. et si noluerit se in sua casdgatione corrigerc, et re-
beUis extiterit, || licentia habeat eum de ipsum monasterio in sua
contumatia eiccre. dono ad suprascripta beredem meam sacro-
30 Sancta ecclesia sancti Petri monasterij Novalicis, terras et vineas, ■
ana cum mancipijs in Matanatìs, quem de alode parentum meo- |
rum habeo, quem Berolóos (''' in bencfitio habuit, volo ut habeas '
ac iubeo. dono fiJelis meo Protadio res ÌI!as in pago Vuapen-
cense, ubi dicitur Semprugnanum, cum adpendices suas, quem
Ij de Agloaldo couqucsivimus, et illa portìonc, quem de Maurengo
clerico prò sua infideliiate, quod nobis mentivi!, et per verbo do-
minico conquisivimus, dum et ipse nobìs mentitus fuit, ipsas
res palatius (') nobis cessit, volo ut habeat. donamus Tersi? filif ó^"ÌtStbli^
(l) Font lì Uggirà babeiat. cerni scriiit gii Li Coiale. (b) Mi. lup^slii;
tali* f taiU'at* ai innari p« S'avverta cbt la e iHltrliiuala rdh ioIs Ì difrim*
man», ma antera nan frevUni da ccrrt^ioiu, Maiiìinti Ugge nìj^ana, maitre
Marion frtftrùti supenlis; Le Ceinte iup«rsm ?^(I mi. dopo questi vece, eht ì
rultimt del riie, nvi UH ireve ipa^ie biatico, probahilintnle lasutle. (e) ìlaiillon
» MotieK <biiuf«iB Ira parenteii il Iratlo quod euc non dcbct [i) EsallamiHit il
tittilhn BcFOls»; i»eieltamenle il Marion Berokos Le Coiale Bcrraleai
M FtTie mafamtnle Maiillen i Marien fef. a p. 466) tcrtiiero Palilius, ^lun' ehi
tiomi pirianale. S" iKlendiri del regio /lalo^^a, chi della fuihlita
ihr. ean fluAV», allribui ad AbUne i bini del menlitorr. Li CoJnlC PiU-
oitrande d'averne inleio il rìgmficatff.
bone .«lun-
:hlcu Nd<i-
g fedele Pro-
e. LVI k
36 MONUMENTA N O VALIC lENS I A
morite di Teudiido Honorìc liberti (*) nostre, quem Teudaldos de Seffuciu huxorem
di Susa don*, nei ' • ' 1 O
T^ì'^gÌmom?*^ habuit, res illas qup fuerunt Riculfum filium Rodulfum condam,
tJ?J«d*^T^**eÌ quem prò preceptione domno Theoderico|rege(0, et illuster vero^>
lo\ìUneììo), ^- domno Karolo (*) in pago Diense, Vuapencense et Gratianopoli-
ronotoltiARicnlfo, . . ... t>i J • ^
quAndo xxtidi i tano conquesivimus ; preter colonicas m pago hbredunense» m 5
Franchi e passò •»,y,, , . T%ti Ji
Saraceni. Velencio, quem ad monasteno sancto retro herede meam dele-
'• ""^ ■ gavimus, dum et ipse Riculfus apud gente Sarrace[n]orum ad
infidelitatem regni Francorum sibi sociavit et multa mala cum
ipsa gentem pagana fecit, volo ut ipsa Tersia ipsas suprascriptas
facultatis habere debeat, et volo ut liberti nostri filij Vualanc, io
Dona alcuni li- q^jj^ ^Ij^s j-es quem ipsius Vualane dedimus, ad herede meam
berti, COI loro oc- * * '
?Lude^«*X^r pcclesia sancto Petro aspici ant. dono liberta mea ad herede
Jo*sse«f*chc "^ul meam ecclesia sancto Petro nomen Fredbcrga, uxore Tasculfiim,
non fossero nomi- ^^^ nepotes ipsìus Frcdbergc, in Etonc (^>, aut in Pareliano ma-
nere videntur, ut liberti cum (**) eorum res ad ipsa ecclesia aspi- 15
ciant volo ac iubeo. et notamini in hanc^^) pagina testamen-
tis II mei addendum placuit, dum et provintias iustas (^) ad gentes
Serracenorum dissolutas et dìstructas sunt, et tam liberti no-
stri, quam et servi et ancillas, utriusque generis, per plura loca
vicinorum per necessitate dispersas fuerunt, volo ut ubicumque^s^ 20
adgentes ^^ heredem meam monasteri] sancto Petro Novalids
constructum, eos invenire potuerint, ut licentia habeant in eorum,
absque cuiuslibet contradictione, revocare dominatione. et sicut
ad parentes nostros et ad nos aspexerunt, ita et ad herede meam
ecclesia sancto Petro monesteric Novalicis aspicere debeant, 25
volo ac iubeo. et volo ut Gislaramus libertus noster et uxor
sua, quem de domna Siagria ad nos pervenerunt, una cum co-
lonicas illas, quem eis in Cornano in pago Gratianopolitano de-
(a) Strano è l'errore del Pin flotte , che credette trattarsi della ter:ia figlia di Ah'
bone, di nome Onoria: tcrtiae (filiae)... Onoriae Si meraviglia che non ricordi la
seconda figlia. (b) Cioè viro (e) Mahillon e Marion Etone^ legione f or s«
dubbiosa, poiché la t pub aversi anche per una e (d) Ms. liberticam (e) La h
pare (ma pur certo di prima mano) corretta da k (f) Emendisi istas Li Coinie
istac (g) Ms. ubicuq; (h) Ms. ad gentes, e così Marion. Le Cointt e Ma»
billon Adgentes La formula e nota. Mahillon, pp. 484-8^; cf. sopra p, jj,
r. 14.
(i) Teoderico IV re dei Franchi. (2) Carlo Martello.
aàiiorttunvoné- oniwra eoctày. cju —
{bcMnte'fifco Mtn1ibraf<p-iini!fUA —
non ixeleeer. fbfulmum*^ anmu
t^gw Xbho yyune -tcftttm«w
ScmpJj«»rum»rmr-ctariflVm«Cffl .^O^
SjtaiUCfar'dat'iMTtmC.F^
e. LVI B
C. LVII A
I. ACTA. 37
dimus, ut ipsas habeant, et ad herede meam monasterio sancto
Petro Novalicis aspicere debeant. et illa qup non || sunt nomi-
nata et ad nostro iure pertinet (*) et alicubi non delegavimus,
volo ut ad herede meam perveniant. et si qua karaxatura, aut
5 litteratura ^^ in hanc paginam testamentis mei reperteque ^^^
fuerint, nos eas fieri rogavimus. dum et non semel, sed sepius
eum requisivimus et humiliter preco^**) domnis^*) principibus, g'!"^^*/?'
vel omnium potestatibus (0 et episcopis, per Patre et Filio et q'^'fouit^S
Spiritu Sancto, qui potestatem dominandi regendi habeatis, ut chTr^wero^
1 \ ^ * I 1 che coM coni
IO hunc voluntatis nostrp, quem per hunc testamentum meum ad medesimo,
heredem meam ecclesia sancto Petro monasterio prò substantia
monachorum et pauperorum delegavi, ut in nullo permittatis con-
vellere nec irrumpere, ut ad augmentis mercedis vestre commune
pertineat. et si quis sperat hoc («) temerario contra hanc volun-
15 tatem meam quem || promptissimam devotionem conscribere rogavi
insidiator extiterit, et sese [reformare] noluerit (^), iram cplestem
incurrat, et ad communionem omnium ccclesiarum excommuni-
catus appareat, et insuper inferat ad ipsum sanctum locum heredem
meam sociantem fisco auri libras quinquaginta^*), et quod repetit
20 et vindicare non valeat, stipulatione prò omni firmitate subnixa.
^ Ego Abbo hunc testamentum a me factum subscripsi (. .. con-
scripsit) (^).
Rusticius (^^ vir ("> clarissimus subscripsi.
(a) Forf« pertinent (b) Terraneo t legendum ìitun » Nel Dueange^Fahre,
V, 126, n suppone che litteratura sia una forma speciale di scrittura per litura E litura
ìeggesi in una f ormala corrispondente nel testamento del vescovo Berterammo (cf, Mabil-
lon. De re dipi, p, j^J, Parimenti nel testamento diErmenirudo (ivi, Suppl, p. ^4),
(e) La prima r, sebbene di prima mano, è correzione, forse di t (d) Brevissimo
spaiio bianco, di cui non tennero conto Mabillon e Marion. (e) Questa parola
nel ms. è scritta intera ; ma pare che V amanuense dapprima intendesse abbreviarla,
poiché alla d aveva fatto seguire una n, che poi mutò in o (f) Pare che nel ms, a
<{uesta parola segua un breve spazio bianco, (g) Forse da leggersi ausu Cosi pure parve
al Le Cointe, (h) Ms. sese noluerit; Mabillon sese ... noluerit; Marion sese
noluerit [reformare] Le Cointe et esse voluerit (i) Si ricordi che il Baldesano
(V. sopra, 5 D) intese che U cinquanta libbre dovessero andar divise tra la chiesa ^d il
fisco. Nella carta di Vandemiro e Ercamberta, a. 6^0 (Mabillon, p, 472), si ha
una frase quasi identica alla nostra : « una cum socio fisco auri libras . . . «. Nella dona'
ijone di Teudaldo conte, a, ^^^ {ivi, p, yoj): • cum soci ante fisco b. (k) Le quattro
note tironiane qui apposte sono cosi alterate dal copista, che non n*e chiara la lettura. Tut-
tavia l'ultima nota da Guglielmo Schmitt di Colonia e da T, Sickel fu letta con-
scripsit (1) La seconda ì fu inserta interlinearmente, di prima mano, (m) Ms. uel
38 MONUMENTA NO VALICIENSI A
^ Magnabertus vir clarissimus subscrìpsi.
Vuidbertus vir clarissimus subscripsi.
Semphorìanus vir clarissimus subscripsi (vir clarissimus) (•).
Vitalis vir clarissimus subscripsit.
III.
J60-62 (?).
Fonti. B Cod. Vat. Palat. 577 della fine del sec ix, ce. 6-6 b, donde:
G. E. Pertz, Mon. Germ, hist., Leges, 1, 29-30 (coU'a. 765) e A. Boretius, Capitu-
ìaria regutn Francorutn, Hannover, 1 885, 1, 22 1-22 (coll*a. 760-62). Il ms. yenne,
in mio uso, rivisto dal rev."® P. Giuseppe Cozza, vicebibliotecarìo di S. R. €•
Ne pubblico solamente il principio e la sottoscrizione che a noi interessa.
NOMINA episcoporum seu abbatum qui apud villam publicam
Attiniacum 0) prò causa religionis ac salute animarum con-
gregati, s)modali conventu inter cetera salubriter • . .
Asinarius abba ^^^ de Novalicio . . .
mi.
Fonti. Il testo del diploma andò perduto, ma viene citato nel diploma
del 26 giugno 770 di re Carlomanno e in quello del 23 maggio 779 di re
Carlomagno.
Pippino re privilegia il monastero della Novalesa, confer-
mando le disposizioni e le elargizioni fatte (726) a suo favore da
Abbone.
V.
768.
Fonti. Nessun diploma di Pippino in favore della Novalesa è a noi
pervenuto. La concessione della immunità è accennata nel diploma 23 mag-
gio 779 di Carlomagno; de' beni elargiti si fa parola nel contrastato di-
(a) Cosi credo si debbano interpretare le due note tironiane che seguono alla sot"
toscri^ione, (b)Ba5 Boretius abbas
(i) Attigny, piccola città nel dipartimento delle Ardenne.
I. ACTA. 39
ploma, 814, di Lodovico il Pio. Almeno il secondo di questi due diplomi
accenna ad un documento di Pippino diverso da quello ricordato da Carlo-
manno nel privilegio del 26 giugno 770.
Pippino re concede al monastero Novalìciense pien» immunità
giudiziale, e lo arricchisce con offersioni.
VI.
7^9 ottobre, Chamany (?).
Fonti. A Pergamena originale neirArchivio di Stato di Torino.
Misura 0,65 X 0,22. È a strette ripiegature, come avviene nei diplomi più
antichi, nei quali la piccolezza del sigillo non esigeva ripiegature larghe.
La scrittura minuscolo -merovingica è nitida e abbastanza regolare; il primo
rigo, la segnatura reale e la ricognizione cancelleresca, sono scritti in ca-
rattere sensibilmente ingrandito, sicché si potrebbero dire in « lilterae grossae »,
quando a tale espressione non si volesse dare un senso ristretto. Il diploma
è scritto per intero dal cancelliere Maginardo, che è il solo cancelliere di
Carlomamio di cui ci sia pervenuta notizia. Sul verso, una mano del se-
colo xn (e quindi posteriore a quella che compilò il regesto dell'atto del 726)
scrisse : « Pr^ceptum Karlomanni regis de theloneo » ; a queste parole fa se-
guito immediatamente la registratura : a obscurum in legendo, Andreas Pro-
«vana prior de anno 1502». Del sigillo, resta una parte, ma senza che
alcuna impronta vi sia visibile. Unico segno di punteggiatura è il punto
fermo, che ordinariamente viene impiegato a staccare frase da frase, ma talora
è inserto in una stessa frase (p. es. : « prò . oportunitatem »), e perfino anche
neir intemo della parola composta : « quibus . libet ».
B Bernardo Bazano nel 1721 curò la trascrizione di questo documento
« dal suo proprio originale signato e sigillato . . . scritto in carattere antico »,
e lo inseri nella sua raccolta, ce. 30-32 (Arch. di Stato di Torino, Nova-
Usa, busu II). Essendo necessario render conto del valore delle trascrizioni
dovute a questo notaio, rilevo ch*esse sono abbastanza esatte. Lasciò tuttavia
che si modificasse talvolta V ortografia (originale « vecariis », B « vicarijs » ;
originale a conpereat », B « comperiat » ; originale <c domno », B « domino » ;
originale « monastyrìi », B « monasterij » ; originale « telloneo », B « the-
« loneo » &c.), per modernizzarla. Più di rado sciolse male un' abbreviazione,
0 modificò leggermente il testo (p. es. originale « inlust[er] », B « inlustrìs » ;
originale « discurre », B « discurentibus » &c.). Due veri errori commise
trascrivendo « eorum » con a usu » (r. 4 dell'originale), e « Calminciaco »
con a Cadmoniaco » (r. io dell'originale). Nella segnatura ommise la f .
I
Dal Baiano dipende Muratori. .Int. Ital. li, 19- jo, cui la copia fu comunicata da
Lodovico Caissotti, presidente del Senato di Torino. Modifica il testo soltanto
in pochi luoghi, forse coll'inteniione di emendarlo; è notevole sopra tutto
che dove il Bazano legge esattamente a oportunilatem alque serenitati nostrae
■ supesserint ■, Il Muritori modifica : a op. auribus sercoltatìs aostrae suggcs-
■ serintB (r. i dell'originale). I! Muratori, nell'assegnare la data a questo
diploma, è incerto fra il 768 e il 769. Dal Muratori dipendono le due
copie di E. De Levis, l'una nella raccolta di documenti Novaliciensi, l'altra
in appendice ad una delle sue trascrizioni del Cbroa. Naval (arcli. dell'Eco-
nomato). Quest'ultima dipende dall'altra, ed è più scorretta, ma porta una
emendazione che potrebbe dipendere da una visione dell'originale ; nella se-
gnatura cioè, oltre a due modificazioni errale, ha di pld k f, nel posto e
nella forma conveniente. Per la data, il De Levis segue il Muratori. E
dal Muratori copiò pure il Terraneo, Tahul. Ctlto-Ligust. I. a. 769,
C Pietro D atta in Mou. hìst. fair., Charl. I, 30-21, n. io, da A, ma nella
data scrive col Bazano: nCadmoniacoD. Muratori e De Levis: « Codmoniacon,
D Teodoro von Sickiìl, iVoti^i'e t Iraicrìiioni dei diplomi imperiali e reali
itlU cancclUric d' hnUa, fase. I {Homa, 1892, coli, i-j, colla riproduiione in
elioiipia, tav. 1), ila A. L'ediiione accuratissima de! testo è preceduta da
ampie e preziose noti ile diplomatiche,
BóHHER, Reg. n. ji ; Sickel, Ada Karol. C, j (11, 15); Muhlbacher,
Rtg. d. Karol. o. 117.
Metodo di pubblicazione. Si riproduce l'originale, nel quale
l'unico segno di punteggiatura è il punto. Noto che la ndisposition co-
mincia con • Proplerea b, con P maiuscolo.
' " (Q : Carlomannus gr.icia Dei rex Francorum, vir inluster, om-
jj°"- nibus episcopis, abbatibus, coniiiibus, vecariis, centenariìs, vel
omnes missos nostros ubìque discurrentibus. illud enìm ad
stabilitateli! regni nostri proficere crcdimus, si id quod sacerdotes
prò oportunitatL-m, atquc serenitati**' nostrae sugiesserint, liberiti j
animo obtemperainus et ad effectum perducimus. igitur om-
nium fideiium nostrorum magnitudo conpereat, qualiter nos prò
i«Ji mercedi nostre f*"' augmentum, tallter ad petitionem venerabili
«u- viro domno Asinario abbate ad casa sancti Peiri Novalicio mo-
p^ nastyriì concessimus, ut infra regna Deopropicio nostra, ubicumque k
*^o ipsi homines monnstyriì prò eius utilitatem negociaodum per-
(h) Dapprima h icriha.
I. ACTA. 41
rexerint, aut de quocumqup loco alìquid prò necessitatem ipsis Jf«^»^° ,••"
monachys^*^ conferre ad ipso monastyrio aut adducete viden- ^^i,**** *"*p°*
tur, nullo telloneo, nec pontatico, aut uUa reddebutione de hoc
quod fiscus nostet recipere, vel sperare potuerat, tam de carra,
5 quamque de saumas, sive de navali remigio, et quod ad dorsa
eorum homines conponarc vldentur, aut de eorum pecora,
vel de quibus libet causis ^\ nulla, ut diximus, exinde solvere,
nec reddere non debeant. propterea per presentem auctori-
tatem nostrani iubemus atque omnino praecipimus, ut nullus
IO quislibet de vobìs, aut de iudiciaria potestate, sive de missis no-
stris, ut diximus, ipsos homines memorato abbate eiusque suc-
cessoribus, qui ad ipso monastyrio aspiciunt, nullo, ut diximus,
telloneo, nec pontatico, sive rotatico, aut quod in saumas vel in
dorsa conportare videntur, requirere nec exactare non faciatis, nec
^5 de eorum ovibus prò pascuis discurre (^) pontatico nec agrario,
non exactetis, sed nec ad ambulandum, aut revertendum, prò
ipsa pascua eis contrarietatem non faciatis, nisi sicut in nostra
^elymosina ipsum benefìcium ad praedicta ecclesia concessimus,
ita, absque uUius repetitione, nostris et futuris temporibus ad
20 ipsum monastyrium perduretur. et ut haec auctoritas fìrmior vel
in antea melius conservetur, de anulo nostro subter sigillare stu-
duimus.
; Signum ^ Carlomanno gloriosissimo rege.
(C) Maginarius recognovi et subscripsi • (Maginarius reco-
25 gnovit et subscripsit) (**> (SI).
Data in mense octobrio in anno primo (0 Carlomanno glo-
riosissimo rege. actum CaUninciaco (*) palacio publico in Dei
nomine feliciter.
(a) Corretto di prima mano da manachys (b) Corretto forse da causes ; peraltro
''•Ci se fu cominciata, non fu terminata dallo scriba, {e) Forse si leggerà: discur-
f«[ntibus], come preferirono il Bacano, il Muratori, il De Levis. Il Sickel
Propone discurrendis o discurrcntibus (d) Le note tironiane, alle quali corrisponde
V^^nto sta fra parentesi, furono interpretate dal Sickel, nella sua edii^ione.
(0 Osserva il MOhlbacher (R<;^. (2) MOhlbacher (/?tff. n. 117) prefe-
rii 7) che Tanno i del regno di Car- risce dì identificare questo luogo con
'Omanno terminò col giorno 8 otto- Chamany, dipartimento della Marne,
•^^ 769. cìrcolo di Reims, cantone di Villc-
Monununta Novaliciensia, 3*
42 MONUMENTA NO VALICIENSI A
VII.
770 giugno 26y Neumagen.
Fonti. A La pergamena originale pare siasi conservata almeno sino
al 1721, poiché il notaio B. Bazano afferma di averla veduta (cf. quanto dissi
in tale riguardo nel lavoro Ricerche siilV antica bibliot. del monast. della NovaUsa,
Torino, 1894, pp. 119, 122, 130). Vero è che il testo che questi ci dà del
documento è cotanto scorretto, in confronto alla copia da lui fatta del di-
ploma del 769, da farci quasi nascere il sospetto ch'egli stesso abbia avuto
sott* occhio una inesatta trascrizione. Per ispiegare quel fetto supporremo
molto trascuralo rantìco scriba di Carlomanno. Molto probabilmente allu-
deva a questo diploma TAllavardo, che negli inventari 1 502 e 15 12, subito dopo
aver descritto l'altro diploma, ricorda : « Privilegium antiquum et lUegibile »
(inv. 1 5 12), ovvero : « Aliud privilegium simile proxime precedenti » (inv. 1512),
cioè « inlegibile propter antiquam et inusitatam litteram ».
B Bernardo Bazano, nella sua raccolta, ce. 36-40, inserì questo di-
ploma; nella sottoscrizione (priva di data, ma certo del 1721) dichiarò di
averlo tolto « dal suo proprio originale scritto in carattere anticho, signato
« e sigillato ». La trascrizione, come abbiamo avvertito, è scorrettissima.
Qualche correzione (« quiete » sostituita per due volte a « quietem ») di mano
posteriore, aumentò il male, lungi dal correggerfo. Attribuisce il documento
a Carlomanno II. Di qui dipende il Muratori, Jnt. ItaJ. II, 19-22, cui il
diploma fa comunicato da Lod. Caissotti, presidente del Senato di Torino,
coiranno jCx^ o 770. Dal Muratori dipendono le due copie di E. De Lcvis,
di cui Tuna sta nel fascicolo contenente una raccolta di documenti Novali-
cicnsi, e l'altra sta ad illustrazione di una trascrizione del Chron. KovuL
(arch. dell'Economato); quest'ultima copia dipende dalla prima. Dal Mura-
tori copiò pure il Terraneo, 'rahul Còlto- Li^nst. I, a. 769-70.
C Pietro Datta in Mon, bist. patr., Chart. I, 56-58. n. 34, da B;
come il Bazano, egli pure attribuisce il documento a Carlomanno II di Ba-
viera e all'anno 878.
BòHMER, Reg. n. 36 (colla data 770 giugno 20); Sickel, Ada Karoì. C. 11
(colla data 770 giugno 26); Muhlbacher, Rc^. d. Karoì. n. 124 (id.).
Metodo di pubblicazione. Ponendo B a base del testo, cercai
di correggerlo, attenendomi alle sue fonti. Il De Levis (copia seconda)
aveva notato che in questo diploma si trovano trascritte alcune formole
en-Tardenois; può corrispondere an- parecchi villaggi denominati Cha-
che a Chamouniz o Chamoux nella mony ; cf. Manno, Bihlio^r. storica
Moriana, o a Chamonix delia diocesi deiili Stati della vionarchia di Savoia,
di Annecy. Nella Savoia si hanno IV, 317.
I. ACTA. 43
dell'atto di Abbone, 726. Il Sickfl, ÌViciter Sitinnc^sherkhe, XLVII (a 1R64),
458, confermollo, quantunque egli pensasse anche al testamento (cf. Urkim-
denkhre, I, 129 e 133). Il tratto « et ut adsolet humana-ipsum promoveant
e abbatem » è desunto quasi alla lettera dall'atto del 726, al quale qui si dà
il nome di « privilegium », Ne dipende il passo sull'orazione, benedi-
zione &c. Ma sopratutto il diploma dipende dalla formola I, 2 di Marcolfo
(ed. Zeumer, p. 42 sgg.; Roziére, Recueil general J.'s formuks, II, 734 sgg.
n. 575). Il SiCKEL (Urkundenhhre, I, 115) notò che questa formola pro-
babilmente dipende da un diploma di re Dagoberto, del 635 (Mon. Gcrm,
bist., Diplom. Merow. pp. 16-18, n. 15); il nostro diploma corrisponde assai
più alla formola, che non al documento di Dagoberto. Nel testo dipen-
dono dalla formola : !'« arenga » per intero (la « promulgatio » manca),
la a narratio » in gran parte, la « dispositio » per più che la metà (manca
la « sanctio »), e la « corroboratio ». L' influsso del documento di fonda-
zione del 726 si fa sentire specialmente sia nella prima parte, sia verso la
metà della « narratio », oltre che in qualche frase anche della « dìspo-
« sitio ». Tranne le due menzioni dell'abate Asinario, e il ricordo di re
Pippino, quasi nulla c'è di nuovo nel presente diploma. Va p. es. osser-
vata la corrispondenza fra i rr. 13 sgg. (p. 7) dell'atto del 726 (« una cum con-
« silio domno & in Christo patre nostro Vualchuni episcopo » &c.) e il cenno
sulla fondazione dell'abbazia, che s' incontra al principio del presente diploma
(r. IO sgg.). MDhlbacher, Reg, n. 124, identifìca a Ncumago » con Neumagen.
CARLOMANNUS (*) grada Dei rex Francorum vir inluster 0\ d^l^c^' "
oportet enim clementiae regali (^) ut inter ceterorum (**) pe-
titionis sacerdotibus debeat benigna (') accomodare aurem, ut
quod prò timorem divini nominis postulatur, ponatur procul
5 dubium ad eflFectum, ut fiat in mercedem coniunctio. dum prò
quietem ^^^ servorum Dei congrua praestolàtur petitio, quia fides
perfecta non dubitat ad Altissimi gratiam pertinere, quod secun-
dum sacro aeloquio (8) praecipui ad domesticis fidei devota mente
impenditur, quia scriptum est: beati pauperes spiritu, quoniam
IO ipsorum est regnum celorumO). ergo dum et Abbo una cum con-
sensu et adiutorium Vualcuni ^^) episcopi monasterio in honore
beatorum apostolorum Petri et Andreae seu caeterorum sanao-
(a) B Carlo Manaus (b) B inlustrìs (e) B regale (d) B intercessorum
(e) B begnina (f) Una mano posteriore corresse in quiete Muratori quiete £
cosi il De Levis in ambedue le irascriiioni. (g) B coloquio (h) B Valcuni
(i) Matth. V, 3.
44 MONUMENTA NO VALICIENSI A
richicttodAAviiu- rum in loco nuncupante Novalids, in valle Sigusina, in [rem] W
"*SAÌÌ^**d3u proprictatis suae visi sunt aedificasse ^^\ ubi ad praesens venera-
NoYaiew, {^jjjg ^jj. Asinarius abbas, una cura congregatione monacorum sub
regula sancti Benedicti seu caeterorum sanctorum patrum praeesse^*^)
dignoscetur, missa petitione clementiae nostrae prò quietem W ipso- 5
rum servorum Dei, praeceptìonem vigoris nostri placuit propa-
lare, sub quo tr^quilitatis ordine, Domino protegente (*>, ipsi
monachi iuxta relligionis normam perpetim (^) valeant resedere
elegimus, ut uic («) series debeat plenius declarare, quia niliil de
canonica institutione convellitur, quid quid ad domesticis fidei prò i
tranquilitatis pace conceditur ^^\ nec (*) nobis aliquis ^^^ detrahen-
dum aestimet, in id nova decemere carmina, dum ab ^) antiquitus
iuxta constitutioncm pontificum per regalem sancftionem mona-
steria sanctorum in regno nostro sub libertatis privilegium vi-
dentur consistere, etiam et iste ad praesens adiuvante W Domino i
JuetuSi* dlirabl ^^^^^^ consistere, et ut adsolet humana fragilitas quandoquidem
ìì^lìonF^à^v^h- abbatem(°) de ipso monasterio de hac luce Dominus migrare
^**' iusserit, cuius de ipsa congregatione maxime compertum regulae
et vitae mentis congruentem ipsa congregatio elegerit (**>, ipsum
promoveant abbatem ("), et si qua inibi in villabus^r), mancipiis vel 2
reliquis quibuscumquc atque corporibus aut regio (*i) munere, seu
supradicto Abbone vel a quibuscumque libet hominibus est dele-
gatum (•■), aut deinceps fuerit additum, ad praefato <^'^ monasterio,
e la stazione di juxtu quod eorum cGHtinct privilef^ium (*\ unde ipse Asinarius
suo padre Pippino, io
riguardo .1 man- ^bba confirmationc donino et bonae memoriae genitore nostro 2
lenimento dell ab- ^
?uoi*dir*ittf" "** Pippino (") quondam gloriosissimi regis nobis protulit ad recen-
sendum, sancitum esse cognovimus nullus episcoporum, ut dixi-
mus, nec praesens, neque futuris successoris seu archidiaconus (^),
(a) Cosi congetturo seguendo l'atto di Abbone del ^26. (b) B edifficasse (e) In
B proviene da correzione di prima mano ; non si rileva che cosa prima vi fosse scritto.
(d) Una mano posteriore cancello la m Muratori quietem De Levis nella prima
copia quietem, e nella seconda quiete (e) 5 prottcgcnte (f) i? perpetui (g) B
unica La formala I, 2 di Marcolfo ha: , huic ». (li) B concidciur (i) B ne
(k) Corretto di prima mano e sostituito ad aliqiiid (1) B omelie ab (m) B adiu-
uantc adiuuante (n) Z? abbattcm (o) B clcggcrit (p) B uillabris Muratori,
seguito dal De Levis , villis agris Ma la legione uillabus è assicurata dalle formale /,
I e I, 2 di Mar colf 0 e dal documenta di Abbone del 726. (q) B reggio (r) del-
legatum (s) B praefFato (t) B priuilegijs Muratori, seguilo dal De Levis,
continetur privilcgiis (u) B Pipino (v) B arcidiaconus
I. ACTA. 45
vel eorum ordinatores, vel (•) qualibet persona posset quoque or-
dine (**) de loco ipso aliquid contra rarionis ordine auferre, aut
aliqua potestate de ipso monasterio vel rebus ibidem aspicien-
tibus, praeter id quod scriptum est, adaptare ^^\ seu aliquid quasi
5 prò commutationis modo invaleat minuere, aut de monasterio or-
namenta (**^ vel offertionem (*) in aitarlo inlicite tollere, nec ad ipso
monasterio, vel (^> celolas, quoque («^ usu, nisi tantum prò lograuda
orationem, aut sacris benedlctionibus, vel altaria consecrando, si
invitati fuerint, absque dispendio vel commodo de ipso mona-
io Steno, aliter accidat penitus non praesumat ^^\ quo (*^ facilius sol-
vendum delegationibus (''> votum vel uius (^) auctoritatem ad ipso
monasterio absque ullius ("^ inquietudine ibidem cuncta proficiant (°^
in augmentis; adicientis, ut nulli penitus iudicum veH**) cuius-
libet^p) hominum licentia sit de rebus praefati(*i) monasterii,
15 absque voluntatem ipsorum servorum Dei, in aliquo ^^^ iniqua
cupiditate defraudare, aut temerario spiritu suis usibus usurpare,
nec quam primitus est Dei iram incurrat et nostram oflfensam et
a fisco grave damno sustineat: illud nos prò integra mercede ▼* aggiunge.
^ ^ r o neasana ante
nobis placuit addendum serenitas (•>, ut tam quod (*) ex nostra ^^^^^J^^
20 largitate, quam delegatione (") ipsius supradicto Abbone, aut a Se^^u^atetw
quibuscumque libet hominibus ad ipso sancto loco fuerit con- elargirono ai '
latum (^) quoque (*> tempore, nulla iudiciaria potestas, nec praesens, ncoMaU la"*^
nec succendenda temporum ad causas audiendum, aut aliquid
exactandum ibidem non praesumat ^y^ ingredere, sed sub omni
2^ emunitate, quot a nostris meruerunt oraculis, hoc ipsum mona-
sterium, vel congregatio ('^ sua sibimet cum omnis fi'edis (••> con-
cessis valeant possidere, et qulcquid^^**) exinde fiscus noster forsitan
(a) B onutie uel (b) B omette ordine (e) B adoptare (d) B ornamentorum
(e) B affertionem (f) B omette uel (g) B quo quo (h) B praesumant (i) B
quod (k) B dellegatioDÌbus (1) B notum ipsius (m) B illius (n) B profficiant
(o) B omette uel (p) In B segue tx, da espunger ii, (q) B praeffatl (r) B ali-
quoe (s) // passo sembra corrotto. La formola I, 2 di Marcolfo ha: t illud nobis
prò integra mercede nostra placuit addendum ». Forse nel caso nostro ^ i una fusione
colla formola adoperata nel diploma di Teoderico IV, a. y2) (Mon. Germ, bist,,
Diplom. Merow. I, 8^) : t Et illud viro in hunc priuilegio nostrae serenitatis placuit
inserentU, ut. . , ». (t) B tamquain (u) B delìberationem (v) B colatum (x) B
quoquam (y) B praesumant (z) Per corre:^ione di prima mano. (aa) B frediis
(bb) B quidquid
muniti ;
4^ MONUMENTA NO VA LICIENS I A
r*Tfi "P?""^' d^ eorum hominibus, aut de ingenuos, aut servitutibus C*) publicis
?n* ^Hr^dd sem ^^ eorum agros commanentes, vel ad ipso sancto loco aspicientes,
«ó*Ìl'dr*rmM'te'. undique poterat ^^ sperare, ex indulgentia nostra in luminaribus
Mnw lu^of ^^'^^ ipsius sancti loci vel (^) stipendia ipsorum [servoruin Dei] ^**),
tam nostris in Dei nomine temporibus, quam et futuris succiden- 5
tibus, prò mercedis compendium, debeant cuncta proficere ^^\ ut
prò aeterna salute, [vel](^> faelicitate patriae seu regis(«) stabi-
litate, delectetur ipsis monachis 0>) inmensam Domini pietatem
iugiter implorare; quem praeceptum decretus nostri, Christo in
omnibus sufragante, ut firmior habeatur et perenniter conservetur i'
[subscriptionem manus nostrae infra studiemus peragrari] ^'> .
Signum [<J>]^^ Carlomanno gloriosissimi regis.
Maginarius recognovi [et subscripsi] (^) .
Data ("> sub die quod felicis (") mensis iunius dies viginti
sex (*»>, anno secundo regnante domno (p) Carlomanno rege. i,
[actum]^^ Neumago^'^, in palatìo publico, in Dei nomine feli-
citerà.
Vili.
Circa 770.
Fonti. Il testo andò perdiJlo ; ne resta un cenno nel placito del 799 (?)
riassunto nel placito del maggio 827.
Dionisio, padre di Unnone, concede una « carta di libertà »
ai « manenti » di Oulx, da lui dipendenti.
(a) B scruitores uel Correggo seguendo il diploma di Carlomagno, yyj, che rife-
riremo al n, XI. Nella formoìa 1, 2 di Mar colf 0 t aut seruitores », scn^a publicis
(b) B potuerat (e) B in Si può anche congetturare ucl in (d) Congetturo, se-
guendo Mar colf 0, J, 2, (e) B profficcre (f) B prò La formola I, 2 di Mar-
colfo ha » uel ; sen^a prò (g) B regum La formola 1, 2 di Mar colf 0 * regis ».
E ff regis • ha in formola consimile l'atto di Abhone del 73^. Forse regni (h) B mo-
nacis (i) Supplisco secondo la formola I, 2 di Mar colf 0, (k) Supplisco secondo
il diploma del y6^, (1) V. notaprcccd. (m) B Datuin (n) B facHcis (o) B
viginti et est La congettura e del Sickel (Ada Karol. il, jj, C. ij), approvata
dal Mùhlbacher, Reg. 124, (p) B domino (q) V, nota (k). (r) B Heumago
Muratori Neumgo Sickel Ncum[a]go (s) B faelicitcr
I . A e T A . 47
Villi.
771-772.
Fonti. Sola fonte è il Chronicon NovalicUnse (lib. in, cap. 24), dove
il documento è trascrìtto in buona parte. Manca di data, la quale si può
sino ad un certo punto stabilire, sapendosi che nel 770 era ancora abbate Asi-
nano predecessore di Witgario, e che nel 773 quella dignità era ormai af-
fidata alFabate Frodoino. Si può bene supporre che il cronista abbia ritoc-
cato il testo, come fece nel riferire un brano dell'aito di Abbone del 726
(lib. II, cap. 6).
Per il testo completo rimando alla edizione del Chronicon.
Widilo offire al decano Warnario, ricevente a nome del ve-
scovo Witgario (abbate del monastero) e del preposito Ricario,
il figlio suo Amblulfo.
X.
-773
• • •
Fonti. A diplomi di « reges Langobardorum » in favore della Nova-
lesa, accenna il diploma di Lotario I, 13 giugno 845, pervenutoci in origi-
nale. Dal sunto ivi contenutone si potrebbe desumere che essi concedessero
anche l'immunità giudiziaria, ma tale privilegio non può ascriversi che ai
diplomi franchi, ivi pure indicati (cf. infatti G. Salvioli, Storia delie immu-
nità, Modena, 1889, p. 9).
Re longobardi concedono al monastero della Novalesa la
esenzione dai tributi.
XI.
773 marzo 25, Kiersy.
Fonti. A L'originale andò perduto.
B Pergamena, che, per la forma (larghezza cm. 5 3, altezza cm. 22,4), come
per la scrittura, corrisponde al tempo del documento. 11 carattere è corsivo
48 MONUMENTA NO VALICIENSI A
derivato dal merovingi co, coi soliti nessi, e le solite forme caratteristiche
nelle lettere. Nella data la parola « octauo » è a£fatto simile alla corrispon-
dente nel diploma del 775 riprodotto nelle Kaiserurkunden in Ahhildungen,
fase. I, n. 3. Non lascia luogo a difficoltà neanche il crismon. Eppure il
diploma non può giudicare originale, opponendovisi la segnatura e la rico-
gnizione. Nella prima manca la croce o il monogramma. Assai più grave
è la questione riguardante la ricognizione, in cui il cancelliere « Itterius » è
scritto con ortografìa inusata (per « Hiterius »), e non in autografo. Questo
cancelliere aveva per contro il costume di firmare di suo pugno i privilegi
che riconosceva, come si avverte nella illustrazione alla tav. i, fase. I, delle
Kaiscrurkundm. L'ultima parola della ricognizione ce suscrìpsi » è scritta per
disteso, locchè non avviene nei diplomi originali, i quali sono muniti di si-
gillo, di cui il nostro documento manca e sempre mancò. G. E. Pertz {Arcbiv,
Hannover, 1824, V, 318) e L. Bethmann (Afo/i. Germ. hisL, Script. VII, 132)
lo tennero per originale ; e così pure P. Datta ; P. Vayra (// musco storico
ddla Casa di Savoia, Torino, 1880, p. 303), senza escludere affatto la possi-
bilità che sia originale, preferisce crederlo una copia coeva. Il MOhlbacher
lo dice un falso originale del secolo xi, riferendosi all'opinione dell'illustre
prof. T. von Sickel. Il prof. Sickel {Acta Karol, p. 223 e K 2x) parlando
molti anni or sono di questa carta avea giudicato che essa fosse un apografo
di ff parecchi secoli » posteriore alla sua data e precisamente del secolo xi,
ma eseguito da persona che tentò di imitare la scrittura antica. Non mi sia
reputato ad audacia soverchia, se azzardo di discostarmi da questo modo di
vedere, poiché parmi che la scrittura sia corrente, senza traccia di quelle
esitazioni, che tradiscono T imitatore. Non ci vedo alcun segno che riveli
una mano avvezza al minuscolo del secolo xi, ma l'amanuense usa sempre
e con tutta disinvoltura il corsivo, sebbene esso sia un carattere così diffi-
cile ad essere imitato. Noto la m e la n colla ultima asta o retta, o curva
verso sinistra. Falsificazioni come quelle del pseudoriginale di Carloraagno
e del diploma, 814, di Lodovico il Pio, sono fatte da persona più o meno im-
perita, e il falsario si manifesta così nel contesto, come nella paleografìa e
nella diplomatica. Oltre a ciò mi sembri» che alcune particolarità escludano
nell'amanuense V intenzione di falsificare. Nulla era più agevole che l'ag-
giungervi la croce od il monogramma. Facilissima era l'apposizione di un
sigillo, o almeno il falsarne la traccia. Contro poi ad una imitazione così
tarda depone anche l'antico regesto sul verso, che, come vedremo, sì può
attribuire per lo meno al x secolo. I regesti sul verso sono due, dì cui
il più antico è brevissimo: « f precepto exemplarìa », ed è scritto in carat-
tere oscillante fra il corsivo e il minuscolo, essendovi notevoli i nessi re, ce,
ex, em, ri. La lettera a è chiusa, ma non ancora minuscola; notevole è
parimenti la m colla terza asta piegata a sinistra. L'altro regesto dice: « Pri-
« vilegium antiquum inlegibile propcer antiquam et inusitatam litteram. A. de
« Provanis prior de anno 1502 ». Tranne la segnatura, il resto ricomparisce
I. ACTA. 49
negli iaventari dell' Allavardo, 1502 e 1512. Forse allude a questo diploma
il Chronicon Novaliciense, lib. ni, cap. 25, parlando di Carloraagno che re-
galò al monastero alcune corti « in Italia seu in regno Francorum atque Bur-
li gundionum ».
C Bernardo Bazano (op. cit. e. 72) lo desunse, 1721, da B, e cioè
tda altro [diploma] scritto in carattere antico, sottoscritto come sopra, non
e però sigillato...», dalle quali parole pare ch'egli siasi accorto la perga-
mena non essere originale.
D Muratori, Antiq. hai, V, 967-69, da copia comunicatagli da Lodo-
vico Caissotti. Dal Muratori dipendono il Terraneo, Tabuh Celto-LigusU I,
ad a. 773, ms. nella biblioteca Nazionale di Torino, e il Migne, PatroL
kt. XCVII (Opera Caroli Magni, I), 997-99, n. i.
E Eugenio De Levis (arch. dell' Economato, Cronaca uchsiast, II) lo
trascrisse « ex arcliivo Apostolici regii Oeconomatus ».
F Pietro Datta (Mon. hisL patr., Chart. I, 21-22, n. 11) lo ripubblicò,
da B, ch'egli reputò essere l'originale.
G Egregiamente, come al solito, ne parlarono von Sickel, Ada Karol.
p. 223, e Mùhlbacher, Rcg, Karol. n. 153, ma non trascrissero il diploma.
Sickel, Ada Karol, K. 21; MOhlbacher, Reg. d. Karol. n. 153.
(C) Carolus gracia Dei rex Francorum, vir inluster, homnibus j^fp^"^"**',
fidelibus nostris. cognuscatis maximum regni nostri augere ere- IÌJSSto^wdm
dimus monumentum, si beneficia oportuna locis sanctorum, vel san"p?"ro«ii!
dreA della Noi
quieti monaclìorum benivola deliberacionem concedimu, ac Do- iea«, fondato
5 mino protegente stabilitate nostri, in Dei nomen, pertinere con-
fidimus. igitur noverit solercia vestra, quia venerabilis vir Fro-
doenus abba nobis soggessit, eo quod monasteriolo in honore
beatorum germanorum apostolorum Petri et Andrei vel ceterorum
sanctorum, quem Abbo condam visus fuit aedificasse in loco
) nuncupante Novalicis, in valle Sigosina, et ibbidem congregacione
monachorum, sub sancta regula sancti Benedicti, seu ceterorum
sanctorum patrum, degentebus, sub cenobit[ali] (•) ordine conlo-
cassent, ubi presenti tempore venerabilis vir Frodoenus abba
preesse videtur, ac nos [to]tidem (**) prò aeternam retribucionem
(a) B ccnobit///// C ccnobitalis E cenobiali Muratori ccnobitali L'una e
l'altra forma era egualmente in uso. Cf. Due an ge-Fahre , II, ^go. (b) In B
fu raschiata la sillaba precedente tidcm, che supplii^ seguendo C ed E e Muratori.
Monumenta Novalicimsia, A.
JO MONUMENTA NO V ALIC lENS I A
beneficium ad ipso sancto loco visi fuimus indulsisse, ut in loca
vel curtis ipsius monasterii, quem iamdictus Abbo quondam, vel
a quibus libet hom[i]nibus (*) Deo amantibus ibidem fuit conlatum,
aut in antea ad ipsum sanctum locum voluerit pietas devina am-
plificare, nullus iudex publicus ad causas audiendum ^\ aut freda 5
undique exaaandum, quoque tempore, non presumat ingredere,
set hoc abba de ipso monasterio una cum congregadone, propter
nomen Domini et reverencia sanaorum, sub integra hemunetate
valeant dominare, statuentes ergo [iubemus] (^), ut neque vos,
fU9 n«Mun giudiet ncque iuniores successoresque vestri, nec nulla publica ^^^ iudiciarìa i
|tu)i|>UtiO POMA tVt*
h iu MM •wiornà potcstas, quoque tempore, in loca, vel curtis, tam in ipsa valle
!llllli'"*iw/'a»bi Sigusina, quam et Brientina, Aquinse, seo in Mauriennati^*>, vel
SmIVu '"itf ' Vuoi ^^ Burgundia, aut ubicumque in regno nostro, ipsius monasterie
Kfiu*V«iu 4i*w aut nostrìs, seu et prìvatorum largitatis munere, ut quod in antea
Au,4iii«Mr*l«iii»«, de cuiuscumque hominibus fuerit additum vel conlatum, ad au- i
noiMhé In Borgo- j% , • • • • j r i i i-l
«Hi, diendas iltercaaoms mgredere, aut freda de quacumque libet
causa, vel hominibus qui ad ipsa casa aspicere videntur(^\
exigere, nec mansionis, aut pascatas, nec fideiussores toUendum,
sei quicqutd exinde, aut de ingenuis^s^, vel de servitutibus pu-
bltds, ceterìs quecumque radonìbus, que sunt infira lods, vel ^
curtis, SCO terminis ipsorum predica monachi conmanentes, vel
ibidem aspìdentes, vel in antea, ausilionte Domino, augmentare
aut adtrahere potuerint, fiscus aut de fireda, vel functionibus un-
dique cumque potuerat sperare, ex nostra indulgentia, prò futura
salute, in luminorìbus ipsius monosterìi per manus agencium :
ipsorum profidad in perpetuum, et quod nos propter sanctum
nomcn Domini et revcrencie^^^ ipsius sancti lod, vel prò anime
nostre nMucdium, seu nostra subsequenti progeniae piena devo-
donc indulsisse, nec regolìs sublimitas, nec cuiu^libet iudidbus
cupidiros retra^are temptent. et ut presens auctoritas, tam pre- :
sentibus ^^\ quom tuturis temporibus, ìaN-ioiaa, aiiuvaate Domino,
I. ACTA. 51
permaniad, manus nostre proprie signavimus, et de anolo nostra
sìggìllavimus.
Signum^*) Caroli gloriosissimi regis.
Itterius recognovi et subscripsi.
5 Data octavo kalendas^^) abriles anno quinto regni nostri,
actum Carisiaco palacio poblico, in Dei nomen.
♦XII.
774 giugno, Pavia.
(Falsificazione).
Fonti. A Falso originale (Arch. di Suto di Torino, Abbadia ddla No-
vaUsa, busta II) di un diploma taciuto dal cronista anonimo e fatto con qualche
ane. Una lacerazione danneggiò la parte superiore del diploma. Il primo
rigo è in « litterae grossae » e tutto il resto in minuscolo. Quest'ultima scrit-
tura porta numerose le traccie del corsivo, ed imita abbastanza bene il carattere
diplomatico in uso fra il secolo x e il seguente. Ma un esame più attento mostra
che il documento è posteriore, poiché 1* imitazione si tradisce nell'incertezza
dei tratti. In qualche lettera sembra di ravvisare una mano cui non era ignoto
il carattere gotico, e che tradisce se stessa, quantunque faccia ogni sforzo per
imitare un carattere antico. Non poco rimarchevole è la circostanza che
il fìilsario, quasi senza eccezione, dove vuole esprimere in nesso la sillaba
«r et » fa uso, non del nesso corsivo &, ma della nota tironiana che per forma
si accosta alla cifra 7. Sicché non solo mi accosto all'opinione di Carlo
Pertz (presso MOhlbacher, Reg. Karol. p. 68, n. 162) che ratcrìbul al se-
colo xn, ma preferisco attribuire questa carta al secolo xni, senza escludere
in modo assoluto la fine del secolo precedente. Tuttavia sull'uso del
segno 7 devo avvertire, ch'esso si trova nel frammento Novaliciense del
commento di anonimo alla Regula s. Benedica, spettante senza dubbio al Se-
colo XI (cf. quanto scrìssi nelle Ricerche sull'antica biblioteca della Novàksa,
Torino, 1894, p. 87). Comparisce anche in un'offersione del 17 aprile 104$ (?)
[Isnardo fa un'offersione al monastero di S. Giusto di Susa], che ci è penre^
nata in un documento, forse originale, o almeno copia del tempo (Arch. di
Stato di Tonno, Abbaila di 5. Giusto di Susa, busta I). Ma nel caso nostro
è un complesso di fatti paleografici, che mi consiglia a portare innanzi l'epoca
della falsificazione. Fra le particolarità paleografiche avverto la i sormon-
(a) In B, spazio lasciato vuoto, perchi destinato alla croce. Muratori pone
qui la croce, ma certo per congettura. Il Batta asserisce che vi è il monogramma,
ma questo e inesatto, come già notò il Vayra. (b) B kld
52 MONUMENTA NO VA LI CIENS I A
tata dalla virgoletta rettilinea. Il falsificatore si studiava bensì di imitare con
cura il minuscolo, ma lo sforzo è più che manifesto, e spesso ne riesce una
vera goffaggine. Pare che dinanzi agli occhi del falsificatore stessero alcune
carte antiche, ch'esso si propose a modelli. Forse usufruì anche del diploma,
814, di Lodovico il Pio, del quale parleremo in appresso. Ma è probabile
che non si servisse di un documento solo; dai diplomi di Carlomanno
verìsimilmente è desunta la croce del « signum 9 di Carlomagno, nonché
l'espressione « Karlo magnus » nella intitolazione. Autentico è certamente
il frammento di sigillo, la cui leggenda è completamente obliterata, mentre
deir imagine si vede la testa imperiale coronata, il busto quasi intero e le due
braccia, delle quali la sinistra impugna il globo imperiale. All'aspetto, il
sigillo si denuncia dell'età enriciana, e più propriamente del periodo di £n-
rico III re ed Enrico IV re (cf. Kaiscrurkundm in Ahhilàungen, fase. II e IV).
Forse sarà stato staccato dal diploma di Enrico IV conservato in originale
alla Novalesa, e ora privo di sigillo. I sigilli di Enrico III variano fra mm. 53
e 75 di diametro, e quelli di Enrico IV fra mm. 56 e 87, secondo la de-
scrizione fattane dal Bresslau {Die Siegd &c. in N. Archiv, VI, 565 sgg.).
Parecchi regesti si leggono sul verso, e tra essi il più antico è della fine
incirca del secolo xiv: « Privilegium Karoli magni imperatoris ». Non manca
un regesto diffuso, contrassegnato con a A[ndreas de] Provanis ann. 1 502 ».
B Copia dei secoli xiv-xv (Arch. di Stato di Torino, Abbadia della
Novalesa, busta II). Il testo è in carattere del secolo xiv (sino a « -iussi-
« mus »), e porta al fine la dichiarazione: « Ita est, facta collatione diligenter
« per me I. Ravaisum ». L'cscatocollo fu aggiunto da mano della fine del
secolo XV incirca. Sul verso due regesti sembrano del secolo xiv : « Copia
a privilegii Kroli (sic) magni imperatoris », « Exemplum privilegii Karoli
ff magni ». Il primo regesto è della mano che trascrisse il testo. La tra-
scrizione è fatta con notevole diligenza, e serve a completare alcune lacune
oggidì lamentate in A.
C II falso diploma di Carlomagno, in tempi recenti, servì di fonda-
mento ai diritti dell'abbazia, dalla quale fu prodotto nei giudizi. Se ne fe-
cero quindi molte copie autentiche, e se ne chiesero parecchie conferme
officiali. Queste numerose trascrizioni non hanno che un valore molto me-
diocre, e basterà quindi intorno ad esse un cenno fuggevole. Notiamo
adunque: i) Copia 27 aprile 1444, trascritta da Vincenzo Sesterio notaio di
Susa addì 14 novembre 1448, e a noi pervenuta (Arch. di Stato di Torino,
Abbaiata della Novalesa, busta II) in copia contemporanea non autentica. Il
Consiglio cismontano fa noto che il priore e il convento di S. Pietro della
Novalesa gli presentarono alcuni privilegi « tam ìmperialia, quam alia parte »,
integri, muniti di sigilli, e non sospetti. Dopo di questo preambolo segue
la trascrizione dei seguenti documenti: a) diploma (falso) di Carlomagno,
Pavia, anno 474 (iic); p) donazione (falsa) della contessa Adelaide, anno 1039;
Y) donazione di Uberto conte di Moriana, anno 1093; 8) donazione di Tom-
I. ACTA. S3
maso conte di Moriana, anno 1204; •) conferma di Amedeo (IV) conte di
Savoia, anno 1333. Segue Tautenticazione del notaio « magister Petrus de
«Camera», Torino,- 27 aprile 1444. 2) Due copie del 20 gennaio 1468
(Arch. e loc. cit, busta II), nelle quali sta aggiunta la conferma data dal
duca Amedeo (IX, il beato) in data di Pinerolo, 20 novembre 1466. 3) Altra
trascrizione colla data del 20 gennaio 1468 (Arch. cit. Abba:(ia della Novahsa,
parte « da ordinare d, busta LXVII) coi soliti diplomi di Carlomagno, Ade-
laide, Uberto &c. In fogli separati, le conferme originali di Carlo duca di
Savoia, 15 dicembre 1484, della duchessa Bianca, 25 agosto 1490, del duca
Filippo, IO maggio 1496, del duca Filiberto, 17 febbraio 1498, e del duca
Carlo II, 29 ottobre 1505. 4) Copia 1493 (Arch. e loc. cit., busta II) dei
soliti diplomi di Carlomagno, Adelaide, Uberto &c., fino alla conferma della
duchessa Bianca, 1490. 5) Trascrizione in data 27 gennaio 1468, coi soliti
diplomi di Carlomagno, Adelaide, Uberto &c. Pendevano quattro sigilli. Uni-
sconsi separatamente le conferme di Bianca &c., e specialmente vari diplomi
di Emanuele Filiberto. 6) Altra trascrizione del 27 gennaio 1468, coi soliti
diplomi di Carlomagno &c. Pende il sigillo in cera lacca (« [S. Amajdei
«ducis Sabaudie»), chiuso in cassetta di legno. 7) Addi 15 luglio 1586 il
Senato di Carlo Emanuele (I) curò la ratifìcazione e la trascrizione dei pri-
vilegi. Di tale trascrizione ci sono pervenuti var} esemplari. Il più impor-
tante è quello datoci da un fascicolo in carattere del secolo xvi (arch.
deir Economato di Torino, Cronaca ecclesiastica, documenti e storia di abbazie del
Piemonte, busta II), dove il diploma falso di Carlomagno è privo di escato-
coUo, che invece fu aggiunto in seguito all'atto 27 gennaio 1468. Una copia
relativamente tarda trovasi in un volume di cause del 1607 (Arch. di Stato,
Abbadia della Novalesa, busta XLVII), ed altra, presso a poco contemporanea,
manca di ogni indicazione cronologica (neir arch. dell'Economato, Cronaca
tcclesiastica, busta II); un'altra del 173 1, firmata «Rinaldi», ed eseguita per
ragione di causa civile, s'intitola oc Copia de' privilegii della giurisditione
« de Novalesa e Venaus » (Arch. di Stato, Abbadia della Novalesa, busta I).
Vi si contengono i soliti documenti, fino alla conferma di Amedeo (IX)
del 1466, oltre a vari atti di Emanuele Filiberto o de' suoi tempi. 8) Qui
si aggiunge la notizia di un'altra trascrizione simile alle precedenti, e con-
tenente i documenti di conferma sino al 1567 almeno; questa fu rinvenuta
in Susa nel 1755, e, dopo un esame fattone presso l'archivio di Corte di
Torino, fu depositata presso l'archivio governativo di Susa, donde recen-
temente scomparve. Di ciò tenne parola il eh. barone G. Claretta, StdU,
peripe'^ie occorse a documenti spettanti al monastero della Novalesa, nel giornale
V Indipendente, Susa, 4 settembre 1892.
D Ben poco valore possono avere ormai, per la crìtica del testo, le tra-
scrizioni e le stampe di tarda età. L'Ughelli, Italia sacra, i" ed. IV, 1427,
e 2* ed. IV, 1023-24, lo diede «ab autentico exemplari». Dalia prima edi-
zione lo riprodusse il Le Cointe, Ann, eccles. Fr ancor. (Parisiis, 1676, VI,
4ì4)t cIk Io accocnpigiij tao aa oiùdo coamaxa, (fi cui parlernoo. Senza
dtuione di l'onte Io pubblicano A. EteLUi Cbosa, op. eh. Snpplem. pp. 4-6,
e RocREX, op. cil. pp. 6S-71- B. Bioako, 1711, non ne curò U inserzione
nella xoa raccolti; donde si pnò jt^^oìic ch'ali n fosse accorto dell* sua
filtill. Dal Della Chiesa e Jall'Ugheliì (1' ai.) io Iraxcriw G. T. Tet-
BAHEO, Op. ctt. ToL I. E. De Levh io una itdle sue copie del Cbroniicti
Novatiiienit lo ttatcrìve togUcniiolo dal pseudorìginale, con sigillo, allora esi-
stente nell'ucbivici dell' Ecmomato; ma non lo fa seguire da osservaiionc
alcuna. P. Datta {.Mch. kùL ^r , Otvt. I, i}-S4), lo ristampa, dicendo
di servitsi dell' • originale ■, ma in nota ricorda che il Marauni, al qoale
sembra accosursi, ne avea pona io dabbio l'iuteaiiciti ; egli peri lo attrìbniice
air874, avendo letto quest'anno nella daiatione. U MitHLULCiieR ginstamente
sostiene che t pcrfenameote falso senza alcmi tipo genuino ; non convengo
peraltro con Ini dove afierma che il cronista Novaliciense ne fece UM.
È inutile ogni discorso a provare falso il presente documento, poiché ule
si manifesta con piena cridenxa, sia per i suoi caratteri paleografici, sia
per la imperfezione colla quale si ripeterono le formole diplomatiche. Essa
sembra citato nel diploma della contessa Adelaide, 10)9; ma questo fatto, se
pur fosse accertato, poco d gioverri>be, iranandosi di un altro documento apo-
crifa. È vero peraltro che il diploma di Adelaide ticorda appena vagamente
il diritto stradate provenuto all'ablmia • ex dono domni Karolì serenissimi
«imperaiorìs »; dalle quali parole non siamo autorìziatì a credere che vi si
alluda proprio al diploma presente. B neppure quanto segue sul niontc Ce-
nbio, sulla fonte Varcìnisca Ac. basta a chiarire nel senso predetto quella
testimonianza. Pare poi che sia stato, in parte almeno, desunto dal diploma
del conte Uberto, loqi, pervenutoci in copia del secolo xiv, confermato dal
conte Tommaso, 1204, e da Amedeo IV, ii;;. Infatti alcune frasi del nostro
documetito (n loiam Novaliciensem vallem ... a desensu collii qui est . . . usque
■ ad fontem Varciniscam ») k- troviamo nel diploma dei loiJi. Ancora vuoisi
avvertire che questo ultimo documento, che potrebbe anche essere interpo-
lato, ha siretta relazione col falso diploma dì Adelude, nel quale pure si ri-
corda la fonte Varcìnisca, La falsifìcailone del diploma dì Adelaide à presso
a poco contL'mporanea a quella del diploma di Carlomagno, quantunque
non si possa negare che l'aspetto pakogta6co ce lo farebbe attribuire alla
fine del secolo xti. Se fosse provato che tale diploma di Adelaide accenna
al presente, co! l'espressione testé esaminata, dovremmo far risalire quest'ultimo
ad epoca anteriore al primo, quantunque la paleografìa sembri indicare l'oppo-
sto. Siccome peraltro quella ipotesi è lutt'attro che provata, cosi finora sem-
brano preferibili i criteri paleografici. Vedremo poi un indillo che sembra
Ear ritardare a dopo il tjj} la falsificazione del diploma di Carlomagno.
La falsiti del nostro documento fu riconosciuta forse per la prima volta dal
Lb Coihte (op. cit. pp. 434-36), nel 1676, il quale nega l'esistenza di Claudio
I. ACTA.
varavo di Torino a quel lempo. Impugna la n tilulatio a, la d»u, U pre-
Kou di Evasio vescovo di Atti, e riconosce un anacronismo □cU'cseuzìotie
del monastero da ogni altra dipendenza, che non sia V imperiale. Fra Doi si
(omindò ad impugnare il documento dagli eruditi del secolo scorso. Spet-
tino al 1750 incirca due trascrizioni del diploma di Carlomagno coll'aggiunta
i DÌ$:
onfir
favo
oli Magn
ali-
stratur (Arch. di Stato di Torino,
Uè due trascrizioni, la delta didascalia
i. D. Grassy parodio S. Mar-
na nota pare attribuire questo lavoro
na in forma anonima, della medesima
ciensis fabulosam esse dem
M. d. Noi'oUsa, busta XIV). Io un:
procede ancora co«l : ab admodur
lini Postae C?) in Sabaudla.
diico al]*anno 1729. Un'altra copia
Disserlatlo leggesi in calce ad altri trascrizione del contrastato diploma
(Arch. e loc. cit., busta II), annessa ora al falso originale e alla suit più an-
Dci copia. La dissertazione impugna la intitolazione, il ricordo di Ugo e dì
Lodovico, l'assurda «iussion pontificia, il titolo d'imperatore assunto prima
del tempo da Carlomaj^no, la presenza di Claudio vescovo di Torino, e ter-
raioa cosi: « ei quibus omnibus satis abunde constat hoc monumcntum meram
• putidamque fabulam esse a quodam impfrìto in gratiam Novaliciensis ab-
■ bitiie condctam u. Una lunga, erudita e penetrativa dissertazione contro
l'iotenlicilà del diploma scrisse s giovane b ancora G. T. Tekraneo, io let-
tera (non datata) all'jvv. Francesco Ribolet, e fu da lui inserta nel suo Tabu-
lurium ciL voi. I ; una copia, di mano di C. Cazzerà, trovasi fra i ManoicHUi
dell'Accademia delle scienze dì Torino, serie E (verde), mazzo V, fase. 28.
Ne critica la formoli invocatoria, che trova propria de' « tempi di Carlo
• Crasso », la titolazione, il nome di « Carlo n, il soprannome di ■ magnus u,
i titoli da luì assunti, l'epiteto di « consanguineo » dato a Frodoino, desunto
di uaa interpretazione probabilmente inesatta di un p.isso del Cbronicou, il
Unno sul supposto suo figlio Ugonc, la data &c. 11 passo poi concernente
i luoghi donati (a totam Novaliciensem vai 1 era u &c,) fii esaminato da un
woniiDO (Arch. e loc. cit, busta LVIll), il quale dice che essi furono iran-
quillaniente posseduti dall'abbazia sino al 1773, e cita alcuni documenti (atto
del 1 agosto 1279; per questo cf le mie Kkcrcbi cit. pp. 183-88; e const-
goaraenti 19 marzo 1456 e If agosto 1495) dai quali emerge il possesso
efieitivo, da parte dell'abbazia, di quei siti, i quali comprendono Novalcsa,
Vcoaus E Ferriera. La data del 1773 non corrisponde certo alla compilazione
itila dissertazione del Terraneo, il quale era morto nel 1771; avendo egli
scritto quel lavoro in giovane età, ed essendo nato nel 1714.
Il Terraneo, siccome dicemmo, cerca di dimostrare che il diploma dì
Catlomagno è posteriore al ChranUon. Prima di prendere in diretta conside-
tiiione il suo argomento ò conveniente avvenire alcune relazioni toponoma-
stiche esistenti fra il falso diploma ed il Cbrotticon. Il falso diploma dice che
CirioRiagno donò s curtem Gabìanam cum mille mansis ad ipsatn pertinen-
J^ MONUMENTA NO VA LIC lENS I A
<c tibus ». Quel passo è una modificazione di questo del Chronicon (lib. in,
cap. 14 al fine) : «in Italia cortem magnam nomine Gabianam, ubi cum apen-
« dices suae erant mansos mille », in cui si hanno formole più antiche. Il
falso diploma parla dei doni « in partibus Francie » e ce in Italia », e il cro-
nista (lib. ni, cap. 25) dice che Carlomagno, per amore di suo figlio Ugo
e di Frodoino, concesse « cortes in Italia seu in regno Francorum atque
<c Burgundionum ». Secondo il £ilsario, Carlomagno regalò ancora « vallem
« Bardoniscam cum castro Bardino », a preghiera dei figli Lodovico e Ugo ;
e il cronista (alludendo al diploma accennato da Lotario I, io ottobre 845)
dice che Lodovico, insieme col padre Carlo, donò «e vallem Bardiniscam cum
« castro Bardino ». Anche il cenno sulla corte Arva a Liana, nel territorio
di Maurienne, è tolto dal medesimo luogo del cronista (lib. in, cap. 26);
da altro passo del Chronicon (lib. ni, cap. 30) dipende il cenno sulla dipen-
denza del monastero di S. Medardo da quello della Novalesa. In tutti questi
passi è evidente che il falsario usufruì delle notizie del cronista, senza esa-
minare se nella mente del medesimo dipendessero da uno o più documenti ;
e oltre a ciò ne ripulì lo stile.
Il cronista (lib. in, cap. 2) pone sotto il regno di Liutprando un sant* Evasio
vescovo di Asti, errore che si può spiegare facilmente. Ci è pervenuto un
diploma in lamina di piombo, indubitatamente apocrifo, e composto fra il
cadere del secolo xii e il principio del xm (cf. quanto ne dissi in Appunti
suUa storia di Asti, Venezia, 1891-92, p. 74 sgg.), ma avente per base un
documento antico. Quel documento è dato al « beato Evasio », che doveasi
intendere per il patrono e rappresentante della chiesa di Asti. Il falsario
avendo trovato questo nome nel Chronicon, per rendere più solenne il diploma
da lui composto, lo associò al nome di Claudio vescovo di Torino, che gli
era noto forse dal placito del maggio 827, e che di certo trovava nel Chro-
nicon stesso (lib. m, cap. 18), le cui parole egli aveva indubitatamente sot-
t'occhio. II falsario credette desumere la data dal diploma genuino inserto
nel Chronicon dopo la fine del v libro, ma commise un errore curioso,
poiché confuse la data di quel diploma, con quella delFapparizionc della
cometa, avvenuta secondo il cronista a anno ab incarnatione domini nostri
« lesu Christi .dccclxxiiii., indict. .111., mense iunii, feria .vi. ». Venendo
ora al Terraneo, egli trova che giammai Carlomagno appellò Frodoino suo
<c consanguineo » ; tale denominazione messa innanzi dal falsario dipende dal
Chronicon, lib. in, capp. i e 2, secondo il quale quell'abbate era figlio di Ma-
gafredo, il quale, « ut nonnulli tradunt, lineam consanguinitatis ab ipsis
« regibus Francorum priscis traxisse temporibus », locchè ad ogni modo è
ben altra cosa. Insomma tutto ci conduce a conchiudere che il Chronicon
fu tra le fonti del falso diploma, e non viceversa.
Il Terraneo trascrive dall'opera ora perduta di mons. Della Chiesa una
lunga serie di « adnotationes ineditae » ad interpretazione di parole e formole
usate in questo diploma.
I. ACTA. 57
H nostro documento venne falsificato per isvolgere il contenuto del testa-
mento di Abbone, e quindi per assicurare il dominio dell'abbazia su Venaus,
Novalesa, Ferrera &c., su tutta la valle al settentrione di <c Lostad » (regione
che comincia alla Brunetta, cioè a dire in prossimità di Susa), ed ha quindi
relazione col falso diploma, 1039, di Adelaide ; fu adoperato più volte nelle
controversie di natura giuridica. Gli « uomini » di Novalesa, Venaus, Ferrera,
Bard (luogo sopra un monte che sovrasta all'abbazia) &c. addì 22 febbraio 1322
prestarono a fidelitatis homagium » a Lantelmo priore della Novalesa, con
nn documento (arch. e loc. cit., busta V) dal quale estraggo : a domino
cNovaliciensi priori, cui de iure et antiquata et approbata consuetudine,
flargitione et concessione serenissimi Karoli magni et domine Adelasie et
csuccessorum suorum et confìrmatione dominorum comitum Sabaudie sunt
f submissi ». Gli stessi a uomini » ripeterono V identico giuramento il 30 mag-
gio 1336 (ivi, ibid.), ricordando le disposizioni «serenissimi Karoli magni im-
cperatoris et antecessorum et successorum eius ». AI principio del secolo xiv
qaindi il documento, non solo esisteva, ma era accettato per autentico. Nella
conferma dei privilegi dell'abbazia fatta addì 21 maggio 1233 (l'originale si
conserva] presso l'arch. e loc. cit., busta III), Amedeo IV ricorda (come
avviene nelle conferme anteriori, sino da quella del conte Uberto, io mag-
gio 1093) la conferma di Adelaide, ma non quella di Carlomagno. C'è quindi
a dubitare che in detto anno il falso diploma non fosse stato ancora com-
posto. Trattasi, ben s'intende, di un dubbio, non di cosa provata.
SiCKELfAciaKaroL Acta spuria, p.425 ; Mùhlbacher, Reg.d.Karohn, 162.
• In nomine sanae et individue Trinitatis. ego Karlo Magnus Cttionumo, p*-
• . . ° ° tristo dei Romani,
divina illustrante clemencia, honore regni et Romanorum patri- * petwone dei tuo
*^ * consenguineo Pro-
datu predignus, Consilio ; domni apostolici prò Dei amore et re- ^So uVLóS*c5"
medio illustrissimi patris et matris nostre (•) ac propter peticionem
5 domni consanguinei nostri Frodoini Novaliciensis abbatis et Ugonis
filii nostri eiusdem cenobii monachi ipsi monaster[io](^), in honore
beatissimorum apostolorum Petri et Pauli et Andréé constructo, fon/«nna i pnM-
^ ' legi concessi é1
omnes terras et proprietates, unde domnus Abbo patricius eam SoJiVw^'da "*!"*
ecclcsiam ditaverat, cum [ojmni^^) integritate et pertinenciis, sicut prop*n^*^adie p1J|
.. Ali • ••• . «T^... . pino e I possessi
IO per precepta ipsius Abboms patricu et patns nostri Pipini perti- In queiu contide
nere videntur, corroboramus et penitus confirmamus, terciam vi-
delicet partem Secusine vallis, cum lercia parte districti, tam in
|m[o]ntibus (**>, quam in planiciis et aquis, et totum Lcstadium, a
• —
(a) A nr//// (b) A monastcr///// Antiche trascrizioni monasterio (e) A ////ni
Antiche trascrizioni omni (d) A m////tibus Antiche trascrizioni montibus
Monumenta Novaliciensia. 4*
#.1 j ::#:eit
-^ 11
^ fiiTt-TT ?JC3rfipRTT? 2
jlirc c//?/>v*jf-i^,i//r»^^, r*{ -; ..^^; vr: piede
Mttét/M ^Mfhttt ìt0ftft0 m*t4t^*'»\t 4m m4tn^ mnti<* £ ridetta « ^:ls r/x^x .v# *im,auTZ4 m-
^ÌHhl0 tft f^Mf^ft ^fim*hvt. f$ /)'ij A lift antiche trAier igieni CZJi {i} In A U
0iHfé tk0 f^tt t4 ftrfft'iHHti in44<ml0 ntlU n»U prt cedente, mutò U fewm^zims Uttrr* m e
I. ACTA. 59
vel inmobilibus, terris, vineis scili cet et campis, silvis, pratis,
pascuis, aquisy aquarumque decursibus, molendinis, piscacionibus,
ripis, abitacionibus, edificiis, ecclesiis, castellis, villis, servis, an-
dllis, aldionibus et aldiadis» auctoritate doinni pape, cuius ius-
J sione hec fecimus, prorsus corroboramus et confirmamus. in-
super edam prò anime nostre salute, eiusdem cenobii perpetua
tran[qu]illitate (•) volumus, adque nostra imperiali actoritate C**>
precipimus, hac quoque preceptali pagina corroboramus, quatenus
prelibatum cenobium nulli de [c]e[t]ero (*\ nisi nostre dicioni
IO subiaceat solummodo et successorum nostrorum, et ab omni
archiepiscoporum, episcoporum, ducum, comitum, marchionum
ceterorumque hominum dominio liberum et absolutum perma-
Dcat, nec ullo tempore cuiquam successorum n[ostrorum] (**) pre-
nommatum cenobium, vel que ad ipsum pertinere videntur, hac
^ preceptali pagina, seu quolibet scripto, alieni persone tradere, vel
in ben[e]ficium (*) concedere liceat, set omni tempore imperatorie
sit tantummodo potestati s[ubie]ctum (^\ precipientes itaque
iubemus, et hac nostra corroboracione firmamus [ut nu]llus(«) dux,
archiepiscopus, episcopus, marchio, comes, vicecomes, gastaldio,
20 nuUa regni nostri magna parvaque [persona] (**^ de omnibus que
ad iamdictum monasterium per h[e]c (') precepta, vel alia scripta
seu alio modo pertinere videntur, vel de districto ipsius mona-
sterii, sicut in aliis preceptis abetur^''^, inquietare, vel molestare,
vel devestire sacratissimum iam dictum locum aliquo ingenio pre-
^5 sumat. si quis [igitur] ^^^ huius nostre confirmacionis et largitatis
preceptum rumpere presumserit, sciat se compositurum auri obtimì
libras mille, medietatem camere nostre et medietatem iamdicto
cenobio suisque rectoribus. quod ut luce clarius credatur et omni
(a) A tr2n//////illitate B tranquillìute AUrt antiche trascrizioni tranqaillitate
0 tnnquilitatc (b) B auctoritate (e) A ////e/////ero B cetero Altri antiche
traseriiioni cetero o cettcro (d) A n//////////////// Antiche trascrizioni nost^oram
[t) A e B benfìcium Altre antiche trascrizioni beneffidnm^ beneficium (f) A
*lllll//ctam B e altre antiche trascrizioni subiectum (g) A //////////llus B ed
altre antiche trascrizioni ut nullus (h) Parola accidentalmente omessa in A, ristahi-
ìiia in una copia del sec. xvn, (i) A UIIHU B e altre antiche trascrizioni hec
(k) Parola in A aggiunta interlinearmente, ma obliterata e quindi tralasciata in B e in
oltre antiche trascrizioni. (1) Questa parola pare suggerita dal senso.
tempore inviolatum conservetur, manu propria roborantes, sigillo
nostro signari iussimus.
Signum ^ Karoli magni g!oriosi[ssi]uii'"' regis.
^ Ego Maldanarius Karoli magni notariiis cognovi et [sub]-
scripsi.
^ Signum Evasius''"' episcopi Astensìs.
Ego Evrardus magni Karoli cancellarius cognovi et subscripsi.
Signum ^ Anrici''^ archiepiscopi.
Signum ^ VitgariiW episcopi.
Claudius episcopus Taurìnensis cognovi et subscripsi
Ego Romualdus coDies cognovi et subscripsi.
SigQuoj ^ Glarinci archiepiscopi.
(S)
Ego Rìsparlus comes cognovi et subscripsi.
Ego AchineriusW comes cognovi,
Boso comes cognovi.
Data Ticinensi palacio, anno ab incarnacione
.D.cc.LXxiiii. C indicione .vi., mense iunii, feria .vi.
.si.
1
Dòmini
779 maggio 23.
Fonti. Unica fonte è il Chrcnkcn, dove il diploma è trajcritto subilo
dopo la fine del libro v. Il documento vi è trascritto interamente, iranae
l'BactuniB. Di qui dipendono tutte le edizioni: Muratori, Antìq. JtalVl,
971-7) (= G. T. Terraneo, op. c!t. I, a. 779); C. Conbetti, Moh. bisU
patr.. Script. Ul, 78; L. Bethmasn, Mub. Geem. bìst., Script. VII, 121; un
esiraito pnsao Boucluet, RuuiU det ìmtar. dei Gaults, Paris, 17+4, V, 744,
(1) A gloriosiml B i altri antiche trascrizioni glotiosiuimi (bj In A la s finali
lénhra lavala, cosi chi avemmo Euasiu, faJJ'uK/ma asta dtHa a alquanta ehlUirata, UccH
puri ehi situi valuto ridarrt qutila parola a Eùiuiì B Euasini Aliti anKcbt itucri-
\ioni Enuini (e) B t altre antichi Irascri-^ioni Henricì (d) B Vngui AUrt'
antichi Iraicritfiini Vuguii o^Hungatì (e) B i allre auUcbt (i-aiCfiiimii arehinerim- —
(f) A dapprima avna dni (mi ihu xpi?) .D.c.c.ctxxiiii. Pai H prima nana n IrvAr^j
rana It parole nri ihu »pi (dilli quali unii non jobo pinanunlt sicuro} i a riimpiirt Io'
spa^a li Iraiperli la »; (i soppresse farsi allora anche l'ultima e, cht rituali jiiMt-
thlitirala, casi che la liHura divenne .n.c.c.tsxiui., e perdi il più sj
Uste ittfaili .DCCLxxntjio. Ma l-ahUteravane della lir^a e non t ei
I. ACTA. él
n. 48 (alla medesima pagina dello stesso volume nella seconda edizione,
BouauET-DELiSLE, Parls, 1869). Dal lato diplomatico lo esaminò il Sickel,
Witncr SitT^ungsber, XLVII, 227 e Urkundtnìehre, n. 133. Le note cronolo-
giche, che nelle vecchie edizioni oscillano, sono realmente quali le danno il
Bethmann e il Combetti: « anno xi™o et v*° ». Per il testo rimando all^edi-
zione del Chronicon,
SiCKEL, Acta Karol. K 72; Mùhlbacher, Reg, d. KaroL n. 216.
Carlomagno re dei Franchi e dei Longobardi e patrizio dei
Romani, accogliendo la preghiera fattagliene dall'abbate Frodoino,
conferma in favore del monastero dei Ss. Pietro ed Andrea della
Novalesa i diplomi concessi dai re precedenti e specialmente da
suo padre Pippino, il quale concesse integra immunità al mo-
nastero, vietando ad ogni pubblico giudice di chiamare in giu-
dizio gli ingenui ed i servi del monastero, o imporre contri-
buzioni ai medesimi.
xml.
Circa 780?
Fonti. Nel giudicato dì Bosone, 8 maggio 827, citasi, fra parecchi
altri documenti, anche Toffersione di Unnone.
Unnone, figlio di Dionisio, offre al monastero della Novalesa
i suoi beni situati in Oulx.
XV.
799?
Fonti. Il testo del giudicato andò perduto, ma è riassunto nel giudi-
cato del maggio 827. Quanto alla data, questo soltanto si può stabilire che
essa è anteriore alla' coronazione di Carlomagno. V. Krause (Gesch, des
Imtilutes der missi dominici in Mitth, des Inst. fùr dsterr. Gcschichtsforschung,
XI [1890], 260, n. 30) lo attribuisce al 799.
Wiberto ed Ardione messi di re Carlomagno siedono in giu-
dizio, insieme con Andrea vescovo (di Torino) (0. Loro si pre-
(i) Di questo vescovo Andrea nul- sede di Torino; cf. F. Savio, Gli an-
r altro sappiamo, e solo per legit- tichi vescovi di Torino, Torino, 1887,
urna congettura lo ascriviamo alla pp. 29-30.
6t MOMDHENTA NOVALtCIBNSIA
sentano Unoone figlio di Diooisto e due nKXud dd monaatero
Nonlidcoie, al qnale Uimooe ara ofièrto tnno fl suo; esà Tcn-
gtmo per (fifendeiB contro! ■manenti* diOnlx, iqoaliiifiiitavano
di «SCTTÌre sotto coodizìooe*, addocendo una «carta dì libertà»
toro concessa dal predetto Dionisio. Siccome questa caru eiia
cadntt ndUa prescrizione trenieiuiaria, cod il gindiao viene pco-
nanp^TA in inott di Unnone e dd mmastera.
XVL
8io aprile [Comiana].
Fonti. A L'ori^nale indo pentao. Man ksdue £ tè altra tracda
che la co|ria Manente.
B Copta (Ardi, di Stato d[ Tordo, Mmo) sa permeila, in carattere
ndmuado del aecolo ai, che in qoaldw ncsio e nella fbcma di qualche letUn
ricorda U comro in coi era acrìtto rorig^nale (noto i neaii cornvi loliti ; ti,
d, ter, la a eorrifa, e la q tagliata per aqooda); giova psahro notare che
aicone tnccie £ aoAfO tk reggono andic od regeno mi «no, efac anal-
mente poMono cooriderani come tcotatìn d* imitare il carattere più antico. Lo
■fono fatto per riprodurre il cuattere antico t patente, quantunque soltanto
ben di raro lo scopo ria stato raggiunto. Le uhinK aste ddla m e ddla n
sono rivolte a destri, e ciò conferma l'eti che abbiamo attribuita a questo
documento. Le sottoserìiioni, al fine, sono tutte della mano che scrisse anche
il testo, e questo fatto sarebbe sufficiente ad escludere ch'esso sia originale.
Non k poi neanche un falso originale, maacaudo l'inteniione di riprodurre
tal quale il carattere del principio del secolo iic; se si trattasse di una falrifi-
cazione, si sarebbe tentato almeno di variare i caratteii nelle sottoscrìiioni.
L'autentidtA poi del documento non soltanto si desume dal suo contenuto
(cf. la dissertatone di L. Provana, che citeremo al $ C) e dalla convenìeoia
delle fotmole, ma risulta ancora dagli errori del copista, &cilmente spiegabili,
quando si supponga un esemplare corsivo. Sul verta trovansi i regesti.
L'amanuense del documento, vi scrisse: ■ Cartula quam fedi Teutcarius ala-
«maimus SancU Petrì Movalìctensis coenobii de villa Quomoviana tempore
■ Frodoini abbatìs ». Un'altra mano del tempo ripeti le sette ultime parole,
scrivendo peraltro « comoviana ■, Non manca un regesto di Pietro d'Alia-
vardo, che giudicò il documento come una conferma di un dono fatto ■ per
«Pipinum patricium et Carolum Magnum »; chiudesi al solilo: «A. de
■ Provani), de anno ijoi*. Similmente, nell'inventario 1512. Cf le mie
Rietrcht sufftmiica bOtVol. &c. p. 120.
I. ACTA. 6s
C Citato dal Rochez, op. cit. p. 67, che lo riguardò come autentico,
questo documento fu pubblicato da P. Datta (Mon. hisLpatr,, Chari, I, 29-30,
n. 15 = A. Bertolotti, Cumiana; noti:^ie storiche^ Firenze, 1879, pp. 16-17,
in pane). Un brano ne pubblicò in facsimile, colla relativa accurata trascri-
zione, P. Vayra (// museo storico di Casa Savoia, Torino, 1880, p. 305, e
tavola; ovvero Curiosità di storia subalp. IV, 562), che l'ebbe per originale.
Koovamente dalla pergamena, e .per intero stampò questo documento L. Pro-
vana (La donai^oru di Teutcario in Misceli, di storia italiana, Torino, 1885,
ser. II, IX, 243-44), che lo accompagnò con una eruditissima illustrazione
storico-topografica.
^ In nomine (•> Domini, regnantes domni nostri Karolo et Teotc«rio ti
Pipmo excellentissimi^**) reges hic in Etalia annis regni eorum Jj^^l xin"
tregesimo septimo et anno tregesimo, mense abrile, indicione d?Kovd^.^ov
teraa teliciter. sapiencia hommum m Dei timore laudatur, qua- qiumto poMkae
5 litter dum advixerit homo in hoc segulum bonis agendis operibus LMouegroMoi
in fiitunim sibi premium reponeat. ideo qui ego Teutcario ala- «•«■•
mannOy qui sum abitator hic in finibus Taurina et in villa qui
dicitur Quomoviana ('), considerante me Dei omnipotentis mi-
sericordiam et prò remedium anime mpf, vel de coniuge mea
IO Ricarda, ad presenti die indico, firmo et concaedo (*> et per ista
cartula trado in aecclesia sancti Petri, qui est constructam in
monasterium Novalicio, ubi venerabilis vir (**) Frodoino abbas esse
videtur terridoriam vel rebus meis, quam abere videor in fundus
vigo Quomoviana, tum casas cum edificiis, fundamentis, campis et
15 pratis, vineis, silvis^*), pomiferis, pascuis, exidois^O, cultum et
incultum, tam res massarecialis, quam et domnegalis, seu sortes
in munte, vel plano, quam et in alpe, de quantum ad manu mea
visus sum abere in fine Comovianasca, de Monte Grosso (*> usque
ad petram Biciatis^'), ex integro in ipsum sanctum et venera-
ci) B nm che può anche sciogliersi in nomen (b) B precell. La correzione
*on è tuttavia onninamente necessaria, (e) B concedo, dove il nesso s pub aversi
come corrispondente alla semplice e. (d) B ubi uobis (e) B seluis corretto di
prima mano in siluis (f) Cosi B. Forse: essedis^ exedis
(i) Cumiana. (3) Il nome topografico « petra
(2) Montegrosso, casolare tuttora esi- « Biciatis », non ignoto anche al te-
stente. C£ L. Provana, op. cit. p. 248. staraento di Abbone, viene da L. Pro-
64 MONUMENTA NO VALICIENS I A
bilem locum trado in potestate, et, ut super dixi, ad presenti die
in anteaC*), prò remedio anime nostre, ut in futurumC**) nobis do-
minus Deus bona retribuat tantum, et quia ad me semel faaum
est, pronam et spontanea bona voluntate mea feci, volo ut in
antea hunc factum meum omni in tempore qualiter superius indi- 5
gavi firmis et stavilis permaneat, ut nec quod ego Teutcario, nec
meis heredes de admodum^*) contra huius cartula iudigati meo
ire teraptare nullo modoW debeamus. et si exinde egerimus
antiquem^*) velie indice veteremus victos recedamus. ^^
Signum^manus Teutcario, qui hanc cartola iudicadi seu i(
ofersione scrivere rogavit et relectum est.
^ Ego luvena presbyter (») rogatus ad Teudecario in hac
cartula manu mea subscripsi.
^ Ego Fredegauso presbyter («) rogatus ad Teudecario in hac
cartula manu mea subscrìpsi. ij
^ Ego Mauro clericus, germanus luvenale sacerdote, rogatus
ad Teudecarius in hac cartula manu mea subscrìpsi.
^ Ego Aynfredus rogatus ad Teudecario manu mea per teste
meae^**) scripsi.
Signum ^ manus Rx)tari alamanno teste. 2C
^ Ego Petro notarius rogatus ad Teudecario hanc cartulam
scripsi et subscrìpsi.
(a) B uel usa La differenza fra questa frase e in antea è assai minore di quanto
sembra, se pensiamo al nesso corsivo an , ed alla forma corsiva della a (aperta). (b) L'ama-
nuense B aveva dapprima scritto d per X, e poi corresse il suo proprio errore, (e) B
admod colla d prolungata inferiormente e tagliata. (d) Dapprima B aveva scrìtto : uUo,
cui poi prepose n per dare luogo a nullo coli' aggiunta di modo (e) Kon è proprio
di sicura lettura la e (f) Queste ultime parole racchiudono parecchi errori. Dal
lato paleografico non e impossibile questa restitu\ione : - egerimus ante quemlibet iu-
dicem tunc nos victos recedamus (g) B prb che può anche sciogliersi presbiter
(h) B mcae , dove si avverta che il nesso x si usò scrivere per la semplice e .
VANA, op. cit. p. 255, identificato con Sangone, situato precisamente sopra
« rupe del Besso », colle della catena il « Gran Dubbione », a non grande
divisoria tra le valli del Chisone e del distanza da Giaveno.
I. ACTA. 6s
XVII.
800-814 circa?, Pavia, palazzo regio.
Fonti. Il testo del documento è andato perduto, e viene appena accen-
nato nel placito del maggio 827.
Alla presenza di tre scabini agitasi una lite tra Frodoino, abbate
della Novalesa, ed alcuni « consorti » (di Oulx).
XVIII.
801-814.
Fonti. Il testamento di Abbone (vedi sopra doc. 11) è preceduto dal
diploma di conferma dato da Carlomagno. La notizia che sopra di questa
conferma abbiamo dal Chronicon Novaliciense (lib. in, cap. 17), dipende sol-
tanto dal diploma stesso, che il cronista vide o neiroriginale, o almeno in
una copia diversa e più antica di quella a noi pervenuta. Riportammo il testo,
per quanto ci fu tramandato, in una col testamento di Abbone; v. sopra
pp. 18-19. Il Mabillon (De re diplom,y Lut. Paris. 1709, p. 507) lo credette
dell'a. 805 ; sulle sue traccie procedettero il Muratori, Rer. Il, Script, II, 2,
744-45, e il Terraneo, op. cit. I. Dal Mabillon lo riferisce il BouauET,
op. cit. V, 770, n. 90, da cui dipende il Migne, Patrol. lai.. Opera Caroli
Magni, I, 1035, "• 23. Il documento è autentico, ma evidentemente ritoc-
cato, e privato dall'escatocollo; cf. Sickel, UrJcundenhhre, pp. 129 e 200, n. 8;
FiCKER, Urkundenlehre, I, 307-312; Muhlbacher, Reg. d. Karoh n. 476.
Sickel, Ada Karol. K 246; Muhlbacher, op. cit. n. 476.
Carlomagno, esaudendo la preghiera che Frodoino abbate della
Novalesa gli fece a mezzo dei monaci Gislaranno ed Agaberto,
fa dai suoi notai rinnovare il testamento dato da Abbone in favore
del monastero, trattandosi di un documento ormai frusto, a ca-
gione del frequentissimo uso fattone nei placiti dei conti.
XVIIII.
801-814.
Fonti. Il Chronicon Novaliciense (lib. iii, capp. 26 e 30: cf. cap. 25)
parla di varie donazioni di Carlomagno, che non si possono ridurre ai do-
cumenti noti. Secondo l'opinione più diffusa il cronista avrebbe desunto
Monumenta Novallcicnsia. 5
66 MONUMENTA NO VALICIENSIA
queste notizie dal falso diploma di Carlomagno (cf. B£THMann« nell*ediz. del
Chronicon; MQhlbacher, Reg. d. Karoì, n. 162; Cipolla, Appunti suUa storia ài
Asti, Venezia, 1891-92, p. 91), e perciò non sarebbe il caso di far di esse
conto alcuno. Ma siccome abbiamo invece sostenuto l'opinione opposta,
perciò dobbiamo sospettare l'esistenza di almeno un diploma di Carlomagno,
diverso da quelli, dei quali d pervenne il testo. Il Citiso diploma di Carlo-
magno parla bensì delle corti Arva, Liana e Gabiana, ma tace dell'abbazia
di S. Medardo. Qui si può anche avvertire, che, mentre molte frasi del ri-
cordato diploma falso di Carlomagno ricorrono nel fafóo diploma di Ade-
laide 16 luglio 1039 (perfino con un peggioramento di dizione nel passo
riflettente la supposta concessione della strada), in questo non si ùl cenno
del diploma, del quale si dà qui il regesto, secondo i citati capi del Chromcon,
Carlomagno concesse a Frodoino abbate della Novalesa le corti
Arva e Liana, nella diocesi dì Maurienne, la corte Gabiana, con
mille mansi, in Italia, e l'abbazia di S. Medardo.
XX.
801-814.
Fonti. Diplomi di Lotario I, 13 giugno 845 (Mùhlbacher, Reg, d, Karoì.
n. 1087), e IO ottobre 845 (ibid. n. 1088). Non credo provata ropinione del
Mùhlbacher (n. 1088), secondo il quale questo diploma devesi identificare
con quelli di Carlomagno a noi pervenuti, 25 marzo 773 e 23 maggio 779.
Carlomagno imperatore dispone che nessun giudice rechi ag-
gravio a chiunque negoziasse per conto del monastero, o a questo
imponesse alcuna contribuzione, esclusa anche quella riguardante
il trasporto sulle spalle, sui carri, nelle navi.
XXL
801-814.
Fonti. Il testo andò perduto, ma fu riassunto da Lotario I, nel diploma
IO ottobre 845. In modo simile, ma non identico, ne parla il Chron, NovaL
(lib. in, cap. 26 e lib. iv, cap. 20), dove il diploma si attribuisce insieme a
Carlomagno e a suo figlio Lodovico, i quali concessero al monastero « vai-
« lem Bardoniscam cum castro Bardino ». Lo riassumo secondo il testo del
diploma di Lotario. Se volessimo tener conto del dato offerto dal Chronicon,
che il diploma fu concesso da Cailomagno, dopo che avea associato (ago-
sto 8ij) flirimpero il figlio, non sì potrebbe pur mai pensare ad un diploma
cumulativo di Carlomagno e di Lodovico. Sospetto che il cronista ricordi
assieme i due prìncipi solo per la circosianza che nel citato diploma deir84j
[a presente donazione si dice appunto fatta da ambedue; ma dovrà intendersi
tale frase nel senso clie il dono fatto da Carlomagno, venne confermato dal
Carlomagno concede al monastero della Novalesa la valle di
Bardonecchia, col castello detto o Dìobìa » e colle sue appendici
[ ■Diobascan, «Armeascao ed «Allonica», salva la libertà degli
E uomini liberi, che abitano nei luoghi donati.
I Vn„*i i
XXII.
814, Aquisgrana.
(Interpolalo).
Lodovico il Pio, i
:ondo ogni probabilità esistette un diploma originale dì
favore della Novalesa, la cui pane sosianiiale pare con-
sistesse nella conferma del testamento di Abtxine, già rinnovato e confermato
da Carlo tnigno.
B Falso originale in minuscolo, che credo del secolo xn, quantunque
qualche particolare della scrittura possa far pensare alla fine del secolo pre-
cedente. Le osservazioni diplomatiche del Muratori tendono ad abbassare
l'età della falsificazione. Il falsificatore è imperita nella imitazione del mi-
auscolo, e specialmente in quella delle « litterae grossae e. Non è identico al
falsificatore del diploma, 7^4, di Carlomagno, sebbene i due caratteri si rasso-
miglino. Lo dimostrano alcuni segni particolari, siccome il nesso c-t, VI si
trovano traccie di antica ortografia, come in « adqu; a, k aecclesiae d. Queste
vestigia possono attribuirsi tanto al falsiti e atore, quanto al suo esemplare.
Soppressa la segnatura e la ricognizione, fu io loro luogo aggiunto, con altro
inchiostro, un segno, che forse, nella mente di chi lo fece, doi
il monogramma. Lo si direbbe il monogramma costantiniano, in cui peraltro
U P É sostituita da una croce. Il sigillo c'era, ma ora andò perduto, e ap-
pena se ne riconosce (sul verso) la impressione. Il Bethmann (_Mon. Geriti,
bill. Script. VII, los) attribuì questa pergamena ai secolo xi, ma assai proba-
bilmente la fece più antica del vero. Vorrei ad ogni modo crederla anteriore al
falso diploma del 774. I regesti e Icnote sul t'frio sono di età moderna.
Oltre ad un breve cenno del secolo xv, abbiamo il regesto di Pietro de AMa-
vardo, coDa soscrizione " Andreas Provana prìor a. i ;oi a; le altre notazioni
SODO anche piii recenti. Contro alla esattezza del testo si era espresso già
^8 MONUMENTA N O V ALIC lENS I A
il Muratori, seguito da G. T. Terraneo (op. cit. I, a. 814); egli, senza
vedere la pergamena originale, e quindi trascurando la questione paleografica,
osservò impossibile il brano seguente: « forum, omicidium, assassinium in
« nostro imperio perpetratum media civitate ». Quantunque per vero la voce
« assassinium » non si legga distintamente sulla pergamena, pure la frase nel
suo complesso è assurda, e a ragione anche il Mùhlbacher giudica che il do-
cumento sia interpolato. Abbiamo diggià osservato quanto sia alterato Tesca-
tocollo. Non è esatto neanche il protocollo, giacché nella invocazione le
parole « Dei eterni » appartengono a Lotario I e a Lodovico II, piuttosto che
a Lodovico il Pio. Il Muratori confrontando questo documento col falso di
Carlomagno, trova che il primo presenta « colorem legitimi foetus ». E ciò
è vero, sebbene non iscarseggino gli indizi a provare la mala intenzione di
colui che compilò questo falso originale. Anche il ricordo delle concessioni
di Pippino e di Carlo, che occorre sul fine, sembra essere una goffa inter-
polazione. Esagerò peraltro il Bethmann (loc. cit. VII, 102, 105 e 132) nel
dare questa carta addirittura per falsa. Il Mùhlbacher giustamente osservò
che nelle formole della « publìcatio » e della « narratio » si sente la eco del
diploma con cui Carlomagno confermò il testamento di Abbone, e, per fermo,
con mutazioni che non sembrano da attribuirsi ad un falsificatore. Più im-
portante ancora è Tosservazione del medesimo autore, che la « arenga » cor-
risponde perfettamente a quella del diploma, 814, di Lodovico il Pio per
san Dionigi (Migne, op. cit. CIV, 995). Concludendo: il documento è falsi-
ficato, ma non si può escludere che qualcosa di vero contenga. La « arenga »
esclude che il diploma di Lodovico veduto dal falsificatore fosse quello (ora
perduto) con cui quell'imperatore costituì l'ospìzio del Moncenisio, e ci fa
credere trattarsi in realtà di un diploma di Lodovico il Pio, confermante
probabilmente il testamento di Abbone.
C. Avendo trascurato questo documento B. Bazano, che forse si accorse
della poco sicura sua autenticità, veniamo tosto all'edizione (1740) del Mu-
ratori, Anliq, hai. liì^ 3^~32, importante per le osservazioni critiche che
vi soggiunse; egli fra l'altro osserva che la voce « assassinium » trasporta
il documento al 1099 almeno, quando si fosse sicuri della esattezza della
lezione. E. De Levis inserisce nelle sue miscellanee Novaliciensi (loc. cit. Cron.
eccUs.W) due copie senza importanza di questo stesso documento. Dal Mura-
tori dipende il Migne, op. cit. CIV, 1009.
SiCKELy Ada KuroL Acta spuria, p. 425; Mùhlbacher, Rcg. d. Karol.
n. 513.
^blt?/l^°l^V^' 'In nomine domini nostri Icsu Christi Dei eterni. Hludovicus
a prcgniera gì rro- •
"wtero^^Nova! Jivina Ordinante providencia imperator aug[ii]stusW. imperialem
mova^rtcsu* cclsitudinem decet precessorum nostroruni pie facta non • solum^*')
(a) B augstus (b) B sololum
I. ACTA. 69
inviolabiliter conservare, set edam censure sue actoritate confìr- memodi Abbone,
' già rinnovato e
mare, idcirco notuta esse volumus omnibus fidelibus sancte Dei fom?^oV°ln«dè
aecclesiae et nostris presentibus et futuris, quia vir venerabilis ritto°d?*fo<£ò!'di
r ] • r 1 /.\ 11 • ii«* vTi** 1 omicidio &c. ; or-
rrodom[ujs w abbas ex monasteno quod dicitur Novalicms, quod dina che i suoi
- .... . sudditi difendano,
5 est constructum [in honore sancti retri pnncipis apostolorum, m come co»a pubbu.
,^ J r r r ' ^ c«, i beni del mo-
valle scilicet cui vocabulum est Sicusina, detulit obtutibus nostris nastero, perchè do-
' nati dal suo avo
testamentum a co[n]dam 0^ viro religioso Deoque devoto Abbone ^Ì!cartomaJ^°
factum de prefato monasterio et a domno genitore nostro Carolo
gloriosissimo imperatore renovatum atquc conf[ir]matum(*=), in
IO quo continebatur qualiter prefatus Abbo patricius ipsum locum
supra nominatum cum omnibus rebus suis, ob amorem videlicet
patrie celestis et beate vite. Potrò beatissimo apostolorum optullit
principi, nec non cunctis destructoribus, dissipatoribus temerariis,
divina quippe censura et pternum supplicium adqup divinum ana-
15 thema, quocumquam in tempore ausi fuerint seducti atque(^) cu-
piditate tante devocionis contraire (*\ conscriptum atque fìrmatum,
unde ipsa casa Dei et monachi ibidem sub religione sanctae de-
vocionis Christo domino famulantes, se pauperes Christi et pere-
grini euntes et redeuntes in omnibus supplementum habere de-
20 bent(0^ propter suorum mercedem, qui ipsam donacionem facere
et confirmare soUicite statuerunt. peciitque prefatus abbas celsi-
tudini nostre, ut ipsum testamentum a domno nostro genitore
confirmatum et roboratum eciam nostris roboraremus actoritatibus.
nos vero, divinam considerantes miseri cordiam et aeternam remu-
-S neracionem prò benefactis conpensantes, peticioni eius libenter
prebuimus assensum, et anc nostrae actoritatis confirmacionem
fieri decrevimus, per quam precipiendo iubemus, ut quicquit supra
dictus religiosus Abbo Deo vero beatissimoque contullit Petro,
et domnus genitor noster per suas auctoritates ob celestem aulam
30 confirmavit, deinceps absque uUius iniusta invasione, interpella-
tone atque inquietudine iam fatus Frodoinus abbas et eius suc-
cessores teneant adque possideant in eternum libere omnia, silicet
regalia, ex bis omnibus que ad presens possident et qug in antea
(a) B Frodoins (b) B codam (e) B conf///////matum (d) Parola da espun-
gersi in B, (e) In B la lettura di questa parola non è chiara, (f ) B debet Forse
si leggerà debeant
70
MONUMENTA NO VALICIBNSI A
adquirere poterint, forum, omicidium, ass//as in nostro imperio
perpetratum, mechacitatcm, publicam stratam a predicta dviute
usqueadfontanam Vuarciniscam et celerà alia, que ad nos, sive ad
nostros subditos spectabant. volumus edam atque spedaliter per
hos apices nostros iubemus, ut ubicumque res de supra nominato j
monasterio coniacene per fideles nostros studiose defendantur et
tueantur, sicut nostra specialis causa, quia, ut muhis notum est,
a bone memorie Pipici avi nostri simulque gloriosi regis excel-
lentissimi genitori nostro Karolo per donacione scriptureW tra-
dite fuerunt. et, ut haec auctoritas firraior habeatur et diuturnis
temporibus conservetur, manu propria decrevimus roborari ac de
[a]nulo(''5 nostro iussimus sigillar! <'>.
Aimo primo Christo propicio imperii nostri, indictione .vii.
actum in Aquisgrano palacio regio, in Dei nomine feliciter, amen.
Fonti. Il diploma, ora perduto, viene riassunto nella parte indubitata-
mente autentica del diploma to ottobre 845 dell' imperatore Lotario.
Lodovico I conferma al monastero della Novalesa la valle
di Bardonecchia, conformemente alla concessione fattagliene da
Cariomagno.
XXIIII. I
817.
Fonti. Da codice ora perduto pubblicò questa notiiia J.Sirmond, Coa-
cilia GaUiae, II. 68}, donde : S. Balutius, Capilularia, I, ;86, G. H. Pertz, Altm.
Girm. hisi., Ltgts, I, 223, e A. Boretius, Capiluìarìa rtgum Franconim, I, 350.
L" identificatone del monastero « Novali cium » col nostro non è dei tutto
(a) Siguiva in B noMrc, parola raicbiali. (ti) Parola da
in sigillo (e) In B manca la sigHalura, <M em mihioilro div.
pQsh ma figura, 1 cai tlcminli simhmiia dipender! dalla croci i
Vasta ceitirah, in luogo di pirgarù ruperiormrnle a diiira per
contro lennontata da imo croce. Manca la ricagmiitae. Pare in
falli applicata al palle
intica mane modificala
rio fu augnata al dm
•stanliniana, lalva cbt
formart la P, è par
'tee chi il rigille etr—
I. ACTA. 71
sicara. Qui riproduconsi soltanto quelle parole che fanno al nostro argo-
mento. Il monastero « Novalicium » è Tultimo nella serie.
H
EC sunt [monasterìa] que dona et milidam facere debent,
numero .xiiii.
Monasterìum Novalicium.
XXV.
814-825.
Fonti, n testo andò perduto, ma fu riassunto da Lotario I nel diploma
del 14 febbraio 825. Si potrebbe appena dubitare che la iussione di Lo-
dovico il Pio, alla quale allude Lotario I, fosse soltanto verbale.
Lodovico I9 per sciogliere un voto, fonda un ospizio dei pel-
legrini sul Moncenisio» e pronuncia la « iussio » relativa ad una
larga dotazione del medesimo.
XXVI.
..." 825.
Fonti. Il testo andò perduto, ma venne riassunto da Lotario I stesso
nel diploma, 14 febbraio 825, da lui concesso all'abbazia della NovalesaJ
Lotario I, volendo eseguire il comando avutone dal proprio
padre, Lodovico I imperatore, distrae dal monastero Novali ciense,
^ sua proprietà, alcuni beni situati superiormente al monastero
stesso, verso il Moncenisio, e li dona all'ospizio su questo monte
fatto costruire dal detto imperatore Lodovico L
XXVII.
825 febbraio 14, Marengo.
(Alterato).
Fonti. A Originale, in bellissimo carattere minuscolo cancelleresco.
lì spillo è perduto. In quattro passi fu viziato il testo da una mano assai
tarda, probabilmente della fine del secolo xn o al più tardi del principio
del xni; Tepoca molto seriore del contrafiatore si manifesta particolarmente
MONUMENTA NO V ALI C I ENS I A
nella s di a hospitale u. Il diploma, come osservò il Sickel, fu scrino per ìn-
lero da Lìutado, come egli stesso dichiara nella formo!» recoguiiorìi. La ^ata.
Qualche
hoQor », sì dimen-
parecchie sviste di
quantunque della stessa i
lirnento e' è. Quante volte egli fece usi
licb la h, che poi aggiunse di suo pugno.
scrittura.
Le note tironiane, in calce alla ricognizione, furono, per quanto possibile,
lette dal Sickel, e contengono la ripetizione della ricognizione.
Il primo ad accorgersi delle alterazioni fatte aJ alcune parole fu L. Beih-
mann, nella copia che Ji questo diploma esegui in servizio dei Monumenta Ger-
manìat hislorira (cf, MùriLBACHEit, Reg.d.Karot.n. 9S9), rilevando bensì i luoghi
corrotti, ma senra restituire il lesto, siccome fece con singolare acutezza
il Sickel; dal quale in qualche luogo mi azzardai scostarmi leggermente.
Dobbiamo dunque al Sickel se intendiamo ora il motivo delle contraffazioni,
colle quali si voleva accertare il dominio del monastero della Novalesa sopra
l'ospizio de! Moncenisio. fondato da Lodovico il Pio, Quell'ospizio ebbe an-
cora un privilegio dal come Tommaso di Savoia, ar maggio 1197 foriginale
nell'Arch. di Stato di Torino, Masco), ma poco dopo erasi già piegato o
alla soggeiione verso la Novalesa. Dell'origine della soggezione dell'ospizio
al monastero Novaliciense toccai in Rkercht sulVanlka biblial. &.C., pp, 178-80.
Addi 15 novembre 1202, innanzi a « domno Stephano priori ecclesie sancii
■ Petri Novalicii » e ai suoi monaci, comparve Pietro a decanus Meloni •
(Ayton) e prevosto dell'ospedale del Moncenisio, e in nome proprio e degli
altri monaci di quell'ospedale fece atto dì obbedien;ia (doppio originale in
Arch, di Stato di Torino, Novalesa, busu III). Negli anni susseguenti si
rinnovarono gli ani di sottomissione, né mancò, per circa un trentennio,
qualche opposizione da parte dell'ospizio, il quale lini per cedere. Intorno
a questo tempo probabilmente avvennero le alterazioni di cui dicemmo.
Contro a questa supposizione può peraltro addursi il fatto che la casa eli-
roosiniera del Moncenisio è aggiudicata alla Novalesa non solo nel diploma,
1204, di Tommaso conte di Maurienne (Savola), del quale esiste l'originale
(Arch, e loc. cit. busta LXIV, parie non ordinata), ma anche in quelli dì
Adelaide, 1059, e di Umberto (li), 109;. Ma il primo è una schietu falsifi-
carione, e del secondo (cf. Mfii. hisl, l'air., Charl. I, 709) non abbiamo che
una copia del secolo Xiv, e può essere stato in questo punio interpolato. Non
so se il conirafTatore del presente diploma si debba idenlifìcarlo con quello
che compose il falso originale del diploma dell'anno 814, siccome opinò il
Bethmann. Questo solo può asserirsi che le falsificazioni Novalicien
tutte ascritte presso a poco alla stessa epoca, cioè all' incirca alla seconda
metl del xu secolo. Della data del presente diploma si occupò E. MQbl-
flACHER in IVitiur SH^ungsbcrkhU, LXXXV, 473. \
Sul vtnù, in maiuscolo rustico del secolo ix o x: o prectum (jie) domni
n Lotharii regis de Appagnis et Montis Cinisii», ma le parole net Monus
■ Gaisii a sono aggiunte da una mano, che cercò imitare il rustica delle pa-
role antecedenti. Posteriore d'assai e forse del secolo xi-xii è l'altra nota-
lioae a Praeceptum Loiharii de Appagnis », donde si può dedurre che a que-
n'ultimo tempo le alterazioni inteoiionali del testo non erano state ancora
fané. Noti manca il regesto di Pietro d'Allavardo, col nome di A. Provan»
e l'inno ijoj; vi corrispoade una notaxioue nell'inventario del medesimo
HDo; cf. le mie Ricerche iulV antica hihìiot, &c. p. no.
B Nessuna tra le trascrizioni t anteriore alle alterazioni indicate, e quindi
non hanno vera importala. La prima £ quella di B. Bazano (op. cit. pp. 60-61),
il quale odia sottoscrizione (29 agosto 1711) dichiara di aver riscontrato nel-
l'originale ■ le vestigia del sigillo cesarea 0; dal che si deduce che anche allora
il sigillo mancava. Di qui, per mezzo di una copia del Caissotti, dipende il
Muratori, Antiq. hai. Ili, 577, donde dipendono due copie di mano di E. De
Levis (Cron. ttcìu. busta U, arch. dell' Economato), non che la copia del Tir-
UHEO, op. cit. I. Di qui pure discende la copia della line del secolo xvm
nei ros. MìiCtUanta patria. Vili, I!)~5!i "^^^ biblioteca di S. Maesti a To-
rino, e le edizioni di Heomann, Comment. I, 4B0, Migne, op. cit. C!V, iiji.
Dipende da A l'edizione poco accurata di Pjetro Datta in Man. hisl. patr,,
Chart. I, Ìì~ì4, n. i8. Da A pure è tratta la bellissima edizione, con illustra-
zioni diplomatiche, e facsiroile, di T. von Sickel, Natiiii i trascrizioni iti ii-
fìomi imperiali e reali dtlle canctlUrii d'Italia, fase. 1, coli. 9-1 1 e tav. vi.
Qjjalche lieve emendazione nella lezione propose Demetrio Marzi nella re-
censione di quest'opera, uscita atìì'Arch. star. ital. ser. XV, to. X!V, a. 1894
(p. ) deU'estr.). Un brano in facsimile ne avea pubblicato P. Vayra, op.
cit. p. }09 (protocollo, escatocollo e due linee di lesto).
MAhi-BACHER, Rtg. d. Karol. n. 989.
; In nomine domini nostri lesu Christi Dei actemi. Hlotharius
augustus invictissimi domni imperatoris Hludovvid filius. constai >
enirn nulli mortalium propriis ! mentis aliquid boni in hac miserg |
mortalitatiiìperegrinatìone consequì posse, sed cum liquido cunctis |
' pateat omnia rerum temporalium a Deo bono gratis nobis esse |
donata, dignum est ut ita pi^ prudenterque cractentur atque di- ì
sponantur, ut per ea perennem anim? nostrae salutem valeamus
Deo propitio nancisci. igitur comperiat cunctorum fidelium san-
ctae Dei ecclesiae seu nostrorum strenuitas, quia dum ad domni et
I genitoris nostri Hludovvid serenissimi atque religiosissimi augusti
sacrosanctum votum in Monteciniso quoddam Inospitale in honore
domini Dei ac salvatoris nostri lesu Christi seu et beatissima
semp[er] virginis Marie ad peregrinorum receptionem, eo iubente,
Mo/tumenU Sovalicieniia S'
74 MONUMENTA NOVALICIENSI A
fieret constructum, voluit unta iUud renua pro{»ianim substaiiti&
locupletare, per quam sufficeret diumus pauperum Qiriatì con-
cursus tolerari. sed cum eundem locum talium rerum copia, que
essent ipsa propinquitate apdora, vellet honorare, volente domno
tx genitore nostro Hludovvico gloriosissimo imperatore ex (*) mo- 5
nasterio nostrae proprietads quod vocatur Novelidum quidam
patrimonia p[erpetualiter ?] ad 0>> pr^tum locum per nostrae aucto-
ÌS"<iSw?35S ritatis pr^eptum confirmavimus. sed ut hoc sanctum ac venera-
dtu* coM ptrdoM, i,[ie(e) monastcHum in honore beatissimi prindpis apostolorum
Petrì fundatum nuUam missarum rerum pateretur iacturam, sed io
potiorp gratularetur dign^ reconpensationis muner^, monasterium
lldndo
^|0«k MO «Uste
•1 xùMém- quoddam quod Appani^ nuncupatur, idipsum in eiusdem prindpis
•«> ^^ ji ^ apostolorum honore constructum, ex propri! iuris ditione ad hoc
■Mtaro di S. Pie- * * r r
^Iw^*!^^. supplendum ibi reddidimus, considerantes ut sub unius abbatis
regimine utraque monasteria regularìter Deo militarent. his ita 15
gestis placuit nostrae imperiali excellentip prpcibus venerabilis viri
Hildradi horum monasteriorum patri faventes, ut memoratum mo-
nasterium, cuius vocabulum est Appania, priori monasterio suo
Novelitio cum omnibus rebus atque appendidis suis iuste sihiperti*
nentibusy per nostrae auctoritatis preceptum confirmaremus, quod 20
et nos ita fecisse omnium fidelium nostrorum cognoscat sagacitas.
precipientes ergo statuimus, atque per hoc nostrum cesareupi pre-
ceptum (•*) confirmamus ad Novalicium monasterium rectoresque^*^
eiusy qui fuerìnt per tempora, in reconpensatione supra memo-
ratar[um rerum] que de^^ iure monasterii Novelicii ex nostra 25
proprìetate accepimus (s) ad predictam necessitatemi monasterium
quod vocatur Appania cum omnibus qup ad illud ritf pertinere
noscuntur, ut amodo et deinceps in iure ipsius monasterii sepe
nominati rectorumque eius perpetua stabilitate in Dei nomine
maneat, ipsisque Dei famulis utrobique Deum degentibus proficiat 30
(a) A tx, come Usa il Si e he l, parola dal contraffatore alterata in sub (b) A
qufdam ptUimonU p[erpetat]iter] ad^ secondo lesse il Si che l, rimanendo incluse fra [ ]
U lettere meno evidenti. Il contraffatore alterò queste parole in de nostro patrimonio
regalia faceret Forse in luogo di perpetiuliter « può anche leggere p[rope locau]
(e) A aenertbilem, colla m raschiata. {d) A pceptum (e) A rectoremqoe corr, in
rectoresque, ma di prima mano. (f) A mcmoratar ////// que de, alterato in memo-
ratum hospiule sub Sickel legge: memoratarum rerum que ex, ma de è parola si-
^*^^ (g) A accepimus; ti contraffatore modificò questa parola in concedimns
I. ACTA. 7jr
in aucmentum, qualiter prò communi salute Dei misericordiam
iocundo animo valeant exorare. ut autem hoc nostrae confir-
mationis pr^ceptum ab omnibus credatur et melius per futura
tempora conservetur, manu propria et anuli nostri sigillo subter
5 illud decrevimus esse muniendum.
• Signum (M) Hlotharii gloriosissimi augusti. J
• (C) Liuthadus ad vicem Vuitgarii scripsi et subscripsì.
(Liuthadus ad vicem scripsi et subscripsi) (SID)(*);
Data .XVL kalendas marcias, anno Christo propitio imperii
JO domni Hludovvi^*') serenissimi imperatoris .xi., regni Hlotharii
gloriosissimi augusti in It[a]lia .in., indictione .in. actum Ma-
rinco palatio regio, in Dei nomine felicite ^^\ amen.
XXVIII.
827 maggio, Torino, Catenasco.
Fonti. A L'originale andò perduto tra il secolo xii e il xv. Nella
più antica copia (B) abbiamo evidente il riflesso del carattere corsivo, in cui
esso era scrìtto, siccome diremo. Non e* è motivo a sospettare alcuna frode
da parte di chi esegui la trascrizione B, e dell'esistenza dell'originale nel
secolo XI abbiamo un dato abbastanza sicuro anche nel fatto, che sul versò
dell'originale del placito dell'anno 880 sta scritto di mano di quel secolo:
« ludicato secundo de Maurino Bardino ». Se quello era il secondo giudicato,
dò significa che ce n'era un primo, e ciò convalida 1* autenticità dell'atto
dell'anno 827 e il valore della copia pervenutacene. Come diremo, nell' inven-
tario del 1 502 non si registra che la copia B. Del documento originale fece uso
il cronista novaliciense, dandone un sunto abbastanza esatto (lib. iii, cap. io).
B Copia pergamenacea, non autenticata (Arch. di Stato di Torino,
Novaksa, busta II), in minuscolo abbastanza regolare ed elegante. Il testo
è distribuito sopra trentotto righi, preventivamente segnati sul verso con una
punta metallica. L'amanuense si sforzò d'imitare gli antichi caratteri, e
anzi diede al suo documento un aspetto cosi regolare da renderlo piuttosto
conforme ad un diploma, che ad un placito. Molte lettere (b , e , d , f , i , I , s)'
sono aflusolate e prolungate, e, a seconda der casi, annodate ; prolungata in-
feriormente è la r . In alcuni nessi (ro , ri , rt , li , ci &c.) è conservata la forma
corsiva. Cosi pure le finali delle terze persone de' perfetti -rum o -re, si
(a) Le noie tironiane, assai consunte, furono quasi per intero lette dal Siehel,
la cui leeone qui sen:^ altro si ripete, fra parentesi. (b) Sic, (e) Sic,
MONUMENTA NOVALICIENSl A
indicano di solito coti r, ma talvolta si impiega a sigoìlicarlc la forma cor-
uva di abbreviai ione. Notevole è anche 1" abbrevia ti on e ; lai , colla 1 tagliata,
nel lignificato di a taliter », e il nesso eg in « Ego ■ nella Rrtna del notaio
Teutmar, all' ultimo rigo. Antiche e notevoli sono le abbreviazioni : coro',
doni. Della lettera a si hanno varie forme, alcune arcaiche, alcune più re-
centi e proprie dei minuscolo progredito. Cosi nella formi delle lettere,
come nelle imitazioni dei nessi corsivi, si fa palese la serioritl dell'ama-
nuense, che preferisce le angolosità rigide, proprie del gotico, alle linee curve
corrispondenti al carattere delle età precedenti. Il minuscolo Jel presente
documento tuttavia t ancora lontano dalle forme del vero gotico, e ad esso
manca il segno tironiano indicante la sillaba s et >, faccndovisi ancora uso
del nesso corsivo: &, che diventa cediliato, ove occorra. Osservo che io
nessun luogo i scritto distintamente « domnus u ; spesso U voce £ sospesa,
come sì è testé indicato. Sul fine incontrasi <• dominorum », che dev'es-
sere l'inesatta risoluzione dell'abbrevi ai Ione originale, dovuta all'amanuense.
È appena utile il soggiungere che le firme sono tutte della mano che scrisse
il testo. E alla medesima mano va attribuito anche il regesto sul vtrso:
•t Notici; du; cum toiidem iudicatos de hominibus uill; autiatis. prima no-
« ticia fuit in palattum papié ubi fuit frodoinus abba cum missos Karoli regis.
<c secunda tempore beati eldradi abbatis, temporibus Hiudouuici et Hlotharì
B filio eius anno .xiiii. et .vili, regni illorura ». Non manca un altro brevis-
simo cenno di mano di Pietro de Allavardo, col nome di Andrea Provana,
priore, e l'anno 1501; il cenno si ripete, coli' aggiunta di i^ualche errore,
neir inventario di questo medesimo anno. E chiaro adunque che l'Allavardo
non vide che la copia di cui ora parliamo; cf. anche le mie Ricerchi sid-
T antica bibliol &c. p. iio.
C Bermakdo Bazano nella sua raccolta inserì questa « sentenia » tra-
sciitt» ■ da altro originale esistente nell'archivio » Novalìcìense, e alla copia
appose, coir autenticai io ne, la data 14 agosto 1721. Dal Baiano dipendono:
a) Muratori, jfRti$.//af. 1,481-84; donde: A, Rivautella e F. Berta, Ulcwruù
tfcltiiiu chartarium, Aug. Tautin. 17; j, pp. iv-vi; G. T. Terraneo, op. cit. I,
a. 837, che con&onta l' edizione Muratoriana con quella dell' Ulciimii *cel.
chart.; E. De Levis, due copie nell'archivio dell' Economato, Cren, tecìts.
busta li; b)P. Datta, n da copia autentica del secolo xvii », in Man. bisl, palr.,
Chart. I, 54-^1 "■ '9- I'*' Muratori e dal Datta dipende G. Ficker, Forschim-
gtn, IV, 14, n. IO, con due correzioni nel testo; nella prima di esse egli
emendò quasi perfettamente un passo corrotto dal Baiano, il quale ha: « uel
s cfterorum infra seri ptorum pr^entia », dove la pergamena legge : ■ uel
B c;teris. in suprascriptorum prfsentìa ».
Ambedue ■ giudicati sono ricordati da R. HùBKER (^Gtricblairkunden itr
frànkiscbtn Ztil, p. 17, o. 708, in Ziilicrift dir Savigny-StiJIang, German. Abthól.
Weimar, 189J, voi, XIV), e attribuiti all' a. 827. Sull'intero documcnlo
cf. L. CiBRARlO, 5(oria di Torino, II, Ì07 sgg. Il primo, che è privo di
à»t», ma fuor di dubbia di poco anteriore al secondo, vi
giudicato air 8j7 da V. Krause, GìScìi. i. ìailil. dcr m
i. Imi. fùr òsUtt. Gcschiehtsforschung, XI, 267, n. 101.
e fondatamenle ag-
'. dominici in Milth.
^ In Dei nomine, noticia iudicati qualiter acta, vel definita f"'
est causa, dum Boso comes, vel tnisso donini ìmperatoris resi-
disset infra civiiate Taurinensi, curtis ducati, in placito publico
ad sìngulorum hominum causas audiendo vel delìberandum, ibi-
S dem cum eo aderant Claudius episcopus sanctj; Taurinensis fc-
desif, Ratperto comes ('>, Vualfrit, Rotpaldo, Eldefre, Teudelo,
Australdo vassis domni iniperatoris, Boniperto et Mauro, Sunifrit
iudicibus domni ituperatoris, Ansulfo et Leo Grauso scavinis Bo-
soni Comes f*', lohanne et Ugherado, Autelmo scavinis Tauri-
Io nensis, Turengo, Berto, Bertillo vassis eidem Ratperto comes M,
vel ccteris'''', in suprascriptorum prcsentiaW venerunt''^ recla-
mendum, jdest Sigheberto Tattoni, Bertaldo, Sighiprando, Liu-
bcno, Ghisemare, Ghisulfo, Bertclaìgo, Ghisemundo, Anseberto,
Gariardo, Ghiso, Alulfo Stavari, Landeverto, Gaiperto Gunduni^s'
1} commanentes in villa Auciatis, et dicebant quod pars aecciesie
sanctì Petri, monasterio Novalicio, ubi Elderado abba esse videtur,
qui contra legi pigneratos abebat, vel iniuste eos in servitio re-
piegare volebant. lune ìpse Boso comesf'J vel misso domni
inperatoris in suis presentiis vel suprascriptis hominibus fecit
20 venire Ghiscberto de Felecto''\ qui est avogato de prefato mo-
nexterio Novalicio, quod exinde responsum darit, quid ipse Ghì-
sebeno dixerat, ut nihil sciret, nec inquirerit, tunc fecerunt, de
utrìusque partes, tam ipse Ghiseberto, vel suprascriptis hominibus,
qui se reclamandum venerant C', Inter eos invvadiare, ut ipse
ìaTica\ì?\o)ÌM,
(a) B, corrtiiotie di prima mano da defina
(«) B pscMU (f) B utncf (g) In B ifiti,
Iota Jiniii cm us fniHla ; il punta ptmìlre hqh
minaiióni ttmirt in tata grnitUio. (b) B co
(b) (e) £
(d) fi c^eri
(1] Non è dubbio che Ratperto Cesare Balbo, Centi, duchi t
fosse conte di Torino, come dimo-
Krù (dopo del M un a toh i, Antiq.
Ital. I, 4S0, del Terraneo, Aitiaidc
iOatirtUa, I, 16), e del Durandi, Pie-
Monta tranipadano, Torino, 1804, p. 4)
cbtii dtll' Italia stttentr. in Memorie d,
accad. di Torino, XXXVIII, 2. 263.
(3) Nel Chron. Novalic. lib. ni,
cap. 18, egli sì chiama non k Ghise-
sbertus» ma ■ Raimpenuss.
78
MONUMENTA N O VALI C lENSI A
«■ '"Og" «1 '
■r, guitidi, Kui-
Ghiscberto inquìsiset ìpsa causa et venissent in plaito RatpertoW
comici inter se iudicium abendum. et ìnsuper amonuit ipse Boso
coinesW vel misso domni iniperatoris Racperto eomite, ut ìpsa
causa diligenter inquireret, et ea secundo legi vel iusticia liberare
"• fecisset, et poslto inter eis cotisdtudo. in constituda vero die, J
j,j dum ipse Ratperto in loco cooies residisset in curte Contenasco,
IJ; in plaito publico ad singulorum hominuni causas audìendo vel
aà deliberando, ibidem aderant cum eo Claudius episcopus sanctf
ip^ Taurinensìs ecclesie, Vualfric vasso domni imperatoris, Isembcrto
capellanus domni imperatoris, Sunifrit, lohanne et Ugherado
scavinis, Grasemar et Graseverto gastaldii''' de Torreciana, Ma-
dalgaud, AgtistalJo sculdasis'^', Torengo, Betillo, Setto, Gunda-
chari vassis eidem Ratperto comes''>, Aredeo de Vigo Guduni,
Raidulfo de Contanasco, Ghisemundo de Ubarus ve! ccterisW. in
L'oot^- suprascriptorum presentia venerunt^s) suprascriptis homines com- i^
■no ?A''- tnanentes in villa Auciatis seu et Ghiseberto avogato de prefato
luwio?'"' monexterio Novaiicii, una cum Richario et Alitammo propo-
sitìsW, vel monachos de ipso monasterio sancii Petri Novalicio,
et dicebanc vel reclamabant ipsis prenominatìs ('' homioes de
villa Auciatis, quod pars ipsius monexterii eos contra legi pigne-
ratos abebat, et iniuste eos in servino ad prefato monasterio re-
piegare voluerim, prò eo quia liberi legibus esse deberent. ad
St"J'r»im hec respondebat ipse Gbiseberto: non est veritas, ut dicitis, ut
Ih™i'«^c^ pars monasterii Novalicio vos contra legi pigneratos deteneant,
oiJo'qliI^ aut iniuste inservlre voluerint, prò eo quia aviones, vel patres, a;
ineiecoic vel parentibus vestris pertìnentes fuerint Hunnoni, qui fuit filius
.indiali Dionisius, qui omnibus rebus suis donavit in prefato'*' mona-
ìT^uMn sterio sanct! Petri et etiam iudicatos habemus quomodo paren-
K«i'"tan- ùbus vestris in causationem fuerunttO cum ipso Unnone vel pars
• * ^'■*- suprascrìpto monasterio et apud iudicJo ipsi convicti fuerunt(''X
et ipsos iudicatos pre manibus osteodebat et fecerunt^') eos relegi
11) B raiberto corr
(i] B agDxulda « culdu
(g) B uencf (h) Fai
■.la dalla p lugli,
(1) B fati (m) B fuer
HU Ji' l-rima mano in ratpeno (b) B £am< (e) B fg
3 Bajaao Agustildo etCustuis (e> li com' (f| Seguiti
!( iu imindarsi in ptepositU (i> In B la lillabt pie vltm*
cbt mi meggier Kumiro dei curi ù traduci eoa per (k) B pfito
In» B fcoif
n
et contiiiebat in priori iuttìcato quod Hunoo cum Adam et Don-
done toonacos de prefato monasterio iudicium abueruTit<*J cum
AntoUno TattoniW, Radoaldo, Gaipcrro, Gundo, Audoaldo, For-
temundo, Faroaldo, Vualperto, Vualcauso, Tcodbaldo, Leodo-
j aldoW, Donadei et Rodoaldo, presenria '''' VuibertLs et Ardioiii
missts domni Caroli regisW et domnus Andreas episcopus, etiam
scavinis eonim ArdcDgo, Fricirone, Arderigo, Vuiniperto, Rotelmo
et Ghisfrc et ibidem ostenderunt*'^^ ìpsls prenominatis<K> honiines
canoln iibertatis quam domnus eorum Dionisius, qui fuil genitor
|V Unnonì, in eos emisiset, et ipse Hunno, cum ipsos mouacbos,
ipsa canoia per testimonia de treginta anaorum tacita fecisset,
et ipsi per treginta annis eidem Dionisius vel eidem Hunnoni
servitio fecisseni sub conditionem. in ipso alio ìudicato conti-
nebat quod Gundo, Fortemtmdo, Bertemundo, Radoaldo, Liu-
5 doaldo, Rodoaldo, lohannes, Simperto, Vualcauso, Ermerigo, cum
ilios suos consortes, cum Frodoino abba intentionem habuissent
ad palatiom in Papia civitate, prs;sentiaW Amalric, Ariberto et
Vualperto scavinis. et ibidem ipso priori indicato abuit et cum
lelecto fuisset et etiam manus coalaudationem de ipso iudicato
*o seu et Rotelmo scavino, qui ibidem ipso indicato defensavat quod "
«racem fuisset. dum suprascriptis scavinis hpc omnia taliter i
ignoscereni, interrogaverunt <'' suprascriptos honiines de villa l
Auciatis, ut sì de ipsa iura hominum fuissent quas in ipsos am- \
borum ìudicatos continebat, aut ipsos iudicatos veraces fuissent, *„
'5 quid ipsi suprascripti homines de villa Auciatis fuerunt^'J prò- ii
fessi et dixenini <'' ut ipsos Ìudicatos veraces fuissent et ìpsos p
homines, quos in eos continebat, eoruin aviones aut patres vel
pirentes fuissent et pertinentes fuissent Dionisius, qui fuii ge-
nitot Hunnoni, et sub condicionem ipso servitio fecissenr, secun-
5" dutn ipso iudicato, et ipsi in antea omnia sic facete voluerint,
quia de ipsa iuta hominum t") qui in ipsos iudicatos coniincnt
)i| fl ibnef (b) B moni cerrtllo di prima «ima ii lattoni (e) B lioJeaUo
""Ilio a prima mimo in leodoildo (d) B psentia (e) fl caroli tegii ih msHra;
MI' 1 caroli .«.ira f ./rr.i hggere imperaloril (f) fl oHendcf (g) In B la .Ìl-
Wi pre i i,p,„sa dalla p lagliala ibi ioUlamiHlt vatr per (h) B psentia (if fl
inlBrogl„e? |k| {IJ fl rafprtirnU l'ullima iilUha colla f tagliala. ,tfi,«da il liiUma
im) U homiae carrtlto in homiaum
L
VIONUMENTA NO VA L i C lENS I A
fuenimW, et ipso servìtio fecissent, tam de res vel personis
eonim. dum ipsis suprascriptis scavinis hec omnia ralìter audis-
ii''UtEÌ'n'°ÌBdi! ^"^^^ ^^' cognovissent rectum apparuit eorum esse et iudicave-
™i'''.' 'tonili runiW ut ipsis prenomioatis homines de villa Auciatis in antea
!iìinii°co"Ji "^ faciant ipso servÌtÌo ìuxta ipso iudicato vcl eorum manifesta- J I
tionem prò pertinentes et omnia sic permaneant qualiter se con-
crederuntW vel professi fuerunt'"''. et finita est causa in annis
regnis domnorumW nostrorum Hludovvicus et Hlotharius fiUo
eius viris excellentissimis imperatoribus t'^ anno quarto decimo
et octabo, mense madìo, ìndicione quinta regni illorum. io
^ Ego Sunifre escavino («' in bis actis interfui.
Signum ^^^^ manus suprascripto Ioaani scavino, qui in
bis actis interfiiit.
^ Ego Hugherado scavino in is actis interfui.
Signo ^ manus Ratperto corniti, qui in bis actis interiuit. 15
^ Ego Teutmar notano lo bis actis interfui et hanc noticìa
ludicati subscripsi.
XXVIIII.
845 giugno 13, Aquisgrana,
J
Fonti. A Originale nell'Arch. di Staio di Torino, UovdUsa, basta II,
scotto &i Ire mani. Alla prima si devono il protocollo e il testo, alla se-
conda dobbiamo la segnatura e la ricognizione, e alla lena [a data. Il si-
gillo cereo andò perduto, lasciando visibili le noie lirociane, issai bene con-
servate, le quali ripetono la ricagnizìone. Nel monogramma è visibile U
linea oriizontale autografa dell'imperatore. Alcune parole, che nel lesto
erano divenule poco leggibili o anche illeggibili, vennero ripetute sui margini di
destra e di sinistra da mano del secolo xi, e le parole ripetute vennero richia-
mate al loro posto nel testo con segni convenzionali, come; '//' > •'■ &c. (i).
()) B fucr (b) B ludica
(e) B rapprii
>.a l-ullim
tiUaha
ella,
(i) Supplementi conformi, e da codice appartenuto at monastero N^^
mano simile, fiirono fatti a due valiciense, e di cui parlai nella memo-
passi del MaTtyrologium di sant'Adone, ria Rkircht sull'antica bibliùl. &c. p. 39.
J
n ciraltefe adoperalo è il solito minuscolo cancelleresco carolhtgico, colle
lettere b,d, h, I allungate; prolungata inferìormcnie è la r; la m e la n
spesso curvano leggermenie verso distra l'estremo apice inferiore dell'ultima
asta, ma talvolta quell'asta termina seccamente, e l'asta stessa presenta una
curvittura aperta verso sinistra. Sul vtiso, una roano del secolo ix, scrisse,
in ' lilterae grossae », il regesto del diploma : « de domno ioseph episcopo.
I [pracceptum domni lotharii de thelonco], pniitatico, rotatico, clusatico sed
• netjuc in carris et sagniis vel in dorsis seu in navigiis vel eilam prò pascuis
• ovium vel agrorum n. Tale regesto venne ripetuto da mano del secolo xt,
ed é da questa copia che supplii le parole chiuse tra [ ] ora non più leg-
^bili. Di mano delI'Altavardo s'incontrano le sole parole: « antiquum et
■ inlegibile s. Nell'inventario 1501: « Privillegium seu preceptuni domini
■ Lothari) de ihcloneo, cum uno sigillo antiquo impresso ad Imaginem an-
• tìquorum, etiam inlegiblle n. Bisogna quindi concludere che ÌI sigilla andò
perduto, per il nostro diploma, dopo il i ;oi. Cf. Ricirthi siill'anlica biblìot. Sic.
p. Ilo. Nel testo del diploma sotto il nome di diplomi di re franchi allu-
desi a quelli di Carlomanno.
B Bernardo Bazako trascrisse (op. cit. ce. ì4-j6) non molto accurata-
mente il nostro diploma. Fra le altre sviste di trascmione va notata partico-
lirmente la mutaziione della ricogn̻one, che nella sua copia comparisce quale
rìcoDoscente non Remigio a vece di Ilduino, ma Liuiado a vece di Vitgarìo.
Dal Baiano dipendono quasi tutti ì copiatori posteriori, a partire dal Mura-
tosi (.i'ilij, Ilal VI, )is), che cita la trascrizione mandatagliene dal pre-
sidente Caissotii. Dal Muratori dipendono il De t.EVrs (op. cit. busta li
dac irascriiioai) ed il Terraneo (op. cit. I, a, 845), Dall'originale invece
dipende P. Datta (Mon. bìst. fair., Cbart. I, 41-4), n. 2;). Intorno alk
óau disputarono 11 Bòhmer (Archiv, V, ji)) ed il MDhlbacher (K^aur Sit-
lunphtriibu, Philos. CI. LXXXV, 511. n- O-
MuHLBACHEK, Reg. à. Karoì- n. 1087.
J (C) In nomine domini nostri lesu Chrìstl Dei aeterni. Hlotha- LouiìoO)™
rius divina ordinante providentia imperator augustus. si ea quae
praedecessores ('> nostri erga cultum religionis exercuerunt nostris
augmentaverimus J datis aeternum nobis amplificare sufiragium
' fidimus. igitur omnium lìdelium sanctae Dei Ecclesiae nostro-
rumque praesentium vìdelicet ac'*' futurorum comperiat magni-
tudo, quia vìr venerabilis Ioseph <'' Eporedìensìs ecclesiae episcopus JT™™ a-'u
(i) h margini imo modo Ail ucoh xi riftti ptr chiarirla predecessores (b) Ih
murgini l' Mitrila mant enimlb uidelìcet ci |c) Parata aggianla inhrUHiarvunli Jì
UoaumeTila Novatìcitntia 6
8a MONUMENTA NOVALICIENSIA
iSa^iti^x^i ^ ^^^ monastmi sanctonim apostolorum Petri et Andreae» oim-
^^^^SJSi cupato Novalido, detuUt^*) obtutibus nostns quasdam aocmitates
^^Té^ul £ictas'a legibus^) La]igiri>ard<mim Fraiiconim[q]i]e<^) seu piiM-
ttatiddtS:»!!!?^ mornm augostonim, Cardo vìdelicet prestanti^mo imperatocie
bto iMii<Jri atque Hludo\dco serenissimo augusto, in quibus statutum et dif« 5
^^ finitum coniperìnii]^ ut nulli^s iudex publicus vel<^ alia quadibet
tjb g^tggiedi pt- iu4i^ia]ia potestas ab hominibus dusdem monasterii, qui prò uti-
litate moiiaclioruiii inìbi Deo servientium negodandi causa hoc
iUucque discurra:ent| vd ad praefiatum monasterium confent, vel
adducere aliquid(*> viderentur, nullum Aeioneum aut uliam rediU- <
tionem vd exactionem nec pontaticum de hoc quod fiscus eorum
redpere aut sperare poter^^ tam de carris, quam de sagmatibus^
stve de navali <'> remigio, vd certe quod humeris homines con*
portare viderenturi aut de eorum pecorìbus vd de qmbusHbet
causis praefatum tlidoneum aut uU^ ezacrionem esigere j^e- i
sumeret. quibus auctoritatibus darissimorum [rejgum^a) impera-
torumve d^recatus est [idem Iosep]h(^> nostrae etiam firmitatis
SSlSlddTtiluK praeceptum subiungi* cuius praedbus ob eius reverentiam iiben*
^nSSkJ^^ tissime annuentes, has nostrae claritudinis litteras fieri decrevimus,
"**^°*' • per quas decemimus atque iubemus, ut ab hominibus praefati 2
monasterii, qui huc illucque negotiandi causa, sicut supradiaum
est, discurrunt, vel qui monasterio aliquid conferre vel adducere
videntur, sive etiam ab eis hominibus, qui ad idem monasterium
aspiciunt nihii omnino a quolibet ministro reipublicae vel cuius-
cumque exactorc ^) intra regna Deo propitio nostra exaaetur, ^
nec theloneum, vel pontaticum, sive rotati cum aut elusati cum(^>,
sed neque quod in carrìs, aut in sagmatibus, vel dorsis hominum
conportare videtur, requirere nec accipere quispiam ab eis prae-
(a) In margine la solita mano ripetè detulit (b) Sul margine la soUta mano ri'
peth factas a regibus (e) La q andò perduta per un foro nella pergamena, B firan-
commqae (d) La solita mano ripeti in margine publicus uel (e) La solita mano
ripetè sul margine aliquid (f ) La solita mano ripetè sul margine de naaali (g) La
sillaba re è poco leggibile ; la solita mano ripetè sul margine darissimorum regnm E
così legge anche B. (h) Non si leggono piit le lettere idem iosep La solita matto
ripetè sul margine idem ioseph^ e cosi legge anche B. (i) Sul margine la solita mano
ripetè uel cuiuscumque exactore (k) La parola dusaticum è ài prima mano, ma
sopra una lavatura, fatta peraltro forse col solo scopo di lavare una macchia. La solita
mano ripetè sul margine clusaticum
I. ACTA. 83
sumat, nec de eorum ovibus prò pascuìs pontaticum, aut agra-
rium, vel navalem^^) remìgìum, tam in eundo, quatn in redeundo
aliquid esigere, aut ullam inferre audeat contrarietatem vel in-
quietudinem> sed sicut in pristinis auctorìtatibus repperimus et a
5 nobis supra prelibatum et difBnitum est, ita maneat prò nostra
aelemosina nostrìs futurisque temporibus inviolabile, et ut haec
nostra auctoritas firmius conservetur manu propria eam subter
firmavimus, et anuli nostri impressione adsignarì iussimus.
• Signum (MF) Hlotarii serenissimi augusti •
IO S Remigius notarius ad vicem Hilduini recognovi et subscrì-
psiW • (Remigius notarius ad vicem Hilduini recognovi et sub-
scripsi)<0 (SI D).
Data idus iunii, anno Christo propicio imperi! domni Hlo-
tharii pii imperatoris in Italia .xxvi. et in Francia .vi. actum
15 Aquisgrani, palacio regio, in Dei nomine feliciter.
XXX.
845 ottobre io, Aquisgrana.
(Sospetto).
Fonti. A Pseudorìginale, privo del crismon e del sigillo, su perga-
mena poco consistente, brutta. È tutto scritto da una mano, compresa la
data, nonché le « litterae grossae » del primo rigo, della segnatura e della
ricognizione. Manca l'eleganza, sìa nelle « litterae grossae », sia nel mi-
nuscolo del testo. Qpantunque Taspeuo complessivo del documento impe-
disca affatto di riconoscere nel medesimo un originale, tuttavia non è questa
una £dsificazione moderna. Il carattere, che è il minuscolo carolino, è vera-
mente antico, né può dirsi d' imitazione, poiché manifesta una mano svelta ed
avvezza a questa forma di scrittura. La m e la n non di rado conservano
il tipo arcaico carolino, nella forma speciale dell'ultima linea; la a é tal-
volta aperta. (Quindi é abbastanza accettabile il giudizio del Bethmann
{Mon. Gtrm, hist.. Script, VII, 108), che vedeva in questo documento un
falso originale del secolo ix cadente o del secolo x. Forse si potrà riurdarlo
senz'altro al x secolo. Si può chiedere se questo pseudoriginale sia una vera
e propria falsificazione, ovvero una copia a forma di originale, senza che colui
(a) La solita mano del secolo xi ripetè in margine uel naualem (b) La s colla sua
prolungazione investe le note tironiane. (e) Le note tironiane ripetono la ricognizione.
9^ MONUMENTA N^ VALICIENSIA
njìfbL l^ìeotiqiie ddramaptieiis^ ne' ripuardl jp$leo^n^co-4ijplofni^ in>QCi^
o at&ieiio non è còli ddàra come nel hiao ii^oùià di CariosugncH 774, àon^è
pcfsittd loHitelto 3 f^fKo^ che od ceso pteseate difetti ad tmto» hoé e»eih
dorii iwinwirr liMii 1> petynyiMi, M regesti 9«l«iri»;^ipll»«iiie(ftdtoi
e ttmceamm de frirdiiiiifn dsomi Mf olirti iflUMmnBiif ». ad ékt % Iìiiiibm
IT i^fi^e » di fmff^ m^à^ m ^ ^^^^m% 4js9i^.4M^(Mi>p0ì «ipitl
ao^sti ai diploiiii x^ libraio 82^ e x} ^^o |L|j| dd «{oaB ppf^jymp.
Ad una mano d'ami po^eriore (secolo iau) attribuiremo ^ncs^abre panie:
« de baidlubsca »« Nèn manca la notaxione di Pietro de AUavatdo coi Home
di Andrea Provana o P^pné ifoii vi eonlipoBdono le ite^UMUdPtti fime
im|f^ imami éili liapeMiiu; ette aitata iBtoiBÌ»iiiy«rttp<iiftllg|. te,
n» uol
B B. Basano (op. dt e 46 sgg.) autenticò, aa ag^^ 17^?^ )% VXf^
sfolla di oue^ documento fiitta dall'* orinale s^ e rinaerì i|dtta aqa rac-
colta. t)àl Basano dipendono: la trascrbione dd Cdssotd» ^e servi ^
fimdamento allVdislone del Mtnutc^i (AnUq. luO. V, 971^4)^ eorrfspondettte
a Tekiambo, op. A,% a. §4$, oorriapoadente % Db Lsm» dae a^pie ira
le schede ndrarch. dell'Economato» Gran, eccìa. busta IL Da A decade
invece P. Datta, Man. bisL patr., CbarU I, 43-45, n. 26.
DeUa natnra paleografica del documento abbiamo parlato, riconoscendolo
un pseudoriginale, quale era stato diggià sospettate da G. E. Pertz, Ar-
chiv, V, 323. Ma da ciò non con3egue che sia falso anche il suo contenuto,
come ne giudicò L. Bethmann, Archiv, VII, 108, n. 88. Il Mùhlbacher
(Rig, d, Karoì, n. 1088), seguendo il Bethmann, lo riguarda come un falso
originale del z secolo. Sotto il rispetto diplomatico non lo crede assoluta-
mente falso, ma iuterpolato, come quello che, allato a formole genume, ahre
ne contiene di false. Il Mtìhlbacher giudica interpolato e manipolato il passo:
« omnem districtionem vel iudicium - salva illorum hominura Hbertate » (p. 86,
r. 29 - p. 87, r. 8). Qjaesto lungo tratto che descrive l' immunità concessa
al monastero in una forma amplissima, fu oggetto a dispute ; fra noi, G. Sal-
vigli (Storia delle immunità cit. p. 65), seguendo C. Hegel e BethmanD-
Hoilweg, lo ammise come autentico. Posteriormente la frase « rdique vero
« causae - diffinitae fiant » (p. 87, rr. 4-6) fu riconosciuta come degna di
fede da E. Brunmer, Deutsche Rechtsgeschichte, Lipsia, 1892, II, 309. Anche
la dau presentava difficoltà al Mùhlbacher, giacché le edizioni davano b
indinone vi (Muratori) e la vii (DatU). G. E. Perts in una collazione notò:
e iod. VI? ». Ma la pergamena ha sicuramente (se non chiaramente) la in*
diaìone viiL Panni poi degno di nota il fatto che la proposizione « censa
« etiara (vero) et tributa », pur non senza varianti, ricomparisce due volte
pella prima metà dei dipk>ina (p» 85, r. ao; p^ 8é, r. 7), U dono della
valle di Bardonecdiia viene attesuto anche dal Cbron, Novaìic. (tib. m.
cap. i6\ lib, IV, cap< io), ma non i b«n chiaro se questo dipenda o meno
dalla nostra pergamena. In senso contrario depone la circostaitut che il
cronisti tace del castello Dlobia e delle a appendici », Diobiasca &c. di
coi illisi ricorda nel nostro diploma. In senso favorevole parìa la circo-
ìtanit th'eglì attribuisce 11 dono a Lodovico e a Carloniagno, e che ai loro
diplomi congiunge la conferma fallane da Lotario; tutto ciò egli poteva
desumere, con pieni corri tpondenza, dal nostro documento. Concludendo,
M abbiamo sufEcìenti motivi per credere che il presente diploma sia sosun~
lialnetite autentico, non si pvb tuttavia esitare nel ritenerlo diplomatica-
mente falso, e interpolato, quanto al suo conteciito ; ma non ì agevole de-
terminare con precisione in che cosa consistano le interpolazioni. Per la
diu veggasi MOhlbacher m H^tner 5(frfi«^j6(rict/e, LXXXV, jij, nota I.
MQBLBACH£fi, Ktg. d. Karol. n. loSti.
ih nomine domini nostri lesu Ciirisri Dei aetemi. Hlocharius
divina ordinante providentia imperator augustus. constai nos J
divina dispensante gratia caeteris momlibus super eminere, • unde J
oponct ut cuins preceìiinius munere, eius studeamus modis omnibus 1
[p]arereW volumati, ut videlicet nostro fidoliter parentes obsequio,
Hostr.im sibi sentiant usquequaque siiffi-.igari clementiam. pro-
inde comperiat omnium fideìium nostrorum ta[m]<''' praesentium,
quam « futurorum industria, quia vir venerabilis losepli Epore-
dùe urbis episcopus et abba ex monasterlo sancti Petti et sanctì
Andreae, quod est situra in loco qui dicìtur Novalicius, adiens
prae[se]ntiam W culmiiiis nostri detulit nobis quasdam auctoritates
beatae menioriae Kaboli avi nostri seu et domn! genitoris nostri
HnjDOvvici AUGUSTI, in quibus continebatur insenum, qujUter ìlli
vallem Bardiniscam cum castello ibidem sito, cuius vocabulum '
est Diobia, sive cuncta quae ibi iusto tramite pertinebant, tam J
de intos, quam et de foris, suisque appendiciis Diobtasca et Ar- '
melsca sive Allonica, sicut io publicum, vel ad paktium priscìs l
temporibus visum est pertinuisse, sic tamen ut liomìnes liberi, ì
qui in ipsa valle cotnmanere vìdebantur, in eorum libertate per-
manerent, sicui in eoriim continetur praeeepto. censa eciam et
itrìbutB vel omni datione, sicut ante actis temporibus ipsi vel an-
te<:e.ssores eorum persoKere visi fuerunt, hoc cum omni integri-
li -* ////ucte B pu«c (b) A bil-ll B Um (e) A p////ntiiu. B fF"
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I. ACTA. 87
vallibus supradictis, ut sicut in praeceptis (•> predecessorum (*^) ^^'•Ì55|J^*""J
nostrorum continetur, veniant ante comitem in civitate Taurinis, ^^^f^^^
acti videlicet atque compulsi per abbates atque mi[ni]s[tr]os (^) STMc^tfi
ipsius monasterii et iustitiam faciant et ab aliis recipiant. relique ^n'^^teS
5 vero causae in ipsis locis per ministros et ordines ipsius mona- crìmiiMU, per
. . * , * quali si dovrà 1
stcrii deliberatae ac diffinitae fiant, absque impedimento vel so- ^nrere ti come
ladi occasione cuiuslibet comitis aut rei publice missi, salva ii-
lorum hominum libertate, qui ibidem commanent. eundem
namque locum cum omnibus suis pertinentiis sub nostra tuitione
IO ac^"^ immunitatis defensione perenniter mansurum constituimus,
ita ut nemo fideiium nostrorum quippiam contrarietatis inferre
praesumat^*^ sed quicquid pars fisci nostri sperare poterat, morem
praedecessorum nostrorum sequentes, in utilitates inibi Deo fa-
mulantium perenniter conferimus possidendum, quatenus servos
15 Dei in eodem monasterio degentes prò nobis et prole nostra vel
stabilitate totius imperii nostri a Deo nobis conlati atque con-
servandi, iugiter Domini miserìcordiam exorare delectetur. et ut
haec auctoritasy Domino protegente, valeat inconvulsa manere,
manu propria subter firmavimus et anuli nostri impressione adsi-
^0 gnari iussimus.
• Signum (M) Hlotharii serenissimi imperatoris •
• Remigius notarius ad vicem Hilduini recognovi et sub-
scripsi C^) •
Data .VI. idus octobris, anno Christo propitio imperii domni («)
00
^5 lH|lotharii 00 pii imperatoris in Italia .xxvi., im Francia .vi.,
ind. .vili, actum Aquis, palatio [regio] <*), in Dei nomine feliciter,
amen.
XXXI.
Circa 850.
Fonti. Il testo andò perduto, non restandocene che un riassunto bre-
vissimo nel Chrott. Novalic, lib. iv, cap. 21; ma neppure il testo preciso di
questo passo ci è pervenuto, e ci dobbiamo accontentare dell'estratto del
Pingon. F. PiNGON, op. cit. p. 24, registrò il documento sotto Tanno 859
(a) A pceptis (b) A prodecessorum (e) A mi7/////s////os B monachos
W A hac (e) A psumat (f ) A s prolungata, (g) Questa parola è scritta intera
tu A senia abbreviaiioni, (h) A lotharii (i) Questa parola fu tralasciata da A,
H MONUMENTA N0VALICIENSI A
t wBffmi cbe U éaiu^bft Éoam HgKa il Dotkmtf mudÉèièw Giti qttWto ili
fìOto lo ^Inmtfè 6. T. Tsmiaiibqi diMi$ ittmtnilép I| |f«f8.
firigróo e Lea, giugali, o&oqo al monastero Novalidense
il monte Vesenio.
XXXII.
88. ,val»>.^l,rc Torino.
Pòfiti. À ielttiriittà pdtt^àdiséni ori^ttle lii caratile che sta tra it
tdHiVè ed H^ttèeéiè caMiild drila ptiÉtia età, eoa t^nit iMKayattaa et
lénae e di mmì^ prq^ del eofsivo. $i pis^riattttmiopralafoMiaiiai li
e ddla e , giacdiè in quatte lettele 1* ultima asta di destra o ripk^tti a é»
Distra o almeno non tenoina con vox apice voltato a destra. Il caiatMe è
bdlo, relativameiite chiaro e abbastanza regolare. Abbiamo parecchi nessi
di due ìetleré (come p. es:: ci, K, ac, d, et, ut, re, tt, ne), ma aon sono
mi anehe t tmA A tre lettere (tòme: tHo, con, ehi, thi, ter, tti, itti, à&l%
maméo Fuso eonlvo. Cartolò 8 eesad «àcoMii tidla ft'aéc «enea eaftt#«
Mollo fteqoràti taiio le abbftvia^eoi per soepoiriofie (ctMoe éì es : «scMak
«eccl| »,«dvi», «tidnen^ », «fil^ », «eor^ », corrìspondeott a « nomen »»
« ecclesie », « civitate », « ticinenses », « fìlius », « eorum »). Né mancano le
abbreviazioni per contrazione, particolarmente nei casi più comuni («sce»,
(K eps », « scòr », « iltr », corrispondenti a « sancte », a episcopus », « sancto-
« rum », « illuster »). Merita attenzione la presenza di alcune abbreviazioni,
che diventano usitatissime posteriormente: p, ^, qd*, corrispondenti a «per»»
« quod », « quondam ». Ndle parole: « notida », « iudicio » &c. non sempre
è facile asserire se non si debba forse leggere « notitia », « iuditio », per la
somiglianza che hanno tra loro i nessi : ti , ci. Qui si conservò la forma che
sembrava meglio corrispondere ai segni grafici. Per ordinario la a compa-
risce nella forma aperta. La t ha 1* asta orizzontale che si ripiega in curva
a sinistra dell* asta verticale, siccome s* incontra nel corsivo.
Le firme sono autografe.
Alcune tra le indicazioni archivistiche, scritte sul verso, vogliono essere
qui ricordate. In un minuscolo rotondo del secolo x incirca fu scritto: « ludi*
« cato secundo de Maurino Bardino ». C* è pure il regesto fatto fare dal priore
Andrea Provana, firmato appunto: «A. de Provanis prior de anno 1502».
Nel regesto il documento è indicato come « originalis sententie late per Ca-
« rolum magnum » &c. Il documento figura negli inventari di Pietro de
Allavardo (0, che si identifica appunto coir autore del regesto.
(1) Cf. Ricerche sulV antica bibliot. 8cc, p. 120. j
n ilocnniemo È conservaci ssimo, se si fi eccezione (r. 4) per alcune let-
tere, che £uino parte dì una frase ordinaria, e che quindi ficilmenie sì po-
KTtno lupplire, anche se mancassimo della copia B.
La pergamena mostra ancora le ripiegature, che davanle aspetto di diploma.
Questo originale li conserva nell' Arch. di Stato di Torino, Abbadia dilla
Sevùtaa, busta II.
B Copia, in pergamena, in minuscolo rotondo, post -carolino, dell'etl più
niluppata, così che sì dovrà giudicarlo del secolo xj o del seguente. L' ele-
guui estema non manca, poiché si ebbe perfino cura dì segnare con punta
OKtaiiica ì righi, ailincht le linee si mantenessero equidistanti. La copia è
siila Taita con poca diligenza, e delle lezioni di essa non si tenne quasi mai
cono Della preteste edizione, AUìncht si possa giudicare del valore di qcesta
edìjione,ne do qui le varianti riguardanti i rr. i-i t (p. 90), e cioè: r, i, ■ no-
• mine ■;!. 2, ■ dominus a; r. ;, ■ tnantaa; r ;, v co a, n Tiiinensis a;t. 6,
■ Aicardus Vmcentiae ecdesìae »; t. 6, a Supo t; rr. 8-9, « lohannes.leo.et
«iltmNatalis.Ursus et Maninus»; r. io, a Tiiincnses . ; r. 11, " lanjemalo».
lo nota al Cesio soggiungo ancora alcune altre varianti.
Sul verse e' è il regesto del i ;o2, simile a quello apposto all' originale,
«Jl» firma : « A. de Provaois prior de anno 1 502 ». Naturalmente, come al
nliio, anche la lirroa è dì laaao dell'Allavardo. Vi si legge anche un regesto
W xjv secolo, quando il documento veniva pure preso quale Sententia
inacdam per imperai orem lata prò monasierio.
Qpesia copia si conserva insieme coli' originale precedentemente descritto,
C La copia autenticata (ma non scritta) dal notaio Bernardo Bazaho,
■Ila Novalesa, addi 21 agosto 1721 {Abbate dt la Kov(Jtst, ce. r2-i7A),di-
pade esacumente da B. Il volume ms., autenticato dal Bazano, trova»
vilmente nell' Arch. di Staio di Torino, Abbadia detta SovaUsa, busta I.
D L'edizione del Muratori, Anliq. hai. I, }j9-62, dipende da C. Dal
«"Htorì poi dipendono A. Rivautella e F. Berta, UlcUrnh ecclcsiat cbar-
•"niiBi, Aug. Taurio. 17; j, pp, vi-vii, ed Eugenio Db Levis, fra i suoi ma-
BMcrìtii Novaliciensi, nella busta II della raccerta col titolo Cri>Q. teclaiasl.
Mi r. arch. dell' Economato di Torino. La trascrizione del De Levis non
i completa alla fine. Il De Levis col Muratori scrìve (p. 90, r. 11) < Lin-
«dioaco B, mentre C ha a Landinalo », A ■ Lammalo » e B k Lanasmalo a,
Dal Muratori, e dalla rìprodunone dovuu al Rivautella ed al Berta, pende
^- T, Terkameo, Tabular. Ctllo-Ligusticum, voi. I, autografo alla bìbliote»
Nadooilc di Torino.
E Da B dipende P. Datta, che riprodusse il documento in Mon, bùi.
N^., Charl. I, 61-64, citando una « copia sincrona ».
Osservaiioni. Le formule iniziale e finale corrispondono a quelle
^ Un placito aretino del 92;, siccome avverti il prof. E. MOhlbacher, Dit
^fi*. Karls III in Ifùnir Sitxungshirkhtt, XCII, 471. Del giudice impe-
lle Gtauso, qui ricordaio, par!6 il prof. Gltiuo FiCKER, Fonchungen, II, 136.
liemuntKta Nmaliciimia. 6*
MONUMENTA NO V ALI CIENSI A
Metodo Ai pabblicflzìoTie. Riprodussi A, e con B ne ocAmaì
lacuna. Ma delle copie feci In generale ben poco conto, e ne citai solo al-'
cune varianti, quelle cio£ che mi aiuiaviDO a itabilire la dipendenza de
dall' alila copia.
Regesti. V. Krause, Gtich. Ì4S InitituU dtr • muri dominici • in
i. Inst. fùr Sslerr. (hschichIsfvrschuHg, 1890, XI, 197,0. 176; E. MùHLBACHER, R^.
d. Karoì. o. 1^61; R. HObheii, Gerìchlsurtk. dtr frànkiichm ZtH, parte U, Gè-
ritbtsurkk. ata Ilalit», n. 793, in Ziiluhr. /ur SavìgHy-Stiflung, ». 1893, A[h
pendice, con numerazione separata.
^ ., . j Dei QOmen, civitate P.-ipÌa, in sacro palacio, uM
I. . ■JIìÌobÌ lioninus Karolus rex preerat, ìd iudi.
vnce» di tt'it..
a Vitn». I iDDli
nrJD.oidiKJid ^u-
\Mito, diK eiadicl
« Pmili, ti 4lirl
noli), ttiunit *
«KliD. d<
dToui.,
^Dum, i
intus camiaaca maiorc,
qui est aute mastia W^ in iudicio, rcsederet Bodendus '"' comes pa»
lacH singuiorum homÌ[niim iustìcijam'^) faciendum hac delJbe-
randum. resedentes cum co lohannes sancte Tidnensis ecclesia
et Aicbardus Vincenline ecclesia venerabilibus epìscopis, Suppo et
Berengerius comitibus, Adelbertus, Leo, Petrus, Fulbertus, Urse-
pertus, Ragimbertus, Ritperiiis''', lohannes, Poto, Natalis, ìteint
Leo, Garia[r]dus, et item Natalis, Ursus et Maninus'''' iudicei
sacri paìacìì, Landepertus et Pelprandus iudices Ticinenses, Ato^
de Lammalo W, Goifredus de Sparianì et reliqui multis. ibiquft
eonim veniens presencia Amblulfus aba monasterii sanctonira Petrf
et Andrec, sito Novaiicio, una cum Rodericus scavinus Tauri*
nensis, advocatus ìpsius monasterii, ntc non ei Maurlnus filia4
quondam Petri de valle Seusia, de villa qui dicìtur Ultes <^', um
cum Ansevertus filio suo, aliregacìoncni abentes, dicebant ìp^
Amblulfus aba et Rodericus advocatus: dudum in iudicio, vesaj
presencia, mallaverunt nos hìsti Maurinus et Ansevertus tìlio suo
(.) B nurti. (b) A botnil/l//mil"^
Itri Rigimbe 1 Ritper pmingimo da cornai
I scrittt ean allrB incbioitn, ma più prohahili
il icritlura più dimvBlta 1 mtlta. S4I ittotida
ifaiitt tbi mila arrtiiani rimast coptrlo d
B Rigimbenas . RitpertQi .
■./■
m iustitìuB (e) In A U
pDiisBD tstirt ^ f rima mi
iBxo di altra nano tonltmfarm
:a, la prima Itiìent f(f miiMva -I
r- (d) Rigimbcrtui
Naulii. Uriuict Muli
iiDZmalo, dovi la x rilutta da eorrixitnt, iì prima mane, in Iii(if« die C Ludin
(f) A ulte* cutU dui ullimi UtIiTi IH rtnira, stbbttu di prima man». B Ulcn
(l) Un a Boderacus iuJex augusti « cato di Lodovico 111; ci. BARSOCCHtH
iraa Roma nel 901, presente a un giudi- Doc. in Mem. di Lucca,'V, J,6j9, n, 176I
quod pars monasterii nostri malo ordine et centra lege eos ad "••'•'Ao editano
servicium detinerent, et nos dedimus eorum responsum, quod pars «"•?''"« """
monasterii nostri eos ad servicium detineret, se: non contra lege, cìuhoìiiiIkìio
eo quod civitate Taurims, in iudicio, presencia histius Supponi pu« • Torino, Jii
J corniti et scavinorura per iudicum iudicium hisiuin Maurinum ad- ";J™*''"^''
vicissemus f'>, et talem noticiam iudicati haberemus. histi Mau- "'^a™u"°"
rinus et Ansepertus filio suo dederunt nobis responsum, notitiam '.^m.^k^ÌI
ipsara niehil eorum inpedìret, eo quod omnia quicquid inde factum do ZC^°,o'™i
esset, per Torcia factum fiiisset, iam non per iudicium. tunc per ?« fonm, iUceii-
iO vestronim iudicum iudicium dedit nobis vuadia ad probandum "rio.^uddtino-
per iudices, aut per noticiam, qualiter istius Maurini in eodem ^^J^f'"'
iudido forcia facta fuisset, et nos dedimus eorum vuadiam de pia- l,'^^]' *""
cito et de ipsa noticia iudicati ad pbcitum adducendum, et odie
iuter nos exinde constitutum placitum missum est. ecce nos ^"?'''?"""2
•i parati cum ipsa noticia, sicuti eorum vuadiam dedimus, et queri- S'p1"°iJ'^°"nf,f^
mus ut ipsam nobis faciat consignacionem, sicut vadiam dedit. m*S^,?J^o""^u
responderunt ipsi Maurinus et AnsperCus filio suo: veritas est, Iurd'"n '^i'ògo
quia omnia taliter imer nos hactum et vuadiatum est, et odìe «"MmKBo J"d-
inter nos consatutum placitum missum est. ecce nos parati que- dodi.iiiKii.Do-
M rìmus ut ipsam nobis hostendatis noticiam, sicut vuadiam dedìstis. «"monMtnoiqo.
tunc hostenscrunt ipsi Amblulfus abba et Rodericus scavinus et J^.'iVtht "'t"
advocatus noticia indicati, ubi continebatur inter celerà, qualiter J" coni/sii'^
presencia Supponi corniti et scavinorum W in iudicio, civitate °«.«,'^°Ambi„"ò
Taurinis, mallasset Rodericus scavinus et advocatus monasterii m4^t.^o"ewt
'i s:incti Petri Novalicio, sito in valle Scusia, una cum Amblulfus M.urinQ, cDmm.-
abatem ipsius monasterii, Maurinum filium quondam Petti, coma- j'„ "" ^-^"1. y'"
nente in valle Bardonisca, in villa qui dicitur Ultes^'', quod de ÌÒMil°d^i"n™-
sua persona servus ipsius monasterii esse debuisset. ipse Mau- B^'Jll^o^'di
_ rinus vetasset, quod non servus, set liber esse debuisset, prò eo EididUmntb*
V> quia de libero patre et marre natus esset et taliter per testes ad pVwJtmmì!"''
probandum vuadiam dedisset. set in eonstituto, que inter eis
positura fuerat, ad placitum ipse Maurinus venire neclexisset.
hoc actum, dum Suppo illusterW comes rescderet in iamdicta ,,"oJ^i''|^^*nr^i
(i) B adnindissenius C idnìciMmus (b) A riluti la jraii et icivinorum, mù
faraU mtdisimt. (e) B que dicitut Ulces (d) B illomoi
I a
92
MONUMENTA N O V A L ! C 1 E N S I A
Matodoéi prontf
«nfonse •ila lu
="£
ilo perii giu-
w, adii cane
aXihk
civitate Taurinis, cune ducati, in placito puplico, venissei recl
mandum Maurìaus, quad pars moDasCerit Novalicìo eum pigiu
ratura haberet, et paratus esset suam libcrtatem per tcstcs j
probaiidum sicut vuadiam dcdcranc. tunc ipse cotnes dedisset C
Ucenciam forìs de ipso placito exiendi, suam testimonia aducet
dum, sicut proFessus fucrat. qui cara foris perexisset, statim l
versus essei et professus dlxerai, quod ipsos testes Ìbidem noi
haberet, quod professus fuer.it habere. tunc ipse comes dedtss
eidem Maurini induciat'^ usque ad aliura piacitum, set in const
luto, quod inter eis posiium f'uerat, ipsos testes non hostenserat ((
set professus dixerat, quod inquisitum habebat et nec testes, i
uUam Srmitatem de sua liberiate non abuisset, vel invenire [
tuisset, prò eo quìa Petrus genitor suus servus de predicto i
□asterio fuisset et''' servum pertinuisset, et ipse ex nascetuti
servo sancti Petri de prefato monasterio esse debuisset, et nu]
iatenus t*" se de ipso servicio subtrahere potuìsset. cuiu talìol
egissent et respondisset '*', tunc ipse comes dedisset eidem Mat
rinì inducias ut fortasse potuisset invenire testos, aut ullam 6riit|
tatem de sua libertaCe et constitutuni inter eis posuisset, in col
stituta die, dum resedisset ipse Suppo illusterf^ comes in predici
civitate Taurinis, in cune ducati, una simul cum Adalrocbo^
comes et Grauso index, missi directi domni Karoli regi, in pli
cito puplico sìngulis hominibus causas audiendas et iusticias factel
das, resedissent cum <''' eis Petrepertus W, Adalmundus, Al&edid
lohanues, Gauspertus, iiem Petrepertus, Alardo, lonam et Urs
scavinis.Vuitelmus et Amalricus scaviiiis romani '•'''>, et reliqui multi
ibique in eorum venisse: presencia Amblulfus aba, cum iatodid
Rodericus advocato prefati <'' mouasterii, et ipse Rodericus dixi
set ("' adversus iamdictus Maurinus : da nobis testes ipsos, qius.d
per vuadiam oblicasti de tua libertate, ipse Maurinus respondi
dudum professus fuisset presencia histius corniti ve! scavii
(a)Bindudu (b) B haberet (e) In A pari ixitrlii
tbt foni valt oì Bei (J) ^ nulUious (e) S s<^ co
disjel (f)SiUorum (g) fl Adibito (h)^ restdissen
(k) C scauinm, Ronwni (I) pretti] la A è corrt\<Qnt di fri<
(m) Kodericus dixisset] U A qualt iui farei» iene ii prim
I mune ir iuegc H a
:■*•-?• ''-14 ^^
IMMlì
i
I. ACTA. 93
et reliquorum hominuin, et iteruin professus esset, quod testes, ^^^ "****
nec nullam firmitatem non haberet^ sicut per vuadiam oblicaverat^
set servus ìpsius monasterii esse debuisset, prò eo quìa Petrus
genitor suus servus prefati monasterii sancti Petrì fuìsset, et ipse
5 ex nascendo servo ipsius monasterii esse deberet. cum taliter .«J^iS'^^dki
professus et manifestus (•) fuisset, rectum eorum ìudicum et scavi- IZi '!""**'**«
• • 1* /L\ j • r • (&etu « notili
norum paruisset esse et ludicassent c% ut amodo et m antea fuisset poruTaUdaui
. TI . . . ... r • r aprile Mo.
servus sancti Petn ipsius monasterii luxta sua professione, erat
noticia ipsa firmata ab Supponem comes et ab Adelrochum W co-
io mes et Grausonem missi et ab Amolus episcopus et ab scavinis
atque a ceteris nobiles homines et scripta per mànus lohanni no-
tano et emissa anno domni Karoli regi hic in Italia primo, mense
aprelis, indicione terciadecima. noticia ipsa ab ordine relecta, ^^'"*"°*i"!?"J
r ' r ' fto auoYO giud
interrogati sunt ipsi Maurinus et Ansepertus filio suo, quid ad- Su.??!nnté
15 versus noticiam ipsam dicere volerent. qui dixerunt et professi KT^t^^»
1* ... . i*t .re che com do
sunt, quod sicut primitus dexerant, ita et nunc dicebant, quia sero opporrr. :
omnia per torcia nobis factum fuit. cum taliter professi fuissent, ettu&tuvioie
interrogati sunt ipsi Maurinus et Ansepertus filio eius, si habe- <i«t«ievioienM
tCMcro dAT pri
rent iudices aut noticia qualiter clarescere potuisset quod in ipsas g[J[^Jg5JJ*Jh^*
20 placitas W eidem Maurini forcia facta fuisset, qui dixerunt et prò- ^^"«^^«1
fessi sunt, quod iudices nec noticiam exinde non haberent, nec
invenire poterent qualiter clarescere poteret, quod ei forcia facta
fuisset. cum taliter professi fuissent, rectum eorum omnibus ^oi^Jgi^S^]
paruit esse et iudicaverunt, ut insta eorum altregacionem et prò- S'rono'che**!
25 fessionem et iusta ipsa noticia indicati (*\ ut ipse Maurinus et An- ^no ter^i"pJ
rt- 1 * /f\ 1 * * nalidelmoDASt
sepertus hiio suo de suorum personis w amodo et m antea servi
ipsius monasterii sancti Petri et Andree, sita Novalicio, esse de-
berent. et finita est causa, et hanc noticia prò securìtate ipsius
monasterii facere comonuimus. quidem et ego Aldegrauso («) « ai«o**or!un«
30 notarius ex suprascriptorum (^) iudicum admonicionem scripsi. ~Ìento7[utiv1
anno regni domni Karoli glorioso regis hic in Italia secundo,
mense november, indicione quartadecima.
(a) B manifestatus (b) iudicassent] A scrisse la prima s sopra una lavatura, so-
stUuendo forse una r ; appena scritta s prosegui con una e ebe poi eaueellb, (e) B
Adalrico (d) E placitus (e) B iudicum (f ) personis] In A questa parola sta scritta
di prima mano, ma in rasura. (g) ego Aldegrauso] In A queste due parole sono di
prima mano, ma in rasura, (h) B nostroniin
Signum ^ manu<'^ suprascripto Boderati corniti palacii, qui
in his actis, ut supra, mierfuìt.
^ Adelpert noiarius sacri palacìì ìnterfuìt f*"'.
^ Petrus iudex domai regis intcrfui.
(^ Fulbenus iuJcx domni regis interfuì. 5
^ Ursepenus iudex domni regis ìnttrTui.
^ Pelprandus iudex domni regis interfuì.
A Riipenus''' iudex domni regis tnterfui.
xxxrii.
C906-929).
Fonte. [I documento andò perduto, ma un cenno ne conservò il cronista
del!» Novale», lib. v, cap. j. Di qui dipende Filiberto Pincok (op. cit. p. 26),
il quale, non lenta inesattezze storiche, sotto l' anno 914, citando al margine il
Chion. SwitUc. scrive : <> anno Christi .cmxxiui. obiit Domuntius abbas, cui Bc-
' legrimus succeiit, et ab Annone civiiail rcstituto, donatur alio tempio divo
■ etiam Andreae sacro ad civitatis moenia, ad portam comitalem ■>. Passò quindi
in tradizione che la donazione segui nel 924. Per citare un esempio, allego
r opuscolo manoscritto (Arch. di Stalo di Torino, Rf^olarì CìsUnìtmi, busta se-
gnata jRg-igS) col titolo t Stato del monaitcTO H S. Andna.o sia della Firgiiu SS."'
itUd Cemolata della città di Torino, fatto alli lì del mise di aprii/ dell' anno 1773 &c.
I primi righi compendiano la storia di quella chiesa cosi : n Questo monastero
« fu fondato r anno del Signore 924 per i monaci Benedettim, dato nel 1460
<t in commenda al fu Giovanni de" conti di Valpergato
« delti monaci, consegnalo alla nostra Congregazione dal commendatario d'al-
u lora Camillo Gaetano patriarca antiocheno ...>'.
Adalberto marchese, mosso a compassione dei monaci della
Novalesa, che i Saraceni avean cacciato dalla loro abbazia, offre
loro la chiesa di S. Andrea [situata nel posto dell' attuale chiesa
della Consolata], colla porta cotnitale, presso alle muta della città.
xxxiiir.
C926-929).
Fonte. Re Ugo confermò col diploma 14 luglio 929 anche la donazione
della torre regalata dal marchese Adalberto alla congregazione della Nova-
lesa. Non t detto dì qual torre si parli. Forse allude al v
I. ACTA. 95
presso li chiesa di S. Andrea, del quale parlasi nel Chron, Novàlic. lib. v,
cap. I. Nel 1885 rividero la luce le fondamenta di una torre e di altre co-
stmziooi militari dell* età romana, in prossimità alla chiesa della Consolata,
che sostituì Tantichissima basilica di S. Andrea; cf. Atti Soc, ArcheoL di To-
niw, V, 26; Vincenzo Promis in Notiiie degli scavi, febbraio, aprile e ago-
sto 1885 \ P^r la località in genere e per le notizie archeologiche che vi si
liferìvaoo prima degli ultimi scavi, veggasi: Carlo Promis, Storia deU* an-
tica Torino, Torino, 1869, p. 197, tav. i.
Adalberto marchese [padre di Berengario II] offire alla con-
gregazione Novaliciense una torre in Torino.
XXXV.
(-929).
Fonte. Re Ugo confermò il 24 luglio 929 la donazione « olim ante
< OS dies » (p. 102, r. 7) fatta « per cartarum instrumenta » da Adalberto
marchese alla congregazione Novaliciense, unendola con quella del no-
^^ Q- xxxiiii. Congetturale è la data di queste due donazioni ; ma si può
^^sjcrvare: a) costituiscono un gruppo a sé, indipendente dal n. xxxvi;b) pro-
babilmente sono anteriori a quest' ultimo documento, giacché é a credere
^c il dono della torre si connetta al trasloco della congregazione dalla
chiesa di S. Clemente fuor delle mura a quella interna di S. Andrea. Atti
posteriori (bolla di Benedetto Vili, epistola dell'abbate Belegrimo e diplomi
di Corrado II, 1026, e di Enrico HI, 1048; nn. lviii, lxu, lxxv) dicono che
Adalbeno trasferi i monaci a Breme.
Adalberto marchese dona alla congregazione Novaliciense la
corte di Breme, che egli aveva comprata da Erlando, e la corte
Solicino, dedicata a S. Maria, che gli era pervenuta da Gisla.
XXXVI.
929 febbraio 28, Torino.
Fonti. A L'originale andò perduto, senza lasciare alcuna traccia di sé.
B Copia, macchiau, del secolo xiv, in cui il copista si studiò di imitare, sia
°€ll'ortografia, sia nella forma delle lettere, l'originale. Quindi la a é aperta,
" Qcsso corsivo & s* incontra non solo isolatamente, ma anche in corpo di
PVola, la r é prolungata inferiormente, la g é apena. La sottoscrizione di
«Ragihardus » é quasi per intero scritta in lettere maiuscole, poiché -com'è
cniaro - il copista s' ingegnava cosi di riprodurre le lettere dell' originale,
che senza dubbio erano di grandi dimensioni, come non di rado avviene in
Hi
in T
I
et iure
PMHipus de AH Jifio ourchto Rmrotl et SS.
poor» ad Lkvjiu San^oon amms
tìoo^ cqnes ce iitjp»fi
f^'f^^ (mi Taru ex fòoctbtis spvsat ad pcdes coDxs lulgatìicr <Ecti della
Rosa o Rossa cuoaonbvs cnginrm ujhcus et per plora TaoiÌBt castra,
ctbocpraescftÌBGoBiaiiaramdeftKiiscinaPado insBBStro bttre et pcopc
ÌÌotKt<àierìam [oggi: Moocafiefi] coOMMcctor...».
e £t cortem Dalmati i. Cjsuui S DafasatS ami eìos ionscfictìoiie,
000 bona ad idem peiiìutima, cum nient aaùqmtas a pnonta Geo-
■ faidmB omccsscre domìnfs Noni ex
iHndkabcnt ìd < ■ipfciii «jai a "^^^■*^rtih S. Ber*
S. Aoércae shre Coosoladoais Tavim habittmaMB... »
D della Oucsa od pnao caso vuol significare fl viliaggio di Gonzole^ fra
fiosedi Orbastaoo, noD loap da BcioascOi saBa stnbtra del torrente Sangooe
Hd fecondo caao accenna al borgo ^S.I>ahnaiio,sitnato solla deserà dtà San
gODt, 'm dlreiioiic di Palmeto. A proposito della frase « actmn in palatio »
moni^ ddla O^^^ annoo: «Faklinm hoc erat, obi hocKe porta Palatina m
I
'4
. T, Tebraneo nel Tabuhrium Celta- Li^usticum, voi. I, a. 929, tr*-
iciisie xano il Jocumenta, che egli ebbe in copia da mano amica, o Q.uesta
"afUiJÌdonaiÌone»,cosl scrive quell'illustre erudito, «io l'ebbi dalsig.D.Mas-
■ limo Bolognioo, il quale l'aveva avuta dal padre Alberti, monaco cister-
• ctEnse della Consolata di Torino, e n'ebbe solamente una copia, mentre
■ questo padre non volle lasciargli vedere 1' originale, che si conserva in esso
■ nonulero. SarA senza dubbio in molte cose difTerente da H'orìgi naie, mentre
• quel buon padre cistcrciense (il quale credo l'abbia anche stampata) non
' doveva saper leggere i caratteri antichi, o non voleva, o voleva inlenderti a
■ tao modo n. Il Terraneo accompagna il suo testa con alcune congetture di
lesone e con una diffusa dissertazione stilla storia dell'abbazia Novalicieose,
<lÌKU[endo lungamente sulla iden tifica zìon e del marchese Adalberto. Egli al-
lega una carta del i}i;. da lui posseduta, nella quale si ricorda una n domus
• Sucti Daimatii ■ situata in Torino. La copia trasmessagli è molto difet-
»u. cosi che, p, e., l'abbate a Donniverto » é mutato in a Dionisio ■>. Nelle
Mttoscriuoni (che n<;] cosi delio originale non sono per verità molto tacili
1 lecersi), le lacune sovrabbondano. La trascrizione tuttavia è giovevolct
BKNchi Io stato di conservazione della pergamena è ora assai peggiore di
Indio che fosse un secolo fa.
Bisogna osservare che La parola n originale » usata qui dal Tenaneo,
(he non aveva vista la pergamena, non va presa in senso stretto, poiché il
'HO lesto non è diverso da! nostro. Di necessità, per lui, 1' esemplare della
"pia mostratagli era ]'« originale ». In realtà questo presumo originate iden-
'■Buiì con B. Ciò risulta diiaramente da un passo malamente letto da B,
c^tsi trova egualmente errato nella copia presente. Infatti B e D leggono;
• Jooator ipsius loci predicti [D praedicti] dixi », dove doveasi leggere : " do-
' "itor ipsius loci pp \\aU a dire: presens presenilbus] dixi v.
Sul margine, accanto al testo, Il Terraneo aggiunse più tardi qualche
«'vit postilla, che è evidentemente il risultalo di una collazione, forse colla
«pi» di fra Alberti. Cosi, p. e., nella sottoscrizione, il nome del giudice
'"igihardus n, che era stato storpiato in i Raymundus », venne da lui in
P*te emendato, scrivendo: n Raymardus n.
E Certo C. F. G. Franchi, addi 22 ottobre 1784, copiò questo docu-
"Wto, con molta cura, fatta eccezione per le sottoscrizioni. Non isfuggl
"■"ivii qualche errore anche nel testo, e cosi al r. 1 o (p. 98), dove si parla di
Afono, B Adee » (il ras. ha « ade n, colla d tagliata), egli lesse « addere ».
Questa copia non è meno importante di quella veduta dal Terraneo, per chi
" M serva a colmare le lacune.
T Una copia, scorretta, di questo documento, proveniente da una mano
<)t1 secolo XVII, si trova nella biblioteca di Sua Maestà in Torino, MisctJlanea
''ffiMna, voi. XV, D. 6ì.
G Pietro Datta, nel Moa. hist. palr., Cbart. 1, iji-jj, n, 79, pubblica
<ì!KXo documento, dicendo di trascriverlo dall'originale, ma rimanda preci-
Il NovaltaoiiJB. 7
98 MONUMBNrA MOYALICIBNSIA
samcnit ftlk neni» pcfgemoM* Pire die tifi «Ma tutto ^mnta^a «odie
dalla e^Udd I784. IM qd ^%eade 6. B. GanuiDi» H «MÉMHb lUk Cb»>
sckia im T$rim, Torino» 1877» pf. )i3^i6.
Metodo 41 pabbUeasione. Scdri E a base delTedlaioiie» cerando
di iDii^ioianie ift foaldie Ilio OM k 1^^ pervia <B congettu», ab
cott*eiiito ddle ikit tfatcriiionii le feaU mi g^varoiìo a compleutae le de*
Sotto B fi totto aweràti elcmii emri di lettma, die <iimotti— w apeita-
meoca cooie renMumeote dd secolo sir avesse dBoansi a sé un atso aoino
In «Il caranem die più o meno scntt?a dd coisivo, e quindi poò benkaimo
cvsdexsl die qodlo fesse r originale. Perciò ogni diibbio non solo solTiw-
tentidlà complssrivt dd documento» ma andie sdla sua integrale cooserva-
dooe, sen^ra esctoso. Una qoaicbe diflkdtà potrebbe forse soapetiacd nd
tHob di « hnmilis marcbio in ItaBa »» poicbè il presente è di qnd titolo nn
esempio «ben laio », come notò <fi recente il pro£ Iìicbblaìigslo Scbita,
UmMUb Umiiiom»,iudfaf.skM'.Niipol.X3i.^^(tut^s). Maseqnesu
|ttr fesse Otta ^Uteoltà»eSM non potrdibetenefd in dubbio snffantenridtà dd-
rattt^ considemto nd suo com|^esso;eiionèneppQrantorissato ilso^etto
<£l Qna interpdsrione»
rf ttomiiie domini Dei >et salvatorìs nostri lesu Chiisti. Ugo
gratìa Dei rex, anno regni eius Dqo propicio hic in ItaUa
iberto.mtr. tefcio, pridle kalendas marcias, indicione secunda. haecclesia
in IuUm, 0^ ^^ ,
u ewew di constructa infra Taunnensem civitatem, aedìficata in bonore
STMf ora od*
nud m*o£ ^^^^ Andree apostoli, ubi nunc cellam monacborum pssf videtur,
cS^èllbbSi oIi°^ pertinens monasterio san[c]ti Petri et Andree siti Novalicio,
'^**' quibus nunc do[m]n[us] Dondivertus (•) abba prepssg videtur, ego
Adalbertus grana Dei humilis marchio hic in Italia oflFertor et
donator ipsius loci [presens presentibus] ^^ dixi : dum fragilis
et caduca vita homo Adee in hoc secuio dum vivit et cene
loqui potest, ordinet de rebus suis bono animo et disponat res
suas in iudido, unde optime [va]leat CO servire altissimo Domino
et intercessione sanaorum requiem etemam posideat et premia
sine fine mansura percipiat. ideo qui supra ego Adalbertus mar-
chio dono et ofero in sumptu et usu seu stipendiis monacorum,
(t) B don dondiaertiis L' initrfrttaiiom di don mi viene offerta dal r, jo m p, xoo;
in questa ahhrevia^ione troviatno una traccia del testo originale, non del tutto ndeso dal
copista, (b) Le parole presens presentibos mi parevano richieste dal senso, e quindi
inUrpretai come leiioni errate ^lU di B predicti e di D pnedicti (e) B ////fltàt
Dfraleat
I. ACTA. 99
tam qui nunc ibidem Deo famulare videntur, quamque illorum,
qui prò tempore monastico abitu Deo servierint in subiectione
ipsius Dondiverti abbatis eiusque sucesoribus, id est castrum et
villam Gun^enarum, cum curte sancti Dalmacii iuris mei, que Uviiu di Gonzo
11. o • 1 M e U corte di S. Di
5 habere visus sum super bangone et citra et ultra, cum omnibus ni*2xo,ch€ d m
▼ano di qoA e di :
eonim apendeciis et pertinenciis et cum casis et masariciis et al- **«^ stolone,
dionarìciisy qui sunt in ipsis locus Gun^enarum et cortis sancti
Dalmacii, cum reliquis omnibus casis et rebus, sive famulis
utriusque sexus, omnia et ex omnibus cum sua integritate pre-
io dictum castrum, villam, cortem, dominium ipsarum, contille, iuris-
dictionem, tolo[neum cum omnibus] (•) casis et pertinentiis eorum-
dem, tam terris, vineis, campis, pratis, pasturis, sii vis, stalari is,
rivis, rupinis, ac pa[ludi]bus, [coltis et incoltis] ^>, divisis et indi-
visis, una cum finibus et terminibus, acessibus et acesionibus et
15 usibus aquarum aquarumque decursibus, cum omni iure, aiacenciis
et pertinenciis earumdem rerum per loca et vocabula ad ipsum
castrum, villam, cortem, casis masariciis pertinentibus vel aspi-
cientibus, cum mobilibus et inmobilibus rebus, sive famulis, in
integrum. quae autem predictum castrum, vilam, cortem, con-
20 tilem, iurisdictionem omnimodam ipsarum rerum, cum omni sua
integritate, cum casis et familiis utriusque sexus, una cum ace-
sionibus et ingresoras earum, seu cum superioribus et inferioribus,
cum mobilibus et inmobilibus, sive familiis [habeant in integrum
ab hodierna di]e (^^ in sumptu et usu monachorum [ceterorum-
25 que](<*)sucesorum suorum Deo famulantes, facientes quod exinde
Dominus dederit [quid voluerint sine]^*) mea et heredum ac pro-
teredum meorum contradicione, [ita tamen] (^> ut non sit eis li-
ccnciam ipsas res inmobiles quo vis [ingenio] <«> alienare, sed in
perpetuum meum sit memoriale, ac fruges ipsas, redditum, censum,
30 contilem, vel iuris[dictionem in ipsorum mojnachorum ^^ suo-
nimque sucessorum usu et sumptu persistant, a[b]sque mea et here-
(a) B tolo///////////////// D colonem cum omnibus E toloneum cum omnibus
fk)^pa//////bu8//////////// D pianibus cultis et inculiis E paludibus coltis et incoltis
W B /////////////e D habeantur in integrum ab hodierna die E habeant in integrum
«b hodierna die (d) B ////////// D E ceterorumque (e) B ///////////// D E quid
'olnerintfine (f) 5 /////////// D£itaumen (g) B ////////// DE ingenio (h) S
iaris/////////nachorum D E iurisditionem in ipsorum monachorum
100 MONUMENTA MOVALICIENSIA
, ' 1
diiin ac ppohtreéistii tneomm contnulidoiie vd r qietidone. [m-
fuper}^ pei ctilcdittii, fistiatili [iijotatiim^'^, iraconem et vasonem
terre atqae lamum arboris, a patte ipsius monasterii legitimam
£icio [traditumem] ^^> et corporaletn vestituram et me exinde forìs
ea^uli et a patte ipdas monastetìi ipsas res, ut supra, censunit 5
red[itum} ('> in sim^tii et uau ipeamm monachorum ad haben*
dum f[epiiiqi]o(*>. si quis Teio, ^cmI fiitorum esse non credo, «
ego ipse Adalbertus marchio^ quod abftt, aut oUus de heredtbas ac
proheredibas meis^ seu quidibet opposita <^ persona, contra haac
meami^etskmiaetdcmattoiiiscartamirequaiid^ i
tane uémmm parti ipsius aecdesie et monasterii, vei contra quem
exiade littem intderimus, muka quod est pena auto optimo libras
quinqoaginta, argenti ponderas coitum, sed presens hanc cartam
offiersionis et donationis mee dtutumis temporibus firma et incon*
imlsa permaoeant prò anima mea, cum stipulatione aibniza. et i
pergaoiena cum atramentaiio de terra elevans, lohamii [n]otario<i>
dmnni iegiitnu^i]di<^ttsanbere rogaci, in qua edam subter con*
u itomioM è firmane, testibus confidi rcriiorandum. actmn in palatio Taurinensi,
ietti BH PtthUBO
1 Tortai^ pi«l coram dicto domno r^e confirma[n]te ^ et laudante, felidter.
DaiekcoBfenu. Sìguum ^ mauu ^^^ Adalberti marchionis, qui hanc cartam of- 2
fersionis fieri rogavit et ai relecta est.
Signum ^^^ manibus (^) Rogerii filii quondam Àldioni et
Odeber[ti] filii Taone seu Henrici filii quondam Vuanigi vasali
predicti marchionis, ex genere Francorum.
Signum ^^^manibusC^Ermenfredi filii quondam Doldini 2
et Rudaldi filii condam Artoldi, ex genere Francorum, vasali pre-
dicti marchionis, testes.
Signum ^ manu(^)Tebaldi filii quondam item Tebaudi vasaio
infirascripti Rogerii testis.
^ Ragihardus iudex do[m]n[i] <*> regis rogatus subscripsi. 3
^ Vualpertus iudex domni regis rogatus subscripsi.
(a) B UH II UH DE insupcr (b) B ////outum DE noutmn (e) B Hllllllll
DE traditionem (d) B red/IHIH/H D redditnm E redìtum (e) B r////Unqoo
D reliquii E reiinqno {() BDE appotiu Ntl stc, x meontrasi piU spaso op- (tf^
Mon, hist, patr,, Chart, I, iS4, ayS, fo6), cbt app- (ivi, /, i))). (g) B lohan-
nìa tario D lohann» crotario {hf B trad////di D E tradidi (i) B confinnatt
D E confirmante (k) B m (ì) B don.
I. ACTA. lOl
(S. T.) Ego qui supra lohannes notarius domni regis per
data lìcenda suprascripto (*) Adalberto corniti scriptor huius Gar-
rule oflFersionis post tradita conpievi et dedi.
XXXVII.
929 luglio 24, Pavia.
Fonti. A L'originale andò perduto, e non viene menzionato nep-
pnre negli inventari dell'Allavardo.
B Copia della fine del secolo xii, in una pergamena, che, al secondo
posto, contiene anche il diploma di Corrado (1026) in favore di Breme. Tro*
nù questa pergamena nell'Archivio di Stato di Torino, Regolari di Breme.
La copia fu fatta da un notaio (« S. T. Ego Amaldus imperialis aule notarius
< de Bremeto autenticum huius exempli vidi et legì et sic in eo continebatur,
*[ut] in hoc legitur exemplo, preter litteram vel silabam, plus minusve, et
«hoc quod legere vel disce[r]nere non potui et hoc exemplum scripsi »), assi-
stito da tre altri notai (« Arconus », « Gaidonus de Sancto Romano », « De-
«tesalve Cuminus», che collazionarono l'autentico. Le firme sono di
cirattere tra loro diverso ; quella di Arnaldo è in carattere identico al testo
del documento.
C Da B dipende la copia di mano del principio del secolo xvi, che
dì questo documento si legge in un fascicob conservato nell'Archivio di Stato
di Torino, Provincia di Alba, mazzo PolUn^p, Questa copia presenta le stesse
beane di B, e la lezione in complesso n' è inferiore.
D Da B dipende pure la copia del secolo xvii esistente nel mazzo II
dell'archivio della Novalesa. Quindi neppure questa trascrizione ha spe-
ciale importanza.
Metodo di pubblicazione. Riprodussi B, completando le lacune
per via di congetture. Di C e di D feci pochissimo uso. Restituii i dittonghi,
che mancano, e facendo ciò, non solo credetti uniformarmi agli usi del secolo x,
ma parvemi trovare una conferma della loro esistenza nell'errore « qui et» al
r. 2 di p. 102, in cui credetti di riconoscere una cattiva lettura di « quae ».
Regesto. II diploma non è ricordato dal Bòhmer.
IN nomine domini Dei aetemi. Ugo gratia Dei rex, noverit ugo re. « pn-
^ ^ ghitn di tua so-
omnium fidelium sanctae Dei Aecclesiae nostrorumque presen- b^;„** ^"i?S!
tìum et futurorum industria, qualiter per peticionem Ermengardis JJS)^***no'55^
(a) BDE nostro È evidente che questa parola dipende da un errore facilissimo di
lettura, mentre il nesso ss somiglia alla n
193 MONUMENTA NOVALICIENSIA
^M^on lite, stunnuie comittssai^ fiddissiiiiae sororis nostrae» coiigrq;a^ san-
Ruìhm7s.a».' ctae NovaUaeiiw aecdesiae, qiiae^*> mmc habitare videtor in
llil^^i;]^'"^,^ cìvitate Tatmoeiisi per ìnaifskme et more paganoram in
m«iS!ffi(teM sancd Andreae apostoli, nostre sagesàt magestatì quatenus prò
SS»t!^«^ Dei amore <^> animeque nostre remedic^ quandam curtem Bre- 5
MObmto, medo vedelicet et aliàm sitam Pdidnoetin honore sancue Maiiae
Dei genitrids constructam, qnas cortes oUm ante os dies AdeU
barbis^') g^oriosissimns (^ mardiio per cartanim instnimenta No-
noadbèttM Mnrt valiaensi<*> cenolMO iure proprietario donavi^ aìqoe onam turrìm
ft£iunr"'"'"'° ^ predicu dvitate constmctam, coni omni sua integritate et cum io
tercìs sibt aderendbus, sicut ipse Adelbertus eam , aquisivit, et
eidem loco concessi^ nostrae ac[torit]atis <^ pagina coofirmare-
tmis, cuius petidonem ratam considerantes, hanc nostrae auctori-
LiedmdHBra. tatis pagiuam scribi iossimus, per quam iamdicto coenobio pre*
ìSai^SS^tSlZ ^^^V^'^ ^^^^^ cortes, Bremeto sdlicet, qoam ab Hertando emit, et 15
Snh|dp«iMBM PoUidnom, qoam a Gisla ddem Addberto evenit et iure pro-
prietario tenuit et possedit, absque alicuius contxadidone, et in-
puldone, nostra r^ali confirmadone roboramos et stabìlimus ac
perdonamus ipsi coenobio Novalidensi, pariter cum predicta turre
in predicta civitate constructa, sub omni integritate, et cum terris 20
sibi aderentibus, sicut idem [AJdelbertus ^^^ marchio eam acquisivit
et eidem loco concessiti omnino tiansfundimus et stabilimus ad ha-
bendum [et possidendum] et(^> qui[c]quid^*) voluerit secundum
Deum faciendum,omnium magnarum panr[arumque]0'>personarum
contradictione aut molestacione remota, si quis vero hanc nostram 25
confirmacionem violare ^) temptaverit, mille libras auri conpo-
nere cogatur, medietatem palado nostro et medieutem parti [seu]
Novalisiensi^"*) coenobio. quod ut verius credatur diligenciusque
observetur ("> ab omnibus, manu propria roborantes, anulo (*») no-
stro insigniri iussimus. 30
Signum domni^^ (M) Hugonis piissimi regis.
(a) qoae] B CD qoi et (b) B per dei amore C per Dei amorem D prò Dei
amore (e) B Aldelbertus CAldebertns D Adelbertus (d) B glorìossimns {c)BC
Notulisiensis D Noualisiensi (f ) B C ac . . . atis D ac . . . . ig) B ,,, debeltns
C Aldebertus D Adelbertns (h) B CD habendom et (i) B quiqaid C quid-
quid D qoicqoid (k) B pam C omette, D paruamm (l) B uiolate C tìo-
lare D molire (m) B parti .... novalisiensi CD non indicano la lacuna, (n) B
obsenutnr CD obseruetur (o)Cexanalo Dexannalo (p)B donni CD domiai
I. ACTA. 103
Data W .villi, kalendas augusti, anno domini[ce] ^> incarna-
donis .Dccccxxviiii., regni vero domni Ugonis regis quarto, in-
didone secimda.
Actum Papié, feliciter.
XXXVIIL
(Prima del 930).
Fonti. Perduto il testo, resta il cronista (lib. v, cap. 8) che riassume
in breve il documento, la cui data vera, o supposta dal cronista, è in-
certa. Secondo B, Vesme (/ conti di Verona, in N. Arch, Vtn. XI, 281,
Ut. genealogica) quel Ruggerì I, che fu poi conte di Annate, nacque
▼oso r anno 860, e sposò intomo all' anno 886 la vedova del conte Ro-
^0 di Auriate, quando ebbe pure il comitato. Se guardiamo all' ordine
delle materie, che si tiene nel Chronicon, il re, di cui in esso si fa parola,
Perebbe dover essere Ugo. Ma non è cosa certa.
Il re, intervenendo la regina, concede a Ruggerì il comitato di
Auriate.
XXXVIIII.
950 novembre 13, Pavia.
Fonte. Questo diploma, ora perduto, è ricordato dal Chron. Novalic,
^' V, cap. 3, il quale ne stabilisce la data a un mese appena innanzi la
Biorte del re (che mancò di viu il 22 novembre 950), e precisamente alla
< feria quarta », scadente il 13 novembre. Or bene, il 13 novembre 950 venne
ippuoto in giorno di mercoledì. Veramente non corre un mese tra il 15 e
^ 22 novembre, ma il cronista dice precisamente cosi. Il Chron, Novalic.
^ ricorda di nuovo poco appresso, lib. v, cap. 21.
Lotario re, figlio di Ugo, concede al marchese Arduino (Gla-
krione) r abbazia di Breme.
xxxx.
950?
Fonti. A L' originale, veduto probabilmente dal cronista Novaliciense
^ secolo XI, andò perduto.
B L' offersione fatta da Sansone è ricordata nella lettera da Belegrimo
^btte Bremense indirizzata a papa Giovanni (XIII), e riferita nel Chron,
^ovoUc. App. 3. Un riassunto ne dà il cronista (lib. v, cap. 23), certo sulla
fede del relativo documento. Del conte Sansone parla Liudprando nélVAn-
'^fNosw, III, cap. 41 e IV, cap. 25 (edd. Pertz, Mon. Gtrm, hist, Script. Ili,
3n, 322, e E. DOmmler, Hannoverae, 1877, pp. 71 e 91). Veggansi pure:
(t) B DatU CD Dau (b) B C domini D dominicae
104 MONUMENTA N O V ALI C lEN S I A
TiRABoscm, Nonantok, li, io8 (a. 9)0); Muratosi, j4nl. Ilo/. II, 9]8(a. 930};
Man. hifl. palr XIII, Cod. dipi. Lang. coli. 910-I], n. ;]4 (doc. del 929).
Tra i moderni: Bethmamh e Pertz-DOhhler rispetti vameoie celle noie al
Chron. Novalic. e ali' Antapodosis, nonché G. Waitz, Hànrich 1, p. 69. Di
Caoobio, o Cannobio, sul lago Maggiore, parla Durandi, Alpi Graie e Pen-
nifu, Torino, 1S04, p 92. Secondo il cronista (lib. v, cap. 1;) il dono av-
venne fl paulo post fi del diploma Ottoniano riferito al a. xxxxiit, ma egli
ha una cronologia con fusi ssi ma, e si può rimandare il documento di pa-
recchi anni più addietro del 950, meglio che ritardarlo dopo il 961-970.
Sansone conte, progenie d' antica stirpe, trovandosi presso a
finir la vita, prende l'abito ecclesiastico nel monastero di Breme, e
a questo dona una piccola pane dei suoi possessi, e precisamente
oro, argento, cavalle e vacche; offre anche la corte Cannobio.
XXXXI.
9S0?
Perduto il testo, ci rimase la magra e poco chiara attestazione
cap. 16.
Aimone, non avendo eredi (naturali), costituisce suo erede il
monastero di S. Pietro, donandogli la meti di Breme,
XXXXII.
955 g'"g°o> Chieri.
Fonti. A L'originale andò perduto, senza lasciare traccia dì si.
B Un esemplare del presente documento vide raons. Agostino della
Chiesa {S. R. E. card, eie, p. 201), il qu.ile ne fece questo breve cenno sotto
l'a, 915; " Pellegrinus, qui cura Amalrico episcopo Taurinensi quaedam bona
« perffiutavii ». Ne dipendono il Mabilloh (Ann. Ord. s. Bfnedicli, III, }98),
il Terraneo (vedi sotto C) e G. F. Meyranesio (f 1794), nel suo Pede-
n (ed. A. Bosio, in Man. hisl. palr.. Script. IV, 128j) (0.
Iacopo Duhasoi (Noli'^i'a dell' antica Piemonte Traspadano, Torino,
Fonte,
del Chron, NovaJie. lib.
Fonuna, 180}, 1, i5!)> '
i stampa soltanto alcuni e
tome di chi gli comunicù il documento, di
:ti; tralasciò cioè le formule notarili, noncht
qualche indicazione, che si riferisce alla
Dove saltò qualche frase
(i) Il Meyranesio accompagna il a MfiRii.LOHWs, Annalium Beiudictino-
cenno sul presente documento con 0 rum, libro 4J ». Ma il Mabillon,
queste altre parole, a proposito del .^nii.Ori(.j.SciidifI(,III,}98,non parla
vescovo Amalrico : n Hic cum Domni- che de! presente documento e notnina
« verto abbate Novaliciens! quaedam l' abbate Donniverto, solo per dire che
■ permutavit anno 918, prout noiavit egli precedette Belegrimo.
I. ACTA. 105
o qualche linea ebbe cura di notarlo, con un « &c. ». Dove non era stata
letta la pergamena, pose una serie di punti. Fedele Savio (Antichi vescovi
di Torino, Torino, 1889, p. 76) a giusta ragione riconobbe che il Durandi si
limitò a dare un riassunto di un atto vero. Siccome tutte le ricerche fatte,
sia nell'Archivio di Stato, sia nell'archivio dell'Arcivescovado di Torino, per
trovare le fonti cui ricorse il Durandi riuscirono vane, siccome indarno cercai
dì questo documento nel Tabularium Celto^Ligusticnm del Terraneo (il quale,
voL II, a. 955, si limita a riprodurre le parole del Della Chiesa), cosi (Ricerche,
p. 151, nota) m'era balenato il dubbio che l'atto fosse falso. Ferdinando
Gabotto (L'adesione di Testona alla kga Lombarda, Venezia, 1894, estr. dal
fascicolo luglio-settembre 1894 déiV Ateneo Veneto, pp. 9-10), per l'eguale
motivo, aveva detto che questo documento « non è del tutto senza sospetti »,
Ma ripensando sulla questione, non vedo che vi sia una causa seria per negar
fede a questa commutazione. La integrazione delle formule mancanti, che
potei ottenere col confronto di pochissimi documenti, riuscì facilissima, e
lungi dal trovare un ostacolo nei brani pubblicati dal Durandi, li completò
con esattezza assoluta. I nomi di luogo non presentano seri motivi a dubbi.
Celle (cf. Mon. hist. patr., Chart. I, 259, n. 150, a. 980), Cambiano (ivi, I, 465,
n. 272, a. 1028), Novello (ivi, I, 238, n. 129, a. 973) sono località ben note.
Osservò il Gabotto che dì Testona non si ha alcuna testimonianza per an-
tichità paragonabile a questo documento. È vero peraltro che essa è ricor-
data circa venticinque anni dopo nel diploma di Ottone II (981 ?) in favore
di Amizo vescovo di Torino (Sickel, Diplom. II, i, 284; cf Durandi, Piem.
Cispad. p. 307). È il diploma che per l' addietro si ritardava di qualche anno
e si attribuiva ad Ottone III. In favore dell' autenticità parla un errore di
lettura commesso dal Durandi o da chi gli comunicò il documento. A p. 107,
r. 5, dove il Durandi stampa : « insimul idoneis omnis » - frase priva di senso -
va letto evidentemente: «insimul cum bonos omines ». Ed è chiaro che la
parola <x cum » era rappresentata dalla sigla 0 ^^^ si può facilmente scam-
biare con una i. Se la congettura ch'io feci a p. 106, r. 22, è giusta, si può
qui citare anche 1' errore « raanius » per « territorias ». Se ne conchiude
adunque che il documento è certamente autentico.
Siccome la presente commutazione porta la firma dell' abate Belegrimo
e di Lamberto chierico di Testona, così si deve ammettere che il Durandi
abbia usufruito quella delle due copie, che era rimasta in mano di Lamberto.
Presso il monastero si sarà conservato 1' esemplare confermato dall' autorità
episcopale. Intorno all' uso seguito negli atti di permuta, che si redigevano
in doppio esemplare, a servizio di ambedue le parti contraenti, cf Ricerche, p. 182.
Metodo di pubblicazione. Riproduco con qualche emendazione
il testo del Durandi, inserendovi le formule, secondo 1' uso più comune, e
secondo la migliore corrispondenza loro col testo tramandatoci. Non pre-
tendo naturalmente di aver sempre, nella scelta, dato nel segno, ma spero
che tale restituzione giovi a crescer fede al documento.
MamtmifUa Navatìciétuia. 7*
to6 MONUMENTA MOV.ALICIBKSIA
tim
IK noaàtÈi^(^ [domtni Dei et silvatoris nostri lesa ChristL]
Berengarii» et Adalbertus filius etus gratk Dei regibos, anoo
regni eonim Deo propido iiiuntx», mense tontnsiy indinone ter»
tisdecimaW^ [oonimatado bone fida noscttor esse conttactooi,
ut vtoem emptioms obtineat finnitatem eodemqoe nexu obUcant
contndmtes. piacoit itaqoe et bona convenit Cantate inter]
j^yjyj'y diunnnsC*^) Bdiqpimus abbas monasterii sancti Petri, qni dicttar
^ri^J^^lìSSi Novalido^ [nec non] et<^ inter Lambertum missos domnusC*>
Mf?t& Amalrìcns» episoopus Taurinensis, dencns qoi est habitator in
tSaTmofo di villa Testona, qni profifissos est ex nacione sua lege vivere salica» ]
nt in Dei nomine debeant dari» sicut a presenti dederunt acque
tradiderun^ sdlicet nnos alteri vidssim in commutacionis nomine,
in primis dedit ipse domnus CO Bd^irimus abba eidem Lamberto,
^ causa commutatìonis» hoc sunt petias duas de terra» una de vìnea
«ab • Mi «idSi ^ ^ ^ campo;» iuris sancti Petri monasterio Novalido, quas i
*^^^*^ babele visus est in vilk vd fine Cariano, prima pena de
terra, quod est vinea, coheret uno lado et uno cavo terra s[an-
cti] lohanni ^, de alio lado et alio cavo via W. [secunda peda
de terra, quod est quidem et ad vicem] recepit ipse
domnus Beregrìmus abba a parte suo monasterio sancti Petri, 2
Kt riceve dne qoi dlcitur Novaliclo, pecias duas de terra (^) Funa de vinca et alia
ftltre nei mMCStmt *■ ' ^ *-
coafiui di chieri. j^ campo] iuris eidem Lamberti, quas habere visus est in terri-
torias^^) vel fine Cariano 0), [prima peda de terra iacet
has denique iamdictas res supra nominatas, vel commutatas, sicut
supra legitur, in integrum sibì unus alteri commutadonis nomine 2
tradiderunt, una cum accessionibus et ingressoras eorum, cum
superiorìbus et inferioribus earum, facientes exinde tam ipsi,
quamque et eorum successores vel eredes legaliter quecumque vo-
luerint et previderint, sine omni uni alterius contradicione. et
spoponderunt sibi unus alteri quis quod dederunt in integrum ab .
(a) C In nomine &c (b) C indictione tertùdecima &c. (e) C donnns (d) C
Noralicio .... et (e) C donnns (f ) C donnns (g) C S. lohaqM (h) C ria &c.
(i) C terra &c. (k) terrìtorìas] C manins Forst il ms. avea tritorias^ n^n iifidU
a eonf ondarsi con manins Qui un nouu proprie non può umméttgrsi, com4 può provmrsi
col confromio di questo posso col suo corrispondomU ap, loj, r. 2. (1) C Cariano, 3U.
I. ACTA. 107
omni ornine defensare. quidem et ut ordo legis depose! t fuerunt
ibi et] accessenint super ipsas vineas et campis in prenominatas
loca Cariano et ad previdendum, id sunt Gisemondo filio quon-
dam de Novellas, missus domnorum regum et vassus domnus
5 Beregrimus abba, una insimul cum bonos omines (*) et extimatores,
id sunt Rodolino et Dundo, de vico Machoni, et Sabadino de
Pcdenas (**). [quibus omnibus extimatoribus comparuit et exti-
maverunt quod memorata et ampliata causa susciperet ipse domnus
Beregrimus a parte iamdicti monasterìi, quam dedisset et legibus
IO comutacio ea fieri potest. de quibus et pena inter se posuerunt,
ut quis ex ipsis aut successoribus vel eredes eorum, se anc co-
mutacionem removere quesierint et non permanserint in ea omnia
qualiter supra legitur, vel si ab unumquemque ominem, quis qùod
dederant in integrum non defensaverint, componat pars parti fi-
15 dem servanti penam dublis ipsis rebus, sicut prò tempore fuerint
melioratas aut valuerint. unde due cartule comutacionis uno d-
nore scripte sunt]. actum in fine Cariano, feliciter.
[^] ^g^ Beregrimus abba (^) [in hac comutacione a me facta
subscripsi].
^ Signum [^^^^^^^] manibus Sabadino de Pe-
denas, Rotarii de Cambianis, Gisalperto de Pedenas, Veutmarc
de Palatio, Liutardo et Lamberto de Testona, e Stalalberto qui
didtur Grosso de Cellesi'*) [istis viventis lege salica, testes].
[^] ^S^ Garibaldus notarius et index domnorum regibus («> [qui
^5 hanc cartulam commutacionis ad ambas partes scripsi, post tradita
compievi et dedi],
XXXXIII.
962?, 9^9-970?, Pavia.
Fonti. A L'originale andò perduto, e, colla pergamena originale,
^''che il testo. L'Allavardo non lo ricorda.
B A questo documento accenna Belegrimo nella lettera a Giovanni XIII
(972). L' autore del Chron. Novalic, (lib. v, cap. 22), alludendo a questo do-
^oniento, dice «quod usque manet in armariolo nostro», ma nel tempo
(a) C insimul idoneis omnis (b) C Pedenas &c. (e) C abba &c. (d) C
^^ &c (e) C regibus &c.
I08 MONUMENTA NOVALICIENSIA
stesso fa conosoere di oon essere ben ^caro di quanto afferma» poiché
lìsce che (jnesto precetto fu conceduto dall* imperatore ali* abate Gesone. Con
queste parole dimostra di confondere il diploma perduto di Ottone I col di-
ploma di Ottone III, siccome g^usumente osservarlo L.Bbthiukn (Afoik
G$rm. hia., Scrifft, VII, 115) e Th. von Sicxsl (D^hmaki, Otto I, I, 55^^
Nd tealo della lettera si ricopiano alcune frasi dd diplotta: « intenrcntu .
cdomoe Adhelaide uxoru suae...»; « [piaecq^tum] quod propria soanu £b^
« mavit ». Con queste ultime parole vuoisi significare che il diploma Ottp-
niano era insignito del « monogramma firmatum ». Quanto alla data, è a
notarsi che Ottone I si trovava in prossimità a Breme» quando soggiornò t
Pavia nelT aprile 962 (Sickel, op. dt I, ) 54 sgg.), nel periodo dicembre 969^
mtrio 970. 0^ p. $aa sg^.), e nd luglio 972 (ivi, p. 563). Nd primi tee <
casi, parecchi suoi diplomi vennero da lui concessi ooU' intervento di Aée»
laide; ndr uhimo caso, quando il sog^omo di Ottone a Pavia fu breve assai,
manca la sicura notìzia dell' intervento di Adelaide, ma questa mancansa non
ha quad valore, poiché V imperatrice intervenne per un diploma dato quasi
contemporaneamente da Milano (Sickel, op. cit I, 560-63). Invece, ootitrb
atiUccettariottè di quest'ulthno atmo miliu la dau da assegnare alla Ietterà
<U Bdegrimo, che non può essere posteriore alla prìmaveia dd 972. Ristmie
quindi libera la scdu tra il 962 e il 969-7a
Ottone I, nell' assemblea dei marchesi» dei conti e de^ abati^
coli' intervento della consorte Adelaide, dà alle fiamme il diplomai
con cui Lotario III concesse 1* abbazia di Breme al marchese Ar-
duino (Glabrìone), e largisce un precetto in favore dell'abbazia stessa.
XXXXIIII
972, Breme.
Fonti. A L'originale andò perduto.
B La lettera è ricopiata nel Chron. Novalic. App. 3. Questa lettera servi
alla compilazione della bolla di papa Gregorio XIII e del precetto di Ottone I,
che riferiremo sotto i numeri xxxxv e xxxxvi. Dal Chronicon riferì questa
lettera G. T. Terraneo, nel to. II del Tahuldritim Cello- Ligusiicum, ras. alla
biblioteca Nazionale di Torino.
Belegrimo, abate del monastero di S. Pietro, costruito sulle
alpi di Susa, che formano i confini d' Italia, alla Novalesa, distrutto
poi dai Saraceni, e restaurato in Breme dal marchese Adalberto,
scrive a papa Giovanni (XIII). Gli narra quanto il monastero
aveva dovuto soffrire per causa del marchese Arduino. Essendo
il monastero, secondo le disposizioni di chi lo edificò, sotto la
I. ACTA. 109
protezione del pontefice romano, a questo ricorre lo scrivente.
Grande è la ferocia del suddetto marchese, che al monastero tolse
le corti, i villaggi, i castelli; nulla gli resterebbe, se certo Sansone,
di antica stirpe, non avesse assunto, prossimo a finir la vita,
r abito religioso, dando al monastero non piccola parte dei suoi
possessi. S' aggiunga che Arduino vanta diritti di possesso sul
monastero, adducendo un precetto, che egli ebbe da Lotario fi-
glio di Ugo, e che da quel regolo fu emanato, senza che i principi
italiani vi acconsentissero. In seguito a tale concessione, Lotario,
colpito dair ira divina, mori. Ottone (I), dopo di aver sposata
Adelaide, vedova di Lotario, ad istanza di lei, fece bruciare quel
precetto, presenti i marchesi, i conti, gli abati; e lo sostituì con
un decreto in favore del monastero, firmato da lui medesimo.
iMa, partito Ottone, il marchese cominciò di nuovo a molestare il
monastero : a questo restituì poi qualche piccola porzione de' beni
monastici, ma costrinse V abate a promettere di non muovere
lagni di sorta al cospetto dell' imperatore. Lo scrivente prega
adunque il papa ad informare di tutto ciò Y imperatore, chieden-
dogli che faccia restituire all' abate ed ai monaci le loro terre,
coi servi ed oggetti annessi a quelle. Lo prega di minacciare la
scomunica contro il conte (marchese), se continuerà a danneg-
giare il monastero. Si rallegra che Iddio abbia concesso alla
Sede Apostolica un papa giusto come colui, al quale scrive.
Narra infine che un vecchio, fattosi monaco sino dall' infanzia,
entrando una notte nella chiesa, fu preso da insolito sonno, e a
lui apparve in visione un uomo vestito di bianco, che teneva
coDa destra una patera aurea, e colla sinistra una croce d'argento :
con questa battè la testa del vecchio, e, svegliandolo, gli impose
di suggerire a tutti di chiedere 1* aiuto del pontefice romano.
La lettera comincia: «Preclui apice».
xxxxv.
972, aprile 21, (Roma).
Fonti. A Bellissima pergamena originale (arch. deirabbazia di
«reme, busta unica, ora nell'Archivio di Stato di Torino), in carattere re-
Solarìssimo, coi righi presegnati a mezzo di una punta metallica. Il carat-
no MONUMENTA NO VA LIC lENSI A
tere è il carolino dell' eti avanzau, molto elegante; la m e la n hanno in
moki casi 1* ultima asta di destra convessa verso destra, concava verso si-
nistra, secondo 1* antico oso. Qualche volta invece, V estremiti piega verso
destra. Le aste verticali di alcune lettere, non sempre, ma più volte, sono
molto prolungate e terminano in nodi complicati, dando all'insieme qudl'a-
spetto che fece introdurre la frase « carattere boUatico ». Nessuna lettera è
cuneata. La sillaba et è rappresentata dal nesso corsivo &, né mai compa-
risce la nota tironiana ~7, che solo in epoche posteriori troveremo, con ^uel
significato, nei nostri documenti.
Dal contesto apparisce che due debbono essere le mani, che scrìssero
questo documento; il testo, cioè, fu scritto da Leone notaio, e la data da
Andrea vescovo di Amena. Ma la somiglianza tra i due caratteri, sia nella
forma delle lettere, sia nella forma dei segni di abbreviazione, è tale, da ren-
dere difficile una sostanziale e sicura distinzione fra i due caratteri. Non si
può neppur notare una diversità d' inchiostro. Sospetto che ad Andrea siano
da ascrìversi anche le « litterae grossae », cioè la prima linea, col nome del
papa, e la formula « bene valete » (p. 1 13, r. 26). Parlando di due mani, cui si
deve attribuire il documento, non intesi di escludere che il nome del desti-
natario, lasciato in bianco, quando fu redatta la bolla, non possa essere stato
aggiunto posteriormente da mano diversa. Di una terza mano pare veramente
il nome dell'abate Bremense a p. iii, r. 2: «Belegrimmo abbati». Queste
due parole sono scritte in inchiostro più sbiadito del resto, e la forma della g
è schiettamente differente, e meno arcaica. La trasformazione del carattere
avviene lentamente, ed è ovvio trovare contemporanei due notai, le cui scrit-
ture sembrino l'una più, l'altra meno antica.
Della mano del vescovo Alberto sono naturalmente le note tironiane,
che chiudono la data e che significano : « Bene valete » Non pende la bolla,
nò v' è traccia che essa sia esistita mai. Il tipo paleografico di questo do-
cumento non corrisponde a quello del 15 aprile 967, di cui diede il facsimile
Pflugk-Harttung, Specimina sdecta pont. Romanor,, Stuttgart, 1885, tav. 8.
L'originale va a capo più volte; conserverò tali partizioni del testo.
Dei regesti sul verso, il più antico sembra del xiv secolo. Manca quello
del Provana, dal che si conferma che il documento non era stato trasportato
da Breme alla Novalesa. Negli inventari dell'Allavardo (cf. Ricerche, p. 120)
questa bolla non è menzionata. Il regesto del xvi secolo non proviene in-
fatti dall'ordinamento fatto eseguire da Andrea Provana.
Questo originale rimasto in proprietà dell' ab. march. Fabrizio Malaspina
fu da lui regalato agli «Archivi di Corte», insieme con due diplomi Ottoniani.
Alla compilazione del testo del documento pontificio servì in qualche
parte la lettera dell'abate Belegrimo, ma piuttosto quanto alla sostanza, che
quanto alla forma. Sotto questo riguardo va notato particolarmente quanto
sì attiene alla storia dell'abbazia. Sembra che il passo (p, in, rr. 20 sgg.)
suir indipendenza dell' abbazia, derivi dall' atto di fondazione dovuto ad
I. ACTA. Ili
Abbooe (p. 9, rr. 16 sgg.), ma probabilmente la dipendenza non è diretta, e
al pontefice fii presentato qualche documento a noi mancante. Questo ri-
petasi anche per il cenno (p. 113, rr. 4 sgg.) sulla elezione dell' abate ; quella
'^^sizione trova il suo fondamento nelle prescrizioni di Abbone (p. io,
n. IO sgg.). La lettera di Belegrimo fu presentata (siccome dice la presente
epistola) da Teoderico vescovo di Metz; è da credere che egli recasse seco
inche i documenti, che ne dimostravano vero il contenuto.
B Da A pubblicarono questa bolla Fabrizio Malaspika, Stdìa patria e
aHkdà del cronografo Novaliciense, Tortona, Rossi, 1816, pp. 92-96, e P. Datta,
mMon, bist. patr., Charl. I, 228-30, n. 136.
Regesto. Jaffé, Reg, poni, Rom, i' ediz. n. 2882, 2* ediz. n. 3761.
X : lohaanes (•) episcopus servus servorum Dei •
Belegrimmo abbati (**) et cunctp congregationi servorum Dei
degentium apud venerabile monasterìum beati Petrì apostolorum
' principis, fiindatum in Bremetensi oppido, inter Padum et Tici- Giowuni(x;
S num, vestrisve successonbus in perpetuum apostolice patemitatis «o. «bau d«i 1
gratissimam salutem. si semper sunt concedenda que piis desi- ««•«•««• Br»
deriis congruunt, quanto potissimum non sunt abneganda (^> qup
prò divini cultus stabilitate procedunt ? debita enim nos cura
apostolica pastoralitatis compellit, ut benefitia maiorum nostrorum
IO scquentes in prestandis privilegiis sancta et venerabilia loca cum
omnibus, que ad se pertinent, nostra auctoritate muniamus. igitur
quia per interventum karissimi et reverentissimi fratris nostri
Theoderici sanctg Metensis ecclesie presulis, postulatio fratrum
Bretnetensis monasterii venit ad nos, quatenus idipsum monaste-
ri num, quod prius ad Dei laudem et memoriam beati Petri apo-
^i, tempore Karoli sanctissimi principis fundatum fuit prope
^pts^ in loco Novalitio nuncupato, et postmodum, Sarracenorum
'QiUiinente persecutione, studio Adelberti Deo devoti marchionis riM«imetidoUi
^^nslatum est, collecta congregatione regularium fratrum, ad opi- Ti r^mThnò
^^tti, quod Bremitum dicitur, privilegiis sana? nostrp Sedis Apo- A<uib^om«r!
^^oXicp perhenniter roboretur. quapropter piis desideriis faventes, Bremt.
^c nostra auctoritate, id quod expostulatum est effectui manci-
^^ (a) A HO in nesso, rimanendo la H prima della O (b) Le parole Belegrimmo ab-
^ sono state aggiunte d'altra mano in una lacuna lasciata a tale scopo dal primo
^^a. (e) Tra h ed n stava una lettera (forse una t), che fu raschiata.
I
uà MONUMENTA NOVALICIBNSIA
JSSSSriàei^ pamtis. tt ideo omnem ciittislibet tcdeAp sacerdotem in prefiuo
^ì^USSm,"^ monaisterio qaamlibet didcmrai habere protùbemas» ita ut nisi ab
ÌSJ!uSLSm abbate dusdem sacri lod tranquiUò animo et consensu ftatnim
rS%kibM^ fuerit invitatuSy nec missarum ibi soUempnia, nec ordinadimem
ricotte h etsk di £icere presumati corroboramus aoteoi et oninimodo conftmaoius 5
S. Aodnt la To- • .. ^
riBe. eidem sancta apostx^ cenobio omnes res^ omnesqiie possessione
quas ab initio fbndattonis mf apud NoTaUstom quidam vìr excd-
lentissimns et christianissimiis, nomine Abbo, per testamenti pa^
ginam, sive citra» sive ultra montes, tradidit et ddegavit^ quasque
predictus Adelbertus magnificus marchio, cum uxore sua» deinceps ic
apud Bremetum translato, donavit et concesstt. ceilam quoque
vocabulo sancti Andre;, in evitate Taurinensi, cum omnibus suis
pertinentiis co, ranfirmamus et omnia que sancti Petti apostdi
sepedicto Bremetensi monasterio et congregadoni eius perrinent
et pertinere debent, sive per sancte memorie regum et reginarum t j
monimenta, sive per marchionum et comitum, seu qucmimlibet
christifidelium concessiones, seu tam per comparadones et com*
mutadones et quaslibet pacdones oportunitads. de rebus mobi-
libus et immobilibus, videlicet terris, vineis, campis, silvis, pascuis,
aquis, molendinisy piscarìis, ripis, salinis, habitationibus, hedificiis 20
et castellis, servìs et ancillis, lìberìs quoque et ascrìpdciis, usibus
et reditibus rerum corporalium et incorporalium.
Miaaecu u «co- Statuciites 0>) apostoHca censura, sub divini iuditii obtestatione
munic* « chiunque '■
dimneggerà il mo. g^ validissìma a[nat]h[e]maris interdicnone, ut nullus umquam
regum et principum, nullusque hominum qualibet dignitate seu 25
potestate preditus, audeat eidem Bremetensi sacro monasterio et
congregadoni eius vel contrarietatem vel molestiam facere, et
decimadones seu tributa iniuste (') expetere, aut de rebus et pos-
sessionibus atque ornamentis et thesauris, sive peccuniis pre-
sumat auferre quicquam vel alienare, sive pacis, sive belli tem- 3C
pore. sed potius perhenniter maneat in cunctis stabilitura et
(a) Uh tardo falsificatore ridusse il passo a questa forma: cum cella Sancti
Albani pertinentiis q o e Scrivo in carattere spaiieggiato quanto e di mano del falsi'
ficatore. La legione originaria è abbastanza chiara; e viene confermata dal seguente di»
ploma Ottoniano, p, iif, rr, 26^27, (b) UeW originale con statuentes si va a capo, ma
il senso potrebbe consigliare di unire questo periodo al precedente, che nell'originale sta
da sé colla D imitale di de rebos (r, 18) in maiuscolo grande. (e) A iniosta
I. ACTA. 113
inconcussum ad laudem et gloriam sanct^ et individua Trinitatis
et honorem beati Petrì apostolorum prìncipis, sub modesta gu-
bematione imperìalis (*> et regie potestads.
Decemimus etiam per huius nostre humilitatis pontificale prì-
3 Tilegium (•*>, sub divina apostolica auctoritate, ut nemo post obi-
tum patrìs eiusdem monasterii quolibet modo abbatem ibi con-
sdtuaty nisi quem ex sua congregatione confratres communi
Consilio et pari voto prò maiori parte preesse sibi elegerint, se-
amdum beati patris Benedicti observabilem regulam.
IO Si quis autem, quod non credimus, nefario ausu hpc que a
nobis decreta sunt, transgredi et infiìngere quoquo modo pre-
sunq)serìty per beati Petrì apostolorum prìndpìs interventionem et
Qostrp apostolice vicarìationis iuditium, noverìt se maledictum et
a coDsortio Chrìstifidelium ex[communic]atum.
15 Insuper et nisi ad plenissimam emendationem cito redierìt,
cum diabolo et omnibus impiis et transgressorìbus in ignem ^ter-
num anathematizamus.
Si quis vero horum custos et observator extiterit, a miseri-
cordiosissimo domino Deo nostro benedictionis plenitudinem, et
^ induigentiam omnium delictorum suorum, et vit^ ^temp gaudia
cum sanctis et electis consequi mereatur in secula seculorum,
amen.
Scriptum per manum Leonis notarii, regionarii et scriniarii
sanap Romanp Ecclesip. in mense aprili, indictione quinta-
2; decima.
^ • Bene valete | ^
Dat. per manum Andre? episcopi sancte Amering ecclesip
•xi"®. kl. MM. anno pontificatus domni nostri lohannis sanctis-
simi .xiii"**. papf .vii"°. imperii autem domnorum piissimorum
p imperatorum Ottonis videlicet .xi™^ et equivoci fili eius .v*®., in
mense supra scripto et indicione .xv"*. ^ (bene valete) (*>.
(a) A imperiali (h) La t è riduzione di i, ma di prima mano, (e) Qu$st$ due
uUim€ parali nell'originale sono espresse in note Hroniane,
MommwuHta Novalidetuia, 8
•n
114 MONUMENTA NOVALICIENSI A
XXXXVL
972 maggio I, Roma.
Fonti, A Pergamena otigÌn»ìe {Abbadia dilla Nm'a.leia,tataolT),
tasti bene conservata, £ scritta in un minuscolo molto nitido e molto chiaro.
Per il dittongo ae impieganti le forme ;, x. Il documento è scritto da due <.
mani, di cui la prima scrisse il protocollo ed il testo, eia seconda, 1' esca-
tocollo (cioè li segnatura, la ricogniiione e la data). Il sigillo, perduto, a
giudicarne dalle vestigia, era rotondo e di grandi dimensìonL Una mano e
del secolo xii incirca interpreiù le ■ lìtierae grossae a del primo rigo, e i
interpose fra le medesime « litterae grossae > alcuni punti diacritici. Sul
verso, due sono Ì regesti antichi, do* uno del secolo xi (« preceptum don Oi-
B toni »), e l' altro del secolo xti, ma molto più tardi ritoccato (n [p]rpvile-
« gium dom]m Ottonis maioris imperatoris u). C è un regesto del xii se-
colo, sema firma, e non pare che esso provenga dall'ordinamento dell'archivio,
ingiunto da Andrea Provana, perchè il diploma allora apparteneva all'archivio 1
di Breme. Il diploma tion è registrato negli inventari ( 1 joi, I { ■ 3) di Pietro ''
de Allavardo (cf. Ricerchi, p. lìo). '
li (au del diploma è condotta ia gcmn p«nc *d (jocUo della bglk dì
C^ovanni xm, che ^tit è espreaumcnte citata. RifihnthidlMgaéttdil^ridtl
preiente diplomi Ottonino^ p. iij, a. j-j, 6^to, 17-18, 19-»^, ìifr^' jò*
p. 116, r. ), ed M^enii ddla boHa dtsu, p.' ni, ir. 3-3, ii*M • p. Ili, '*1
rr. 1-6, 14-ai, ii-ij. 24-37- •
La dau ha l'anno 97), in luogo di 972; né di questa diflérenia, che
non costituisce del resto un esempio unico nei diplomi Ottomani di questa
eti, la ragione è chiara. Si tentò di giustificare 1' anno attribuito al presente
diploma, supponendolo dauto al sistema pisano, ma tale ipotesi non ìspiega
gli ahri fatti congeneri, come mostrò Th. v. Sicrel, Btitmgt jfir Diph'
malik, FUI, in fVitmr Sit^ngsberichU, CI, 171-7] (cf. del medesimo B*itràgt
Xur Dipìomalik, VI, ivi, LXXXV, 440 sgg.), il quale attribuisce questa diver-
genza ad una consuetudine individuale dell'otlìciale di cancellerìa.
È uno dei documenti regalati all' ■ Archivio di Cortes dal Malaspina
(cf. Alti Accaà. di Torino, XXXI, 765).
B II diploma fn dall'originale pubblicato da Fabrizio Malaspiha, op.
cit. pp. 97-100. Pure dall'originale dipendono direttamente P, Datta, in
Mon, hisl. patr., Chart. I, i]o-;3, n. ijj, e Sickel, Diplom. I, j;6-j7, n. 409,
Regesto, Stumpf, Riiehskan^Ur, a. jO),
X i In nomine sanct? et individue Trinitatis. Otto divina
favente clementìa imperator augustus, sì petitionibus religioso-
rum, seu servorum Dei prò supemae remuneradoms amore pre-
IIJ
becnus assensum, ■ id nobis et ad presends vìt^ tranqiiilLitatem et
ad futura iadefìcientem gloriam credimus profucurum. quapro- ^
pter omnium saactae Dei EccUesii.' fìdelium, tam presencìum, quam *
fijturomm ooverit industria, quia servi Dei ex monasierio beaci
f Petri apostolorum principis constituto in oppido Bremedensi iiner
Padum et Tidnum, aosrram imperlalem adieruni cìementiam, ut
predictum monasterium quod prius tempore Caroli reverentissimi
principis prope alpes statutum esc, in loco Novalido noncupato<*^,
et postmodum Saracenorum '^''^ persecucione imminente ab Adel- '
berto Deo devoto marchione ad oppidum Bremetum translatum i
vìdctur, nostrac augustalis potestatis precep[to, ìuxta] d[o]mni
lobannis tercii decimi pap? spi|rÌ]iualisW patris nostri [auctojri-
tatem''" et privilegii coticessionem munire et roborare dignare-
mur. quorum piis peiitionibus favenies, per interventum nostrp j
: serenissime conìugìs Adeleidc augusta et canssitni consanguinei .
nostri Thcuderid Metensis Ecclesia '"' reverentissimi presulis, i
eidem sancto monasterto confirmamus et coroboramus omnes (0 ^
res et possessiones, qup ab inilio ìili pertìneni, et usque in fine \
peninere debenl, sive per sancte memorif regum et reginarum t
monimenta(*>, sive per marchionum et comitum seu quorumlibet i
Clirìstifidclìum concessiones, seu etiam per comparaiiones et com-
mutadones et quaslibet pactiones oportunitatis de rebus mobìlibus
« immobilibus, in terris, vineis, campis, silvis, pascuis, aquis,
molendints, piscarìis, ripis, salinis, habitationibusl''', edìficiis*" et
f costellis, servis et ancillis, liberis atque W ascripticiis cum usibus
et redditibus suis, cellam quoque vocabulo sanctl Andrce in civi-
tate Taurinensi, cum omnibus suis pertinemìis et omnia, que mo-
nasierio sancii Petri apostoli apud Novalìtium citta monles et
aìtti montes peninent, modis omnibus confirmamus. intermi-
nantes, ut nulla hominum magna parvaque persona audeat <'> quo-
« ooatupaio afptsi
WA:
ttfeile, tmttlU la prima r (c| A apitiulli {i> Sitili li(fi |inioiu)mUUai, dm
!■• I ^ tfrla. (e) /■ A ad «daìp tigmveilnttta it, ebt fu raicbiah. [() 4 omi
(g) d iafB avtr icrìflo monimenu, alla o itvrafpeu * (h) A prima itriitt hubiu-
closte,<>* HO» in b-tiooiìtnt pir tomggtri pei ih lubiutianibi» (i) A tài&tìis, eb*
ftl tarfou in nliSeiii (k) A idquc, iht pei carni» in itquc (1) A «udeid,
tàà pai tùTTttu te ludeil
MONUMENTA NO VALICIEN S I A
%
tibet temp(»*e abbatem et servos Dei predtctì monasKiiì mole-
5tari, vel'*' invasionem et violentiam iUis et hominibus eonim :
infeire, vel ad publicum servicium et placitum eoa protraere W,
sine iusta et rationabili causa, sed Hceatl'^' eis siiisqueW suces-
soribus semper ad laudem et gloriam omnipotentis Dei quiete J
et padfìce vivere, sub imperiali regiaque tuicione, rem[o]ta
Omnium hominum inquietudine, si quis vero centra h[anc] no-
strani imperialem preceptionem agere in quolibet temere prp-
sumserit, sciat<'' se non solum sanctf Romana matris Ecclesip
iudicio excomunicatum atque damnatum, verum etiani composi- U
tunim poenam quicquagìnta llbrarum auri optimi, medieutera
earum persolvendo kametf nostre C' et medietatem prptaxato
sancto Bremetensi monasterio et monacliis eius. quod ut verius
credatuf et ab omnibus auserveiur, manu propria roboravimus ,
nostroque anulo iussimus sigìllarì. > d
• Signum domni Ottonis imperatorìs 9erCiiis(M F)siml atr- -^
gusti. : (SI. D)
t Petrus kanceltarius ad vicem Huberti episcopi et archtkan-
cellarii recognovit et suscripsit. ■
Data kalendis madii, anno dominici incarnacionis .dcccclxxiii., H
indidone .xv., tmperìi dùtnai Ottonis .xi., item Ooiotàs .v.
actum iusta basilicam sancd Marcelli t*) plebU sanct^ Romana
Ecdesif.
XXXXVII.
(980?)
Fonti. A Manca il testo, sia in originale, sia in copta.
B II Chron. Novalic, lib. v, cap. 28, cita l' ofFersione. DÌ qni dipende
F. PiNCON, Aug. Taurin. p. 28. Intorno a Widone chierico, figlio, come pare,
di Oberto, conte di Asti, e di Emelda, di stirpe (ranca, vagasi il mio artìcolo
Di Audaci vescovo di Asti in MisceU. di itorìa Hai. XXVII, a;3 sgg. La morU
(i) Part thi A avtssi tumincialo a strivtri iat, ii Itgge antere un' a rattbiaU.
(b) Fu iniiria, font M prima mma, una h Ira 1 ( e (e) A liccid, ^01 cornila M
licnt (d) A tuiiqae luisqne; la prima di quiili dm paralt fit ratcbìala, (e) A
■ciid. cb, poi corrttit in iciu {{) A ÒTf Nill'idii. dti Mon. Cirm. i ietto cht
■UHca ti ugno dì akhnvìt^tni. (g) A oircelUi
I. ACTA. 117
di Oberto cade tra il 924 e il 936 (ivi, p. 232), e non pare che le donazioni di
Widone si possano ritardare di oltre un mezzo secolo dopo di questa morte.
D'altra parte non si possono mettere in epoca molto antica, mentre furono
fatte air abate Gezone, che resse l'abbazia tra la fine del secolo x e il principio
del seguente. Ciò sia detto specialmente per la seconda donazione, per la
quale l' asserzione del Chronicon è assolutamente esplicita.
Widone chierico, della discendenza di Oberto conte, offre al
monastero di S. Pietro in Brame tanti campi quanti bastino a
mantenere milleducento monaci.
XXXXVIIL
(980 ?)
Fonti. A Manca il testo, sia in originale, sia in copia.
B II Chron, Novalic. lib. v, cap. 28, cita l' ofFersione. Di qui dipendono
PiNGON, Aug, Taurin, p. 28 e F. A. Della Chiesa, Hist, chronoL p. 201.
Widone chierico, della discendenza di Oberto conte, offre a
Gezone, abbate del monastero di S. Pietro in Breme, i castelli
detti Verduno e Roddi.
XXXXVIIII.
(984)985 maggio II, Torino.
Fonti. A Originale nell'archivio AbhaTiia di Breme (Archivio di Stato
di Torino), in buona conservazione. È in carattere minuscolo, ma con forte
influsso del corsivo. Notevoli alcune forme abbreviate e alcuni nessi, com-
presi questi legamenti: li, ci, ri, et, ro; quest'ultimo nesso è assolutamente
corsivo. Nella parola « actum » (p. 119, r. 2) la a iniziale è corsiva, e sta in
nesso colla e seguente. Corsiva è V abbreviazione 1^ per : « legitur ». Né vuoisi
dimenticare la t, coir asta orizzontale che si ripiega a sinistra. Rilevo: q
(corrispondente a « cum »), & (corrispondente a « et »). Sul verso stanno
vari regesti, dei quali il più antico (« car. off. Sumundi in Planicia ») può
risalire al secolo xi. Manca il regesto dell'ordinamento disposto dal Pro-
vana, perchè la pergamena non spettava allora all' abbazia Novaliciense. Né
il nostro documento comparisce negli inventari del 1502 e del 15 12 (cf. Ri-
cerche, p. 120).
Il8 MONUMENTA NO VALICIENSIA
La carta è datata dall'anno della incarnazione, non da queUo della ni*
tlviti. Il Datta (v. sotto B) preferisce credere errata l' indizione.
B Pietro Datta (Man. bisLpatr., CbarL I, 271, n. 159) pubblicò queflD
documento da A, ma il suo testo non è sempre conforme alla preseme edi-
zione.
simnimdo. del r^ T.") Aiiiio ab incamacione domini nostri lesu Chrisd
Geaererto, prò- x /
!wdl!*** °" nongentesimo octuagesimo quinto, undecimo die mensis madins,
indicione duodecima, monasterio sancti Petri, qui dicitur Bre-
meto, ego Siumundi filius quondam Geneverti, qui professo som
ex nacione mea legem vivere Langobardorum, aufertor et do- j
nator ipsius monasterìi presens presentibus dixi : quisquis in san*
ctis et in venerabilibus locis ex suis aliquit contullerit rebus, iusta
octoris vocem in oc seculo centuplum accipiad, insuper, quod
melius est, vìtam posidebit etemam ('\ ideoque ego qui supra
&« «1 moiiMteit) Siumundi dono et aufero in eodem monasterio sancti Patri a i
i S. Pietro di .1. • j • .1
reme uà suo cem- presenti die pro anime mee mercede, it est peaa una de campo
9 sinuto In K»- * , . . , *
ene, presw» ei iuris mei, Quam abere viso sum in loco et fundo Planicio et est
BUM Dora (Ri- '^ ^
*^)' campum ipsum per mensura iusta tabulas quattuorcenti, coerit
ei de una parte terra monasterio [sanctji Petri, qui dicitur vetere,
de alia parte terra suprascripto monasterio, de tercia parte terra ;
sancti lohanni, de quarta parte currit fluvio, qui dicitur Ducia,
sibe quod ali sunt coerentes. que autem suprascriptum campum
iuris mei in eodem loco et fundo Planicio supradictum, una cum
accessione et ingresso, seu superioribus et inferioribus suis, qua-
liter supra mensura et coerencias legitur in integrum ab ac die
in eodem monasterio dono et aufero, et per presentem cartam ^*^
aufersionis ibidem abendum confirmo, faciendum exinde pars
ipsius monasterii a presenti die proprietario nomine quicquid vo-
luerit, sine omni mea et eredum meorum contradicione, atque
pro anime mee mercede, anc enim cartami*) aufersionis me pa- 2
ginam Atenulfus notarius et index sacri palacii tradedi et scripbere
(a) A car Può leggersi anche cartul-
(l) Matth. XIX, 29.
n
I. ACTA. 119
rogavi, in qua subter confirmans testibusque obtullit roborandam.
actum civitate Taurinensi felidter.
Signum ^ manu(*> suprascripto Siumundi qui anc cartam^^)
aufersionis fieri rogavi et ei relecta est.
5 Signum ^ ^ ^ manibus Ademarìo, et Gauselmi, seu Saba-
dini testes.
(S. T.) Ego qui supra Atenulfus notarius et index sacri pa-
latìi scriptor uius carte C^> aufersionis post tradita conpievi et dedi.
L.
992 luglio 19, Mùhlhausen.
Fonti. A Originale nell'Archivio di Stato di Milano, Museo diploma-
tico. Nella piegatura mediana cade un rigo, alcune parole del quale ne resta-
rono alquanto deteriorate. Del sigillo perduto rimane soltanto la traccia II
dittoDgo ae viene rappresentato con ae, se ; e talvolta viene anche trascurato,
l^ a è aperta. Spesso, ma non sempre, l'asta orizzontale della t si ripiega
2 sinistra, così da dare ali* insieme della lettera l'aspetto della doppia t. La r è
prolungata inferiormente. La m e la n hanno l'asta di destra coll'apice pie-
gato a destra. Gli allungamenti delle aste verticali nelle lettere b , s &c
sono di mediocre grandezza. Il nesso corsivo & rappresenta : « et ». Le ab-
^cviazioni non sono molto rare, e accanto alle comunissime (b^ , b^ &c.) vuoisi
Piotare: } per «vel». Per ordinario il segno di abbreviazione è un nodo
aperto verso il di sopra; ma in qualche caso (p. 122, r. io: « predictQ») esso
'I ndnce ad una semplice linea orizzontale. Il nodo ora descrìtto è semplice-
'^cnte un segno di abbreviazione, senza che esso dica quali lettere si debbano
supplire. Quindi lo troviamo anche sulla m finale di « dignarem », dove viene
^ %iificare ur (« dignaremur »). Il protocollo e il testo provengono dalla me-
<icsima mano. Di una seconda mano è la segnatura, mano di vecchio, il cui
^ratiere è tremolante. La ricognizione e la data sono di una terza mano,
^^l'ortografìa, noto: «precepto», «precepta», «predictum». Spesso le
parole sono spezzate, siccome accade ordinariamente nelle carte pagensi del
^colo XI. Serva ad esempio la parola : « impera torum ».
Non posso raffrontare la mano tremolante, di cui dissi, con alcuno dei
^Plomi di Ottone III pubblicati in facsimile dal Sickel e dal Sybel nelle
^^iierurkk. in AhhiUungm, fase. IX, dove si trovano soltanto diplomi usciti
^lla cancellerìa germanica. Nel fase. I dei Diplomi imperiali e reali deOe
{^) A m Qo) A c»x Può Uggirsi anche cartai-
120 MONUMENTA NO VALIC lENSIA
cancdUrU à^ Italia, cui pose maao la R. Società Romaiui di storia patria, noo
e' è alcun diploma di Ottone III.
Sul verso leggesi un primo regesto, di quella medesima mano del se-
colo XI, che scrisse un simile regesto sul verso del diploma Novaliciense
del 972 : « preceptum donmi Ottoni {sic) regis ». Nel secolo xii fu quasi alla
lettera ripetuto: «preceptam domni Ottonis tercii imperatorìs». Vi si trova
anche un regesto in scrittura del secolo xvi, ma non è certo deli*AIlavardo.
Infatti questo documento al tempo di Andrea Provana trovavasi a Breme e
non alla Novalesa.
B Unita all'originale trovasi una copia del secolo xviii, in cui si omet^
tono le parole di difficile lettura. Essa non ha quindi nessun valore.
C L'abate Fabrizio Malaspina, assai benemerito degli studi Novali—
ciensi (cf. quanto di lui scrìssi nei Br^vi appunti ài storia Novaliciense, To-
rino, 1896, p. 28, estr. dal to. XLVI delle Memorie delV Accaà. d. sciente,
e ancora in Nuovi appunti in Atti ielTAccad, d, sciente, Torino, 1896, XXXI,
a pp. 10-12 dell'estratto), trovò il presente diploma, e per primo lo pubblicò
nei Mon, hisi,.patr., CharL II, 54-55, n. 36. Ma la sua edizione riuscì scorret-
tissima. Nei Nuovi appunti, testé citati, dico che il Malaspina fu membro del
magistrato della riforma. Poteva aggiungere che, come tale, ebbe la direzione
della biblioteca Universitaria, siccome risulta dall'archivio della stessa.
D S. Laschitzer procurò l'edizione che di questo diploma comparve
presso SiCKEL, Diplomata di Ottone III, pp. 512-13, n. loi, nella collezione
in-4 dei Mon, Germ. hist. L'edizione è in generale correttissima; soltanto
può notarsi qualche inesattezza in alcuni nomi, molto corrosi, per questo che
caddero nella ripiegatura.
Regesto. Stumpf, Reichskanihr, n. 972.
Ottone III col. ^Q j jj^ nomitie sanctae et individuae Trinitatis. Otto di-
1 intervento di sua \ / •
moètie ^di'^^oito* vina favente clementia rex. si erga servos Dei et maxime mo-
Gari^rtooMiact- HacHos ìli quictis securitate ♦ pervigiles existerimus, Deum nobis^
xone abbate del mo« iir •• ••ji» i «i
nastero di S.Pietro OD HOC forc propicium mmime dubitamus. quam ob rem oranibusss
nel comitato della i • r i «i i j •
Lomeiiina, confer- et iiobis famulantibus notum essQ volumus eo quod, interventu aczr
ma i possessi del
monastero mede- peticioiic iiostrae domiiae aviae, abbas Garibenus qui et Gezo
venerabilis cenobii, sciti in comitatu Laumellino, in honore alm/
Petri omniumque apostolorum constructi, cernua prece nostram
adiit celsitudinem, quatinus secundum precepta nostrorum ante-
cessorum imperatorum et regum omnes res predicti clavigeri ic
Petri cenobii mobiles et inmobiles ubique locorum scitas ^*) no-
strae confirmacionis precepto corroborare, confirmare dignaremur,
(a) A $////itas Fra s e ì e' era una e, che può ancora intravvedersi, ma fu rasa^
I. ACTA.
121
oùus antedicti abbatis iusris peticionibus adsensum prebentes,
pio amore nostrae dilectissimae aviae ac remedio parentum no-
strorom nostrìque salvacione, omnes res sui cenobii mobiles et
inmobiles, que dici vel nominari possunt, nominatim scitas (*) in
5 Brimatt) et infra civitatem Taurinensem cellam unam in honore
sancti Andreae dedicatami cum tota integritate sua. in Nova-
Kdo quoque, cum omnibus adiacenciis suis. in Panni edam cellam
nnam in bonore Petrì primi omnium apostolorum decoratam,
cum omnibus ad se aspicientibus. curtem unam ^) in Gabiano
FIO im^ram, et cunem Rovoretum, sive (^^ etiam Sopunicum, Vide-
BonuinW, Campum Mar[ti]num, Concivem^O, Sanctum Dalma-
dum, Cellam (*>, Andesellum, Balbasim, Terencianum, Sanctum
Georgium(5>, Duodecimum, Valerianum. in Romano quoque
Pertem. in Comiliano quoque capellam cum omnibus suis per-
<5 tinenciis. et in Suanico, in Brankiquo etiam, et in Furiano, seu
ctiam in Balzola ^^\ in Cannobio. nec ne Sanctam Mariam in
Pollicino, cum tota integritate sua, cum mercatis in Brimato vel
Mi eadem abacia constructis, vel construendis. verum etiam por-
tubus ordinatis, vel ordinandis in ripa Portiliolo ex utraque ripa,
20 cum servis et ancillis, aldionibus et aldianis, colonis et colonabus,
^desiis, castellis, villis, casalivis, ortis, vineis, pratis, cultis et
•
^cultis, pascuis, buscariis, venacionibus, aquis aquarumque du-
^bus, piscacionibus, molendinis, viis puplicis et privatis cum exi-
^bus et redidbus earum viarum et cum omnibus quae modo habere
(t) A s////itas Fra s g i e* era una e , che pub ancora intrawedersi, ma fu rasa,
^ì Laschitx^er lesse enim (e) Queste due ultime parole sono cosi lette dal Las*
^^it^er : Remoro... seu Egli nota che dopo Rouoro mancamo due o tre lettere,
là) Sa d v' è traccia di correzione subita, (e) Laxh in rasura e di mano posteriore,
•a eeiiica. Forse sostituì una 1
posti in Brame, U
c«ppcU« di S. An-
drea in Torino, i
beni in NoTele-
M, U cappelle di
S. Pietro in Pe-
Sio, une corte in
eUano, le corte
di RoTereto, Stupi-
nigi, VigUano Q),
Montemano ir?ì,
Gonxole, S. Dal-
mauo. Celle, An-
deseno,Barbaa80 (?
Barbania ì). Te-
renziano, S. Gior-
gio, Datino, Va-
glierano, «Perte»
nel territorio di Ro-
mano, nna cappel-
la a Comigliano,
terre in Suana (?),
in Bianchi (?), in
Fogliano, in Bal>
zola, in Cannobio,
U chiesa di S. Ma-
ria in Pollicino,
coi mercati éì Bre-
me, e coi porti di
Prarolo.
(i) Questo nome trova il suo cor-
rispondente in « Gunzole » del diploma
di Ottone IV in favore di Breme,
a. 12 IO, che qui appresso verrà ri-
portato; cf. anche Mon, hist. patr,,
CharU II, 1257-60, n. 1736. Cosi ne
abbiamo la spiegazione. Veggasi an-
che C ASALis, Dixion. alla v. G o n z o 1 e .
Questo villaggio trovasi sulla via da
Beinasco a Rivalta.
MomimetUa Novaliciensia,
(2) Celle, presso Chieri, e quindi a
non molta distanza da Andezéno. Nel
diploma di Ottone IV, testé citato :
<c Cellas, Andecellum ».
(3) S'intenderà facilmente il villag-
gio denominato San Giorgio, che tro-
vasi a S O. di Casale Monferrato.
Troppo discosto dagli altri nomi qui
ricordati è San Glorio, in Val di Susa,
sulla destra della Dora.
8*
laa MONUMENTA NOVALICIBNSIA
Tidmtitt; ottOMiBiqiie waifaaob titido^ mi animafimi reniedio
iqdfftu^fel coùtìùmÈ^ ifd là iniet iquuciiilisp tu coafirmunai
lioc imoqpto tii comAKmtmm, ut oomit mabram additus «afe»
fitoi; iet ai mnstos fiwìt aUquit lUMCri fegni tnoola» m pdiH
jgcfiB pnsiimpiefil^ tttcmtai Kbnt ausi ogiàoi comjpoiiece co»
gitor» madicttlem ftcMrae ouiMfe et ahenim medietatem s^
nominati W abMi Geffmit vdi succcsioribas 8tii% quibiia mok»
idini intolafk.. aad ir .inmas aedatar» «t ime quod nominatim «
l^cedtctiim Mt cnm distncto «t iodido todns abaciae in poteatm
dbbatia» ^ coi ipie ecMmiuiecit pomanèat^ dUigendusque ab
onuiitNis obaegfctiirj mann pcopcia siqytMr eonfirmaiifees» sigiBt
noatcae ^> n^ppwkme adnocai» t') iuariflìna»
I.S^pnm domni Otiionii Qi?) g^onaaimi leg^u {
i Pernia caocdUariiia ad vicem Pècii ^piacofd et ardiicai^
IfcH iec«|gng?k et anbacrqpait. t (SI. D.)
.. Data jmii*lud.iiig. amo doniidcaeiiiattii^
iodidone •▼•» anno domni Ottonb tardi rqinantb .vini, actum
Mdiuthnaon, felidter. amen.
LI.
Avanti all'anno 998.
Fonti. NelU bolla di Benedetto Vili, del 1014^ si legge (p. 1 37, r. 6 sgg.
che quel pontefice confermò al monastero di Breme « PoUentiam quoque cella
« ab eiusdem monasteri! fratribus noviter constructa est, et Colonia cortem,
« Mancianum castrum, cum omnibus suis pertinentiis. qu^ Oddo marchio pn
« remedium anim^ su^ eidem monasterio cum sua coniuge per cartulam oflF<
« sionis concessit ». Anche nel diploma di Ottone III, 26 aprile 998, si (^
parola della « cella », o cappella di PoUenzo, testé costrutta dall'abate Gezonr^
Qjaesu donazione di Oddone viene pure registrata nel Chron, Novaìic, (lib. y"j
cap. 29). Altrove (App. 9) il cronista dice che il donatore fu padre del mar^
chese Ardoino. Nel Necrologio della Novalesa sotto il giorno 19 gennaio si
registrò : « Ottho marchio, hic dedit PoUentiam », e sono il medesimo giorno,
nel Necrologio di S. Andrea di Torino si notò : « Depositio domni Oddoni mar-
(a) Liggerimo n^iuralnunte nomiiuto (b) Correzione di mano posteriore, «M
antico: nostri (e) Correzione di numo posteriore, ma antica: adootarì
I. ACTA. 123
ffcbionis». Da queste notazioni ben si vede quale valore si desse a tale
ofesione. Nel diploma di Corrado II, del 1026, Pollenzo, Colonia e Man-
nno si ricordano egualmente che nella bolla del io 14, anzi con maggiori
particolari topografici, ma non vi si dice che il dono sia stato fatto dal mar-
chese Oddone.
Chi sia questo Oddone marchese forse non è ben chiaro; quantunque
ordinariamente lo si identifichi con Oddone I, dovrebbesi riconoscere in lui
Ottone II figlio di Arduifto il Glabro, secondo la genealogia riferita ora da
B. Vesme, / conti di Verona in N, Arch, Veneto, XI, 281-82, il quale lo crede
otto verso Tanno 930, e pensa che egli reggesse la marca di Torino -Albenga
dbl 975 al 990 incirca. Cf. anche la nota 9 della p. 137, dove esporrò con
Qtggiori particolarità lo stato della questione, giovandomi anche di comuni-
cazioni private fattemi dal Vesme. Certo era della casa di Torino.
n Terraneo {Adelaide iUustr, I, 184) attribuisce la donazione al 1000
òicirca; ma egli si basava in questa congettura soltanto sulla bolla di Bene-
eletto Vili, non conoscendo il diploma del 998.
Il documento andò perduto.
Oddone marchese dona al monastero di Breme, Pollenzo, la
Corte di Colonia, e il castello di Manzano (*).
LII.
998 aprile 26^ Roma.
Fonti. A Pergamena originale nel l'Archivio di Stato di Torino (Ab-
^^;[ta della Novalesa^ mazzo II). È una bella pergamena, in elegante carat-
^^Kic minuscolo, tranne la prima linea e le formule della segnatura e della
'^cognizione, che sono, come al solito, in « litterae grossae ». Ma tutto il
^^^, compresa (per quanto pare) anche la data, è di una medesima mano.
^ può essere questione per poche parole al principio del r. 2 dell'originale.
^dle varie ripiegature, e specialmente nella mediana, le parole andarono
^^Ita sciupate. Alquanto sbiadito è l' inchiostro. Le abbreviazioni sono
guanto numerose, e il segno di abbreviazione più generalmente usato è il
^0 aperto inferiormente. Non manca tutu via anche la lineetta orizzontale.
eccome la sillaba « prae » viene costantemente indicata con p, così non si
(i) Di Manzano scrive il Terraneo « chiese parrocchiali di Cherasco » &c.;
(Aiekide iUustr. I, 181): «il castello soggiunge che era un grosso villaggio
■di Mandano, il cui puro e nudo situato oltre il Tanaro, e dipendente
«nome oggidì appena ci avanza in dai canonici della menzionata chiesa
*San Pier di Manzano, una delle parrocchiale di Cherasco.
vmi uonvmmvTA kotalicibhsia
^■0 niente io waA* noicsx cor dà i%ai£cu« • pr*c ■ aaprt*. Cacala
trrt^ii~m £ tUmia foiìugufia ieUa [M>oh ■ «''-*■-"* •; in qaesta iliimiiiiiwtl
iwwÌmb taino U ibnu * ecd- ■, ^asta t aina • mccI- •. Il dittoq^ mj
TkBC Midicito coli <U e cane da ^ Per ocdimio «doptaii b » dum^ '
mi non mtat» anche b i incita. La j
inlDdaifac(.()Kgn. 1 lì^ «no «ri fnoeda
Sai ccrB >tfcoMj«Bo i Rca& La maaa >ld metìa u, che cofDpwfatB
fOKMltvn* dddqiotaÌ9;ae9yt,fnicnae:a praccpaim tonni Opopì(»^'
■ impaiiori» a. Vkoe poi oaa nou del lecdla %n, ed db Rteaio dd m- '
colo X\X cu aoÌMe <|HS*aliteo noa t TAlfavardo, dal che riculu che il '
M^ le ne im Il ri> '
FibcUii» •Oonib w « 9tii^ TMh» (<i^ I ^d IfaNf «fMlf fa Jlf
il JoJl « TWta^ F IS ddr«W).
C II Bilniii WMiliiUtiilii ilkT,Ìhxtà,'mm.SàLfalr^amÌ
I, 117, a. II».
D H SicKiL DC diede Pe&iaoe nei DiplMuta, II, 707-70S, n. 38;, con-
statando ebe questo docnmcina fa in pone condotto tal diploma del 97X1
(op. ciL Otto I, D. 409), e che da eso in pane dipende il falso diploma,
del 774 (MQHLBAcaE*, Rtg. KaroL n. t6i). Infatti il diploma presente (cC
p. I3J, IT. 7-14, 24-36) riannodasi più o meno dappreaw al diploma dd 971—
La formula minatoria (cC p. 117, r. i ^g.) i identica a quella dd falso
diploma del 774,nnova prova per assegnare alla composiiione di quest'ultimo
un'epoca posteriore al x secolo.
Regesto. Stuhff, Ràtbiian^, n. 1148.
JJl^ ^^ (C) I In nomine sancte et individue Trinitatis. Otto Roma-
' s' "piS^* norum imperator augusms. si D« ecclcsìas sublimare studue-
™'*blMH M rìmus, divinam gratiam adipisd minime f diffidimus. quaproptef
"*' notum esse volimius omnibus sancte Dei Ecclestp ('^ fidelibus
nostrìsque presentìbus et futarìs> quod nos prò Dei amore ani- J
(1) Perù U ptrelt diffidimu - ecelaif , chi tulTtriptuU nnfau U frim» farti
dilla itceuit Um; tana H altra maua. infatti n faiitaa nttart alcami iiftrrwv, A
ntlla firma itlU UtUri. li* m fa*lla iti ufni * attrtvUtfm. .V« i tarU H rif
rbiaitre U» UtMte • tma.
I. ACTA. 125
maeque nostrae remedio, monasterium in honore sancd Petrì
apostolorum prìncipis in Bremedensì oppido constructo, nec non
et Gezoni eiusdem coenobii venerabili abbati eiusque successo-
ribus omnes terras et proprietates ad Novalicium istius mona- >« proprietà »pet-
^ ^ unti alU dett* «b-
J sterii prius caput, sed ab Adelberto marchione post Sarracenorum )A^^ S!!mdu
dcstmctionem in predictum oppidum translatum, pertinentes, cum J^i, «£?© uTdiTà-
omni mtegnute et pemnentus, sicut per alia precepta regum vel sanceiii,trMf€rita
j . . . « *1 loofo attuale dal
regmarum ad ipsum monasterium pernnere videntur, seu mar- marci!et« Addber-
diioQum et comitum, vel quorumlibet Chrìstifidelium concessiones,
^^ aut per comparationes et comutationes, vel quaslibet pactipnes de
lebus mobilibus et inmobilibus, terris sdlicet et vineis, ca[m]pis (^),
silvis, pratis, pascuis, aquis aquarumque decursibus, molendinis,
psationibuSy rìpis, salinis, babitacionibus, edificiis, castellis, servis
et ancillis, aldionibus et aldiabus, cum omni integritate, nostra
^i preceptali auaoritate corroboramus et penitus confirmamus. con-
finnamus etiam eidem monasterio fcclesiam, quae est constnicta s.** Maria *^?^of-
in honore sanctae Dei genetricis Mariae, in loco PuUicino, cum dii p'ò « £STsl
^^ .1 ... . . T\ i «la da Solarolo
omnibus suis pertinentiis, atque omne npaucum per Padum et fioo a caTandone,
Sicidam, a loco Solanolo usque ad fCalput de Anda, de molen- roio. u aippciia
., , ' ^ •- -•* di S. Andrea in
^ oinìs et piscariis caeterisque officiis, infra prescriptum terminum "^^^J? p^ ^^
pcrtinentibus et peragendis, sicut in aliis continetur preceptis, ut "JJIJ"*^,^^ ^^^
liceat iam dicto abbati suisque successoribus in loco Portorìolo deTto*abb!Ìe.*^!
portum cum suo redditu construere, nostra nostrorumque succes- (Coio^a'),!!^!!^
^orum et omnium bominum remota contradictione. [celllam po), tndlTme ^1
territorio di Stu-
o»,
alle
'') quoque vocabulo sanai Andreae m ci vitate Taur[injensi, cum pinì^..Mariag
omnibus suis pertinentiis. insuper cellam, quam Apanni vocant, ;tSi"MoM«ero-
et cellam Poll[e]ntie ab eodem abbate noviter constructam, cum ^^iì^^^^^oitu^,
[castro et Colonia] corte, et cum corte Gabiano, et universo ter- H^ti^ rS°m^-
ritorìo, quod est in Supponico, Mariago, et Valle Cella et Valle "*** ' *°°'
IO Uisam, cum castello, et Monasteriolum, Leocassi, Tevoledum (»>,
(a) A capis; fu dimtnticato il agno di abbreviaiiionf,
(i) Qui si uniscono alla corte di sociazione di queste località può essere
Gabiano (villaggio sulla destra del Po) affatto casuale. Queste località sono : *
parecchie località, senza che si dica Stupinigi (a S O. di Torino), « Ma-
peraltro che queste avessero verso di « riago », Varisella (nella direzione
quella corte alcuna dipendenza. L*as- tra Torino ed Asti), « Valle Orsa »,
a£
MOMUMBSTA «OTALICimSIA
et Bflc ooMn conopOfiiinHc
• _^ ^.^^^t^LS^
flOttCDDSL DBIBiQOe OOMD HBCOl flBUDUI flfllOF9flO(»^Cfl0IHI OC OIDDSDQl^^
QOe 9fl ttflMUCtPfll IDOBtttBflOOft PCf ^^ BVBOCBtft Wmm 9Dfll SQUNBt
ficot in luii Hiliftur pwoBpti% uifiiiBCirey wA moKflui^ ^el w*
stcrbc MBcnni cmMiaB wciinij ▼H' sohidb m|uu njpnv
Mooasterolo (tra le varie località di
questo nome, forse è preferìbile quella
che fi trova a S. di Tonno, verso
Villanova Solaro), « Leocassi », Tivo-
letto (tra Stupinigi e Monasterolo).
Nella bolla del 1014, mma la di-
sposizione dei luoghi. A Cablano
seguono Stupinigi, Varìsella, « Ma-
« rìadigo », Loreto (forse Loreto di
Costigliole d'Asti), Roviera (sotto
Vinadio, in quel di Cuneo), Brusasco,
Monasterofo e Corzano (presso S. Da-
miano d*Asti); in gruppo separato tro-
viamo invece « Valle Orsa », Monaste-
rolo (che non dovrebbe essere diverso
dall' omonimo villaggio poco prima
ricordato), « Leocassi »,Tivoletto. Nel
diploma di Corrado II si hanno nuo-
vamente i due gruppi: dopo Ca-
blano viene inserta la corte Arola
(nel mandamento di Oru, nel Nova*
reseX in luogo di Roviera troviamo
Rocca (che ci richiama a Rocca ddle
Donne presso Brusaschetto) e a Cor-
zano fa seguito Palazzolo. Nell'altro
gruppo ritornano « Valle Orsa », Mo*
nasterolo, « Leocassi » (Lequio ?), e
Tivoletto, insieme con altri villaggi.
n diploma di Enrico IV, 1048, ripete
questa duplice enumerazione di lu<^hi.
Lo spezzamento di un gruppo in due,
che ora abbiamo veduto, ci dà ai^o-
mento a sospettare che nelle carte nelle
quali comparisce due volte Monaste-
rolo, non si considerino due località
distinte, di questo nome, ma non si
faccia che ripetere due volte una me-
desima località. Non essendo prò*
vato che la Rocca (delle Donne) sia
stata erroneamente sostituita a Ro-
viera, manterremo distinti quesd due
diritti abbazialL
I. ACTA. 127
presumat. si quis igitur huius nostrae confirmationis et largì-
tionis preceptum rumpere [vjoluerit, sciat se compositurum auri
optimi lìbras mille, medietatem kamerae nostrae et medietatem
iam dicto monasterio suisque rectoribus. quod ut verius credatur
5 et omni tempore inviolatum conservetur manu propria roborantes,
sigillo nostro sigillare iussimus.
; Signum domni Ottonis (M F) invictissimi imperatorìs au-
gusti, i
i Herilgus cancellarìus vice Petri Cumani episcopi cognovit. l
IO Data .VI. kl. mai, anno dominicae incamationis .dccccxcvik.,
indicione .xi., anno vero Ottonis regis .xv., imperatorìs .ii. actum
Romae, feliciter. amen.
LUI.
999 dicembre, Torino.
Fonti. A Pergamena originale, conservatissima, fatta eccezione per
QQ2 piccola mancanza sul margine destro, e per qualche macchia di unii-
^^ per cui il carattere andò qui e colà leggermente sciupato, senza che
P^rahro in nessun luogo rimanga illeggibile. Anche l' inchiostro conservossi
^ tbta carica, sicché la lettura del documento presenta pochissime difficoltà.
^ Qotaio riprese più volte la scrittura, e ciascuna volta cominciò a scrivere
^ carattere minuto, che andò lentamente mutando in carattere grosso e ro-
^<lo. Un primo distacco si vede manifesto dopo la parola « coerentes »
^P>i29, r. 15. Il secondo stacco vedesi dopo la parola «Vuidoni » a p. 150,
'•13. Notisi (p. 129, r. 28) Terrore «orde».
U carattere può dirsi minuscolo, quantunque non manchino alcune trac-
^ dell* influenza del corsivo. Osservo sotto di questo riguardo il nesso sp ,
il nesso ri , la lettera a in nesso con e nella sola parola « actum ». Abbre-
viazioni comuni sono pure : « qual; », « fìl^ », «e simil^ », « inviolabile »,
cfel^ ». Valgono rispettivamente : « qualiter », « fìlius », « similiter », « invio-
< labiliter », « feliciter ». Un' abbreviazione un pò* curiosa a p. 150, r. 11 se-
gnalai nelle note.
Sul verso, di mano del secolo xi, leggesi questo regesto : « Commutacio
« Vuidoni de Campanea ». Una mano del secolo xrv scrìsse « de Collegno».
La pergamena conservasi nella biblioteca di Sua Maestà il Re, Docu»
mmti, sec x, n. 4.
La data può dar luogo a dubbi, poiché la parola « quarto » può aggiun-
gersi così a quanto segue, come a quanto precede. Nel primo caso avremmo
«LT^fai.
iUm€B
lohGc
g..r^^*?' * ^ ** ''''■
SI rrv^iiT"^ '^'^^B nrerE "-—»■. oc ói Od mni'ti? iéttat ^mk, àatf
I praeod jeimioc ^ ac rr*frfennf ^ ti rimi sbì «nB abe
v-^ V ~ - '' ,-. Kick»is ■owuic- in pcónB ioSt ìpe ju— auT. Ganbot
y^ '^ « aba da pzne ipso» iwthttt9 ckfam Voidoiù, coma^
i iKOnae, it est pem miz de cmipo òzrit qisàas monesteD
I. ACTA. 129
qiubus esse videntur in loco et fundo Collegio ^% et est peda
ipsa de campo per mensura ius[ta] per longo perticas quindecim,
de uno cavo perticas duodecim (f) et pedes sex, de alio cavo per-
ticas undecim et pedes oao. coerit ei da una parte terra Liu-
1 dooiy de alia parte terra ipsius Vuidoni, da tercia parte terra Ari-
pati, da quarta parte pergit via. quidem et a vicem recepit ipse
domous Garìbertus umelis aba a parte monesterìo ab eundem
Vuidoni, similiter comutacionis nomine, meliorata res, sicut lex
abet item pecia una de campo, iuris ipsius Vuidoni, qui est po-
^ sita in loco et fundo Campanea (*), et est pecia ipsa de campo per ^"c^^!^^^
mensura iusta, per longo perticas sedecim et pedes sex, de uno
cavo perticas quindecim et pedes octo, de alio cavo perticas tre-
decim. coerit ei da una parte terra sancti lohannis, de alia parte
terra Dominici, da tercia parte terra Pedreverti, da quarta parte <»
M terra Lanberti, sibe que ali sunt (^> ab omnia coerentes. as denique
iamdicti[s rejbus^*^) in easdem locas et fundas Collegio et in Cam-
panea supra numeratas (^) vel comutatas, una cum accessionibus
et mgressoras earum, seu cum superiorìbus et inferioribus earum
i^nun, qualiter supra mensura et coerencias legitur et inter se
^ comutaverunt ^^^ sibi unus alteri per as paginas comutacionis
nomine tradiderunt («>, facientes exinde unus quis de co recepe-
nintC^), tam ipsi, quamque et subcessores, vel eredes eidem Vui-
^ legaliter a presenti die iure proprietario nomine quod vo-
luerìnt, aut previderint, sine omni uni alterìus contradicione.
^J spondcrunt (^ se ipsi comutatores, tam se ipsi quamque et sub-
cessores, vel eredes eorum, quisque ut supra, comutacionis no-
nnine dederunt ^^^ in integrum ab omni omine defensare. qui-
dem et ut orde legis deposit et anc previdendam comutacionem
^ccesserunt (') super ipsis rebus ad previdendum ("), it est Vi-
(a) A aveva dopo questa parola scritto de ali che poi lavò, (b) A ptr (e) A st"
(^ ^ taglio nella pergamena, al margine destro, distrusse le lettere che facilmente
'^P^. (e) A scrisse dapprima -tis, che poi corresse in -tas (f) A -r e, i.
tó ^ -r f. 5. (h) A t e. s, (i) A -r e. s. (k) A -r e. s. (1) A -r e, s.
N Da^^riffia l'amattuense aveva, dopo previdendam, scritto co///A che poi cancellò,
(0 Collegno, sulla destra della Dora Riparia, tra Pianezza e Torino.
(2) Campagna, frazione di Torino.
MomsmetUa NovaHcieiuia, 0
■ 128 MONUMENTA NO V A L 1 C lEN S I A |
il iv° anno di Ocione HI, nel secondo Invece, mancxniìo per dimenticanza
l'anno, avremmo il giorno del mese. Preferisco la prima ipotesi, che com-
bina colla XLi indizione, vedendo in questa, non la itiJiiionc costanlinopoU-
taaa, ma la romana. Tuttavia non escludo la possibilità d di' altra ìpotesL
B Tra i manoscritti di Eugenio De Levia all'archivio del r. Economata
di Torino, nella busta II della Croniica ceclisiaslica, nella cartella che s'iniitoU
Ahbaxia diUa NevaUsa, si trovano, fra gli altri, due documenti, per i quali S.'
medesimo De Levis annotò; «originali» horuni diplomatimi penes ci. Casi'
■ minim Donaudi sunc a. Questa dichiarazione è autografa del De Levisj^
invece i due documenti provengono da altra mano del secolo xviii chB;
probabilmente t di un qualsiasi copista. H più antica di quei documei ' ''
quello che qui viene riprodotto. Il trascrittore vi commise molti errori
C Trascrizione in carattere del secolo xvtil, nel voi. LVIt della JVfisciJ-
lanca patria, a. ;;, nella biblioteca di Sua Maestà il Re in Torino. Questa
copia porta alla fine la seguente dichiarazione autografa de! conte Prospt
Balbo: o collatum cura esemplari ab losephi Xaverii Nasi! manu dcscrìptOu
■ a P, Balbo ». In questa copia il documento viene attribuito al 4 di(
bre 998, poiché il Nasi lesse cosi le note cronologiche; a anno imperii ciui*
a dem domini secundo, quarto S(c.a. Qijeita è pure la lettura della copitf
conservataci dai De Levis, ma della parola a secundo d non trovo traccila
nell'originale. Egli poi annotd in margine che l'anno secondo è un errare
per anno terzo. Ma 1' errore principale sta nella copia stessa, poiché, chi ll|
fece, non interpretò la frase: n Deo propicio n.
(S. T.) In nomine domini Dei et salvatoris nosui lesu Chri-
sti *•', tercius Otto gracia Dei imperator augustus, anno imperli
rius Deo propicio quarto, die mensis decembris, indicione duo-
decima, comutacio bone fidei nos.situr esse contractum, ut vì-
cem empsioois obtinead firmitatem, eodemque necsuo oblicant 1
cODtradentes. placuìt iuque, bona convenit voluntatem inter
«à^G^B^^ domnus Garibertus qui et Gezo umelis aba monesterìo sancti Petri,
«"s. ^I?*A qui est fundatum infra castro, qui dicitur Bremeto, nec non et
■glie M h Ijb- Vuido, fìlius quondam Landoni, qui profìtebat se ex nacione sua
jiHUKiu iigge legem vivere romana, ut in Dei nomine debeant dare, sicut et
aSo^ "°"*'" * presenti dederunt 0) ac tradiderunt 0») vicìssim sibi unus alteri,
^b*RD ji«i* comutacionis nomine, in primis dedil ipse domnus Garìbenus
« MfH In Celi*- umelis aba da pane ipsìus monesterìo eìdem Vutdoni, comuta-
cionis nomine, it est pecia una de campo iurìs ipsius monesterìo,
(1) A Ihn Xpì (b) A -i tbt foirtbit tnebt vaUrt -te
I. ACTA. 129
quibos esse videntur in loco et fundo Collegio ('), et est peda
ipsa de campo per mensura ius[taj per lohgo perticas quindecim,
de ODO cavo perticas duodecim (*) et pedes sex, de alio cavo per-
ticas undedm et pedes octo. coerit ei da una parte terra Liu-
I doni, de alia parte terra ipsius Vuidoni, da tercia parte terra Àri-
perti, da quarta parte pergit via. quidem et a vicem recepit ipse
dcMnous Garìbertus umelis aba a parte monesterìo ab eundem
Vuidoni, similiter comutacionis nomine, meliorata res, sicut lex
abet item pecia una de campo, iuris ipsius Vuidoni, qui est po-
'^ «ita in loco et fundo Campanea ^*\ et est pecia ipsa de campo per Jj'ol^i;^.**
I Censura iusta, per longo perticas sedecim et pedes sex, de uno
ca^o perticas quindecim et pedes octo, de alio cavo perticas tre-
dedin. coerit ei da una parte terra sanai lohannis, de alia parte
tesra Dominici, da tercia parte terra Pedreverti, da quarta parte W
^i texia Lanbeni, sibe que ali sunt (^> ab omnia coerentes. as denique
ia.indicti[s reJbusC*^) in easdem locas et fundas Collegio et in Cam-
panea supra numeratas (^) vel comutatas, una cum accessionibus
^^ ingressoras earum, seu cum superioribus et inferioribus earum
rerum, qualiter supra mensura et coerencias legitur et inter se
^ comutaverunt (^) sibi unus alteri per as paginas comutadonis
nomine tradiderunt (^>, facientes exinde unus quis de co recepe-
rtint^^), tam ipsi, quamque et subcessores, vel eredes eidem Vui-
doni legaliter a presenti die iure proprietario nomine quod vo-
Itierint, aut previderint, sine omni uni alterius contradicione.
^ sponderunt (^ se ipsi comutatores, tam se ipsi quamque et sub-
cessores, vel eredes eorum, quisque ut supra, comutadonis no-
^^nt dederunt ^^^ in integrum ab omni omine defensare. qui-
dem et ut orde legis deposit et anc previdendam comutacionem
^ccesserunt ^^^ super ipsis rebus ad previdendum («"^ it est Vi-
(i) A aveva dopo questa parola scritto de ali ebe poi lavò, (b) A ptr (e) A st
(4 Un taglio nella pergamena, al margine destro, distrasse le lettere ebe facilmente
**PP^. (e) A scrisse dapprima -tis, ebe poi corresse in -tas (f) A -r e, 5.
tó il *r f. 5. (h) A t e. s. (i) A -r e. s. (k) A -r e. s. (1) A -r e. 5.
^^ì J^epprima l'amanuense aveva, dopo previdendam^ scritto co////> ebe poi cancellò,
(0 Collegno, sulla destra della Dora Riparia, tra Pianezza e Torino.
U) Campagna, frazione di Torino.
MoHuminia NovaHeiensia, 0
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I. ACTA. 131
Lini.
icx)7 (?), Torino.
FoDti. Perduto il documento originale, dobbiamo accontentarci dei
riassunti fiottine da autori non troppo sicuri. F. Pingon (Aug, Taur, p. 22)
scrive sotto l'a. 1007: «r Gezo episcopus Taurinensis ob bella assidua, quibus
e universa haec provincia vexabatur, Consilio habito cum suis etiam civibus
« contulit abbati sancti Michaelis Clusini quae antea possidebat ipse episco-
« pus apud oppida sancti Ambrosii, Casellas, Alpinianum, Clusas, Novale-
c slam, et Vallem Clusinam, ut rei divinae maiore viciniae commoditate in-
c serviret », e asserisce di avere desunto cotale notizia «r ex archivo abbatiae
« Closinae ». Diverso assai è il regesto che del medesimo documento citato
dal Pingon leggiamo negli Atmales Sdbaudici (ms. nell'Archivio di Stato di
Torino, Storia della rtal Casa, categ. II, mazzo 8), e. 60 B, del padre Pietro
MoNOD, il quale lasciò scritto sotto il X007: « Pertinuit Gezonis antistitis
« liberalhas ad omnes religiosos dioecesis Taurinensis, sed hoc anno qui an-
c gelorum principi sacras aedes colebant, decimìs aucti sunt oppidorum vi-
« cinorum S. Ambrosii, Casellanim, Arpiniani, Novalesiae et Vallis Secusiae,
« iis scilicet quae Taurinensi episcopo debebantur, plerasque enim Secusien-
« slum fuisse marchionum, quas deinde coenobio beati lusti erogarunt, suo
« loco dicetur ». L* Ughelli {Italia sacra, 2* ed., IV, 103 1 b) dipende dal
Pingon, accentuandone la notizia. F. A. Della Chiesa (Hist, cronol p. 209)
ricorda « Hermengaudus » abate di S. Michele della Chiusa, « cui Gezo epi-
e scopus Taurinensis castrum S. Ambrosii, quod non longe distat a mona-
« Steno, donavit. . . », e segna questo abate ali* anno io io. Ma non registra
nessun suo successore più prossimo di Pietro, che viene da lui contrasse-
gnato coli* anno 12 io. Come ben si vede, la donazione presso il Della
Chiesa è ben diversa da quella indicata da Pingon e da Monod. Che il
Della Chiesa fosse proprio sicuro di tutto quanto narrava, non lo si può as-
serire. Tant* è vero, che nella Descri:(ione dd Piemonte, III, 389 (ms. nella
biblioteca di Sua Maestà a Torino) il nome dell*abate Ermengaudo è prece-
duto dair anno 1093.
Il Meyranesio (Pedemontium sacrum, de episcopis Taurinensihus, ed. A.
Bosio, in Mon. hist. patr,, Script, IV, 1268) è negativo, ma in sostanza non
giunge a conclusioni nuove e ben solide. Neppure Fedele Savio {Antichi
vescovi di Torino, Torino, 1888, p. 84) trova modo di districarsi da queste
difficoltà, per deficienza di testimonianze. Osservando egli che il Della Chiesa
congiunge la notizia della donazione col nome dell*abate Ermengaudo, sup-
pone che, se Tofferta fu realmente fana, si possa crederla del 1123, e ascri-
verla al vescovo Bosone. Né gli sfuggì (p. 102} ancora che il Meyranesio
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I. ACTA. 133
Nella sinodo dei vescovi, Enrico (II) imperatore dichiara
die Oddone monaco aveva usurpato V abbazia della Novalesa, e
la restituisce al legittimo abbate Gotifredo.
LVL
Avanti al 1014.
Fonti. Benedetto Vili, con bolla del febbraio 1014 (p. 138, rr. 2-4),
coofermò al monastero di Breme, fra gli altri possessi, anche questo: « Ca-
« 'talarium [Cavallerleone] etiam cum corte Magra et omnibus aliis suis
« apendiciis, sicut ab Arduino marchio prò remedium anim^ suae matrìs eidem
« coeoobio largitum est». Corrado II nel diploma del 1026 scrive (p. 152,
1^.4-6): « Cavalaria quoque et corte Magra et aliis suis appenditils, sicut
« ab Arduino marchione per cartulam offersionis eidem monasterio delegatum
*cst9. Queste parole passarono anche nel diploma, 1048, di Enrico III.
Chi sia questo Arduino non è detto. Certamente era un membro della
casa di Torino. Ci, la nota 2 a p. 138. Non è improbabile che si debba
><Icntificare con Arduino V figlio di Ottone II, secondo la genealogia proposta
^ B. Vesme, / conti di Verona in N, Arch, Veneto, XI, 281-82. Qpesto
Arduino, a detta del Vesme, nacque verso il 95$ e morì avanti al 1026,
"esse la marca di Torino- Albenga dal 990 incirca sin verso l'anno 1020.
Ottone od Oddone II è colui che donò Pollenzo al monastero Bremense;
^- più sopra il doc. li.
n documento andò perduto.
Arduino marchese dona al monastero di Breme, Cavaller-
leone, colla corte Magra e colle relative dipendenze.
LVII.
1014?
Fonte, n cronista Novaliciense (App. 9), narrando in modo molto
Confuso la vita di Oddone, pessimo monaco, parla di una ciussio» pontificia
^ di un suo giuramento. Del giuramento parleremo al n. Lvmi, qui fermia-
^^'^alla «iussio», che forse venne concreuta in una bolla. Secondo il ero-
^^, Oddone entrò monaco sotto 1* abbate Gezone. Sotto il suo successore, e
^^ sotto Gotifredo, egli ottenne il priorato di Pollenzo, ma poi usurpò
)' abbazia coli' aiuto del marchese Arduino (V). Allora T abbate (Gotifredo)
t^ MOMOMBIITA H0TALICIBMSIA
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costume delle boUe e dei diplomi. Le righe farono antecedentemente segnate
con una punta. Il carattere è il minuscolo romano, molto elegante, ma di
forme arcaiche, senz'ai cuna tendenza alle raffinatezze leziose del minuscolo
seriore. Le aste verticali delle lettere s, 1, b &c. sono per 1* ordinario
assai lunghe. In questo particolare, come pure nel nesso st , nelle « litterae
«grossae», nei segni di abbreviazione (nodo aperto superiormente) la scrit-
tura rassomiglia assai ai diplomi imperiali contemporanei. Nel suo com-
plesso il documento, indubitatamente autentico, rassomiglia alla bolla del
febbraio 1014, di questo medesimo papa, riprodotta da Giulio von Pflugk-
Harttung, Specimina, tav. 1 1, quanmnque tra i due documenti non d sia per-
fetta identità di carattere. Quello dato negli Specimina ha più numerose e
più evidenti le vestigia del corsivo. L. Bethmann (Afoii. Germ, hist.^ Script
VII, 133) avendo avuu occasione di accennare al presente documento, lo con-
dannò con queste parole : « apographum s. un dubiae fidei, in archivo archie-
« piscopali Taurinensi ». Pare dunque che egli abbia veduto il nostro do-
cumento, ma senza dubbio lo scorse in fretta, e ne giudicò awenutamente.
n carattere è tutt' altro che del secolo xn, e men che meno il documento è
di dubbia fede. Anzi si può osservare, quanto alla bontà del testo di questa
bolla, che il Bresslau, Konraà 11^1, 373, in nota, faceva notare che esso può
servire a correggere il diploma di Corrado II, 1026, in favore del medesimo
monastero di Breme. L'aiuto non è peraltro molto grande.
I. ACTA. 135
Nel nostro diploma avverto, che le a chiuse sono in numero prevalente,
ma non mancano anche le a aperte. Ci sono alcune d minuscole di forma
onciale. C è una e crestata (su questa forma della e , cf. le mie Ricerche
mir antica bihìiot. &c. p. 43). — Ortografìa: a prestandis », t presumati.
Il dittongo ae è rappresentato dalle tre forme ae, ^ , ae; talvolta è sostituito
dalla semplice : e. La caratteristica parola « ecclesia » è scritta sia così sem-
plicemente, sia « aecclesia ». In « coenobii » usasi il dittongo oe.
Il documento non ha e non ebbe mai sigillo. Manca pure la « rota ».
B Trascurau assai è la lezione di Franc. Agostino Della Chiesa,
SL R.E, card. &c., fra i documenti al fine, p. 201. Vi si ommette anche un
lungo brano (p. 1 38, r. 9 - p. 140, r. 4). Ne dipendono : V Ughelli, Italia sacra,
2* ediz., rV, 1024-2$ (donde: Buìlarium, editio Taurinensis, I [1857], 513),
Ci G. T. Terraneo, Tahul, Celto^Ligust. to. II, a. io 14, ms., nonché la copia
notarile, neirArch. di Stato di Torino, Regolari di Breme, busta unica.
C Pietro Datta inserì la bolla nei Moti, hist,patr., Chart, I, 399-401,
Q- 234, traendola da A. Ma la sua edizione non riuscì molto esatta Così egli
scrìsse: « erga siue eis » (per « citra siue cis », p. 136, r. 20), « polliano » (per
* pollicino », r. 23), « interminatione » (per « interdictione », p. 139, r. io) &c«
Metodo di pubblicazione. Riproduco il testo dell'originale, senza
correggerne gli errori, poiché questi sono in tanta abbondanza, da costituire
It regola, non l' eccezione. Faccio diversamente solo in , un caso, per ragioni
che espongo in nota.
Quasi per intero questa bolla dipende da quella di papa Giovanni XIII,
<lcl 972 (veggansi p. 135, r. 3 -p. 136, r. 22; rr. 24-34; p. 139, rr. 9-17; r. 21-
P< 140, r. 4), e dal diploma di Ottone III, del 998 (veggansi p. 136, rr. 22-24;
p.137, rr. 1-8; p. 138, r. 14-p. 139, r. 4; rr. 17-19). Le parti originali, fatta
*stnzbne dal protocollo e dall* escatocoUo, si riducono a p. 137, r. 8 - p. 138,
'•Hcp. 139» rr. 4-9.
Regesti. G. B. Adriani, Indice analitico e cronologico di alcuni docu-
^f^ti per servire alla storia della città di Cherasco, Torino, 1857, p. 2, n. 4;
J*^ Reg, poni, Rom. i" ediz. n. 3057, a" ediz. n. 4002.
X : Benedictus episcopus servus servorum Dei, dilecto filìo Gote- .crf^^tSSSIS
frcdi, virum venerabilem, abbatem venerabilis monasterii beati Petri «ero^VìLmer^
^postolorum principis, fundaii in Bremedensi oppido, inter Padum
^ Ticinum, suisque successoribus inperpetuum. • si semper sunt
J couccdenda que piis desideriis congruunt, quanto potissimum non
^i^t abneganda ea, quae prò divini cultus stabilitate petuntur. de-
^^ enim nos cura apostoiicae pastoralitatis compellit, ut benefida
^^iorum nostrorum sequentes in prestandis privilegiis sancta et
^cnerabilia loca, cum omnibus quae ad se pertinent, nostra apo-
ìgitur quia per interventu karìs-
^ simi nostri Adelberti, gratia Dei marchionis gloriosissimi, impc-
I ratoris nostri Henrici, postulano fratrum eiusdem Bremedensìs
I moaasterii venit ad nos, quatenus ìdtpsuin monasterium, quod prius
ebuc m.^™ ad Dei laudem et memoriam beati Petri apostolonim principis,
■beHt i'iKuriiooi tempore regìs Theoderid ab Abbo patricio fundaium fuit, prope
Alpes, in loco Novalicio nuncupato, et postmodum imminente Sar-
ncenorum persecutione, studio Adelberti Deo devoti marchionis
. translatum est, collecta congregationc regularium fratrum, ad op-
■ pidum, quod Bremetum dirìtur, privilegiis sanctae noscrae Sedis,
^ Apostolicae perbennìter roboraremus, quorum piìs desideriis fa-
ventes, haec nostra auctoritate ìd quod postulatum est coDcedìmus.
praibucc cbe gt Ìdeo omncm cuiuslibet ecclesia sacerdotem in prefato mona-
3iu°o°d!n°.bu«' sterioqnamUbetdicionem habere, vel missarum sollempnia ibidem
J^J^"'*™; celebrare prohibemus, nisi ab abate ipsius loci invitatus fuerit, sed
"■"■ nec aliquam ordtnationem, vel consecrationera ìllic facete presuma!,
GII aMfernx 1 confìrmamus edam eidem monasterio beati Petri apostoli omnes
I ' res, vel possessiones, quas ab initio fundatìotiis suac apud Nova-
litìum supradictus vir eitceilentissimus et christianissimus Abbo, per
testamenti paginam, sive atra, stve cis traditit et detegavit, quasque
Iro'iiS**'' pr^'i'Cius Adetbertus marchio cum uxore sua deinceps apud Bre-
ueUwiU5.iu- metum translatum donavit. aecclesiam vax> quae est constnicta
rta lU PoIUdw. U ^
?rp<ii* j"^^»- in honore sanctae Dei genitncis virgmis Manae in PoUiano, cum
oomibus suis pertinenciis. cellam quoque ('' vocabulo sanai An-
drej in civitate Taurinensi, cum omnibus suis pertioentiis predicto
monasterio confirmamus et omnia que eidem monasterio hac coq-
gregatìonì pertinent, vel pertineredebent,sicutpersanctf memorip
regum ac reginanim monimenta(''>, seu per marchionum et co-
micum, vet quorumlibet Chrìstifidelium concessiones, aut per com-
parationes, et commutationes et quaslibet pactiones oportunitatìs de
rebus mobilibus et immobtiibus, vìdelicet terris et vineis, campis,
silvis, pratis, pascuis, aquis, molendinis, piscariis, ripis, salinis, ha-
bitatioaìbus, pdifitiis, castellìs, servis et ancillis, llberìs quoque et
ascripticiis, usibus et reditibus rerum coq>oralium et incorporalium.
(a) ParcU KrMa ItnH il primt imw, im m riara. (b) Lo itribt tvf iffrìm»
I. ACTA.
137
iosuper cellaoiy quam Apagni vocant, cum omnibus suis aperdnentiis,
skuti per precepta regum ei delegatum est. quin etiam Gabìani
cortem, cum universa territoria,que est in Supunico^'), Valicella^*),
Maiiadiago» Loreto ('), Rovaria ^^\ et Abrusiasco (5), Monasteriolo W,
5 Gorgiano(7)y qup omnia, cum predictam cortem, ac suis pertinen-
tiis iam dicto monasterio per preceptum concessum est. Pollen«
dam quoque cellam (*> ab eiusdem monasterii fratribus noviter con-
stnicta est, et Colonia cortem, et Mancianum (^) castrum, cum
omnibus suis pertinentiis. qup Oddo marchio (9> prò remedium
(a) Parola interUnearmente aggiunta di prima mano.
U cappella di Pa-
gio, la corte di
abiano, con tatto
il territorio di Sm-
pinigi, Varisella,
«Mtfiadlago •, Lo-
reto, RoVkra (?),
Bnuasco e Mona-
•terolo, Gonano,
la cappella di Pol-
leozo, la corte
«Colonia'*, il ca-
stello di Maniaco,
colle pertinense,
doni (U OddoM
marcheae e di ran
moglie;
(i) Per V identificazione di questo
nome, nel presente documento, veg-
gaà Terraneo, Adelaide illuslr, I,
I2a-2j, che riconosce in esso l' o-
dìeroo Stupinigi.
(3) Varisella, frazione di Cortan-
dooe nell'Astigiano; cf. Durandi, Pie-
WHrfi transpadano, p. 155.
(3) Vari luoghi portano questo nome.
QsA è probabile si parli di Loreto
presso Costigliole d'Asti.
(4) Roviera, presso a Vinadio, nel
tenitorio di Cuneo.
(0 Brusasco.
; (6) Monasterolo ; cf. Durandi, Piem.
^nmp. pp. 1 5 5 , 1 40. Veggasi la nota al
£pbma di Onone III del 998, a p. 126.
(7) Gorzano; cL Durandi, Piemonte
dispaiano, p. 327. Trovasi in vici-
nana di S. Damiano d'Asti.
(8) Luogo distrutto presso Chera-
*co; cf. Durandi, Piem, cisp. p, 19$ e
^ASàLis, Di\ion, alla v. Manzano.
(9) Secondo che ordinariamente si
^de, era costui Oddone figlio di Ar-
dano III Glabrione e zio paterno di
Odelrico Manfiredì (cf. Bresslau, Kon-
^^11, 1, 373); ne parla il Chron. No-
^^ic, Hb. V, cap. 29, ricordando la do-
nazione di Pollenzo, che egli elargì al
monastero. Lo avvertimmo di già, di-
cbiarando il doc. li, p. 1 23. La stessa
identificazione fu già proposta dal
Teruneo, Adelaide ilìustr, 1, 180-82.
^ommmài NovaRcUnsia,
Nella stessa famiglia chiamasi Oddone
anche un fratello di Odelrico Manfredi.
Né altri Oddoni ricordano Carutti,
Regesta, p. 38oe Bresslau, iTonrflui li,
I, 364. II conte B. Vesme, versatis-
simo in cotali quistioni genealogiche,
distingue dai precedenti un altro Od-
done, che egli reputa figlio di Ar-
duino IV, il quale ultimo era fratello
di Oddone I (II), cioè del nostro. Il
nuovo Oddone egli Io trova menzio-
nato in una carta lombarda del 996
{Cod, dipi. Langoh, col. 1596), dove si
legge : « Odo comes filius b. m. Ardoini
« itemque marchio ». Arduino IV
tenne il comitato di Pavia tra il 966
e il 976 (cf. RoBOLiNi, Memorie Pa-
vesi, II, 144; doc. del 975, in Cod.
dipi. Langoh. col. 1342, n. 764) e quindi
suo figlio poteva aver beni nel Pavese,
siccome risulta dal cit. doc. del 996.
Il conte Vesme, nel suo dotto lavoro
/ conti di Verona (N, Arch. Veneto, XI,
281-82), esprime il parere che Oddo-
ne II fosse il padre di Arduino V, loc-
chè coincide coll'opinione nota e con-
fermata dal Bresslau (op. cit. 1, 364),
secondo la quale è detto O. I. Il Vesme
trovò ancora un altro marchese Oddo-
ne, detto « Otto marchio et comes » del
comitato di Pombia, in un documento
del 1040 {Man. hist.patr., Chart. II, 136,
n. 108). Ma questi visse in età troppo
tarda, e non si può certo identificare
9*
r
.38
«ONUHBNTA N O V ALICIENSI A
■wllo A S. 'Cisr-
giaU SO.dlC-
"««!.. (V.-
.'aSiScl.io™^
aninif sup tidem monascerio cum sua coniuge per cartulam offer-
sìonis concessit. Cavalarium <■* etiam cum corte Magra et ora-
li i bus al iis suis apendiciis, sicui ab Arduino marchio <') prò reme-
dium anime suae matris eidem coenobio largitum est. casmita
vero Sancì! Georgii, et Casati <*> conem. ceUulam vero sancà "
Petri constructa in valle, quac dtcìtur Tgnari.i '*', cum omnì sua
integritate. cellam quoque in honore sancii Petri principis apo
stolorum et sancii Michaclis archangeli, et ecclesia in honore
sanai Stephani sacratas, curo castro, quod vocatur Rodo, et aliud
nomine Virdunutn, cum omnibus suis pertinentiis, cum ponis, ri-
paticis, molendinis, piscaiionibus, per fluvio Tanaro, a prato qui
dicitur Scrosco, usque ubi dicitiir Costa Ungaresca^*', sicut per car-
tulas offersionum et per prcceptjs imperatorum eis deliberatum es^
ita et DOS apostolica censura predicio monasterio confirmamus.
struinquoque,quod Vallis Ursa dicitur, sive Monasteriolo, et Le[o-
casjsci '•', atque Tevoleto similiter confirmamus. naves etiam Ìl-
lorum, qup ab eis causa piscationis vel emptionis, sive per alicuius
rei commutationem ad Ferrariamj sive a Comaclo W^ vel Ravenna,
U) Jle//////»*' Doli.
col donaiorc di Pollcnzo all'alibiiiia
Bremetnise. Tr> ratti questi Oddoni,
il figlio di Arduino IV potrebbe aver
maggiore probabilità ad auumersi
come donatore di Potlemo, siccome
qu^li che possedeva beai nel Pavese,
e che quindi poteva prendere inte-
resse alle sortì del monastero di Breme.
Ma la circostanza che egli, secondo il
cronista NovalJcicnse (App.9), era pa-
dre di un marchese Arduino, ci sugge-
risce di pensare piuttosto al figlio di Ar-
duino 111 il Glabri o. Cr. p ri],r. 65gg.
(i) Cavai le rleone.
(2) Qui probabilmente si parta non
di Arduino Glabrione, spesso ricor-
dato dal Chron. Novalic, ma di Ar-
duino V, che il Bressi.au (Konrai II,
I, 364) crede fosse figlio di Oddone 1,
ossia Oddone II, secondo la nume-
(hj Por.
razione del Vcsme. Quegli che di* j
solito ehiamavasi 'Oddone I, Il Vesme
lo dice a secondo ■, poicht egli di
nome di Oddone 1 al padre di Rog-
gero 1, conte di Auriate. Opestt
stessa identificazione fu gii proposta
dal Terraneo, Adtiaide iììustr. I, 18).
I^ questa medesima donazione di Ca>
vallerleone, si fa paiola anche nel di-
ploma, ioi£, di Corrado li, p. ija, r. ;.
{}) Casale, poi detto di S. Eva^;
cf. DuHANDi, Pian, cùpad. p. 3JI.
(4) Presso Vasco ; cf. Dukamdi,
Pian, cispai. pp. 171-71. Parleremo di
ciò in nota al diploida 1093 di En>
rico IV.
(;) Anche ora dicesi Costungaresca
o Costa Ungaresca. Questa borgata
concorse alla fondaiione dì Cherasco,
ed esiste tuttora.
I. ACTA. 139
seu in quascumque partes Italie [miss? fuerint, nostra] ^•) auctoritate j«»* » \»*f^.
sìnt secur^y ut nullus cuiuscumque dignitatis vel ordinis persona ^^*
ab eis aliquod [tributum, vel censura, vel] ^> aliquam dacionem re-
quirat, vel accipere presumat. decimas vero eiusdem monasterii ci^'^ò^^mt»^
nostra auctoritate concedinius. baptismum etiam in ecclesiis ei- a;„Ìte/o*^J^
dem <«> monasterio pertinentibus licenter fieri ap[ostolica nostra au- brtt*Mi^^!*^o-
aojntate v<i^ permittimus. crisma vero, vel quicquid ad sacrum cererauiMcrocri.
ordinem pertìnent, a quacumque ecclesia voluerint, nostra aucto- a tao arbitrio.
rìtate accipiant. sanccimus etiam et statuimus sub divina obte-
statione (*> iudicii et [anathematis] ^^ interdictione, ut nullus um-
quam regum, vel principum, et cuiuscumque potestatis presumere
audeat eTdem Cs) Bremensi monasterio et congregationi ^^ eius ^^
aliquam molesdam inferre, aut decimationes vel tributa aliqua expe-
tere, sive de rebus possessionibusve, omamentis vel quibuscumque
pecuniis quicquam abalienare, pacis sìve tempus belli, sed perlien-
niter cunc^a sibi pertinentia ad laudem Dei et beati Petri apostoli
ipsi monasterio inconvulse permaneant. sed et hoc apostolica cen- ^J^^^ co«t*
• • ^ 11 j r* • vucontc o «Itri
sura constituimus, ut nullus dux, marchio, comes, vicecomes, seu au«itiMiteng«gin-
,. I ,. I** i*i* aixio nel territorio
ahqua magna, vel parva persona aliquem distnctum, vel ludi- dei monastero, m
c[i]um 00^ sive legem in aliquibus locis ipsius monasterii tenere àti medesimo,
presumat, nisi ab abbate (^^ fuerit advocatus. decemimus etiam j. J^jJ^J'^f^'
per hoc nostrum privilegium, sub divina et apostolica auaoritate, ^I^^JT^!^
ut nemo post obitum patris eiusdem coenobii quolibet modo ab- STt»."" *" ^*°**
batem ibi constituat (">, nisi quem ex sua congregatione fratres
cum communi conscilio et pari voto prò maiori parte preesse sibi
elegerint, secundum regulam beati Benedicti. si quis autem ne-
fario ausu hoc nostrum privilegium quoquomodo transgredi pre-
sumpserit, sciat se a nobis, auctore Christo et beato Petro apostolo,
excommunicatum atque dampnatum, nisi digna satisfactione hoc
(a) Una rottura della pergamena distrusse una dolina di lettere. (b) Una mot'
eUs nascose circa venti lettere, (e) Parola cosi ridotta da eiusdem colla raschiatura
A OS (d) Macchia nella pergamena per circa quindici lettere. (e) Precedeva a
f»€sta parola una lettera, forse un* z, che fu raschiata. (f ) Macchia per una dolina
M lettere, (g) Parola ridotta da eadem a meno di una raschiatura. (h) Parola
ridotta da congregationis a me:no di una raschiatura. (i) Parola cosi ridotta da
eiusdem per meno di una raschiatura, (k) A iudicam, dove pare trattarsi di un
puro errore di penna. (1) Precedeva una h che fu raschiata, (m) Parola così ri-
dotta da constituant per mexxo di una raschiatura.
F
emendaverit. si quis autem huius nostri privilegio observator exti-
terit, a misericordissimo Salvatore nostro benedictionìs aeterDf
gratiam et vitam aeternam consequi mereatur, ìn secula seculorum
amen.
Scriptum per manus Leonis notarli rcgionarii et scrìnarìi saactae y
Romanis Aecclesi?, in mense februario et ìndictione duodecima ♦
+ 1 Bene valete • ''^.
l Anno Deo propitio pontiticatus domni Benedicti summi pon-
tifici et universalis W octavi pape, in sacratissima sede • beati Peni
apostoli secundo, imperante domno Henrico a Deo coronato magno (0
imperatore, anno primo, in mense et ìndictione suprascripta duo-
deònuL
IOI4?
Mcnve H ipuvaDo in Roma le controversie accennate nel preambolo
al doc. LVn, pp- I5Ì-J4. (Odeirico) Manfredi, nemUo allora di Arduino (V),
avversavi Oddone falso abbate. Minacciandolo di cattura, lo costrinse a giu-
rare che noD avrebbe assunu l'abbaiia di Breme, senu il consenso dì Goti-
fredo, vero abbate. Di ciò pula il cronista Novalìciense (App. 9), il quale
ci conservò anche, in parte almeno, la formoli del giuramento.
Il ctoniita dì il nome di ■ Maglnfredus ■ a colui, che qui chiamammo
Odeirìco ManftedL Toma lo ste»o. Tale identificazione fc innegabile, ed
era ^i suta proposta dal Tbskakeo, AdtUiii iUuslr. I, 186 sgg.
Oddone monaco giura, che per tutta la sua vita non avrebbe
assunta 1* abbazia di Breme, e che senza il permesso dell' abbate
Gotifredo non avrebbe occupata né quella abbazia, né alcua
priorato.
(a) Stpu na tiflt latiiUmHia ■ qtitUa rifraittta da CMit vn Pfimgh-HarUwmi,
Sftcimina, tah. 11, ihlla maiom JiatntitUtFm.fMr.1014. WAw
Atftta U tlIU iframmmtUtle, hm ri fui itaiilirt in jul ferma l» scrita tvrtttt n
pittala jiàtiU ptTùU.
À
I. ACTA. 141
LX.
1020 agosto 2, Torino.
Fonte. A Originale nell'Archivio di Stato di Tonno, Abbadia della
^ot^àUsa, mazzo II. È in carattere minuscolo abbastanza regolare; di rado
^6 parole sono spezzate. La a è sempre chiusa. La sillaba « et » viene rappre-
sentata dal nesso corsivo &. È usato anche il nesso corsivo che rappresenta
^ sillaba « ri ». Le parole abbreviate sono abbastanza numerose, specialmente
per sospensione, secondo 1* uso più arcaico. Cito : « fir. » (cioè « fìlius »),
* ip' i> (cioè « ipsius »}, « noA » (cioè « nomine »), « sup' j> (cioè « supra »).
^ g ha chiuso l'occhio, aperta la coda, la r prolungasi sotto la linea. Il
IO del tabellionato precede la firma del notaio; in capo alla prima linea
stato lasdato bianco il posto per rìceverìo, ma poi lo si tralasciò. Non
^^^porta rilevare sempre le correzioni fatte di prima mano. Lo stato di con-
'^x^azione della pergamena non è buono; essa è sciupata in più luoghi (spe-
^^Imente verso il principio e verso il lato destro) ed è deturpata da qualche
^^ occhia di umidità.
Sul verso, una mano del secolo xii (?) scrisse: «finem Wale de campo
^ tnerleto ». Manca il regesto di Pietro Allavardo.
Nel regesto accettai la parola « rifiuto », comune in questo o in simili
^gnificati cosi ali* Italia settentrionale, come alla meridionale. Per il Napo-
^^tano valga quanto ne disse non è molto N. Barone, / quiniemioni feudali
hi Arch. stor. Napol XX, 7.
IN nomine domini Dei et salvatorìs nostri lesu Christi. En- w«u figUo d«i
TN • • • •• • TN, ^ Aldepmido,
ncii$ gratta Dei imperator augustus, anno impeni eius Deo prò- Ambeno figuo dei
picio septimo, secunda die mensis augusti, indicione tercia. mo- J^™»"**» ?«"• ^
fo Giui...lcOf dei
nasterìo sancti Petri, que est constr[uctum in loco et ca]st[r]o W *^i^}^^ P^
5 qui dicitur Bremeto, nos Vuaia filius quondam Aldeprandi, et Aut- SSS'^JS^ 1
bertus filius quondam item ^^^ Aldeprandi, seu Everardus filius quon- ^ **•
dam Gua...lki, qui professi sumus nos qui supra Vuala et Autbertus
ex nacione nostra legem vivere Langobardorum,et ego qui supra (^>
Everardus profiteor me ex mea natione vivere lege sa[lich]a W,
lo presentes presentibus diximus, promittimus et spondimus, sive obli-
(a) A constili III 11^x11 Ilo Di loco non si vede traeeia aleuna, (b) Le ire parole
filius quondam item sono di prima mano, ma in rasura, (e) A 9ap Ben difieilmente
ti vorrà leggere superius (d) A sa/////a
leg-
I
Camus nos qui supra Vaia et [Au]tbertus W, Everardus, una cunL
nostris s[uccessorÌbus] f*"', seu eredibus, ut admodo nullumquam
ia tempore non abeamus Ucenciam, nec potesiatcm agere, aec cau-
sare, nec uliam violen[ciain] ''' facere adversus iamdiciiim mona-
"oJ'jL'Óm' sterium, nominàrive de medietatem de rebus illis omnibus, qui
mc^/™'» iacent in territorio Casellas et infra illas coerencias, qui hic subter
irSJI^""^- legitur, que sunt ipsas coerencias, de una parte rigo, qui didtur
Gambata, rìgeUo, [qui dicitur] Lesicelo <''', currere videtur, ioversus
rupia monuum qui vocatur Vicinea, quantum in plano inventum
■hT'wir^ii ^^"[t a] *•> duabus partibus terra ipsius*'' monasteri!, exsepto de |
Ut'^Sswó '"° prato, qui vocatus est Desertassco, de ipso vero quantum in
''Sbl^^. ipsa coerencias inventum fuerit per Aldegrausus pre5bicer,et Adel-
benus, seu Dominicus, et per eorum consignatum [fjuerit'*', ego
qui supra Vuala super totuiu in mea proprìetate reservo, de monte
vero Vicinca sicuri rupta est inversus terram monasterii de pedis (
moncium usque in cacumen a parte ipsius'''' monasterii lenendum
et posedcndum refuta[tum]("quantumcumque sii. quod si coco
temp[o]re*^J nos qui supra Vuala, Autbenus, Everardus, vel nostris
su[cccssorÌ]bu5 W aut eredibus, vel nosiras summitantcs personas,
advecsum iamdictum monasterium, vel adversum illam partem,cui iv
da pars ìpsius*"' monasterii datum fiierit, de suprascrìpris rebus*"'
agCTc, aut causare, vel removere presumserimus, et taciti eiìnde
omni tempore non permansertmus, vel si aparuerit ullum datum,
aut factum, vel colìbet scripmm, quod nos esinde in aliam partem
fecisemus et clauruerìt, tunc conponamus nos qui supra Vuala, if:
Autberms, Everardus nostrìsque 61ìis, Rliabus, vel eredibus, qui de
hanccausam litem moverintad ipsum monasterium,velad allamW
partem, cui da pars ipsiusCr) monasterium damm fuerit, ipsis rebus
in dublum, sicut prò tempore fuerìnt melioratis, aut valuerìnt, sub
exsdm[a]done<^ in coasimile tenitorìo. insuper pena argentum jc
denarios bonos solidos centum. quidem et ad banc cartulam '■'^ pro-
fi) J ////Abtrtui {bj A tlllllllììll (e) A àaìtalim W A rigello//////////le-
*keto {t)Aintnllll {l)Aiy' (g) A //H/itrìt {h)Aip- (i)^rrfuW/////////
(k) A tempre (l) A ■n//////////bni |m) A ip' (n) U frima m.«, fl) uttUua,
inltrUiuTMttiU la /toh frim» iimtntieata àt inprucrìpui rcbni , i pei icrrttti -pui
M -ptii (o) Errar* ftt ilkm , ni H pMÒ filaurt tii U utBuia I im nm Ì aJlM/aifc
<p) A ip' (q) A eutin/Z/done (r) A eti
à
I. ACTA. 143
ìsionìs et obligacìonis confìrmandam accepimus nos qui supra
Vuala, Autbertus, Everardus, da parte iamdicto monasterio exinde
l3.iinahlit crosna una, ut hec nostra promisio et obligacio omni
^^mpore firma permanead adque persistad. actum infra dvitate
^ Taurino, ante ostium monasterii sancti Andree, feliciter.
Signum ^ ^ ^ manibus suprascriptorum Vualoui, et Aut-
l>«rti, seu Everardi (*), qui hanc cartulam 0>) promisionis et obliga-
cìobìs fieri rogaverunt et suprascripto laubahilt (') acceperunt, sicut
^upra relectum est.
Signum ^ ^ ^ manibus Raimundi, et Gibuini, seu Fulconi,
^^rones legem viventes salicha, testes.
Signum ^ ^ <J> manibus Vuilielmi, et item Fulconi, seu
Aideprandi, adque item (**) Everardi, testes.
(S- T.) Ego Gentrani notarius sacri palacii scriptor uius car-
olile («) promisionis et obligacionis ppstradita compievi et dedì.
5
LXI.
1025 gennaio, Torino.
Fonti. A Bellissimo originale neir Archivio di Stato di Torino» u4^^.
Nova/, busta II, in carattere minuscolo, abbastanza elegante, relativamente a
quanto usavasi nelle carte pagensi. Il carattere del notaio è di grandi di-
mensioni. Le abbreviazioni non sono troppo frequenti. Usansi i nessi cor-
sivi: &, ri. Il segno C| indica « con ». Noto 1* abbreviazione q; (« que ») in
|nincipio di parola. La firma di « Eurìerius » è scrìtta affrettatamente, e sopra-
bito in un carattere che dimostra in lui una persona poco pratica nello scri-
irere. Le abbreviazioni sono alquanto numerose, e complicate. Così p. e. :
« .ptSpr » (cioè : « prò tempore »), Le abbreviature di vecchia data sono qui
le più frequenti. Ad esempio: « ip » (cioè « ipsius »), i^ (cioè «legitur»),
tqua> » (cioè « qualiter ») &c. Notevole è anche il nesso corsivo esprìmente
la sillaba « rì ». Il nesso corsivo & rappresenta la sillaba oc et », per la quale
non mai usasi 7. Per 1* ortografia, avverto « michi ». La a di « actum »
(p. 145, r. 26), fatto comune nelle carte piemontesi, è di forma corsiva, quale
si usava nel nesso cr ac ».
*
(a) La sillaba ar fu inserta interlimarmentt dalla sUssa mano ehi fta V aggiunta
indicata nella nota (m) della p. 142. (b) A car (e) Traceie di lavatura verso il
meno della parola laulnahilt (d) La parola item fu aggiunta iiiferlinearmenti da
chi fece le aggiunte indicate alle note (m) della p, 142 e (a). (e) A caf
i
MONUMENTA NO VA LIC I EN S I A
1
iLicrio ci
Sul vtrio, c'è un regesto del lecolo xiv (• de Alpignano, Riva, Casellia,
et pluribus aliis »), che può aiul.ire aeW identifìcazìonE topografica. C* è
anche uo regeslo del secolo xvi, che peraliro non si può attribuire all'Alia- I
variio, dal che può dedursi che nel i;o2 il presente documento si irovauc
a Brcme. La cousetvazione è buona, e sono soltanto a lamentaci alcnm
fori, che in pochi luoghi danneggiarono la scrittura.
B Da A pubblicò questo documento Pietro Datta, Moit. hiil. f>air.
Chart. II, 44;-44, d. 3j3.
I
(S- T.) Hanno ab ìncarnacione domini nostri lesu Chrìsd i
millesimo vigeximo quinto, quinto die mensis ianuarii, iadìcione 1
octava. monasterio sancti Petri, qui est constructo \a loco N> I
fatiodiAid. ^^l^'^'O, ego Eurierius dericus, filius Amalberge femine, qui pro-
k'ù"'*^)^ fesso sum ex nacione mea legem vivere romana, offertor et do- é
^Jtohuh, naiQf ipsius mouasterii, presens presentibus dixi. quisqub io j
Isanctis AC venerabiiibus ìods ex suis alìquit contullerìt rebus insta J
actoris vocem in oc seculo centumplum acdpiet, insuper et quod i
melius est vitam possìdebìt etemam. ideoque ego qui supra Eu- i
rerii dericus <■' dono et offerro a presentì die in eodem mona- j
sterio sancti Petri prò anima mea mercedem, id sunt casis, se- '
diminas et omnibus reillis^'') iuris mei, quam habere viso sum in
,A.nifc t!^- locas et fundas Alpeniano, Rive f", Desenas ('\ Caselle (>', Le-
xiano W, sive in Morienna, Lanzo, Amaldana, et in eorum terri-
toriis, et sunt ipsius rebus omnibus per mensura iustn de sedi- ]
minas et vineis, cum areis suarum, seu tetris arabilis et prads
atque silvis, cum areìs ubi ezstant, iugeas seizaginta. et si am-
(1) t>ar»U. prima iUm4»afta, i fi iti ntttia tffùml* tlT «OtrUmta. (b) OM
rtbu Ulii <^. f. 14S, r. j.
(0 Una localitl detta « lUva » tro-
vasi poco al N. di Alpignaao, ma la
identìGcanone non è sicura.
(3) Oèsertes, presso Cesaoa, ad O.
di Ouli, sulla firoDliera attuale verso
la Francia.
(}) Molti SODO i luoghi di questo
nome. Q,ui si deve intendere Casel-
lette, sulla sinistra della Dora Riparia,
poiché in quella località il monastero
aveva possesù (cf. RiciTche cit. p. 1 18).
Non è probabile che si abtùa a po^
sare a Caselle sulla sinistra della Scura,
poiché quel villaggio si trova troppo
lontano dai laoghi dì Camerleito, Al-
pignano, Pianezia &c.. dove molti
beai teneva l' abbazia. Una nuova
prova di questa identificaziane ci viene
ofièrta dal doc. LXvn, p. i6o, tr. ti,
17, dove la terra Casclknte è posta
in relazione colla Dora Riparia.
(4) Lcpioaz, fraaione di Dèsertes.
i
i
Eliotipia Martklli, Houa.
I.' ACTA. 145
plius de meo ìuri rebus in easdem locas, ut supra legitur, inven-
tum fuerit, quam ut supra mensura legitur, per anc cartulam (^) of-
fersionìs pars ipsius monasterii ^\ aut cui pars ipsius monasterii
de[d]erìt9 persistad potestate proprietario iuri. que autem supra-
S scrìptas casaSy sediminas et omnibus rebus illis iuris mei supra-
dictìs, una cum accessionibus et ingressora earum, seu cum su-
perioribus et inferioribus suis, qualiter supra legitur, in integrum,
ab hac die in eodem monasterio sancti Petrì dono et ofTero, et
per presentem cartulam (^) ofTersionis pars ipsius monasterio aben-
3 dum ^^^ confirmOy faciendum exinde a presenti die pars ipsius
monasterii, aut (•> cui pars ipsius monasterii dederit, iure proprie-
tario nomine quicquid volueritis, sine omni mea et eredum meo-
rum contradictione. quidem et spondeo atque promitto me ego
qui supra Eurierìi clerici, una cum meas heredes, pars ipsius mo-
5 nasterii, aut cui pars ipsius monasterii dederit, suprascripta of-
fersio, qualiter [supra] legitur, in integrum, ab omni omine defen-
sare. quod (0 si defendere non potuerimus, aut si vobis exinde
aliquit per quodvis genium subtraere quesierimus, tunc in dublum
eadem offersio a parte ipsius monasterio restituamus, sicut prò
o tempore fuerit melioratas, aut valuerit sub exstimaciones in con-
similes locas, et nec michi liceat uUo tempore noUe quod volui,
set quod a me semel factum, vel conscriptum est, inviolabiliter
conservare promitto, cum stipulacione subnixa. hanc enim car-
tule ^^ ofiersionis paginem Ubertus notarius sacri palacii tradidit
5 et scribere rogavi, in qua subter confirmans, testibus obtulit ro-
borandam. actum in civitate Taurino feliciter.
(^ Eurierìus in hac cartula (^) a me facta subscripsi.
Signumi^i^^ manibus Olsendo, et Beraldo, seu Mat[i]-
vcrdo ('\ omnes legem viventes romana, testes.
|o Signum (^ ^ manibus Andreae et Sabath[i]ni ^^ testes.
(a) A cai (b) il notaio scrissi dapprima monasterìo, che poi corressi in mona-
tterìi (e) A car (d) Parola aggiunta interlinearmente di prima mano. (e) Il
nctaio prima avea scritto dede, poi lavò le due sillabe, sostituendole con aut (f) Ms, qi
Di' solito in questo docununto la parola qaod si abbrevia in qd (g) il car 0^) A car
(i) L§ lettere l, unon sono chiare e sicure. (k) Prima il notaio avea scritto sabattino,
poi alla sillaba ti sostituì h e alla o sostituì i Forse voleva scrivere sabathini e scrisse
sabathni
Monumenta NovaUcientia, '^
Fonti. A L'originale andù perdur
sÈ, fatta eccezione per le trascrizioni seguenti.
B Copia del cadere del secolo sii sulla stessa pergamena, che contiene
il diploma di re Ugo, 9J9 (doc. xxxvtt), il quale ivi fa seguito (Arch. di Stato
in Torino, Regolari di Bremt) ; essa fu eseguita, coli' a
(« Arconu:: iuiperìalis notarius a, ■ Caidonus de Sar
B palaci! s Sic.ì, dal notaio Arnaldo, il quale, uhiino dei quattro, cosi sotto-
scrive: (c Ego Amaldus ìmpcrialls aule notarius de Brenieda auienticum huius
a exempli vidi et legi et sicut in eo continebatur ita in hoc legitur esempla,
tt pceter litteram vel silabam, plus minusve, et quod legere vel discetnere non
K potui, et hoc exemp!um scrìpsi b. Non sono identiche le parole sotto h
copia del diploma 939 (cf. sopra, p, loi), ma tutte le firme sono autografe.
La trascrizione è poco corretta; manca la ricoguìtione, e nella data avvenne
una confusione tra le cifre esprimenti l'anno e quelle denotanti la iodijiione.
Di qui Jipende D.
C Mi venne indicato dal dottor Agostino Mathis che una copia di questo
documento si trova pure nell'Archivio di Stato torinese, Prov, ài Alba, PoJ-
bn^o. Questa copia, che, senza l' indicazione del Matiiìs, mi sarebbe proba-
bilmente sfuggita, è del secolo xiii, e fii btta coli' assistenza di ■ Anselmiu
■ Clocha imperialis notarius ■, dal noUlo che si sottoscrìve : ■ (S. T.) Et ego
■ Dalivolta Bonifacius palatiuus notarius altenticum istius exeropli vidi sigil-
« latum et legi et sìcuti in ilio continelur sic in isto scripsi «empio, nec lungi,
■ nec minti), nisi littera vel silaba, plus minusve sii ■. Questo medesimo no-
taio trascrisse anche il diploma di Enrico III, 1048, e anche a questa copia
aggiunse la sua firma, ma qui si deuominb sDalvota Bonifacius». Questa
copia è molto diligente, e assai migliore di quella descritta sotto A. La prima
riga : " }^ I" nomine - notum », è scritta in a litterae grossae »; e ci6 ripe-
tasi pure per la s^natura e per la ricognizione. Il notaio, senza voler in-
gannare il lettore con un Eliso originale, intese di riprodurre quanto più
fedelmente poteva l'aspetto dell'originale, che gli stava dinnanzi, munito an-
cora del sigillo. Notevole è la fine della rìcc^nizione, dove l'originale por-
tava evidentemente: «et ss», nella consueta forma. 11 notuo, nul pratico
di quegli sgorbi, non li decifird, e limitoss: a riprodurre materialmente quanto
I. ACTA. 147
vedeva o credeva vedere. In questa copia si trovano riprodotte la segnatura
e la ricognizione con piena diligenza ; la datazione comparisce in forma esatta.
£ anche a notarsi che qui viene dai notaio trascrittore espressamente ricor-
dato il sigillo.
Le prove della diligenza del notaio Dalivolta nella trascrizione dei do--
cumend, le avremo esaminando la copia che egli fece del diploma di
Enrico III dell'a. 1048. Veggasi più innanzi, a quella data, Fonti, C.
D Pure fra le carte di PoìUn:^Oy nella Provincia di Alba, conservasi un'altra
copia del presente diploma. Sta in un fascicolo (ce. 3 a - 5 a) cartaceo in
carattere del secolo xvi, contenente i privilegi di Pollenzo, raccolti per ser-
vire alla trattazione di una causa. Questa trascrizione fu fatta (colla coope-
razione di a lohannes Bottus genitus condam domini lacobi publicus Papiensi
« imperialique auctorìtate notarius ») da un notaio pavese, il quale cosi si
sottoscrive : « Ego lacobus de Collis de Bremide, publicus Papiensi imperia-
« lique auctorìtate notarius hoc exemplum sumptum et extractum ab originali
« autentico prìvillegio monasterii suprascripti ac ascultatum per me iamdictum
« notarìura, una cum infrascrìpto notano scripsi, et quia reperui ipsum cum
« originali concordare et autentico prìvillegio, in testimonium subscripsi, cum
« appositione nostri soliti signi ». Queste sottoscrizioni notarili, autografe,
stanno inserte tra il testo e la data.
Nel medesimo fascicolo (ce. i b - 3 a) trovasi (pure di mano del xvi se-
colo) una copia del testo B, in cui sono riprodotte in compendio anche le
sottoscrizioni notarili, tranne quelle del notaio trascrittore. La indico con D^
E Trascrizione cartacea del secolo xvn,^he fii apposta alla fine di un
fascicolo di documenti del secolo xii, trascritti di mano di mons. Francesco
Agostino Della Chiesa. Ma questa copia non è di mano del Della Chiesa«
li fascicolo in discorso conservasi tra i mss. di G. T. Terraneo, Annali del
Muratori postillati, cartella n. 18, alla biblioteca Nazionale di Torino. Non c'è
alcuna indicazione di fonti. Mancando della segnatura e della ricognizione, ed
arendo esatta la data, questa copia appartiene evidentemente alla famiglia di D.
F Dipende da D la trascrizione in carattere della fine del secolo xvii,
di mano di «Nicolò Lanio citudino di Torino, traduttore di sc[ritture] an-
«tiche in più lingue»; si trova nell'archivio Camerale di Torino, Carli ài
Casa Romagnano, feudo di Pollenzo, Del Lanio citai altrove (Atti d. Accad.
di Torino, XXVI, 891) un documento del 1694.
G Da D dipende pure la copia semplice, di mano del xvn secolo, che
^ trova presso Lorenzo Salvai, Estratti diversi concementi ai feudi della Chiesa
^Asti, Monferrato e marchesato di Saluto, nel ms. Storia patria 779, della bi-
ln^lioteca di Sua Maestà a Torino.
H n testo fii abbreviato nella stampa del 1761 intitolau Sommario della
chiusa in giudi:^io di revisione vertente dinanzi VecceU. regia Camera d^ conti tra
ài sig. vassallo Francesco Andrea Romagnano di VirU e il r. Patronato per il fondo
<it PotUtt^io, Il diploma, coli' anno 1026, leggesi a pp. 1-3, con quesu indi-
14* MOXUMEXTA NOTALICIENSIA
nuigluak « Prod. dd detto àg, lOorc in uMmmii 29 nuno 175S
« per rrttrTìtr pnao Tb^zìc dd sfgaor pmc gcm «. Un csemplue di qoetto
processo vi£ ancbe nd r. archivio CjnwTair, Did^atoHm, 1761, L
I E. De Levis nscrxsie larch. JcD" Ecououmo, Crcmmcm ÉUÌtsmOìa,
basta Q, Crsmjc^ ieOs XordEcs) il pitsuMiL don— urto dal testo abbreviai^
che e^ tiOTò oella sumpa Ssmwurw iàU zmmjm. im pmdi^ &c {wedì sopra, HX
Insienie con qoesu copia, troiasi, por £ mano dd De Leris» la tiascriiìooe
del dipfanna £ Enrco III. lop^ che e^ liioase a qoeOo di Conado, eoo
opponoae modEàcazioaL
J Dal testt> B dipende la trascrnone che il compiaiito Kìcomcde
Bianchi, sorrimeniente degii Ardirsi piemontesi, comonkò, per mczao de
conte Federico Sdopis, allo Stvmpf {DU E^hskjM;f£r, A età im perii
adhuc ined:ta, Inosbrock, 1865 -5i, pp, 19^-^ n. 2&4). La ricqgni-
àooe Tesse cosonicati dal Peitz, canzxaimente saDa fede di Q Lm. tiasai-
rooe del testo non riosà sirffrfifnrrmente accurata, specialmente nei nooii
topografo. L. Beth3casx (.ir;^, XII, 598) parlando dei àipUmd rmpn^^
da Ini vedesti a Torino, non ricorda il presente.
K Alcuni breri estrat^ Tengono allegati da L Dueaxdi, Fitmomk ah
padano, pp. 142, i94-95f 202, 312, 321, e da Fabuuo Malaspdia, Saflf/i*
tria i mltità dà zrcncp^;i'o Sczrjiicimsdy p. 5>.
L Può qù finalmente citarsi il diploma, 19 aprile 1048, di Enrico ID k
ÙTore dd monastero di Breme, nel quale il presente diploma sta insetto, eoo
lierissime modincazioni, volate «iaDe drcostanxe dì latto; v. sotto, a questa dati.
Metodo di pubblica zio ne. Coodossi la mÌA edizione pardcolar-
mente basandomi sopra : tesa B. C, D. che sozio mutuamente indipendenti,
e che iiperJrno per vi* diretti iilI'cHìicale reriu:?. Lo Stumpf {Riickk.
s. :o2;) geno ui: iurr'r s-lli àu:er.r'c:u de! diplopia, senza spiegarne pe-
raltro le TJ^zÌDT.'-. du -Sto durrio r.rr. è *r.^>: ~-ca:o, e Tesarne dd testo C
che fu cc^rrp^lit^ cor. rr.olu d:l*:er_i2. :i ccursccre che veramente roriginale
esisteva. Dcves: pei avvenire cr.t il p-ese:::e cl:\czr:i dipende quasi interamente
dal d-plcma di 0::cr.e III del 00 5, e dalia bella di Benedetto Vili del ioi4'
Si confror.fno p. lio, r. i - p. i;c. r. i; : p ijo, r 14 - p. 151. r, 5 ; p. 151,
rr. 5-4; rr. 6-S : p. i )2, r. :6 - p. : > ;, r. : ^ del d ploma presente con p 124, r. i-
p. 12). r. 15: p. 125. rr. : 5-24: p. 125. rr. 24-25 : rr. 2c-25; p. 126, r. 5-p. 127,
r. 6 del diplox.a del o::S E insienie si coctrontÌEO p. 151, rr. 15-17; p. i)i»
r. 17 - p. 1)2, r. i: p. 152, rr. 4-6: rr. 0-8 con p. i;S, rr. &-12; p. 137, rr. 2-5;
p. 15S, rr. 2-4: rr. )-7 della bcLa. Nel dirlcr.:a preserite ben poco resta, che
marchi negli altri due docun:er.ti. E vuoisi ar.cora a\-^-cni:e che, siccome sì in-
d-cò sotto L, il presente diplcn:a è rir'cvfrf.r. per la r.-.assima parte, nel diploma
di Enrico III del :o aprile :04S. quantuncue in cnest'uir'n^o esso non sia citato.
Il diploma po.ta sclunto ia data dell'anno e del luogo; mancano il
mese ed il giorno. Lo Stlmff, in un luoiio (.\t^.:.V';. n. :Q23), lo attribuì
all'autunno, in un altro (.-i./j, p. ;or), all'agcsto. li Bresslau {Konrad IL
I. ACTA.
H9
I, 455) preferì l'aprile. In causa delle gravi incertezze che prtiM^ta l* itine-
rario italico di Corrado II nel 1026, non è molto facile giungere ad una con-
clusione. Com' ebbi occasione di avvertire altrove (Nuovi studi suìTitinerario
di Corrado II in Atti delVAccad ài Torino, XXVI, 881-82), Corrado festeggiò
la Pasqua, io aprile, a Vercelli, e poi strìnse d'assedio Pavia ; in appresso si
allontanò da queste regioni, per ritornarvi, come pare, nella state. Egli passò
il tempo dei calori maggiori nei « luoghi montani » (Wipo, Gesta Chuonradi
imp. cap. 14, ed. H. Bresslau, Hannoverae, 1877, p. 27), che si devono cer-
care non lungi da Milano e forse nella Brianza, siccome a me parve di poter
sostenere {Di un luogo controverso dello storico Wipone in Arch, stor. Lombardo,
N. S. Vili, 1 57 sgg.). Ben è vero che il eh. G. Pagani {Che fiume sia VAtìs
e di che paese i • loca montana » di ìVippone in Arch» stor, Lomb. N. S. IX, 5 sgg.)
preferi di cercare quei « luoghi montani » nei dintorni di Ravenna, ma non
credo {Nuove considera:;! oni &c. loc. cit. IX, 377 sgg.) che egli abbia provata
la sua tesL Pur ammettendo che nell'estate Corrado siasi trovato presso
Milano, non possiamo credere tuttavia che egli allora si recasse nella Lo-
mellina. Wipone parla dei movimenti dell'esercito imperiale dopo l'estate,
ma neppure in quella occasione, per quanto pare, l' imperatore può essersi re-
cato a Breme. Egli invece st volse verso Ivrea, cui strinse d' assedio. Il
20 dicembre 1026 egli si trovava all' assedio di quest' ultima città (cf. Atti
J. Accad. di Torino, XXVI, 885, 892-93). In conclusione, preferisco la data
approssimativa proposta dal Bresslau.
Regesti. G. B. Adriani, Indice cit. p. 5, n. 6; Stumpf, Reichskani^y
n. 1923.
X ^*^ In nomine sancte et individue Trinitatis. Cunradus 0>) comMio (ii) n
conferma al mo-
divina favente clemencia rex. si Dei W ecclesias sublimare studue- ""ter? di s. we-
tro di Breroe e
rimus W, divinam gratiam adipisci minime diflidimus (•^ quapro- jj^'^"*****" ^°**'
pter notumCO esse volumus omnibus sancte Dei Ecclesie fidelibus
nostrisque presentibus et futuris, quod nos prò Dei amore anì-
maeque (») nostre remedio, monasterio in honore beati C^) Petti
apostolorum principis in Bremetensi (*^ oppido constnicto, nec non
et GotefrediC^) eiusdem(^> cenobii abbatis suisque successorìbus,
(a) Il segno iniziale è dato solamente da C; in B abbiamo soltanto il seguo del ta-
helUonato del notaio trascrittore, (b) B Cumradus C Cnniudas E Corradus F Con-
nidus (e) BCDE Si dei D' F Fidei (d) BC studaerìmus D^Fintuanerimos
(e) B CEF di^dimas D diffidemus (f) Dopo questa parola termina in C il primo
rigo, scritto in mUtterae grossae», (g) BD animeqae C£F anìm^qne (h) BC
D E beati F sancii {ì) BE bremedenai C bremetensi D F bremidensi (k) B C nec
non et Gotefredi D nec non otifredi E nec non et Ottefredi F nec non et Otofredi
(1) B eidem CDEF eiusdem
l ^ Jei Tnoni- omnes ''* wrras et proprietates (^' ad Novalinum W, isrìus moaa-
à^uebcK^^- ^'*"' caput prius, set <''' ab Adelberto <•' marchiotie post Sarrace-
ru^MinMjlI^ normii('> desiructionem <«' in predictum oppidumW translatum
'""'• pertinentes PJ, cum omni integritate et pertinentiis, sìcut per alia
Ipreccpta'""' regum vel rcginarum ad ipsum monasterium peni- j'i
nere vtdentur, seu marchionum et comituoi, vel quommlibet
Chrìstitideliiini concessiones, aut per comparationes et cotumuta-
ciones W, vel '"■' quaslibft pactiones de rebus mobilibus et inmo-
bilibus W, terris scilìcet et vineis ac olivetis, campis, silvis, pratis,
pascuìs, aquis, aquarumque decursibus, moiendinis, piscationibus, io
ripis, salinis, habitationibus '"', hedificiis W, castellis, servis et an-
cill!s<i', aldionibus W et aldiabus, cum oitini integritate, uostra
preceptali auaoritate '■> corroboramus et penitus confirmamus. |
'j confirmamus etiamW eidem monascerio omnemW distrìctum et
J; theloneum <"* de prefato Bremito, set ("' et ecclesiam quf '^^ est
"; constructa in W honore sancte Dei genitricis Marie, in cone que
li diciturPoIIecino <'*\ cum omnibus suis pertinentiis W, atque omne
ripaticum per Padum et Sicidsm ("> a loco Solanolo usque ad
Caput de Anda, de moiendinis f**^' ac '"' piscarìis ceterisque officiis,
infra prescriptum tcnninum pertinentibus et peragentibus.sicut in W 1
aliis continetur preceptis, ut liceat iamdicto^Bg) abbati suisque suc-
(i) BCDEF nM Ctnf Ilare omna; cf. infalli il iipUma di Olttiu HI, f. nj,
r.4: ornati una* et propiicutd (b) CD£f^ «I proprieUIc* B nullt. {c)BDF
uovilidam CE NoTaliiium (d) fiC et DEF ki (e) 5CFidelberto DtUt-
beno EAdilbcrto |f) BOFSuicnanim C£»inceDQrum (gj B datmcdonea
CD£F dettnictioticm {b) BCEF oppidmn D opidum {i) CDEF pcrtiaattM
B p«nÌDenite> (k) BCD pcepu EF prfcepti (1) B >ul commnucloDa vel per
compuicjonei C4at pei compuicianes (D E computtìonet) et cominaticione* (Dccm-
mnctilioDC) E tommatttionetj F >at pei compciitiQiiei et conuiiutitionei (m) Siine
CD £ oel (d) £ inmobilibai C intubili b; DEF immabilibus (o) A C habita-
cionibns D£F babiutianibua (p) 5CD hedificiii £FfdiEciji (q) £C£F in-
cUli* D aDcilii (r) £ al(ii//////b//// CD £F ildionìbiu (s) fi actoriuie Canto-
lilate D£F auctoriute (l) fi Sùain CDEFctìuB (u) 5CEF amnem D omne
(t) BDF difcrictum et teloncum C diiuictum et theloDeum, ma quttlt ia4 uìlìmi
parali ma tgfiimit ÌMttrlintarmtHlt da Aatalma Clatba. £ dutrictnm et talo>
neum (i) fiC Kt DEF std ( j) BD t^ac C£F qaf (t) fi cooitractun
CDEF con»trncia in (aa) BCD Polteciiio EF Polcdno (bb) fi peniDcudit
CD£F peninenlii) (ce) B F •icddam CD £ aicidun (dd) BC£F malendioii
D moUndinif (et) BCE ac D et Jncii il diflama di Ottom III, p. itj, r. ao,
ba qui et (ff) BC pengenlibu lical in DF pei que in £ pioni in !l ifi^lana,
ff8, ifi Oltana Ut, p. iif, r. 31, ttffi pciagendia licut in jgn) BCEF iamdicta
cessoribus in loco Portariolo portimi cum suo redditi! constmcre, iiporiodiPrHoio.
Dostra nostrorumque successorum et omnium hominum remota g"'.oi" phin™
concradictioae. cellam W quoque vocnbulo Sancci '''' Andree in ^di''^',''°" "ì^uj
civitate Taurinensi W, cum Concives, Planìtia <■'>, Sancii Dal- SfÓ^tno,'^]!!''™!
matiiW, VioderesW, Cellam, Andecellum <«> et'*' omnibus suis «^ptiil ji'Kiim-
aliis pertinentiis CJ. insuper cellam quam Appanni'^* vocanl ('^, in(oi«.Coiooi..'.
cum omnibus suis pertinentiis '"J. et cellam Pollentie '"' noviter uco « i. ««. d.i
construccam, cum castro et Colonia corte '">, cum districto, mer- ^^^^ °'J_ ^™
cato, molendinis, portum^p^ [cum] ripatico, piscationibus W a portu S^'Ùw'''™ÌJ:
Runcaricio ''* per fluvium <** Tanagri usque ubi dicitur Costa Un- ^io eoi cÌiki'i»
garessca "\ et Mancianum similiter, cum molendinis, piscatìoni- litUo ji Vo-dunÓ^
bus *"' et portum ("' cum omnibus suis pertinendis ('^ ac ad supra- "nio, « i« =ont
dictum castrum respicientibus. et cellam unam in honore W sancti '^'vj?™ ^' ?'*
Stepbani sacratam, cum castro quod vocatur Raudum W et aliud '"' U^^^ r^T"Ìì-
oomine Verdunum, cum omnibus suis pertinentiis '''''>, cum portu, '°„ Em«Kh«I"!
ripatico, molendinis, piscationibus <"', usque ad pnitum quod dicitur u7i^"Ga^°.B0,
Scruxo ''*''*. Gabianum vero et aliud castrum infra eandem cor- h' "^inmM 'ji
tem'**', nomine Arida, universoque territorio, quod est in Supu- i» jìs' Giorgio
nico t"', MarÌadÌgo,ValleceUa, et in Lauredo, Rocca (■>, Brusasca'e»), et
(a) SCCcHim DEF Celli (b) BCE unfti D F omiilona. (e) B CEF tau-
rioeiui D Ihiurìncaii (d) BCDF cum conciues-pliniciii (CDF pliDÌtìa> E.
pIiDitù (e) fi dilmicij CDEFdaìmitii (f)BCuiodern DFaodtm E
(g] BC cellini-iiideccllum D ccllu ladecellii E cellu AndEcellij F ccIUi Ande-
txìì] [b] BCDF a Econ (i) BCpsnineEciij DfFpertiototiii (k)BCDF
■pptanì E Appinii (1) BCE Ta»nl DF vocalur (m) BC pertincudii DEF
pcitiDCBll» (n) BC potlencie D poUeaiie £ Po Un ti e f Poi lenii ; (□) i)C el
BmdtlU FUI: cicale
cali) (culro el Colonia]
DEF pitcìlì
coluaj:
£f ei
.Velli hai,
Sii diploma di OlUne III dil ggS ferii si l'fffva;
ì) BC porlum DEFpoita (ql BC pisciciooiboi
■umano DEF Roncarilio (i) BCEF
flaDiam D flumea (I) BC ungare»» D vngiteschi £F vDgiresca (u) BC pi-
KidoDibDi D£F piicaiiooibus (t) BCF ponom D£ porm (>} BCpenincnciii
D£F pertinentiit (y) BCD hoDoie EFhonorem (i) B£F Riudum D randuni
C roiiuiii (») BD£F iliud C aliui (bb) B peninenciii CDEF pertinealiii
(ce) BCpiiciciotiibui D£F piiulionibus (dd) BCFicruio Ofitniio tetjBCF
coalem C£eoslini {f[) B lopunicho Csupuiiico D lupeiiucn £siupunico Fiu-
p«>Dralo (gg) BFiocca-biDuic* Croccabmsuci Dtaabtaxint fRoccabniusci
(i) Rocca delle Donne, presso Bru-
sMcheiio, secondo Duranoi (Pìuhi.
eispai. p. )32\ il quale fa una cosa sola
di Rocca e di Brusasco. KeUa bolla
dì BeneJeUo Vili, 1014, irovammo
I. E anche nel diploma
Ija MONUMENTA SO VA L IC I ES S 1 A
1
MoBasterìolo, Gorguno, Pilla^oto <■> sea et aliis snis pcmnennls <^),
caro pOTtu « ripatico et merczto ad Lundìoain cortem Gabuaum
pcitiiieDdbus. casmim vero saaai Georgii cum omnibus suis
gwj^ pemneniiis '''. Cavalaria quoque et cone Magra et alìts suis ap-
fc*'" p«ndtais<'>, àcut ab Arduino t'J marctuone <'> per canulam O of- j
^^ fcrsioDis eidem monasterìo del^atum est. cellulam*^) vero in
.|Vwt honoref''* wncti Petri coostructam, in valle que dìcitur Iguana,
* vtifi!^ cum oinni sua integritaie. Duodecimo, que didtur Serra w, Ro-
a^ mano et Valeriane. Coraelianmn vero f^f, et in Alu Villa, ca-
ViiiiOr- strum nanique,quod dìcitur ^ Saocti Salvacoris, Vallem Ursatn'"' "
JU*^; cum castro et Monasteriolo, Leocassis, ThevoledoW, Bal^olam'"'
tlk'^ quoque et Pedrofrio'^F'W, cum suis pertinenriis, et Cannobìum^''
!? ' ^ cutn distriao et tholoneo'''' ad iamdictam cortem pertìnentibus,
et quicquid '•'^ ad prefatum monasterium per precepta tO vel alia
scripta peninere videtur, vel in futuro ibidem Deus augeri vo- 'J
■ie lira- luerit*"', iamdicto monasterio contirmamus et corroboramus. na-
"•*<w ^.gj etiam'*' ipsìus monasierii, quod a frairibus*"', vel eomm mis-
iJto"^ sis, causa piscationis '^\ vel emprionis <*>, sive alìcuius rei commu-
bX.'*" tacione<"' ad Ferrariam, vel ad Comaclum, vel Ravenam, scu
(a} B [MlUtolo CDE p4llicÌolo F PaUciolo (b) B ptniaaìcat CDEFfci-
lioeoliis li)flDp««inenciU C£F pertiutoriii |d) BF appeadidia CE ipptii-
ditiii Kipeodiliii (e) flCEF Arduino Dirdano (f) BDEFcrtulam Cortulu
(e) B Ccll.m CDEF CelloUm Lo tolta d,l 1014 l'W f" «llulam (h) BC
hoootc D£F honorem (ij B «ru CDEF «n. (k) BC uero D£F »<
l\\ CDE F iicWax B «milli. (m) fiCF uriiin D aoun £ vrmn (n) BCDf
iheuoUdo £TcttoUdo (0) BbikoUm Cb^^oUm D b»liolid £Bi1.al«n FB^-
lolini i?ì BC ptdrofrio DEF ped , . , (q) B gilcobium f?; CF cjnnoliraiii
D£ canobium (i) BC llioloneo D ihelonii E loloneo F Iheoloneo [ijBqiiif
quid C quicquiE D£f quidqoid {ij B rif*tj pei pr««pU (u) B C augeri uDluerii
D£F«ugiiment»o*ril (T)flStira Cqooqoe D£Feti»in Nil dif Um» ii OUtMttl.
. ,jj ^. j, l(g(trietiini (i) BC&itiibu» DEF Imkm. (y) BC piiodimit /ri I
U*"-'»!»*'* "'■•■'y"'?"' P"''*^*"*' D P'»*»*^'»'''»" £F piKHioBi. (i)J
«npdooii CD£F emptiooii («) BD comniuecione C commutuio» £F wr
tnnUtiaiic
di Enrico IV 1048, li distingue Rocca « dorium » nel diploma dd Uio di
da Brusisco. Sicché t a pensare che Ottone IV.in Mon. bist. patr., CbarL H,
anche qui si parli di due distinte lo- iJS7-6o. n. 17J6- Fotk da ìdentìfr
calità cioè Rocca delle Donne e Bru- carsi con Predosa. in quel di AleJ-
saKo' Cf. nota I a pp. ii;-a6. sandria? Non si può pensare a e Pe-
(i) Probabilmente qui si accenna .drolium.. forse Pray nel Btelleie;
ad Arduino V, della casa di Torino, cf. Gabotto in Arch. ttor. M. V,
(j) Qpe«» Iwalit* chiamasi « Pre- xvu, 184.
nastero, turbi
dolo nell'eterei
dei suoi diritti.
I. ACTA. 153
in quascumque (*) partes Italie misse fuerint, ita nostro dono et
auaoritate sint secure, ut nullus(^) cuiusque(^) dignitatis vei or-
dinis homo ab eis aliquod tributum, vel censum, vel aliquam
dationem (**> requirat, vel tollere presumat. precipientes <«> itaque ^^5? nhSi"
5 iubemus et hac nostra corroboratione (^^ firmamus, ut nuUus S^miiSSlTafii
dux ^f>\ archiepiscopus, episcopus, marchio, comes, vicecomes, d^ò^ueserci
scuidasscius^^, gastaldìo^*), nuUaque nostri regni magna parvaque
persona de omnibus que ad iamdictum monasterium per prece-
pta vel alia scripta perdnere videntur, vel de districto in circuitu
o ipsius monasterii, sicut et in aliis habetur preceptis, inquietare, vel
molestare, vel disvestire sanctum ('') eumdem locum, vel (*) abba-
tem, aliquo ingenio, sine^^Megali iudicio presumat (">. si quis
igitur huius nostre confirmationis (°) et largitatis preceptum rum-
pere presumpserit ^^\ sciat se compositurum auri optimi ^0 libras
5 mille, medietatem camere nostre, et medietatem iamdicto mona-
sterio suisque rectoribus. quod ut verius credatur et omni tem-
pore inviolatum (') conservetur manu propria roborantes W, sigillo
nostro sigillari iussimus.
Signum domni Cunradi serenissimi (M) et victoriosissimi
o regis (*>.
Hugo cancellarius vice domni Aribonis archicancellarìi reco-
gnovi[t] ("> e[t subscripsit] (^>.
(a) B quascumque C quascanqae (b) B nnllas corr. in nnllias D nnllas
CEP nnllias II diploma di Ottone III del 998, p. 126, r . 9, Ugge nullus (e) B
CD F cuiosqne £ cuniscamque (d) S C dacionem D£F dationem (e)BCpre-
dpientes DEF Et accipientes II diploma di Ottone III del 9^8, p, 126, r, 11, ba
precipientes (f) B hanc nostrani (?) corroboracionem C hac nostra corroboracione
DEF hac nostra corroboratione (g) B .cix. CDEF dnx (h) BC scnldasscios
D scnldassorios E sculdatius F sculdascios II diploma di Ottone III del 998, p. 126,
r. I), ba scaldasdns (i) BDEF gastaldio C casUudio II diploma di Ottone III
del ^^8, p. 126, r, 1), ba gasuldlus (k) BCEF sanctnm D secnndum (1) B Ulti
C-DHF nel (m)S CD Esine Fsiue (n) SC presummat D presumat £F prp-
snmat (o) ^C confirmacionis D£F confirmationis (p) J? presomserit CFpre-
snmpserit DF sumpserit II diploma di Ottone III del 998, p, I2y, r, 2, ba [v]olnerit
(q) B obtimi CDEF optimi // diploma di Ottone III, 998, p, 127, r, ), legge optimi
(r) BCD inuiolatnm EF inuiolabiliter II diploma di Ottone III, 998, p. 127, r. j.
Ugge inuiolatnm (s) SCF roborantes D corroborantes II diploma di Ottone III,
^8, p. I2y, t. s, ba roborantes (t) B Signum donni Chunradi serenissimi (M) et
oktoriotiitimi regis C Signnm domni cunradi serenissimi (M) et uictoriosissimi regis
DEF omettono, (u) C recognovi^ cui segue un'asta ebe potrebbe essere una t mal
riuseita; manca poi il resto della formula, cioè : et s (v) La ricogni:iione venne per
hUero omessa da BDEFC C, come si è detto, non la diede integrahnenU,
MoiuttmeHtm Novatìciensia, IO
154 MONUMENTA NO VALICIENSI A
Data (*> anno Domini ce incaniationis<^).»fxxvi.,indicione .vini/*),
regni vero domni Cunradi^'') secundi regnands .u. actum in
Bremeto(*>, feliciter.
LXIIL
1027 fine marzo - principio aprile, Roma«
Fonte. Perduto il testo del docamento, ci resta soltanto il santo che,
nella forma più laconica, ne stese il cronista Novaliciense (App. 5), il quale
molto probabilmente desunse la sua notizia da fonte diretta. Per la data
cf. r itinerario di Corrado li presso Stumpf, RticbskaniUr, nn. 1925-1943.
Corrado II concede al monaco Odilone, giovane cluniacense,
nipote di [sant'] Odilone abbate, il regime della abbazia di Breme.
Lxnii.
1027?
Fonte. Da un documento dipende molto probabilmente una notizia,
preziosa per la storia delle condizioni sociali della regione piemontese, che
troviamo nel Chron. Novalic. (App. 5). Il cronista, che per la sua compila-
zione usufruì largamente dei sussidi archivistici, non può a meno che avere
attinto a fonte diretta. Egli parla di ciò che e' interessa dopo aver ricordato
il diploma di Corrado II, di cui si disse al doc. lxiii.
Odilone, abbate del monastero di Breme, concede in bene-
ficio ai vassi-militi molti beni, dai quali i monaci erano usi ritrarre
di che sostentarsi.
LXV.
1027 ?
Fonte. Al cronista Novaliciense (App. 5) siamo debitori di una no-
tizia, che dipende certo da fonte sicura, e probabilmente da qualche docu-
mento. Mancano le indicazioni cronologiche, tranne quella dipendente dalla
(a) BCDF Data E Dat. (b) B Incar CD Incamacionis £ Incamatioois
o
(e) B Mill. .xxvim. C .M.xxvi. Indicione .vini. D Millessimo .xxv., indictione nona
E 1026 indictione nona F millesimo vigesimo sexto indictione nona (d) B Chunradi
C cunradi DF Conradi E Corradi (e) B bremito CDF bremeto E Bremetto
In B la intera data era stata tralasciata, cosi come si era fatto della segnatura e della
ficogniiione; ma il notaio ^ accortosi dell' omissione, inserì la data stessa in una inUrlinea.
I. ACTA. 155
morte di Alberico vescovo di Como, che mancò ai vivi nel 1028 (Gams,
S^rUs episct>por, p. 785). Siccome nel Chron, Novalic. questa notizia si trova
dopo quelle ricordate testé, nn. LXiii-LXiin, così acquista una non piccola
probabilità l'anno X027, che ad essa vorrei assegnare.
Odilone, abbate del monastero di Breme, concede in bene-
ficio ad Alberico, vescovo di Como, l'abbazia stessa.
LXVI.
103 1 febbraio 17, (jonzole.
Fonti. A Pergamena originale nell'Archivio di Stato di Torino
(Abb. NovaL busta II), colle firme autografe deli' abbate Odilone e di Gausmaro
priore. Trattandosi di una commutazione, che stipulavasi in doppio esem-
plare, avremmo potuto attenderci di trovare nell' archivio Novaliciense la carta
colla firma di Mauro, che 'è la persona colla quale Odilone fece il cambio,
ma avviene l'opposto. Le abbreviazioni sono molto numerose, e parecchie
tra esse sono ancora all' antica, come, p. e. : « ip' » (cioè e ipsius »), « qual »
(cioè « qualiter »). Ma la stessa abbondanza delle abbreviazioni denota lo
sviluppo ormai progredito della scrittura. Noto il nesso corsivo per « ri » ;
appena può rilevarsi il nesso pure corsivo per « ac », ma soltanto in « actum »,
giacché questa forma, in tale parola, è ovvia nei documenti piemontesi. La
sillaba « et » è rappresentata dal nesso corsivo : & . Il carattere è nitido, di
forma piuttosto piccola, ma elegante. Le sillabe sono sovente staccate, cosi
che la parola da esse composta ne risulti spezzata. Così, p. e., sta scritto :
« inprì misdedit ». Nel primo rigo adoperasi, come segno di abbreviazione,
il nodo, aperto talvolta all' insù, ulvolta all' ingiù ; ciò dà a quel primo
rigo un cotale aspetto che lo avvicina in qualche modo al primo rigo dei
diplomi, soppresse peraltro le vere « litterae grossae ». Oltre a che nelle
prime linee specialmente la pergamena è attraversata da vari buchi casuali,
qua e coli i margini sono manchevoli ; andarono quindi perdute parecchie let-
tere, che peraltro si possono facilmente supplire. Il filologo potrà osservare :
« da parte ». Per la composizione dell* atto vuoisi notare che il notaio scrisse
separatamente il testo dalle segnature, in fine delle quali appose la sua firma.
Tra i due tratti lasciò un largo spazio bianco, dove Odilone e Gausmaro posero
le loro firme. Le due firme furono scritte in uno stesso momento, e con in-
chiostro molto meno scuro di quello adoperato dal notaio. Dal che apparisce
che il notaio rogò l'atto^ senza che Odilone e Gausmaro fossero presenti, e
naturalmente senza la effettiva presenza degli estimatori e dei testimoni. Le
1S6 MONUMENTA NO VALICIENSIA
due sottoscrìzìoni autografe sono in carattere assai più rotondeggiante, che
non sia quello del notaio. Qjuello di Gausmaro è più elegante e più rego-
lare che non sia quello di Odilone. Vuoisi poi notare che il notaio e l'ab-
bate piegavano sentitamente a destra 1* apice dell' ultima asta della m» mentre
Gausmaro fa uso dell'antica e schietta m carolina.
Sul verso, non e* è alcun regesto più antico di quello di Pietro de Alla-
vardo, che porta, secondo il consueto, la firma naturalmente non antograÀ:
a Andr. Provana prior, de anno 1502». E infatti nell' inventario del 1502
(cf. Ricerche cit. p. 120) questo documento si trova eflpettivamente registrato.
L' Allavardo, ingannato dal nome di Corrado imperatore, che leggeva sul
principio dell' atto, giudicò che il presente atto fosse una e Imperatomm
a donatio ».
B G. T. Terraneo, Tabular. Celto-Ligusticum, voi. Il, a. 103 1, ms. Da A,
con qualche supplemento.
C Pietro Datta procurò 1' edizione di questo documento nei Mon,
hisL patr,, CharU II, 492-94, n. 283.
(S. T.) In nomine domini Dei et salvatoris nostri lesu Chri-
sti(^\ Chunradus gratia Dei imperator augustus, anno impcrii
eius Deo propicio quarto, tercio decimo kalendas marcius, indi-
commataxione cìottc quarTtaldecima. fcomlutacio bone<^) fidei nossitur esse
tr« Odilone «bbtte .
del monastero di coiìtractum. Ut viccm emcironisl obtinead firmitatem, eodemque 5
S. Pietro di Bre- ' »- J > T -/
Domenico'" «Ivo Hccxu <^*^) oblicaiit contra[he]ntes. placuit itaque et bona convenir
tlTzlT^rnl^ì- voluntate inter do[mnum] Odilo abat monesterio sancti Petri,
egge romana, ^^j ^^^ consttucto infr[a] castFO, quì dicitur Bremetto, nec non
et Mauro filius con[dam] Dominici famulo ipsius monasterii, qui
profitebat se ex nacione sua legem vivere romana, ut in Dei no- ic
mine debeant dare sicut et [in pjresenti ^^^ dederunt ac tradiderunt
vicissim, unus alteri in comu[ta]ci[o]nis^*') nomine, in primis
Odilone diede a (Jedit iose douinus Odilo abat da parte iamdicto^^) monasterriol
Mauro un terreno * * L J
in Aipignano saucti PetH, cidcm Mauro in causa comutacionis, hoc est pecia
(a) A Ihu Xpi Secondo il solito, sciolgo la prima parola secondo il suggerimento
di Celestino Cavedoni (Dell' origine e valore della scrittura compen-
diosa IHS ecc, nuova edi^. per cura del dott. L. Maini, Modena, Rossi, iSjs), il
quale sostiene che IHS sia il compendio di IHI e non di IHESVS. (b) Corr. da bona
di prima mano. Ma e* è traccia di correzione, (e) Le lettere x e v sono insieme le-
gate, (d) // supplemento è del Terraneo,masi può anche leggere (a p]resenti
(e) A comu/////cinis ; per l' integra-Jone della parola cf. al r. 14. (f) Le parole
da parte iamdicto sono state aggiunte di prima mano nell* interlinea.
I. ACTA. J57
[uoa] de vites con (•) marea ^) sua ('>, con ^*) aUquit de campo insimul
tenente, iurìs [mjonasterìi, quibus esse videtur in loco et fiindo
Alpinìano. iacet prope eclesia sancti Martini, et est pecia ipsa
de vites, con(^) marea (**) sua, con(«) predicto aliquit de campo
insimul tenente per mensura iust[a tajbulas ceptum. coerit ei da
trìbus partibus vias, da quar[ta par]te terra ipsius monasteri.
quidem et ad vicem recepit ipse [domjnus Odilo aba a parte
ìamdicto monasterio ab eidem Mauroni similique in causa comu-
taci[o]nìs (0 meliorata et ampliata res(«>, sicut lex iubet, oc est
> pecia una de vites [con] marea 0^ sua, iuris ipsius Mauroni, quibus ^JJ^l^^JfRi^^
esse videtur in loco et fun[do] Rivolas, vel in eius territorio, et
est per mensura insta tabulas [cejntum et duas. coerit ei da
duabus partibus* terra ipsius monasterii sancti Petrì, da tercia
parte terra Tederici, da quaru parte via. as denique rebus supra
5 nominatis, seu comutatis, una con (') accesionibus et ingressoras
earum, seu con ('> superiorìb[us et] inferioribus suis, qualiter supra
mensura et coerencias legitur in integrum. vicì[s]sim sibi unus
alteri in comutacionis nomen (^) dederunt ac tradiderunt, facientes
exinde a presenti die, tam ipsi qua[m]qu[e] ^^^ successores, vel
20 eredes eorum Mauroni legaliter iure propri[eta]rio nomine quic-
quit voluerint, aut previderint, sine omnium alterius contradi-
cione. et sponderunt se ipsi comutatores, pars altera, tam se me
ipsi, quamque successores, vel eredes eorum Mauroni, suprascri-
ptis rebus, que supra legitur, pars altera dederunt in integrum,
5 omni tempore (") ab omni ornine defensare, quidem (") et ut ordo
(a) A qui ha il segno abbreviato q che interpreto per con^ giacché sta scritto con
a tutte Uttert nella frase con stipulatione al r, 19 della p, ij8. (b) Si dovrebbe
forse lèggere conm area (e) A qui ha il segno abbreviato e, s. (d) Si dovrebbe forse
leggere e, 1. (e) A qui ha il segno abbreviato e, 1. (f ) A comutaclnis (g) La
s risulta da correzione, ma di prima mano. Forse prima c'era x (h) Si dovrebbe
farsa laggere e, s, (i) A qui ha il segno abbreviato e, s, (k) A nom (l) A qua-
qu/////// (m) Le parole omni tempore sono bensì di prima mano, ma in rasura, trauma
hs sillaba re (n) Correzione di prima mano; nella forma primitiva la parola cornila
dava qoisij fiM la sillaba si fu poi lavata,
(i) La frase comunemente usata è Nell'apparato critico propongo una
e peda una da vinea cnm area sua » ; non necessaria congettura per ri-
doc 1027 in Mon. hist. patr,, Chart, I, durre qucsu frase alla forma ordi-
457; cf. p. e. doc. 1028, ivi, 1, 461. nana.
158 MONUMENTA NO VALICIENSIA
legis deposi (*) et ad anc previdendam comutationem accessenmt
super ipsis rebus ad previdendum, idest Adammo presbiter et
monacus de ordine ipsius monasterìi et misus ipsius do[mni 0]di-
Ioni aba, una cum bonos omines^^) exstimatores, id sunt Gir-
[b]aldus ^^^f et Tetbertus, seu Giraldus, quibus omnibus estiman- 5
t[i]b[us] conparuit eorum et exstimaverunt quod meliorata et
ampliata res sussepised iamdictus domnus^*^ Odilo aba a parte
iamdiao (*> monasterìo ab eisdem Mauroni, quam dedised et legibus
anc comutacio fieri potuised. de quibus et pena ìnter se posue-
runt, ut quis ex ipsis aut successores vel eredes eorum anc co- 1
mutacio removere quesierint et non permanserìnt in ea omnia,
quab'ter supra legitur, vel si ab unumquemque ornine quis quod
dede[r]unt in integrum ab invicem non defensaverìnt, conponat^^
illa pars qui minime defensaverint ad aliam pena dublis eis rebus,
que dads abuerrint^> et non defensaverint, sicut prò tempore w
fuerìnt melioratis aut valuerìnt, sub exstima[cio]ne in consimiles
locas. et nec nobis licead uUo tempore noUo quod voluimus,
set quod ad nobis semel factum vel conscript[um] <^) est, in-
violabiliter conservare promitimus, con (^^ stipulatìone subnixa*
unde ^^^ due carte (') comutacionis imo tenore scripte sunt. aaum 2C^
infra castro, qui dicitur Guncives, feliciter.
Ego Odilo abbas in hac conmutacionis ("^ karta(°) a me facta
subscripsi.
Gausmarus monachus atque prior firmavit.
Signum ij» ij» ij» manibus suprascriptorum Girbaldi, et Tet- 25
berti, seu Giraldi^ qui super iamdictas res fuerunt et exstimave-
runt, ut supra.
Signum ij» ij» manibus Duranti et Giraldi, ambo legem vi-
ventes romana, testes.
(a) La sillaba si in rasura; la correzione è probabilmente di prima mano. (b) A
omis (e) Della b è ancora visibile un piccolo frammento ; la lettura è assicurata
dalla segnatura al r. aj. (d) A doms (e) A iàdicto (f ) A Conp (g) abuèrini
Le prime quattro lettere sono in rasura, ma di prima mano, e il segno di abbreviazione
sulla e f pure di correzione, (h) Vedesi ancora la prima asta della u (i) Parola
scritta a tutte lettere in A. (k) La n presenta traccie di correzione^ ma di prima mano.
(1) A car L' interpretazione viene data dalla parola karta al r. 22. (m) Odilone,
dopo di aver scritto in, continuo hoc libell, ma accortosi che qui non si trattava di un
livello enfiteutico, modificò hoc in h.ic e cancello libcll , ad esso sostituendo coamutacionis
(n) Parola scritta a tutte lettere in A.
Wninti» ÌA' UtinifiT AÀùL vene. JnU;t4r^'f^,
lo^tMuint' ffuta'adnohCre' mei mctu dibvSx^v'a
Uhu^'^A: 11-000- tLe- Cip tontunutìoriìf vatetffw
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yuU feltri^ yalaCt \tijytV!^u»iuSCi
^
I. ACTA. 159
Signum ^ ^ ^ manibus Vuanengi^ et Pedremundì, seu
Eremberti, testes.
(S. T.) Ego Allo qui et Bonezo notarìus sacri palaci, scriptor
uìus carte, postradita conpievi et dedi.
LXVII.
1034 in^zo 9, Alpignano.
Fonti. A Pergamena originale nell'Archivio di Stato di Torino
(Abb, Novah busta II), in minuscolo molto corrente ed afirettato, con nu-
merose ed evidenti vestigia del corsivo. Non sono rari i nessi. Oltre ai
nessi corsivi rappresentanti «^ et », « ac », e or », e e ri », che spesso si sono tro-
vati in altri precedenti documenti, qui abbiamo anche il nesso e ci », di forma
corsiva. Assai notevole è « propri », poiché i nessi complicati cessano presto.
In « tabulas » la u ha una forma che si avvicina alla così detta u soprascritta.
Numerose sono naturalmente le parole abbreviate per sospensione. Come
segno di abbreviazione si adopera anche il nodo, disposto in varie maniere.
La a è aperta. La g ha V occhio chiuso e la coda aperta. La t si usa in
tre forme diverse : la t semplice, senza che l' asta verticale sorpassi la oriz-
zontale ; la t coir asta verticale nel modo anzidetto» e colla orizzontale che
si piega a sinistra; la t coli' asta verticale che sorpassa la orizzontale. La q
coir asta tagliata da una linea inclinata, di solito qui vale e que », ma tal-
volta significa ff quod ». Per l'ortografìa noto: e mìhi », « accipiad »,
« exstad ». Rilevo l' uso di « da parte ». La punteggiatura si riduce a due
^gni (> «)• ^^ notaio è trascuratissimo nella lingua e nel modo di scrìvere
le parole. Solo in pochi casi, dove mi pareva che le esigenze del senso fos-
sero più gravi, completai la parola, con qualche lettera chiusa tra [ ], e ne
tenni nota, perchè non si sospetti qualche rottura nella pergamena. Dove la
pergamena era realmente sciupata, e e* era bisogno di completare la parola
manchevole, chiusi tra [ ] quello che aggiunsi, né vi apposi alcuna nota. Sul
verso, c'è un cenno di mano di Pietro di Allavardo.
B Pietro Datta pubblicò questo documento nei Mon» bisL patr,,
Chart. I, 506-507, n. 295.
(S. T.) In nomine domini Dei et salvatoris nostri lesu [Chri- ^^^^ ^^
sti], Conradus gratia Dei inperator august[us], anno inperii eius lilS^ **^*r ^du
Deo propicìo octavo, nono [menjsis marcius, indicione secunda. éS! m^sf^^^
ofertor et donator ipsi[us] sancte Petri, quod est constructo
^ la Cud'
7
nu nato^*' qui dicitur Novalisio, presens presentibus dm:
quisquis in sanctis ac venerabili bus iocis ex suis aliquic contullerit
rebus [iuxta] l*' octoris v[o]cem in oc seculo cenmplum acccpiad,
insuper et melius vitam posidebit eternam<'\ ideoque me ego qui
supra Agaldo presbiter, filius quondam Garimundi, qui professo j
sum ex nacione mca iegem vìvere Lango bardo rum, qui mihi
advenit per cartulam''^ vindidonis da parte Adam monicus'^1,
prò anime sue mer[cc]deW, dono et auferro ad eodem mone-
sterio a presenti die proprietario nomine''' in te abendum eon-
fìrmo. oc sunt omnibus rebus illis iuris mei, quam abere via tD
sunius in locas et fundas AJpiniano, et in Antisiano, seu in
Casellas: pccia una de viies, cum area, ubi exstad, iacet in ian-
dicto loco Alpiniano, per mensura iusta tabutas centum treginta
et novcm, coerit ei da una parte terra Maria et Aldeverga, de
alia parte terni Gìselperga et Martino ìermano, da tercia parte i]
Remedia, de quarta parte via. prima pecia de terra iacet in loco
Casellas, est per mensura iusta tabulas duocenti. coerit ei da una
parte terra Aldeprando, da alla parte terra Ademari, et de duabus
partibus vias. seconda pecia de terra prcdicto loco in Aotìsiano,
per mensura iusta tabulas trecenti quìnquaginta. coerit eì da una 2
parte terra Maria et Aldeverga, da alia parte terra Pereverga, da
tercia parte fluvìo Duria mona, tercia pecia de terra per men-
sura iusta tabulas duocend quinquaginta et duas. coerit ei da
una parte terra ipsius sancte Petri, da alia parte terra Maria et
Aldeverga, da tercia parte via, da quarta parte terra Odolricus 3
marchio W, sibi^s^quod aliis sunt coerentes. quod autem supra-
(1) Dfpff nu irmira vidtrti in ferma aUrtvìatB la parala aoitri; (tfw bm «ac-
tbia, ( pM DUO, davt U n nati è btti cirla. Dalla Imi Duacapalo (b) Parala
mui» ptr aura dtmnlican^a iti nttaic. (e) A Cir La idIu^ihi itll' aUrnUiiani
rimila dalli tr. ii-aj a p, t6l. (d) J idun ma ma ni {cui, iaviaiaa ti porliiit fra
iaa rlgbi. KmaHt inftrlt u la dllaba mo lia itala rif itala pir trrart t li tUpir tomlrf
da priftririi la liltara Adunino monieui (e) A nurde (f) A nom (^ A tììrì i
(1) Matth. XIX, 29. del 1040 (Mon. hist. patr., Cbart. II,
(2) Taluno potrebbe saspettare che 135, d. 108) viene menzionalo Oldo-
Odelrico Manfredi fosse già morto in rico marchese figlio di Guido (apo-
questo momento. Il conte Benedetto stipite della casa dei Romagnano) e
Baudi di Vesme, cui comunicai il que- perciò chi lo volesse, potrebbe identl-
sito della identificai ione di questo ficare con esso l'Odelrìco del nostro
nome, mi fece notare che in un atto documeoto.
I. ACTA. I^I
scrìpris omnibus rebus illis (^) iuris mei in easdem locas Alpeniano,
et in Antisiano, seu in Casellas superìus dicds una cum acces-
sionibus et ingressoras earum, seu superioribus et inferiorìbus
earum, qualiter superìus mensura et coerendas legitur, in inte-
; grum» ab ac die in eodem monesterio sancte Petrì dono et auferro,
et per presentem cartulam(^) aufersionis ibidem abendum con-
fir[mo]y faciendum (^) exinde pars ipsius monesterìi a presenti die
proprietario nomine quicquid volueritis, sine omni mea et ere-
dum meorum contradicione. quidem et spondeo adque promito
IO me ego Agaldo presbyter ^^\ una cum meos eredes a parte iandi[c]ti
monesterìi, vel pars ipsius monesterìi exinde aliq[u]it (*> per covis
ienium subtraere quesierìmus, tunc in dublum eadem ofFersi[o] (')
a parte iandicti monesterii vobis restituamus, sicut prò tempore
fiierìt melioratis, aut vaiuerìt, sub exstimacione in consimile loco.
^5 ano enim cartulam («> ofFersionis me paginam Andreas notarìus tra-
didi et scrìbere rogavi» in qua subter confirma[n]s (^), testibusque
optuUit roborandam. actum in loco Alpiniano» feliciter.
Signum ^ ^ manibus Alasiamo et Costando, ambo leiem
viventes romana, testes.
0 Signum ^ ^ ^ manibus Domini, et Ioanni, seu et Alde-
pra[n]do (*>, testes.
(S. T.) Ego qui supra And[re]as <*') notarìus scrìptor uius car-
tule ^^ offersionis postradita conpievi et dedi.
LXVIIL
1036 novembre 6.
•
Fonti. A Pergamena originale ( Arch. di Suto di Torino, Abha:^ia deUa
Novaìesa^ busta II), in carattere minuscolo abbasunza regolare ed elegante. Non
e' è guari influsso di carattere corsivo, anzi il notaio evidentemente si sforzò
di imitare in qualche modo la scrittura dei codici. I righi furono presegnati
con punta metallica. Le abbreviazioni sono alquanto numerose, sia per con-
trazione, sia per sospensione. Tanto nella forma delle lettere, quanto nella
(a) Parola aggiunta hUerUnéarmenU di prima mano. (b) il cii (e) A confir-
(d) A pbr (e) A aliqit (f) A offersi (g) A olì (h) il eon-
firmas (i) A aldeprado (k) A andas (I) A car
Monumenta NovalicieuMta II
I. ACTA. 163
materiale riproduzione dell'originale si trova un nuovo motivo a sostenere
che il presente testo è una copia. Sul verso si hanno soltanto un regesto
del secolo xiv ed uno del secolo xvii.
Questa pergamena è in molti luoghi sciupata, specialmente verso il prin-
cipio e al Iato sinistro. Sicché, p. e., V inizio del documento in questa copia
risulterebbe nella forma seguente: « [Divina sanctorum patrum testatur aucto-
« rita]s nec non [sacre Scrjipturarum pagina confìrmant ». Tranne che in un
luogo, dove questa copia ha un' aggiunta, A e B convengono fra loro. Vuoisi
peraltro avvertire che B rende talora meno rozzo il dettato. ' Così, p. e., in
luogo di e genetricis » scrive « genitricis », in luogo di « racionabilìter »,
ff oblacionem », « racionem », scrive a rationabiliter », « oblationem », « ra-
ce tìonem ». Ma si dì anche il caso opposto, così che la copia ha « silicet »,
dove l'originale porta esattamente « scilicet ». In generale trascuro le varianti
date dalla copia, perchè non hanno veruna autorità. Ne noto appena qual-
cuna, che possa servire quasi di dichiarazione al testo.
C La prima edizione è del Rochex, op. cit. lib. Ili, pp. 30-31, da A.
Q medesimo testo A venne comunicato dal p. d. Ilario da S. Giovanni Bat-
dita, dsterciense, priore dell'Abbondanza, al Guichenon, Histoire glnéal. de
ìa maison de Savoie^ 2 ed. t. IV, par. 2 (Torino, 1780), Preuves, pp. 663-64.
In questi due testi manca l' interpolazione data da B. Questa interpolazione
li trova invece in tutte le edizioni posteriori, che risultano dall'amalgama
li A e di B. Nel 1825 G. F. Galeani Napione (NoU:^ia ed ittustra:(ione di
\ma carta dell' a. io}6 da cui risulta che Umberto I progenitore della Real Casa
a Savoia era di sangue regale, in Mem, delVAccad. delle sciente di Torino^ i^ ser.
KXXI, 239-41) ne illustrò un nuovo testo, preparato da Pietro Datta in base
SI due copie «... in pergamena, in carattere antico, affatto conformi, e che
K si possono riguardar come autentiche », trovate nel materiale che dalle
abbazie soppresse era passato « ne' regi archivi di Corte ». Il Galeani Na-
piooe si fondava erroneamente (cf. D. Carutti, Umberto /, p. 104) sulle frasi
del r. 6 della p. 165, per dedurne che Umberto I era di stirpe regia. Una
aaova edizione il Datta procurò per i Mon, hist, patr,, Chart, I, 510-xi,
n. 298. Finalmente il documento presente venne riprodotto anche dal barone
D. Carutti, Umberto /, pp. 195-96.
Regesto. Carutti, Regesta comitum Sabaudiae^ p. 37, n. 107.
DIVINA sanctorum patrum testatur auctorìtas, nec non sacre
Scrìpturarum pagine confìrmant, neminem posse fieri salvum,
[lisi ab ilio custodiatur, qui cplum palmo ponderat, terramque pu-
pillo concludit (*). quapropter ego Maria, filia quondam Magi- ft,**i&fjrtj ^
lerii, obtans michi domum in cflestibus construi,in qua Condito- JjfJlSj**.**^'
(i) Isaia, XL, 12.
•si-
tuo
il, Ehì li
rem aut Vìvificatorem □ostrum contuerì, et indesinenter promerear I
videre, cogitavi sotlicita, quatinus de rebus proprìi iuris et Dco I
sanctisque eius iustìssime oblatìs, idem opus contìcere. ergo ut j
pietacis superne inmensa misericordia de tantorum peccaminum \
meorum gravedine me absolvat, et prò clementissima sue mìse-
racionis W, graliam sue absolucionis tribuat, ob anime mee, seu viri
mei Ugonts''', et sepulturam fìlli mei UgoQÌs, quem apud No-
valicio sepelivi.vel aliorum filiorum meorum, Ìdes[Vuitfrt;dum,sive
Berilone (''', nec non Ubertum monachum, vel etiam Sigebodum,
atque Aìmonem, seu aliorum parentum meorum aeternam remi»* j
sionem, concedo orauipotenti Deo et monasterio Novalicio, quoàl
est construcium in honore sancii Petri apostoli, ut sit ìpse advo*
catus meus, nec non et viri mei Ugonis, sive suprascriptis filìis
mcis, in torpore, sive in anima, ideoque ego qui supra Marìa
dono et otfero*') in suprascripto cenobio sancii Petri a presentlJ
die'''^ res quasdam iurìs proprìts, que michi advenit ex pane p»
tris mei Maginerii, quas volo ut in perpetuo teneant, et quiete '
possideant, et prò meorum, seu parentum meorum absolurione
scelerum iuges ante conspecium summe maiestatis et sanctonim
eius preces assiduas ìndcsinenter funderc studeant. hae autem 20
res situm habent in pago Savogiense <'', in agro Pignonense"',
in valle que dicitur CosiaW. ibique dono ecclesiam coastruaam
is
ia
te ^
(1) A miicracìonii corr. in miuncioDU Funi va comtft : prò e,
S BcrìHonc {ci Bagglangi: cum omnibui liliis meiiidest Vuttfiredum et BerlioDcm
non Ubertum manulchum, vcl «tiam Sigebodum itque Aìmaneai SuffUsct fra ( ]
iifn ftT rfllura dilla pirgammi i avvtrlt chi Berlioneni i fiTobtbUBunU
ili pir Bciilioacm (dj Li parnli a-die in A vtimtr» aggninf%ti-
l' inlerììtiia, fruhahilmtnli H prima mano, ma ceti allro iiubioitro alfiunfa lUadil»,
quatto andlì ptr.
([) Vuoisi vedere in questo Ugo,
marito di Maria, e padre di Uberio
monaco, di Berìlone, di Sigebodo t
di Aimone, il signore di Chambéry.
Aimone poi forse è da identificarsi
con Aimone chierico, figlio di Ugo,
che fece al monaitero Novaliciense
Il doaazioDe del 1044 (v. il doc.
n. Lxxiiii). Cf. Leone Menabrea,
Oripnes jiodaUs in Mem. dcirAccad.
ddU sciente di Torino,!' ser. voi. XXIII,
Scienze mor. pp. 117-1S.
(2) Savoia.
(]) Pins, terra situata non lungi
Chambtrv, a non grande distaiiu
Iago di Aiguchel lette,
(4) Coise, Coyse, celebre prioral
fondato appunto colla carta preseni
esso dipendetie a lungo dall' abbi
della Novaicsa. Cf. nelle mie RietTiht,
p. 154, un cenno, l'orse senza valore, pei
r a. 1 09J. Questo villaggio (ornu ora
un comune sottoposto a ChambÉry,
trovasi sulla sinistra dell' Isire.
I
><s
io hoDore sancte Dei genetrìds Marie, cuoi decima, dono etiam De». iMione *i
ijgìcquid ibi visa sum babere ve! possìdere, campis, vìueis, pratis, '• "H''"*™
silvis tt porfcjum super Isera, aquis aquaruiiique decursibus, usque
ad exquisitum, vtl inquirendura omnibus omnino rebus f"', qius-
cumquc ibi experiar obtincre. cerminant autem ipse res • ■ a
mane • •lerraWregis.sive Uberucomiiis''',necnon Ota uxori Sì-
gibodi. a meridie, si ve ad occidente terra regis et comìtis, a circioW
flumenquedicitur Isera. hec omnia suprascrìpia,quicquid videlicet I
m&a predi ctas fines vel termlnationes in predicto loco usque in odier-
OUR) diem visa sum possidere, terris scilicet coltis ci iucoltis, vineis,
pratis et sìlvis, decimis (''', domibus, ceterìsque cdificiis, aquis aqua-
rtimque decursibus domino omnipo[teQ]te "* Dco et prelibate sancte
ecclesie, voloetconstituo in prenominata ecclesi-i ibidem DeomiU- ,,''!,^'*^°
tantibus deinceps de suprascripto cenobio monachos. et ipsi monachi * \i**,'Ìi|!Ì^
per singulos annos persolvant libram argenti, aui valente, in supra- wI^^bw™"*
memorato cenobio, et volo ut nec ego, vel filiì mei, aut aliquis «nJwT'K"
ex nosiris propinquis (''> aliam superi nposicionem monacbis ibidem
habitandbus facìamus*^). per buius autem testamenti auciorìtate,
&atribiu ibidem Deo militantibus ad victum et sustentationem
digaa conlacione Cj^do, trado, atque imnsfundo perpetualiter ad
habcndum et possidendum, ad laudem et honorem Dei, sueqoe
sanctp Ecclesip, ut quicquid in proprios usus iusie et racionabì-
Ktcr agere voluerint, libero fruantur arbitrio, absque alicuius sub-
tncciooe, vel subreptione. quicumque ergo ad hoc opus, quod
cepitnus, consilium, vel ndiutorium dederit, habeat benedictionem
et graciam, quam Dominus tribuit cunctis fidelibus suis. verum
si quis preter hoc quod supra incenum '>'> est, aut secus fecerit, si
ptnenstC' quiiìbct, vel propinquus nostram dacìoaem et oblacto-
(ij J ttcbui, ma la frima e tinnia maichiala fui forti imuiJirarri còmi om
nùrnff. B rebus (b| B tei a miiic ter» imi» mScaiioni ÌiUi iut lac»iu, iht
à Irfrant in J. (e) ciicio] Ci.jl A B. (d| Parola chi i« A Mn«i aulonla lalirlt-
tarmimlr H frima mano. (e) J omnipatc B omDi potente (() fi halle et Toto-
BM* ÀM'adMaornii, itt in raiiira; foni dafftivta iraii striti» ficiaol lii).iB io- I
Mra» itaai fttiaUImnti lì dovrà Uft"i iiucrxum E allora li f airi foni lottS-
Wn pfitirìnli al triirémU vacatalo preter (i) la A iaffrina iraa urtile potni,
fi ti *ffliaua iatirliiuartuHlt mw n dopo la t B poteni
(i) Umbcno Bìancamauo. Cf. Carutti, Umbato 1, pp. 104-105.
MONUMENTA N O VAL I C lEN S I A ^
nem Ecclesia D«i io mas suos transfem, aut alicui de sub dan^
aut consentire voluerit, irani omnipotentis Dei pacìatur, et a iinù-
nìbus sancte Dei Ecclesif (''alienus efEciatur, et consorcio Chrìstì»-
nonim privetur, et cum Diocleciano et Maximiano persecutoriboi
chrìstiani nominis, sive cum Dathati et Habiron, necnon Zaroen
et Arfaxar, vel edam cura luda traditore et cum omnium il
corum Christi in flammis inferni dignara penam, Deo i!lis re[tri]i
buente!'*', sempiterne ardeant, et nichilominus presens testameo'
tum firmum et inconvulsum permancai cum stipiiIa[ti]one &
subnexum.
)J| Signum Maria:, qui hanc canam fieri ac firmare rogavhi
^ Signum Vuìtfredi filli eius.
^ Signum Bcriloni^''* filii eius.
^ Signum Sigebodi filii eius.
^ Signum Aimoni filii eius.
Data per manus Vuizoni monachi in feria sexta, mense nO-
vimbris, anno incarnacionis Domini millesimo .xxx"'vi°. (0.
(a) Paroìa ìnitrta iS fHw marni nill'IntirUiua. (b) A nf/ll/hneate B le
bucnu (e) A stipQt*/////o'ic B idpaUlioiie (d) B Berìlioni alia kcm/i i (
prilla fir mmt d nh pvnlii iBlhpùitv.
(l) RocHEX, op. cil. lib. Ili, p. ;i,
in seguito a questo documento ne ri-
produce in parte un altro, facendolo pre-
cedere dalla dichiaraiione : ' teneur
a d'autre donation iniérèe au bas de
« la précédente, faite au méme {sic)
* prieuri de Coysc a. Né in A né in B
non si legge questo documento, che è
certo di Iarda epoca. Come Rochex
stesso avverte, riguarda Si.-Plerre de
Soucy, nel territorio di Monttneillan.
Ed ecco ora quanto il Rochex rife<
risce; « Subsequenter ego larentus
■ cum matre mea Beatrice damus Deo
■ beaiaeque Matiae de Coysia et ser<
■ vientibus dictue ecclesìae prò re-
« medio animan
« in US scìlicei lerram
ir parrochia sancd Petrì de Saucei, in
■ locis ubi dicitur id Cruenìcum, cum
0 medietale deciniamm. item,
« terram ubi dicitur Clesim, cum d
n cima, laudaniibus Fratrìbtu me
s Amedeo monacho Novaliciensì, H
« gone, Cauterio atque Ponlio Sic.
Si potrebbe sperare che il non
del monaco «Amedeuss giovi p
la deierminaziane della cronologia
quello secondo documento, ma et
non é. Abbiamo un Amedeo pria
del monastero Novaliciense nel li;
{Ricerche, p. i;6]; un altro tenne pu
r ufficio di priore, dal 1377 cit
al ijoa circa {ivi, p. 158).
mene del to gennaio izii, 37 agi
sto IlJl, 17 novembre laaj, 19 nu
II}], 16 ottobre 1157 (Arch. (U Si
di Torino, Abb. à. Novot,') ricordi
ciascuna un monaco di nome At
deo, ed é &cile pensare che non t
I. ACTA. 1^7
LXvnn.
1038 (?), « Veraria».
Fonti. La sola notizia che di questa sinodo sia a noi pervenuta leggasi
sella ViUi satuH HMradi (Acta Sanctarum, Martii, II, 335, col. a). I Bollan-
disti proposero la identificazione di « Veraria » colla città di Ferrara. Invece
Gio. PuTUO GnoLDi (aggiunte a E. Tesauro, Hisioria deW augusta città di
TarùtOf Torino, 1679, I, 504) osservò che: « Verraria era un borgo di Car-
c magnola vicino al Po e poco lungi di Polonghera », E. De Levis si in-
contrò egli pure nella stessa questione, nei suoi Concilia Taurinensia. Que-
s^opera trovasi in due testi, molto diversi tra loro, nella biblioteca di Sua Maestà,
e neir archivio dell' Economato (^Cronaca uclesiastica, busta II). Entrambi gli
esemplari sono autografi. Nel primo egli preferisce di sostituire a « Veraria »
il nome di e Laboraria » o « Laboreria », località vicina al Po, di cui si parla
nel diploma dato nel io 14 da Enrico II in fiivore di Fruttuaria, da lui letto
nella BihL Stbusiana^ p. 245 (donde Moriondo, Monum, Aquensia^ II, 629;
Stumpf, n. 1621); ma non tace ancora che di un luogo di nome « Ferraria »
parla un diploma di Enrico III del 104 1, e che altro luogo omonimo viene
ricordato nel territorio astese (cf.DuRANDi, Piemonte cispad. pp. 167, 293). Tut-
tavia e|^ stesso non sa se quei due luoghi trovinsi sul Po; il Durandi aiuta a
scovarli» l' uno presso Mondovì (cioè Feraria, oggi Frabosa), e l' altro presso
ji ViUanova d'Asti. Né l'uno, né l'altro quindi sono in vicinanza del Po.
Cf. Casalis, Dtq[t(m. VI, 607 e 859. Nel secondo testo invece il De Levis
accetta la spiegazione del Giroldi, e cosi pure fa G. Pro vana (in Mon. bisL
potr^t Scrift. ni, 180). Ora il cav. E. Bianco mi propone Verrua, presso
CUvasso, non lungi dal Po.
G. P. Giroldi (op. e loc. cit.) suppone che il concilio sia avvenuto nel 1038,
al tempo del veKOvo Landolfo. De Levis (ms. cit. nella bibl. di S. M.) scrive:
« iO)8 drciter ». Ughelli (^Italia sacra, 2* ed. IV, 1037) è d'avviso che nel 1038
al vescovo Landolfo fosse già succeduto Guido ; ma ciò non è vero, poiché
F» Savio (op. cit. p. 88 sgg.) dimostrò che Guido non salì che nel 1039 '^
cattedra torinese.
Qpeste sono le opinioni più diffuse e meritevoli di maggiore attenzione
nella questione presente. Ma è vero peraltro, che, se cerchiamo la loro
fonte prima, diminuisce l'importanza loro, quanto all'età della sinodo, e al
loogo in cui fu raccolta. Il Giroldi dipende evidentemente dai malsicuri An^
parlino del medesimo individuo. Di valiciense non ci fornisce alcun ele-
finoDte a queste circostanze, è chiaro mento per stabilire la data del docu-
che il nome di Amedeo monaco No- mento riprodotto dal Rochez.
HOlts Sabaadici del p. Pietro Monod (canservanii mtnoscritti presso l'Ardi, |
di Stato di Torinoj, il quale pocticamemc scrìve sotto il io]8 (e. iioB):
« Nonduni satìt resederaot Subalpinorum animi ex superiorix anni iacUtioae, '
a qatie continendis per reiigionei nonnullis quieta solUcìtantìbus, placuit Lan- '
dulfo Taurinensi, Hugonì Astens! coeierìsque vìcinis andstibus, panìcipaiit 1
cum Adelaide proposito, conciltum celebrare, in quo ea statuerentur, quM I
od piceni (jraiandam, instiurandu ecdesìas, et componenduni ad veterei J
mores Ecclesiae disciplinam pertinereni. Loeus ad Padum delectus, cui J
nomen Verraria, cuius licet hodie veitigium non iaveniaiut, auiot lamen I
vitae sancii Eldradì quinque niilUbus supra Molinasseum Carmanìotenslf '^
territorìi oppidum fuisse tradii, ut non [e. 121 a] longe a Poloogbera abfuisse
certuni est . .. ». E seguita (cf. pure e. 111 b) narranilo la storia di quella
linodo, e il miracolo in tale occasione avvenuto, secondo quello che si legge
nella consueta Vita sancii Heìdrudi, la quale, invece, nt nomina Landolfo, W
né enuncia alcun anno, né identifica il nome di ■ Veraria >. Donde il Monod |
Méa-noOdlM4«MMatdifa«Wif*efall,aoB««ao;MnMlrr«*il*ÌNiM
piBBM C $tBn09'wm-X^IK flStCH lift lUfl tCnUtt iW^jIlW M6ÉAHÌ( wKw^
Snodo ncedbi 'H ^J^ùàiotb -naam ^ Twi^p e Ìa^ 'wj^
recar rimedio alle discordie che stmziavaQO il territorio dì Torino.
Id tale occasione varie reliquie si portarono sul luogo dove sì radunò
la sinodo, e tra <]ueste relìquie, anche il corpo di sant' Eldrado.
LXX.
1039 luglio 16, Susa.
Fonti. A Falso originale aell'Arch. di Stato di Torino, Abbaj}» 4»B»
Ncvaksa, busti 11. La pergamena è di forma quasi quadiata. La prima linea
è in « litterae grosue », e proviene dalla medenma mano, che scriste tutto
il resto del documento. Il testo è in minuscolo, abbastanza regolile, e di
forme ormai pienamente STiloppate. È, m altre parole, il minnsctdo tinto
nel xu secolo 0 anche al principio del xiit (cf, sopn, p. $4), se ne leviamo
i prolongamenti superiori di alcune lettere (s, d, 1 Sic.), che ftvono Cttti
pei dare al documento l'aspetto proprio del diploma. Noto l'oso di 8t pei
« et ■, ma sema la esclusione della corrispondente nota tironiana ~), indkuite
le due stesse lettere. D lembo inferiore della pergamena i ripiegato, cooie
nei brevi a sigillo pendente ; ma nel caso nostra di dò non si Tede coavt*
niente madvo. Infatti nello spazio bianco tra la fine del diploma
I. ACTA. 169
inferiore, dalla parte sinistra, venne infisso un sigillo in cera, di piccole dimen-
sioni; non ha leggenda alcuna, ma nel centro presenta una figura, a contomi
poco nitidL Pare che questa figura sia di un uomo barbuto: ha la sinistra
levata in alto, e colla destra sostiene lo scettro (?). Il sigillo fii riprodotto da
L CiBRARTO e D. C. Promis (Sigilli d/ principi di Savoia raccolti ed illustrati,
Torino, 1854, parte II, pp. 89-90 e tav. i, fig. i), i quali tuttavia dichiarano:
e non osiamo recar come autentico » questo sigillo infisso ad un atto, che
può giudicarsi (par. I, p. 4) « alquanto sospetto ». Nel disegno viene rappre-
sentato come una croce quell'oggetto che a me pare uno scettro, terminante
m tre jrante. Forse, dove si credette di ravvisare i capelli irti, si dovrà invece
riooooscere un diadema. Gli editori dicono, che pur essendo dubbio che questo
ng^o cbbia servito ad Adelaide, è sempre un « sigillo antichissimo e curioso ».
Ai mici occhi è una contraffazione, che ha per base un medaglione romano.
Il documento, considerato sotto l'aspetto paleografico e diplomatico, è
una pretta falsificazione, fatta a scopo d' inganno. Questa circostanza basta
a hx sospettare anche della verità del testo. Questo infatti è in parecchi
^nmti insostenibile. La formula della datazione non presenta difficoltà alcuna.
La datazione fatta cogli anni « ab incamatione », e collocata al principio del
documento, soppressa la formula dell'invocazione, si trova tanto nel secolo xi,
quanto nel secolo xii. Vagasi ad esempio il documento del 1161 in Afon.
hist, patr.f Chart, I, 825-26, n. '517. Di qui dunque non possiamo ricavare
né tm argomento fiivorevole, né un argomento contrario al nostro documento.
Ma l'imbarazzo comincia colla data. Di questa si occupò distesamente
G. T. Terraneo (Lettera [latina] al sig. d. Massimo Bolognino d'Aglié proto-
notario apostolico sopra una carta di dona:(ione della contessa Adelaide a favore
del monastero della Novalesa malamente datata sotto Vanno io)g; trovasi auto-
grafa del Terraneo in un fascio di Lettere erudite, nella biblioteca
dell'Accademia delle scienze di Torino), il quale dichiarò che avrebbe giu-
dicato falso senz' altro il documento, se non l' avesse visto confermato dal
diploma che Umberto conte di Maurienne concesse alla Novalesa nel 1095.
Egli conosce il presente documento nelle edizioni del Guichenon e del Gi-
roldiy e perciò crede che se ne possa correggere la data, senza distruggere
il documento stesso. Al X039 sostituisce Tanno 1078, poiché con quest'anno
combina tanto l' indizione i, quanto la epatta iv, che si trovano segnate nel
documento. La lettera del Terraneo è datata « Dat. Augustae Taurinorum,
e prìdie idus maias mdccxxxviii ». In armonia con queste conclusioni il Ter-
raneo stesso, nel compilare il Tabularium Celto^Ligusticum, collocò il nostro
documento sotto l'anno 1078 (voL III), e lo produsse secondo il testo recato
dal Giroldi, collazionato con quelli del Guichenon e di Lodovico Della Chiesa
(vedi sotto, fonti C, E, F). Al 1039 "^" ^^ P^^ ascrivere evidentemente un
documento di Adelaide, nel quale sono per di più rammemorati anche i suoi
figli Pietro e Amedeo. Questi non solo non erano allora nati, ma Adelaide
non aveva ancora contratto matrimonio con Oddone di Savoia (cf. Carutti,
Afemnmenài Nava&eiemsia, II*
p. )07). È ben vera che, sccoodo il sistou il qat.lt assegu uà
ad Adetuil^ a ole difficolti li potrebbe (bcse sfng^te (cf. At-
JEUAiS'SoKtiA:, Snidi iterUi ad tenlado di Sm-oia, voi. 1, par. ]',
Ì4, p. ti;); ma nel caso nostro U cosa si coatilica. gUccbc tioo
Enrico ed Amedeo sono nati, ma AdeUide agisce da sola, e cnmc
1. E non restò vedova di Oddone che ver» il 1060. La scmplicitl
ile del lesto mal constiona coeU usi della cancellerìa di AdeUiik
- diplomi e le cine di lei, a. 1075, Mon. iriH. fair., Churt. I, 64;,
i„ ì a. 1078, ivi, col, 6(3, n. j9a; a. 1079, ivi, col, 660, a. 191; a. loSi,
in, «fi r, n. J94; a. 108), ivi, col. 664, n J96). VeoUmo all' escaiocoUo
Q^iesio Ili evidentementi: i caratteri delle cane del secolo xii, aon quelli degli
atti del s^. 11. 1 testìmoiii oc! 1 dìplocni di Adelaide, e in quelli di
sua sotelt» (a, 1074, Mo». "u., patr., Ch^rl. I, 6j6, n, (79; a. 1079,
ivi, col. 65», u, }i, ^laoo in forma di segnatura, colla frase giundia^
<■ Signum t roani! Qui invece abbiamo i semplici nomi, non preceduti
nepptire dalla ciDce, e collegati alla data con una fonnula (■ in presencia -
■ Uguntui •), che è beo nota, ma che non appartiene a questa età. La trovai
invi/M quasi identica in una carta del tu; (op. eli. I, 794, n 490) dove si
legge ; ■ io pteseutia honestorum virorum quorum tiomina subter legunlut •.
Non i mollo dissimile U rovo in un'altra carta del itjé (op.
cit.1, 8oq, Q. SOj)' " pfcs*' — — .Jtibus quorum nomina sunt ». Neik
carta del 1 147 i testimoni hanno la croce, la quale si trova nell' aite
del 1156, seppure i* editore non ve l'aggiunse di suo. Dunque l'escaiocollo
È da rifiutarsi per evidenti ragioni cancelleresche. A queste peraltro si ag-
giungono anche le ragioni storiche. Fu già osservato da molli (cf. CAROrTl.
Rigata ducum Sabandiae, p. 69, n. 194) che limone tioo fu vocovo di Aiti hi
quel momento, ma soltanto molto pib tardi (■). E cosi potè troiani proeaie
■lU citala donaiioDC di Adelaide del 1079 (-Ud>>> but- potr., CbarL I, 661^
n, )9J ; MtJitATOHi, Aatiq. Ud. I, 331). Q.uanto a Bruno viscmte, «mi
apparisce in carte del 1041 (Afon. Mil. patr., Cbarl. 1, 540X dd 1064 Qii,
col. 609), e del io6j (ivi, col. 61 1). Sìccht, se queste catte sono tutte bene
pubblicate, nulla si pub dedune dalla preseiua di quel penoaaggio. Ben a
(i) Il fatto che essa intende fare cosa
profittevole all'anima di suo tturito
Oddone, non basterebbe a provare
che questi fosse morto. Non solo puù
notarsi che essa dice di &re il dono
anche per mercede dell'anima pro-
pria, ma si può anche avvertire che
similidisposiuoni in fiivore delle anime
di viventi, non erano rare. Si dispo-
neva in favore delle loro anime mentre
vivevano, nel senso che del suffira^
spirituale te anime Imq ^ a
giassero dopo seguita U morte. Per
■stabilire adunque che Oddone al mo-
mento della donazione fosse motto,
abbiamo bisogno di considerare li
mancanza di quelle formalità piiridJ-
che, che sarebbero sute necenarie
per salvaguardare i diritti del marito.
(3) Secondo il Gamj, Seria »t^-
p, 811, lagone fu vescovo di A^
dal 1073 al 1079.
i di LoMai fino :
«InGiJgliont.
iJeterminato id
> iterum (]uod ab hominibus ad ipium
ab inpcrstorihus et prcdccessorìbus
nell'alpe di
Pìetrastretu e alla
Nel seguito di quel
n diplor
pnò osservare come sia da reputarsi poco probabile che quasi tutti i testi-
nOBi, oluc al Dome, portassero urta qualche forma di cognome. Ma pur
itttio a questo particolare una importanza secondaria, sempre rimane fermo
che l' escaiocoJlo fu inventato oltre a un secolo dopo il tempo a! quale il
documento si vuol far risalire.
Ni s! deve fare astrazione dalla considcraiione che il diploma di En-
Itco III, 1048. non contiene alcuna allusione, né direna, né indiretta, al di-
ploma presente, o a quanto in esso è contenuto.
Per mantenere l' autenticità di questa documento, quanto alla sua sostania,
il Terraneo si riferiva al diploma di Ubetio (Umberto) II conte di Maurienne
del 109; ('X Infatti la prima conferma vi si riferisce al dono che al a
fece « airia donna nostra Adaleida e
Wariterìa, nell'alpe di Clarana, in due par
•ORitnìU del monte Pancerio, e in un mar
documeoto si fa ancora un cenno molto ir
da Adelaide alla Novtlesa : « contirmamu:
lum spcciantibus olim datum
« nostris apud Secusiam. nec in loto comiiatu nostro aliquid enigatur, neque in
m emendo, neque in vendendo, neque in ìntrando, neque in exeundo, neque in
■ quacurnque aliqua re ; libenira quldem et absolutum etiam a fodro et ab orani
m censuri prcdicium monasierium cum suis appendiciis esse ìubemus, proui
« donna Adaleida comiiissa et ìinptfrialia precepta decrevcruni >. Q^i e' è
jppena un ricordo col presente diploma suppositiaio (p. lyé, rr. ;-8). In
te^ito Uberto (Umberto) ricorda pure Camerletto, ma sema dire che quella
locaKil fosic stata regalata al monastero dalla contessa Adelaide. Il diploma
di Umberto non corrisponde interamente al diploma dì Adelaide, che stiamo
Esaminando, e la differenza più grave riflette Camerletto, che Adelaide con-
ftrmb al monastero, mentre Umberto pare che glielo doni per la prima volta.
Oltre a CÌt>, mentre il nostro diploma scrive semplicemente; n ad vcrtìce[m]
, Umberto aggiunse ' montis Panierii n. Ma il peggio è che non
■bbiama l'originale del diploma di Umberto, e che perciò la testimoniania
che esso ci somministra t incerta assai. Né piace, p. e , il vedere, nel passo
lìflettcnie le esenzioni (passo, che poi non corrisponde esattamente al pseudo-
diploma di Adelaide), citarsi dapprima vagamente i diplomi imperiali, e ricor-
dassi f predecessori del concedente, e poi espressamente menriunirsi Adelaide,
ali nome quc.'^ia vnha precede il secondo cenno fatto ai precetti imperiali.
n diploma Umbertino interpolato del 1093 deve lasciar luogo al diploma
veritiero del loSt, e in questo sì parla della concessione di Adelaide, ma in
0 indie più ristretto, che non avvenga nell" altro, In&tti il diploma au-
} del conte Umberto e dì GisLt conlèrma « sicut domna comiiissa Ada-
0) Vcggasl più Innanai questo dì- anche i due diplomi di Ti
IrMia interpolato, e si considerino e dì Amedeo IV.
/
172 MONUMENTA NO VA LI C lENS I A
a luia fecit de mansis qnae iaccnl in villa Gallioni, de omnibus cultis . . «
« ptatis, paicuis de Lestadìo a Petra»tricu et » flumine Chini[s<:l]e ad [iui»<
« miutem] montis Paterii et de alpe Clara[n]e cum snis dependenciis, adqiw
u de alpe MargcTic ei de Cliperio, el omnibus pratìs, patcuis a<juarumque
ir decunibus, rìpis ei piscacionibus ... cum omni ture, et [dbiricto] strsu,
■ ticut continetur a loco ilio, qui dicitur Lastadiuni, usque ad lacum ma^um
■ momis Ciolsifi] et usque ad fontem Varcin[ì])i:ani ... ». Q.ui non e' è uni
parola dì Camerletto, né a pToposiio della stratìa si fa parola di Carlomaitna,
E ancora più grave e significante è il ìTleniio serbato sull'Ospizio di S. Maria
del MoDccnisio, che viene confcmiato alla Novalesa nel falso diploma di
Adelaide, ma di cui ne! diploma vero «ma dubbio *i taceva. Q.ue«o nuon
e licuro diploma de! cnntc Umberto sana adunque quello interpolato iì
Adelaide, ed è quindi per noi di grande imponania. Se vo§!liamo trovara
una conferma a queste conclusioni, non abbi.imo che a scendere fino al l^oft
ciot al diploma che addi 19 giugno di quell'anno il conte Tommaio 1 colf
cedeite all'abbaaia Novaliciense. Del documento ci pervenne l'originale, «
quivi )l trovano parole che non lasciano luogo a dubbio alcuno. Eccole:
■ COnlirmamus etiam dona que erdem dilecio monasterio dnrona noMIS
■ comitlasa Adelaisia atavia nostra contulìt, alpem scilicet Margerie, alpcn
■ Clarane, et duas partei Lestadìi, cum omni domìnio ipsaruoi parciunii
« uaque ad pEtram Sirictam, et summitatcm Monti spanterii, et mansum quad
■ dedii in Gailione. ., ». Qui e' t la frase a sumttiitatem Montispanteiii a,
come nel diploma dei 109). Abbiamo anche l'orlgiitale del diploma di
Amedeo IV (aj maggio lajj), in favore parimenti della Novalesa. io quetto
si ricorda più volte il diploma di Adelaide. La prima volta ciò avviene in
modo indeterminato: * scilicet qui cqoid a domina ftiUliiiia ri ■ ilniiiliiii ftiimlio
■ et a dotnbo VaAeno. . . ». L» seconda volta incontrasi poco dopo^esoa-
sìste nella ripetizione del passo testi trascrìtto dal diploma (1JO4) di T«ai-
maso I, con alcune varianti, per renderlo poMibilc in un diploma di Aioedeo IV.
Queste sono le varianti : « .. . que domina Adalasia dilecto monastero coo-
■ tulit, alpem scilicet Margerie ... », « masam ■. Poco appretso Amedeo IV
dichiara: ■ dictum mooasterium cum suis apendidii prorsut et finviter cmc
a volo sine impedimento et calumpnia, prout domina Adaluia comilitM «
t imperìalìi precepta decreverunt ...a. In acuito confenna al ntoiuttefX)
altri beni, ricordando la fonte Varcinesca, e la Casa Elemosinitn del Monce-
niaio, ma qui non cita esplicitamente il presente documento.
Da questa discussione risulla che deve esser esistito un dtplonx di
Adelaide in favore della Novalesa, e che il suo tenore vuol essere ricom>
posto sul diploma Umbertino del 1061, coU'ùuto pur anche dei postetitrei
diplomi del 1104 e del la]}. In addietro (p. )4) ci si presentò il dubbio,
non forse nel falso diploma di Adelaide si accennasse al diploma CUso ^
Carlomagno, il quale sembn compitato soltanto verso il il}]. Ma, come
anche allora si b notato, la frase che nel presente documenU (p, 176^
y.
I. ACTA. 173.
T. \€) ricorda il dono di Carlo imperatore non trova alcun riscontro in
quel falso documento. Tra i due documenti si può tutuvia trovare qualche
affinità» quantunque alcuni punti di contatto (come p. e. il cenno alla re;-
gjone detu Lestai, alla fonte Varcinesca &c.) provino poco o nulla, perchè
SODO comuni anche a documenti autentici. In ogni modo siffatte affinità
dimoatrano tutt'al più che i documenti vanno tra Uno in qualche maniera
legati, ma non dicono che quello di Adelaide dipenda da quello di Carlo-
magno. Anzi, v' è un indizio che fa sospettare dell' opposto. Infatti nel
£dso diploma di Adelaide (p. 176, r. 16 sgg.) l'accenno al diploma di Car-
lomagno sembra a primo aspetto riferirsi anche alle località * surricordate.
Può benissimo essere accaduto che il falsario siasi lasciato illudere da queste
a|^>arenxe, e sopra una confusione di fatto abbia innalzato, almeno in qualche
parte, l'opera sua. Non credo cosa prudente procedere troppo innanzi colle
congetture, che sarebbe facile dar piede in fallo. Mi limito a constatare ciò che
è fuori di questione, e quanto all'età della falsificazione di questo documento,
mi affido anzitutto allo scarso lume, che può venire dalla paleografia. Una
sola osservazione credo opportuno di aggiungere a quelle fatte sin qui, ed è
questa, che il ceimo sull'Ospizio del Moncenisio, inserito nel diploma di
Adelaide, ci richiama alla grave lotta dibattuta fra l' Ospizio stesso e la No-
vaiesa. Questa mirava ad impossessarsi dell'Ospizio e vi riuscì, come di-
mostrano alcuni documenti dei primi anni del secolo xin da me altrove
(^Ricerch€f pp. 178-79) pubblicati. Quindi si conferma l'epoca che, seguendo
i dati della paleografia, abbiamo testé proposta per la falsificazione di cui ci
occupiamo.
Concludendo: il nostro diploma di Adelaide è una pretu falsificazione, ese-
guita probabilmente sul cadere del secolo xii, o tutt'al più ai principio del secolo
seguente. Non si esclude che un diploma vero possa essere esistito, anzi ciò
può avern per sufficientemente provato dal diploma Umbertino del 1081, nel
quale possiamo trovare il sunto del diploma autentico. Resta peraltro im-
possibile congetturare se e fino a qual punto, quanto ai singoli particolari e
quanto alla fòrnu, esso sia riprodotto nel falso documento che a noi è per-
venuto, n documento che ci sta sott' occhio non può dirsi un diploma vero,
ma corrotto ed interpolato; per contro, esso è assolutamente un diploma
£dso, in cui venne usufruita qualche notizia di buona lega.
Si potrebbe forse avvertire un indizio per congetturare la natura del do-
cumento perduto, nel hxto che qui non manca qualche errore manifesto di
scrittura: « hbominibus » per « hominibus » (p. 176, r. 6). Ma questi sbagli
» spiegano facilmente, anche supponendoli mere sviste del calligrafo.
Non voglio trascurare che il Durakdi, Piemonte transpadano, p. 93, nota,
attribuisce questo documento al 1070. Anche egli adunque non trova accet-
tabili le note cronologiche colle quali 1* atto incomincia.
Resterebbe a vedere se almeno la data del diploma autentico di Ade-
laide si possa stabilire. Non è fuori di ogni ragionevolezza il pensare, col
^ b NDraksL Di ^MKo^ b irifeMtf» « M t
■fen copi* «Id 1444. Bn fi nro, B^ MK i^KHHtt a
, .{wm o ide «fcre cupe. poitU ok rpmJjuu «> ou -iriinrwu fijnlB,
tini dd bìm urigMlr.
C San iwtriiMni» ^MsÒ^tm iK|Émm Lcoonco Dcxa Cata*.
adTopBKola da kd jm i pw (• ToriH?)^ aaa«m nd ,«,i, ^^ tìtolo
,V»rrt i&.-wrw é*ww dr«ri[fci Afc wwùi^» C*M S <i>«fa. Appena, p. j.
Sei wm, a p. i4. effi osswr» che aecat» • errore nclE tnmwn -, poicht
rbAAMeiHCM mB»tw eMy». 109% Ma al n^ «case ente A ateo
«porto neCcci^Bale*. 0 DeDa Cfakn ebbe 1 teanmaxlal proatnton
delT'Un» NonltckiHe^
D n p. Fimo Mondo (t I&m) aà »à J«mìu SaUt^ui (ms. noa an-
togralb. Pia corretra dal Moaod siesst^ coosorato odrArdiÌTÌo £ Stato <fi
Torino, 5i»ri« *a« R«( Cw, categoria O, muzo Vni), a e. tijA, dta
coBK antentìca qiMffa dnaiioae Edsificata di Addaide, e a e ia| a la ri-
porta per dbteso.
E S. GincHEMOti, Hùloirt gM^ òl, Torino, 1660, m, Prenves,
pp. 8-9, pobblkò la presone ctsU, che £ce « eurahc des archÌTcs dndh mo-
« D»ttic •■ Nrih seconda edizione, Torìoo, 17^0^ 3 docttmento si legge pn^
a pp. S-9 del voL IV.
F GlO. Fimo GitOLDi (nelle sue ag^nnte al Tes&uko, ffittona ddTm-
guM ciUà di Tonilo dt I, 339-40) ristampò il docinnemo, e lo fece segnile
(pp. J40-4I) dal riscontro soli' ■ originile ■ fatto alU Noralesa n 18 otto-
bre 1677. ^i po'" " «"e di questa collazioBe per sostenere la lesàme
■ avi ■ in luogo di ■ mariti •, dau dal Gnicfaenon, nel passo dove si ricorda la
punttda <fi Adelaide con Oddone (ef il r. 5. p. 175 del nostro testo). NeUe
note al ndo testo contrassegno qnesia collaiione con F', In queste testjmo-
nìali i detio che IV orìgioale ■ era > in carta caprina antichiisinia, in piede
< della quale si vede ancor infisio un sigillo di cera negra, tondo e mollo
• tilevato, con l' effigie o sia impronta di una principessa u.
G G. T. Terhaneo inserì nel suo Tabuìarium Cillo-Lif^iilwum, voi. IH
all' a. 1078, questo documento, secondo il testo del GiroKIi (F) eonfrontito
con quello del Guicheiion (E), e anche, ma per un solo passo, con quello di
Lodovico Della Chieja (C). Trascrive poi per intero le ■ Icsunioniali » della
evalione dell'originale fatta il 18 ottobre 1677 (P'). Il Tabuìarium, come
li t veduto, conservaci in mi. autografo nelli biblioteca Nazionale di Torino.
H Pietro Datt», Man. bht piitr., Chart. I, 6}7-s8, n. jgr, ripubblica
il documento, secondo il testo A, che egli chiama b membrana antica ». Leg-
gendo * mariti ■, mostra di aver avuto sott' occhio il Guichenon. In nota
(ivi, p. 6s7) il Clbrarlo si pronuncia contro l'auien lìciti di questo documento.
Metodo dì pubbiiciiione. Riprodussi il falso originale, poco gio-
vandomi delle trascrizioni, te quali ad altro non giovano che a chiarire la le-
■ìone in pochi casi dubbi, e a ricomporre la storia del documento.
Regesto. Cardtti, Regala ducum Sabaudiae, pp. 67-68, a, 189, e p, 69,
n. 194. L'autore tìtìcae che l'ano ci sia giunto interpolato.
{ Atioo ab incamadone Domini millesimo tricesimo nono, indi-
ctone • prima, epacta quarta, .xvii. kalendas augusiL domaa Ada- Ad*].ìd< am».
Icida comitissa, fìlia quondam Odolrici [qui et l'*' Maginfredi '''J, Hc'o lunfredi, n.
cum fillis suis Petro et Amedeo, prò remedio anime sue ac pa- y^^ fj}^"" ^*[V^
rem utn suona m et virit') sui Oddonis, dedìt Deo et beato Petro ™'n,''"; jj' oS!
apostolorum principi d&Novalicio et fracribus Ìbidem Deo ser- j™ ',""5"^^
vientibus mansum quod est in G-illione'", quod colli Maninus miBiaTn cTigi"
cogno[mijnc '''* Bninus, cum omne districto et propiieiate tocius
mansi, exccpta tantum tcrcìa parte messium et vini, adque fructus
srborum, quod abbacie sancii lusti fuit datum, absque distriao.
coafìrmavit eciam aliud mansum quod ibi prius habebant, eodem cckiO»» .ii»
|l| é frtitnia fHJ attuai riiiM A' Itlléri, cht (antan
il pthMtr» Mtrpril»ri fir qui et Nulla in B. Solami
mripmaU ri Itfgt Odclnd Miginfredi con unt ahtrivìatara in flutto aJ mi din po-
r*b Odelrìci Miginfredi, la fiial pan thi Ut» qui ci-. (b) In A pan tbr
éffa ma MfMur I . ma ^iifiM lllltra fu itpprtlia 1 loililuila da g (e) JCD viri
«FF* »»l EH tanni BiUfiia ptrailrt tvvirlin tbi in .1 la IiSlHra di viri boi. i
thiéra; ificialmnU incirU imo U dut primi Ittltrt. La U\ioni ivi no» r stitnitilt,
» U Ini— minti t arbitraria. (d) A togao/U/ae BCDEF cognominc
(1) Giaglìone.aNO. diSusa. Per l'idemiticiiione del nome antico, cf. Oi;-
BAKOI, Pifn. Iramf. p. $$■
M
, pkjAi Lcop? era
Dora Ririria. Scio nel 107: Ertre-
MerieCo. Sei >io.:3iBieKo Jel 2~ te»-
bwio loi; '? ;79) Ie^e« iConiili-
I uce j. .:hc telo ;oc mo'iU e^tu:v»«
irridili 1 CixerietM-
dì Loiui, o Le Sul. !i rccioce cbe si
<ìj Vcr^ios, grosso TÌUis£Ìa niUa
{4) La *"'^*p*<^'*, ^*^^TTÌ"M> ànmi-
ctilo. c&« fscfaie i>I Ccssioi, kocr
cefla TaJe icUa Smla^ e- ifaoccA
presso ScM ceOa E>ara Riparìa.
(£k NcCa eoa alT cdiiiaoc Jd
Datti ^t. saon, H> Lcict CaKjmio
^CDtìo co5^ cjumuni « ^^>cli alpigiani
dal ciofao ai M.IUJ»'
« ?re. ioxc T^hKooo le lor grtgpe per
I poscoii ?Lu (ieia: .::.i i.^pi iomtne,
- r FnE':es k> ct'.inuno chllet bl
^
I. ACTA. 177
omnipotentis Dei consequetur et possessionem eius alter accipiat,
nec sit qui misereatur eredi eius, et .lxx**. marcas aurì obtimi
persolvat potestati. actum in civitate Secusie^ in castro, in cam-
mera domne commitisse, in presencia virorum, quorum nomina
subter leguntur. domnus Hingo episcopus Astensis. Bruno vi-
cecomes. Robaldus de Marciano. Tebaldus de Serralonga.
Borrellus villicus. Wilielmus villi cus de Sesana.
(SI)
LXXI.
1043 febbraio 26, Torino.
Fonti. A Pergamena originale nelPArch. di Stato di Tonno, Ab'
ba^^ia della Novalesa, busta II, in carattere minuscolo, nel quale non è per-
altro molto scarso 1* elemento corsivo. Le forme delle lettere sono sentita-
mente arcaiche, cosi che nel complesso il carattere assume un aspetto corsivo,
che poi in non piccola parte ci sfugge, quando le lettere si esaminino sepa-
ratamente. Le lettere sono alquanto addossate le ime alle altre. La r è
prolungata inferiormente. L' ultima asta a destra della m e della n è ripie-
gata esternamente. Notevoli sono i nessi ri, ci, xi, li. Anche qui ricorre
la sigla Q (corrispondente a « cum »). La a corsiva si incontra soltanto in
«t actum », dacché in questa parola la forma antica si conservò lunghissima-
mente nelle carte piemontesi, così da costituirne veramente una caratteristica.
Richiamano alle abitudini antiche talune abbreviazioni per sospensione, come
« 1^ » (cioè « legitur »), « ip' » (cioè « ipsius n), « ips, » (cioè « ipsi », « ipsis »),
« sup* » (cioè a supra »). Osservo il nesso a qs » (p. 179, r. 20), con un segno
di abbreviazione sovrapposto, a significare « qui supra ». La sillaba « et »
viene espressa dal nesso corsivo &, e non mai dalla corrispondente nota
tironiana. La parola « mihi » qui di solito è abbreviata in : m, ma in un
caso è scritta distesamente (p. 180, r. 27), senza la e. Le i non hanno
né punti, né virgolette. Mancano affatto i dittonghi. Rappresentasi in un
luogo colla nota tironiana ^ il verbo : « est ». La pergamena è in più
luoghi sciupata, così che la lettura non ne riesce sempre agevole. La firma
ji Azone notaio chiudesi con alcune lettere corsive e con alcune note tiro-
liane, che ripetono il nome e V ufHcio di lui. Sapevasi che ciò si usava in
Asti, a Pavia, in Liguria (J. Havet, La tachygraphie italienne du x* siècU in
Campus rtndus de YAcad, des inscriptions, a. 1887, p. 551 sgg.; C. Cipolla,
La tachygraphie ligurienne au xi* sihle in Mélanges /. Havet, Paris, 1895, p. 87
tgg.); ora risulta adunque che tale costume seguivasi anche a Torino. La
lergamena per causa dell* umidità è molto deperita, specialmente nella sua
Monumenta Novalicitnsia, 12
178 MONUMENTA N O VA LIC I EN S I A
pine prima, sopra lutto al margine destro; quaktae lembo della pergamene.
andò anzi gierduto.
Sul vcTio e' è UB lungo regesto in carattere del secolo xviii, che
forse servire per la toponomastica. Non e' è il solito regesto di mai
Pietro de Allavardo, dalla quale mancanza sembrerebbe doversi conchiudete
che il documento al tempo suo irovavasì a Breme. Eppure non è cosi, poiché
questo documento figura nell'inventario del i;03, come dicemmo nelle Ri^
arche cit. p ili, n. 16. Del medesimo notaio k il documemo del 16 giu-
gno 10}2, che si troverà a suo posto più innanri.
[(S.T.) In nominje domini nostri lesu CÌirÌ5tÌ^*> .dcccccxuii.
CoMMui™ quarto kalend;is marcii, indinone undecima, [coiuutacio bone
2 V' 'r™T't\ fi*^*^' noscitur esse contractum] ut vicem emcionis obtineat firmi-
iji™*kd^j2fmió tatem, eodemque nepsu oblicat contraentes. placuìt [iiacjue et]
MliiBlt^.t^gÓ' bona [convenir vobntate] inter domniis Aldradus abba mone-
sterio sancti Pctri, sica loco Brcmito, nec non Balduinus filìos
quondam Asberti [qui profitebat se ex nacione sua] lege vivere
Langobardorum, ut in Dei nomine dubeam dare, sicut a presentì ■
dederunt W ac tradiderunt '*> vicissim, silicet unus [alteri in comu]-
kii-iAoiicitt tacìonis nomine, in primis dedit ipse domnus Aldradus abba io
'' *Ìi™4™Mnn ^'''^™ Balduinus in cosa comutacionis, hoc est da pane suo mo-
^^l^lwl v™t- H3sterii [eidem Balduinjo '=^ id sunt mansos duos cum edìGcitim
!btw'Frw£iM° casinanim super se abente, cum omnibus rebus ad eos pertìnen-
tìbus, que sunt rectis et laboratis per Rotfredo fìlio [quondain]
Stepbant, famulo sancii Petrì, quibus sunt poxitìs in loco et fiindo IJ
Fraschedo, prope loco qui dicitur Novelas ('), sunt ipsqs macsos
inter sediminas [et vtne]ast^' cum areìs suarum et terris arabilìs,
et gerbis seu pratis adque silvis, cum areis suarum, per meosun
tusta iugerras viginti et tres, et aliquantis rebus, ìdest sedimen
cum casinas super se abente, cum cune et ono tnsìmul tenente. 20
n cupo, un pn- ct pecìa Una de campo, seu peda una de prato, cum aliquit campo
(1) i ihu xpi (b) À -I cbi farli pub dcrt laute -mal fixals -n (e) ftr U
timijiUlajioiu di jutila itfieUn\B, vifgéji ti r. ig, p. iSo. (d) L* Iflhirs dì ■^t
H»n t ncvra; cf, al r. 3}, f. 179.
(1) Nel regesto del secolo xvm si ■Novalesa.ovesìdicealF
^ge a questo proposito: (...i quali Ma non c'è motivo a fìdarsi troppo
i sopra le lini delia di questa attestazio
U
À
I. ACTA. 179
insimuly que sunt iuri suprascripti monesterìi sancti Petrì, quibus to, eoa lui e
sunt poxids in loco et fundo Maxias<^'), et in territorio predi- Jj^^v^*^
cto sedimen, ubi resedit Urso. coerit ei de una parte terra de
eredes(*> quondam Azoni, de alia parte rigo qui dicitur Sante-
5 nella ^*), de terda parte via. iandicu pecia de campo, coerit ei
de una parte terra Ingizoni et ^^ Ado germanis, de alia parte terra
Oddoni filius quondam Adoni, de tercia parte terra de eredes quon-
dam Adelberti* prefata peda de prato, cum aliquit campo, coerit
ei de una parte terra de eredes quondam Gunterii, de alia parte terra
IO de eredes (^) quondam Bernardi, et de re[lì]quis(<*> duabus partibus
terra que fuit quondam eredum(^) Petri. iandiao sedimen et /
pcedicta pecia de campo et prefata pecia de prato cum aliquit
campo insimul per mensura insta iugerras tres. quidem et ad
vicem recepit ipse domnus Aldradus abba a parte ipsius mone- AUnuiopoiri
15 Steno meuoratas rex, sicut lex abet. id sunt casas, sedimmas et bcniinCudi
omnibus rebus illos iuris ipsius Balduini. quibus sunt poxitis in Rip«ru,
loco et fundo Casellas()> et in eo territorio, et per ceteris lods
que mihi pertineunt iuri ad illa parte fluvio Duria ^^\ cum mea
pordone de capella una in onore sancti leorgii edificata, que
20 milii, qui supra Balduini, odie advenit per cartulam^^ vindicionis,
sub dubla defensione, da parte Ugo filius quondam Atoni, et Va-
lerada, filia quondam Volmanni, iugalis. sunt suprascriptis casis,
sediminas et onmibus rebus illis, Inter sediminas et vites cum
areis suanim, et terris arabilis et pratis seu si[l]vis<s), in montibus
2$ et planis et gerbis adque rebus omnibus, que nominatur Comi- einCamerietu
litate^s), in ipso loco Caselle et in montibus, usque ad cacomìne
xnondum et in eorum territoriis per mensura insta iugerras qua-
draginta et una, et si amplius de meo iuri rebus infra ipso loco
ec territorio per eadem cartulaO>> comutacionis in predicto mo-
ia) A ered Aneh$ in appresso si ripeti la stessa abbreviaiione, (b) A aveva dap-^
prima scritto de che poi mutò in et (e) A ered (d) A requis (e) A erei (0 A car
(g) il sìtìs (h) A car.
(i) Masio in quel di Poìrino. Qpe- tificazione anche il regcno del se-
81*11111010 villaggio è bagnato dal tor- colo xviii.
rente Santena. (4) Dora Riparia.
(a) Torrente Santcna. (5) Canicrletto(?). Cf. a p. 176
()) Casellette. Conferma tale iden- la nou i.
l8o MONUMENTA NO VALIC lENSI A
nesterio sancd Petri s[it] in^*) potestatem proprietario iuri. as
denique (^^ iandictas rex supra nominatis vel comutatis, una cum
accessìonibus et ingressibus, seu cum superìoribus et inferioribus
suiS) qualiter supra mensura et coerencias legitur, sibi unus alteri
pars parti per as paginas comutacionis nomine tradiderunt^^) ia ^
integrum, £acientes exinde a presenti die unusqub de quod rece-
perunt^^^ tam ipsi, quamque et subcessores» vel eredes ipsius
Balduini proprietario nomine quicquid volueritis, sine uni alterius
contradicione, et sponderunt (^) se ipsi comutatores, tam ipsi,
quamque et subcessores, vel eredes ipsius Balduini supradictas i
rex, quas ab invicem comutacionis nomine quisquod ut supra tra*
diderunt ^^\ in integrum omni tempore ab omni ornine defensare.
quidem et ut ordo legis ^^^ deposit ac previdendam comutacionis
accesserunt ^«> super ipsis rebus ac previdendam, idest Ubertus mo-
nachus misso eidem Aldradus aba, ab eo directo, una simul cum i
bonos omines exstimatores, id sunt Aldeprandus et Everardus, seu
Stephani. quibus omnibus exstimantibus cumparuit eorum, exsd-
maverunt ^*\ quod melioratas et ampliatas (^) rex recipere ipse do-
mnus Aldradus aba a parte ipsius monesterio eidem Balduini, quam
dediset et legibus comutacio ipsa fieri potuiset, de quibus pena =2
inter se posuerunt^^), ut quis ex ipsis et subcessores, vel eredes
ipsius Balduini non compleverint omnia qualiter supra legitur,
vel si ab unumquemque ornine quisquod ut supra tradiderunt ^«^
in integrum, componat pars parti fidem servandi pena dubiis ipsis
omnibus rebus, sicut prò tempore fuerit melioratis, aut valuerint, 25
sub exstimacione in consimilis locis et prò onore cui sapra doranus
Aldradus (^) aba, nec mihi licead ullo tempore noUe quod voluit,
set quod ad me semel factum, vel conscrictum est sub iusiuram-
dum inviolabiliter conservare promitto, cum sdpulacione subnisxa.
unde due cartule ('^ comutacionis^'') in uno tin[or]e ^'^ scripta sunt. 30
actum infra civitate Torino, felicitcr.
Signum ^ nianu suprascripti Balduini, qui hac cartula^™) co-
mutacionis fieri rogavi et ei [relecta est] ut^") supra.
(a) A sin ; congetturo sit in (b) A deninque (e) A -r e, s. (d) A legis
corr. da leges (e) A -r e, s. (f ) A ampliatas corr. da ambliatas (g) A -r e. s,
(h) Da cui alla prima sillaba di Aldradus, in rasura, di prima mano, (i) A cu
(k) A comutacionis corr. da comutaciones (1) A line (m) A car (n) A ei ut
I. ACTA. l8l
Signum ^ ^ ^ manuum suprascrìptorum Àldeprandi, et
Everardi, seu Stefani» qui supra ipsas rex accesserunt ('\ et exsti-
maverunt^*) ut supra.
Signum ^ ^ manuum Rotfredi et Vuido, ambo lege vi-
ventes romana, testes,
Signum ^ ^ ^ manuum Rotbaldi, et Martini, seu Asmarii,
^estes.
(S.T.) Ego Azo notarius sacri palacii, scriptor buius cartule
comutacionis, postradita compievi et dedi. (Hazo notarius sacri
palacii) (**).
LXXII.
1043 marzo 4, Gonzole.
Fonti. A Pergamena originale nell'Arch. di Stato di Torino, Ab*
ba^ia delia Novahsa, busta II, in elegante minuscolo, abbastanza regolare così
nelle forme delle lettere, come nella divisione delle parole. L' influsso del
corsivo non è molto forte. Tuttavia si può notare la r prolungata inferior-
mente, il nesso &. Né manca pure : C (corrispondente a « con »), Parec-
chie sono le abbreviazioni per sospensione, giusta l' antico sistema. Noto :
e sup'» (cioè « supra »), « ip'» (cioè « ipsius »), « ips,» (cioè « ipsi », « ipsis »).
La a corsiva si trova soltanto nella parola « actum », dove si mantenne con
molu tenacia, siccome si è avvertito più volte. In un luogo (cioè nella
frase « prò tempore ») avvertii la t corsiva, cioè coli' asta orizzontale che
si ripiega ad arco verso sinistra. Nella m e nella n 1* ultima asta è bensì
piegata esternamente, ma è qualche volta arcuata così da ricordare lonta-
namente il carattere carolino. Si avverta pure: « 1^ » (corrispondente a « le*
« gitur»), «inviolabile» (cioè «inviolabiliter»). Ma devo pur notare alcune
abbreviazioni che si fanno veramente frequenti solo verso il secolo xi, come :
b^ (cioè « bus »), q^ (cioè « que », anche come pronome relativo). Al mede*
Simo tempo può attribuirsi il nesso « or », che ricorre più volte. Di solito è
usata la semplice e in luogo del dittingo ae, ma talvolta adoperossi invece
il dittongo nella forma se; veggasi il nome proprio: « iEldradus », a p. 183,
r. 16. Quanto all'ortografia, la parola t commutacio » ricorre a tutte let-
tere una sol volta, p. 182, r. 4; negli altri casi è abbreviata, e non si può
sapere se il notaio volesse scrivere « comm- » o « conm- »; preferii « comm- »
•
(a) A -r e. s, (b) Il nomt è in Utitrt corsive, il resto in note UronUme,
l62
MONUMENTA NO V ALICIENSI A
in visu dell'esempio testé recato. In alcupi luoghi (p.e.p. 183» rr. a«3) si
ha semplicemente: « comis ». Al r. 18 di p. 184 si ha distesamente: « con*
« paruit 9.
Sul verso, in carattere del xiii secolo, si legge: «Carta de Alpignano».
Manca il regesto di Pietro de Allavardo. Sembra adunque che questo docu-
mento non si trovasse nel 1 502 nell* archìvio della Novalesa, tanto fnù che
negli inventari del 1502 e del 1512 non si legge descritto; c£ Riunèé dt
p. 121.
(S. T.) In nomine domini Dei et salvatorìs nostri lesa
Chrìsti (^>, secundo Enricus gratia Dei rez» anno regni eius Deo
propicio hic in Italia quarto, quarto die mensis marcii, indidone
comarausioae Undecima, commutacio bone fide! noscitur esse contractum, ut
fri Aldrado abbate . , , , /• •
del monemro di vlcem cmpciouis ootuieat nnnitatemy eodemque nexu oblicant
6Sto**J* iSgu^ contraentes. placuit itaque et bona convenit voluntatem inter
SlTo^SS^UMni* domnus Aldradus abbas monasterio sancte Bremitensis ecclesie,
JSbirdeI*fK IS- nec non et M[a]ri[a] C^) conius Benedicti et filia quondam Adalberti,
•ce col consenso • /* i • i • r i. j
del merito e nran- qui profitebat se ex nacioue sua lege vivere Langobardorum,
doeldo suo, e te- . . , i i i • • i
noredeicepitoiere ipso namquc lugalc et muudoaldo suo ei consenciente et subter
imperi«le« e colle * o
notisu dei suoi coiifirmante, et insta capitulare fVuidonis imlperatoris (**> ('>, in
perenti più pros- ' * •■ ••* ^ ' ^
•*"*» qua inter ceteris continere vidctur, ut sicut mulier cum viro
suo abet potestatem res suas venundandum ita et comutandum,
ideoque ipsa Maria, una cum noticia de propinquioribus paren-
cioè di suo figlio tibus suis, id sunt lusto filio suo, que illa abet de anterior vir ^J
Giusto, che essa , , . ...
ebbe dal suo ante- suus, ct AMegrauso, scu Uismuncio germanis consopnnis suis,
riore marito, di Al- ^ .i.r'r* ir* r •
degrauso e Gis- Jn corum prcsencia, vel testium linfrascriptoruml fecit professio-
mondosuoicueini. ' l i j i
nem, quod nulla se sustinebat violenciam de quempiem ominem,
nec ab ipso iugale et mundoaldo suo, nisi sua bona et spon-
(e) A Ihu xpi (b) Per causa di umidità^ le lettere qui sostituite sono in A il-
leggibili.
(i) Nelle leggi di Rotari (legge 204,
in Mon. Germ. hist., Lcgcs, IV, 50)
e di Liutprando (legge 22, ibid. IV,
1 17-18) si ingiunge alla donna, quando
vuole far contratti, di chiedere il
consenso del mundualdo. duesto è
noto, e lo avvertono il Muratori,
Antiq. hai. II, 113 e il Fertile, Sto-
ria del diritto italiano, III, 2* ed. (To-
rino, 1894), pp. 23-29, ma né T uno
né l'altro autore mi suggerirono il
nome dell'imperatore cui qui può al-
ludere il documento. Il prof. Fede-
rico Patetta mi propose U lezione ac-
cettata nel testo, additandomi la legge
di Guido imperatore {Mon. Germ. hist.,
Lói^es, IV, 567), che confermò le di-
sposizioni di re Rotari.
pcitt di
terra in AÌ|>igiiano
ed UDA in « Dot*
«doae».
I. ACTA, 183
tanca volantate, ut in Dei nomine debeant dare» sicut et a pre-
senti dedernnt C*) ac tradiderunt <*> vicissim unus alteri» in commu-
tacionis^) nomine, in primis dedit ipse domnus Aldradus abbas Akir«dodà«Mii
f * ria nna ncua d
da parte suo monasterio eadem Maria in causa commutadonis, hoc
\ est pecia una de vites, cum area sua» cum aliquit de sediminé
simul tenente, et peda pna de campo iuris ipsius monasterio» qui
sunt positas in locas et fundas Alpiniani et in Dorcione. pre*
dieta peda de vites cum aliquit de sediminé cum area sua simul
tenente iacet in iamdicto loco Alpiniani» est per mensura insta
> tabulas centum et quinque» coerit ei de una parte terra Aldeverga»
de alia parte terra Amalberti et Martini, de tercia parte terra
Remedi» de quarta parte via. iamdicta pecia de campo iacet in
prefato loco Dordone» est per mensura insta tabulas treginta»
coerit ei de una parte terra ipsius monasterio» de alia parte terra
ì hem Benedicti» de tercia parte currit via. quidem et ad vicem
rccepit ipse domnus yEldradus abbas a parte suo monasterio ab
eadem Maria, similique in causa commutadonis, meliorata res» e n« ru^ alcun*
terre in Canerlet*
sicut lex iubet» hoc est peda (^) similiter una de vites, cum area to, ordalia do-
sua» et pecia una de campo simul tenente» sive ^^^ et peda una
> de busco (*> cum area sua iuris suprascripta Maria» quibus sunt
positas in loco et fundo Campo qui dicitur Merleto <0. predicta
pecia de vites cum area sua et iamdicta pecia de campo simul
tenente» est per mensura iusta tabulas centum» coerit ei de una
parte terra Helliarda femina» de alia parte terra Sancti Micaelli»
S de terda parte terra Pedreverti» de quarta parte fluvio Duria.
iam nominata pecia de busco» similique cum area sua simul tenente»
est tabulas centum octuaginta. coerit éi de una parte predicto
fluvio Duria» de ah*a parte terra ipsius monasterio» de tercia parte
terra « • « ^^\ vel si in eas alie sunt in is omnibus coerentes.
0 as denique suprascriptas pecias de vites et busco cum areis sua-
(ft) In A '■^ pub font Itggtrsi tornio -runt quanto -re (b) A comis (e) Stgue
m« » puroU cancéìlatu. (d) Porolm aggiunta di prima mano nolV intorUnea, (e) A
1»;^ Ì9vo U dllaha co fu aggiunta di prima Mano nolV iniorUnoa, {() Lacuna
im A.
(i) Camerletto, sulla sinistra della Dora Riparia.
l84 MONUMENTA N O V AL IC lEN S I A
rum, seu et tamclìctas pedas duas de camporas supn nomìnatas,
una cum accessionibus et ingressibus earum, scu cuai superìo-
ribus et inferioribus suis, qualiter supra mensura et coerencias
legirur**', in integrum, sibi unus alteri in commuiacionis nomine
dedenintf^' ac tradiderunt""', facientes exinde a presenti die unus- f
quisque pars, sicuc ab invicem tradìderunt '^''\ tam ipsi, quamque
successores, vel eredes eorum legaliter <'>, iure proprietarie no-
mine quicquid voluerint, lul previderint, sinc omni uni t*' alterius
con tradì clone, el sponderunt <*' se ipsi commutatores pars altera, um
semetipsì, quamque successores, vel eredes eorura suprascrìptìs rebus 'O
omnibus, sicut pars parp in commutacionis nomine tradìderunt <"',
ab ornai ornine defensare, quidem et ut ordo legis depossit et ad
hanc prL'videndam commutacioneai accesserunt''^ super ìpsis rebus
ad previdendum. id est lohannes sacerdos et monechus de or-
dine ipsìus raonasterio et missus domnus Aldradus abbas, una 15
cutn bonos omìnes esstimaiores, id sunt suprascriptorum Alde-
grausus et Gismundus germani, seu itera Benedictus, quìbus
oainibus exstimantìbus conparuit eorum et exstiniaverunit'' quod
meliorata res suscepisse ipse domnus Aldradus abbas a parte
iamdicto monasterio ah eadem Maria, quam dcdisset, ex legibus 20
hanc commutacio fieri potuisset. de quiSus et pena inter se po-
suerunt (*', ut si quis de ìpsis, vel successores, auc eredes eoruoi
hanc commutacio removere quesìerint et non r[e]manserìat (■'> in
ea omnia qualiter supra legitur, vel si ab unumquemquem omi-
nem quisquid dederìnt ab [. . . .] non defensaverint, conponat 25
illa pars qui minime defensaverit <>> ad aliam pena dublu[m
earum] re[rum, que non] defensarit, sicut prò tempore fuerint
melioratas, aut valuerint, sub exsitmacione in consÌm[Ì]le$ ^>
locas et prò onore eidem domnus Aldradus abbas. nec «i licead
olio tempore nolle quod volui, nec quod ab eo semel factum vel ì°
conscriptum est, sub tusiurandum inviolabiliter conserrare pro-
{■) A It ibi feri0 si fiài MtrpTiUrt ambi fir icguDtar (b) InA -r ^ Ufftrii
e. t. (e) A Ifcpliler; l'aiiMiiiiM» velrva sigmficari legitgT, ma afptma itrìlU U 1
cai ugna it akirtviatfont, ri aieoru lUll' trrori. (d) A ani csrr. da niu (e) /a
A -I pub Uffrà t. u (f) A t////muucriat (g) /h A la tìllaia ve è agfùmU
tmtirliiuarmantt, (b) A eoiulm////Ici
n
I. ACTA. 185
ini[ttit] ^•>, cum stipulacione subnixa. unde due cartule C*»> com-
mutacionis uno tinore scripte sunt.
Actum in vico Guncione ('\ feliciter.
Signum ^ manu suprascripta Maria, qui hanc cartulam ^^^
5 commutacionis fieri rogavi et eaque relecta est.
Signum ^ manu suprascripti Benedica^ qui eadem Maria
conius sua ab omni consensi, ut supra.
Signum ^ ^ ^ manibus suprascriptorum Vestoni, et AI-
degrausi, seu Gismundi, qui eadem genetrix et soprina suorum
> ab omni interragaverunt ('^>, ut supra.
Signum ^ ^ ^ manibus suprascriptorum Aldegrausi et
Gismundi germanorum, seu item Benedicti, qui super ipsas res
accesserunt ^^^ et exstimaverunt ^^\ ut supra.
Signum ^ ^ ^ manibus Vuillelmi, et Gorammi, seu Mar-
r tini, lege viventes romana, testes.
Signum ^ ^ manibus Everardi, et lohanni, testes.
(S. T.) Ego Teoderlcus notarius sacri palacii scriptor uius
cartule ^**^ commutacionis post tradita compievi et dedi.
LXXIII.
1044 marzo 3, Casellette.
Fonti. A Pergamena originale nell'Arch. di Stato di Torino, Ah-
ba:^a della Novalua, busta II, di forma oblunga ed irregolare. È abbastanza
bene conservata, fatta eccezione per alcune macchie causate dalla umidità.
È scrìtta in carattere minuscolo, di forma tendente al quadrato, piuttosto
che al rotondo. L' influsso del corsivo è quasi nullo oramai, a meno che
non si voglia insistere, p. e., sulla a in nesso con e, al principio di « actum »
(p. 187, r. 28). Ma ormai, in quel luogo, la a corsiva non è quasi più
che un vezzo di scrittura. Si può anche notare T abbreviazione «fil^ », e il
nesso C significante la sillaba ci. La r ben di rado si prolunga, e pur di poco,
inferiormente. La m e la n prolungano a destra l'apice dell'ultima asta. Com-
(t) A promi////// (b) A car (e) In A -r e, s, (d) A cur
(0 Gonzole, nel mandamento di Orbassano.
Monumenta Novalicemia, 12*
L « wmm mi. i
laa.
Dea impida :c in Ccniz miinn. "erra iù se
Vocine iuociec:"ai3. ubi 3ir:T.artii5 ir^ssasr '
' TebakC, ego Gcr!iLin2 itroiin:!. tÌì:! lacnkina Jiià^r^, a .lanug
; Vuilieiinf, 4111 pnoKSi finn, ii xitzom: ansi -c^ni tìtctc La»-
cmsenciente ec iubter i»ifir lunn», ^ic a jmsiziinipie <ie Le^
46 iccennc, et ani se pirts inr^—Ki" mr^ :sc ^tit :npittEQr concrz
!«^e, et qci ambe {tane 70umur:e fi^-^mf à ^ cakm * C2r-
bilam "■ ^oifTpiesk '>- calpabuem ara in^ewcir esse, preseos
; pr«Kr)Qbu4 dixi. ^ocoito et spociieo me ego qci sopn Ger-
Igl f» J tetif t
U ^ CMM < BM ■
I. ACTA. 187
mana femina meique eredibus adversus te qui supra Bernardi ««j» po«* *» Ca-
presbiteri (•), aut cui tu dederis, nominative pecia una de vites,
cum area sua, cum aliquit de campo simul tenente, iuris tui,
posita in loco et fundo Casellas. et est pecia ipsa, cum area
sua, cum iamdicto aliquit de campo simul tenente, per mensura
iusta tabulas treginta novem. coerit ei de duabus partibus terra
suprascripti Vuilielmi, de tercia parte terra sancti Petri, de quarta
parte via, vel si in ea alie sunt coerentes. dicendum quod nobis
exinde aliquit pertinere debebat, set omni tempore taciti et con-
tenti permaneamus. quod si amodo aliquando tempore ego qui
supra Germana femina, una cum meos eredes, adversus te cui
supra Bernardi presbiteri <>\ aut cui tu dederis, agere, aut causare,
aut per placitum fatigare, vel remittere presuraserimus per nos,
aut per nostras sumitantes personas et taciti exinde omni tem-
pore non permanserimus ^% vel si aparuerit uUum datum, aut
factum, vel colibet scriptum, quod nos exinde in aliam partem
fecisemus, et claruerit, tunc componamus nos ego qui supra
Germana femina, una cum meos eredes, tibi cui supra Bernardi
presbiteri, aut cui tu dederis, suprascripta pecia de vites, cum area
sua, cum predicto ^^^^ aliquit de campo simul tenente, in dublum,
sicut prò tempore fuerit meliqrata, aut valuerit, sub estimacione
in consimile loco, insuper pena argentum denarios bonos solidos
viginti ^*\ quidem et ad anc confirmandam promisionis cartu-
lam ^^^ accepi ego qui supra Germana femina a te iamdicti Ber-
nardi (8) presbiteri (^), per misso tuo Constantino exinde laune-
chilit panno, ut ec mea promisio, sicut supra legitur, omni tempore
firma et stabilis permaneat adque persistat (^\
Actum in suprascripto loco Casellas, feliciter.
Signum ^ manu suprascripta Germana femina, qui anc car-
tulam (^> promisionis fieri rogavi et suprascripto launechilt accepi,
ut supra.
_ - > _
(a) A pbri (b) A pbri (e) A nonpermar manserìm (d) A pdicto, ma i
molto probabile che se il notaio avesse scritta questa parola per intero non avrebbe fatto
uso del dittongo. (e) A vigente^ corretto di prima mano in viginti (f) A car
(g) Pare che V iniziale fosse stata dapprima una p, la cui muta:iione in b i in ogni caso
di prima mano, (h) A pbri (i) A pstat (k) A car
pv
^^"
^^1
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^Èmmat, x ^se.
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l — .
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^•" T_ -_ ^ ^ .^
: "^"t^ * Tìr^j 'OfmKJCL
Iti va m 3M
J
I. ACTA. 189
« pani sancii petri ». È questa una frase che non si distacca molto dalla pa-
rola che dobbiamo sostituire. Si pensi infatti che « potè » è quasi tutt' uno
con e parti 9, che « sta » corrisponde quasi a « sci », dacché la e e la t nel
minuscolo sono lettere, a dir così, identiche, e che ti è tutt' uno con tri, se
le lettere ri per poco vengono rappresentate dal solito nesso. L'omissione
dì pe corrisponde ad altre omissioni consimili.
Un'altra obbiezione contro il nostro documento si può ricavare dal ri-
cordo di Giuseppe abbate Novaliciense. Giusta la serie degli abbati fornitaci
dal Cbronicon (lib. iv, fragm. 1 1), secondo la trascrizione di F. Pingon, visse
l'ultimo abate di questo nome sul cadere del secolo x e precedette imme-
diatamente Gezone. Ma la trascrizione di G. Baldesano (ivi, fragm. 12) al
nome di Giuseppe sostituisce giustamente quello di Giovanni E all' epoca
del nostro documento ricordansi invece gli abbati Aldrado e Oddone. Aidrado
tenne per dieci anni 1' abbazia, e la sua morte non è posteriore al 1045, siccome
i documenti provano. Nel 1048 era già abbate Oddone (0. Dovremo quindi
- cosa non impossibile - supporre V esistenza di un abbate Giuseppe, inter-
posto tra Aldrado e Oddone e ignoto al cronista ? La soluzione più spiccia
consisterebbe nel rifiutare addirittura il documento, ma a questo non mi
sento autorizzato, mentre le ragioni diplomatiche in esso sono conservate,
mentre chi scrisse l'atto non ebbe l'intenzione d'ingannarci con un falso
originale. Infatti, come già avvertii, qui non abbiamo un falso originale,
che dimostri 1* intenzione d' ingannare il Jettore ; il nostro documento è pu-
ramente copia. E in una copia può anche essere corso un errore rispetto
al nome dell' abbate.
Concludendo : credo che noi abbiamo sott' occhio una copia, fatta da
mano imperita, di un documento presumibilmente autentico, nella quale i
singoli particolari possono venir sottoposti a discussione, senza che l'insieme
del documento cessi d'essere autentico.
Diffìcile è la datazione di questo documento. Siccome questa quistione
si lega ad una quistione di lettura, possiamo dime qui quel poco che fa al
caso. L' anno v di Enrico II (III) imperatore, calcolato dalla morte di
Corrado II, e la indizione xn indicano V anno 1044 « a nativitate », né può
accordarsi col 1042, segnato in calce al nostro documento, anche se voles-
simo supporre che gli anni cristiani fossero « ab incamatione », e il calcolo
venisse fatto posticipando l' èra di nove mesi. Preferisco mutare l' anno,
aggiungendo ad esso due unità.
Sul verso leggesi un brevissimo regesto di mano del secolo xiv, del se-
guente tenore: « hec est carta uoc/////do ». Manca il regesto di Pietro de Al-
lavardo, né il documento viene menzionato negli inventari del 1502 e del 15 12
(cf. Ricerche cit. p. 121).
(i) Per questi dati cronologi cf. Ri- abbati che si darà prima del testo
cirche cit. p. 152, e la Serie degli del Chronicon,
e S. GuiCRENON pubblicò il nostro documento, dall' archìvio del mo-
nastero, nella Bibhoth. Sibnsiana, Lugduni. |6Ó6, pp. lóS-ya Donde: HisL
gin/al. voi. V, Preuves, Bibliolb. Sibus. p, 53 (con numerazione » parte), '
Dalla Biblioth. Sebai. dipende G. T. Terraneo, Tahularium CtHi^Ugusti-
runi, HI, a. 1042. Indipendente dal Guicheoon È il Rocuex, La gjotn &c {
iib. Ili, pp. 52-Ì4. J
D Pietro Datta, Moa. hist. paW., Cbart. I, ;49-;o, a. jii, diede questa
diploma, come tolto « diiIl' originale», e lo attribuì al io mario io.};. j
In nomine Dei et salvatoris nostri lesu Christi (''. Heoricus *
X Dei gratta inperator Ronianorum secundo, anno regni eìus Deo
propicio quinto, [dejximo '"■' die mcnsis marcii, inJicdo .xii. mo-
nasterio sanai Petri, quod est constructum in Novalis loco, ego
: Aimo''' elericus, filius cuiusdam Uguonis ('\ qui professus sum ^
ex nacione mea lege vivere romana, iussione et assenso *''' pa- ,
rentum meorum, offero et dono ipsi monasrerio, mercedcm pro-
missam consequi condens <'', qua dicitur: quisquis [sanctisj^ac ■
venerabiiibus locis de suis aliquit contulerit [rebus], insta actoris
vocem centuplum acdpiet et viiam eternato possidebit, prò mer- |j
cede anime mee et parentum meorum, nominative ecclesiain sancii
Martini de Vorìglanno ^'\ et aliam capellam, que super hunc locum
posila est, cum his omnibus ibi posttìs, que mei sunt iurìs. et
M?°j*t ^^a insimul dono Villare quod dicitur Azone '»', et cum omnibus ad
ta^'vìi].^,''^ ipsum pertinentibus W, etduosmansos in locoqui vocatur PoiaW. 1
i'slTw^-,^ iterum alium mansumcum[suisJP'>pertinenciis, qui iacetin Vìlare
D di s. fu
I Naviliu
H ili S. Uti-
,.'i,a
(aj B iha api (b) B quiatoximo |c) B Aimo) Qattta è la prima ì t*lU vir-
gelttla. (i) In B itava farsi icrillB dapprima cotattaa , pai la lillaia <on fr ni»
tal» in u (e) Protaiilmtnti iovraiii Itggirt cupieiu (f) Supplii qmita fBrtU
ritbinla dtt unto. (g) B pertinentib bui, la parala tinnii» Hslritiiila in in* limai,
alla prima dalli fsali ipitta il trana peitineotib (b) Supplii e. i.
(1) Secondo L. Menabrea (Originei
ftodaUs io Mem. d. Aecad. dtlU scUnit
di Torino, 2* ser., voi. XXIII, Scieiue
morali, p. ti8) Aimone, chierico, fi-
glio di Ugo, sarebbe da identificarsi
coll'omonimo del dot. n. i-xviii del
6 novembre iO)6.
(3) Vogians, a »ud del lago di Bour-
gei, ha la chiesa dedicala a san Mar-
tino; cr. Casalis, Dinoti. XXVI, {04.
L' identificazione fu gii proposu dal
Guichenon.
(0 VilUrasson è una frazione dì
Queige, presso il fiume Doron, nella
villa di Beaufort, ì NE. dì Albert-
ville, nell'alta Savoia.
(4) Poyjt, frazione di Queige; ef.
nota precedente.
A
I. ACTA. 191
quod RicheriumCOvocatur. et medietatem de silva, que nominatur ^•^^^••^
Savargia<*>, cum omnibus que inde provenerint, sive de pascuis, 3j^f£i,uiS!Ji
sivc de omnibus aliis serviciis. insuper dono medietatem tocius l^m^^ÙwA^i
terre, sive silvarum, que extenditur a lacu usque ad agerem, ubi te*cbrt°oTrAtu"à
' terminatur Savargia, et a flumine Lesie ('>, et medietatem pisca- ^^ "'
donis ipsius fluminis usque ad superficiem montis, qui est supra
Voglannum. mensura terre uiusmodi est, tunc de vineis et terris n complesso
delle cose doiuitc
arabilibus et pratis quingenta et .xxiiii. iugera, suis locis dispo- somma « dnque.
, , , , , cento Tentiqoattro
sitas. de ^*> ierbis et silvis sexcenta iugera. et si amplius de ^^^^ «*» "'^ ▼*-
" * ute,terrc«rattw e
> meo iure infra scriptos terminos inventum fuerit, sive fuerint, r****.**JI2S?***
f^ ' ' iDffen m gerbtdie
divisa vel indivisa, sive eulta vel inculta, ripas, ruinas, seu pa- nmJi^ìu^'-
ludes et usus aquarum et ductus earum, nichil excepto, dono et émi^o'^^u^
offero. et medietatem piscacionis omnium (^) aquarum, que in Ixm*^^ * ^^
lacum egrediuntur, et propriam piscacionem in ipso lacu ex bis
i investituram facio, vasanem (^^ terre et ramum arboris et meipsum
prò monacho ^**^ predicto Novalicis monasterio tradens. si quis
super bis ex eredibus successorum nostrorum («^ vel aliorum mo-
lestiam intulerit, quod absit, et infringere temptaverit, omnipo-
tentis Dei maledictionem (^ consequatur, et filii eius fiant orfani,
o nec sit qui misereatur illis, et ereditatem ipsius alter accipiat («;).
insuper, penam hanc ^^ sustineat centum uncias auri, et trecentas
marcas argenti parti sancti Petri ^^> persolvat, qui maledictionem pre-
dictam consequatur, nisi condignam vincdictam <^^ ex eo sumserit.
hanc cartam offersionis, in presencia donni ^^^ Anselmi epischopi
5 Gracianopolitani bone memorie, laudavit et confirmavit donnus 0)
Vifaredus de Canbariaco (^>, cum uxore sua et filiis suis, et donnus (*>
(ft) B de m rasura, ma di prima mano, (b) B ominium (e) In B la ^w e di
prima mano, ma forst in rasura. C Tasonem (d) Lg ultime lettere sono in B rical-
tati di prima mano, (e) B nxoi^, stn\a la lineetta d' abbreviazione, (() In B le
lattare ledi sono in rasura. (g) B actipiat (h) B hanc (i) parti sancti Petri] B pò-
testati Cf, pp. 188-89, 0^) InBla à proviene da correzione di prima mano. (1) B
sarhe quasta parola integralmente, senia abbreviazione alcuna.
(i) Villaret, frazione di Queige; ci lebre tuttora per i pesci che se ne trag-
oota 3 a p. 190. gono (cf. Casal», Dixion. II, 573).
(2) Forse: Savières. Presso al lago sorge la celebre ab-
(3) Leisse, Laisse, TAisse, fiume- bazia di Altacomba, colle tombe degli
torrente, che passa presso Chambèry. antichi princìpi di Savoia.
Mette capo nel lago di Bourget, ce- (4) Chambèry.
Berlio, cara iUiis sois, et donnus <^ Ludovicus, et doonos <*> Vi-
fredus^^' de Vìrizco "'. Boso. anno ab tocamadone domini
nostri Ie$u Chrìsii O mìlleiimo cadngesimo .11(11}. (*\ aouni
infra castraci qui Carboneria '>* dicitar, danim per nunus donni '*'
losep abbatis Novalicicnsis.
LXXV.
1048 aprile 19, Ulnta.
Forni. A All'archivio JeirW>tii^'ad<IIi] -Vi^t'ul^ia (busta II. Arcb.4i Staio
di TOfiuo) appartiene un bellissimo e conservatissimo otigtnate di questo di-
ploma, E scticio in catateere minuscolo molto regolare ed elegante; k r t
prolungala infetiomcnte ; i prolungamenti superiori della s e della f sono
vanamente annodati, ed annodalo è l'apice della e quando questa lettera ha
un prolunga mento supcriore, che quindi piega a destra, per unirsi alla t . li
documento sembra scritto tutto da una sola mano, comprese le n liiterae
* grossae », sia quelle del primo rigo, sia quelle della segnatura e della ricO'
gnizìone, E ritengo che alla medesima roano si debba aggiudicare anche la
data, tuttoché scrìtta in carattere più minuto. Ma ta forma delle singole let-
tere e l'Inchiostro sono comuni pare al resto del diploma. II dittongo x t
rappresentato da ae, 5, od è anche soppresso, La sillaba « prae ■ è sempre
espressa abbreviatamente : p, sicché non si può dire se si deve leggerla col
dittongo 0 sema. Preferii sciogliere in ■ ptf » quella abbreviaiione. Usasi
il nesso corsivo &, ma non mai la noU tironiana 1 (cioè >et>). NeUc pa-
role Rcomparationesa, Hcompositurumi), ncommutationess, sciolsi in icona- ■
l' abbreviaiione « con, poiché all'amanuense non era straniera l'assira il aiione
delle consonanti. Ciò può vedersi in a immobilibus > del r. 4 di p. 197.
Mi pare degno di nota il latto che in « Marìae ■ (r. i r di p. 197) la seconda a
è aperta. Il testo non è correttissimo; poche parole (compreso il mono*
gramma e il n segno speciale») sono state sciupate dall'umidità, o anche
lavate.
M B scriv, qu„lc far
Ih Tatara t £ ctmtient.
1. (b) Ih B II littirt er
B ibn xpi (à) B .11. <e)
lui quitta farùU e. I,
(1) Viry, nella diocesi di Annecy. luoghi di questo nome trovanti in
L' identilicaiione fu già proposta dal Savoia. Cf. Manno, Bibliogr. Jm0ì
Guichenon. antichi Stati tidla monarchia di Savoia,
(2) La Chambonniére. Parecchi voL II, s. v.
I. a;cta. 193
- - — 11
n sigillo andò perduto, ma ne restano Le traccie sulla pergamena. Esse
provano che era di piccole dimensioni, di circa quarantasei millimetri. Corri-
spondeva quindi a quello descritto sotto il n. 3, nella serie dei sigilli di Enrico III,
dal Bresslau (Die Sicgel dir deutschen Kónige u. Kaiser, in N. Archiv, VI, 566) ;
la impronta di esso è di quarantadue millimetri. Parrebbe adunque che il
nostro sigillo avesse un diametro esuberante di quattro millimetri; ma non è,
poiché questi millimetri sono anche pochi per lo spazio occupato dall'orlo.
A base della presente edizione prescelsi questo originale, in confronto di
quello da me contrassegnato B , solamente per ragioni estrinseche. L' aspetto
suo veramente bello ed elegante gli dà il carattere di un diploma preparato
ron cura speciale. Oltre a ciò va notato che questo originale stette depo-
sitato alla Novalesa, mentre T altro fii custodito a Breme. Sul verso di A
leggonsi due antichi regesti. Il primo, di mano del secolo xii, dice: « Pre-
e ceptum domni Eìnrici tercii imperatoris », ed è scritto in lettere maiuscole,
legate tra loro in nessi di forma varia e fantastica. L* altro regesto è di mano
di Pietro de AUavardo e porta (secondo il consueto) la firma, naturalmente non
autografa : a Andreas Provana prior, de anno 1 502 » ; di qui appunto risulta
che il presente originale stava alla Novalesa, e anche oggidì esso si trova
unito alle carte provenienti da quella abbazia. Vi si veggono ancora alcune
altre note di tarda età, una delle quali (del secolo xvii) può essere qui util-
mente citata : « Istud privilegium debet praecedere privilegium dominae Ade-
«layde». Dal che apparisce che T anonimo secentista aveva riconosciuto
impossibile che il diploma di Adelaide fosse del 1039.
Nel 1048, cioè alcuni anni dopo la ricostruzione dell* abbazia Novaliciense, si
trovava la congregazione divisa, a breme e alla Novalesa, quantunque fosse an-
cora retta dal solo abbate, e non fosse stato ancora costituito il priore, per il
governo della Novalesa (cf. Ricerche cit. pp. 152-54). Forse a questa divisione
è dovuto il fatto, abbastanza notevole, che di questo diploma Enriciano esi-
stono due originali, fra loro affatto identici, tolta qualche casuale e lievissima
scorrezione.
B L'altro originale esiste fra le carte óéW Abbadia dei Benedettini di Breme
(Arch. di Stato di Torino, sezione Regolari)^ ed è anche questo bene conser-
vato. Esso pure è scrìtto tutto di una mano: la data è in carattere un po'
più minuto del resto, ma non e' è motivo alcuno per supporre che essa vi
sia stata aggiunta da altra mano. Le stesse particolarità che per le lettere r,
s , f, e osservammo nel diploma precedente, si possono avvertire anche in
questo documento. E anche altre particolarità sì di scrittura che di sistema
d'abbreviare, si trovano identiche in ambedue le pergamene. La raccolta
dei diplomi Enriciani, cui si attende dalla direzione dei Moti, Germ, bist.y stabilirà
se A e B siano della stessa mano; io mi limito ad osservare questa somi-
glianza, senza nascondere qualche differenza. Dà nell'occhio in A una mag-
giore eleganza e regolarità di scrittura. L'amanuense di B dimostra una mano
più pesante, sicché le lettere gli riuscirono più grasse, e forse anche meno re-
Monumenta Novaliciensia, ^)
rj4 MON'CXENTA yQTJLLlClESSLA
galari. Anche jot la silLùn ^ piae j è ■«■''""■^"■^"■' jiihigiiti in ^. Usas fl^
ma. non T òoé « et s . Non lauarxmxe iineaBi ocrgameiia aOa Novaicsa; e
(fonidi lum ha il ieg=sS3 ,n Fesna ie AIIavania« Sai 9tna si iìegge, in OKat-
sere Jid recalo xt:; in regesm. che aan ara innrilc «fi ^ cpnxiuzxe: « Pkl-
« vilegiiiiD i. Htsuiid impemons iocini sùs jnna «1 nu Lesa Chnad Jif . ZLvm.
« per jood iedanmr :e;::n;rHTn Pausnde altra Tjnagmm ce cmn poctBB.
Oi qui impariamo juale <rz :I punm. cai À jiLcsiòava mangiare JinpnitAMa.
Q^ tegesEQ è scrim ia judla stessa ssnxu che «^a^wmnr i iipLami S Ugo(939)
e di Carriiia II i icx . solLi copia aisarme nriT ìtlIiì^ìo dei Rcgoiarì £
Breme ▼ «Ofa, «iac Txxrx, r^ati. B. p. a5. e ioc. lttl. toati, B^ps. 14^
II r. r snisce. tanto in A gnamn in B. ccila paraia « ix&fimns ••
Se inda jeriuxo d iigrìlf?, ne resane le Jiccie, iaHe «^n^ si può «ieffianc,
che esso, ccmpr^sa 7 cric. misoriTa circa navannoi mtìlifipftrL H magpOR
fra i sigilli di Enncc IH iescr.ni ±il Bbesslac au dt: VI, 566^, n. 4]^ ha
settanusese aiillimecri ;er il iiametro «ieir jnDioca. Vuoisi arfcróre che
nei stìtUì di iranui ifmessicm', T crlo en ii soiìfo assai hrgo: imOa quiufi
impedisce di kenciiicire vTUisstc sigillix con <|cellc che ama luseup neiT ori-
ginale Bremense.
Qoi si abbia per rlpemta do che sctsa A 61 ietto soQa snlmìnne deik
abbreTiaziofii « p », < C(3 », e saHz letsera isshxxilata :a e Immobilìbos b.
Nel secolo scorso il presente dccomenco si travasa nelT archivio ddT Eco-
nomato generale di Torino, come rsolxa da a=a dcazxcne £ura da E. De Lcris
in nota il suo ms. iel C:- J'l Sc^tiL.: aell' irchr^-o medesimo. Cromaci icclt-
;:jjr:jj, rust^ II. E^'.: -.e tnicrivi .na r-.:r:i rirti.
C Ur.i -erriTc-.i iel li: 5*:jclc j: zzn<cr-i znj. cov'2. li E (Arch.
d: S.a:: : T-r-:. ." - . . : .-. :. ." \.rr: 'ini di', zcii:<: Bon-ficio
•^ . • ... -• . . . ^-^ -, • •
U X. . • 1. ■ .. !"■:;..: _ — * _ ■- . . _:-_.. e ^ .'. . - . . - ^, _ A . ^ìì... TO in K.U1
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'f '. '.'.\ • . ;;■ : irntd::;^!::^; crr-M : .". ::':- ;-' ec« il j'pljnu ci Ccitjìo II
(• s:ra i r. : :?. -. ;: i l.^~- I^i :■ :l:i t. Là »rp:j e nic'.to elegante, e
• • «ti**
iì„ .'j . . ~C .:: ".'^ jZ__. '^.i. . ...j. ^.irj.\_..v. .w»-„-jv-J. e w a. e Ile nOllZla
prt:.s3 s-..- .tz-.o-:; J-i c>>.i v:i:j:-. irr.nj.:. >• r.~ssa jverc -j:-. gv-stc cr-tir:o Jdla
dilisrc.zi iel r.ot.i'.o. Q..:>.-:o j: j r.ejt<>j-:? srejiln'.cnte perche; e il rae-
it'-.m^- ^rAi'- :::c :rj<c- >5e '1 i■^^~■.v.i :,:^:r J: v^orraio II, ici quale non
coiste ::: r-jr'-''r.aie. V j ri .ir. ti : r. :::'". r :, ::..r.r:cus .■> . 3 ■■ Hcinricus u);
r ?, ' ec:Ic'^;.i5 .. 'B • a-::les'as ): r. ,. -jcjlvsie - : B « aecclei"»? «); r. 7,
«■ C'-T.^/'^:i .. ''B '' cvnori' >ì : r. io. <ct )i B r sci -.• : ?. lO". r. 6, <t salmis n
(B '- jli-.''-. >'); " cJ.rr.ti's -■ 'B • je-::":-:ii< : r. e. :i:^\oncu:ii » (B « the-
« lor.cum >»); r. io, 'c set " ;B - sci » ) : p cv;c'.e>ijni » (^B « t^ccìesiam «);
I. ACTA. 195
r. 17, « redini » (B « redditu ») ; r. 22, « voccant » (B « vocant n) ; r. 24,
« runcario » (B « runcaricio ») ; r. 27, « peni » (B « pertinentiis ») ; p. 198,
r. 2, e Rocca Bruxasco » (B « Rocca, Bruxasco ») ; « Monastariolo » (B « Mo-
cnasterìolo »); r. 7, « cartulas » (B « cartulam ») ; r. 13, « Bal^olam »
(B « Balzolam »); r. 14, « tholoneo » (B « theloneo »); r. 19, « epmtionis »
(B « emptionis »); r. 25, « eidem » (B « eiusdenique »); rr. 28-29, « nostrorum
« successonim » (B « successorum nostrorum ») ; p. 1 99, r. 7, « castaudio » (B « ga-
cstaldio»); r. 11, «disvestire» (B a devestire ») ; r. 12, « presummat »
(B cpr^sumat»); r. 21, <c Gotebaldus » (B « Goteboldus ») ; r. 23, «umadii »
(B « Mal »); « .mxlviii. d (B « .mI.xlviii ». Trascurai qui qualche parti-
colarità grafica : «ci » per « ti », « e » per a ae », dove la mancanza del dittongo
non avea speciale significazione. Il primo rigo in « litterae grossae » qui ter-
mina colla parola « notura ». Devo la conoscenza di questa trascrizione al
dott. A. Mathis.
D Neil* archivio Camerale di Torino, Carte Romagnano, conservasi una
pergamena di grande formato, su cui si legge una copia notarile del nostro
diploma, tratta « ex auctentico originali », e scritta in Gisale di S. Evasio
(Casale Monferrato) il 21 aprile 1453. ^^ copia è fatta trascuratamente.
E Nella cartella Provincia di Alba, Polknio, che si citò testé (C), si
conserva un fascicolo del secolo xvi, contenente i diritti di Breme. Ivi si
trova anche copiato questo diploma (da B).
F Nella raccolta manoscritta di antichi documenti Novaliciensi, inscritta
Abbaye de la Novahse, e nella quale i singoli atti portano 1* autenticazione del
notaio Bernardo Bazano, leggesi anche il nostro documento (e. 84 sgg.). L' au-
tenticazione del Bazano vi porta la data del 24 agosto 1721. La trascrizione
è poco diligente. Basti dire che nella data in luogo di « actum in Ulmo »,
si scrisse « actum Mulmo ». Questa raccolta, legata in volume, conservasi
nella basta I dell'archivio Novaliciense, alFArch. di Stato di Torino.
G II Muratori (Aniiq, hai V, 1052) riproduce il testo F, giusta la
trascrizione che il conte Lodovico Caissotti gli procurò «r ex tabularlo » del-
l'abbazia. Questa edizione abbonda di errori, ma nella data ha: « in Ulmo »
e non « Mulmo ».
H Origims Gudficae opus, praecuntibus G. W. Leibnitz, I. G. Eccard,
S. D. Grober, emissum studio Chr. Lod. Scheidii, Hannoverae, 1750, 1,260.
I Dal Muratori dipende G. T. Terraneo, Tabularium Ctlto-Ligusticum
cit. Ili, a. 1048.
J Un brevissimo estratto di questo documento si legge nel Sommario
della causa in giudi:^io di revisione vertente dinanj^i T eccellentissima r. Camera
de' conti tra ti signor vassallo Frane. Andrea Romagnano di Virle ed il r. Patro-
nato per il feudo di Poìlenio (1759), p. 3.
K Come accennai sotto B, un estratto del diploma (da B) fece E. De
Levis, nei suoi manoscritti Novaliciensi, Cronaca ecclesiast. busta II, all'ar-
chivio dell'Economato di Torino.
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I. ACTA. 197
rinere videntur ad ipsum monasterium, seu per concessiones mar-
chioDum, comitum, vel quorumlibet Christifidelium, aut per com-
parariones, sive commutadones, vel quaslibet pactiones, de rebus
mobìlibus et immobilibus, terris scilicet et vineis ac olivetis,
5 campiSy silvis, pratis, pascuis, aquis, aquarumque decursibus, mo-
lendinis, piscationibus, ripis, salinìs, habitationibus, aediffitiis, ca-
stellisi servis et ancillis, aldionibus et aldiabus, nostra pr^ceptali
auaoritate corrobòramus et penitus conBrmamus. confirmamus ^^^^^
etìam eidem monasterio omnem distriaum et theloneum de prefato u S^SA s?3
0 Bxemito, sed et eclesiam ^•^ que C*>) est constructa in honore sancte Dei riJ*uco^d«i" p*i
. . dell* SesU, (U S
eenitricis Mariae (*^> in corte que (**) dicitur Pollicino, cum omnibus uroio duo • e
^ * vandone, nonché
suis pertinentiis, atque omne ripati cum per Padum et Sicidam a **Ì,"'J^jJ/j;joi
loco Solanolo usque ad Cap[u]d (•) de Anda, de molendinis, ac pisca-
riis, ceterisque offitiis, infra prcscriptum terminum pertinentibus
5 et peragendis, sicut in aliis continetur preceptis, ut liceat iam-
diao abbati suisque successoribus in loco Portariolo portum cum
suo redditu construere, nostra nostrorumque successorum et om-
nium hominum remota contradictione <^\ cellam quoque in ho- >*"pp«"*j*»_s*
^ ^ t Andre* di To
nore sancti Andre? in civitate Taurinensi constructam, cum °°i^°"^V.n|
IO Guncive, Vioderes, Planiciam, Sanctum Dalmatium, Cellam, An- SnffV^ch
d[e]cellum ^^\ et omnia sua alia pertinentia. insuper cellam ^\ «ppdu*di pTw
. . /.x .... .. Il U cappell* di P
auam AnanniCO vocant. cum omnibus suis oertinentus. et cellam lenzo coiu coi
di « Coloni* » t
porto col ripftt:
e U pescA dal poi
molendinis, portu, ripatico, piscationibus, a portu Runcaritio ^*) per j'j'^JJ^^'
. . /.x .i . . .. Il U cappell* di P
quam Apanni^'^ vocant, cum omnibus suis pertinentiis. et cellam lemo coiu coi
^ . di « Coloni* » ,
Pollentic cum castro et Colonie ^^^ corte, cum districto, mercato, porto coi rip»t
e U MlfA d^l BOI
IO« I
T«ni
^5 fluvium Tanagri usque ubi dicitur Costa Ungaresca. et Man- g^^'^^'S^nJ.^
tianum ("^ similiter cum molendinis, piscationibus, et portu, et toSwEiocòf!
cum omnibus (°) suis pertinentiis. et cellam unam (®> in honore u VsteUo di v
sancti Stephani sacratam, cum castro, que ^p) vocatur Rodum, et rou e tutto u j
ritorto di Stupì
aliud Verdunu[m] (^>, cum omnibus suis pertinentiis, cum portu, Ri,«MAidritdige
{O riparico, molendinis, piscationibus, usque ad pratum, quod dicitur l^^^^^f^^^
Scruxo. Gabianum vero et Ariolam universumque territorium, "0^1*0^810™
(a) B pcclcsiam (b) B qu; (e) B muip (d) B quf (e) A capit corretto 4i
prtwia mano in capid B capud (f) B contradicdone (g) A andcellum B ande-
cellnm (h) A cella B cellam (i) B appanni (k) B colonia (1) B runcaricio
(m) B mandanum (n) B omnib///// (o) A un/f/// B unam (p) B quod
(q) Non si può bgn stabiUn S€ in A V ultima u di uerduna abbia o non abbia il segno
di abbreviazione ad indicare la mancanx^a della m B uerdanum
CinJkttfoacuIU
mtOt' Villi [g«-
.rU.(Viw|.1)ii.
•lu ìaio S«i*.
ROIIHIW, Vulic»-
Alàwib.lluMtt-
Id A S. Umore.
•V»U*OiH..Ma-
Sh'o*.'' d""^'».
JiKiuU toluau)
Ul'iaiarìtl inpe-
quod est in Supuntco, Maìdrìadigo. Valleceild, « in Laoreda
Rocca, BruxascoW, et Manisteriolo, Gorgiano, Palatiolo <*>, seu
et in afiis siiìs periinentiis, cura pomi, et ripatico, et mercato ad
iamdfctam cortcm Gabianum pertìneniìbus. castrum vero saacd
Gcorgii, cum omnibus suis peninemiis. Cavjlarium quoque et ]|
cortem M:igraiD et alia sua appendida, sicut ab Arduino mar-
chione per canulam offersionis eiJcm monasierio delegatum cM.
ccilanj vero in honorc sancti Petri coostnictam in valle, quf
dicitur Ignaria, cum omni sua integrìtate. Duodesìmum, qui df-
citur Serra, Romanum, et Vj![e]rianum <''. Cornelianum vero, et ■
in Altavilla, et tistrum quod didtur sancti Salv.iioris. V'alletn
Ursam cum castro, et Monasieriolo. Leocassis '^J. Tbevoledo.
Balzolam quoque et Pedroriu[m] W. cum suìs pertinentits, et
Cannobium, cum omni dìstricto et iheloneo ad ìpsam conem
pertinentibus. et quìcquid ad prcfatum monasterium per prp-
ceptum, vel alia scripta pertìnere videtur, ve! in futuro ibidem
Deus augere voluerit, iamdicto monasierio confirmamus et cor-
roboramus, navcs eciam ipsius monasieri[Ì] "*, qup a fratrìbus,
vel eonim missis, causa piscadonis *»*, vel emptionis, sìve .ilicuius
rei commutaiionis adFi;r.iria[m]t''', voi ad Comaclura, vel Raven- i
nam, seu in quascumque partes Italie missf fuerìnt, ita nostro
dono et auctorìtate sint secur^, ut nullius cuiusque digaitatis vel
ordinìs homo ab eis aliquod trìbutum, vel censura, vel aliquam
darionem requirat, vel tollere presumat. insuper etiam, prò animp
nostre salute eiusdemque monasterìi perpetua tranquìllitate volumus 3j
atque nostra imperiali auctorìtate precipimus, ha[c] <'> quoque pr^
ceptali pagina corroboramus, quatenus prplibatum monasterium
nullp deinceps nisi nostre solummodo et successorum nostro-
rum ditioni subiaceat, et ab omni archiepiscoporum, episcoporum,
ducum, marchionum, comitum, ceterorumque hominum dominio }0
libenim et absolutura pennaneat, nec uUo tempore cuiquam suc-
ci) Ta-h in
Itciolo |c) A
A, quante in B U parala rocca ( brniuco imd Ira tara ihna i» «a
aaa Ira loro diitinli lylli i nami di la-gt in fwila tirii. (b) B p»
iilirìinum jDilcrìuum [A) Dal Hpìama H Otiàn, IV Mt» ttU
Leociffii (cafia tal. ili i/ió), ptrcbi fai avtr valuri lolla il fml* M
e. (() A pcjroriu S [KJmfiijni (
à
I. ACTA. 199
cessonim nostrorum prenominatum coenobium, vel que (*> sibi
perrinere videntur, preceptali pagina, seu quolibet scrìpto alicui per-
sona tradere, vel in benefitium concedere liceat, sed omni tempore
imperatorie sit tantummodo potestati subiectum. prpcipientes ^°"**5f *mi2mÌ
S itaque iubemus et hac nostra corroboratione firmamus, ut nullus I[Ji°i*i*rec"rmoie*
dux, archiepiscopuSy episcopus, marchio, comes, vicecomes, scul- JS^^aidouTnèuv
dassius, gastaldio, nullaque regni nostri magna parvaque persona rìni!Tnelu già'
• .1 /u\ t • 1* • risdizione che gli
de omnibus que ^^^ ad lam dictum monastenum per prpcepta, spetta sui circuito
del monastero stes*
▼el alia scripta, seu alio modo pertiuere videntur, vel de districto «>.
^ in drcuitu ipsius ^^^ monasteri!, sicut habetur in aliis (•*> prcceptis,
inquietare, vel molestare, vel devestire sanaum eundem locum,
vel abbatem aliquo ingenio <*^, sine legali iuditio presumat. si
quis [igitur] ^') huius nostre confirmationis et largitatis ^«^ pre-
ceptum nimpere presumpserit, sciat se compositurum auri optimi
S libras mille, medietatem camerp nostre ^^^ et medietatcm iamdicto
monasterio suisque rectoribus. quod ut verìus credatur et omni
tempore inviolatum conservetur, manu propria (*^ roborantes (^), si-
gillo nostro sìgillarì iussimus.
• Signum domni Heinrici regis tertii in vietissimi (M)(^>, se-
0 cundi Romanorum imperatoris augusti ^°> • I (S. Sp.) ("> ^
{ Goteboldus cancellarius vice domni Hermanni archicancel-
larii recognovij (SID)(°).
Data «xiii. kal. maias (p>, anno vero dominicc incarnationis mil-
(a) B quf (b) B quf (e) In A li paroU in circuita, insiemi colla prima i di
ipsios, ehi in B Uggonsi chiarissime, sono state lavate, 0 piuttosto sono scomparse per
wmiéUlà, cosi che appena qualche vestigio se ne possa ancora riconoscere, (d) In B
U parale in aliis sono state aggiunte interlinearmente, forse i* altra mano antica^ ma
frahàbilmente da chi scrisse il diploma, (e) B ///////io (f) B igitar A omette,
Ig) B l///T^X3Ltì* (h) In A il tratto mille - nostr^, tranne la ultima ^, scomparve
qméui affatto per umidità. In B questo tratto è invece nitido, (i) A propri//// B prò-
prit (k) In A il tratto manu - roborantes , tranne le due prime lettere, scomparve quasi
affatto per umidità. Invece B presenta integro e retto tutto questo tratto, (1) In A il
monogramma fu lavato intenzionalmente, e non scomparve per umidità naturale, sicché
appena se ne possono riscontrare le traccie, (m) In A la parola augusti «ra stata dap-
prima scritta male, e di prima mano si aggiunse la sillaba us (n) In A il « segno
« spedale » indicante manu propria (per la significazione di quel segno veggasi Steindorf,
Heinrich III, I, jji) non si vede piti e vi sta in suo luogo una lavatura. In B in'
vece il « segno speciale a è chiarissimo. (o) In A e in B rimangono sulla pergamena
le traccie del sigillo perduto; come si è veduto, i due sigilli non avevano uguali dimeu'
sioni. ip) A e B Mai
viaiioni per sospensìoue: n fil( ■ (cioè « filius »), " qualf ■ (cioè «
B if ■ (fidi: < legituT d), « feltt ji (cioè u feliciier •>), a invìolabil; i> (ciot « i
■ Ubiliter «), " Ip' » (cioè n ipsios »), < sup'n (dot o sapras). L'abbreviaiioi
sciolsi sempre con: n que », quantunque in alcuni scai si presentasse alla ri
qualche altra interpretuione; ad ogni modo il lettore De puà giudic.
stesso, poiché in noia troverà T abbrevia/ione, di volta in volta segnati. E
notevole che la carta É firmata dall' otTenore, la cui sotioscrìiione è sempli-
cissima, senza formule giuridiche, cioè ; a ego Uberto ». Né vuoili passare
inosservata la circostanza che questa firma t in lettere minuscole rotondeg-
gianti piti che non siano quelle del notaio, aacorchè il notaio preferisca i
tratti curvilinei. Questi fatti scrittori non sono senza qualche importatila,
poiché non sempre e dovunque i notai usavano dello stésso carattere che le
altre persone. Noto * imperator », colla m, al r, a.
(S. T.) In nomine domìni et salvatoris nostri lesu Christì e**,
seciindus Enricus gratìa Dei imperator augustus, anno imperii eius
Deo propicio cercio, quarto die mensis genuarius, indictoae tercìa.
monasterio sancii Petri, qui est constructum in loco Novalisìo,
que W monasterìum ipsum cum omnia sua pertinencia pertinere vi- 5
detur de sub regimine et potestate sancte Bremitensis ecclesie, uln
gito d7''iS'*rtio! nunc domnus Otto abbas preordinatus esse videtur, ego Ubertus
Jrófa«kg™to" presbiteri filius Martini, qui professo sum ex nacione mea l^e
la) AtB mt (b) A ibu ipi (e) A t {d) A pbtr
i
I. ACTA. 201
vivere Langobardorum, ofFertor et donator ipsius monasterio, pre- gobar<u, offre «
sens presentibus dixi, quisquis in sanctis ac venerabilibus locis ^^^*^l^^ **j5*J
ex suìs aliquit contulerit rebus, iusta Hoctoris vocem in oc seculo Ìbb!S*S;,oM'^ ^
centuplum accipiat, insuper, et quod melius est, vitam possidebit
eternain. ideoque ego qui supra Ubertus presbiteri*) dono et
offero in eodem monasterio a presenti die prò mercedem et re- •'«ffi:*g»odeU'»ni.
« r ma di certo Bene-
midium anima quondam Benedicti mercede, hoc est pecia una **^®*
de campo que ^^ mihi (') advenit per cartulam ^**) vendicionis ex
parte quondam suprascripti Benedicti, iuris mei, quam abere viso
sum in loco et fundo Alpiniani, et iacet a locus, qui dicitur Pra- y» "«i» «i»»*"
"^ in Alpignano, che
allola, et est pecia ipsa de campo per mensura iusta tabulas octua- 22deSS?**Be^
ginta. coerit ei de una parte terra ipsius monasterio, de alia "*"****
parte terra domni^*) Salvatoris, de tercia parte ^^ percurrit via,
vel si in ea alie sunt coerentes. que («) autem suprascripta pecia
' de campo iurìs mei supradicta, una cum accesso et ingresso, seu
cum superioribus et inferioribus suis, qualiter supra mensura et
coerencias legitur, in integrum ab ac die in eodem monasterio
dono, cedo, confero et per presente cartula (^) ofFersionis ibidem
abendum conf[i]rmo ^^\ faciendum exinde a presenti die pars
> ipsius monasterio, aut cui pars monasterio dederit, iure proprie-
tario nomine quicquid volueritis, sine omni mea et eredum meo^
rum contradicione. quidem et spondeo atque promitto me ego
qui supra Ubertus presbiter ^^\ una cum meos eredes, pars ipsius
monasterio, aut cui pars monasterio dederit, suprascripta ofFersio,
r qualiter supra legitur, in integrum ab omni omine defensare, que (^^
si defendere non potuerimus, aut si de ipso monasterio per co-
cumque inienio subtraere quesierimus, tunc in dublum eadem
ofFersio ad ipso monasterio restituamus, sicut prò tempore fuerit
ineliorata, aut valuerit sub exstimacione in consimile loco, et prò
onore sacerdocii mei, nec mihi ("") licead uUo tempore nolle quod
volui, set quod ab eo semel factum vel conscriptum est, sub ius-
iurandum^") inviolabiliter conservare promitto, cum stipulacione
(a) A pbr (b) A q-> (e) A m {d) A car (e) A dni Sciolgo domni, poiché
pare che Salvator che segue sia qui un nome personale, (f ) // notaio fece a questa
parola seguire terra ^ che poi cancellò, (g) A qi (h) caf (i) La i è scomparsa,
della f e della r appena rimangono alcune tr accie. (k) A pbr {\) A ^ (m) A m
(d) a sabi*. iurandù
Monit9U$^tm Novaiiciensia, 13*
MONUMENTA N O VA LI C I EN S I A
1
subnixa. hac enim cartaJe f'' offersionìs pagìnam Teoderici no-
lani (*' sneri palacii rradavi et scribere rogavi, in qua subter con-
Brmavi, testibusque W optulìt roborandum. .tcnini in loco Campo
Merletot'', felicitcr.
Signum ^ ^ ^ tnanibus Girardi, et item Girardi, seu Ot- ;
berlo, omnes lege vivenies romana, tesies.
Signum ^ ^ manibus loliannì, et Regnerii, testes,
(S. T.) Ego qui sLpra Teodericus notariiis sacri palaci!,
scriptor uius cartule<'*> oftersionis, postradita compievi et dedi.
ego Uberto.
Lxxvir.
lojo aprile 26, Canierletlo.
Forni. A Perganieaa originale presso la biblioteca dì Sua Maestà il
Re in Torino, Sic. xr, n. g, abbastanza bene conservata, avenJo soUmentc un
guasto al margine destro. Per causa iicH' umidità, il colore dell'inchiostro
in qualche luogo si affievolì. U in carattere minuscolo, alquanto trascurato,
poco regolare; non sono né retti, nò equidistanti i righi. Le abbreviaiioni
non sono molto numerose. In u actum » la a, in nesso colla e, t corsiva.
Corsivo È il solito nesso «ria. Ma queste vestigia del corsivo, essendo
comuni, hanno poco significato. Appena meritano osservaiione le solite abbre-
viaiioai per sospensione : « 1^ s, s fel; a, e inviolabili "• '^'^^ '■ ' legitur », « fe-
ti liciterà, EÌnvìolabilìtern. Esse si conservarono lungamente, e la loro pie-
senza non individualizza il carattere del nostro documento. A p, 204, r. 1, la
parola « querere» k così abbreviata: nq^rerea. Airi. 29 e 30 dip. 204rtisclta
verbale ■ -runt » viene espressa con: « -rt a. Osservo; ■ eimricuss e ■ ìin-
« perator ■, ■ imperii ». La sillaba ■ et u viene bensi espressa con & , non
mai con ~\.
All'ultimo rigo abbiamo, senza abbreviazioni, la parola: « compievi »;
qtiesia mi consigliò a sciogliere: n componamus a, in luogo di « conp- >,
l'abbreviazione «cOp-s al r, 14 di p. 204.
(1) A ai ib) A niurìi (e) A leitib) q> (d) A cu
(1) Cameiletto k ora una frazione identificazione, cf. Dukandi, PUiochU
di Casellette, e si trova sulla sinistra transp. p. 9). Il monastero Nova-
delia Dora Riparia, a mezza via in* liciense vi possedette sempre molti
circa tra Rivera e Pianezza. Per la beni; cf. Ricerche cìt. p. 117.
I. ACTA. 203
Sul versoy la medesima mano che scrisse il documento, appose una lunga
notazione, di cui ormai si vedono appena qui e colà alcune lettere. Proba-
bilmente era un regesto del documento. Le poche lettere che se ne possono
riconoscere dimostrano, che quel regesto non era in note criptografìche, come
talvolta avviene in simili casi. Sembra che le prime parole siano : « Cartula
« promisionis fcccrunt ». Cf. i nn. lxxviii, lxxxvii. Una nuno del xiv se*
colo appose, pure sul verso, T indicazione: «de camerleto».
B Eugenio de Levis, come si disse nel preambolo al doc. lui (p. 128), ci
conservò in copia, d* altrui mano, del secolo xviii, due documenti, in fine ai
quali egli appose questa annota'zione : «orìginalia horum diplomatum penes
« cL Casimirum Donaudi sunt ». Queste copie si trovano fra le schede del
De Levis, nella cartella Abba:(ia dilla Novalcsa, nella busta II della Cronaca
eccUsiastica, La copia non è priva di errori.
C Una trascrizione di questo documento si trova nel volume mano-
scritto LVII (fase. n. 36) della collezione Miscellanea patria, nella biblioteca
di Sua Maestà in Torino. Questa trascrizione termina colla dichiarazione
autografa : « collatum cum exemplari ci. losephi Xaverii Nasii manu descripto,
« a P. Balbo ». Apparteneva adunque alle collezioni procurate, specialmente
da Prospero Balbo, alla Società fìlopatria, della quale si farà ricordo nel
preambolo (lettera B) al Necrologium monasterii Sanctorum Petri
et Andreae Novalicii.
(S. T.) In nomine domini Dei et salvatoris nostri lesu
Christi (•). secundo Eimricus gratia Dei imperator augustus, anno
imperìi eius Deo propicio quarto, sexsto kalendas madii, indicione
tercìa. monesterio sanai Petri, qui est constructum in loco qui
5 dicitur Novalicio, nos lohannes filius quondam Duranti, famulo ai dw^J.' m^
ipsius monesterii (•*>, et Richelda, iugalibus, filia quondam Benedicti, sfpiS^ndUKoi
qui protessi summus nos mgales ambo ex nacione nostra legem «u, figiu di Bene,
vivere romana, ipso namque iugale meo mihi (') consenciente et femiti lìgw^ro.
, , mene, dando il
subter confirmante ^'^^ presens presentibus diximus. promitimus marito u conien«o
elle nogliey prò*
IO et spondimus nos qui supra iugalibus, una cum nostris eredibus ^"^°°„ag,°2
a parte ipsius monesterii, aut cui pars ipsius monesterii dederit, a °^^ KJ^hT^orl
modo nuUumquam in tempore non abeamus licencia, nec potè- J^oMÌTer^nd^l
state agere n[ec] (•) causare, nominative omnibus rebus illis quibus \^f^° *** "*''
sunt <0 positis in loco et fundo vic[o] (8), qui dicitur Campo Mer-
(a) a ihù xpi (b) In A le parole famalo - monesterii /iirofto aggiunte interli-
naartnente di prima mano, (e) A m {à) A avea scritto confirmantes e poi lavò
la s (e) In A le lettere ec scomparirono per un guasto subito dalla pergamena,
(f ) A st (g) In A la o scomparve per un guasto della pergamena.
:ONUMENTA N O VALICI EMStl
IctO, et in dns tenHorìo, qooà nos qui supn lotunni et Ridielda
iugalibos'** adrersus ipsius monesterìi qoerere, aut exagcre po-
tuimas, et qnod a pane ìpsius monesierìi oJic tener et p[o]sedÌtf'',
onuiia et ex omnibus in integrum, dìcendum quod nobis exinde
aliquit penincre debebatit, se[t]''J de ic in antea omoÌ tempore
taciti et contenti pennancamus. quod sì smodo acquando lem-
' pore nos qui supra iugalibus, una cum nostrìs eredìbus adversus
predicti inonesterii, aui cui de pane ipsius monesterii dederit de
suprascrìptis rebus illis omnibus agere aut gausare ve! removcre
presurnserìmus, per nos aut nostras submitantcs personas, et taciti
exinde orani tempore non permanserimus, vel sì aparueril uUum
datutn, aut factum, ve! colibet scriptum, quod nos de suprascriptis .
rebus itlis exinde in aliam parte fecissemus et claruerit, tunc
componamus nos qui supra lohanni et Ricbctda iugatibus, una '
cum nostris eredibus adversus ipsius monesterii, aut cui de parte t\
ipsius monesterii dederitìs suprascriptis rebus illis omnibus unde
agc aut gausare presumserìmus in dublum, sicut prò tempore '
fuerit meliorata aut valuerit, sub exstimacione in consìmile loco,
insupcr pena argentum denarios bonos libras decem, et nec nobis^^ |
lieead ullo tempore nolle quod voluìmus, set quod a nobis semel d|
factum, vel conscriptum est iiivìo!,ibiliter conservare proraitimus,
con stipulacione subnixa. quidem et ad anc confirmandam pro-
misionis cartulam*'' accepimus nos qui supra iugalibus ex parte
predicto monesterio exinde launechilt paluello uno, ut ec nostra
promisio, sicut supr.i leyitur, oniiii tempore firma et siabilis per-
manead adque persistat. actum in suprascripto vico, qui dicitur
Campo Merleto, feliciier.
Signum ^ ^ manìbus suprascriptorum loliannì et Richelda
iugalibus, qui anc cartulam ''' promisio fieri rogaverunt et supra-
scripto launechilt acceperunt, et qui eidem lohannì conìus sue
consensi ut supra <bJ et eorumque relectum est.
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diiri
li canctìlo
( It riicrilf^
quMit apprit
o.-lp
i-rif
0 ili riti. m,d.,Ìm->
I. ACTA. 205
'■Sigiium ^ ^ manibus Dominici, et Aldeprandi, ambo legem
itlUijlfn romana, testes.
_r2e{,$Ìfgntim ^ ^ ^ manibus Aldefredi, et item lohanni, seu
^J^JBifip vsstcs.
T.) Ego Vuigo notarius sacri palacii, scriptor uius car-
^JM promisionis, post tradita compievi et dedi.
' \
y
LXXVIII.
H. 1052 giugno i6y Carmagnola.
'" '«1^ Fonti. A Pergamena originale, molto, sciupata dair umidità, nella bu-
"^M:!! àtWAhhaiia della KovaUsa, nelFArch. di Stato di Torino. È in carat-
.^IM minuscolo regolare, anzi elegante. L* influsso del corsivo non è molto
pfÀ| t sopratutto vuol essere qui notato che vi s* incontrano i nessi corsivi
%Mi»9 «sp». Corsiva è anche la p di «compievi» al r. 31 di p. 207. Os-
^^^MMd Ancora i nessi : « ri », a ci », « li ». Né dimentico & per a et ». La a
di « actum » è minuscola. Non mancano le abbreviazioni per sospen-
l: « 1^ » (cioè « legitur »), « fel^ » (cioè « feliciter »), « fil^ » (cioè « filius »).
ttOTO « kal^s » ( cioè a kalendas »). Le parole sono le une dalle altre
saie. Non viene adoperato il dittongo x tranne in « me$ » al r. 12 di
Né devonsi trascurare le abbreviazioni per sospensione : (c sup' » (cioè
■ AiÉj|^*X *ip'* (^^^ " ipsius »). Può rilevarsi la m in « imp- », p. 206, rr. 2 e 3,
^atUfé 30^ r* $f e in « roboramdam », p. 207, r. 24. La sottoscrizione notarile
. :jMn^' anche qui con alcuni segni corsivi, e con alcune note tironiane,
^ràkcome avviene nel doc. lxxi.
Supplisco, per quanto posso, le parole perdute in causa dell* umidità, e
n^kMa ì supplementi tra [ ]
Noto la doppia ortografia con cui è qui scrìtto il nome di Carmagnola,
• ^loè: « caraminiola » e « charamaniola». Nel regesto, in calce alla per-
gamena, comparisce anche la forma « caramaniola ».
In calce alla pergamena, sulla faccia recto, leggesi il sunto dell' atto. È
in carattere minuscolo, non molto elegante, e non saprei con sufficiente sicu-
reisa attribuire quel tratto ad Azzone nouio. Differenze molto spiccate fra
i dne caratteri non ne vedo, ma neppure può sostenersi la loro perfetta iden-
tilà. Veggasi il n. lxxvii, e più innanzi al n. lxxxvil Noto il nesso « xi »,
die ricorda la forma corsiva. Il fregamento e V umidità fecero quasi affatto
^TÌre la porzione di destra della postilla stessa.
Il documento presente e quello del 26 febbraio 1043 (j^' l^xi) sono
(a) A ctr
t
i
w
■ OliClirSTA SOTAt.[Cie«SU
(S.T.) i.
OnidH.
ifKKtr tuoftotmt sMcsi nzU( ({noa ex cOBtfracto ni Idcb n^
p^^y T]£si. ego SihqgQ, Sii» qnnndiM AiinniT, tpà \ftobjHus ima
t fi I J n É . ex tudooe awi] legc
.^to3*Mk ppsiis mootsaaio [vcsais ymmubu»
ac] TCBcrabìBiaii loaKcxsiai ili^itf cmniBi.iM ttbn^
Toom io oc mcAi teaufhaa aeàffiet, ec ia)sapa,
Itst^^ Tiuni poBBBnM ctcnufD. wieoqac ^d <pii
VODD dono tt aafèn m «(odeiB mooejaoio sanai Petrì prò
^f^^^ «De mcf merceakni, id wm n— Buh rebus ìQb Ìqtìs mò, que
ijjj'^'* ami poxifu m Eocis « bodis] Cxmnmtoii, NoveIUs<'>, Intn^
"* "*'*'■ riM»*'\ Bablano *>' « io unttor» anttpozitis de ipsis (?) coni
taaioa saper ibentc <'>, cam oste et orto insimiil lencote m sa- >]
prascripto loco Giiranuniob, est per meiisura'[lu£ta iugenas . . .].
coerii ci de uni pine terra ••»<*>, de alù parte via, de terda
parte terra • • •^'>. nam a ()iiar[n parte . . .] sedimiaibus et
vitM Cam areìs suarum, seu lerris arabìlis, adque pratis, sive gerbis,
et silvis cum areis suarum, per mensura iusta iugerras quinque, 2C
et si amplius de meo iurì rebus in suprascrìptìs locis inventum
fuerìi, qaam ut stipra meosura legitur, propter q[uod] supra an-
tcpooo^*', per anc car^lam^'^ aufersìoois pars ipsius monesterìi
M ^ Un ipi W ^ InUitii U ptroU est, tbt aipmaft, ptieU taitra rwUdU
Mltm: |c) S fratnta ifaitUmta U carrtiieiu: laper le hibeute, taltavi* km
ttitri» InlftdurU utl Itil: là} llmlait lasciò bh Irn, tratto in Uanta. (e) U
tlllaii uU, MletW fiano ii prima muia, prmiagtaii tultavia ia tBtrnfmr; ferii prima
Uffnut tmict post (f) A cai Pai Uggirli aiubt il nomi al periHac.
)
<i) Un Tillaggio detto Novello t a (2) Incisa Betbo, sulla destra del
S. di Alba; cf. anche Durandi, PU- fiume Belbo, ael territorio di Acqui.
MCnU cispad. p. 194. O penseremo a lì) " Bubhnoi, nel regesto: « Bu-
Meive e NeviKlie.chesi trovano a NE. «bUnaa, forse s'identifica con Bi-
e ad E. di Alba, in direzione di Asti? bìina (Cavour).
r%
I. ACTA. 207
sancti Petri, am cui pars ipsius monesterii dederit in integrum (*>
potestatem proprietario iuri. eciam dono et aufero ego qui supra
Salvestro per anc cartulam (^) auferxionis, id est omnia b[ona] mo-
bilia et bestiis iuris mei, tam quod nunc abeo, vel quod in antea
5 a Deo propicio adquistare vel laborare potuero. quas autem rex
iuris mei supradiais una cum accessionibus et ingressibus, seu
cum superioribus et inferiorìbus ea[rum] rerum qualiter supra le-
gitur in integrum, ab ac die in eodem monesterio sancti Pet[ri
me ego] qui supra dono et aufero et per presentem cartulam ^^^
IO auferxionis ibidem abendum confirmo, faciendo exinde pars ipsius
moneste[rii] aut cui pars ipsius moneste[rii] dederit a presenti die
iure proprietario nomine quicquid volueritis, sine omni mea et
eredum meorum contradicione. quidem et spondeo atque pro-
mitto me ego qui supra Salvestri, una cum meos eredes, pars
15 ipsius monesterii, aut cui pars ipsius monesterii dederit suprascriptis
omnibus rebus et ipsa mobilia <^^\ qualiter supra iegitur, in inte-
grum ab omni omine defensare. quod si defendere non potue-
rimus, aut si eadem aufersio exinde aliquit per quodvis ingenii
subtraere quesierimus, tane in dublum eis rebus a parte ipsius
20 monesterii sancti Petri restituamus^ sicut prò tempore fuerit me-
liorata, aut valuerit, sub exstimacione eis rebus in consimilis locis.
et iandicta mobilia sub exstimacione precii. anc enìm cartule ^^^
aufersionis paginam Azoni notario sacri palaci! tradedit et scribere
rogavi, in qua subter confirmans testibusque obtullit roboramdam.
25 aaum in suprascripto loco Charamaniola, feliciter.
Signum ^ manu suprascripti Salvestri, qui hanc cartulam
aufersionis fieri rogavi et eique relecta est.
Signum ^ ^ ^ manuum Bonus Omo, et Cuniberti, seu
Tetberti, testes.
;o (S. T.) Ego qui supra Hazo notarius sacri palacii, scriptor
huius cartule ('^^ aufersionis, postradita compievi et dedi. (Azo no-
tarius sacri palacii) <•>,
(a) La lettura di in integram non è sicura. (b) A olì (c) L$ paroU et ipta
mobilÌA sono state di prima mano aggiunte nell'interlinea, (d) A cai (e) Chiudo
tra ( ) quanto neW originale sta scritto in note tironiane.
■ ^
— ^
^^^^^1 -^^mi^K^^^^^
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.^— wt T-- — -~wr — — -Il 111 '
Lk
4
I. ACTA.
209
. . Quibus auditis et recognitis et illis ipsis cardinalibus episcopis^
dlicec Humberto Silve Candide, Bonifacio Albanensi, Petro
>sQensiy lobanne Portuensi, Anselmo Lucensi» Wiberto serenis-
imo imperiali cancellano, Desiderio venerabili abbati Cassinensi (0^
Idraldo Bremensì, aliisque quamplurìmis, ita est deffinitum et
Lidicatum, atque a sacratissinio iam dicto papa laudatum et con-
irmatum, ut illam decimationem, unde querela agitabatur, pre-
[icta abbada sine uUa contradictione teneret in perpetuum. quo-
liam &c.
Hec igitur facta sunt sub anno, mense atque indictione su*
rascripta, in palatio Lateranensi.
Scriptum per manus Octaviani notarii et sacri palatii scri-
iarii ^•^
In calce al documento, dopo le sottoscrizioni del papa, di Ildebrando ar-
idiacoQO (s), di V Pietro peccatore » (1), di Umberto, di Desiderio, leggiamo :
^ Ego Adraldus Bremensis abbas interfui, laudavi et sub-
crìpsi.
LXXX.
1060 (?).
Fonti. A L* originale andò perduto.
B Un sunto del documento fu ricopiato, da una mano del cadere del
scolo XI, in fine al codice manoscritto del Martyrologiumdi sant* Adone
:. ] 37 b), che un tempo apparteneva ai monastero della Novalesa, e che ora
:cresce le ricchezze raccolte nella biblioteca di Corte di Berlino. Per cor-
(a) Zaccaria Ugge scrivarii
(i) Umberto vescovo di Selva Can-
ida morì nel 1063 (Gams, Serus epi-
op. p. ix); Bonifacio vescovo di
Ibano sedette negli anni 1049-67
jAMS, op. cit. p. xxii); san Pier
amiani fu vescos'O di Ostia fino
; 1066 incirca ; Giovanni VI, vescovo
i Porto, mori al tempo di Urbano II,
successe, verso il 1050, a Giovanni V
jAMS, op. cit. p. vili). Desiderio è
celebre abbate, che successe a Gre-
Aionumenta Novaliciensia,
gorio VII col nome di Vittore III.
Quanto al vescovo di Lucca, qui non
si può alludere che a sant'Anselmo II
da Badagio, che successe al suo omo-
nimo, fatto papa nel 1061 col nome di
Alessandro II; cf. Gams, op. cit p. 740.
(2) Cioè il celebre Ildebrando, poi
papa Gregorio VII.
(3) Cioè san Pier Damiani ; cf. Mer-
cati, Pietro peccatore, in Studi di storia
e diritto, XVI [Roma, 1895], 10.
14
210 MOSUUEVTA SO VA LIGI EN5I A
Km UTiDBmc dm. R. Wìlnust lai tn rnnrrnr di e
acMo mnxwaino ia Torino, ncIU UbikMeca Suioule. Da qualche poauIDa iS i
BUBo iuILnu del tecolo icono (reggisi p. e Uc- 171)11 pa& conchìudcTE che
ki qDdl' epoca il oaddosomo tà troviva ucora m luTu. Anzi d» un cenna
EfttMC da G. P. HETIuUtesui {Mnw>a«nn M^nm, 1- ejii. per con di
A. Bo^ ad Mm.kia.pttr^Stnfl,n,i2St-&t)v pub desumere che questo
codice Ibui va fndli die paaMroao h» praprìcti di Eugenio De Levis.
PubUiai 4fu»» Notitia aelle mie Rùirtht. f. 41. Ne diedi anche il
facsimik odU urofa agpuau t p, ^8 (ti □. 5}.
Olfcrvo che i oMm dei teninioaì sono coUocjd alla fine de) docnnienui,
iccoodo r u>0 invalso nel secolo xu. Kao i lunavìi oeccsmio credere che
cid del pari avvcoiiM nel lesto completo ddla inTCìuaira, e>i t ami a pre-
■luDBte che i leitimoai Conerò ricordati colla toltta (oraiala : ■ signimi • t
nel toilio polio.
L' abbate AdralJo reggeva la Novalesa nel loéo, come abbiamo veduto
nel prcccdetrce documento. Koi peraltro ignoriamo quanu» si» durato il sua
governo abbuiale. Hsio à ricordato anche nella leuera di san Pier Damiani
alla cnntMsa Adelaide (cf. Rictrcht, p. i;;), no. sulla diu di quesu lettera
non »i hanno dati sicari. Nel falso diploma 109} di Umberw II (o. Lisxm)
troviamo l'abbate Eraudo, die senta dubbio si idL-ntitìca con Adraldo, e la
ttftimonìanaa sarebbe gravisùnia, se di quel docuroemo mi potessi tranquilla- '
mente fidare Ma il diploma genuino del loSi <n. l:(XXX) ci conservò il ^
noiM dell' abbate Bveraldo, che dovrebbe identificarsi col nastro, \
Sulla e. t H del mcdesìnia codice del martirologio Adoniano, si legge 1
una nota di pnues^ì e dirilli della abbaiìa. Trattasi di un elenco di rcd —
diti, che alcune consorterie dovevano pagare. Tali consorterie stanno di —
vise topograficamente, e sono : « de Caini[aD]o ■ (cioè Carignano) ; ■ de Con—
«dovoroi (cioè Condòve, nel territorio di Susa); ode Cumbavianaa (do^
Cumiana); >de Campiliones (cioè Campigliene, nella diocesi dì Pinerolo)
■ de Ceredo ■ (cioè Ceretto, fraiione di Condove). Due parole per schiatl
mento. L' elenco dei ■ fratres de Condovoro » comincia : ■ Aimo .1111. d. 1^^
costui doveva cioè date quattro denari. L' elenco dei ■ fratres de Cumb^^
«vianancomiacia con sRicharduss. .11. ■, cioè doveva dare due soldi. Fraqu^^
di Cumiana, figura ■ Walterìus », segnalo anch' egli con due soldi. Vengoc^K<
per ultimi i « Confratres de Ceredo », e primo tra essi viene ■ Walerìus «a ^
Buxore >. Questi elenchi furono scritti da più mani, come può vedersi <■ al
facsìmile che in parte li riproduce nelle Rìctrclu, in fine alla descrìzione (3«/
Martyrologium Adoois. Ma queste mani sono tra loro presso a poco
contemporanee, e spettano alla prima metà del secolo xt (cf. Ricerche, p. }7J,
Qui può essere anche opportuno riprodurre due note che Carlo Hampi
(Reiu nach England, in .V. Archiv, XXII [1896], 255) trascrisse dal codice di
Cheltenham, contenente buona pane delta Misi. Langob. dì Paolo dìaoomi.
Il codice apparteneva al monastero della Novalesa (come dissi altra voln,
I. ACTA. HI
cf. Jdurche, p. 64 sgg.) e spetta al principio del secolo xi piuttosto che alla
fine del x. Le note sono le seguenti, che si leggono a e. 107 b:
« Anserannus quatuor sextarì vini . . . Hf e in tali tenore fiidunt isti fra-
« tres» qnos supra nominavimus, ut post mortem illorum quisquis ipsas vineas
«emerint, vel tenuerìnt, istam fraternitatem reddant, videlicet sancti Petrì
«Novalicii».
D* altra mano:
« Lohersgobaldus .1111. sextarii vini . . . dedit . . . sancto Petro Novalicio,
«at monachi per omne tempus anniversaria eorum faciant».
Naturalmente Hampe si limitò a trascrìvere poche righe fra mohe, gui-
dato solo dallo scopo di comprovare 1* origine Novaliciense del manoscritto.
Qpeste « fìatemitates » o consorterie possono fornirci utili nozioni sul-
r amministrazione monastica, e dimostrano una volta di più che, se estesi e
numerosi erano i possessi, non grandi erano i redditi effettivi.
BREVE recordationis investitura quam fecit Clemens de Gai- i^^^'J^H^
Ione ('> sancto Petro domnoque Adraldo abbati, tradidit 2,*^b^,e*tiiÌNÌI
namque sancto Petro de Novalitio coram testibus subterscriptis u**SÌ>bigu^ ISà
omnem medietatem sup mobilip, quam habere visus fuerit in £^0 deiu mi
fine vitp suf. testes: Petrus, magister Bellonus de Venalido W^*),
et Mainerìus, et Benedictus.
LXXXL
1063.
Fonti. A L'originale andò perduto.
B Nel 1502 Pietro de Allavardo da Vigone, prevosto di S. Giorio, cap-
pellano di Andrea Provana protonotario apostolico e priore della Novalesa,
stese un Inventarium delle cose mobili del monastero, che ci è pervenuto
in manoscritto autografo nell'archivio dell'abbazia, presso 1' Arch. di Stato
di Torino, come dissi largamente nelle Ricerche, p. 117 sgg. Il medesimo
Allavardo, nel 15 12, trovandosi prevosto di Villafranca, redasse un secondo
Inventarium iurium prioratus Novalitii, e anche questa volta non
(a) B nenaV
(i) Giaglione, villaggio ad O. di scioglie in « Venalicium ». Venaus,
Susa, a ^reve distanza da quella città, villaggio circa a mezza strada tra Susa
(2) L' abbreviazione data dal ms. si e la Novalesa.
morte.
3= «r-
^""1
I. ACTA. 213
C II falso dìf^oma di Adelaide può essere considerato come compilato
sulla falsariga del diploma genuino del 1070, che noi troviamo rispecchiato
nel diploma di Umberto II, 108 1.
D Pietro de Allavardo, nei suoi inventari del 1502 e del 15 12 (cf. Ri-
cerche, p. 117 sgg.), regesto questo diploma, trascrìvendone la data dell'anno,
e la prima concessione in esso contenuta. Ecco che cosa scrìve 1* Allavardo
nell' inventano del 1 502 : « D. Aladia comitissa fecit domino priori investi-
« turam de uno manso in laglono sub anno 1070, alligata cum certo baculo ».
Nell'inventario del 15 12 si legge: «Aladia comitissa fecit investituram de
« uno manso sito in laglono, anno 1070 ». Questa doppia testimonianza ci
(a conoscere la vera data del diploma di Adelaide.
Qui ricavo dal falso diploma di Adelaide (n. lxx), quanto si può attribuire a
questa principessa, giudicandone alla stregua del diploma del 1081. In questa
rìcostruzione non pretendo naturalmente di avere riprodotti i particolari del
documento» ma solamente vorrei sperare di averne indicati i tratti principali.
Tralascio l'allusione ad un diploma di Carlomagno, che abbiamo nel
falso diploma di Adelaide, poiché non n* è chiaro il significato. Trascuro
anche il cenno alle decime del monastero, che leggiamo nel diploma Um-
bertino del 1081, n. Lxxxx; ben è vero che la testimonianza di quest'ultimo
documento è gravissima, ma il silenzio che sopra di ciò mantiene il falso
diploma di Adelaide, mi ritiene sospeso. Ebbi per sospetti gli accenni al
« distretto », in quanto questa parola significava diritti giurisdizionali.
Chiudo fra [ ] le mie congetture, che presento timidamente, quantunque
a proporle abbia l'appc^gio del documento Umbertino del 1081 (n. lxxxx).
Prima di chiudere questo preambolo, voglio ancora avvertire una appa-
rente discrepanza tra il diploma del 108 1 e i regesti dell' Allavardo. Da quello
apparisce che Adelaide donasse più che un manso in Giaglione; questi invece
fanno paiola di un solo manso. La conciliazione tra le due discrepanti testi-
monianze ci viene dal falso diploma di Adelaide, nel quale dapprima la con-
tessa dona un manso, e poi un secondo ne conferma, essendo ambedue situati
in Giaglione. Di qui apparisce che non senza buon fondamento dobbiamo
servirci del falso diploma di Adelaide per restituire il documento genuino.
.,• domna Adaleida comitissa . . . dedit Deo et beato Petro aposto- Adcuadeconte
' M o£Brc « S. Piea
lorum principi de Novalicio et fratribus ibidem Deo servientibus ^^^ ^r^l!"..*
^ * noAiuo in Giaglu
mansum quod est in Gallione, quod colit Martinus cognomine ;^J,^•JIit^^{J"
Brunus, cum omne districto et proprietate tocius mansi, excepta Gh^"(S Su»
5 tantum tercia parte messium et vini, adque fructus arborum, quod
abbacìe sancti lusti fuit datum^ absque districto. confirmavit conferma uni
... 1 «1 • • t I I 1 • *" manso ivi s
eciam alnid mansum, quod ibi pnus habebant, eodem iure quo tutto, e «à poi
seduto del moni
et suum contulerat . . . cum omnibus montibus et planiciis, adque «««0, coi monti,
ME K '>'ii£. ic Kti [lineai t^pìiTpr Krir^^ >~r?TTio-' naKJanK.
^
I. ACTA.
215
LXXXV.
(1070 ?).
Fonti. Eugenio De Levis nelle sue note manoscritte al Qironicon
Kovalidemu (arcb. dell'Economato di Torino, Cronaca ucUsiastica, busta II),
notò che san Pier Damiani parlò dell* abbate Aldrado o Adraldo anche nella
sua Vita sancti Odilonis abbatis Cluniacensis, che egli conosceva
aolunto nelle edizioni (0.
Dovendo riportare in questo luogo il passo che e* interessa, mi procurai
la collazione di parecchi codici, i quali peraltro assai poco differiscono dal
testo volgata Se posso citare qui alcuni manoscritti inglesi, lo devo non
sobmente a coloro che gentilmente per me li ispeiionarono, ma ben anche
al eh. conte Ugo Balzani, per la interposizione del quale potei ottenere siflEsitta
oorte^a.
Ecco adunque le fonti alle quali ricorsi. So benissimo di non aver usu-
fituito né di tatti i codici, né di tutte le edizioni; ma non mi parve indispen-
sabile allargare di più le ricerche.
Biblioteca Nazionale di Parigi.
A Codice n. 5290, ce. 122 b- 123 a (cf. Caiaìogus coda, hagiograph. latinor,
in hibU NoL Paris, a cura dei Bollandbti, Bruxellis, 1889, 1, 524), del secolo zìi.
B Codice n. $351, e. 166 a (cf. Coiaio^ cit. II, 301), del principio del
secolo zi-xii.
La collazione di questi due manoscritti io la debbo alla squisita cortesia
del eh. H. Omont
Biblioteca Bodlejana di Oxford.
C Ms. n. 817, e. 39 B, del secolo xii, verso la metà (cf. Neues Archiv,
X, eoo).
D Cod. Rawlinson A. 416, ce. iiob, col. 2 - in a, col. i, della fine
del secolo su (et Naus Archiv, IV, 385).
(i) In conformità a quanto aveano
notato i vecchi eruditi (cf. Migne,
Patrol lai, CXLIIIJ, 944, nota), anche
nel N. Archiv, VII, 419, vien detto
che questa Vita Odilonis dipende
da quella di Iotsaldus, presso Ma-
BILLON, AnnaUs Ord, s. Benedica, VI,
I, 679 sgg.; ma per lo scopo nostro,
questa circostanza non ha impor-
tanza. Vuoisi peraltro avvertire che
lotsaldo crede che sant* Odilonc mo-
risse nel 1049; invece san Pier Da-
miani lo dice morto nel 1048, es-
sendo nelPetà di ottantasette anni, e
dopo cinquantasei anni dall* ordina-
zione monacale. Da questi dati si
può ricavare indirettamente qualche
raggio di luce per la viu di Aldrado,
che fu, nella sua giovinezza, discepolo
di Odilone.
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I. ACTA. 217
LXXXVI.
1071 maggio 19, Torino.
Fonti. A Pergamena originale, Ahhaxia àeìla Novàlesa, busta II (Arclib
di Stato di Tonno). È di forma oblunga, abbastanza bene conservata, fatta
ctceiioQe per una lacerazione che subì a circa un terzo della sua altezza.
Perciò alcune parole andarono perdute. È in carattere minuscolo, colle let-
tere di forme ormai sviluppate, e che si avvicinano alla regolarità che ca-
ratterizza il secolo xn. Le abbreviazioni « 1^ » (cioè « legitur »), « ip* » (cioè
e ipuos »), « sup* » (cioè « supra »), sone ovvie nei documenti di quest'epoca.
La sigla C spiegai sempre per « con », dacché in un caso (p. 218, r. 30)
rinvenni la parola scritta distesamente :« con stipulacione subnixa». L'ab-
breviazione « car » spiegai per « cartula », giacché in un luogo (p. 219, r. 4)
hassi: « cari ». Nella parola a actum » (p. 219, r. 3) rimane ancora un qual-
che ricordo della a corsiva, quantunque essa sia molto trasformata.
Sul verso, non trovo degno di nota che un solo regesto : « Campo Mer-
« leti ». Pare di mano del secolo xii, ma, con minore probabilità, potrebbe
anchf attribuini sX principio del secolo seguente.
(S. T.) Anno ab incarnacione domini nostri lesu Chrìsti (*>
mOlesimo septuagesimo primo, quarto decimo kalendas iunius,
indicione nooa. monesterio sanai Petti, que est constructum in
fundo Brcmeto. ego Drodo filius quondam Maimfredi, qui prò- ^^PS^Jj^^ £»J
5 fÌMSO sum ex nacione m«a legem vivere romana, offertor et do- o^h." "^"^fZ
oator ipsius monesterii, presens presentibus dixi. quisquis in frS^ai"r,^t«
Sinctis ac 'm venerabilibus locis ex suis [a]l[iq]uit contullerìt rebus Brem?
ittsta Octoris vocem in oc seculo [centuplum accipiet, insuper,
quod melius es]t, vitam posidebit [etemam* ideoque ego qui
0 supra] Drodoni dono et oflfero a presen[ti die in eod]e[m] mo-
nesterìo sanai Petri prò mercede et remedium anime mee. hoc ,,« pe,„ ai «mf
sunt pecias tres (**> de campo una ex ea pecia una de vites con (*) ,J"dr Jìwi,^l
area sua simul ten[en]te (**> iuris mei, quam abere viso sum in loco ietto.
(a) A Ihn spi (b) Lt lettert tr sono sopra ima lavatura, (e) Seiclsi Q in con^
MMané in. frasi eonsimiU alla presenti t notai del secolo xi adoperino la forma cnm, a
qMmiimmqué quella sigla pelosa, in generale parlando, interpretarsi per cam Ma, nal
catù frestnU, abbiamo un esempio (p. 218, r, }o) in cui a tutte lettere sta scritto con
(d) A tente
àiameimiiaa NevaHcsenna, 14*
(fafeadere non ptxaeci^cs, jnr a roi» exàie aGqoìi per n»
geanm foscraiieTE coeaemma, asic b£ Ajbhioi u^jaimpia IJ
citferHoae pan ipucs monesar^ rEsomanGs. acot pco loufUR
faeriac mefioruis sa valocTTiit scb cxsDmadoDe in cnosmnle ^^
Ìoa>, et nec mihi liceali olio [anpme doQo ^ qood vohii, set quid
^ me ««md ùctnm vel axuaipanD est mriolabiliRr comorare
proiaito, a» <*> sopoladofie soboix^ pagiium ADo qui et Bo- jo
ItfttUhi Ci.i. fa)SeUldC e. t. {i, Afmti*at%; wd ftmdm iti mtUt
U i r ftà ikt éUrt m Vf^;* dtlU t U t*réU es ctrritftmdt migha c»« cà, eÌM
agU mi dtl ■Mfr» mtUU. S, truiriai, mnJt Faffmtm^t. fd) A itét (c> la
MMa Ti ft »itmf di prima >MgM mlT imUrUiut. {i) StUld Q r. f. • f^ *l r. ti.
ttt Li fértU et p«r prcMB »u £ ^rÙM ana, ■>« ifaM« ittOtt tfra
(h> .4 cit (i) £4 nllstj UHI < TtffTtmlaU isU> MUa flfla. (k) •< o
(I; 'l il(. (n) eoa < f h n /alft bH(r<.
I. ACTA. 219
nezo vocatu sum notarìi sacri palaci! tradavi et scribere roga-
yit(*>, in qua subter confirmans testibusque obtulii roborandam.
actum infra dvitate Torini^ feliciter.
Signum 4^ manus suprascripti Drodoni, qui anc cartulam^^)
ofiersionis fieri rogavit sicut supra legitur.
Signum 4^ 4^ manibus Rotfredi, et Brunoni legem viventes
romana, testes.
Signum 4^ 4^ 4^ manibus Bonardi, et Leoni, seu Aldoni, testes.
(S. T.) Ego qui supra Allo qui et Bonezo vocatu sum <*)
QOtarii sacri palacii scriptor uius cartule (^^ ofFersionis post tradita
conpievi et dedi.
LXXXVII.
1072 agosto 22, Casellette.
Fonti. A Pergamena originale nelFArch. di Stato di Torino, Ab-
ha^ia deUa Novalesa, busti II; è in carattere minuscolo, nel quale riroane
ancora qualche traccia del corsivo. Non hanno interesse le abbreviazioni:
cip' » (cioè « ipsius »), « 1^ » (cioè a legitur »), « qual^ » (cioè « qualiter 9),
< 61^ » (cioè « fìlius»). Per quanto comune, cito anche un modo di scrittura,
che, colle abbreviazioni ora indicate, ricorda Fuso antico; in: «ssta» (cioè
< suprascripta ») la prima s è piccola, così che la parola a primo aspetto si in-
terpreterebbe : «ista». La parola «actum» (p. 222, r. 4) non è in corsivo,
non in minuscolo, ma ha traccie dell'uno e dell'altro carattere, giacché cor-
sive si possono dire le due prime lettere, mentre sono minuscole le rima-
nenti. La sillaba a con », <c cum » viene rappresentata dalla sigla Q . La sil-
laba ff et » è rappresentata da &, e non mai dalla nota tironiana -|* ^^
parole sono, per ordinario, abbastanza bene divise, ma in parecchi casi la con-
fusione delle sillabe, che caratterizza ancora il secolo xi, si fa manifesta, laonde
p. e. abbiamo : « mee go » (cioè a me ego »).
La postilla a' piedi del documento è pure di mano del notaio, che scrisse
Tatto, e contiene una notizia, che in questo manca, cioè la partecipazione
airofferta da parte della moglie del donatore. Una postilla conforme tro-
vammo al n. Lxxviii, ma là non eravamo del tutto tranquilli nel giudicarla
dal notaio stesso, che scrisse il documento Una postilla simile venne ap-
posta anche sul verso del doc. Lxxvii, ma ormai è illeggibile.
(a) A ha it di corredatone, ma pur di prima mano, (b) A cari (e) A uocatusu
dove forse la s serve a due funzioni, come se vi fosse scritto: uocatas su (d) A caf
XK JCCVrMZyTA yCTALICIEySIA
I2 inngn ;i!m ,iiiimr>. ± firyii'. a SBervaÌBae £ ÓBo ckc ala Ki
». dA 1 itcmit s, t Strcajox j. i doe r.iiiiinn caS* oaKnsiÌBBe del cransta
ScTa£cis3se 3:. :. la?. 3.1 maùe jczrie: c.abì bokSe Socadads di-
• dcTJ- Neil iJM r: xj= «sECckaL^ms*} II 17, Torino (^IH^
/#fTr Sjt'jùjl. 2fxscz Z. lìTArd:. £ Scoi » & aesgc: « aaoeasecrìo beati Petrì
< in !i2cs rrii Xmlùx Jrrfrrr 3. )ti xacsa? acaae £ e Navahza » non coo-
ÓBoò setTiso, e znnjkou: 3Ù1 tjrfi tXvrilBcàaij (està dei X| aprìkitéa,
Asbfcii wlj, Kiraùzéi. resa ZT^ cXc^uca j ^cana id 22 noieiuiMe 1163,
hri^ » Kcnlsia j czrti i«tL ; r zraggrn 1 177. ztz*^ e Xoraficcnse inooa-
«scerism» 'czm iel ij sjtzc :20fp ìtìv. «XovaEtiaB (carta dd gionio
XI corcare race. rn». 3<:i t rero che aon cadàe cos: presto <ijlt« me-
mona, gUc^hè ascari En := i:^ iel zé zencj5o : 209 Ieg;giaiiio : « ecclesie
€ sancii Pecrl V ^«relixcù « 'Irf). Pesca per qulc!ke tempo «fivcma g*|»^^^^^y
ToEgara « Vc^aiecfa » ^carte iti :* laz^o iizu 15 aprile 1226, hi). (JjmDdi
rìtOTBico « Soralìcani » «carta i j IszHc :32S» hi), e « Noraficia «(carte 2 geo-
oaio e 2 giugno 1250» ivi). Kocrrole è Li forma adoperata nella catta 26 di-
cembre 1250, iad. m (:vi),iove si leggìi td. lacocos prior de Noralidisa.
e SoTaksiss: m troro in carta iel 14 agisco 1235 (ìviX « Novalisiiiin m in carta
ici 12 noTcrzbrc :2j6 'Iv: , tN:tiZcìi > In cirta 2S luglio 1239 (ivi), «No-
T vaI:c--= J := carra io zzirzo zziy IvTì ice. U=a bolla del 2 luglio (1247)
T »-»■'- - *■" ■• •*
- - « . izT.'.'.i *J. i-ic.e. e :m:r :jj.:ì ' . . . rriTT: et conventui sancii
-r Pctr: :t S:viliie, Ori:-:ii siz::: Zcnei.ji. Ti-;rze::s:s diocesis » (ori-
g'nalt, ;v., L-rrcii Jj Nrvil : i< ir, ir.i ".jtterà i- Giacomo abbate di
Susa. :;;;, ?:ì-: .. r. :^:.. il :-i'.c .n i'.tri :jr.i ^ deito r prior ecclesie
t s. Pctr: -ie Sz"iV.i' -: .^, 'Z'.z. '.-gli: 12 .•:..'.■.', r. :^2 . Trovo quasi per-
fetta-e r.: e 'a !'crn:a ittui'.i ir. uni zir.i [.-i.-b^:. .V;:-.:. busta III) del 25 gen-
naio ;2?i 1 : '^ rVuter Am-.-ie J5 pr-r cior.aster.: sanct: Petr; de Novalexia ». Una
carta d-j! .'5 agosto 12.S7 ricorda i n:-nàci •. de Novalisia .) (ivi, busta IIII),
e in un atto d-! 17 marzo 150: si ntenzio-.a A:::eieo priore del monastero
di S. Pietro " de Novalexia >j, rr.a li rr:edes:mo in una carta del 25 novembre i ;oi
viene detto priore di S. Pietro « ùe Novaliùo >.> (ivi, busta IIII). Infatti Tantico
nome continuava ad adoperarsi.
(S. T.) Anno ab incarnacione domini nostri lesu Christi <^*^
millesimo septuagesimo, undecime kalendas setembris, indicione
oct.iva. moncstcrio sancti Petri constructum in valle, qui dicitur
(.() A ihu xpi
I. ACTA. 221
Novalucce. ego Vuilielmus filius quondam Vadani, qui professu . gacUeimo. de
fu VAdinOf che pò
sum ex nacì[o]ne <*> mea lege vivere Langobardorum 0\ ofertor y^\^ p^JJ^
[et] donator ìpsius monesterio, presens presentibus dixi. quisquis
in sanctis ahc venerabilibus loci[s ex suis] alìquit contulerìs(^> rebus,
5 iiisca Octoris vocem in oc seculo centumplum [accìjpiad, insuper,
quod melius est, vitam posidebit eternami'), ideoque ego qui supra^^^
rVuillielmus dono et ofero a presenti die in eodem monesterio aona «i moiusterc
*■ •■ '^ di S. Pietro delli
prò merce[dem] et remedium animee ('), nominative pecia una de ^ovaiew un pnu
prato iuris mei quam abere viso sum in loco et fundo Casellas, «orfo di ceMUette.
o et iacet (^) a locus qui nominatur Pissina Torina, et est per men-
sura iusta tabulas duocenti treinta et quatuor. coerit ei de una
parte terra ipsius monesterio, de alia parte terra Oddo, de tercia
parte terra Ardoino, de quarta parte terra item Oddo, vel si in
ea alie sunt coerenciis. que autem suprascrìpta pecia de prato
5 iuris mei supradicta, una cum accessione et ingresso seu cum
superiorìbus ^f> et inferioribus suis qualiter supra mensura et eoe-
rencias legitur in integrum ab ac die in eodem monesterio prò
mercedem et remedium anime mee dono et ofFero a presente
cartula^) oflfersionis proprietario turi in te abendi confirmo, [ut
o exinde] faciant monahi, qui nunc sunt deodem ^^^ monesterio pro-
prietario nomine quitquit [vo]luerint, sine omni mea, et eredum
meorum contradicione. quidem et spondeo adque promitto me
ego qui supra Vuilielmus una cum eredibus pras (^) ipsius mone-
stcrii (*>, aut cui pras <"») ipsius monesterii dederint, suprascripta
5 oflFersio qualiter supra legitur in integrum ab omni omine de-
fensare. que si defendere non potuerimus, aut si de ipso mo-
nesterio per quaconque ("> inienio subtraere quesierimus, tunc in
duplum eadem oSersio ipsius monesterii, aut cui pras (®> ipsius
monesterii dederit, restituamus, sicut prò tempore f[u]erit melio-
(t) A nacine (b) Le sillaht Ungo sono di prima mano, ma in rasura, (e) Inten^
isti contalerìt (d) qui supra] Di queste due parole sono visibili in A appena il segno
M abbreviazione e l'apice superiore della s (e) S'intenda anime mee (f) A et
iacet in rasura, (g) A supb: (h) A car (i) Goi de eodem (k) Intendasi
pus (1) Correzione di prima mano per monesterio (m) Intendasi pan (n) La
tillaha con è rappresentata dal segno Q (o) Intendasi pan
(l) Matth. XIX, 29.
MOXUMENTA NO VA LIC IEN5IA
fcfwnnis ben ngxn, oc sopCL
SigiiiiiD^^i^iiiaBtnm Bazurdn, et lolunnes, seo Milooi,
(S. T.) Ego qui sapn Beae<ScnB ootsrìus sacri paladi,
scrìptor uìus cvTuIe^*' oficnioms, post tndìBi compievi et dedi. 4
CvTuU <^^' prooiisìoais Cecenmt Vaìlìelmus filius quondim
,ii1"**iI^S!t- Vuad{a)tu, et Gemuai ìugalibos Sìa quondam AlUardi ad mo-
^^mH^^ia nesrerìo sancii Peoi de Movaluciix suprascnpu pecta de prato,
M jtìnn 'g*- in dublo et peaa Domioe argeoii daurionim du[ceatì] (>>, soli-
donim quadraginta.
LXXXVIIL
1072.
FoDti. A L'originale andò perdaux.
B Retro de AlUvardo nd due ÌDTaiuri dd i$02 e del i;ia (et, K-
ctrcbt, p. 117 sgg-) serbò memoria dì un documeoio, on perduto, ligutT'
dante la r^ione detta «Lonai», che comÌDcia alla Bnmetta presso Som
e si estende verso Veaauj. I dne inventari si csprimoiKi quasi coUe iden-
tiche paiok.
INSTRUMENTUM antiquìssimum de qiudam vinea extravache (^} sta
in territorio Secuxie, in Lestay, sub anno 1072.
(1) U mtiMÌt icfa loco, Uinaia tiMuta U fttu iti riga, vt • ff». <b) A ci
{C) A cu (d) Eiitmit Ut i nami ti aifillirimma Irt irati, mt ìmti* m atUama uU-
mtnli dut. (e) A ai (() A eir (g) A du Farti ìt Irt nllimt fraU, Itm.»
duUia U frima tra tilt, ii frimt mane, ma in niiri). Um Uhm lidmtsU itfma
^uttla nMf« ial itile. (b) L'iwatmtéria iti ifii traUutU fMiU parala.
I. ACTA. 223
LXXXVIIII.
Avanti al 1079.
Fonti. A L'originale andò perduto.
B Amedeo IV nel diploma 23 maggio 1233 in favore della Novalesa,
ricorda la concessione di suo padre Tommaso (I), e dei suoi antecessori, no-
minatamente ricordando le carte elargite « a domina Adalasia et a domino
«Amedeo et domino Umberto comitibus». I diplomi di Adelaide e di
Umberto (II) sono degli anni Z070 e zo8i. Pare adunque che Amedeo IV
alluda ad un privilegio di Amedeo II (f 1079).
Amedeo (II) conferma i beni e i possessi del monastero di
S. Pietro della Novalesa.
LXXXX.
1081 febbraio 17, La Chambre.
Fonti. A La pergamena originale andò perduta. Forse vi allude
r inventario del 1 502 di Pietro de Allavardo da Vigone (per questo inventario,
c£ Ricerche, p. 117 sgg.) scrivendo: «item, confìrmatio donationis domine
« Alayde facta ab eodem Humberto comite Maurìanensi ».
B Gian Tommaso Terraneo, Tahularium CeltO'Ligusticutn, voi III,
a. 1081 (ms. nella biblioteca Nazionale di Torino), riferisce questa carta, così
indicandone la fonte: «Hanc ex autographo ipso, meliori quo potuit modo
« a se exscriptam mihi communicavit amantissimus mei d. Maximus Bolo-
« gninus Altadiensis ». Donde abbia tolto la sua copia il Bolognino, lo
ignoriamo; è noto peraltro che il Bolognino, amicissimo del Terraneo,
era un dotto e appassionato cultore degli studi di antichità. Il Terraneo
accompagnò la copia con alcune note marginali, T ultima delle quali si ri
ferisce alla parola, con cui si chiude il documento, ed è la seguente : « Ita
«claoditor haec carta in autographo, ubi quum linea finem habeat in tò
«componat, sub ea voce legitur illud potestà ti, quasi nomen esset
« notarii, vel cancellarli. Sed haud dubie legendum est potestati, hoc est
«corniti, qui potestatem habebat et iurisdictionem et imperìum». L'uso
della parola « potestas » in largo senso, cioè nel senso di podestà, autorità,
esercitata da una persona, non è raro. Lo si può vedere p. e. in due docu-
menti, degli anni 1057 ^ 106 1 del Codex Cavemis, Vili, 17 e 157.
(4 B éa^ H S ff) S C
«crii (i) S Clnsk W---
^
(i) Umberto II il Riofbfzzia.
(l) Cùla, figlia di Ga^dmo 3
grande, conte di Borgogna.
(]) L' antica GaMa Christina (Lnt.
Pari*^ i<56, IV, 691-91) non noooo-
KC*a die na strio Coaooe, tocoto
di Horienna tn il 1080 e il i to6 in-
circa. Ora si crede che due vescovi
di egnal nome abbiano retto quella
diocesi, a poca distanza di tempo tra
loro. Al primo Conone » assegna
presto 1 poco il periodo loSS-tioS,
e li colloca il secondo sotto il 1137
(Mas LaTxa, Tfht it chmalofit,
txÀ. 1479)- Dal pteseme dodOBcnio
rìsoka elle Cododc I era pi Ttjcoto
dì St-Jean de MaoricnDe nel 1081.
Gii U Bixa (SiHt cnmel, i* ed. To-
rino, 1X41, p. 312) coDocava 3 pitelo
Conooe al 108S e il Mcowlo al 1127.
Qjianto a Conooe I, egli era «cacovo
dì Mautienne anche nel 1107, come
risulta da un documento dì quell'anno
presso Rn'AUTEi.LA e Besta, Cbart.
Ukienu, p. 67, n. 65. La cronologia
non è dunque del tntu lican.
cort.
I. ACTA. ia5
trate, sicutcontinetura loco ilio, qui didtur Lastadium, usque ad ^» *, vietai!
acum magnum montis Cinisii et usque ad fontem Varciniscam •**••
Monriscinisii]^*^, nihil nobis vel nostris successoribus aut cuilibet
Iteri retinentes. confirmamus etiam decimam, quam habent et coafenniao u
dcdmache il mo-
cquirere potuerint ... et quod nihil exigatur apud Secuxia vel extra J^!j-^^'
TO peagio de pascuis ovium ab hominibus huius monasterii. JifsiJda**»!»^!!!
i quis hoc donum quod facimus, quod etiam domna 0^ Adelasia dtP«^ttS!rt
omitissa prius fecerat^ calumniare quaesierit, aut per quòdvis in- f^ou^ddu ^
[enium infringere temptaverit, maledictionem Dei et beate Marie
t sancti Petri npostoloruro principis adque omnium beatorum
pirituum irrevocabiliter incurrat^ et sit pars eius cum luda tra-
itore et Datan et Abiron ... et Mambre ('^ ceterisque adversaflls
Ihristi. fiat, fiat, fiat, actum est hoc in burgo Camere (*), in
trìz sexta, in prima scilicet ebdomada quadragesime ^^\ anno ab
icarnadone Domini millesimo octuagesimo primo, Henrico III
ege regnante.
Signum ^ domni(^> liberti comitis qui hanc cartam fieri iussit
Signum 4j> domni ^^^ Cononis Maurianensis episcopi.
Signum 4^ Gerald! decani.
Signum 4^ Rodolfi de Filermasco.
Sgnum 4^ Vi doni de Cambariaco ^^\
Signum ^ Nantelmi de Meolano (5).
Signum ^ Umberti de Bo . . .
Signum 4j> Vuillielmi de Camera.
Signum 4j> Ottoni de Camera.
Signum 4j> Vitfredi de Bogis W.
Signum 4j> Bernonis villici.
Signum 4j> Disderii Daniel.
(a) Supplisco la breve lacuna indicata in B, servendomi del falso diploma del 109)
u LXXXXII), p. 2)), f. 9. (b) B domina (e) B dfii (d) In B non i ten
fisra la s finale,
(i) Mambree chiamasi nella Volgata Aiguebelle e St-Jean de Maurìcnne.
no dei magi che si oppose a Mosè, (3) Nel ic8i il dì delle Ceneri cadde
fcondo SAN Paolo, II Tim. Ili, 8; il 17 febbraio.
f. De Vit, Onomasticon^ IV, 290. (4) Chambéry.
(a) La Chambre, villaggio nella ($) Montmélian, sulla sinistri del-
alle dell'Are, in Savoia, situato fra V Isère.
Monumenta Novalicientia 15
MONUMENTA N O V A L I C I EN S I A
SI quis donum diminuerit vel infringere temptaverit, i
tnatÌ2Cliir et centum libras auri componat potestati <•'.
Fonlì- A L'originile é perduto.
B Breviisimo regesto nell' inventario dei Jocumenii abbaiUli corapilito
nel Iii2 da Pietro de Ailavardo (cf, Kkerehc, p. nS sgg.).
IVecognitco lacobi Lade de Ripotis, facta anno 1088.
LXXXXri.
1093 maggio IO, St-Jean de Msurienne.
Fonti. A 11 diploma originale,
andò perduto. Esso tuttavia doveva «
presentato, munito del sigillo, ai pubbli
l' inventario, IJOJ, di
cosi vuoisi, il pscudorlgioale
e nel secolo xv fti più volte
i, come sì dirà sotto C. Nel-
de Ailavardo viene cosi registrato; o Iiem alia
« confirmatio eidera prioratui concessa per illu. d. Humbertum comitem Mau-
arianenseni sub anno 1093, indictione [5,6] idus r
s presso». Anche aell" inventario del i;ii si li
cura uno sigillo ira-
1 regesto quasi con-
no sigillo impresso >.
che sia una copia dal
di Tommaso 1, in data
1
forme, nel quale pure dichiarasi che la carta era
Dei due invernali parlo in Ricerche, p. 117 sgg.
Fino ad un certo segno possiamo
falso originale del presente documento, il dipli
19 giugno 1104. che si riferisce nell'Appendice, doc. vm, p. 260. Qjiest' ul-
timo diploma giunse a noi in originale.
L' ultimo ricordo che io abbia trovato del pseudoriginale scende al se-
colo xvn, poiché esso viene citato dal p. Pietro Momod nei suoi mas. AmiaUs
Sabaudici (biblioteca del r. Arch, di Suto dì Torino, Storia dtUa Real Casa,
cat. Il, mano Vili), alle ce. 19 1 a e B. Scrive il Monod : « Eiiai in Novsliciensi
«tabularlo illustre monumentum, quo Humbertus comes hoc anno [109]]
«suam erga nobilissimura coenobium pieiatem testatam voluit, araplissimìs
(i) LspartU poteititi nen t tu tinta cui risto, ma ii «i ita al di lalt», carni à
awirii ntl pr turni tU.
I. ACTA. ^2^
e iUis praedlis collatìs, suaque auctoritate firroatìs, quae maiores sui liberaliter
e erogarant ». Seguono alcuni estratti del documento. E quindi : « Huic di-
cplomati appensum est sigillum cereum, curo Humberti comitis imagine».
B Copia del secolo xiv, alquanto deteriorata, per abbondanti macchie
di umidità, uell'Arch. di Stato di Torino (Abbadia detta NovàUsa, busta II).
È una pergamena sulla quale si trascrissero, 1* uno dopo l' altro, questo di-
ploma del 1093, e quello di Tommaso I del 1204. La copia è in forma sem-
plice, senza autenticazioni. Entrambi i documenti sono copiati dalla mede-
sima persona. L* anonimo amanuense non ci conservò un testo molto corretto.
Così, p. e., a p. 232, r. 11, scrìsse «cuiua» in luogo di «auia»; a r. 17, la
lederne « iterum » in luogo di « etiam » è difendibile. Le vere lezioni a so-
stituzione degli errori che vado lamentando, sono suggerite tanto dal senso,
quanto dal confronto colle altre fonti. Che questo amanuense fosse esatto nel
trascrìvere il suo esemplare, dobbiamo crederlo vedendo come eseguì la copia
del diploma del 1204, di cui possediamo 1* originale; veggasi il preambolo
a quest* ultimo documento, lettera B. Si presenta quindi l' ipotesi che egli
avesse a sua disposizione nel caso presente o una pergamena corrosa e mac-
chiata, o un' testo corrotto.
Sul verso, di mano del secolo xiv fu scrìtto: « Copia prìvilegiorum co-
« mitis Umberti et comitis [Tho]me »; e' è poi il regesto di Pietro de Allavardo,
munito della solita firma : a A. Provana prìor de a. i J02 ». È a credere che
sia questa la copia che se ne menziona nell* inventano, 1502, di Pietro de
Allavardo, e in quello del 15 12. Questi inventarì, infatti, non menzionano
soltanto l'orìginale, ma anche una copia del medesimo.
C Pietro Datta {Legioni di paleografia, Torino, 1833, p. 68) cita varie
«copie autentiche del secolo xiv», e aggiunge: a in tutte si legge la data
«del 1093, ^^ ^o" ^^^^ SLnno non concorderebbe l'indizione quinta segnata
« dal Guichenon, né' la sesta che leggesi in alcuna di tali copie autentiche ».
A questa osservazione, egli fa ancora seguire quest'altra : « Il ritrovare l'espres-
« sione del sigillo in questa carta e non in altre di tale tempo, unita questa
« circostanza alla discordanza dell' indizione, ci induce a crederla [la carta]
a interpolata ». Ritengo che in questa affermazione del Datta ci sia qualche
confusione, mentre non mi riuscì di trovare niun' altra copia del nostrp di-
ploma fatta da mano del xiv secolo, oltre a quella che indicai sotto B. Il
Datta alludeva probabilmente alle diverse trascrizioni autentiche dei se-
coli xv-xvi, che descrissi a pp. 52-53, nel preambolo al doc. xii. Tra
quelle copie, preferii, per dedurne le varianti, quella del 27 gennaio 1468,
munita del sigillo di Amedeo IX il Beato (vedi sopra, p. 53, al n. 6). Qui
è conveniente far cenno più particolareggiato di questo documento, indubi-
tatamente originale. Esso comincia così: «Consilium illustrissimi principis
« domini nostri, domini ducis Sabaudie, Chablaysii et Auguste, sacri romani
« imperii principis, vicarii perpetui, raarchionis in Italia, Pedemontium prin-
ccipis, Nicieque, Vercellarum ac Friburgi &c domìni. Notum presentium
I UDiversii, quod nos vidimus, legimus et inspesicnai k it
" vnbo ad verbum Icgi, vidcti ci inspici lecimiu per Kcreurium uibKiìpiun
■ quinque prìvilegii, um impcrialia, quam alia, necton confirmaliotuft lituni
a per prefitum illujtritfiitiuni doniinum nostniiri duceni supei tpsi5 privilegìii
■ conceisis, pane vtBenHlium prioris et conveoius sancii Peiri Ngvaliceiuis
me homiaum suoruni oobii ezhibita, sìgiilis condecenti uni coniinunita. taai
■ quidcDi ei Jmcgra, nontiuc viciala, non cancellata, non abolita, non abnu,
■ ntque in aliqua tua parie suspecia, sed omni prorsui siupicìonis vlcio ca-
• rvntia, tenores contincntìa qui per ordine subsequumur k. E seguono i tit-
guenli documenti: a) falso diploma di Carlo Magno; b) falso diploma dì
Adelaide; c> pcesente diploma di Umbeno li; d) diploma di Tommaso (1)
del 1104; e) diploma di Amedeo (IV) del 12])^ f) lettera di approvaiionc
dì Amedeo (IX) del 20 novembie 1460. Segue la formula di autemicaiioiw,
ia nome del Consiglia, cui vico presto la data di Tonno, 37 getiaaio i^éS.
adi una cotdiceUa
Parte del sigillo
.e colla leggenda:
)i ora liporiaie, C
tano suii preseli-
Ci sono poi le firme. 11 sigillo, che pende legato per meti
lerii:», i in ceralacca, ed i chiuso da una teca di legno.
Aaàb perduta, tna se ne conserva ancora la parte coll'arm:
a [S. Ama]dGÌ ducis Sabaudie n. Le parole che abbiamo 1
che parlano della forma autentica in cui i sei documenti t
tati al Consiglio, danno luogo il sospetto che il Oaita accennaist appuptg
al presente originale, e agli altri esemplari più o aisjio consimili a quaiw,
Veggisi più innanii sotto G.
D Sakuel GtiiCHEMOK, HUloIre iMaìogi^u* (1' edit Ul, 16-17; '' *^
IV, Preuves, pp. 26•2^), riferisce questo diploma, dicendo che a luì fa
iraimeiso dal p. Ilaria di S. Giovanni, dei Cisterciensi, priore dell' Abbondami.
E Dal Guichenon dipende G. T- Tlrbanfo. TabuUnmn Cfltc-Lìgu-
iHcitm, vói ìli, a. 109; (ms. nella biblioteca Nazionale di Torino).
F Neppure ha valore la copia, del secolo xvm, che si trova nel va), LVII|
faac. 6 della Mucdìauia patria nella biblioteca di Sua Maestà ia TorinCk
Essa termina cosi : « collatum cum eiemplari d. losephi Nasi! manu descripia^
■ a P. Balbo ».
G Pietro Datta preparò l' edizione per i Mon. hhl. palr., QwU \,
709-:io, n. 414, dicendo di cavarne il testo da una copia del xiv tento
(quindi da B), ma citando altresì tre copie antiche, in due delle quali ItMf
l'indizione vi, ed in una l'indiaione y. Sia per la discrepanca tra l'uHis
cristiano e l' inditione, sia per l' incontro di alcune * fonnolc siraofdiiuiit 1
uniuroentc alla memoria che si fa del sigillo, giudica che l'atta sii « ìbmf-
• polato ■. Ma non spiega né quali siano le s formole straordinarie », né quali
siano le inierpolazbni.
Non senia buon motivo il Datta osservò che se il documento preseMm
discreparne tra l'anno e l' indizione, quantunque avesse l'aspetto d'orìgiaal^
doveva essere interpolato. Un pseudoriginale dì sempre motivo a duMtars.
E perciò anche il eh. barone Domenico Cakutti {^Rtgtsta àutum Sabauii—,
I. ACTA. «9
Aug* T4ur«» 1889, p. 9l, n. 215) di questo documento scrìve ch'esso si pre-
leiKii • non sine interpoUtiopis notji 9, Questo è in sostanza U giudisio due
volte espresso dal D^tu (cf. sotto C\ il quale, parlando anche di « formule
e «traordioarìe », dà a divedere di averlo ponderatamente considerato.
Se esamiuiumo la sosunsa di questo documento, vediamo che esso va
in tinca coi documenti falsi di Carlomagoo (774) e di Adelaide (1039).
Sopra tutto dà nell'occhio immediatamente il cenno sulla Casa Elimosiniera,
poiché questo ci indica che il presente documento è uno di quelli fabbricati
dal monastero per ricuperare i suoi antichissimi diritti sopra TOspizio stesso,
che aveva perduto quando Lotario I (825) glieli tolse, scambiandoli coi ma>
netterò di S. Pietro di Pagno. Verso la fine del secolo xii e il principio
dol Xin, deve essersi agitata questa controversia, che ormai nel 1202 era già
sciolta in favore della Novalesa (Ricerche, pp. 178-80).
hz ^con^rdanza dei dati cronologici, fu rilevata da tutti quanti si oc-
cuptu-ono del presente diploma. La atitulatio» è egualmente impossìbile.
Il barone D, CaRUtti {Regesia cit. p. 81, n. 225) già osservò: «in hoc docu*
«mento, primum, ni fallor, nomini et dignitati comitali Umbertinorum no-
te infn comitatus adiungitur». In queste parole già si può intrawedere se
90D una condanna, almeno un motivo per procedere con cautela. Il titolo
era stato ricevuto per buono, senza nessuna esitazione, da Alfonso Del Bbne
iDé TigM Burgimii4i$ Transiuranoé §1 Arektis, Lugduni, 1602, p. lai), sebbene
questo scrittore citi il presente diploma siccome dato in favore «1 religio»
e aa£ domus AHonis ». Ma le parole iniiiali, che egli ne riporta, corrv'
spandono così a capello col documento presente, da far credere probabile,
quantunque non certa, la esposta supposizione, che cioè egli alluda al no-
stro documento. Quelle parole iniziali sono infatti le seguenti, presso il
Del BeuQ : «^ Ego Humbertus cornea Maurianensis et nsarchlo Italiae prò re-
a n»edio animarum patria &c. ». Al Del Bene questo documento era bastato
per immaginare che la regione che si stende tra 11 Po, TArc, V Isère, e la
Dora Riparia costituisse una speciale marca, denominata «Italia». Tale
opinione venne accettata dal Beretta (De Italia msdii (mn dissertaUo chron^
graphUa» in Muratori, Rer. lu Scr. X, 81), il quale non fa che citare il Del
Beuff f quindi indirettamente si appoggia ali* atto presente. Ma il Muratori
(Antiq, lìaL I, 320) non si illuse, e citò non questo del 1093, ma i documenti
di Un^berto UI, scritti « inclinante saeculp duodecimo », e pubblicati dal Gui-
cbanon; negò poi assolutamente resistenza di una marca detta «Italia»,
U professore Micì<BI^NGEX,o Schifa (Le Italie del medioevo, in Anh. sior,
NapoU XX, 398 sgg.), riprendendo in mano la presente questione, accettò 11
QOStTO atto per buono, e spiegò il titolo nel senso con cui spieghiamo quello
di Umberto III e di Tommaso I, che vengono nelle carte chiamati o
« marchio Italiae » o « marchio in Italia ». E come autentico cita il diploma
del 1903 anche C. Desimoni, Sulle marche d' Italia, 2* ediz. Genova, 1896,
p. 164 (estr. dagli Atti d, Soc, ligure di storia patria, XX Vili, fase. 1).
=L.= .=:^ V^ai^K. X >
à
I. ACTA. 231
ora citata è qui immensamente più estesa. Per i tre luoghi prima nominati,
ville Novaliciense, Casa Elimosiniera e C amerletto, bassi il riscontro colla
parte interpolata del diploma di Adelaide; quanto alle decime nella Morienna
(mentre nel diploma autentico si accenna solo in via generale alle decime del
monastero), il loro ricordo si lega al diploma del vescovo Conone del 11 29
(Append. n. mi), che ci è pervenuto in originale, ma colla data ritoccata.
Neil' atto apocrifo del 1093 Umberto II donava del suo un manso in Lansle-
Wnard, senza che a tale riguardo venga addotta alcuna antecedente elargizione.
I falsi diplomi di Carlomagno e di Adelaide, a giudicarne dai dati paleo-
grafici, furono compilati tra il cadere del xii e il principiare del xiil secolo.
Mancandoci il pseudoriginale del diploma del 1093, non possiamo fare asse-
gnamento sulla paleografia. La diplomatica della « titulatio » data ad Um-
berto II può suggerirci il pensiero che il documento non fu falsificato prima
di Umbeno III. Q^ianto al termine « ad quem », esso ci risulta dal diploma
di Tommaso I, 1204 (Append. p, vini), dove il nostro documento è ripro-
dotto quasi per intero. Potremmo ancora restringere questi termini, se vo-
lessimo dar valore per questo rispetto al diploma concesso nel 1197 da
Tommaso I stesso all'Ospizio del Moncenisio (Append. n. viii), poiché in
quel documento non s* incontra menzione alcuna dei diritti dell' abbazia
Novaliciense. Ma a questa ipotesi si potrebbe opporre, con qualche appa-
renza di ragione, che Tommaso I, in detto decreto, proibisce che sopra i
beni dell'Ospizio abbia dominio qualsiasi «secularis potestas»; il silenzio
serbato sulla « ecclesiastica potestas » può far dubitare che il conte mirasse
a non ledere i diritti pretesi dall'abbazia Novaliciense. Checché sia di ciò,
e senza voler pronunciare un giudizio definitivo sopra ciascuna delle qui-
stioni, che ci si presentarono, si può ritenere che, entro certi limiti, l' epoca
della falsificazione del presente diploma sia sicura. Non è dubbio infatti:
i diplomi falsificati di Adelaide e di Umberto, furono opera del medesimo
tempo e delle medesime circostanze; e la loro compilazione non è estranea
alla controversia della Novalesa coli' Ospizio, anzi a questa lite si connette
intimamente, (guanto poi a quello, 774, di Carlomagno, nel quale non si
considera la Casa Ospedaliera, esso può essere stato falsificato anche in un'età
posteriore (cf. sopra, p. 54).
Alcuni dubbi sull' autenticità di questo diploma manifestai nelle Ricerche,
ipecialmente a p. 180, ma pur tuttavia non fui così sicuro, come adesso, nel
rigettarlo, nella forma volgata.
Metodo di pubblicazione. Le differenze tra B e gli estratti do-
luti al p. Monod non sono gravi nei primi brani, ma lo sono invece neli* esca-
xKollo. Siccome né l'una né l'altra copia merita tutta la nostra fiducia, così
:rascelsi a base dell* edizione presente la copia semplice B, essendo questa
ina trascrizione completa del documento.
Regesto. Carutti, Regesta comitum Sabaudiae, p. 81, n. 225.
iji MONUMENTA HO VALI C lEN S I A
Uberto {lt),to
^ In nomine <■' domini nostri lesu Christi <'■' Dei etere
ego Ubcrius "1 Mauriennensis comcsW et Italie marchio prò r
mÌn™''c!iM« MeJio anime patris et matris mee atqne prò salute mea et he» n
ri^ritùoì*"- redum <•' meorum, In presentia donni Cononisf*^ Maurienensis^^
Mia di inm'. cpìscopi suorumquc canonicorum et donni W Er.iudi Bremetcnsb f*
iriiM NoTiiu. un abbatis dono et ofero''' beatissimo Petro principi apostoiorum W de
liiitij. Novalisio <'J sine omiii retentu et consuetudine *'"', excepta so*
lummodo proditione^"', in superiori r..-inc!o '0 mansum, quod di-j
citur Sanbainum !'', cum omni dlsirictu et hominibusW atqtri
Con remi qnu' omnìbus ad ipsLini pertiiientibus. confirmamus*'^' etiam doaa^
'""Vo"**''^"' 1"^ eidem dilecto monasterio avia donna W nosrra Adalcìda ''* coé|
oHrml'iiuJ p'rfrt mitissa contulit, alpera scilicet Margerie '•'>, alpem Clarane^")» t
ji^ta'.'uH<.''*t! d\i3s partes Lcstadii, cum omnÌ dominio ipsarum panium usquv "
iTimlìu'i^lu ad Petram strictam et sumitatem <"' monris Panterii, et mansum
quod dedit in GalUotio '*', cum ceteris que Ìbidem possidet, vd i/
acquicele poterit idem monasterrum, cum omni consuetuiliiie et
districtu '>■' , confirmamus iterum '"'quod ab bomìnibus ad ipsum
monasterìum spectancibus olÌm datum ab imperatoribus et pre*^
decessorìbus nostris apud Secusinm <"^, nec in toto comìtatu nost
nuu la Gìiglio-
t'ì B f limilll C Iti nomine
CObertui (ritj (di B Miurieane
(• c«l>ia iti Me», i, Ubcrtui coirci
VÙn itili thi il incamiKlo fa data ■
(e) B //im>"^ C " heiedum [(
rlcncDiii CMaurìnnnclliis A fMaa
vrtHt irìdffjirif (n donni a fhiieam:
tavi (( Itgft ianal itn^a abtrniaxii
(k) Qui ri amila il primo iilrallt di /
(m) B lllllllllìl^iini C line or»DÌ tei
(o) S luibiinam C labiniui
pre«
lostr^l
(e) B llllltn
> il Allmiario fijoij
(b) B ihn ipi C yhu
iiii coinas CManriinoeD
, «a Ufi ritliti a Pitti
per lllu. d. Humbenum ci
B llllllllllll C donai Cononi. (g) B U>n-
94 cpitcopi Miuriiaciuii |h) B d5i, cbl U-
itili utnalure di Vtirle, di Cans-t t tì BttU*,
ti mlama. C domgni (i| B ofèro A C afltM
friiiaMoKad. (I) fi NaiuJiiiD C Noviluii
:ata et comueludiac (u) B proditione C prodi-
imiMi Cctbomioibm (q) C»
lamiKcia il liinÀi atratta di A fritst Manad. (r) A (Ma ned) ivla domini B uìm
dna C tuia dai (i) B Aditcida C Aditidi (I) A (Mutail Mirgclit , ( cm
palila parala jSnin* W litania iilralta. (u) B aipcm iciticcl Margerie. alpem //////arane
C aipmu scilicet Clirane, ilpem Margerie {t) B lumiutem C lummiUMm (l) B
CGallioi
(yìBi,
C dislricto
iterum paieht questi
Tammasa I, 1104,
(il) B Sccnilam C Secuiiin'
«J pa,i
(.) B it
t Amidio IV, 11}}, iti quali d I
rrispandtnte, itti i
(1) Lanslevillatd; ef. Casalis, Dìiì
ncnne.
I. ACTA. 233
aliquid cxigatur, ncque in emendo, neque in vendendo, neque ^^^^^^^
m intrando, neque in exeundo, neque in quacumque aliqua re. d?ó,'^ctSmt*w^
liberum quidem et absolutum etiam a fodro et ab omni censura dip^o^^t^elLu!
prediaum monasterium cum suis appendiciis esse iubemus, prout
S donna (^) Adaleida comitissa et imperialia precepta decreverunt,
et ne ab eius ovibus, ubicumque sub nostra potestate fuerint,
pascua vel alius quislibet census requiratur. confirmamus etiam ter^v^^^^KS!
totam Novaliciensem vallem a descensu collis (*>, qui est in Le- 3lr*fon^ v^
stadio, cum publica strata usque ad fontem Varciniscam Mon- ^, coiu ^om
o tiscinisii, cum Domo Elemosinarla eiusdem montis, et quidquid (^)
infra hos terminos continetur, fructifera et infructifera, prata, silvas,
montes, eulta et inculta, aquas, lacus, piscationes, decursus aqua-
rum, venationes, mobilia et inmobilia (^>, et si quid aliud ibi-
dem W habetur, vel fieri poterit. eodem modo laudamus sibi u^^^itetS'
5 villam Camerleti, cum suis finibus, et omne quod de iure nostro Lmtorio (u'iua-
in partibus Italie (•> vel in ultramontanis acquisivit, vel acquirere
poterit. decimas in Maurienna C^) et cetera, que ibi videtur habere
vel poterit acquirere, que ad nos spectant, seu ad nostros sub-
ditos, laudamus et confirmamus. quod hut firmius habeatur,
o sigillo nostro assignari iussimus. [signum] («> donni liberti (^) co-
mitis. [signum] donni Cononis Maurienensis (0 episcopi, [si-
gnum] Geraudi decani, [signum] Roberti ^^ sacriste. [signum]
Vilelmi (*) procuratoris. [signum] Nantelmi vicecomitis. [si-
gnum] Umberti <"> de Bro^el ("\ [signum] VifFredi Bogis. [si-
c guum] donni Eraudi Bremetensis abbatis. [signum] Petrì Nova-
(a) B dna C domina (b) B quidquid C quicquid NelVorig. del diploma 1204
qnicquid (e) B Imobilia C immobilia (d) B aliud ibidem C ibidem aliud
(«) B Ytalia C Italie ; il diploma 1204 Italie (f) B Maurienna C Maurianna {g)BC
omettono, qui e in seguito, la parola signum^ ebe è data da A (Monod), e richiesta
dal testo, Cf, sotto, alla nota h, p. 2^4, Si osservi poi ebe A omette i due ulthm nomi,
cioè i priori di Coise e di Corhières. (h) B Uberti C Umberti (i) B Maurienensis
C Maurianensis (k) B Noberti C Roberti (l)BViii CVilliermi (m) B Uberti
C Umberti (n) B Bro^e C Bro;el
(i) Questa frase trova perfetto ri- si legge : «... m desceosu collis Sta-
scontro in un documento del 1 7 no* « dii, loco dicto ad Croysetam, dìvì-
V tmbr e ii'j 2 (Abba^. Nova/, busta VII, « dens iurisdiciioncs Secusie et No-
nell'Arch. di Stato di Torino), dove « validi ».
Monumenta Novaliciensia, 15*
2J4
MONUMENTA NO VALIC lENSI A
lisii ('' prioris '■'. [sÌgnum]Bruninci('''prioris CoysieW. [signum]' |
Aymerici prioris Corberie.
Ego Vilelmus '''J sacri palaci! notarius, rogaiu donni '''' comitis |
hanc carum conscripsi, felidter '^\
Actum esi hoc in villa sancii Ioannis de Maurìanna ante j
ponas ecclesie, anni Domini .m" Lxxxxiii. indictione '«' quinta, ^
scxto idus madii <'"'.
Lxxxxm.
1093 maggio, Pavia.
Fonti. A Perpaniena originale (ctn. 47 X cm 49) neìl' archisio B^ ',
scopale ili Pavia. Essa venne nelle parli dubbiose esaminata di me Stt
t nella sua totaliiì fu per me aascrìtia e copiata dal prof. Carlo Mcrkel, ,
■1 ijoale cortesemenie la mostrò S. E. mona. Riboldi vescovo di Pavit.
Ad entrambi esprìmo qui il mio animo riconoscente. Alla pergamtiu |
manca la pane supcriore, e oltre a ciò è forati in parecchi luoghi, ed è I
RDche talvolta tagliata nella ripiegatura. N£ basta ancora, poiché una grande '
macchia brunastra, che si estende su quella parte superiore della paginS <
che ci t rimasta, rese molto difficile la lettura di alcuni righi.
La fi signatura d e la u ricognitio d sono in carattere comune, come le
altre parti del documento, e non in n littcrae grossaen.
11 documento a primo aspetto sembra scritto da due mani. Infitti vati
iodizì sembrano indicarlo. ,11 testo è in inchiostro relativamente sbiadito,
mentre le ultime formule dell' escatocoUo (cioè la ■ recognitio > e la « da-
(a) B Novilisiì C Kovaliciì (b) B Bmninci C BniaiQCi (e) B Cojtie
CCosie (d) BviìS Cvilliemiili (e) B d5o\ Cimai {t) B Ithàttr Cfed
(g) S indictiaDe C indicioDc (h) A di !• titalacaìle in qtial» firma: Actmn est
hoc in villa lancCi loinais de Moiicnni, ante portai eccleiiac, aono domisi nnieumo
nougesiino tittio, iadictione quinti. Signnin Upmbciti comilis. Sigoom f""TTBli spi-
■copi Minriaueiiiis. Signum Gtiardi decani. Signum Roberti ucriitae. Signnin NsB-
telini p) vicecomili). Signum Humberti de Bocsoscl. Signum Viffiedi Bogii. Slguom
Coniai Henadi Bremeteniis sbbatìi. Signum Petri Novilitiie prioiil.
-^
(l) A questo Pietro, Francesco Bor- del doc. 14 aprile It6l. Del resto,
garelli (cf. Ricerche,^. i;4) attribuì il la carta presente i ormai aì miei occhi
cognome > de Rambaldo ■. Ma in cosi destituita di valore, che poca cre-
do dobbiamo vedere non altro che dibilità le attribuisco anche per i nomi
una confusione con a: frater Petrus de da essa commemorati, ancorché non
■ Rambaldo dìctus prìor Novalicii ■ si possano respingere assolatamente.
I. ACTA. 235
m utìo ») sono in inchiostro più nero. Ma in fine la differenza dell* inchio-
stro non è evidente, e 1* esame attento del carattere di ogni singolo rigo,
non induce a distinzioni sicure. Si potrebbe dire che la seconda mano usa
maggior semplicità nei nodi dei prolungamenti delle linee verticali di alcune
lettere; e anche i segni di abbreviatura sono spesso più semplici. La ri-
gatura fu accuratamente presegnata per il testo, non così per queste ultime
formule dell* escatocoUo. La «signatio», scrìtta sopra una riga presegnata,
è certo della stessa mano del testo. Il carattere del testo è un buon mi-
nuscolo, non molto elegante, del secolo xi. Le lettere b, 1 &c., hanno
le linee verticali variamente e graziosamente annodate. La sillaba «et»,
sia in parola, sia come congiunzione, esprimesi col nesso corsivo & , non
mai colla nota tironiana 1, Noto il dittongo ae espresso con se, $.
I regesti, scritti sulla faccia verso, sono tutti recenti ; tranne forse due, che
sembrano della fine del secolo xii. Uno di essi dice : « preceptum Heinrici
«regis de Alamani[a] ». E I* altro: « Donatio monast[erii Bremetensis]
«facta |>er domnum Hein[ricum regem] ».
B II Muratori {Antiq. ItaL VI, 327-28) trascrisse di sua mano il pre-
sente diploma, che più tardi pubblicò. Dal Muratori dipende G. T. Ter-
raneo (Tabtdarium Celto»Ligusiicum, voi. Ili, a. 1093, ms. nella biblioteca
Nazionale di Torino). Ne fece uso 1* erudito monregalese Giuseppe Andrea
RoLFi, nelle sue Memorie del vescovato e delle chiese parrocchiali, regolari ed altre
di Mondavi, par. II. Quest' opera si conserva, in copia del 1785, di mano di
Gioachino Grassi, nella biblioteca di Sua Maestà in Tonno; un altro esem-
plare ne esiste a Mondovì, già nella biblioteca del Capitolo, ora presso la
famiglia Montezemolo.
Veggasi anche: E. Morozzo della Rocca, Le storie delT antica città del
Montdregale ora Mondovì, Mondovì, 1894, I, 191.
Regesto. Stumpf, Die Reichskanihr, n. 2921.
Consilio Oglerii Ypporegiensis episcopi ^*) nostri can-
Cellarii Enrico IV,
consiglio di Ogi
. . • [fide]iis dilecti nostri, interventu quoque marchionis Vui- ri^^^wLÌT
lielmi, Ardecionis de . . .sidio, aliorumque nostrorum fidelium (*»), ^TSÉ
..•lo omnium (*=) Papiensium maiorum et minorum, Papiensi SSi^iiiiirit
minori di I**'
aecclesiae beatissimi Syri gloriosi (**) confessoris, cuius pio interventu donaaiuchicM
(a) Li lèttere se n possono avere per erose. (b) A fid////// (e) A ////lo omam
Muratori dvium La le:^ione di pmnt'um $ peraltro sicura, quantunque ci aspetta»
remmo civium od hominum; in un documento napoletano presso a poco contemporaneo
si legge : « et omnes homines de civitate Devia, maiores, medianos et minores » ;
ef, L, von Heinemann, Zur Entstebung der Stadtverfassung in Italien,
Lipsia, 18^6, p, 26. (d) A glosij senia segno di abbreviazione.
2}6
MONUMENTA NOVALICIENSIA
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^.u'IS'iS»'
nostrum viget imperfiuin, omnia bona quorum nomina subtjer
leguntur, per hanc preceptalem pagìnam iure perbenni donamus
atque concedimus. nominatim videlicct Bremetensem abbatiam,
cum omnibus qu^- ad illara perrincnt, casiris, c[ij]rtibus, viliis,
capellis, silvia, terris oiltis et incultis, pascuis, paludibus, aquis
aquarumque decursibus, piscationìbus, molendinis, destriais, telo-
neis, albergariis, placitis, invest[ituris], conditionibus ac famìliis,
cellis quoque nominatim hic notatis. sanctum Petrum in Nova-
lesio, campum Merleti, sancium Andream in Taurino, Gabtanum,
Serram sancti Petri, cellam Cavalkrìe, sanctum Petrum in Pagno,
Pollenciam, sanctum Petrum ad Vuascum, sanctani Mariam in
Polexi, cellam de Supunigo, cellam de Laumcllo, sanctam Agatham
in Balsula, Rometam<'>, castella etiam, Castegnelum "'>, Gunzore,
Sanctum Satvaiorem, Cano[bium, Fon]tanetura<>>, PaladolumW,
Cisalum <", scu ceteras ccllas et [alias cjurtes, et omnes res ad
■predietam abbatiam et cellas pertinen[tes, easjque in integrura.
si quis igimr dus, marchio, comes, vicecomcs, aut quflibet alia
persona hanc preceptalem '■' paginam violare presumpscrit, mille
libras auri optimi compositurus banno nostro subiacebit, medie-
tatem nostre camerf et medietatem prcdictc Papiensi aecclesif;.
quod ut verius crcdatur et ab omnibus inviolabiliter observetiir,
impressione nostri sigilli iussimus insigniri.
Signum domni Heinrici Romanorum ìmperatoris innctis*
simi [M F] atque piissimi, in vlrtute Dei.
P.go Ogierius Dei gratia Hiporiensis episcopus et can cellari us,
vice Herimanni Coloniensis archiepiscopi archicancellarii, reco-
gnovi. (SI D)
Anno dominicp incarnationis millesimo nonagesimo tercio.
indicione .i., regnante Heinrico .xxxviiii-, imperante autem .viui.,
mense madio. actura est Papiae, feliciter.
lì pre f(ii;« dillanga, fit luJ-
»0|
1
(a) A pceptilem Nelio sehgliirt lUbbmìaiKHt,
formarmi altr faratr presumpierit, predìct?
(i) Roinctt», frazione del comune
di S. Germano VerceUese (Novara).
Un luogo di Dome « Romena u figura
come spetiance alla diocesi di Gap
nella bolU dì Eugenio III in Append.
doc. '
(i) Castagnetto (Caialborgone).
(j) Fomaneno da Po (Vercelli).
f4) Palaiiolo Vercellese.
(i) Forse Cesali, fraiione di S. An-
tonino, nel mandamento di Bussoleoo
presso Susa.
I. ACTA. 237
Lxxxxriii.
i094(?).
I
Fonti. A L'originale andò perduto, seppure esistette mai.
B Un inventario dei documenti dell* abbazia, compilato al cadere del
secolo XVIII per cura di Pietro Sineo abbate del monastero (f 1796), si con-
serva oggidì presso la chiesa parrocchiale della Novalesa (cL quanto ne dissi
in: Brevi appunti di storia Novaliciense, Torino, 1896, pp, 167-69, estr. dal
voL XLV, serie II, delle Memorie delFAccad. di Torino). Quivi si ricorda
un diploma, intomo alla cui autenticità non possiamo pronunciare sentenza
sicura, mancandocene il testo. Quel breve sunto che ne abbiamo sott' occhio
potrebbe far supporre che esso appartenesse al nucleo di diplomi falsi, co-
stituito essenzialmente dai citati diplomi di Carlomagno, di Adelaide e
di Umberto II il Rinforzato. Peraltro bisogna avvertire che, per quanto
pare, esso non comprendeva né la Casa Elemosiniera del Moncenisio, né le
altre località sicuramente interpolate nei diplomi genuini tra il cadere del
secolo XII e il principio del xiii. Il diploma genuino di Umberto II, che parla
pure della fonte, Varcinesca, e che sotto questo rispetto conferma il presente
diploma Enriciano, non dice tuttavia che al monastero spettasse la città di
Susa, come a primo aspetto puossi credere di veder scritto nel nostro regesto.
Così non è, e solo bisogna confessare, che non usò espressioni chiare chi
compilò il regesto. Ma si noti che egli non parla della « concessione della città
« di Susa », ma in luogo di « della » scrisse « dalla », che è ben altro. Te-
nendo dinanzi gli occhi il diploma Umbertino del 108 1, non è difficile il
riconoscere che nel diploma perduto si descriveva il territorio che da Lostai,
ossia da Susa si estende sino alla fonte Varcinesca, e Susa potea essere espres-
samente ricordata a proposito della esenzione dal pedaggio. Queste consi-
derazioni attenuano in qualche modo la triste impressione che, per riguardo
alla fonte di cui parliamo, può aversene ad una prima lettura.
Non possiamo illuderci di trovare una conferma del regesto presente,
nell'inventario del 1502, dove, oltre al diploma Enriciano del 1048, se ne
cita un altro: « Item, aliud privilegium Henrici imperatoris, illegibile, signatura
« littera B ». Similmente nell' inventario del 15 12: « Privilegium Henrici im*
« peratoris concessum prioratui Novalicii, satis antiquum ». Qxiegli inventari
sono fatti da mano poco perita : Pietro de Allavardo, che ne è autore, era poco
pratico nella lettura dei vecchi documenti, e nulla vieta di supporre che, tro-
vando una carta pagense, col nome di Enrico imperatore nella nota crono-
logica, al suo principio, egli la confondesse con un diploma imperiale.
Ammettendo, almeno in forma ipotetica, la verità del diploma di cui d
occupiamo, se ne dovrebbe segnare la data. Considerato il contenuto del
h:
238 MONUMENTA NO V ALICIENSI A
docamento, e»o rìsolui posteriore ad Adelaide, e non può essere quindi che
di Enrico IV a dì Enrico V. Enrico III è esclaso, poiché non ta^unse
l'undcùoia anoo d' impero, che à segnato nel regesto. Ricordundo clic Eo-
rico IV ebbe sulle cose ìialiase mollo nuggiore aiione, di quanto vi avesse
«uo tiglio, forse il nome di quello offre minori improbabiliil.
Enrico IV fu coroDAto imperatore il ;t mano 1084; il nostro diploma
sì potrebbe quindi attribuire al 1094 incirca.
«L'anno 11° dell'imperatore Enrico. Diploma de!!' impera-
R tote Earico di confermazione de! testamento di Abbone patrizio di
«fondazione de! monistero delia Novalesa e delle confermazioni
n dell' imperatore Carlo e del di lui padre, con tutti li beni dal
0 detto monistero posseduti, con concessione dalla atti di Suu
« fino alla fontana del Varcinesco b.
LXXXXV.
1097, cliiosiro della Novalesa.
Fonti. A Pergamena originale, Abbajia ddla Novaltsa, busta, ti, Ht-
l'Arch, di Stato di Torino. I primi sette righi dell'originale, cio£ fitto alle
parole " archiepiscopus Boso » in elusivamente, sono scritti in ciraitere rcgo>
lare, bellissimo: i righi furonvi presegnali con punta metallica. InveCGi nel
tre ultimi righi il carattere, pur rìminendo elegante, cessa d'essere ruotare:
i righi né furono presegnati, né sono reni e regolari. Anche l'inchiostro
presenta qualche differenza, e nei tre ultimi righi è più pallida che non sia
nei precedenti. Forse queste diversità denotano che il documento fu scritto
da due mani, sebbene contemporanee. La sillaba « et a è costantemente rap-
presentata dal nesso corsivo Si, tranne un solo caso, in cui abbiamo la
nota tìroniana: "i. Giù avviene nella frase (p. jjg, r. i) : «T wigone &
> Ebraido » .
Sul verso aoa e' è il r^esto dell' A llav ardo, ma il documento é meniio-
nato tanto nell'inventario del ijoi, quanto in quello del ijia (cf. Ricerchi,
p. laO-
B PiETBO Datta (.Uoh. bUt. palr., Chart. I, 722, n. 4}4) pubblicò questo
documento derivandone il suo teslo da A.
dgoiie Aicblc- ..
N nomine domini nostri lesu Christi <■', notum sit omnibus
hominibus qualìter ego Gauìgo 0'> Ascherlus, laudante uxore
(■) A ìbà api (b) A g vigo, ntU g Oaceata de wigo
l
I. ACTA. 239
mea Milburga et filiis meis Richardo «> et Wigone et Ebrardo ^^J^» q^^SS
et Wilelmo ^t Ascherio, dono et o8fero beato Petro et cenobio SJ^^^^^^S
Novaliciensi ecclesiam beatp Marif cum cimiterio et oblationibus ^^^^s^mÌt!
et dotibus, cum tercia parte decimarum. hec ecclesia sita est m
villa, que dicitur Altavilla ('). hanc donationem facio prò remedio
animp mep parentumque meorum et uxoris me^. hactum est
hoc in daustro Novalicio, die dominico, lune .xxvii. <*>• re-
gnante domino nostro lesu Christo(^), anno millesimo nonage-
Simo .VII. incamationis eius, indictione «v. testis archiepiscopus ^ f» itmtìmm
Boso ('>. Amico testis. Isilus (^ testis. Wigo testis. Constan- ™J2jy* ^^ "^
tinus testis. si quis hanc cartam calumniator infringere voluerit
vel ego, vel aliquis meorum, auctoritate beati Petri et abbatis W
Wilelmi ceterorumque monachorum, ponatur sub anatemate ma-
ranatha^*), amen, fiat.
LXXXXVI.
1097.
Fonti. A Nessun originale, nessuna copia autentica possediamo di
questo documento.
B II padre Marco Antonio Carretto (Vita e miracoli di sanfEìdradOf
Torino, 1693) compilò una serie degli abbati Novaliciensi, completando i due
cataloghi di mons. Francesco Agostino della Chiesa (nella sua inedita
Descrizione del Piemonte^ e nel libro a stampa 5. R, E. cardinaliufitt episcopor,
et àbhaium Pedemontanae regionis chronologica historia^ Aug. Taurin., 1643).
Don Francesco Borgarelli, eremita camaldolese dell'Eremo di Torino,
compilò sul cadere del secolo scorso un volume (ora nella raccolta Bosio,
presso la biblioteca degli Artigianelli in Torino) sulle abbazie del Piemonte,
nel quale discorre anche « de abbatia s. Petrì de Novalisio eiusque abbatibus,
(a) In A la h fu aggiunta interlinearmente di prima mano, (b) A ihu xpo
(e) A Isit (d) In A una b fu aggiunta interlinearmente di prima mano. (e) La h
/« ^ggi^fita di prima mano nelV interlinea,
(1) Hauteville, ad O. di Chamoux e (3) Bosone tenne la sede di Taran-
a breve distanza da quest'ultima terra, tasia dal 1096 al 11 36, secondo Bima,
(2) Nel 1097 per due volte la luna 27 Serie cronologica dei romani pontefici e
scadde in domenica, cioè nei giorni degli arcivescovi e vescovi &c., 2" ediz.
15 marzo e 6 dicembre. Torino, 1842, p. 214.
a ad moDtis Cinisu rulicess, Di questi scritti biiii e inediti, park! nelle n
RìuTchi, pp. i4;-46. Or bene, il Carretto e il Borgarelli citano cane del
T il perìodo 1097-1 117, oellc quali comparisce Oiionc quale priore
del medesimo, e come predecessore di Stefano, Ma in ciò abbiamo sicurainence
re, poiché, quantunque sia vero che Stefano viene ricordato solo nel-
l'anno 1028, abbiamo due documenti del 1117 col nome del priore Gisolfii)
(cf, RictTche, p. Iji). Quei due documenti si conservano nell'archivio del-
l'abbaila, presso l'Arch, di Stato di Torino. Di qui credo clie si possa de>
durre che fanno 1117 fu messo solamente per congettura, basata sul fatto
che nel 1118 si irovav;i gii menxioiiato quale priore il ricardato Stefano.
Cane che ricordano Ottone priore della Novalesa.
y
Fine del secolo xi incirca.
i
i«»4 rr nvi- *
Pergamena originale. Abbaca iella NovaletOt busta II, net-
Arch. di Stato di Torino, in bel carattere del secolo xi, imitante in qualcbe \
particolare quello che è proprio piuttosto dei diplomi. Cosi nella triplice
lìpetiaione di ■ fìat », la f ha la parte superiore dell'asta verticale annodata.
Di tal maniera il documento ricorda, sebbene di lontano, i diplomi. Quanto
alla forma delle lettere trovo degno di nota che in qualche caso la b, la d,
la h, sono cuneate, in generale peraltro o non lo sono affatto, o la canea-
zione proviene dalla preserua dell' apice superiore, indizio di eti non antica.
La pergamena t una lisiola, molto larga e poco alta: la prima meti n'i
bianca. Per l' ortografia, noto il dittongo ae espresso con x , e eoa f . La
sillaba «et* è rappresentata da&,ma non dal- La parola «Novalìcis*
fa peasare alla etimologia di Novalesa da > Nova lux », una eco della quale
trovammo in una carta pagense del 1070. Nulla possiamo stabilire per la
data di questo docuraetiio, che senza dubbio è anteriore al itO], data della
morte di Umberto II.
inSfoSS) T^'^* *st investitura de Etono ('> et aecctcsia, que est in honore
* Monu^Tu 1 sancii Laurenti, qnam reddidit comes Ubertus sancto Petro
B di Afun. Novalicis monasterio. omnis enim homo quicumque in hoc &cto
(i) Ayion, cittì savoiarda, situata al nord di Chamoui, sulla
ì
À
I. ACTA. 241
adiutor extiterìt, benedictìonem Dei (*> et sancii Petri accipiat, et
quicumque nocere voluerìt maledictionem Dei et sanai Petri hic
et in futuro seculo percìpiat fiat, fiat, fiat.
LXXXXVIII.
Sec. xi-xii? Aiguebelle (St-Jean de Maurienne).
Fdnti. Nel cap. 3 della Vita sancii Heldradi (^Acta Sanctorum,
cd« Veneta, Martii, II, 336} si fa brevissimo ricordo di una sinodo radunata
m in Burgundia », nel luogo detto « Aquebella ». E. De Levis, Concilia Tau-
Tinensia (ms. nella biblioteca di Sua Maestà), osserva che a torto i Bollan-
disti pensarono che questa sinodo siasi radunata a Beauvais, mentre il testo
facilmente fa pensare ad Aiguebelle, nel territorio di St-Jean de Maurienne.
(t) Parola ^ggiunU inttrlintarmeHtg di prima mano.
Manmnenta NovalUitiuia, 16
1
APPENDICE
Raccolgo qui alcuni documenti posteriori al secolo xi, ma che
L riflesso illustrano quel periodo storico che a noi interessa. Sono
^ Io più documenti di carattere diplomatico, e quindi è mag-
iore r utilità che ne può ricavare chi studia Y antica storia dei-
abbazia Novaliciense, in quanto che spesso confermano e ripro-
ucono altri documenti di età più vetusta.
Li faccio precedere da un falso diploma di Carlomagno, strana
ccozzaglia di errori. Sconveniente al codice diplomatico, esso
uò essere tuttavia ricevuto in questa Appendice.
I.
(801-814).
(Ftlio).
Fonti. A In nessuna fonte antica ci è pervenuto il presente stranis-
documento.
t II Chron, Novalic. (lib. ni, cap. 17), in una parte conservataci nella
itegrità, narra che 1* abate Frodoino, desiderando che Carloraagno im-
re confermasse il testamento di Abbone, mandò a lui due monaci,
10 e Gislaranno. L' imperatore « benigne . . . annuens, cuncta quae
tilt [r abbate] impetrare valuit ». Il testamento di Abbone venne a noi
nel cartulario di Grenoble (vedi sopra, p. 20 sgg.), dove è prece-
>. 18-19) da un tal quale diploma di quell* imperatore, che non sembra
idere al testo veduto dal cronista (cf. sopra, p. 65). Il testo del testa-
quello del diploma si conservarono per secoli anche nell'abbazia,
jesano (v. sopra, p. 15) inserì nella sua 5/orta un larghissimo sunto
uento. Né tralasciò anche di darci (fase. XXIX, e. 3 b) un com-
1 diploma, il quale ha ben poca relazione col testo, che ne leggiamo
scritto di Grenoble. Nella disposizione generale della materia, e nei
I Ini, u Ixai del
)
caratteri precìpui de] suo contenuto giuridico, hi qualche affiniti colle ■ fnn-
B chigia B dì Novalesa e Venaus, concesse al monastero nel 1279 (cf RUenht,
p. 108 agg.), sema che peraltro sì possa trovare fri L due documenii alcuna im-
mediata relaiione. La disposizione sulta indipendenia dd monaiiero da ogni
auioriià episcopale può confrontarsi, almeno in qualche parte, coli' atto dì
fondazione dell'anno 726 (vedi sopra, p. 9).
Il Baldesano fa precedere il diploma da alcune parole che dipendono
Ja quelle che testé abbiamo e stratte dal ChronUm. Trascrivo: «...(FroJDi»*]
B mandò dunque due monaci, addimandati l'uno Agiberto et l'altro Gisla
« rammo, con la instruttìone di tutto ciò che dovevano chiedere allo Jetic::^
0 imperatore, dal quale furono veduti molto volentieri et ottennero uu ampic;^
a privilegio, distìnto ne i seguenti capitoli, i quali Intendere si debbono dell -^
0 cose dipendenti da detto monasterlo. Se alcuno vorrì- monasierio^»
Riferiio il supposto diploma, il Baldesano prosegue : ■ Tornarono i due mona^^
ndalt'abbate Frodoino, il quale di quelle reliquie che haveva havute dall' ìr^^.
■ peratore ne fece guarnire una ricca e bella croce di argento et oro ar«$_
a fìciosamenic lavorata et ornala di gioie finissime, con molti ricchi vasi et
n altri prctlosi ornamenti, per V uso della chiesa •>. Quesi' ultimo tratto di-
pende sostanzialmente dal Chrotikon, lib, tu, cap, 16. Qualche notizia die
qui contraddice al cronista dipender! dalla smania di tutto inliorare, che en
una prerogativa del Baldesano; invece qualche nuova panìcoUriiì nella de-
scrizione della croce, può forse spiegarli pensando non essere impossìbile cbe
il Baldesano abbia veduta coi suoi occhi la croce.
Non è neppure a discutersi la supposta autenticità del documento, unie
e cosi chiare sono le ragioni che militano contro di essa. Pìuitosio si pub
avvenire che la fai si tic azione non può assolutamente essere interiore al m-
colo XII 1.
Colloco qui, quasi fuori della serie, questo curioso diploma, che, li
per il contenuto, né per la forma, può mettersi in serie accanto ai diplomi
genuini, o alle carte faisiiicate
SE alcuno vorrà vendere o impegnare qualche possessione, sari tenuto
di manifestarlo alla chiesa o monastero, il quale in tal caso volendo
attendere a tale contratto sarà anteposto ad uguale partito ad ogni alttl
persona. Nesuuo oterri da noi alcun feudo dì esso inanastcrìo, teiw
il beneplacito dell'abbate. Niuno sarà investilo di tali feudi, se non per )
tempo limitalo, né in quello avrà luogo la successione de' parenti, N
non tra padre e figliuolo, e fuori di questa tornerà alla chiesa. Niuno
potrà donare o alienare in altra maniera le sue possessioni, senza G-
cenza della chiesa, havendo lei a succedere. Niuna donna del domimo
di Novalesa o che tenga possessioni dal detto monasterìo potrà pteo- li
dere marito di altra giurisditione senza licenza del inonasterio. Niutu
potrà vendere o impegnare la possessione che tiene da Novalesa fuori
I. ACTA. 245
di detta giurisdizione, senza licenza di detta chiesa. Ninno ardisca nelle
possearioni della chiesa suddetta di dare ad altri alcun censo, che ad
essa appartenesse. Chiunque contraverrà alle cose predette, resti to-
t^doB^t^ privato de' beni di essa chiesa. Niuno accetti alcuna tutella,
3 se non gli verrà data dalla chiesa. Se si troverà alcuno schiavo per
Htiea patema o materna, che ardisca di negare la servitù, che sarà te-
nuto verso il detto monasterio, per questo imperiale editto vogliamo
che sia privato di quanto possiede e d' indi in poi resti incapace d'ogni
amministratione. Concediamo lo stesso dominio al monasterio di No-
^0 valesa sopra tutte le castella, ville, possessioni, che sino al presente
possedè, e che nel avenire potrà acquistare in tutto il nostro imperio
e regni, non ritenendo per noi o nostri successori o sudditi alcuna cosa
di quelle, che a noi appartengono, essimendo esso monasterio, beni E»on*n. n mo-
e persone ad taso appartenenti da ogni datio, gabella et altra sorte acato dd daiTe
15 di carico in tutto il già detto imperio e regni. Chiunque transferirà
in qualsivoglia maniera il dominio d'alcuna possessione, che tenga da
esso monasterio, in alcuno che non habbia casa nel territorio del mede-
simo monasterio, resterà sottoposto al bando imperiale, et chi l' havrà
ricevuta, ne resterà escluso. Per l' auttorità concedutaci dalla Sedia in font di on
privileKio pontifi-
20 Apostolica, ordiniamo che niuno arcivescovo, vescovo o altro prelato f}°* <i*ci>i^ che
* * il monactcro di-
habia da essercitare alcuna giurisditìone nel monastero di Novalesa 0 JJ^u side a*"'
suoi membri, volendo che dipenda immediatamente dalla Sedia Apo- 2cS*;^"Alb!
stolica. Dovunque si trovano i monaci sudetti, se vorranno far con- »pr«^*1lJÌ^^"
secrare qualche chiesa, potranno far venire il vescovo che ad essi
25 piacerà, e quando i monaci o chierici già detti havranno da essere
promossi a gl'ordini, sarà in arbitrio dell'abbate di mandargli dove gli
piacerà. Se alcuno de i feudatarìi di Novalesa non sodisfarà all'obligo
che tiene il feudo verso il monasterio, a suoi debiti tempi, dopo di es-
serne stato richiesto tre volte, per questo imperiale editto vogliamo che
30 retomi il feudo al monasterio.
II.
Principio del secolo xii circa, Breme.
Fonti. A Pergamena originale nell'Arch. di Stato di Torino, Ab'
ba:(ta della Novalesa, busta II, in bel carattere minuscolo assai perfezionato.
Pare che, per ule rispetto, la firma dell'abbate Guglielmo corrisponda al resto
del documcnio, cosi che tutto questo si debba riguardare iiccome autognfa
dell' abbate medesimo. Che se proprio volessimo distinguere due canitKii,
dovremmo dirli fra loro simiUssiml e contemporauel. La pergamena è tolta
all'angolo superiore di sinistra.
In questo documento &i ricordano due persone di nome Guglielmo,
l'abbate e il priore. L'abbate risiedeva naturalmente a Breme, e il priore,
sotto la dipendenza dell' abbate, reggeva il cenobio Novalìcieo&e. Se del
secondo nulb so, il primo può ideniìlì carsi coli' abbate del doc. tu. Ad
ogni modo, anche per considerazioni di ordine paleogrjjico, ritengo si possa
attribuire questo documento al principio del secolo xii, senza errare di molto
<cf. Rictrcht, p. ti4). L'abbate forse va identiticato coli' omonimo ricordato
al fine della Vita sancti Heldradi, $ z8, che difficilmente può essere
anteriore alla prima Crociata.
, S. KvU -.
[Ego Wijlliclraus Novaliciensis sive Brcraensis abbi^ concedo (libi
W(illielmo)] priori <■) monasterio Novalicieniii qtiandam ccclesìani, [qu;
sancu] Maria de SuaJmaC') dicitur, cuni omnibus pertiiieti[ti]is suis.
' amodo habeat potestatem pHor Novaliciensis, qui prò tempore fucrì^
super domum ìllam, quam [de] <<■) domo Camerieri habere cogiioscitur. \
actum est hoc moiiasterio BrcmcnsìW, iaudaniibus et firmantibus fra-
tribus eiusdem cenobii, ex qtiibus qnedam nomina buie largicioni inse-
rere curavimus. interfuerunt Wilielmus prior. Salomon, Ambrosius,
monachi. lohannes, Stefanus, et Bercerius, presbyteri ("^J. Martiniis,
Beraldu», et Giraldus laici. '
Ego quoque Salomon iussus a domno abbate Wilielmo scripsi.
Ego Williclmus abbas, huius largitionis actor, subscribendo firmavi
Sit nomcn Domini benedìcnim.
Principio del secolo xii.
Fonti. A Nell'archivio àt\Y Abbaiia dtlU NovàUsa, busu II (Arch.
di Stato di Torino), conservasi una lunga e sottile pergamena, in carattere
del principio del secolo xu incirca, scritta forse da piii mani. È una lista
di nomi di persone, a ciascuno dei quali viene apposto il numero indicante
il tributo dovuto al monastero. Queste persone, che sono assai numerose,
si dividono in sedici fra confratrie e consorzi, le cui denominazioni, per quanto
■ frìmi r iiiiiJl pii ri vtii. (b) U If*^
(i) Cf. S. Maria «de Fubalmis » (var. « Sualm
n
I. ACTA,
247
pare, dipendevano dai luoghi dove abitavano i membri di queste fratrie.
Infatti ogni confratria e ogni consorzio prende la sua qualificazione da un
nome topografico.
Pubblico un estratto di questo documento, che ci interessa soltanto in-
direttamente. Ne prendo cioè i nomi dei consorzi e delle confratrìe, lasciando
in disparte i nomi delle persone.
de
de
de
de
de
de
de
HEC est consortia santi Petrì Novolicie :
» confratrìa sancti Petrì Novalltie:
» » ».
» » »
9 9 »
» 9 sancti Petrì de Novalitio: de
» » ji de
Consortia de Bardonescha (><>).
» de Vilar Fouchart (").
» de Avillana sancte Morìe (").
» de Sancto Ambrosio (<3).
» de Moches C«4).
» de Bocoleu ('$>.
» Sancti Laurent!! de lavenz C'^.
Chovium (0.
Termeinon C«).
Lanzlobor (3).
Chanonie (4).
Broisveuz (0.
Maties W.
Sancto Georgio (7).
Sesana (*).
Lanz(l]ovilar W (9).
mi.
1129 maggio 14, Aiguebelle.
Fonti. A Bellissimo originale, nella busta II déìT Abbadia della No-
valesa (Arch. di Stato di Tonno). È in carattere minuscolo, con qualche
angolosità acuta, atta a far ricordare il carattere oltramontano. Nei docu-
(a) a Uaz/Z/oniUr
(i) Chiauz.
(2) Termignon.
(3) Lanslebourg, primo villaggio
della Savoia presso il Moncenisio.
(4) Forse Chianoc, in Val di Susa.
(5) Bruzolo, in Val di Susa.
(6) Mattie, in Val di Susa.
(7) S. Giorio, in Val di Susa.
(8) Cesana, in Val di Susa.
(9) Lanslevillard.
(io) Bardonecchia.
(11) Villar Focchiardo.
(12) Avigliana.
(13) S. Ambrogio presso la sagra di
S. Michele.
(14) Mochie, in Val di Susa.
(15) Forse: Bussoleno.
(16) Giaveno, presso Susa.
Si-Jmh de K<
= '{111),".°
dtlTi Non
l4(bJcuiUS.GU-
MONUMENTA NO V ALI CIEN S I A
mentì )4ov>Ii densi, col secolo xti comùicU vivace il distacco tra li
Italiane e le francei!, ma sino a quel tempo ì caratteri sano quasi affatto, o
ani:hE addirittura del lutto identici. Le i sono ben di soveme sormontale dalli
virgoletta rettilinea.
11 margine inferiore è ripiegato, e nella piegatura fu fatto un taglio, ih
cui venne introdaita la tenia pergamenacea, molto sottile, da cui pende I)
sigilla in cera nera. Questo è di forma elittica, e nel centro presenta.
vescovo sedente, mitrato, die tiene colla sinistra il bacolo pisiorale:, mentfe
colla destra aliata benedice. Intorno a questa &gura corre la seguente leg-
genda, in bel carattere maiuscolo capitale : [si]gili.vm con[okis ma]'
E[p]Cbcop)Ii].
Sul vtrsa una mano dei secolo xvn attribuì questo documento al
Sulla data, veggasi quanto ne dico nella nota (b).
'. Tti nomine sancte et individue Trinitatis, anno ab incamacione do
'. Imiti! nostri lesu ChristiW .ncx[xv]im. (""'indiclone -vii. W, pridie
■ idus mai, Loterio imperatore regnante, ego Cono Dei gratìa Man-
1 [rienjensis W episcopus CO, in prcsencia domnl Amedei comitis t*J, con
I voluntate et conscilio prepositi nostri Aimonis ('HO et omnium canonico-
' rum Maiiriencnsis ecclesie, unde multa bona prosecuta estO ecclesia
[ Novaliciensi religioso cenobio, in raanu domni ViUelmi abbatis ipjius mo-
; nasterii confirmanius et in tenore locius iuris tradimns omnes eccleda^
decimas, ceierasqne possessiones, quas in presentì videtur habere et
tenere in nostro episcopatu, et que deinceps aiiquirere poterit, vel que
a ìustis et bonis viris prò salute et remedio suarum animarum date,
vel reliete aerine, contirmamus ecclesiam beatì lacobi de Corberia (*),
et sancti Anlonini Bonivilarii <", et ccdeslam ArgentìneW, et cccle-
(i) ^ Ola ^1 (b) U àfrt dtie^noi fu dt
[U Mlllmi Hf*l iiiiii, ibi {hJI icnu Itltivlii (iiiiir
riméHfimt i Jm «(HI prtitimlt, fakhi ti éisi fvt
itna dt fmiit dfcnuunlOt lulfoitiofra emi lo rttabbL
£ mfjHlsta, fh* cmlruìa rtm regnante, ii ipi^i* i
(0 U InJJiìw •» riar.mn,u ..ti., n* b Ju W
h, la ••Ìl(iim
•• i^ffrìm*
(1) Vedi la nota j. di p. 214. «1
diploma di Umberto II, loSi.
(a) Amedeo IH.
()) Aimone è ricordato anche nella
sua investitura a favore di Guglielmo
lata di questa investitura k tncena,
(4) Corbières, presso Aiguebelle.
(0 Bonvillard, a N. di Aiguebdle,
ulla sinistra dell' IsÈre.
(6) Argentine, a S, di Aiguebell^
priore della Novalesa. Ma anche la sulla destra dell'Are.
I. ACTA.
249
Siam de AtperaCO, et ecclesiam de Urderes atque sancd Albani ('). UcUesadiArgt
coQfirmamus ecclesiam Cosie (3) cum suis apendiciis, et ecclesiam Bur- Épierre, st-Aib.
^ dea Hurtièret,
ginovi(4), et capellam Camoseti(s), et capellam Castrinovi (0, et cecie- f""f *".i^y
° ' * » r » U chietA di BouTj
Siam Alteville (7), et sancti Michaelis Montìs Maioris (^), et ecclesiam Vi- JfoitlJoiSm
5 larii Ervisii W (9), et sancti lohannis ecclesiam ('<>), et ecclesiam Cha- SSJjJjf, Jì JS^
bamieOO. simul eciam confirmamus ecclesiam sancti Leodegarìi (■*), et cu^ds^idic
ecclesiam sancti Remigli ('3), et decimas mansi Riculfi. que est in par- chtcM^^^Tm
rochia sancti Stephani de Cuina M, amplius confirmamus eciam me- di st-jéaa d« ^
Porte , la chiei
dietatem ecclesiarum de Terminione (»5), et Soleriis ('^), et de Lanzo su- <*» chavamie.
' cbieudiSt-Lègc
o perìore ('7), et ipsam totam que est in Lanzoburgo (»*), et decimas, que ^ '^Ifa^ d
in finibus predictarum ecclesiarum continentur. signum domni Cononis ^^ ^ ^y°''
Maurìennensis episcopi )J( qui hanc confirmacionem fecit. signum 0») )J| ^if *^à***S
domni Amedei comitis. signum (*>) )J| Amonis prepositi, signum (*») )J| ^^ «if s7iSS
UbertideTurre. signum 0>))J|Anselnii de Sanctolohanne. signum (*»))J| tutta u'cSLa'!
3 lohannis. signum (*») [)J|] (0 Petri Clarelli. testes sunt: domnus Vi- reiaSve ^5me.
lielmus abbas. Otto prior Novalicie. Gregorius prìor Cosie. Ama-
ricus prìor Corberìe. actum est hoc ante ecclesiam sancti Stephani de
Aigabella, feliciter. ego Rogerìus, sacri palacii scriptor, iussu domni
Cononis episcopi et domni abbatis Vilielmi hanc cartam scripsi.
o (S I)
(a) Le prima i instrU positrierminU, ma di prima mumo, (h) A S co» ugno f abhrmfia^iomt,
(e) A omrtit U tigno.
(i) Épierre, a S. di Aiguebelle, sulla
destra dell'Are.
(2) St-Alban des Hurtières, sulla
sinistra dell'Are, quasi di fronte ad
Épierre.
(3} Coyse, ad O. di Chamoux, sulla
sinistra dell' Isère.
(4} Bourg-neuf, ad O. di Aigue*
belle, sulla sinistra dell'Are, a non
grande distanza dal suo confluente
nell* Isère.
(5) Charaousset, a S. di Chamoux,
sulla destra dell' Isère.
(6) Chilteauneuf, a S. di Chamoux,
sulla destra dell' Isère.
(7) Hauteville, ad O. di Chamoux.
(8) Montmajeur, frazione di Villar
Sallet, sulla destra dell' Isère.
ìiommanta NovaUcitnsia*
(9) Villard d» Hèry.
(io) St-Jean de la Porte, sulla si«
nistra dell' Isère.
(11) Cha vanne, sulla destra del-
l' Isère.
(12) St-Léger, presso Aiguebelle,
sulla sinistra dell'Are.
(13) St-Rémy, non lungi da La
Chambre, sulla sinistra dell'Are.
(14) St-Étienne de Cuines, sulla
destra dell'Are.
(15) Termignon, sulla destra del-
l'Are.
(16) Sollières, sulla destra del-
l'Are.
(17) Lanslevillard (ef. Casalis, Di-
Xion, IX, 117).
(18) Lanslebourg.
16^
:.(ST.>Ep>I
■r pApc F*igfwtt ni tnJitfT^ MrtBÌ JcuilHu t^ ^^^^t^^ cmn ^^'p ■■ria ^cuplAtDS
■ s«MH iDeoi|ae «^bo jpasitD, iotpairikani fònoam reiJegi ci Kiipsi ■_ GÈ altri
Dotai, che atatabaatee Sntno prìnu d«l trascrioore, sono * magìstet b-
• cobo* • e • BoDiB lobanna diom de Menano a. Aacbe qncsli due Doui
aocMano che rorì^nale en monim dì bdli. Le m firme sooo autografe,
c runa direna din'ihra II testo ilefl'iRo t nel carattere dd notaio Bet-
nar<lo dì Alenaiidna, U 4|aak ad e»o pttmùe il tao S.T.
Per oecessaria uulo^ eoo passi di indDbbia leziooc, n£ tma lolu U
itou e per ■ cmn >.
Il più antico tra i reciti sciìttì sai vitìo è del secalo ut e dice: a pri-
■ vilegium monasterìi Bremeteasis pape Clctueatis >. Utia mano dd se-
colo XV appose al niagine superiore: ■ Bremetumi. Quando il nostro do-
cumento sìa uscito dal monasiero di Breme, non lo so. Senza dubbio, tanto
questo documento, quanto il privilegio di Benedetto Vili del 1014, troTansì
registrati nel volume manoscritto intitolato: ijóS, Compendio itSt scriUuTi
dfir arciviscovado di Torino fallo (ompillan da moni. ili. t Tei.\ Franctito Luc{raa
Roringo di Korà, pp. 108-209. Sul cadere del secolo xv arse una lite di giù-
I. ACTA. 2St
rìsdizione tra il vescovado di Torino e V abbazia di Breme, e può darsi che
i due docuinenti abbiano mutato sede in tale occasione.
C Trascrizione assai consunta, nella busta II dtìVAbba^, NovaL (Arch.
di Stato di Torino). Comincia : « (S. T.) Anno Domini millesimo .ecce,
e quinquagesimo .iii , indicione quintadecima, die .xviiii. mensis aprilis ». Si
descrive così V originale documento concesso « a felicis memorie domino Eu-
« genio papa III, edam sigillatum cum bulla ipsius condam domini Eugeni!
« pendente, cum cordono de serico, non cancellatum, non viciatum, aut co-
cruptum in aliqua sui parte». La presente pergamena sembra essere una
copia della trascrizione del 1455 (^ US^?; nel 1452 correva la indiz. xv),
mancando delle solennità consuete in questi documenti. È peraltro del se-
ccdo XV. Furono omesse le sottoscrizioni, e in molti luoghi la lettura riesce
assai poco agevole, tanto il carattere andò sciupato per l'attrito.
D Neil* archivio della Abbadia di Brente, Regolari di qua dei Monti, se ne
trova una copia cartacea. Trovasi inserta la presente bolla nella autenticata
trascrizione (in carattere del secolo xvii) di un atto, redatto a Nizza il 14 ago-
sto 1528. Quest'ultimo documento è redatto in nome di « Honoratus de
« Costa dccretorum doctor » vicario di Girolamo Alsagno, vescovo di Nizza,
e contiene la bolla di Eugenio III, colla conferma fattane da Leone X.
La bolla di Eugenio IJI non è tolta dall* originale, ma da una trascrizione
profferta dal rappresentante di Girolamo abbate di Breme. La detta trascri-
zione porta la data di Pavia, 23 gennaio 143 1, ed è alla sua volta tolta da
una trascrizione eseguita, in forma autentica, il 25 settembre 1346, dairorigi-
nale che si attesta a non . . . interlineatum, cassatura, vel in aliqua sui parte
e vitiatum, sed omni suspicione carens ». *
E Domenico Promis {Moti. hist. patr,, CharU I, 797-800, n. 493) tra-
scrìsse questa bolla da B, che attribuisce egli pure al xii secolo. Di qui
passò questa bolla nel Migne, Patrol laU CLXXX, 1504.
Metodo di pubblicazione. Siccome i tre testi che della bolla ci
pervennero sono tra loro indipendenti, cosi tutti doveano venir presi in con-
siderazione. Ma naturalmente non mi credetti obbligato a riferire in nota
ogni varietà di lezione, specialmente dove si trattava di semplici varietà
grafiche. Per l'ortografia e per la forma dei nomi mi attenni specialmente
al testo B, che è quasi contemporaneo alla bolla. Quantunque in tutti e tre i
testi, la bolla venga attribuita al 1 15 1, tuttavia essa è del 1 152, siccome risulta
dalle Regesta del Jaffé, che di quel papa determinano 1* itinerario. Eletto
Eugenio III addi 27 febbraio 1145, il 9 febbraio del 1152, e non del 1151, era
nel settimo anno del suo pontificato. L' indizione xv combina col feb-
braio 1152, e non col febbraio (151.
Regesto. Jaffé, Regesta Pontif. Roman, i** ediz. n. 6625 , 2* edii. n. 9549.
EUGBNius episcopus servus servorum Dei. dilectis filiis RaynaldoW ^^^T^r^"'^*
abbati Breraetensis monasterii eiusque fratribus tam presentibus quam !}° fLJJ2J*^|J^
fiiturìs regulariter substituendis imperpetuumf*»). in Apostolice Sedis [* ^Si,iJSS*Ti
Brtme e •• coa-
feroM I pOMSMi,
(a) B Raynftldo C Reynftldo D Rtymundo (b) B imperpetnum CD in perpttuum doi:
r
MONUMENTA SO V AL I C lES S I A
nfm rc&noBw
"11^ ^^^ dSgne a reigicna loca, inaiiine qne heatà Pctri hma asssCntM, « ad
odk^r»^ U''itu''"g- qB»n oÌ> rem, «Slectì in Donaao filu. vcstm ìiMii pcMa-
hóv*S"(Mo« tidotBbai dementar lanmaas ti pnieeasctia nosirì ftficù mctnorìe f
nr.iii ,'• taooceuii pape Tcstigus inìieteiite*, BremctcaK e
1. iBitetvi (■ prescntumuD, prctlcc^iiomixi oossiomni ntT'n^^T^ir,^ pnirrinfr, net in vt Iftì
Vmin ^ìir^? f>nim, coDccsMoc pooónoBii, largitÌDcie rcgom fd princtpmi, obi»*
hZ iiTT^ìi 'i*''*^ S'icHom, sea aGb ìcstis «odu Dco pfofiìcio poteritt'} ai&fiaà,
ne, fa c>w Srnu vobts «lacmCfae Jo]cca>oribai '^' et SEbata penaaoczQi, ia qaifaiB
^Óbas. pw bec proprib <lmiaini expouMnila TocaboBi. m tpbcopani Papea^
^ tiiiÉ 4 ecclesùnt [sana]'!) Petrì de Lomdb<^*. in caftro S«iicD SatnUfù^ 19
'ìì^'«^^ ccdaum mikk Odfie ^'. ia Pordaao^ ecckùam noeti Salmoni
"t'nT^i T w ia Calec«ro (*>, ecckoam saocb AloaaJh. ia epacopsln VercdnHÌ,
mH*aOi— in loco PoUd[io<'l, Mdenam nacK Mane^ in raotoc HastÌDf"), ee-
'.rMu^f^ì' rfe^a» "««n Mìciiaelù ^'. m BikoU'*',eccK»ÌMi wncte Agathe. ia
"'s'g!^.™; clcsiam naca Pctri, cum curtc sai. in episcopani Astensi, ecdesim
, £ s. M^ -. in iaacri Petri de Vuasco <*J C'>. apuJ Maurocum '■'', ecclesiam sancti Qui-
■>>* 4f S. Qn-
^'|>^Ì>hTIÌ <>) a C EMimM D Rifluì (»S0(p«iaI C ap«^>n (<) A C DBdpKU D»
^^V^^^ ,nf«™0'*>" CD «tra,™ nccoon-bu (g) fl .J/fl. « d «b J ,1^» * J**— ^^.
ci»» « S~l CDwa (h) AOUaHlla CUadle (O^DCiciUi CSnilic (kj S i^f/f/am CC^
lll^Wchl^ 1"™ S Cikctra ,l)aCPaIleiu O PoUauj (a) «C a bimb M*«u ' '
S. [M.nuio^ (■) A D MìcUmUi CXk>lwIUi (ol 5 Mtol* C B>wU □ BdnU (r)Ji)GiMiM
iCiducoiJiVai- C Cabyua 1.4) S UiBca C Vnuo, D Vud i,c) S MMaranui C Mainchn D Ito-
udiCtol-
(t) Accettindokleiiooe> Nuucoi Casaiis, ZK^iwwn'i', » q ». Ma in-
di B, il Dorae non ù potrebbe facìl- vece, cotreggeaJo questa lexione eoo
menie identificate. Pone si rìcor- quella di C, petuiamo a San Pkoio
rerebbe a Moasca, in latino < Moa- di Vasco, la cui storia endìtanicse
• jche ■ (cf. PiETIto ViARENGO, presso espone il eh. lìg. generale E. Momono
Q, Sella, OmUx AsUmsù, I, ;oo). La della Rocca. U stcrit dtlTamlkm dai
chiesa panocchiale vi è dedicata a dtl MohUtìì^ ora .l!iMJin*i, Hondovl,
san Pietra, siccome apprcniiiamo dal 1894, 1, 191.
I
A
255
«ciC«)(0, in elusa, ecciesiam sancti Andree. in VulpilieW, ccctesiam ■
sancii lohannts. in Duodecimo, ecclesìam beale Marie, in Caste- |
gnetoW, ecciesiam sancti Quinci H), et ecciesiam sancti Maurìcii. ce- '
clesnni sancie Marie de Fabalmis f')(»). in Serra, ecciesiam sancti Petti.
la Ni^olasco <•', ecciesiam sancii Dalmaiii («). in episcopatu Vigini
Geiui t^J, ecciesiam sanctc Marie Dulcisaque W, eccWam sancte Lucie. |
in Campo, ecciesiam sanctc Margarite, (n episcopatu Taurinensi, ec- '
clesiam sancti Petri de Pollentio (■'), com comitato suo, ecciesiam sancti 5
Georgii (^\ cum curte sua. in castro Sigifredi (=), ecciesiam sancte Marie, i
in Cavalarìo W, ecciesiam sancti Petri, cum curte ma, et <"' ecciesiam san- i
ctì Michadis fp>. in Pagno, ecciesiam sancti Petri, ecciesiam de Val- [
Miujcofi*. ecciesiam sancti Firmini in Villario ">. ecciesiam sancti An- ^
drce. in Suppunico W, ecciesiam sancti Petri, et plebem sancti lohannis (•), |
in Nodone, ecciesiam sancti Laurencii, et ecciesiam sancn Gcrvaii
lo datate Taurinensi, ecciesiam sancti Andree, ecciesiam t'I sancti i
Ay£1ì(«>. in Gongovo (>), ecciesiam sancti Petri, et ecciesiam sancti Dal- ^|^,_^°'51"| J^^'.
maciiC»), cum cune'"', in MoÌta(i*), ecciesiam sancte Marie, in Nova- ;'!|1^,'ì„"".\w*m
Ecio {"), ecclesìam sancti Petri (•''". in Ripeta ("), ecciesiam sancii Petri. ^l^^ ji"s!lv'to'
In Mino W, ecciesiam sancti Dalmacii<M>. in Rippaf''"', ecciesiam sancti ™°m,'Mt."oÌ
Albani, et cappellam sancte Marie, in Collegio, ecclesìam sanctì Chri- m • i. MÌn n
itolbii*^. apuli Campum Merleii'''''' ecciesiam sanctì Georgii t">, et eccle- (òn. i in u koiu
r r ' f (ft.iime di Piac».
liam luvenaleC"»). in burgo Novalìxii(">,cappellam(«')sancti Stephani. j «'.'^■'inN"TÌi
4lS.P-(U<>d)P«l-
.^™ó. Im ctioi
4IS.Gior«io,toU.
■ Itilo ài SM(n-
*£■!>. !• cbtttt
l S. V.ri.1 In
UiMiiaitoai. la
hlu* a S Firira
1 chicu 4i %. «••
Il S. Al-
ili Sispi-
riil. li chltu di
(b) B in VulpiUt C Vuf>ni* D in Vulpilli (e) B Cuit|t"to
:> 9 Fobalmil CSiuJmil D Sabilioll fi) B
Jmallt C Dilnuili (h) BC VltlnllBtUcui
a (li)B fi Polleria CVoìiat\a {ìì B D
i|ilndl (a) B CtnUho CO Cimlliri
D (ìnlllci
liuto O I.Dtu« (() B
(I) fi 0 Dulduqut
0«DftU CJsorsii (a] B D Sl^fndl
«t C«»>. (p) BOIilÌ<h.eln C »itl.,U.«m. WBV.ltt«K(, C V.li.g..Mt.
ti^(KO (fìBOVUUiio CVIIiriu (<) fi Suprunica C SuMmico Li Supiaico
bkuaU O IiuDoU <<i)B Gitvuii CDCirniil (t) B ìeccIuìus CDKtia\tm
mmUAhIB Daaó (y) B Cunfii.a C Goik«D« S Gonurìo (i) £ D.lmull C
D OalnuU (u} B D cor» C cune tiu (bb) B Mot» C Uoni D Ma» (ii)
nlklo C tt«uli>io (di) B n Ftiii C Petri ia KauUcia («> B Ripcu C Rlpiitu □ Kn-
fM (9)SCIIul» DU—la (gg) B D>l<i>(ii> COilmuili D D.I1UIÌI (bhJflCKIpp.
Otlf* <U) S e Chrinaforì fi Chriiiopberi (kk; fl C Kerloi ZJ »l calati (II) B C Gtottil
DCf^otfl (iii<i>)BCIaueDale /) Ulianau (un) BC Noiulnii jDNoaaiidi (00) BCcar-
(l) Sopra qucsu chiesa lU S. Qui- Morozzo della Rocca, op. eit, 1, 176.
rico, che anche io cuta del 1180 ap- (I) Forse una cosa eoa S. Maria
parlscc dìpcadcnte da Breme, veggaii ade Sualma ■ deldoc. 11, p. 146, t. }■
Co) so u
1 ti[ Gillo 1),
hi», di S. d
(.)BC *
BJJMo- li
< di S. Gio-
I. ACTA. 255
et sancd PetriW, cam capellis sqis. ecdesiam sancte Marie de Valle. ~"* u^*** £
inGracianopolitano^**) episcopatu, ecclesiam sancte Marie de GarriaCO. ^^fw^^JJjl
ecdesiam sancti Desiderìi et sancti Stephani. ecdesiam de Naugerio W, Aip^lfdrco!?li
cttm decimis et ceterìs prenominatarum ecdesiarum pertinenciis. vermn ^g^^ ^k!^'
quia idem monasterium specialiter ad Romanam Ecdesiam spectat(*)y «/dTs. Giovami;
QdUi iiceat archiepiscopo^ episcopo^ sive alicui(0 prelato, in prenomi- cbieM «u s. fcIi-
ce; k chiM« dd
natis ecclesiis, vel in earum cappellis uUam dominationem habere, salva « Monte .Roto-
'^* «reo»; nelle velie
Sedb Apostolice auctorìtate. sane laborum vestrorum, quos propriis jji^**"j^^*^
manibus, aut sumptibus colitis, sive de nutrìmentis vestrorum anima- ^JJ? pre»o**Le
liam nollus onmino a vobis decimas (e) exigere presumat. nulli edam d!la>io^ gImo!
Iiceat préfatum Bremetense monasterium, absque racionabili et evidenti s. GiniienoT u
chiese di S. Me-
culpa, a divinis officiis interdicere. obeunte vero te, nunc eiusdem loci rf» ; k cUcse di
S. Lorenio ; le
abbate 0>)j vel tuorum quolibet successorum, nullus ibi qualibet surre- 'SìS^toTSifM'
ctionis (0 astucia, seu violencia, preponatur, sed 0^) Iiceat vobis communi ^^^ìi^ ÌiS«e
Consilio, vel parti consilii saniorìs, secundum Dei timorem et beati Bene- bef^aonoChem^
dicti regulam, absque ullius contradicione, abbatem eligere. sepulturam dis.'netro, coUe
ceppelle ; le ehie-
quoque ipsius loci liberam esse concedimus, ut eorum voluntati (0 qui m di Épiene (cf.
^ p. 249» r. I e no-
se illic sepeliri("*) deliberaverint, nisi forte (") excommunicati vel interdicti » '^cTniulSl" ?
sint, nullus obsistat. baptismum (<>) vero in eiusdem ecclesiis licenter 5jJ«JJ Orwihì^-
fieri apostolica auctoriute permittimus. crisma (p) quoque, oleum san- l!ì^!!**i,f ImbS
ctum, consecrationes altarium, seu(^ basillicarum, ordinationes cleri- cii-co'io'^ Sm),
, le chieee di ° Sen
corum, qui ad sacros ordines fuerint promovendi, a quocumque malue- Pietro, colie sue
ceppelle; in Ven-
ritis episcopo, si quidem catholicus fiierit et(0 gratiam atque commu- rev (dipertimento
nionem Sedis Apostolice habuerit. quicquid (•> preterea (0 libertatis, ^j^'^i^l^JÌJj
vel a predecessoribus
tholicis imperatoribus,
iure constat esse concessum, nos quoque presentis decreti pagina (*) JjJJj^u,^*]J*^ ^
concedimus et favoris nostri asertione (••) firmamus. dccernimus ergo ÌG«^.*'uchiMe
ut nulli omnino hominum Iiceat idem monasterium temere perturbare, ^ |; sIS&tomI»
^ ^ ^ , chiese di S. Ilerie
'ibus nostris Apostolice Sedis e») episcopis, vel a f^) ca- foro^*^**''S;?"j
ribus, vele») cenobio (y) vestro seu cenobii vestri locis i^aTvlokif*^
chiese di • Nenge-
• rinm » ; le deci-
Grecienopoliteno i) Grettenopoliuno (c)BD ^Jfe^delETwSSS
0 (e) B Ecdesiem spccut C D spectet Eccle» chiese.
(e) B et Seneti Pctri C D omtilono. (b) B C
Genie C Jerrie (d) B C Naugerio D Megerìo
sieim (f) B D elìcvi C eliqui (g) B D omnino e vobis decimas C omnino dectmes e vobis
(h) J9 C ebbete D ebbetis (i) B surrectionis C suretionis D snbreptionis (k) J9 D sed
C set 0) BC corum D eorum voluntati (m) B sepiliri C D sepeliri (n) B C forte D fo-
itm (o) B D beptismum C babtismum (p) B C crisma D chrisme (q) B C seu D sive
(r)J9Cet Dometlt. (s) B quicquid CZ) quidquid (t) BC preteree D propteree (u) BC
Apostolice Sedis D omtlU. (v) B vel e D et (x) C traUucia il brano vel a e. i. vel (y) B C
cenobio Z> cum oleo (z)BC pagina Z) paginam (aa) B asertione CZ) assertione
■ lOBi Im CUj«^ I « lfe_|
^
» «^Tri^rt "^ ^9° GregoriB (ntibyiei firrlnJb moS [stadi) CiGitì nriv ij
flfr'^ù «ripsL
^^T*^ j ^ $ Ego Mainfrc^Bs tunbym enCadà t&afi smctt Siràe nk 11
ii r^tf — fcj^ ^ Efio AAcitm piabpcr [oi&uEs] tildi stacte Anastaiie si^ "
Ego Eogeniiis caihoBce Ecdene rpùcopos sobscripsi.
(I)
Bm vAun
^ Ego Ynunu TiMcolanm epùcopos snbscripsL
^ Ego Nicholaus Albaociuis efMscopas subscripsi.
1^ Ego Haga Hostieii& episcopos sabscrips)(">. ij
«riM Ccowate OowMriM (i) AC «ilw Mki* Ab.
CD iwun* (0 ' B
dida 4Mh (h) B « ■
C Aa«, •«■ 0 Aa«
HfHi Ega E<ic«dii> uUwBcB *»]«■ ipkcsFU. Ego BB (■!() pmbfW M>to^ Itrali •. Cto
lini. Efs kmftijM rnibrurcuitiuUiliiuliuBciHSiblaH. Efa AOtrtnf fintj» «r«uli*
iliili HsaL AaiituU. Efs ATiwriu TwcbUbiu •fiicopoh Ega tti»hia> < >■■■■!« ^iMÉfa.
E|o Hu|D OmWhIi tpUcopa.
I. ACTA. 257
Datnm SigneC*), per manum Bosonìs sancte Romane Ecclesie scri-
ptoris •v«<^)'idas februarii, indicione .xv.CO, incamacionis dominice
mimo .uwn/n^A^y^ pontìficatus vero domni Eugeni! 111(0 pape
anno .vii*.(0.
vn.
II 62 aprile 24.
Fonti. A Pergamena originale in: Cronaca eccUsiasticOy busta II, Do-
cumentiy memorie e storia di abazie del Piemonte, nell'ar-
chivio del r. Economato generale di Torino. La pergamena, al suo mar-
gine superiore, è stata tagliata, recidendo a mezzo alcuni segni, le cui parti
complementari rimasero naturalmente sulla parte della pergamena, che venne
staccata dalla presente. Quei segni si facevano ordinariamente quando si
voleva avere, ad ogni evenienza, il mezzo di riconoscere la corrispondenza
di' doe parti della pergamena, che al momento si volevano staccare. Spesso
a. questo scopo si adoperavano le lettere maiuscole, disposte secondo 1* ordine
al£ibetico. Non è impossibile supporre che la parte della pergamena, che
fu recisa da questa, contenesse un altro testo del nostro documento. Sic-
come Tatto presente ha natura di contratto tra 1* abbazia della Novalesa e il
vescovo di Maurienne, così è probabile che di esso siansi fatte due copie, una
destinata a rimanere presso 1* abbazia, e l'altra consegnata al vescovo. Contro
a questa ipotesi si può opporre che nel documento si sarebbe dovuto, secondo
l'usò, indicare che di esso si erano fatte « duae cartulae unius tenoris ». L' ob-
biezione è fondata, ma non ha tale efficacia da escludere la ipotesi ora pro-
posta, mentre non si saprebbe quale altra supposizione mettere innanzi.
La trasformazione del carattere è patente in questo documento. Vuoisi
notare come caratteristico il fatto che nell' incontro di due i i, nell* ultima sil-
laba di una |)arola, la seconda i è lunga. Quindi nell'originale scrivesì
« novalltij ». Sa di arcaico l'ortografia di «^cclesiam». Il dittongo ^ in
fine di parob è a£Eitto comune nel xu secolo.
La pergamena è in alcuni luoghi sciupata, e supplii per congettura.
B Copia del secolo xv nell'Arch. di Stato di Torino, Abbadia della
Nwaksa, busu III.
IN nomine Dei et individue Trinitatis. frater Petrus^ de Rambaldo Frate Pietro de
RembeUlo, priore
dictos, prior Novaliciì, iussu (s) Bernardi abbatis Bremetensis atque con- <ieii«NoTeieMi,Mr
'' ordine di Bemerdo,
sensu todus conventus Novalitii, Vilielmo Mauriennensi episcopo (^)(0 *^* *" ^'«"*:
' <^ <^ e col coneeneo del
*(tt)BCSIgM DSIgiul. 0>) B ,v, CDqaànto (e) JiC .zv. D «jniiidediBt (d) ^
M^c^^ C Millcetiiio ajo D millefiiiio ceateeimo quinquegeeimo primo (e)JB.iii. CD tertii
(f) M .Tit*. CD MptinM (g) A loMu B Uttma. (b) A episcopo B tmtU§.
(i) Guglielmo II, vescovo di St-Jean de Maurienne dal 1160 al 1175,
secondo Bima, op. cit p. 223.
MonttméMa NovaìicUnsia, 17
iode de episcopo tmaìme^' caaqaercIiirCiV EKtom est hoc .tiil l»
lendas suo, amo ab iDOiaaaooe Domm j
ferà n^ Iona .xxr^ cocKnrrcice .vi^ epacta .zxn.
• - Jl {.) fc ^
(t) SulU ■ tmcio, cf- P. Fabbe, L* (i) AUiukaì ad not erentnlc nin-
LibeT ctMiiiam àt FE^Hit Romaimty Uziooe di Mdc per pane dd tckoto
Pirìi, 1S92. dove diftuamente se ne di Maonctme; ancbe in oU caso, il
tratta. cotttratio era per se stesso annullato.
n
I. ACiTA. 259
vm.
1197 maggio 21, Rivalla.
Fonti. A Ottimo originale nel Museo ài Casa Savoia^ presso TArch.
di Suto di Torino. È in carattere minuscolo elegante, perfezionato, che pre-
lude al gotico. Anche nell' uso delle maiuscole sono alquanto dimenticate le
antiche tradizioni cancelleresche. Cosi abbiamo : «. Comitis vmberti », colla
maiuscola nel titolo e la minuscola nel nome. La i iniziale è spesso maiuscola,
e allungata, laonde abbiamo: «Jni», «Jnfringerei», « Jncamationis ». Nel-
rincontro di due iì minuscole, la seconda è lunga, «pedagijs», «Junij ».
Parimenti « patrocinjo ». La nota tironìana H rappresenta « et ».
n documento è probabilmente di due mani; per lo meno devesi ammet-
tere che i due ultimi nomi nella serie dei testimoni, e il cenno sulla consegna
dell'atto al prevosto di Rivalta, siano stati aggiunti alquanto posteriormente.
Il margine inferiore della pergamena venne ripiegato, e nella ripiegatura
si apersero due fori, per i quali passa una cordicella di seta, in colori giallo
e verde, la quale sostiene il sigillo in ceralacca. Questo è non poco deterio-
rato, tuttavia vi si disceme ancora buona parte di un cavallo gradiente a destra.
Di una leggenda qualsiasi, nessun vestigio. Q,uesto sigillo fu riprodotto da
un documento del 12 17 da L. Cibrario e D. Promis, SigiUi dei principi ài
Savoia, 1834, n. 23 e tav. i, fìg. 2. La leggenda poi vi è in gran parte con-
servata e dice: «Umbertus Moriannensis comes et marc[hio Italie].
B Pietro Datta pubblicò questo documento in Mon, hisUpatr,, CharU I,
1036-37, n. 708.
C Un regesto ne diede P. Vayra, // museo storico ài Casa Savoia, \
Curiosità ài storia subalpina, IV, 615-16; e nel volume a parte, col medesimo
titolo, Torino, 1880, pp. 362-63.
Regesto. D. Carutti, Regesta comitum Sabauàiae, p. 145, n. 391.
IN nomine sancte et indivìdue Trinitatis. notum sit omnibus tam TommMo (i).
presentibus, quam futurìs, quod ego Thomas comes Maurìenensis et ne e marchese i»
Italift, in rìmeiio
in Italia marchio, prò remedio anime mee et patris mei comitis Um- deii'eninuidiUm.
' ^ '^ berto (III, il Be«^
berti, et omnium decessorum meorum, dono et concedo Domui Mon- ?),"® p^^t*- •
' ' degli altri tuoi pre>
^ tiscenesiiy et ibidem ad servicium Dei degentibus eorumque successo- ^J^cwiVoriSo
ribusy plenam libertatem et pacem. perpetuam in omnibus, que Domus SìSSSwT pitM
possidet, vel amodo aquisierit, in campis, in vineis, in pratìs, in silvis, u!c2a^lteXtS^
in rìvis, in pascuis, in aquarum decursibus, in molendinis, in clusis, in
pedagiis, et omnibus aliis, salvis iustis meis consuetudinibus. confirmo Conferma cbe
0 etiam tali modo, quod nulla secularis potestas ibi habeat, vel querat aecoUre ^ poM*
esercitare dominio
aliquod dominium. quod ut ratum permaneat et firmum, presentis «icmo.
260
MONUMENTA N O V A LIC I ENS I A
}
script! patrocinio et sigilli nostri impressione corroboro, si quis Tero
haoc noslratn confirmatìonem infringcre presumerei (•>, irwn et indigna
tionem nostrani incurrerei !^), et offcnsam sicuri propriiun TÌndicaiem.
acmm est hoc apud RÌvaliani(0, in daustro, anno dominice tncam»-
donis millesimo centesimo nonogesimo septimo, duodecimo kalcndai f
iiiQU, indictione quintadecima, regnante domino HENRICO Ramanonun
imperatore, domino Celestino papa presidente, huius rei tesies sunt: I
Amedeus et Umberlus de Vi!eta<'>, Gonterius de Bosex^t), Amedeus
de EtoneU), Gonterus de Aisma'O, Guifrcdus marescalcus comitis'''.
Ego Maurìcius notarius comitis interfuì et de mandato ipsius haac IO
canam scrìpsi, feti ci ter.
Tradita in manus Bonaudi prcpositi de Rivalla ('>.
tao4 giugno 19, Susa.
tato di To- J
Fonti. A Ottimo originale pergamenaceo, nel]' Arch, di Staio d
rino, Abbaca idla Novaìem, (ra le carte « da ordinare >. £ tutto dì una ti
in carattere minuscolo, ormai pienamente perfeiiaoata. Le lettere, ad angoli
acuti, (anno presentire il gotico, se anche non li voglia dire cbe esse sono *d-
dirinuri in goiico. Gli ornati delle lettere maiuscole, che si riducono di Kw
lito ad un semplice tratto, accentuano le caratteristiche gotiche di questo
minuscolo. Le abbreviazioni sono molto numerose. La sillaba ■ et » è rap-
presentata dalla nota tironiana -1. Tra le abbreviazioni, noto alcune ottenute
(t) Erran pir prcniiBpuHi (b) Sltp4r iKotnl (e) Li funU Goaiini ^ Aioaa - cswtii
I Tradita - Rlnlu /■»» iffiinli pBiUricrwKwU, ma far id lua) (aalH^HH. Aw^ ■(■ fan
mtffwn aclmim <b qmiU mmmo li ptaé iirmlifitn cn fiW;a iti Hlua iinrliit, ih larlur U nm
(i) Rivalta, dove esisteva un mo-
nastero, che venne posto sotto la di-
pendenza della No V alesa.
(3) Questi due compaiano quali te-
stimoni anche al diploma, 39 mag-
gio 1197, del conte Tommaso alla
certosa di Losa, presso F. S. Provana,
Lt cerlost dtl PUmontt, in Misceli, di
ttoT. itai. XXXII, 188-89. Amedeo
poi agisce quale testimonio in pa-
recchi atti consimili di data poste-
riore; cf. ivi, pp. t9}-aoa. «Viletai
è Villette, suU' IsÈre.
()) ■Boiexs k forse: BozeI, snl-
r IsÈre.
(4) Amedeo di Ayton Io si trovate-
sclmomo al diploma del 1 197 e ad altri
posteriori citati nella nota a. Qfiesto
stesso testimonio ci si rìpresenteri nel
diploma di Tommaso I del 1104.
(5) Aisma 6 senza dubbio Aime,
•nU'Isère. . ■ ,. ,,
■ pri -),
per meiio della lettera tovrappasta, le quali, per non css
possoDO desiate qualche interesse: o^* (cioè «quia), sps (cioè ■
■ aliqn (eio* «aliqua»), dove U a sovrapposta alla q è aperta. Nell'uso
della i, si segue pure il listemi proprio del sea>Io xiii, quindi abbiaruo prò-
langala la seconda i nell' incontro di due ì I, come p. e. ■ apendicijs *. Talvolta
anche la ! semplice (inale é prolungala, come in : ■ lìerj », ■ corroboTarì ■. In
qualche raro caso é prolungata anche la j in mezzo a paro!»: • vjdelicet «,
■ Sambajnums. Spesso la i iniiiale è prolungataemaiUKola, comeio: «Jd-
■ traodi a, sJd a, «Jbidem*. In un caso abbiamo invece la j minuscola:
■ jubemus a. Corrisponde all' uso del secolo xiii la prolungazione dell' ultima
osta nei numeri: cxvij. a a.vij.». Talvolta k i è sormontata da una vir-
goletta o linea retta. Le maiuscole sono irregolarmente dispone, ma non
si può dire del lutto irregolare l'uso di scrivere: ■ Comilìs ihome a, in cui
si pone in maiuscolo l' iniziale del titolo e in minuscolo quella del nome
proprio. Osservo ancora che la parola « dcscensu •> (p, i6j, r, i) nel diploma
è divisa sopra due righi, in questo modo : ■ des - cetisu a. Dopo ■ des « a
indicare l'attacco fu messa una virgoletta.
Il primo rigo è in lettere grosse, e la sottese riiione del notaio t in
carattere minuscolo bensì, ma boUatico, cosi che sono molto rialzate le ma-
iuacole iniziali di «Egon, «Mauriciusa, ■ Comitis » (due volte), e molto
prolungate sono alcune s, e la f di «inifui*. Anzi a quest'ultima lettera
il notaio seppe dare una forma, che arieggia quella ovvia nei diplomi
del z secolo.
Il sigillo andò perduto. Era infìsso, e di grandi proporzioni. C'è il ta-
glio, e si distinguono chiaramente le traccie lasciate dal sigillo sulla per-
gamena.
Sul verso, oltre ad alcune notazioni molto erase, c'è il nome di ■ An-
■ dreai de Provana a.
È opportuno riferire come questo documento venga descritto nell' inven-
tario fatto nel ijoz da Pietro de Allavardo da Vigone (cf. su questo inven-
tano le mìe Ricerche, p. ii7Sgg), dove si legge: sanno in[camationis Do-
«mini] 1104, decimo tertio kalendas iullii, indìctione septima, [cum] sigilli
■ impressione, ac etiam copia eiusdem in pergamene scripta ». Nel medesimo
inventario se ne ricorda anche un'altra copia. Nell'inventario del i;i2
(cf. Ricerche, p. 219) il documento viene cosi indicato: ■ Confirraatio facta
■ per illu. d. comìtem Maurianensem ei marchionem Italie domino Stephano
«priori Novalitii et suo prioraiui, sub anno inearnatioms dominice .m° ce ini",,
■ decimotenio kalendas iulii, indictione prima, cum sigilli impressione a.
B Copia del secolo xiv, fatta sulla stessa pergamena, che ci conserva
la più antica trascrizione de! falso diploma di Umberto II, loqj. Veggasi il
preambolo a quest'ultimo, alla lettera B (p. 117), Le discrepanze di lezione
sono minime, e ne tengo nota solo per dare un criterio a giudicare dell' esat-
teua di quell'amanuense.
C S. GutcuENON, Hiiloire ginlalogique, 1* edii. Ili, 48; a* ediz. IV,
Preuves, p. 48.
D Senza importanza è la copia del secolo xviti, esistente nel volume LIX,
fase. 76, della Miscellanea patria, nella biblioteca privata di Sua Moeati a To-
rìoo. Qu»to e»tniplare p«t» alU fine quena dichiaruione di muo «lei conte
Prospero Balbo: «colUium cum excmplari ci, Naiii nunu dcscrìpio « ta-
■ bulario dvitaiis Secusine, a P. Balbo.. Namralmenic, qui Toolri ngnifi-
caTC cHe nell' archivio della citti di Sum e' era qualcuna ddic twjte copie dà
dacumcnù più noti dell'abbazia Nowaliciense, cioè il falso diploma >li Cario
Ma;;oo, il falso diploma di Adelaide &c. Cf. sopra, p. jj. ,
Metodo di pubblicaiione. Riprodussi l'originale che ci pervcoae
io perfetta eonicrva»ione Essoè, quasi per ìmero, dedono dal falso diplonaa,
109}. di Umberto II, fatta ecceiionc per l' escatocollo. Vegganai fin dal
firìacipio i rr. i-i, colla « invocatio » e colla » tiiulatlo », i rr. 5-4 di quena
pagina con parte della « narratio », e i rr. 1-4, p. 16;, colla ■ dispoiitio*.
Evidentemente ad Umberto fu sottoposta la pergamena, a forma d'orlgi-
tutte, donde furono tratte le copie eiisienii.
RenesTO. Canutti, Regala ctimìtum Sabaudiat, p. tjl, n. 410.
rommuii m, 1 In nomine domini nostri Icsii Chrlitif" Dei eterni, eeo Thomas
.H eli Hditfan- •
invchMtd'U Comes Mauncnncniiis et marchio Italie, prò Z remedio patrìs tuci et
»tma* Il Sw- matris mce animìiruin, atque [prò] '■*'i salute mea et eredum meoniin, in
Hivi. coafci- pretenlia domni Stcphani prioris Novaiicii^'^ confirmo donum quod an-
..tiaoautn lecessof mcus Uinbertusf''' Comes bone memorie fedi ecclesie Nova- j
'ili* ""^"^ lieti et beatissimo principi apostolorum Pctro, de superiori Landò,
MÌii*UDtiU* °''^^ '" '° retineni consuemdinis vel alicuius exactionis, nisi soluto-
'Àft^^'^atT^ modnf'l baniium piodicionis, viJelicet in rriJnsiim quod dicitur Sim-
MiMró'Vton- bainum, cum omtii distrìctu et hominibus atque omnibus ('> ad ipsum
M .Mirgi'ru*. pcrtinentibus. confirmamus etiam dona, que eidem dilecio monaiterio 10
-. pini di Loiiii domna nostra comitissa Adelaisia atavia nastra contulit, alpem scilicet
ìt ncdciìBc fi- Margerie, alpem Clarane, et duas partes Lestadii, cum omni dominio
il Vi"'i™» ipsarum parcium usque ad Petram strictam et summitatem Montispan-
BM^n'oMi^ tcrii, et mansum quod dedit in Gallione, cum ccteris que ibidem pos-
sidet, vel acquifere poterit idem monasterium, cum omni consuetudine i(
Rifoaftn» im et districtu. confirmamus iterum quod ab hominibus ad ipsum mona-
"aJairo! tìt in sterium speciantibus olim datum ab imperatoribus et p re decesso ribus
MIO di Hiurin- nosifis apud Secusiam, nec in toto comitatu nostro aliquid exigatur,
iiioBc doi (o- neque in emendo, neque in vendendo, neque in intrando, ncque in
eieutido, neque in quacumque aliqua re. liberum quidem et absolutum 10
ab omni fodro et etiam ab omni censura predictum monasterium cum
suis apendiciis esse iubemus, prout domna Adelaista cotnidssa et im-
A
I. ACTA.
2^3
perafia precepta decreverunt (*>, et ne ab eius ovìbus, ubicumque sub
nostra potestate Aierìnt, pascua vel allus census requiratur. confìrma- r intera v«Uc ad
, Novalesa da Losi
mus etiam totam Novaliciensem vallem a descensu coUis, qui est in «lu fonte Var
* nesca di Moncci
Lestadio, cuna publica strata usque ad fontem Varciniscam Montiscinisii, «o.coiiaCaaaBi
5 cmn Domo Helemosinaria eiusdem montis, et quicquid 0>) infra hos ttr-
minos continetur, fructifera et infructifera, prata, silvas, montes, eulta
et incolta, aquas, lacus, piscationes, decursus aquarum, venationes, mo-
bilia et inmobilia, et si quid aliud ibidem habetur, vel fieri poterìt.
eodem modo laudamus sibi villam Camerleti(0, cum finibus suis, et Riconfermt
villa di Camerlci
o onme quod de iure nostro in partibus Italie vel in ultramontanis par- eie decime nei t*
^ '^ *^ ritorio di Mi
tibns acquisivit, vel acquirere poterìt. decimas in Maurìenna et cetera, *''®*>^-
que ibi videtur habere vel poterìt acquirere, que ad nos pectant (<*), seu
ad nostros subditos, laudamus et confirmamus. quod ut firmius habea-
tur, sigilli nostrì munimine corroborarì iussimus. actum est hoc apud
5 Secosiam. anno dominice incamationis .m.cc. quarto CO, .xiii. kalendas
iulii, indicione .vii. huius rei testes sunt: Hugo Ulciensis prepositus.
Henrìcus de Baignol eius canonicus. Bernardus procurator Mondsce-
nisiL Insuo de Sancto Michaele. Anselmus de AprìliCO. Amedeus
de Etone(*). Poncius de Cuina(3). Poncius de QjuinsCO. David de
o Crues C^). Petrus de Toveto. Bernardus Bartholomei. lohannes Albus.
Fargnils. Ricardus de Arbino Cs). Bartholomeus lustus. Andreas ga-
staldus de Novalicio.
Ego Maurìcius comitis Thome notarìus interfui et de mandato
domni comitis hanc cartam scrìpsi et tradidi.
5 (SI D)
(n) A decrtftr (b) B qaidqvid (e) B Camarleti (d) A not pecumt; fors* neU^ imlm^iam
èst mutato U » di not dùvta strvir» a dtfpio uopo, B not tpectant, t cori h» fare il Usto pitveumtoei
itlJkUo éiptomn del I09S. (e) B .mOccOhijO. (f) B Qoinit
(i) Forse: Apremont? Ma bisogna
notare che questa denominazione acqui-
sta pure l'aspetto di un puro e semplice
cognome; in un documento 27 lu-
glio 1388 (Abb, Noval busta VII, nel-
TArch. di Stato di Torino) ricordasi
il monaco novalidense «frater Fran-
cciscus de Aprili de Lanceoborgo».
« Lanceoburgum » è l'odierno Lansle-
bourg, il primo paese in cui si im-
batte chi entra nella Savoia, scendendo
dal colle di Moncenisio.
(2) Ayton. Per questo teste cf. la
nota 4 di p. 260.
(3) St-Étienne de Cuines.
(4) Due luoghi di nome Cruez tro-
vansi in Savoia; cf. Manno, Biblio-
grafia cit. V, 78.
(5) Albin o Arbin, villaggio sul-
risère, presso Montmellian.
ioli. A L'originale andò perduto.
L'archivio del patrimonio privato di Sua Maeiiì, nella parte ora esl-
1 Roim, e per l' addietro a Torino, conserva di questo documento uni
copia auientic* del ) aprile i ; ro rappreseniau da una copia pure autenuca
del zz maggio 17}]. Quesrultima copia nel 1896 v
Itlmenie Mudiaia dal prof, cav. Giovanni Filippi, il quale non tralasciù di no-
tare i nomi dei notai che l' autenticarono. Essi sono: ■ Franciscas Barachus,
I Tauri nensis H, d lobannci Silvester, civia Taurinensis ■, a lardaans
■ Garda, civia Taurinensis ■. Una noia di alna mano, in calce a) docum
C' insegna che la pergamena donde fu trai» la copia presenie, e che si iro-
a nel i7;z presso gli eredi del conte Romagnanodi PoIIcdeo, era scrìtti
e che la trascruìone era stata fatta da un professore di
tale carattere.
Veggasi sotto F, dove parlo degli s^dì che intomo a qneno diploma
fece l'ab. comm. G. 6. Adriani, al quale debbo la prima noiiaia della esi-
stenu del diploma stesso nell'archivio del patrimonio reale.
C Copia pergamenacea all'Arch. di Stato di Torino, Regolari, Abiatia
dei Benedelliaì Ji Bfcmt. Precede questo preimbolo : 0 In nomine Chrìsii amen.
■ anno Domini millesimo .ccc°xvi°., indicione -xiiti'., in Rippa, die .XT*. luensis
■ novembri!, in preseniia testiura infrascrìpionun et mei notarli infraacripti.
< Notum sit univenis presens initrumentum publicum inspecturii,quod dominus
■ BumoDUS de Cignjto, vicarìus Rippe prò illustri viro, magnifico et potenti
■ domino Philipo de Sabaudia, principe Achaye, precepit michi Mucio cioo-
< nico notano infraicripio, quateous quodam prìvilegium, sigìlato sive buUto
( bulle (sic) cere ialnee pendente aetenissimi domini Oltonix quarti Deì grada
■ Romanorum imperatoris semper augusti, coram ipso domino vicario et
■ testibus infraicrìpcis lectum et publicatum, non obolitum (sic), non abrasum,
■ nec in aliqua sui parte suspectum, ad perpeiuam rei memorìam autenticarem,
■ transcriberem ei eiemplarem, ac in formam publicam redigerem, ut de cetero
■ hoc transcriptura vim et rofaur obtineat public! et perpetui instrumenti, cuios
■e quidem privilegii lenor talis est- In nomine Sic «. Al testo copiato fa se-
guito l'elenco dei testimoni presenti alU trucriiione, e poi l' autenticali onc
del notaio trascrittore e dei due che lo assistettero. Le firme sono auu^rafe.
L' attestazione principale è la seguente : ■ Et ego Mucius canonicus, uotariui
■ sacri palatii, predictis interffui et predictura privilegium bulatum bulla dictì
■ domini imperatoris, in presentia dicti domini Bumonis et testium aupndi-
■ ctotum, vidi et iegi, in qua buU erat tuperscripcio ipsius donvini impera-
■ torìs et immago regia, in desterà manu septium tenebat regium, et in ^
■ nistia poroum; a[d] desteram [mi. adesteram] partem habebat «olendepi»
■ tum, et ad sinistram luium, et in ca
I. ACTA. 2^5
edera, ipsumque prìvilegium de mandato eiusdem vicari! transcrìpsi et
« ezemplavi et in publicam fomiam reddegi, nichil addito &c. ». lì segno del
tabellionato è in testa all'atto. Per gli altri due notai, invece, il segno del
tabellionato trovasi accanto alla firma.
Sul verso leggesi un regesto (« Autenticum privilegi! &c. ») di quella mede-
sima mano del secolo xv, che scrisse anche il regesto sul verso dell' origi-
nale del privilegio Enriciano 1048, conservato pure in Regolari, Abba7;ia di
Breme,
La copia non è fatta senza diligenza, ma senza conservare l'ortografìa
antica. Non mancano tuttavia gli errori di trascrizione. La parola «mo-
« nesterìum » nei casi rari in cui non è abbreviata, talvolta è scritta nella in-
dicau forma, quantunque a p. 267, r. 24, e p. 268, r. 8 ricorra il nome lo-
cale « Monasterìolo ». Al r. 12 di p. 266 scrìsse « monesterìum », ma nel
manoscritto la parola è abbreviata.
D Un lungo estratto da questo documento (p. 266, r. 2-p. 270, r. 17)
si legge nel Sommario della causa vertente dinani^i V eccellentissima Camera de'
conti tra il sig. vassallo Francesco Andrea di Romagnano di Virle ed il r, patri-
monio per il feudo di Polhnxp^ Torino, stamp. Reale, 1759, pp. 4-6. Dipende
evidentemente da B. Riferisco solo le varianti che servono a raffronti colla
lezione di B e C, trascurando le altre, che sono poche e inconcludenti.
E 11 testo D venne assai trascuratamente riprodotto da Grassi, Memorie
istoriche della chiesa vescovile di Monteregale in Piemonte^ voi. II, Documenti,
Torino, 1789, pp. 16-18.
F G. B. Adriani pubblicò questo documento in Mon, hist, patr., Chart.
II, 1257-60, n. 1736, citando la copia del 3 aprile 1310. Non so peraltro
se egli abbia veduto proprio questa copia, o l'autentica del 1732, di cui si
parlò sotto B.
Metodo di pubblicazione. Non piccolo aiuto all'edizione ci viene
dal fatto che nel presente diploma, Ottone IV inseri quasi integralmente quello
di Enrico III, 1048, che qui anzi viene espressamente (p. 266, rr. 19-20) citato.
Di lì dipendono i rr. 2 (p. 266)-3 (p. 269), 12-19 (p. 270), quantunque la tra-
scrizione non sia stata fatta sempre con perfetta esattezza. Noto queste più
rilevanti modificazioni. Ottone IV ai rr. 13-14 (p. 267) aggiunse il cenno
sopra Santa Vittoria, e al r. 22 (p. 267) inserisce: « et in Vulpilio». Per
contro al r. 5 (p. 268) tralascia « cellam vero in honore sancti Petri - inte-
« grìtate ». Questa omissione tuttavia non ha alcun valore pratico, poiché il
luogo stesso viene invece ricordato poco più innanzi (p. 269, rr. 5 sgg.) in-
sieme con altri luoghi situati in sua vicinanza.
Questo era necessario dirlo, sia a spiegare la natura del documento che
ci sta innanzi, sia a dar ragione del fatto, che più di una volta, nelle note,
mi appellai alla testimonianza del diploma Enriciano.
L'accordo, abbastanza preciso, dei testi B e C col diploma di Enrico III
è un forte argomento per credere che le due trascrizioni siano esatte anche
nei tratti pei quali non abbiamo modo di istituire raffronti.
Pongo a base della presente edizione i testi B e C, e specialmente il
testo C, che direttamente ci è noto dall' antica pergamena, che ce lo ha
conservato.
MonumeniA NovaUciemia, 17*
MONUMENTA NOV ALIC lEN S I A
Regesti. G. B. AmuNi, Im&t taaìitìtf . . . H al
tiStà éi ClKmto, p. 3) ; BòBMUt-FiotEa-WixKELMAXM, DU R4g. .
OnODilYbi^
Kiiwon in {••
sancte et individue TriniUtis. Otto quaitos divina favenie
clemendi Romanonun imperator et semper augonm. si Dei co-
clesÌAS lubtimare stadueiimus, divioam gruiam nunime-*) diffidimus adi>
fisa, quaproptcr notum esse Tolvmiu omnibos »ncte Dei Ecclesie
Èdelibos, um preseotibos, Kpiam futnm, et nostrìs, quod iku prò Da j
amore aoimeque nosire remedìo et propter pctìdoncm Rtcrnherii C^H»
Bremetensis atbatis ac eiusdem ccDobìì coDgregaiicHits eidem mone-
sterio (') tn honorc b«att Pecrì priadpU apostolofum coostnicto, oomes
terras et proprìeutes ad Novalìdam iUius moocsterii caput, set W ab
AddbertD nurcblone in predictom locum translatum pemneates, cam io
onmì integrìtate et pertìnendìs, sicut per precepta <*) rcgiim rei impe-
ratomm ^^ peitìnere videoim- ad ipsum mooesEerìam ((\ sea per coo-
cessiones marchìonis, coinitb vel qDonimlìbet ChtisiÌfidcIÌDni, aut per
comparadones, sive commuiationes, vel quaslìbet pactìoncs^>, de reboa
mobilibus et inmobtlibDs, lenis silicee et tìdcÌs ac olìvetis, caaipis, i{
silvis, prJtis, pjicuii, iQU\s. jqujrunive'^' Jecursibus, mnlindinis, pisca-
doaibus, ripis(*\ salinisf", habitatiooibus ("', edifTidis, castellis, servis
et ancillis, aldionibus et aldtabus, ad imitationem serenissimi aoteces-
soris '"' nostri Heinrid <■■) lerdi Romanorum imperaioris, divi <fI augusti,
sicut ipsum ei suo autentico privilegio aperte fecisse cognovimos, no- io
stra preceptaL autoritate coroboramus et peoitus confìrmamus, atque
concedimus. confirmamus etiam eidem monesterio <-i> oamem <'> di-
strictum et thelonenm de prefato Bremeto, setO « edesiam, que est
(.1 S F miaiiDc emanimi (b) fiF RiuLtriì C Rimliaji ZI Rùtri MBDFao-
BuwiD e mouMicTM (d) BDF Mini C Ki (■) BCDF per pmcpurium (Q BD
tuptnianm Cimpirilormn f ImrnaRainni (|) B D F mcatltttnm CmoniBrinm (h) BDF
pacdoan CpiEianei (0 S DFi4>uniBqi>t Cugomain (ìì BDF rijit Crapi DifL io 4I
ripii <l) BDF ulinii Culoii (iD|fili*hi>iaribu C D F hMitùmbut (»)MDFm^
ttctuom Coifciuohbia (o> SDFHwicJ C Htmrici (p) BCF iM D lomid
(OBDFmDouniio C minaltno (t) BDFomatm ComiKmx (_i) B DFtólica Cm
(i) Di questo abbate leggiamo a MAì.\STm\ia .\lmt.hisl.palr.,ClMTUll,
nampa varie investiture: 1° novem- uja-jy, on. i7ii-)5. Inquellecutc
bre iioS; 16 agosto, i* setierabre, egli assume i nomi di «Rayoerins»
;settembreii09;kpubblicàFABRizio o iRalaeriusi.
A
I. ACTA. 26j
constracta in honore sancte Dei genetricis Marie in curte que dicitur UcUeM<us.iu-
^ ^ rìt di PolUdao, a
PoIKcinoC») fO, cùm omnibus suis perdnenciis, atque omnem rupati- J2u*? ^iu*&J
cum 0») per Padum et Sdcidam (*) a loco Solanolo usque ad Caput de Jj^^noncS^n^
Anda, de molendinis, ac piscariis, ceterìsque officiis, infra prescriptum ^^no in pSÌoJ^
S terminum pertinentibus et peragendis, sicut in alliis condnetur preceptis,
nt liceat iam dicto abbati suisque sucessoribus in loco Portarìolo por-
tum (') cum suo redditu construere, nostra et nostrorum sucessorum
et omnium hominum remota contradicione. cellam quoque in honore Contemu u
cfaieM di S. An-
sancti Andree in civitate Taurinensi C«) constructam, cum GunzoleCO, area in Torino,
Gonzolc, « Viodc-
IO \noderes, Planiciam (k), Sanctum Dalmacium, Cellas, Andecellum 0^\ et • "•,•» ^««•»
S. DuRuuiOiCtlie,
omnia alia sua pertinencia. insuper, cellam, que Appani (0 vocatur, pouIS^roiafTeu
cum omnibus suis pertinendis. et cellam Pollencie W cum castro et l^ioiliL'^riitiSl
Colonia curte. et castrum Sancte Vitorie, cum omnibus suis perdnen- ru, coi'^^ènoi
dis, quod est deversus Polenciam (^\ cum districtu, mercato, molen- porto « RonLiu-
« ciosloncoilTt-
IJ dinisy portUy ripatico, piscationibus, a portu RonkalicioC") per fhivium n*rotino*co«un.
TanariC") usque ubi dicitur ad Costam Ungaressca (») (a), et Mantia- s*ste&noconRodl
num(p) similiter cum molendinis, pbcationibus, et portu, et cum omnibus ^oy^**'riMdco
suis pertinentib. et cellam unam in honore sancti Steffani (0 sacratam (0, ^tno' T ScnassoT;
cum castro, quod vocatur Rodum, et aliud Virdunum ('), cum omnibus
2o suis pertinentiis, cum portu, ripatico, molendinis, piscationibus, usque
ad pratum, quod dicitur Scrusso. Gabianum vero et Ariolam univer- GAbiuo «d AroU,
'^ ' ^ il territorio di Stu-
sumque territorium, quod est in SupunicoO), et in Vulpilio, cum omni j'j|Ìf*,! '^ i]^Pj'
honore, iurisdidone et districtu, Maidriadigo, Vallecella, et in Lau- ' LS^eii^R^^Sl*'
redo («). Rocha, Brusasco (y\ et Monasteriolo, Gorgiano, Palaciolo, seu ^u^^u^^i^^
(t) B FPoUdiio CD Pollidiio (b) B ripAtionem CrupAticam DP rìpatiami (c)BDF
Siccidam C Sciddam (d) BDP portoni C porta (e) BD Taurinensi C Taumnenai
F TbawfaMui (Q il Griniole CZ)F Gunsole (g) B Pollenzia C Planiciam D Planida
F Planiiia (h) BDF Andeetllum C AndeciUom (i) B D Appiani C Appani F Appini
(k) BF Polltatit C PoUendc D PoUentiae (1) BF Pollcntiam C Polencia D PoUcntia
(b) B Rooinitio C Ronkalicio D Roncarisio F Roncalitto (n) BCD Tanad F Tanagri
(o) BDF Cocta Ung areaca Cad Cottam Ungaressca (p) B F Uaniienani C Mantianum D Man-
dnamn (q) JBDF Sttphani C Steffini (r) BF «acraum C fiicum D sacrau Dipi, X048
sacratam (s) BDF Virdanum C Rodinnm (t) BDF Snpunico C Seponito (a) BDF
Laaredso C Laorcdo (v) BDF Rocha . Brtuascho C Roaka ($U) Brusasco
(i) S. Maria di Pollicino è tuttora (2) Il villaggio di Costungaresca
ricordata in un oratorio situato sulla trovasi sulla destra del Tanaro, a
via da Candia a Breme, secondo una mezzogiorno di Cherasco, e a setten-
gentile comunicazione dell* erudito trìone di Dogliani. Cf. anche la nota 5
comm. Carlo Dionisotti. a p. 138.
MONUMENTA NOVALICIENSIA
F>- et in aliij sub pcrtinendis, cum portu, et ripatico, et mercato ad iaat^l
■" Gior- diciam curWm Gabianura "J pertinentibus. casirum vero sancii Georga,- 1
.w^C' ?oK™ '-"'" omnibus suis iiertinentiis. Cavalarium quoque et cunem Magraii
^ jj^ Aijoiao ^j ^[j^ ^^^ pendicia, sicut ab Arduino <''' warchionc per cartulam otFer- j
Duina, Si m.Ro- sionìs eìdcm monesterìo (<> ilelegatum est. Duodesìmum <''), qui dicinr i
CorDriiiro. Aiu- Scrrs, Romaoum, et Valcrtanum. CorDclianum (■', et io Altav
vili., S. Silv.Iore. ^
■ ^"".'r "T ' "' '^"'T""' '!"<"' dicitur Sancii Salvaloris, Valle de Ursa, cum castro, et
"t"' 'tZ'f^ìi' Monasteriolo tO, Leocaf6s, Tegolcdo <8J, Balzohin (*■) quoque et Pre-
wU, .Ptiiuno. donum t'i, cum suis pcrtinenciis, et Caoobmm, cum omni disirìctu et
(d. •DfCt. p. Ili) ■ '
M^X^S^t"' iheloneo ad ipsam cunem pertinenti bus. et quicquid ad prefatura mo- io
nasterium per preceplun) ''', ve! alia «cripta pertinere vìdctur, vel in
futuro ibidem Deus augere volucrit, iamdicto mooasterio confirraarou»
Ci»te"i» r««»|- et corroboramus, atque concedimus. navcs eciam ipsius monasterii,
!■ mi ili »on«- que ^ fratribus, vel eonim missis, causa piscationis, ve! empliooU W,
c"m«w'Tii.' *'^' alicuiui rei conmutationis ad Ferrariam, vel ad Comaclum, vel IJ
""*■ Ravenam (=), seu in quascuraque paries Italie f' misse fuerint, ita nostro
dono etauctoritatesintsecure, utnulliuscuiusqucf'''digniiatis velordinis
homo alìquod tributum, vel censum, vel aliquam dacioncm requirat, vel
Il aiBuiKro di- tollere presuniai. insuper eciam, prò minime nostre salute eiusdemque
SS' iiBftFWDT. t tnonasteri! perpetua tranquitlitate'p), voiumust'iJ atque nostra imperiali »
"p™ * "■" ""■ auctoriiate precipimus fO, hac quoque prcccptali pagina corroboramus,
*h'r""c''''"''"' quatenus prelibatum monasterivim cum omnibus suis eclesiis, ca.ìlris,
et viltis ('), hominibus atque rebus, nulle (0 deinccps nisi nostre soium-
modo et sucessorum uostrorum dicioni subiaceat, et ab omni archiepi-
scoporum, [episcoporum] ("), ducum, marchionum, comitum, civitatum, li
locorum, ceierorumque hominum dominio et exactione liberum et ab>
solutum permaneat, nec ullo tempore cuiquam sucessorum nostrorum
prenominamm cenobium, vel que sibi pertinere vidennir, preceptaU
(t) B D F CtUtnom C Cubliiil (b) SF AnterlDO C Arduins OArdaiia (c)'Df
«eiuiHrìo C moniiurlo (J) B/>F Duodeiimuin C DuoiliHinu (e) BCO Corullu^
F CorotUitnum (f) SDF Mon.iKrio C Moiiuicrìolci D.>(. ,d(» Monunriolo {Ì)BDF
TImmWo CTtgoleio Dipi. io^nhtn\tÓa (h) BDF Bmol.oi CBiUwkni (1)8^™-
darìuin CPodiHiiB Z) F PiidoHuni (h) BDF ftcìftì C preciptum Difl.io^i precepmm
(1) A opanknii C cplioBli DF nopHonli (m) BF I<»eiii>uii cnRxioiin (n)BDF
litlis C Yulit (a) BD euhutuaque CF cuiuiqnc (p) BDF uuquilllu» CircBqmliuu
(q) BDF lolumai CToUmui (i) fl D F proipinmi C piKepiniui (i) BDF tUIìi C«
viUii (0 BCDFduLIi ZN^l, »«( nuli; (u) i«CJ>Fgwiim>,wu^,ld, .JMM^fùMnl.
imuuU t*tb€ mttr erifimaU. Im fatéin epiacoporutn truvali antbt lut djfttma iti Jo^l,
-^
I. ACTA.
269
pagina, seu quolibet scripto alicui persone tradere, vel in beneficium
concedere liceat, set omni tempore imperatorie sit tantuimnodo potè-
stati subiectum (*). de imperiali quoque benignitate dicto monesterio Confcmuintoe
fiiYora UchicM il
addentes et confirmantes ac concedentes, sicut iuste ac lesitime tenet s.Pi«troiMikvAi.
S et possidety ceDam (*») Sancti Petri in valle, que dicitur Ignara, villam (0, ^«^ reiiti^t chk-
in qua ipsa cella est constructa, que vocatur Monesterium. et castrum vuiSSSlSS^'
et villam que appelatur Guascus (*>) (0, Villam Novam, que est in Jjj jj ^•gJSSijT
valle de Gragnasco («). villam, que nominaturGrafiascum (0(0. castrum fSÌ^Sl?i,*^
de Rocaforte («), et villam. villam de Subtegnano (»») (3), sicut universa (0 ^«.ISb^ ™
IO pertinent ad predictam cellam racionabiliter, cum parte ville Morocii (^>, ^^^'uitimritr^
licet homines de aliquibus predictorum locorum iverint ad abitandum Mun MondoTi.
ad Montem de Vico, iure predicte eclesie in rebus ipsius eclesie re-
servato, cum omni sua integritate. concedimus eciam atque donamus concede che nca-
eidem monesterio et inviolabiliter volumus(0 observarì, ut nullus occa- vedere le terre dei
monettero, neppu'
:5 sione malefìcii vel alicuius criminis (°*), quod vel que (°) aliquis monachus, re peranim di «i-
cnn nelencio o di
vel conversus, sive aliquis alius de familia ipsius monesterii, invito vel qn*i«iMi eitro de-
inscio abbate, et sine voluntate abbatis, vel prioris et conventus, co-
miserit, feceritve, presumat res monesterii eiusdem (*') exigere, invadere,
vel retinere, ita tamen quod et conventus vel Cp) abbas ipsum malefacto-
o rem non retineat statuentes quod nulla prescrìptio temporis possit, aut
debeat dicto monesterio, vel rebus suis presentibus ac futuris obici, sive
obesse, nisi fuerìt sexaginta annorum, vel eclesiis suis, et quod possit
(a) J9 /> F mbiectum Csoieptum (b) J9 D F cellam C^lasn (e) BDFyiWàm C villa
(d) B Giuascna C Guascoa D Grinaacns F Giuascbus (e) BDF Gragnaaco C Gragnaaaco
(f ) BDF Grafiaacum C Granatacum (g) BDF Rochaforte C Rocaforte (h) B Sublegnano
C Snbtegnano D Subteniano F Subregnano (i) F viceueraa , ente per stmplU* ivùfa. (k)BDF
Morocci C Morocii (1) BDFyolumaa Cvolimua (m) J3 D F contractoa Ccct' (n)BDF
qaitm C que (o) BDF einadem C cidem (p) Ji CF vel D et
(i) S. Pietro di Vasco, nella valle
della Nìeva, non resta lontano dal vil-
laggio, che pur oggi chiamasi Mona-
stero. Questi luoghi trovansi a S O. di
Mondovì, a non grande distanza da
questa città. Per tali identificazioni
veggasi E. MoRozzo della Rocca, Le
storie dell'antica città del MonteregaU ora
Mondavi, Mondovì, 1894, 1, 175 e 191.
(2) Villa distrutta ; cf. Casalis, Di-
zion. Vili, 223.
(3) È un luogo che andò distrutto
o mutò nome. Morozzo dblla
Rocca (op. cit. I, 319), riferendosi
alle opinioni espresse da alcuni eru-
diti scrittori df cose monregalesi (Pie-
tro Nallino, S. Vegnaben), del
secolo XVIII, sospetta che Subteniano
«Subtegnano» sia da identificarsi col-
Tattuale Rastello, sulla destra dell* El-
lero, alla distanza di otto chilometri
da Roccaforte, verso S.
■1* Bbbll(iw • di-
ti • unni* dui.
^n.Q luogo, ot
L
causai suas omnes ac lites eiercere per sindìcum (*), sro yconomim^
« sacramentura calumpnie prestare in agendo et respondendo <••>, die»
abbati eiusque sucessorìbus plcnam concedimus atque ('> donamiu
libertatem. predicta omnia dicto monesterio concedentes ac confirmantei
sicut ea iuste ac legitime tenet et possidet. precipimus aKjue iubemus,
et hac*'" nostra corroboratione firmamus('), quod nullutn fbdrum, vel 1
aliam quamlìbet f*^' publìcam exactìoncm uUi civitatì, persone, seud) 1
loco dare indebite teneatur, et quod nuUus archiepiscopus (*), episcopoi I
dux, marchio, comes, viceeomes, capitancus, nulla civttas, nuliuin cora- '
mune, locoruraque unìvenitas, nuUusque sculdasstus "\ seu gastaldio <>'), ii
nulla denique persona ecclesiastica secularisTc ''), persona ("J alta vel
huinilis, de omnibus que ad dictum mone^erium per prcceptum'*),
vcl alia scripta, seu alio modo pertinent, vel dìstrictu <») ìpsius mone- i
sterii, sicut habetur in aUis preccptis, inquietare, ve! molestare, vcl di-
vestire eundem sanctum locum, vel abbatem aliquo ingenio, sine legali (5
ìndicio presumat. si quis igitur huius nostre confìrmacionis ac lar-
gitatìs (P), seu donacionis preceptum infringere presuraserit, sciai se
coniposilurura prò pena auri puri libras mille U), quarum medietas fisco 1
imperiati, reliqua vero dicto monesterio solvatur. ad cuius rei certam I
imposterum evidenciam preseniem paginam ") conscribi iussimus el m
nostre maiestatis^') sigillo conmuniri. huius rei lestes sunt : Lotharius'"
Pisanus (■) archi episcopusM. Henricus Mantuanus W cpiscopus, vìcarìns
cune. Bemardus Papiensis episcopus. Guillelniu5<)') Cumanus episcopns.
Emmico comes de Linig. Hartlmmanus cornea de Uirtiiiberc (■)<>).
(i) BDF ntponileiidD C nppoodude (e) ÌFt
(*} BDF bmiBiu C ìuìiiuibiu (f) 3 F iIb
qumlibcl (Unni C •liun qoiinlibei O fuiinUlKt iliim (s)BDFnl Chi {h}BDFii-
eliicpiicopsi C ircieplicaiii» (I) «Kuldiutu CtcwUuiiu FiculrUwi (k)AfcHuUii
CgHtiIdiB D tmiiii uMati/u ■ gtaMio (I) SOF iitulirim C wciUru m (_m)aCF
pene» D ««<•• ptriDn» Firn i t UffiTt -rìm un f. (b) B C F jmaftam S incafu
it}Biauìeu CJinrinu D di.iricEuo. fd.f«m Ip) BFlu^iinm, CDUnfiudi (^BF
nille Cu. (t) BF/igiiiAm Cla piglmm (>)£/' nilauiii Cmigautii (t) B Lù-
iliinu CLwliiriu. /■■ Loihuiui <u) fl Pluinni CPjnuia. f Pi.uui Ir) BF twcMijtiarm
C irdcpiKopgt (i) fiFIUiilBiiiui C Uiniiiuiiii (y) fi WilbiliDui C GuUldmu F Vii-
Iclnmi (0 B Enimico Coati di Lclnlg. Hartimuiui coik
de Uaiibetc F Enimlco CDmu d( Linig. Hirtimniinui come
(i) Lotario (Rosari) arcivescovo di tova[ii9)'i22j];saDBeniardo(Balbi)
Pisa [iioS'iai6]; Enrico vesc. di Man- vesc. di Pavia [ 1198- tu;]; Guglielmo
I. ACTA. 271
Ezzelinus (•) de Tarvisio 0\ Salinwerra (0 de Ferraria. Albertus Stru-
zins <^)y monachos (*). Passawerra (0 presbiter. et Raffinos index Cs)
carie.
Signom domni Ottonis quarti Romanorum imperatoris invictis-
5 simiCb)(M)(0.
Ego Cunradus (^) Spirensis 0) episcopus, imperìalis aule cancela-
rìus ('b) vice domni Thedeici Coloniensis archiepiscopi (») et Italie ar-
chicenceUarius (<*), recognovi.
Acta sunt hec anno dominice incarnationis millesimo .cc^x.(p),
KG quinto kalendas madii, imperante glorioso domino Ottone Romanorum
imperatore augusto, anno regni eius .xii"^. CO, imperii vero primo,
Walthero (0 existente imperìalis aule (*) protonotario. datum apput (^)
Papiam, indicione terciadecima (^).
XI.
1233 maggio 23, Castel Pietra (?).
Fonti. A Originale conserva tissimo, nella busta III dt\VAbba:^ia
dilla NovaUsa (Arch. di Stato di Torino). È nel cosi detto carattere gotico,
ossia in un minuscolo ormai lontano dal tipo carolino. Le angolosità delle
lettere in generale sono molto pronunciate, e in varie lettere, sia minuscole,
sia maiuscole, riscontrasi quella cura affettata e incontentabile, che caratte-
rizza appunto ormai il carattere del secolo xiii. Più volte la s minuscola è
di forma allungata, e il filetto scendendo, dopo il prolungamento, dall'alto
al basso, si attorciglia intomo a se stesso. L* asta allungata della d piegasi
(•) B F EzMliniM e Lzielmiu (sic) (b) B Tarrisio C t'odo fTrenisio (e) B Sdinnnu
C Salinwerrt F Salmuni (d) BF Stnitiiu C Striuiut (e) B Notcbtu CF Moiuchas
(f) BFPuuTcnrt CPMMwerrt (g)BFiiidkes Ciudex (h) BFJostinUni C invictistimi
(i) 71 moncgramma manta m C. (k) BF G>nr«dtu CCunndns (I) B Spiiitus CF Spirensis
(m) B F canMllarìut C caacel«rìa* (n) B F srchiepiscojn C bsrchieptscopi (o) B luliae
caBxelUuxhicansellsrii C Ytslie cMicelUrchicaiicellaH' F lulie ouicellarie «rchicsiuelUrii (p) B F
millesimo dncentcsimo decimo C millesimo ,cc9x, (q) BF duodecimo C .xiV^. (r) C ptr
trrvrt tpe^a in in» la parola Wslthero prtpomndo ro ad existente t potpontndo Wslthe ad indicione
.siili"**. (s) B curie Caule F omtUe. (t)^Fapud Cspput (u) ^ decimstertis C.xiu"**.
E tertisdecima Ntl ino correva la dicimaltr^a indizione. Non i imfrobahiU eht f originali por'
tesM jtiiii. B $ F Irasporlano dopo di tertisdecima Vimltra frau: Valchcro existente Imperìalis cu-
rine (F om,) prothonotarìo
(della Torre) vesc. di Como [ 1 204-26]; Winkelmamn-Ficker, Reg, ciL n. 388);
Enrico conte di Leiningen(cf.BòHMER- Ermanno conte di WQrtenberg.
MONUMENTA N O V A L IC lEN SI A
molto sentiUtnenie verso sinistra; invece l'sita sinistra della v (che occorre
soltanto come iniiriale, poiché in meno a parola t costauicmeate sostioùta
dalia u) sì prolunga in alto, e ^isce per piegare a destra. Alcune maiuscole
sono tagliate da lineette, o verticali, od orizzontali, fatte pure a scopo di or-
nimento. E ad ottenere maggiore eleganza dobbiamo anche l'ibbondania
delle i lunghe. Le incontriamo spessissimo : n Jmobìlia u. « sujs d, ■ ujdetur ■,
■ sjue », " ujlle D, • calutnpnja », a oujbus h, « cjnisil ■. Mentre il verbo « aqui-
* reres dì solito i scritto sema e, abbiamo poi cr acquìsiutt i. Di regala, dorè
due i si incontrano, in fine di parola, essi si contrassegnano colle ben note
virgolette, che furono sostituite dal nostro punto, come si vede in:aaliis»,
■ aovalicii ■ Sce. Noto le abbreviazioni: a, n;, nq^, per: mec ■, «aecue*,
■ Dccque >,
L' assimilaiioDe della n dinanzi alla m, ci è qui data apenmienK da
alcune parole, come: «jmmobilìaa; altrove qui odi la presupposi. Le abbre-
viazioni abbondano; alcune fatte per contrazione sono anzi ardite ed oscure.
I righi sono presegnali con punta metallica.
Il margine inferiore 4 ripiegato, e nella ripiegatura furono aperti alcool
fori, da due dei quali pende una cordicella serica, che in origine doveva
sostenere un sigillo, ora perduto. La moltìplicità dei buchi dimostra che
parecchi erano i sigilli di cui il documento andava munito. Iucche risulta
pure dilli' cscato collo dell'atto medesimo. 1 sigilli infatti enno cinque.
Le tre prime parole del documento << In note scC h sono in carattere
maiuscolo, e la I iniziale anzi è grande cosi da abbracciare tre righi, e ador-
nata di qualche fregio.
Sul vtrsù non e' t alcun regesto antico. Vi sj legge bensì quello di mano
di Pietro de AlUvardo, colla consueta firma: «Andreas de Provana prìor
■ de ». isoi B.
B Copia dell* metì circa del secolo itiv, esistente insieme coll'orìgi-
nale. Non porta la firma del trascrittore, ma soltanto questa dichiaraaiooe,
d' altra mano e alquanto posteriore (forse della (ine di quel secolo): * Ita est
■ facta collatione dilìgenti per me Lo ... d. Sul vtrso, oltre a un regesto del
secolo XIV, leggesi anche quello dell'AIIavardo, colla solita firma: « Andreas
■ Provana prior de anno ijoa». Feci pochissimo uso delle varianti oHerte
da questa copia.
C Copia notarile, conservala insieme con A e con B, e firmata dal tra-
scrittore: e VerduDus de Verdunis de VillafraDca Taurinensis diocesis notarini
«publicus imperiali auctoritatea, il quale di sua mano fece la copia stessa,
a preghiera del rev. signore Vincenzo di Giaglione, priore della Novalesa, il
4 aprile 1419, ricavandola « ex originali ìnstrumento •. Non si dice se que-
st' ultimo fosse, o non fosse munito di sigillo. Intorno a Vincenzo (Aschieri)
di Giaglione, veggansi le mìe Richercht, pp. 164-6;.
D Priva d'importanza t la copia, di mano del secolo XVin, esisteDie
nella biblioteca privata di Sua Maestà in Torino, MùccRama patria, voi. LIX,
fase. 114; essa termina con questa nota autografa di Prospero Balbo: 'col-
■ latum cum esemplari ci. los. Xav. Nasii manu descripto ez tabulano coo^
■ munis Novalìcii, a P. Balbo ■.
l'oniinmio (Dn"
■ PCs&'S
rr Doirnne sancle et indìvidiie TrìnìUlis Patris et Filii et Spiriti» Sancti
■meo. ego Atnedeus comes Sabaudie et marchio in Italia prò salute
anime mcc et venerabilis pairis mei Th(orae) t*> comitis et antecesso- ,
rom et heredam meorum. in preseatia domini Ucobi prioria Nova- '
S EciifO, confirino donum tantum et tale, quantum et quale Th(omas)C'>
puer meus ecclesie Novalidi fedt, et canfìrtno quicquid ipse confir-
nuvii, scìlicet qulcquid a domina Adalasìa et a damino Amedeo et do-
mino Umberto l'i) comitibus diete eclesie Novalicii fuit donatum et i
confirmatum, quiete et libere possidere, tam in habìtis et possessis, quam
'^ in habendis et possidendis et aquirendis contirmo, proui melius possum
diete eclesie, nichil mee retinens exatictìoni in mavu, qui dicitur Sam- '
bùnum, cum hominibus et omni dtstrictu et omnibus ad ipsum perli-
nenribus, et qulcquid concessum est et sicut concessum fuit de superiori
Lancio, confirnio etiam dona que domina Adalasia dilecto monasterio J
S contulil, alpera scilicet Margerie, alpem Clarane, et duas partes Lestadii, I
cum omnl dominio ipsarum panium, usque ad Petram strictam et sum- i
mltatcm montis Panterii, et masum quod dedit in Gallione, cum ceterìs,
que ibidem possideC vel aquìrere poterit idem monastcrium, cum omni
consuetudine et districtu. confìrmo iterum quod ab hominibus ad ipsum
'*> monasterluni specta[n]tibusW olim datum ab imperatoribus et prede- J^'ii>ip«™iori,ii«
cessorìbus nostris apud Secusiam, nec in loto Sabaudie aliquìd cxigatur, ^tmii^BOBiìId-
necue In emendo, necue in vendendo, nccue in mirando, necue In exeundo, 5^i"n^l,i™'"il
nec in quacumque aliqua re, set liberum et absolutura ab omni foro fo^,riÌdi'si«i"
et tuagio fori, et ab omni censura dictum monasterìum cum suis apen- buiaiUpMioispa
li (Edis prorsus et firmitcr esse volo, sine impedimento et calumpnia, r<.nipeT>iir<>ii>D-
proui domina Adalasìa comitìssa et imperìalia precepta dccrcverunl, ■
et ac ab eius ovlbus, ubicumque sub vestra poteslate fuerint, pascua '
(>) JBOi. e Tbant ul frìmi
auSbai B C tintiMibiu
iThBta.ntlwaniii. (b)SCMBBlHno
(i) Giacomo, cui viene tl2to da
F. BoRCANEU.! (Dt aihava S. P4lri
à* Hovalùie timqut abbatìhui, ad Monlis
Ciniiii ToAiets, memoria die fa pane
del suo lavoro manoscHito sulle badie
del Piemonle, nell» collezione Bosìo,
preuo il collegio degli Anigianelll in
MMnunf"l> NovaticUmia.
Torino) il cognome n de Scalis u, era
priore della Novalesn, per quanto pare,
innaniì al 1119, e lo era ancora nel
126;. sema che si conosca la data della
sua mone. Intorno a lui cf. Rictrcht,
p. 1 ì7. Il Borgarelli lavorava sul ca*
dere del secolo xvni.
18
- vel census alius requiratur. con6rmo etiam totani Novalidensem vai*
- lem a descensa coUis, qui est io Lestadio, cum strata publica, usqxa
^ ad fontem Varciniscam moQtis Cinisiì, cum Domo Helìmosinarìa CO '
^ eiusdem montis, et quìcquitl iufra hos tenninas continetur, fnictifera !
' et infructifera, prata, silvas, montes, eulta et inculta, aquxs, lacos, ]
piscatjoaes, decursus aquarum, cum usagio suo, yenadones, mobilia et I
immobilia, et si quid aliud ibidem habetur, vel haberi poterit. eodem '
• modo laudo et concedo sibi villam Canierleti, cum finìbus suis, et omne |
■ quod de iure meo et parentuni meorum In partibus Ylalie, vel in ul-
tramarims pardbus acquisìvit, vel aquirere poterit, decimas ia Mau- R
rianna, et eetera, quc ibi viJeiur habere vel poterit aquirere, que a4 '
□OS spcctaut, vel ad ineos subditos, confìrmo paciSce possidere. hiii i
autem omnibus supradictis taliter concessis et iìrmiter confirraatis, dono
et concedo et oiTero tatnquam prò speciali helymosina Deo et beate
Marie et beato Petro apostolorum principi ei monasierio Novalicii sibi ^
dedicato et servitoribus eius presentìbus et futuris prò anjmabus pi-
rcntum et anCecessorum et heredum meormn, ne de aliquo quod hi-
beant l*"! in Lestadio, vel habere poterunt, quocuraque modo, sive dona-
tìone, sive aquisitiooe, sive aliquo alio modo, vel a quocumqne ho-
mine habeant, a Secusiensibus, nec.ab aliis, oec a castellanis meis, vel n
successorum meoruna, alìqua tallia, vel exauciio ulierìus exigatur. neque
presummat aliguis dictum monasterimn ergere de his comuiiitati ville Se-
cusie talliam vel exauctionem alìquam dare, dono etiam et coDcedo in-
vìolabìliter tenendum et cotiservandum, ne aliquis in possessi onibus mo-
nasterii, vel eius hominum possit aliquld aquirere, necque per gagerìam, jj
ncque per emptionem, vel per aliquam aliam aquisitionem, sine consensu
et voluntate prioris et conventus monasteri! pretaxati. et si forte alì-
quaudo contra hoc presens statutum fieret, illud precipio funditus adoni-
lari, item, dono et olFero dicto monasterìo et in perpetuum prorsus
et Iìrmiter servari iubeo, ne fenum aliquod vel palea in eius territorio, jo
sive poderio, nec in eius hominibus a scutifcrìs meis, nec a castellami,
nec ab aliis quibuslibet de cetero capiatur, specialitcr in burgo Nova-
licii, nec in villa que dicitur Venauz, nec in pratìs, nec in aliquo eomm
alio loco, porro quia quondam multi et pluries contra statuta et pri-
vilegia antecessorum meorum venire temere presu[m]pserunt W, ne re- jj
I. ACTA.
275
dundet in posteros consimilis (*), statuo et teneri firmum precipio, ut si
quis aliquando hoc meum tamquam speciale et prìmum et predìlectum pri-
. vOegium attentaverìt violare, predictum monasterium super hiis inquie-
tans, in .xv. marcis argenti condempuetur, quarum .x. corniti Sabaudie,
5 et .y. monasterìo persolvantur. si vero inquietator dictas .xv. marchas
habere non potuerit, volo et statuo, ut in quarta parte mobilium et
sexta immobilium condempuetur, dicto modo similiter dividendo, nec
minus inquietatio irrita habeatur. dono autem et offero Deo et dicto
monasterìo prò speciali helymosina in hoc totum meum dominium, ne
0 de taxata pena possit comes vel alius aliquid relaxare, nisi de voluntate
prìoris Novalicii et conventus. ad huius autem statuti testimonium, et
ad eius maximam firmitatem, presens scriptum iupsi munì[mi]ne (^) si-
gilli mei prò testimonio roborarì. actum, datum et concessum anno
Domini .u^cc9xxx°iii°.y .x. kalendas iunii, in Petra Castello (0. laudan-
5 tibus et concedentibus et ratum tenere promittentibus venerabili N. W
comitissa, et domino W(ilelmo) (^) electo Valentiensi («), et B(onifacio) (0
fratre suo electo Belliccii, et Aymone, et Petro preposito Augustensi («),
et Philipo fratribus (*\ ad hoc fuerunt testes vocati: dominus Sibues de
Claromonte, dominus Albertus de Compeis(**\ dominus Aymo de Mar-
3 vai, milites, et magister Johannes Diensis, et magister Robertus. et ego
magister Petrus de Camera sacrì palaci! notarìus interfui et hanc car-
(a) ABC cotilit (b) A munine B C munimine (e) lu A F M^ìmU M momt ékUs tonmtm
séwtkra fi In B vemu rtsa con uno sgorbio che pare una D In C il (d) X 2? W C Vitto
(e) ABC ufllefi (f) ABC B {%) AC AÙg B Augntt (h) B compera
(i) Forse Castel Pietra, presso Susa.
(2) Amedeo IV ebbe per moglie
Anna di Vienna; rimasto vedovo,
sposò Cecilia del Balzo. Amedeo IV
ebbe parecchi fratelli: quelli che qui
si ricordano sono Guglielmo, Boni-
fisicio, Aimone, Pietro e Filippo. Non
è lieve difficoltà il fatto che la prin-
cipessa qui ricordata come moglie di
Tommaso I viene accennata coUa
iniziale N. Non è questa la prima
volta che questa difficoltà si presenti.
Il conte Francesco Saverio Pro vana
(Certose del Piemonte, in Mise» di storia
ital XXXII, 89, colla uvola annessa,
a p. 228) pubblicò un rescritto della
contessa moglie di Tommaso I, dan-
done anche il facsimile. Sappiamo che
quella principessa chiamavasi Marghe-
riu e Beatrice. Or bene, il rescritto
comincia invece cosi : « N. comitissa
ce uxor Thome Mauriennensis comitis ».
Del Bonifacio, qui ricordato, che di-
venne poi arcivescovo di Cantorbery,
narrò testé la vita G. Strickland,
Ricerche storiche sul h. Bonifacio di Sa-
voia, in Mise, di storia ital, XXXII, 349
sgg.
II.
NECROLOGIA
r^
Il monastero Novaliciease non è ricco di necrologi. Ne posso
riferire tre, di cui il primo è di gran lunga il più amico, e si
conserva inseno nel LihtT confralerrtitatum deli' amica abbazii di
Reichenau, con cut quella della Novalesa doveva aver dunque
streid vincoli. DÌ questi vincoli non abbiamo, per quanto a me
cernia, altre notizie.
Nel monastero dovea essere rimasto senza dubbio il codice
originale del necrologio, e da esso infatti molti nomi s' intro-
dussero sia nel necrologio della chiesa dì S. Andrea (la Conso-
lata) di Torino, sia nel neaologio Novaliciensc seriore. Il primo,
nel codice che di esso abbiamo, fu compitato nel secolo xii; la dau
dell'altro può collocarsi all'anno 1200 incirca. In quel momenn
il codice originale si sari trovato, secondo che può credersi, in
pessime condizioni ; probabilmente imdò perduto poco dopo.
I.
[Ex libro confraternitatum Augiensis monasterii.]
Uq codice già tppartcQeote all'abbazia di Reichenau, ed ora esistente nella
biblioteca Cantonale di Zurìgo (Hist. 27), contiene numerose liste di nomi.
Sono quelle dei monaci e dei benefattori di moltissime badie, che formavano
confraternita con quella cotanto celebre di Reichenau. Quantunque nell'indice
la badia Novaliciense non figuri, tuttavia sembra oltremodo probabile che i nomi
scritti su tre colonne di quel codice provengano appunto di là. La omissione
del nome della Novalesa non può recare meraviglia, poiché non sarebbe questo
il solo monastero realmente incluso nel volume, ma tralasciato nell' elenco.
Il manoscritto nelle sue parti più antiche è di poco posteriore a Carlo
Magno. I fogli peraltro, ai quali spetta la lista Novaliciense, non sono an-
teriori alla seconda metà incirca del ix secolo.
Paolo PiPER (Mon. Germ. hist, Libri confraUmitaturnSancUGaUi, Augiensis,
Faharicusis, Berolini, Weidmann, 1884) diede di questo singolare documento
una diligentìssima edizione. Ne riproduco il brano (pp. 166-67) modificando
leggermente le note storiche, e traendo profitto dalla revisione del mano*
scritto fatta, per favorirmi, dal eh. dr. E. Mùller, bibliotecario della biblioteca
Cantonale di Zurigo. Da questa egregia persona ebbi anche il lucido di alcune
parole, le quali appariscono scritte in un bel minuscolo carolino della prima
maniera, regolare, condotto con diligenza. Le forme della n , della t , della r
sono caratteristiche, e sono quelle proprie del carattere or ora indicato. In
qualcuna tra le lettere che hanno Tasta prolungata, questa accenna leggermente
a queir ingrossamento all'apice, che conosciamo sotto il nome di incuneazione.
Qpesta circostanza non isconviene menomamente alla seconda metà del ix se-
colo. Ho sott* occhio il facsimile di un diploma originale dell'anno 888, dove
tale fatto più volte si verifica (cf. L. Schiaparelli, Diploma inedito di Beren-
gario /, in Atti Accad. di Torino, XXXI, 538 sgg.).
Secondo il giudizio del Piper, i nomi spettanti all'abbazia della Nova-
lesa non sono tutti dovuti alla medesima mano. Qpi si troverà stampato
in carattere rotondo quanto proviene dagli amanuensi più antichi; in cor-
sivo invece sono scritti i nomi aggiunti più tardi. Tra i nomi più vetusti
provengono dalla medesima mano quelli che occupano la prima fila in cia-
scuna delle tre colonne. Ad altra mano vanno attribuiti invece quelli della
seconda fila, cioè : « Floobertus - item Kebehart laicus - Martinus ».
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II. NECROLOGIA.
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II. NECROLOGIA. 283
IL
[Necrologium monasterii Sanctorum Petri
et Andreae Novalicii.]
Fonti. A L'originale andò perduto dopo il 1788.
B Nel 1782 venne fondata a Torino la Società filopatrìa, di cui fii
anima il conte Prospero Balbo; essa ebbe a scopo principale lo studio dei
documenti della storia patria. Di questa Società, che fu senza dubbio molto
benemerita degli studi storici nel Piemonte, discorre Giuseppe Campori, in
nn notevole articolo, La Società filopatria di Torino, inserto nel Giom. stor,
d. Ì€iL itoL IX, 249 sgg. (a. 1887). Presso la biblioteca di Sua Maestà (AftV
sccUanea patria, voi. CI, n. 27) si conserva il Catalogo dei libri, carte, monete
e medaglie appartenenti alla storia patria entrate nella Società daUi ji maggio ijS^
a tutto maggio 17S4, Tra i manoscritti, ivi si nota: Memori a e histo*
ricae ezcerptae ex quodam breviario antiquo monasterii No-
valiciensis manuscripto. Nonostante il nome di breviario, non voglio
del tutto escludere l' ipotesi che con quella citazione si alluda al nostro
Necrologio. L'abbate Cauda nel novembre 1778 ricevette ospitalmente
alla Novalesa Eugenio De Levis, al quale mostrò i pochi libri che ancora
rimanevano nell'abbazia. Il De Levis (0 vide allora anche il Necrologio,
ma ormai mutilo e disfatto: « Reperto membranaceo fragmento Necrologi!
ff solutis foliis, et mutilo pluribus in locis, et quoad fieri potuit illud exscripsi-
ff mus, et in lucem dabimus ».
Dunque nel 1778 il Necrologium era conosciuto. Perciò nel 1785-84
la Società fìlopatria potè benissimo averne alcuni estratti.
C Nella biblioteca dell'Accademia delle scienze di Torino si trova un
fascicolo manoscritto di mano del barone Giuseppe Vernazza, nel quale leggesi
una sua carta informativa sul Necrologio Novaliciense. Questa infor-
mazione, datata da « Torino, 24 di maggio 1788 » (0, è firmata dal Vernazza.
Quantunque essa sia stata già pubblicata (G. Claretta, Sui principali storici
piemontesi in Memorie delVAccad. di Torino^ II serie, XXXI, 323-25), tuttavia
(i) Anecdota sacra, Aug. Taurin., fase. 16 della Miscellanea patria, nella
1789, p. XXIX. Non è che un rias- biblioteca di Sua Maestà in Torino,
sunto di quello che il De Levis narra (2) Precede una lettera, Torino,
in questo luogo (p. xxix sgg.) quanto, xi maggio 1788, con cui il Vernazza
sotto il suo nome, ma d'altra mano, preannunzia all'abbate la sua visita al
si legge manoscritto nel cod. CXXVIII, cenobio.
7
« L'etl te GM «i«c«« qaaa» fciM> -■*"i-. a fpt
• dc'wot <x»Berì. * aotMKae «ert» ■! iif& N* li iiHl bnt
«gnn cm ctrao cU creéeaae <te 3 Nccioisfio fasM iwihiiTMn » ^tA-
■ vere da qnel lUtiieADO de scràse b C'-ob.-h JUb .\Wdka, ooMjmju
* ^tstnttxutsBC TM r^u ucdWi «in CofTC ^oq ^ìi tnturis £ soci cnoo-
■ pafo cbe, Mcooio il ToutAXco {AidUiii iSufr. t, 65), dob >
■ tbi conte S^noxE (Pusmtcì iILi^tr:, V>', \\6y, ficee i primi 1
■ itu deir altro, che fÌ3 tutore <kll' ippethlìce. D cbe tsttxrà n
■ non per nuoiera dì tÈmuii coogeoor^
■ Connmqoe ciò ài, i friounenQ dd Necrologio stn m
s biE per li neofita siDcerìti delle ootìnc. ch'eoo coottene >.
Siccome ensi spana voce cbe il Necrologio sobas»
ceno ■ Genndns comcs •. co» il Vemaiaa aTrenc cbe qaetto do
fa presa rabbrcriaiiofie di ■ cooTenui * per quella dì ■ come: ■ e sì con-
fine quindi un ■ Gerandus ccnrems • eoo un ■ Geraadts comes >. RHeva
quindi il Vemaiza alcmie noie ncricfac. Ai io gennaio (dovera dire ai 19)
a Necrologio ricorda il marcfaese Ottone, cbe diede al mooanerodi Brente
h terra di PoUetuo ; e qui il Veraina lo ricorda per identificarlo col padre
dcUa contessa Adebide Ai t} mano il Necrologio commemora aOtto
Comes ■, cbe, secoodo il Veniaaa, ■ aoa k altri probabilmente che OJdooe U,
3 zio paterno dì Adelaide, aominaio nel diploou dd 1014 al monstcro <fi
1 P««P*-
> k. Pene
II. NECROLOGIA. 285
« Frattuaiia ». Riferisco queste identificitiofii, senza fahuene gannite, ben
s'intende. Fa cenno quindi il Vernazza dei membri di Cisa Savoia, men-
zionati nel Necrologio. Avverte i ricordi che vi si fanno di Carlo Magno
e «di Enrico III re di Germania ed imperatore,. ai 5 di ottobre», e da quie-
st* ultima commemorazione ricava che il Necrologio «è posteriore al 1056,
« nel qual anno mori Enrico ». Conchiude quindi : « per la forma dei carat-
«teri può credersi cominciato circa il 1200».
A questa relazione stanno unite varie schede, contenenti numerosi ap-
punti di argomento storico. Un foglietto è tutto dedicato ad estratti presi
«dal Necrologio della Novalesa ». Precedono in prima serie alcuni nomi
di vescovi e abbati Viene poi la didascalia: Di caratteri meno an-
tichi e diversi e in diverse colonne, e qui seguono varie serie di
notarioni. Fra le altre schede del Vernazza, che costituiscono 1* aneddoto di
cui ci occupiamo, è opportuno ricordare qui quella intitolata Reliquiari
nella chiesa del monistero della Novalesa, colla data del « 14 mag-
« gio 1788 » ; in questa, a proposito di « un braccio guemito d* argento con
«reliquia di sant' Eldrado », si riferisce la nota del Necrologio, che riferi-
remo, seguendo la presente indicazione, al 30 settembre. In altra scheda,
contrassegnau con egual data, si registrano molte commemorazioni, tolte dal
Necrologio. Qpesu scheda, quella or ora ricordata, e la relazione o let-
tera del 24 maggio, non riproducono, a gran tratto^ il Necrologio nella
sua interezza.
L'esattezza del Vernazza nella trascrizione delle note cronologiche non
è grande, e lo si può vedere anche col confronto della copia D, tuttoché
questa sia in generale più trascurata, ma nella fissazione delle date al Ver-
nazza accadde più volte d* inciampare per disattenzione. Il Vernazza registra
la morte dell'abbate Gezone sotto il 5 marzo, mentre nel Necrologium
S. Andreae la vediamo segnata al 14 marzo. L'errore è del Vernazza,
poiché il De Levia ne parla al 13 marzo, con minima differenza da quanto
dà il Necrologium S. Andreae. E lo sbaglio dipese da questo, che
il Vernazza confuse « 3 nonas martii » con « 3 idus martii ». Cito questo
esempio tra molti, e credo possa bastare. Invece, quanto alla lezióne, il
Vernazza merita molta maggior fiducia, che il De Levis. Il Vernazza, stretto
dalla mancanza di tempo, può avere preso abbagli, ma V intenzione sua era
di riprodurre anche nei minimi particolari l' orig^ale. Lo vediamo tosto,
sui principio, dove egli scrive «.ini. nonas», mentre al medesiiiio luogo il
De Levis ha: « .iv. nonas ».
Da ciò che abbiamo detto il lettore può già avere inteso che il Ver-
nazza, non volendo trascrivere il Necrologio, ma soltanto intendendo di
estiarne quelle notizie che meglio importassero alla storia, non riprodusse le
tre colonne sopra cui nell' originale le commemorazioni sono distribuite.
D Eugenio De Levis, che indubitatamente (cf. sopra, B) vide il ma-
noscritto del Necrologium all'abbazia Novalidense nel 1778, k> trascrisse
buooa volenti del suo auiote. Gii sotto il t* genoaio està i
cotnmemoTXEÌone impofetu: n Obiit frater Hago... prior Corberìack, dorè
il Vemaiza lesse: rObiit frater Hugoninas Chapusi! prior Corb«riae*. E
K HugoQÌQUs Chapiuii > d i nato dai documenti (e(. Ri£*rcbt, p. 16$), sebbene
essi oon ci dicano che egli fcuse priore di Cotbièrcs. La notazione che a]
;o setietobrc parla dì un dono folio nel 119; da maestro Giovaniù di Laiu-
tevilUrd, fu alterata profonda mente >tal De Levia, presso il <]ua]c essa si legge
cosi: cilob. miUesiiaoccDOnagcsitno lertio magistro laès placio VìUrio Sica,
Se avessimo a nostra disposizione l' originale, probabilmente alni entm
troveremmo nella copia del De Levii, poiché i lecito credere che egli, nd
caso preseme, oon abbia impiegato maggiore diligeoia di qaello che abbia
fatto nella trascrizione del Necrologio di S. Andrea di Torino, che si t
fino ad ora conservato. Petalao, nonosunte tutte queste iroperfedoni, la oa-
ictiiione del De Lem * importante; essa è !' unica completa, e finora noo
venne, eh' io sappia, da alcuno adoperata.
La &ctu del De Levis fu tanu, che egli non u accorse, a quanto sembra,
biella inverùone di due fogliettL Egli d dì dapprima 1 giorni i-iS di gennaio,
poi i-t; mino, poi 15-28 febbraio, poi j aprile - 1 giugno, poi ji smero-
bre-[73 ottobre. È cliiiro che il secondo e il terzo frammento slavano ri-
spettivamente scritti sopta due foglietti, che uniti insieme costituivano un
: il suo primo foglietto divenne
contrasta coli' aiiesiaiione del
giorni, cioè quattordici giorni
tratta di una regola assoluta-
fc^lio : questo fu ripiegato malamente, co
il secondo, e viceversa. Questa ipotesi
Vemazza. che ogni pagina contenesse
ogni foglieno; poiché qui naturalmente 1
mente fìssa.
Sotto il I j marzo, registrando il nome di n Garivertus qui et Geio »,
abbate della NovaUsa, pare che il De Levis non abbia letto le tre ultime
parole, che egli riprodusse, in roizo facsimile, sopra la parola precedente.
Evidentemente nell' originale erano state aggiunte oell' interlinea. Da tale
^esimile, per quanto fallo con poca esattezza, apprendiamo 1' uso della nota
tironiana "1 per ■■ et a. Basterebbe questo per indurci a pensare che l'originale
sia stato compilato in un'epoca larda, se non si potesse a questa conclu-
sione opporre che la nota tironiana ricorre in un'aggiunta. Sarà bene quindi
raifermare con altro mezzo le conseguenze che di qui si potrebbero trarre.
Osservisi quindi che, tra le rote aggiunte, qualcuna non * meno amica del se-
colo XII. Sotto il 4 aprile abbiamo un'aggiunta del 1187; ma è vero peraltro
che al 2> aprile e al 2; maggio abbiamo due aggiunte troppo antiche, per
fondarvi sopra congettiue sull'età del Necrologio, cioè del ii)8(T) e
A
II. NECROLOGIA. 287
del 1085. Anche in epoca tarda si può aggiungere a un testo una notizia
di epoca antichi^ima. Sotto il 4 marzo sembra che nella parte originale si
commemorasse Umberto III (morto nel 11 89), aggiuntavi posteriormente la
notizia della morte di Tommaso I suo figlio, che cessò di vivere nel 1233.
Raccogliendo insieme tutti questi dati, pare che si confermi la congettura
già espressa dal Vemazza, il quale assegna alla composizione del Necrolo-
gium Tanno 1200 incirca. Lo diremo quindi della fine del secolo xu.
Il De Levis scrive in corsivo molte commemorazioni, e cosi, come egli
stesso dice (sotto il 30 settembre), intese di distinguere le commemorazioni
aggiunte, da quelle dovute al primo amanuense, o se pur vuoisi, agli ama-
nuensi più antichL
La trascrizione del De Levis porta il titolo: Necrologium mona-
'sterii Sanctorum Petri et Andreae Novalicii, e non è certo che
questa didascalia provenga dal De Levis. L'originale poteva benissimo re-
care un titolo di simil fatta, titolo, che senza risalire ad età molto antica,
por poteva forse risalire a qualche secolo prima del De Levis.
E Giovandosi delle schede del Vemazza, comunicategli da Costanzo
Cazzerà, pubblicò nel 1846 Lodovico Bethmann, Mon. Germ. hist., Script, VII,
130-31, un estratto del Necrologio.
Metodo di pubblicazione. Posi a base dell'edizione il testo D,
perchè, a dir così, completo, tuttoché non sia sempre sicuro. Ma per quelle
commemorazioni che sono date anche da C , m* attenni di regola a quest' ul-
tima fonte. Dove e* era discordia fra i due testi, e non mi riusciva possibile
preferire 1* uno ali* altro, informai il lettore della condizione delle cose. Nelle
note illustrative adotto la sigla AS. per indicare: Archivio di Stato di To-
rino, Ahha^^a deUa Novalesa, Intendo riferirmi ai documenti ivi consentati,
di cui faccio uso per la identificazione di varie persone commemorate nel
Necrologio. Avverto che riproduconsi qui, in ogni pagina, le indicazioni
« nostra congregationis » &c, quantunque il De Levis le dia soltanto al prin-
cipio del Necrologio; ma 1* attestazione del Vemazza (v. sopra, p. 284) ci
autorizzò ad adottare il sistema indicato.
Nelle notazioni a pie' di pagina, quando parlo dei nomi che Vemazza
dà coinè aggiunti al testo primitivo, alludo ad esplicite dichiarazioni di quel-
l'erudito, che tenne conto di tutto ciò, con lodevole diligenza. Tuttavia bi-
sogna confessare che né la cura del Vemazza, né la esattezza del De Levis
erano tali da togliere di mezzo ogni incertezza e ogni confusione.
r
MONUMENTA N O V A LIC lENS I A
nostrtC*) congregatioDÌ5. nostr; (■) socii
ì
Fracmentuh I.
[Dies I-XXXI ianuariì.]
Kal. iah. Commemondo fratrum omnium fidclmm defunciorum.
Deposiiio domni Wilelmi
abbatisCX'J. Martinus.
Aymo.
.tiii. NONAS. Ubertus.
rengarius. Minio.
redcDus. Andreas.
.ni. NONAS. Obiii Franco.
Desiderius. Barlolomeus.
.11. NOHAs. Gotboidus. U-
bertus. Amedtus. loco-
bus prior de Notio(«\
NONis. Bruningus. Domi-
Andreas. Alberti. Jo-
hannes. Petrus. Ma-
mfriàus.
Perfino W. Causo prior
Fructaarie f'\ Roti-
ìanàus. Frodericus.
Armannus. Oito.
Qulpbus,
Ar-
Obiil frater Ih{
Chapusii prior
beriei'iW.
Nicbolaus milttfl
?Wp^ar
Donadeus. loseph. An-
lonius prior de Poca-
paglia t'''. Vmtran-
dus dominus Slephatms
Nigra prtposilus beate
(i) e nostre D noiUf (b) C Depojìcio domnì Wilelmi ibbitis
ibbitii {e) C fra i ìumi mmt aniicbi, ma int^a inJitart la ce
Inter Hugonini» Chipuiii prior Cotberìe D in luofa di Hugoninui Chipusii tiff flofi
(d) È affilile ÌHctrla la Itllura di quiila parola. (e) Cfra i nemi mino aHiicbi Giuio prior Frac
■■ carttttrt rotonda. (() C fra i nomi mtno tnlicbi Nicholiui mild D in corvm»
(g) Cfr» I nomi mino anlUbì Iicobui prior de Nono D in loriive licobui {li) Cfrt t nami ma
Anloniui prior de Pocapagli D, in leniva, ha lolaminlr PocipiiKlii (ì) C rtca mbm a«t h
ualuralmtmU ìniitart la ittonna in cai il nomi ora eoUoeata, D irtlaitia iti latte qatii» «aMUi
D Depoiitia dai
II. NECROLOGIA.
289
gregationis.
nostra societatìs.
utrìttsque sexus.
Jbertus. Fido.
Petrus. lohannes. Gel-
d. Adrianus
truda. Marcellus.
' monachus et py-
s huius mona-
eposicio domnì
Bartolomeus.
Mallenus prior.
i abbatis Breme-
Amulfiis.
aalbandus. Te-
Anselmus prior. loan-
nes laicus. Berta con-
versa ^^\
cbertus. Gott-
Boso.
lordanus.
Deposicio Ebo-
)pi e»).
im. Beraardus.
Anricus conversus ^^\
Aimo laicus ^^\
otpertus. Ro-
Rodulpbus.
stantinus. Gos-
Villelmus.
lohaanes. lordanus.
Georgius. Ar-
ohannes, d. Mi-
\ondi alias Agri-
ichus huius mo-
nno .Moy'xxx^Si).
ultima commemorazione j do la legione di C, dove questa commemorazione sta nella serie
D offre una legione affatto spropositata. (b) Riproduco la legione di C. D Depositio
tis Bremetensis. (e) Questi due ultimi nomi si trovano tanto in C, quanto in D, D dà
ohaaaes In D sono sottolineati, e in C trovansi fra i nomi più recenti, (d) Que-
ir anione leggesi identica (D Depositio^ tanto in C, quanto in D. (e) C fra i nomi
leva c6 D, in carattere rotondo: Earicus Verna^za dice non ripugnargli di in-
coifces (f) Questa commemoraiione trovasi identica in C (fra i nomi meno antiebi)
ono alcune lineolette a indicare un nome non letto, (g) QuesV ultima commemorazione
'. C (fra i nomi meno antichi); in D ci sono due linee punteggiate^ che si estendono sulle due
umenia Novaliciensia,
>9
MOSCMEXTA KOTALICrtìCSIA
^^f^t^a^. I
VttAt-ptm.
Mf. Oióo Mas '-A Emi- GtraaJms prùr Rvmt-
(>l CiH '., /ra i ■mi nuiu ■■(icH, (, uttmjl U ttmjmtt*, uni* »Ìtia;iaiw A' (slfiui. 1
(b) ^lwi(« <«w»Hr<rÌM< Irnui vi &< t«t>', »U« i*U £/>m;a ci» D frilwet* idi» h
nlutttaunU mttU ntU iti marni aw «HiK [:) CtB Mmtiimt i tati, m» la D bffRJG
( IrtUuiétI IWttiKlcaftf; h C fMlU irmmtmrrm^nt ri r^rt< dutf <ull« UtU tUlU wlqi
ai>t(c6«, ini« ,1 t»at*—f »"• nHn<wr*;iaiu ^tl* liUlt ÌStclè. {d) Coti in C < ù D, H
IràUitit Btnnctnuii le) Q%af allima nsla^wiu Irrrési irtltmle ih D, fra i hiihi ib' lari* ifi
liOlctlitMi JiIU iilamu Ja cu (rnarui ul w. «rifìulf. (f) J>(ifa Ha(*;>a>i< tr***B Un
r»«i a((i«-«J * in D. Qui w. i {. taf me. (g) C ^a i M-i af^iMli fata I* luU^
faa/l /■ fui riferita. In D inaila ttllt it {l'ama iifunlt, in farlla/oma.* • Tebatj^i ai«r i
cla< can iiu parafa ih relani^ a tfu n rarilra, ( calVawtTttnia • nftra caracUri siptttt vtrtt |
Aatariail lerl^la luml •. CoUtcai jutda ttmmtwteraiimt alia ifcnda leltntia, ugutmie D. I
^
f-aC gwaaio]
II. NECROLOGIA.
2^1
nostra congregadonìs.
utriusque sezus.
:ui. Ebrardus. Nazarìus.
Aimo.
ui. Deposido domni Be-
nedicti abbads Bremeten-
sis(0(«o). Ribaldus. Agi-
nulphus. Giraldu[s] (**>.
Viddo. Sigefredus. Io-
harmes.
n. Renzo.
L Romaldus. Ottho. Io-
bannes. Genefredus.
in. Villelmus. Benedi-
ctus. Mainardus.
riL Helenus. Benedictus.
Johannes.
LI. Gundericus. Gualanus.
Johannes.
Otto marchio, hic de-
dit PoUentiam (') (>>.
Gregorius. Ermengar-
da. Bernardus. . .
Johannes
...
Bernardus.
Opizo. Marcinus. U-
bertus. Lantercius.
Albertus. Guisuiphus.
Sigibodus miUs ^^\ Non*
telmus.
Andrefridus. Johannes.
Vremarii . . • laici
omnes.
Odo miles,
Robenga conversa (^\
Anselmus.
Vafiredus presbiter.
Albericus conversus, CU-
nuns laiciis^^\
(è) C sotto il 20 gennaio: Orro marchio. Hic dedit PoUentiam, eolio iniieaiioni eh* fmosta nota
m « ottimo antico caratton noto, fngiato di rosso >. A questo giorno D Ottho hic dedit Pollen-
marchio
n Quésta disposizione data alle parole significa che la frase hic d. P. costituiva un^ aggiunta^ per
meU emtica. (b) C, nella serie delle commemorazioni aggiunte: Sigibodus miles D in rotondo
(ibcrtiis miles (e) C D danno eguale notazione^ ma D omette Bremetensis, e scrive in corsivo la parola
Mtif (d) D Giraldu (e) C, fra i nomi aggiunti: Roberga conversa D in rotondo Robenga con-
«ft {t) Ce D danno questi due nomi sen^a varianti, salvocbè C li pone in serie cogli aggiunti e D
ferivo in carattere rotondo.
■oiTzmEim jwxujoriisii
PKaXm
-xvn
'Sk^AWMIa IBBOlfllUIBa
.xn. Ailingtis. Go>ÌcmÌos. Alii^mniiiiL Pctroìt. Maria. Aosdaiis.
.x», Alberti». Otto. Al-
benus ''>.
G«Iprnu £«R«rau.
W C DifMirin dtaBK loKfh ■piacap Tf^Tr « lUttìi NonL O £
N|(XX ISiÓd *MMi> E«éan* £ <kia» ik al Inlto r» - Xq < i« wi>ra/>;iiw d
r«KÌf M abhM» Kwal. !■ hxm^ aBwwn^iHt. cb frmtnH riunir* (*J .V(ir>I. 5. Jci'"*
fOtpoMa deaaì loM^b aUmà, et doon ftecùnud ^ìko^. et EbCj, /■ tivJsBtfa ^ C. (tlC
/rj f Wflf «((iMdf; itn^iv cfBKOpw D ■■ «««hì* HbdìAb efompas (4«:«lffr*C'
te /J Itmiam» Oefoiitìo dai Rcmip ablmii KmlicniB \e^Ctau maikeén t tub fCÌàaa\
ilkU» dfl 14 nuffù IjSt, nmfrc hi ailrt icttim ka latt dasBi D iaiat C imtca a^m (*• f
'y1
fMbnìol
II. NECROLOGIA.
293
cpngregationis.
utrìttsque sexus.
ài. Stephanus. Rodul-
phus. lohannes. Ar-
naldus.
n. Amadus ^^\
Albertus (0.
Petrus monachus.
Guilklmus episcopus^*^^^
monachus.
Rostanus
Bernardus abbasOOin\
h.f.
Lucia abbaHssa^^\
lohannes de Parisio coti'
versus ^^^\
Petrus con versus <"5>. E-
lisabet de Bardonesca.
Gisulfus prepositus, h.
/. (O 07).
I. Petrus. Amizo. Ti-
berìus.
h.£ . . _
L AJdoinus. Aldo, canonicatum ecclesia signas mM^
llbertus. Aimericus. Johannes. Rodulphus^^
• Martinus. Villelmus.
IDI. Albertus. Raibaldus. Stephanus ^).
Deposkio domni Burgi habatis Bremetensis^\
Liberius conversus.
u. Aldeprandus. Johan-
nes, lohannes Reynaudi
canversus.
Leo. lohannes 0). Ro-
dulphus.
ObiU Petrus de Falle de
Arpignìano receptor
nosUr (*■>.
(a) N9H è hgn chiaro sì Albertus cait mila prima colonna, (b) C, fra i nomi aggiunti : Beraardos
Im D, in rotondo, Bernardus abbates^ usando qutsf ultima parola in plurale forse per comprendere
Im^os (c) Egualmente i due testi, ma C scrive il nome di Loda nella serie dei nomi aggiunti, D lo
fu in rotondo, semia h. f. C scrive h. s. per h. f. , poiché Vernala spiegava quella sigla per hic se-
fm, hic sepnlta II De Levis scrivendo h. f. non interpreta queste sigle, che forse si possono m/#fi-
hjr hiiiiu firatemiutis (d) Porse si congetturerà Amaldus (e) Così C nella serie dei nomi aggiunti
fMarwsenie, D in carattere rotondo Gwillelmos episcopus (f ) Cosi C, dove peraltro leggesi h. i.
Mu £ D, in carattere rotondo, Guisalphos prepositus ... (g) Cosi D, cerio con errori di traserhf^one ;
Il jlfl» h. f. spiegasi, certo erroneamente, per hic fcdt (h) La distiniione delle colonne è qui poco
1^ fiMMf trasturata da D. Nulla di dò trovasi in C. (i) D non conserva chiara la disHn^ione
m:§aUwes§, (k) Coà C , fra i nomi meno antichi, e, secondo il consueto, sen^a assegnamento di
IMm;. D Deposttio domini Borgi abatis Bremetensis in corsivo, tranne le due prime parole, che
M». rotondo, (1) Forse i due primi nomi spettano in D alla prima colonna. (m) Cosi C, fra i
t aggiunti, D, in rotondo: Obiit Petros de Valle de arpmguga^ né ivi i chiaro se questo nome si
mese nella seconda o nella teri^a colonna.
MONUMENTA NO VA LIC 1 E NS I A
1
EtDSIif congregationii.
.VII. Dodo. Rajmulphus.
monachus
Bertramdus '■'*\
.VI. Oddo. Pttrus.
Richardus. Petrus.
Oeposicio domni Borio-
□ìs abbatis Bremeten^
sis b. £ W t").
.ii[i]. Petrus.
FirmiaQus sacrista W.
Obertus prior sancii An-
drei Taurinensis<>^i'9>.
Obiit Ulricus.
Amedms sacrista^"\
Lambertus. Fin
dulphus.
KALENDIS MARTII. Ar- Thcophania.
duinus. Guido. Viilcl-
mus. Ermulfus. lohan-
nes de Ulceo t°> <">.
Deposicio domini A. Sa-
baudit comitis, sub anno
Domini millesimo . ccclxxx.
tmio <0 (-i).
(i) D tfiatrva jui le nfit lireniaiu ~l , 4i tht appariiei ebt U ìrant ««■,« mnlU», (b
u agfìatili. D in rutonia ha It lima, ma une tgirbia ih luaf» H noeti (e) C»à C t D
EUzabel gastalc
stra f] dedk
suam pu . . . el
annuales . . .
ti[m] CO.
Ermengarda.
I
1 e i (hiartiKitdt Batìani , «
JM b. f. D pei ba uno ifarhit, c4( n pub in f uJcjb<
mti»fai;i#>i(, con ijutlta cfr< lol/o il nudiiiiat giarna
liliant infalli i Borioni], Berlani* (d) D Fìidìiqi
U l'ion
(f) Coli C, bla
■ alfini: h.i., eb. man
U inlirprtlart p„ Berionii ragn^mi
geà n,l ìitcol. S. Amir.t,.
.. jecuQjuJ (e) D nea iiMmnt (U<
II. NECROLOGIA.
295
' coogregatioms.
• . ••
nostra societatis.
utriusqoe sezus.
. Bernardus. Se-
nus.
Amaibertus. Gos-
s. Gerardus. Io-
manachus
ss. Rosiagnus.
s. Valpertus. In-
Idus. Deposido
d Umberti comitis,
omni Thotnae co*
eius fila excellentis'
>) (»$).
>• Martinus. Pe-
Àraaidus.
. Contractus.
brardus. Fulbertus.
;o.
. Adam. Siso Ast.
)h episcopus (*) (*^>.
orìus. Durandus.
sW.
Albertus miies.
AnnoDomini .mccclvii.
obi[i]t domna Alaxia
abbatissa Brìoni (•Xh),
Viffiredus de Camariaco.
e SkmìwimUé D, dove piraltro Itggtsi: Alaxina (b) Egualmentt leggono C t D, ma
ordmno qnanto alVtpoea di fuestg noit. Secondo C le parole et domnt - excellentistimi sono
che vi si fece posteriormente ». D scrive in rotondo le due note, e aggiunge anii: « eadem
magna pars huius necrologii haec seripta sunt9, (e) Questa commemorazione trovasi iden*
n D, (d) Forse si può congetturare Petrus
' 296 MONUMENTA N 0 V AL 1 C lE N S I A
[»-'. -
Dostr; coDgregatioais.
noitr; socientis.
utrìtuqu« scuu,
1 .VK, Angelbertus. Petrus.
Obiic r. d. Carolus de
L Walbertus.
Provana administra-
1
tor huius monasteriì.
',
L^
qui dotavit cappellas
ad laudem et hono-
<
^^^^
rem gloriose virginis
^^
^^^
Marie, et dedit quia-
quaginta scutos prò
j^^^l
^^^
federa ptioae anime
sue, i56oW('7),
^
•VI. iDUs. lohannes. Cua-
■i
bertus.
M
^^^-^y. Adam. Bertrannus. Be-
^
^^^H rcalredus.
■
.Illi. Goslinus. Girbaldus.
Obertus.
Maninus. Nantelmus.
.111. Deposicio douini Gari-
Petrus priordt Caìoi^^'l
Girardus, Azo.
verti qui et Gezo vene-
rabilis patris monascerii
Breraetensis !^' '"'. Um-
bertus. Arivertus. Otto
Comes. AmedeusW.
.n. Berengarius.
atla ntlaxi»!
lifr.
rMmialt t nati inliu dal D> Ltvii.fu u
Mia KfU lìrOBiana H pfr et Ollri a ciò
D Otto Comes Amedei Forse tara da Utfir<
{A) Ctii C, tenia iadits-ò"'! dtlta colonna.
'Sii <juasi idtmiica {D capelli!^ imi dm Itili C * D, h fnuC alli
', quai itrifla iam crani oililirarunl >. (b) Culi C, iava fir 1
D. mir. D Uggì noàimmU ; ma (a/roiiqul et Geu, tr—trOia
Hlirlinia sopra Giriverti, ri in tua i amUwtU
A
ifM»
- i-s «priltl
II. NECROLOGIA.
497
fiMCi^ CODgregitionis.
nostra societatis.
litndsque sexus.
IBUS. Vido.
tJL KALBNDAS APRILIS. Al-
ricus.
VL Richelinus. Ubertus.
,
Vidó.
Elisabet
Gunterius. Petrus.
Fragmentum III.
[Dies III aprilis - II iunii]
i* Sano. Tebakitts; Pori-
tius.
lohannes. Rotbertu^.
Johannes. Petrus. la-
cobus <^).
.MCLXJxriu obiti (^^\
Kis. Deposicio donmi a-
h.f.
MEDEi [venerabilis] Bre-
metensis abbatis <«) (J^).
Petrus.
Anno Domini . wo c<y uau
obiiU obiit lacobus
quondam abbas sancii
lusti Secusie ti pri9f
Nevaìkiertris,h.fS'^y(^9\
Tedza.
Rufiùus h. (.(^.
nostre
Arìprandus. Corradus.
Viteliìtus Gau^àodi.
Stephanus presbiter.
(a) C0H C, tranne Ut sosHtui^iont ii h. s. ai h. f. Uh molto spropositato, e da esso forse si piA
Bia sola dedurre che la sigla h. f. nelV originale stava, nelV interlinea, sopra al nome, (b) D non
hsgna qni bene tra la prima e la seconda colonna, (e) CoH C, ma colla dati^ non. mar. (proveniente
nmfadU orrore del Vemana), e eolla indéta^ione : t iì carattere pie reeente ». D mc uulxvii. obiit.
JUìkf U Recede in D im vocabolo (molto prohahilmente nostre) mal copiato e qnhtdi non chiaro,
CmI Q trasme che omette la formula h. f. e lascia una lacuna eh* io tentai di riempire per congettura,
etmtarvò la formula, lasciò la lacuna e scrisse, in maiuscolo, moredi per Amedei Per evidente er-
a C registra questa amsota^ione sotto il giorno non. mar.
Momstmenia NavaSciernsia. l<f
r
■0»-Kr*Ti lOTilIcreyslA
IMBBB. GOMRML
Pdras. Vai- loi
dalfui.
IDIBVS. Obi» Boio.
P=mB.
jlvnL Alfaemii. Ioaones.
lamnts.
Rodulphos<n.
monadi US.
.XVII. KAL. MAIt. RiclulduS,
AudcDus.
raoiucbus'»'
Prmw.
.XVI. Ioanne*. Unfredus. loannesf^J. Oddo.
(■) InaHa i U D U fmrliiiaiu iti •ami atlU imi primi »(*■». (b) D «nMta.- «n
• rtiUrtt. (e) Ceti i iut Itili, C /rt U '(e>nl(, D « reitnii. Pan tht ìm D Kfw U
(d) D loci (<] O, ^of r in ficcelt ittraiotchie, pbi /nV; limclliu QmiI» Ifiint i nUemltmitl
(f) È IneirU U itlenna, lelit eia ri itUa iuicrivtri ijiìiiId memi. (g) San i iti tmll* «cv
hntia, alla ^ualt lia da allribuirii potila nomi. (h) È iadiciia U collatatfani £ fmnt* ■«
■ 7-«S «ytiU]
II. NECROLOGIA
299
nostra coogregatìonis.
nostra societatis.
utritisque sezus.
/. loannes. Rotlandus.
plebanus
Petrus (J5>.
Munerìus. Vilielmus.
LUI. Ard ....
ai. Aimo. loannes. Do-
beiulC).
nadeus.
n. Rufinus, loannes. Ro-
Ratnbaldus.
manus. Vaiterìus. lo-
annes
DeposiHo domni lohan-
rtis venerabilis et pii pa-
tris abbatis monasterii Brt-
metensisO\
I. Lanfrancus. Rocho . . .
nostra
bonifilini
. Wizo. Ingelricus (0. Vi-
Helisabet.
licl[mus]
mu Benedictus. loannes.
m. Desiderìus^''). loannes.
Petrus.
IL Constantìnus. Deposicio
domni Mainfredi abbatis
Fructuariensis (•> ^^^\
Bosonis nostra con-
gregadonis <'\
(a) Forsg k imm pwoU sptintU, ma c^ non vUn$ indicato da D, (b) Qnosta eommomoraxiono è
U taUanlo da C, ehi la registra fra U aggiunti. (e) D Ingelrìcos (d) D Desiderins (e) Coti
Im UtH, taho ehi D Uggt: depositio domni Manfredi tte., in rotondo, <0 È incerta in D la
fi— tatto em collocare quatto nomo.
JtL AtlMT.CJL i 111 1/—» ''.!•• RùdSUCS loess -- ClCMCSS. PcETS»
Sì^LCiettas. jturtBBb
f>| ^0* lr« a(^ M'curs h frwcait. :W «■ I^jl |^ Cm ■ iua^Bt C t O, a^m ^ B^
A
II. NECROLOGIA.
301
HI
MMr^ coDgKfttionis.
• «.._•
Dostit tociettm
otrìusqoe lexiis.
ms. Amizo iri>^(*)0»).
SuUlis. Martinus. Ri-
chetus. Petrus.
monachus.
u. Demarius. Petrus
n. AginulfusabbasC^). Al-
conversiis (?)
bericos. Ioannes.
« Depositio illustrissimo-
rum virorum et venera-
tnlium patrum Asinarii
etFrodoini abbatum<«X40,
Obiit Gyrardus
ibb. «>(«).
monachus
Daniel Aimo.
OhiU r. d. Sebastianm
CrotH monachus et vica-
rius hmus monasterii
I. Florentius.
u mug, GauAredus,
Tebaldus. Siephatms.
LitOardus ^\
Bonifadus niiles«
Petrus.
Willelmus.
Gazirtus . • • viventis
OdiUonus monac[h]us (*>.
Guibeiina et
(•) GM mMm ì ktU CD. (b) D Loriurdus (e) OH i 4m$UìH €• D, trmuu iU D Uff
ip4Ìni (d) Sù$tUui$f fn ptmHni tm9 sg9rH9 éi D, Ì9V$ umkr^ emèrsi Uggnéi Gyiob; (e) D
Uoill» monaciit (f ) La, fammmtrétyani i$l OQtU travui Umh im Q f im«ì0 m P. InDk m$U9
9p9siiéi0 U It^fw», é vi si Ugge Trotti pir Ciotti «k.
jun. Jmu DtmmjtaxxxEr. IscoIrb.
y Di^«ncw tMao-cUtt >» .
Iris iamùà JmeJti de 5*-
hauJia episcopi MaMria-l
naisis, qui deàit wjhis
poion de argoOo '^ t">.
XIL AJbeme. Rannulfos.
Ioaanes. Petrus. Aimo.
EIdndus. loanoes. Bo-
moozcbas
nanatus.
GoidoW.
VtUelmus moiuchus.
(i) D AgDdm (b) Qutif Mw TÌftl4B Mtht itfrt ii Obut (e) CmI C O Uff 4
Mté* Thonui Adua moni. >. Andieu eu. (w) t itUthmt fHfla uimiif tt»m. (d) CM
•h0 clif 1< U^ÌM( a D è, uituia a tennuU, nuli* ifT*ftnUt: Qttmimm^iu mi C, mi D Sm*
tattxftiu cawu affiamU, iti lulUnU niintimtmti rinite Wall* rw itta. (e) la D a bcoba
maftrtU ilUftiUli, ftitH iTitriU* dal Dt Livii, itm^t ««■!■ !<«■, &» Itrmima (m:
•ar« Ite banlli (f ) QbiiIé tré uUimt ttaimtmtraiini li Ufiim» Unte n C, fMiit* im D, » l
iffiimiÉ. Ma D te teof* ii Wido teff* Viddo, thi i ctTtamtnti n (rr*r(. D itrni fwite s
M taratUrt raUnda. (g) Nbr i Mar» u fMftv iibiiw ^iHi alte ^'lU * alla ttttmta taUmt
|-|i Mggie]
II. NECROLOGIA
30J
nostra congregationis.
• »^ .•
nostra societansy
utriusque sexus.
Albertus. Acursus de-
ricus.
mi. Gyrardus. Romanus.
«
Theobertus.
lU. Boso. Ioannes. Odo
conversus 0\ Anselmi-
nus. Domìnus Francus
de Ap..isW.
t« Sigefredus. Petrus.
• Poncius con versus (?) (^.
Poncius. lacobus de Sca-
lis prior Caisie ^^\
II. Bonizo.
Valterius.
II. Vibertus.
Martinus.
Ioannes monac[h]us sancii
Michaelis de Cima (*).
DoNNUs Gregorius pa-
pa W (45). Matheus.
Ioannes.
Amedeus de Riputi.
Villelmus. Heicardus,
Benedictus laicus.
Armanus ('>.
Geltruda femina.
dedit Cosia[m] (?)
Ugo maritus ^\ uxor
eius. Acelinus. Ro*
manus. Amedeus.
Petrus de Coreto et uxor eius Beatrix.
Guraelda (?).
Benedictus et Anselmus
abbates. Georgius
conversus.
(t) D loes DM.m. e cmutrvafra U éggiunh qugsta nottt^otu, tulU forme eU autttsi nel ttsté;
ffPé moiuciis, ma ìascim crtitn eU la parola ita abbreviata, (b) D b a uno sgorbio, ebtparmria
\ iniarproiaro p$r cooTenns (e) D ha anche qui uno sgorbio, in cui solo queste poche lettere si
tisana leggere con certena, (d) Questa nota trovasi in C, fra le aggiunte, e in D, nel quale ulUmo
aga si ha Dnns e pp„ colla nota che la commemorazione è scritta « litteris maiuscolis». (e) Forse
usto marne spetta alla prima colonna. (f) D Poncius e (g) Non è ben certo se le parole d,
. a riferiscano a questa nota, (h) Cosi Cfra le aggiunte, dove peraltro leggesi Coigic, che corressi
OMe D in rotondo : Itcobtis de Cccìlis prior Quanto alla data, seguii invece D, C registra
fasta cammemoraxione sotto il giorno antecedente.
noitr; congregatioii
Kalbndis iukii. Gosmarìus.
Theobaldus.
.UH. N0NA3. Gunfredus.
^
Fragmehtuk IIII.
[Dies XXI septembris - VII octobris.]
.XI. Astulphus. Wido. Aga-
nmujW. Willelraus. Be-
nedicms. Wido. Ame-
deas Reymondi.
.X. Obiit Willelmus.
.VI111.W Ad.im. Borno. Ber-
nardus Amai-
benus
•Vili, Rasperms. Andreas.
.VII
Antoiiius.
Ioannes sacerdos.
Ioannes sacrìsu
lacobus
Obiit dominus Anto-
monactius.
nius Sexteri
Anlehnus de Aia^*''\
Dominus Petrus Maioris
pidandariuS monasU-
rii NovalUrmsfs m: f:
xml. (•) (47).
Maiitardus cìeriait
(i) D Agan." (b| D affiunft: • HI Urli rutrh ,. (e) D .n. (d| D h» M* (fwti
chi tellantc la lillata do ri può liigtrt chiara, {e) Qiuila commimoraiitat trwiui JmI* n
{ nomi aigiuHli), quante in D (in cortho), ma ijatit' ullìmo Utie i al talilo iifravmle. C f
tvidmtt tvhla, quislt CBmmtmcrajfont itila Ìl gitrn» .vu. fcl. icpt.
rt - 7 ottobre]
II. NECROLOGIA.
305
r$ congregationis.
nostra sodetatis.
utrìusque sexus.
xius
• •
Petrus canversus^'^.
• •
Mrdus.
. . Petrus.
Villelmus.
ObUt millesimo xc. nona-
, OrTORRIS
gesimo tercio magister
loatmcs de Lancio Vir
Iorio, qui obtulit argen-
ium in honorem sancii
EldradiO^(^^\
^Vrf A ^OIVlw* • • • • •
oannes .
t Valterius. Ste-
Stephanus thesaurarìus
[Heinricus III rexpX49).
us.
conversus.
Obiit dominus Francus
Filioli 1570.
Obiit dominus P. P.
S.
Antonius Nigra
Castro Monte (?)
de
i du$ testi C t D, C dà ^sto nomi nella strie 4$gU aggiunti, méntrt D I0 scrivi in re-
per evidente errore C colloca questa commomora^ione sotto il giorno .nix. kl. sept. (b) Questa
ata informa corretta da C,e scorrettamente da D, C la dà in urna scheda separata, D scrive
tmoraiione in carattere rotondo, ma evidentemente essa non può risalire alla primitiva com»
Necrologio, e quindi per essa prescelsi il carattere corsivo, C attribuisco questa nota al
In D si trova sotto il 2^ settembre, ma ciò non impedisce che C possa aver ragione. Infatti
del mese manca perfino la data, forse per qualche danno suhito dalla pergamèna, e la comme-
'esente, che si trova in calce al 29 settembre nella copia D, può hernssimo ascriversi al giorno
(e) Da C, siccome si è detto parlando di questa fonte, (d) C ci apprende che l'ultimo
el Necrologio si estendeva fino al 7 ottobre incluso. In D invece tutte le ultime annO'
'•ano comprese sotto la data del jo ottobre, È ragionevole sospettare, che D non abbia letto le
forse macchiate, 0 comunque poco leggibili. Non tutte tuttavia si possono credere affatto
uché C vi distingue le date cosi da poter scrivere nella relazione del giorno 24 maggio ij88,
olo gio contiene « t primi sette (giorni) di ottobre », e nella scheda del 14 maggio egual'
W aggiunta: « ma l'ultimo è svanito ». Dunque i primi sei giorni risultavano chiari.
Monumenta NovaUeiensia,
20
306 MONUMENTA NOVALICIENSIA
(l) Forse il n Wilìelmos Novali e iensis sive Bremeiisis abbas», checì^
ricordala da una caria del principio del secolo xii. Vegga*! nel seguen
catalogo degli abbati. Cf. anche le Kicirchc, p. [54.
(1) Trovo: 1 Hugo de Ributoa monaco Novaliciense il 19 dicembre i;l6l
(AS.), e il 6 febbraio IJ17 (AS.), sacrista il 14 maggio i}i7 (AS.) e priore-^
di Coyse il 20 luglio 1319 (AS.). Trovo poi « Hugoninus Cbapusiii
del raonasiero tra il 1)99 e il 1411. Cf. pure Ricerche, p, 16;.
(;) tcStephanus NJgra de Castromoote ■ fu priore di S. Maria di MoB*fl
cenisìo, 1549-5}; cf. Ricerchi, p. 171.
(4} n Adrianus Combet, pidantiarìus et vicarius generalia» al tempo delj
commendata rio Carlo Provana, viene ricordata in carta j gennaio iS'7m
cf. Ricerchi, p. 171,
(0 0 Gcorgius de Provana ex dominis de Leynì a fu coniinendatii
della Novalesa non dopo del 1479, e mori il 14 gennaio ijOi; cf. Rictn.
p. 169.
(6) La morte dell' abbate Gotefredo È ricordata sotto il 16 di qnesto n
nel Necrol. S. Andreae.
(7) Oddone era abbate Novalicii-nse alla mela del secolo xi; cf,
«rc/v, p, 151; il Necrol. S. Andreae ne commemora la mone SOUS
il 10 gennaio.
(8) Trovo 0 Girardus prior de RomolonoB in carta del 17 agosto 139
(Hictrthct p. 156); «Romulonums ò Rumillv, nell'Alta Savoia.
(q) Ottone, Oddone, marchese, donatore di Pollenzo, si ri
pure nel Necrol. S. Andreae, e di esso si è parlalo a pp. iJ7-i8 n
Quanto a Pollenzo, esso i: ricordato come possesso del monastero già nel 9
(io) Sull'abbate Benedetto, cf. Ricerche, p, 155-
(il) Giuseppe vescovo d'Ivrea fu abbate della Novalesa, nella prima
meti del ix secolo; cf. Ricerche, p. 149. La sua morte è ricordata, a que-
sto medesimo giorno, anche nel Necrol. S. Andreae.
(12) Non vedo quale abbate Novallciense abbia un nome che cominci per
la lettera B, oltre a Benedetta e a Belegrìmmo, la memoria dei quali viene
invece commemorata al 20 gennaio e al i" maggio.
(13) Trovo notizia {Ricerche, p. 155) di un a Bemardus prior Novalic. •
all' a. 1150, ma non pare che si possa identificare col presente.
(14) Un ano del 27 marzo ijoj (AS.) ha il nome di « lohaones Calici
(ij) Io una carta del 16 agosto i}2} (AS.) leggesi il nome di «Petrus
■ Vartini con versus o. L'identificazione è improbabile.
(16) Quanto a Guglielmo vescovo di Toriuo, veggasi la nota a questo
medesimo giorno, nel Necrol. S. Andreae.
(17) È conosciuto {Ricerche, p. 155) all'a. 1117 un n Gisulfus prior
« Noval. ».
(18) ■ Benrandus de Aprili », come semplice monaco, viene ricordato in
un atto del 17 aprile 1298 (AS.) e in uno del tjoj (AS.). Probabilmente
costui è identico conn Benrandus elemosinariusu.del documento 18 agosto ijoj
(AS.) e con « Bertrandus prior Moreie u (^ Le Murai), che dal 12 ottobre 1 joj
{Ricerche, p. ijg) sino al 4 luglio 1327 (ivi, p. 165) ci viene indicato da nu-
merose carte. Che costui sia da identificare col nostro, non so. Dovrò
creder di no, vedendo che il suo nome è qui scritto in carattere rotondo.
^
II. NECROLOGIA. 307
quasi fosse di prima mano; ma la trascrizione del De Levis non è di tanta
precbione, che noi possiamo basare sopra di siffatta particolarità alcuna in-
dazione.
(19) Di questo Oberto tace il Necrol. S. Andreae.
(20) Questo abbate è menzionato anche nel Necrol. S. Andreae.
(21) Forse costui è «Amedeus de Spina», che teneva l'ufficio di « sa-
« crista » siccome risulta da parecchi documenti, dall' 1 1 novembre 1 371 (AS.)
al 1373 (Ricerche^ p. 163). In carta 23 novembre 1546 (AS.) è qualificato
per chierico.
(22) In carta 4 novembre 1202 (AS.) trovo « lohanes de Ulcio» (cioè
Oulx), monaco della Novalesa.
(23) Il LiTTA (Famiglie cekhri itàl.y Savoia, tav. vii) pone appunto al
I* marzo 1383 la morte di Amedeo VI.
(24) Brione, nella prov. di Torino, non lungi da Varisella.
(25) Umberto III, il Beato, morì il 4 marzo 1189. Tommaso I, suo
figlio, morì il 1° marzo 1233; cf. Savio, I primi conti di Savoia^ in Misceli.
di storia ital. XXVI, 544.
(26) Non so se questo Giuseppa vescovo sia da identificarsi con quello
che tenne il vescovado di Asti nella seconda metà del secolo ix, ed è ri-
cordato come successore (circa l'anno 881) del vescovo Ilduino; occorre in
carte degli anni 886 e 887 (cf. quanto dissi di lui, in Atti deW Istituto veneto,
ser. VII, voi. II, pp. 1505*14; Gams, Series episcop. p. 812). Siccome viene
ricordato per l'ultima volu nel novembre 887, e il suo successore, Staurace,
comparisce come vescovo solo al principio dell'anno 892, cosi, se anche ri-
conosciamo il vescovo d'Asti, nel vescovo Giuseppe rammentato dal Ne*
crologio, non possiamo subilire se egli morisse addi 8 marzo dell'anno 889,
o degli anni 890, 891.
(27) Intorno a Carlo Provana condomino di Leynl, c£ Ricerche, p. 171,
dove citai vari documenti degli anni 1527-56, che lo ricordano nell'ufficio
di commendatario della Novalesa.
(28) Dell'abbate Guiverto o Gezone, parlai in Ricerche, p* 151* La sua
morte è ricordata al 14 marzo dal Necrol. S. Andreae.
(29) Di Giacomo abbate di Susa e priore della Novalesa, parlai in Ri^
cerche, pp. IJ7 e 181-82.
(30) Trovo un «e Amedeus prior NovaL» in carte 22 novembre 1163 e
31 maggio 1176 (Ricerche, p. 156), e altro omonimo tra il 1277 e il 1302
(ivi, p. 158).
(31) Miolans, suU'Isère, nel comune di St.-Pierre d'Albigny.
(32) Giaglione, a breve distanza da Susa, verso il Moncenisio.
(33) Una pergamena 5 novembre 1202 (Ricerche^ p. 156) parla di « Fe-
ce trus », decano di Ayton, prevosto di S. Maria di Moncenisio. Altri docu-
menti ÙLnno memoria di « Petrus Fayditi » che tra il 1469 e il 1493 (Ri-
cerche, pp. 168-69) era prevosto di S. Maria di Moncenisio. Fra il 1555 e
il 1562 (Ricerche, p. 171) era prevosto della medesima chiesa del Moncenisio
« Petrus de Provanis de Ciriaco » (cioè Ciriè). Se prendiamo la parola « ple-
« banus » in senso stretto, non possiamo neppur pensare al rettore della chiesa
di S. Stefano della Novalesa, giacché diceasi « curatus praepositus » (Ricerche^
pp. 167, 176); ad ogni modo, non trovo ricordo di alcun Pietro, che fosse
rivestito propriamente dell'officio di « plebanus ».
(}4) n Dbixa Ckieu {Hat. cbrm. p. 26;) wtto il ii)8 f*
ManErctlo dd coati di S. Uanino e dei ugaoxi ii Rivoli, cbc fa
Frunnarìa e morì a VdJaooTa Sobro, dorè fa pure »epoko.
(;;) Vari moajci di nome Umbeno rtagooo rìcorilatj dai
ma tuni eoa cognome. Uno lolo ae t sema, ed i qaelT ' Umbenos ■ S
coi parla Dna aita del 17 aorembre lai) <AS.).
( j6) ■ Sicpiiaoiu de BoKo ■ o * de Baicho ■ ricorre motto di lOTente nò
docomeoii Novalicieasi, fino dal 11 febbnio 14IJ (A5.)i il 4 Mibriio uit
era • pidanciarius >. Tra It 17 mano u}o e il iS Dovcoabic 1444 (Kktnt»,
p. 166; pergamena ocU'Arch. dì Sialo} en ■csmemiai» e preroito dcUi
chiesa dì Moncenisìo; aita carta del 29 aprile 1447 lo Dcotda aacora come
■ cameruiai ■, ma non pouiamo detennioaie raooo dì siu mone.
(]7) Anche il Necrot. S. Andreae cotlmtenuM Bdegrisno d
i" magpo.
(}S) Così pure il Necrol. S. Aodreae.
(}9> Cosi pure il Necrol. S. Andreae.
(40) Dì AgÌRulfo abbate dì Pioeroto parla pure ìlNccrol. S. Andrene.
V^ga^ ivi 11 n<Mtra nou.
(41) Veggui b oot* al Necrol. S. Andreae, a questo meàeàmc
giorno.
{41) Qjiesto Gerardo non pu6 identificarli, per qoaoto pare, eoa qod
■ Girardusa che nel 1213 {Rictrcht, p. tjti) en priore di Rnmìllr.
(4}) Sebaitiano Croti o Grotto ia vicario del mooanero a) leon^ dd
coimneiidatari Carlo e Gaspare Provaoa, e lo n rrova ricordato io tale affido
nel rj46 (Rictrtbe, p. 171), e dal ij6a al 1570 (iri, p. 171).
(4ì) n LiTTii (op. cit. Savoia, lav. v) lo suppone mono nel 1J76,
iti) Gregorio VII mori il 1; maggio [oSj. Non è senza iraportania
storie^ il fatto che sia qui licordato il celebre potitefice, che fu in relatioaì
amichevoli colla contessa Adelaide, la quale si adoperò presso dì lui, percbt
assolvesse Enrico IV dalla scoro unica (1077).
(46} Non so se questo ■ Aotelmus de Aia • possa identifìcar^ con ■ Aa-
■ tei mus ellemosinarìus >, che ci è dato da una cana del 1 agosto 1 379 (AS.).
«Antelmus» non t nome diverso da ■Lantelmusi, e con questo nome
molti monaci troviamo ricordati dai documenti, ma Dessimo &a essi poeta il
predicato (de Aia*.
(47) « Petrus Maioris pidantiarìus ■ trovasi rammemorato con questo tiiolo
di s pidantiarius » in vari documenti dal 10 maggio 150; al 26 luglio i;07;
cf. Ricerche, p, 170. Senza questo titolo leggo il suo nome in carta del gen-
naio 149} (AS.).
(4S) Il barone G. Vernarla il 14 maggio 1798 vide al monastero, fri
le reliquie, u un braccio guemìto d'argento con reliquie di sant'Eldradoi;
cf. Ricircht, p. I}}.
(49) Enrico III mori a Botfcld il 5 onobre ioj6.
ti. NECROLOGIA. 309
III.
Necrologium S. Andreae Taurinensis.
Fonti. A Fascicolo ora conservato nella biblioteca della R. Accademia
delle sciente di Torino, che a me cortesemente mostrò il eh. prof. Ermanno
Ferrerò, quando era segretario della Classe di scienze morali. Il primo foglietto
è caruceo, e porta di mano recente la didascalia « Necrologinm jk Segue un
quaderno, di quattro fogli doppi, ossia sedici pagine, in pergamena. La faccia
rscto della e. i è riempiuta da un frammento di Martirologio che termina:
e [N]ichomedi^ passio sancti Pantaleonis ». Questo frammento è di mano
della fine del secolo xii. Sulla faccia v§rso principia il Necrologio, il
quale prosegue su tutto il quaderno, e continua sul fascicolo successivo.
Componesi quest'ultimo di due fogli doppi, al primo dei quali fu tagliato il
secondo foglio : sicché in realtà esso consta solunto di sei fiiccie, e non
di otto, come dovrebbe, se nessun danno avesse patito. Termina all'estre-
mità inferiore della faccia veno dell'ultimo foglio col giorno e .xini. kaL aug. »,
cioè col 19 luglio. Il resto manca.
Con questo frammento vennero uniti due aneddoti ad esso estranei, e
che altra ragione non avevano per accompagnarlo, se non il formato, e,
se cosi piace pensare, la provenienza. Il primo di questi due aneddoti con-
siste in quattro foglietti (otto pagine) cartacei, che recano, in scrittura qua-
dnua del secolo xv, una preghiera a Maria.
Il secondo aneddoto si compone di sei foglietta (dodici pagine) in per-
gatnena, con estratti di argomento teologico e patristico. Per la maggior
parte sono anzi coperti da brani di sant'Agostino. Vi troviamo il suo sermone
De bono pacienciae: « Virtus animi, quf pacienda dicitur, tam ma-
« gnum Dei donum est, ut etiam ... », e alcuni estratti dell'opuscolo De do-
ctrina Christiana di sant'Agostino: « Credendum in Patrem et Filium et
«Spiritum sanctum et Trinitas haec unum est... »; Sermo de cogita-
tionibus: « Primum quidem cogitationibus malis repugnandum est . . . »; De
oracione et ieiunio: « Adversus demonum nequitiam . . . » ; De fide
sermo: «Legimus sancto Moysen populo...»; De predestinatione et
de eo quod dicitur quod incassum aliquis in bono laboret...; De
penitentia:«e Penitentes, penitentes, penitentes, si tamen estis penitentes...».
Viene poi, di altra mano assai più tarda, e come pare del principio del se-
colo XV o della fine del precedente, il cominciamento di altro scritto agosti-
niano: Incipit liber soliloquiorum sancti Augustini episcopi per
MONUMENTA N O V AL I CI ENS I A
o dyalogi, ipso interrogarne et ìpsomet lamquam
)0ij respondenie, prologus: ■ Voi vena michi multi
n. Ma dopo poche lioee la pagina finisce, e il libro ri-
Restringiamo le nostre considerazioni alle ce. ib-ijb, dove trovasi Q
Necrologio. Ci in esso una parte originaria, o che almeno pud riguar-
darsi come tale, ed essa si compone: a) della parte schematica e b) di pareo
chic fra le notizie commemorative. La parie schematica consiste nella data
del giorno, nella parola ■ ObÌÌi u (abbrevii
escludere che talvolta questa parola sia onninamente ommessa), e nella paroU
' monachorum ■ (sostituita talora dalla frase n monachorum nostrf coogregi-
B tionis ■, o semplicemente » monachorum nostr; ») al tìoc delio spano asse-
gnato » ciascun giorno. È vero peraltro che per la parola «monachorum»
(ovvero la frase corrispondente) non si può assicurare
sempre, ma almeno nel maggior numero dei casi, di prima
mamente difficile lo stabilire quando sia e quando non sia di prima mado.
Ci sono dei casi nei quali sembra assolutami'nte che essa sia stata aggiunti
da ma&o contemporanea bensì, ma diversa da quella ci
Eione del Necrologio. Quindi per questo riguardo
procedere con molta esitazione. Veggasl poi la nota (, p.
apposte di prima man
piti importanti. Esse
il
I
bazia. Q.uesia parte più ant
risalire, in base al carattere il
Le notizie
!0 anche le
più antica
etì dcU'ab- .
devesl fari
ì abbastanza numerose, e spesso sor
itale evidentemente trascrìtte da un
) preziose notizie sulla più antica
e originale del Necrologiurr
li £ scritta, alla prima metì del secalo )
Ma anche qui, come per la frase « monachi a ite., debbo dichiarare che
Iribuendo una parola alla prima mano, intendo dare un giudizio molto rett-^
rivo; più d'una volta questa prima mano sarà soltanto un postillatore antico. I
Due aggiunte che possono avete qualche valore sotto il riguardo crono'l
logico, sono le commemorazioni di sant'Anselmo arcivescovo di Cantorbeiya
(li aprile) e di sant'Ugo abate di Cluny (29 aprile), morti ambedue nel It09^fl
Le due notazioni sono da attribuirsi alla medesima mano (vedi a p. ]ii,fl
sotto o), e possono rappresentare le prime aggiunte fatte al testo prìmitivai.I
m è Etato propriamcnie scritto d
rappresenti un lesto tale, che lo sì possa far risaliti
Sicché se anche questo ni
meno pud sospettarsi che
a quella età.
Nei tempi successii'i,
tinub a fare aggiunte al ti
fatte di mano in mano eh
sima mano scriveva parecchie note ad
il tempo di chi
Ida meti del secolo nvi(0, i
Non sempre queste aggiunte eraot
seguivano. Talora una mede*
tempo, né sempre queste riguardai
I si riferivano a fatti di molto anteriori.'!
(i) La n
a più recente È quella del IS83, sotto l'ii giugno (p, )4l).fl
II. NECROLOGIA. jll
Si possono distinguere moltissime mani di postiliatorì. Do qui una ta-
vola di saggio, quantunque sia lontanissimo dal pretendere che essa sia riu-
scita completa. È difficile il verificare V uniformità dei caratteri, l' identità
delle mani. Tralascio di tener nota delle serie di nomi scritti 1* uno dopo
r altro dalla medesima mano ; per questi mi rimetto alle poche osservazioni
£itte luogo per luogo, avvertendo peraltro che mi proposi di tener conto
dell'epoca di ciascuna nota, piuttosto che di indicare quando più note risul-
tavano dello stesso scrivano. Là e non qui sta 1* importanza storica della
cronologia assoluta e relativa delle annotazioni
a) Secolo xii: aprile 21 («e Depos. v. Anselmi»), aprile 29 (« Dep. d.
«e Hugonis »).
f) Secolo xii : marzo 25 (« dom. Willelm. a. »), marzo 28 (a pat. W. a. »).
7) Secolo xii : febbraio 5 (« Anricus Petrus »), febbraio 8 (<c Bulgarus »).
ò) Secolo XIII : gennaio 10 («fr. Hestachius »), gennaio 13 («fr. Petrus
« de R. »).
•) Secolo xiii: luglio 12 (« Petrus Arder. »), luglio 15 («e Pone.»).
C) Secolo xv : febbraio 7 (a Obiit d. loh. Yvemi »), febbraio 25 (« Obiit
« frat. lohann. cler. »).
7ì) Secolo xv : maggio 21 (« O. Mat. - Guido prior »), maggio 22 (« lac.
«pr. -O. Obertus»), maggio 23 («O. Antonetus»), maggio 25
(« O. lanotus »), maggio 26 (« O. Isoal. »), maggio 27 (« O.
« Marc. »).
s) Secolo xv: aprile 7 (« Obiit f. Lamtermus, 1346 »), aprile 16 (« Ob.
«fr. Laurentius»), 'aprile 19 (« O. fam. noster Petrus»),
0 Secolo xv: gennaio 8 («1207 oct. set. obiit fr. Gaspardus »), gen-
naio 18 (« ob. fr. Frane, de Poi. »), gennaio 20 (« O. Rogerius »),
gennaio 26 (« O. comes Amedeus »), febbraio 4 (« O. fr. Domi-
ci nicus»), aprile 2 (« O. fr. Marchus, 1216 »), luglio 8 («fr. Ugo
«de Rippa»).
x) Secolo xv: gennaio 5 (« O. fr. Andreas, 14x2»), gennaio 7 (« O.
a fr. Ugolinus »), gennaio 11 (« O. Obertus s. »), gennaio 12 (« O.
« Nunbertus »), gennaio 14 (« O. fr. Petrus de C. »), marzo 9 (« O.
« fr. Vilielmus, 1408»), marzo 13 (« O. fr. lohannes Lambert,
1397»), aprile 29 (« O. fr. lohannes, 1403 »), maggio 3 (« 1362
« die 8 apr. »), giugno 14 (a O. fr. lacobus »), luglio 4 (« O. fr. lo-
ft hannonus »).
X) Secolo xv : aprile 4 (« 1492 ... de Pecten. »), maggio 23 (<c 1498,
« capta fiiit possessio »), giugno 20 (« de anno 1 104 »).
p.) Secolo xvi: marzo 24 («migravit r. Frane. Soder., 1553»), mag-
gio 16 («r O. r. d. Charolus Serra, 1555 »).
Le pagine sono rigate (ventisei o ventisette righi) a punta metallica.
Questi righi non giungono ai due estremi laterali della pagina, poiché la
jMne scntu è ìncsinicìiu da duplice o tr^ilice cornice laterate, pure ow-
Dtna con puati metalli».
In questo Necrologio, cosi come nel precedente, ri prescnu as» C
sovenie U fonnuk > hic (, d. Sono il 19 gennaio abbiamo ■ hk &S»,àat
« hic Sdii b, che sembra indicare non eisere perpetuo l'obbUgo dd soCr^»
annaalb Al 14 e al 18 febbraio abbiamo ■ bic fratet ■, almeno p«r qnH»
pare, e qui si avrebbe quindi la siessa formula voltau a (un'altro tignificiM.
B Sul cadete del secolo xvtii, questo Necrologio venne nocnpleit-
roenie trascrìtto da Eugenio De Levia, che prepose al suo apografo qoeM* di-
dascalia: Necrologium prìoratus S. Andteae nunc B. M. V. dictae
ConiolatloDis Taurinensis. La copia in discorso, trovasi nell'ardiivù)
del R. Econotnaio dì Torino, Cronaca ecclaiiiitica, busta II, cella cartella io-
titolata Storia patria torintse. La copia del De Levia t importante, pcfcbt fa
condotta suli' originale, quando esso trovavasl in migliore stato che oggi iian
sìa. Infatti, fu in tempi relativamente recenti smarginalo sia in alto, ùa al-
l'esterno, per siffatto modo, che non poche parole vennero rìsecaie. Tut-
tavìa neanche al tempo del De Levis i margini erano intatti; veggasì sotto
il 39 gennaio e sopratutto sotto il 11 aprile. Al 19 aprite e al i ; giugno put
che la sraarginatura attuale noD ci fosse al tempo del De Levis. Ma la ira-
tcrìzione, m sì considerata, non è molto esatta. Riferìjco qui, a prova dì
questa afiermacione, quanto sta scritto sotto il t gennaio. Q^iesta dianone
dimostrerà ciò che forma Ìl pregio, e ciò che costituisce il diielto della !»■
e di E. De Levis.
Goprandl Spiniui
(erri Dei Dominid.
Sotto ìl } gennaio, l'anno 1411 è trasformato in i)ii. Sotto il 19 gen-
naio, r originale reca : « \ mona | e' | Hsai | a, che facilmente s' interpreta per:
<r monacus et sacrista > e sono appellativi dovuti al « Petrus ■, che immedia-
tamente precede. Il De Levis, dopo aver mutalo ■ Petrus • in ■ Petri •,
cambiò la frase seguente in ■ Monae . Isaci ■, come se si trattasse di tre ooim
personali diversi. Sotto il 9 marzo, la data 2 maggio 140S viene dal De Levis
mutala in 6 maggio 1408. Una data, 142R, che u legge, ma con qualche
esitanza, sotto il io mano, vien^ corrotta in : ih., liiv . i> . m . ■. Socw 3
4 maggio (p. })5), il manoscritto registra: « Certana miler Oberti»,e De Le™
copiò: ■ Ccrtana monao n[ostre] C[ocigregatk>nis) a. Sema tenete qe>
conto ilei copiosissimi errori di trascriiioae, e delle innumerevoli a
II. NECROLOGIA. 313
trovo tuttavìa conveniente di soggiungere le ultime notazioni, quelle cioè
del 19 luglio, quali ci sono riferite dal De Levis : « xnii 0[biit] Walfredus
< Milo . ... Constantius.
« Umbertus ».
Questi pochi esempi bastano a dimostrare con quanta negligenza l'apo-
grafo sia stato fatta
Al tempo del De Levis il codice finiva dove è troncato pur ora« come si può
raccogliere dalla notazione che pone termine al suo autografo: « Hic deficit
« codex qui videtur incoatus saecuio x et sequitur usque ad xvi saeculum,
« diversis lacunis refertus, ob defectus caracterum ». Anche il giudizio pa-
leografico racchiuso in queste parole è tutt* altro che sicuro, o almeno pru-
dente. Dopo le parole or ora riferite, il De Levis continua, volendo mostrare
la sua diligenza: « Nomina, quae maiusculis litteris conscripta cemuntur
e rescrìpsi sicut, et quae maioribus caracteribus et quae vero rubris litteris ».
C L. G. Provana, Necrologiutn prioratus Sancii Andrcae TaurinmsiSy in
Mon. hist, patr,y Script. (Aug. Taurin. 1848), III, 193-207. Nella prefazione
r editore dice che la stampa è condotta suir esemplare « trascritto con ogni
« diligenza dall* originale per cura del già nominato abbate De Levis », e
rimanda ali* archivio dell* Economato. Per vero, guardando la forma estema
della trascrizione, essa sembra condotta con cura, ma purtroppo la realtà è
molto diversa dall* apparenza. L* edizione ha valore per qualche nota storica
dovuta ali' erudizione del Provana.
D Costanzo Cazzerà comperò da un bottegaio di villaggio il mano-
scritto A, e lo mostrò a Lodovico Bethmann (Mon, Germ. hisUy Script, VII,
131-32, Hannoverae, 1846), il quale ne estrasse le notizie, che gli parvero
di maggior rilievo storico. Accompagnò il testo con qualche nota storica.
L'edizione del Bethmann porta in fronte Tanno 1846, mentre quella
del Provana è segnata col 1848. Ma in realtà questa è all'altra anteriore,
giacché il Bethmann cita il Provana, e non viceversa.
Metodo di pubblicazione. Pubblico integralmente il manoscritto
originale, adoperando il carattere rotondo per tutto quanto è di prima mano,
o almeno si può giudicare come appartenente alia prima redazione dell' at-
tuale Necrologio. Scrìvo in corsivo le aggiunte posteriori, per ciascuna
di esse indicando in nota il secolo al quale la ascrivo. Nell'edizione del
testo non mi propongo di distinguer le mani, quesito difficile quasi sempre,
e non di rado insolubile. Quello che in questo campo mi parve di poter
determinare con sufficiente sicurezza, lo esposi a p. 3 1 1, ovvero ne diedi notizia
ai singoli luoghi. Se nell' attribuire una notazione ad un' epoca, non dico
espressamente che il Bethmann discorda, s' intenderà o eh' egli meco si con-
forma nel giudizio, o che egli non pubblica la notazione stessa; e questo è il caso
più frequente, poiché l'erudito tedesco si limitò a trascrìvere pochissime note.
Talvolta é scritto « monaci », talvolta «e monachi»; nelle abbreviazioni
sciolsi in «e -chi ».
Monumenta Novalkentia, ^
Kalendis ianuarii. Obiit Martinus. Aldinus. Aimonis.
Dcposilio domni ll'Uielmi abhatis^'^ f''.
Jralcr
nosttr
Subovus (•■>.
layci
[Gu^prandi <''. [SeTv]edei (0. Dominici ('
SparsittS. Laica '*'.
.1111. HONAS. Obiit Vìnbenus. Bercngarius. Milo. Speradi.
lohaones.
Albertus 0\ 1
Andreas ^''K Pontiiis^^l |
Suphatms (''). ]
Ohiii ilominus Benedictus de Radicate prior Sancii Solutoris '•'.
monachi (^>.
, NONAS. Obiit Franco. 1
Armannus f'\ Otto <•'.
Obiit frater Andreas de Montecalvo ('* monachus sancii Andru
de Thaurino .u'uii'xii., die M. ianuarii '•'^.
monachi.
(a) Stc. xir.
Si ftiitn» iiifficitnlirntBli ini
Guprmdi Seni Dei ; nut
Ite. XIII. (e) Sic. xvn.
Fini dit ut. XII. (e) FailiìU marginati risicali del tic. ?
inhirarc eoi f apografo di E. Di Ltvii, mi quali iJ lig
FUI li iillaht Servi itmhrano eantilìtii. (d) Principio
(0 Sic. xr.
(i) Forse Gunlielmo abbate diS. So-
lutore, ti^i. Cf, Della Chiesa, Cro-
no), historia, p. 247. Nelle pergamene
di S. Solutore, pervenute ranno 1810
alla biblioteca Naiionale-Universitaria
di Torino per dono di G. Vernazia,
si trova assai di sovente ricordato
questo abbate Guglielmo.
molti, i
del giorno 1 1
vembre 1119, perchè ci dà il titolo in-
tero: « Vuilielmus Dei gratia abbas
« roonasterii sancii Solutoris con-
u structi forìs murum Taurini urbis ».
L'ultima pergamena in cui lo trovo
ricordato, porta la data 20 settem-
bre 1132. La prima £ del 4 aprile ni;.
(2) Moncalvo, nel terriiorio di Ales-
sandria.
II. NECROLOGIA. 315
hic f.
•II. NONis. Depositio domni Bruningi prepositi huius cenobi!,
atque constructoris ^^\ Benedicti. Donodei.
OberHO\
Pari Clevassii('\ hic fA^\
monachorum.
NoNis. Obiit Dominicus. Martinus.
hic f.
lohannes ^\
Gervasius ^•). Lotarius ^*\
IO monachi.
•vili. iDUS. Obiit Wido. Lambertus.
FirgiliaO\
Depositio domni Petti abbatis Bremetensis (^>.
Anselmus presbyter^\
1 5 monachi.
.VII. iDUS. Obit^^^ frater Ugolinus monachus sancH Andru, die .xi. ia-
nuarius^\
.VI. IDUS. Obiit Amalbaldus.
Mainfredus ('>.
20 .M^ii^Fii. octavo setembris, obiit frater Gaspardus Moreli mona-
chus s. Andree et prior electus («>.
monachi ^\
.V. IDUS. Depositio domni Romaldi abbatis Bremetensis. Ro-
berti. Ebbonis. Gosfredi. Bosonis.
25 llllassera (•*).
monachorum W.
(a) Priiu. del sic, XII , (b) Sic. Xllcadeni*. (e) Fm$ del tu. XIL (d) Po-
stili* marginali del set, XII. (e) See. XII fi dui n&mi Genr. Lot. pr&vingono dalla
ttiua mano). (f ) Sa. XIII. (g) In quisto i in altri cari la parola Obiit non k
di prima mano, (h) Sa. XV.
(x) Chivasso, grossa terra nella provincia di Torino.
/
316 MONUMENTA N O V ALIC I EN SI A
r
^^^^1 .mi. iDus. Obtit AddamM.
^^^^1 Frater Hestachtus sacrista de Rometa C*).
^^^^1 .u'iiii'Lxxy. die .xv. iatamni obiit Barioìinus Porcheritts, cam-
^^^^^^^^^ panarnm huitis monasUrit puhalor per annof .xxsi. con-
^^^^^^^^H oretur prò anima eius ^'^. J
^^^^H^^B monachi ^*K
^^^^^^t* .III. IDUS. Obiit Lizo.
nostre
OttoO. Aitrwi'ì. Peirtts^'K
ObiU Obtrtus sacrista sancii Artdree<'\ motiacbi nostre^').
.11. IDUS. Depositio domnì Taurini f' abbaiis, et Coofleatini.
lohannis <'*'.
Ohiii Naubertus (?) Cosii ''^ monacus s. Andree '''.
monachoTum nostre congregatio-
nis a aliorum familiarium no-
strontm^^K
to. Depositio domnt Ottonts abbads C)^, et Gosmarìi.
Ebrardus(.*\
Fr. Petrus de Renhaldo m[onachtis] ^\
yeram<'i.
monaehorum ^'^ 20
fcjc/.c)
.xvmi. RALEHDAS FEBKUAKit. Obiit. Lazarus.
Silvius ^'\
Obiit frater Petrus de Cervertis '■*'> monachus noster (''.
1
I
0
i
(1) I< prima i fu raicbiaU. (b) Stc. XIII. (e) Stc. XF. (d) Ste. XII.
(e] Di' mail; lUvirst itUa prima nula del ite. XII; a qiulla cbi sopra dì Luuni icrìi»
hie f. va atcritto ancbi il Homt Silviu. (fj Fini dtt ,tc. XII.
(i) a Taurìnus abbas u è registrato ]>oichè in nessuna di esse lo sì trova,
sono il tj gennaio nel Necrolo- (j) Forse di Coyse {?).
gium S. Solutoris (.Wdm. Wj[, ^a(r., (j) Oddone, abbate, qui ricordato.
Script, V, 214), Bethmann sospetta non può confondersi con Oddone
che esso sia un abbate di S. Solutore, abbate di Breme, meniionato sotto il
tna questo non si pub dimostrare colle 10 gennaio,
pergamene citate nella nota i a p. ; r4, (4) Di Cetvere (Saluzzo).
II. NECROLOGIA. 317
£if<-i9f«Ba«loj
•XVIII. Obiit Gyselfredus.
Ubertus abbas^^\
Depositio domni Nicholay abbatis Bremetensi$^\
Gerenti (>\
5 Martinus quidam ^^^.
mon W.
.XVII. Depositio domni Gotefredi abbatis Bremetensis ('\ Àr-
dingi. Bosonis abbatis.
Wìlielmi layc^ W. tnonachorum W.
IO .XVI. Obiit Johannes (*). monachus^^^ nostre congregationis et
aia familiares nostri ^\
hic f.
.XV. Obiit Rogerìus. Gotlannus. lohannes. lohannes. Bonus.
Henricus (•).
Arnaldus (•>.
1 5 Obierunt frater Franciscus de Pelastris monachi sancii Andre
et sacrista ('>. monachi <•).
.xnii. Depositio domni Oddoni marcfaionis (*>. Sigifredi.
m^
lohannes ^^.
hic f.
Guardus monlachus]^'^.
20 lohannis ^.
Aimonis («>.
Obiit Petrus monacus et sacrista ^\
Ebran[dus\ W. tnonachorum W.
(a) S*c, XIL (b) Sic. XIII. (e) Di prima mano (?), ma in rasura, (d) Dopo
una lacuna abbastanza lunga, (e) Sec. XV. (f ) Stc. XIII, in rasura. (g) Ste. XU
inoltrato (la stissa mano scrissi lohannis e Aimonis^. (h) Fiu4 dgl s*c. XII.
(i) Questo abbate registrato nel commemorato sotto il 14 gennaio.
Ne croi. Novalic. sotto il 15 gen- (2) Il marchese Oddone, donatore
naio, resse l'abbazia e prima e dopo di Pollenzo, è ricordato sotto la stessa
il perìodo 1014-26; cf. /{iV^rc^e, p. 152. data 19 gennaio anche dal Necrol.
Nel Necrol. S. Solutor. trovasi Novalic.
L
.xin. Depostdo domai Ottonis abbads Bremetrans^''. Ribili^.
hicf.
Ammulfi.
lohamus <■>.
Hogeriiis W.
Neronis '•'.
Obiti Rogerias familiaris nester t*'.
YmiìU cometisse et marchùmisse t*^ W.
monachorum [*>.
.xii. Obiit Adratdus. Wido.
hhannes presbyter monachus noslre congregationit '•'.
JU. Obtit.
nostre
Gregorius (').
ISNASDVS f''.
.X. Obiit. Amelmas cmversus ^'^. IJ |
Die .X. menssis ianuarii obiti frater Oto de Ormca moiwnu
hicf.
.vini. Obiit. Mainardus. Benedictus. Bernardus.
Obiit fraler lacobinus de...fraicr cìatistralis imius m<masteriÌ<-'\
monachi nostre'-'l »
hicf.W )ncf.
■Vili. Obiit. Helenus. 0/»i^(i<'). Martinus '■*\ lohannes (t Re-
stantts de Cabestano (b).
monachi nostr^'-^'^.
(e) Stconda miti dti i
moii.=he (d) Sic. XII (U IMir, seno ,
e. XII (f) 5*1. .te. (g) Stc. XIII.
(i) «OtiOBoJ ■ Oddo » fu abbate furt, t in scionJi- none, di Ekbcrto
di Brtme veriO il ro4R-iot cf. Riur- di Braunsclnvi:ie; mori ne] 1078, Cf.
(b.p. 1)2 Carvti;. ■.. ....J. p. }8a
(z) fl Ymilla comitissa et marchio- < j) S. I'...ir.j J. Wa^^t^, actica .
• nissa ■, è probabilmente la moglie, baila nel lectiroiio di Mondoi^ fa<
ia prime nozze, di Ottone di SchweiD- irovasi pure Ormei-
|[3é-«9 funaio]]
II. NECROLOGIA.
319
.VII. Walanus. Obiit Bardotus Gasconus famulus huius prioratus
.M^CCCCLXXI. (•).
Obiit Comes Amedeus de Sabaudia (*>, legavit priori et conventui
bona prò una missa quotidiana, requiescat in pace W.
5 monachi nostre ^\
•VI. Depositio domni loseph abbatis, et domni Regnimiri epì-
scopi (*>, et Eudi.
Emi////e layce^^\
Petti 0\
o monachorum ^^.
•V. Depositio domni Karoli imperatoris (J), et Amizonis. Bene-
dicti. Petri.
monachorum ^\
hic finit
.1111. Obiit Albertus. Bruningus. Aribertus. Remigius,
5 qui et Burgundius^**).
[Hic] Remi[gius con]stru[xit mjedietatem ...a signa...
. . . ent (?) ... nem . . . conduxit ^^.
monachi ^\
(a) Ste. XV. (b) Stc. XIL (e) See. XII-XIII. (d) Qiusf ultima commtmo'
ragione : Remigius &c è, per quanto pare, di prima mano, ma in carattere maggiore e
in rosso. Le parole hic finit sono scritte: hic fin, cosi da non lasciar luogo a dubbio,
n De Levis trascrive la commemorazione, ma tralascia la notazione marginale, evi-
deniemente tagliata anche al suo tempo, e scrive : « Laudes huius Remigii desunt in
e margine, quia recisae de medio ».
(i) Non so se qui si alluda ad Ame-
deo IX il Beato ; egli peraltro non
mori in un 26 gennaio. Ma non trovo
tra gli antichi principi sabaudi di nome
Amedeo, alcuno che sia morto in
quel giorno.
(2) Regimerò fu vescovo di Torino
nel secolo ix secondo le recenti ricer-
che di F. Savio, Gli antichi vescovi di
Torino, Torino, 1880, p. 60. Del se-
colo XI lo si credeva dairUcHELLi
{Italia sacra, 2* ed. IV, 1039), dal
BiMA, Serie cronol. 2' ed. Torino, 1842,
p. 73 &c.
(3) Anche nel Ne croi. Novalic.
viene registrata la morte di Carloma-
gno. Questa notazione probabilmente
risale ai tempi stessi di Carlomagno,
e sarà stata indicata nel primitivo
Necrologio dell'abbazia della No-
valesa. Qui abbiamo un nuovo in-*
dizio delle relazioni dell* abbazia coi
Franchi, sicché tale commemorazione
si risolve in un buon argomento storico.
hicf.
•ML Obiit Ercbimbaldus. Andreas. Bencdìcms. lobannes.
hicf.
Constantinus.
Aribtrtus (•>.
Adam presbyter <».
Obiit frater lohanms de Burgaroi'^ monachus nostre congrega- 5
Hotiis (*'.
monachi ('^
Obiit. Vulricus.
dottar dui W. monachi (■).
Kalenois pebrUarii. Commcmoratio fratrutn et omntutn fide- io
lium defunctorum.
Marlinus ^^\
I Obiti frater Valfridus de Carcagnis .u'cccCxxxxriii'. (''.
I Obiit Fuscus conversus '■'K
fini. HOKAS. Obiit Constantinus. Wilielmus. Karolus. ij
lohatines. Porpovtnca (•'.
Altruàa «• W.
Obiit fraier Constantinus monachus s. Andre .m'iju'xxxj. (''.
monachi '•).
.III. NONAS. Obiit. Stalbertus. Ubenus. 20
Ascus ''''.
monachi W.
hic. f. hic f.
.11. NONAS. Wilpenus. lohannes. Aldeprandus.
Obiit Giraudus monacus et sacerdos (='.
Obut fratsr Dominicus Belloii m'uii'xl. sacrista sancii Andre W. 25
monachi ('>.
NoNis. Obiit. Ildricus. Landricus. Ulpertus. Petrus (•'.
monachi f*).
(if 5«. XII. (b) Sic. XIV. {e.) Sit. XV. (d) Sie. XIII. (e) Ste. XII.
Prim» finito itriia avta itritlo: Aoricni, tit poi canctllb.
(i) Forae Borgaro Torinese.
,, ^_. , II. NECROLOGIA. 321
.vin, iDus, Obut,
nostre
Hector W.
nostre
Oto (•>.
priora**).
5 OWiV frater lohanotus preposUus Comhétviane <*) ('>.
•VII. IDUS. Depositio domni Anastasii (<^), et domni lohannis ab-
batum ('). Mainfredi.
Obiit dominus Johannes Yverni de Francia servitor huius mo-
nasiera (•>.
I o monachorum (•).
.VI. IDUS. Obiit. Silvester. Albertus (^). Bulgarus^*^.
monachi <•).
.V. IDUS. ObiÌL Eusebius. Grimaldus^O.
magister
Fido (0.
I j monachi W.
.1111. IDUS. Depositio domni Adraldi (s^) abbatis. Sigifredi. Ste-
phani. lacobi. Ottonis. Pontii. Petri.
Mascharis laici^^\ monachorum ^^\
.III. IDUS. Obiit. Feraldus. Benedictus. Wido. Stephanus 0>).
20 monachi nostre ^^^.
.11. IDUS. Obiit. Depositio domni Landulfi episcopi 0). Sa-
lomonis. Uldradi.
monachorum (•>.
(a) Séc, XIL (b) See, XIL Quanto pneede a prior fu raschiato p$r collocarvi la
notizia iella morti di Gioannoto da Cumiana, (e) Stc. XV. (d) In rasura, ma,
coms pare, di prima mano. (e) Sec. XIV. (f) / due nomi, su rasura; ma, come
pare, di prima mano, (g) Su rasura il nome Adraldi (h) Tutti questi nomi, tu
rasura,
(1) Oggi Cumiana, circondario di Pi- (3) Landolfo vescovo di Torino tra
neroIo;cf. DuRANDi,Pic;m./ran5p.p.io6. il loio/i e il 1039 incirca, secondo il
(2) Il Ne croi. S. Solutoris ri- Savio, Antichi vescovi, p. 86. Di lui
corda pure l'abbate « Anastasius » e fa commemorazione anche il citato
l'abbate « Ioannes ». Ne croi. S. Solutoris.
Monumenta NovaUcieneia. 21
e. ^u
MONUMENTA N O V A L IC lEN S I A
Idibus. Obiit. Golfardus. Doso.
Dodo (•).
Obiit Nicolaus de Die^ famultis noster de burgo ArgentaU'-^
monachi f-'^ j
Gore(>l
.XVI. Obiit. Godradus. Lazarus. Adingus. Otto.
Oberius Cakaneus^'^.
bic frater
Àmelmiftiis ('">.
DepOiiiiò dorimi abbatis Oberti^'^
Die 14 ùbiit frater Benedictus conversus **'. monachi <'', U
.XV. Obiit. Eudi. Raim baldi. Alberti, Aldepnndì. Teot
* garii (f >.
monachormn
-Xtin. Obiit. Dep[o]sÌtio domni Alberti abbatis t'), Azonis.
hic f.
Arnaldi. Rodulfi, lohannis. Ricardi <«>. 1
.t^fxccfLsni. obiit quidam tiobiìis galicus, qui kgavit florenos (*■' .x.
capelte et cottidie uitam missam usqut ad unum annum, cuiuì
anima requieicat in pace, amen ('^
monachoram <''.
i
>. u
B».1
<^
(>) Km <bl «i. XII. (b) 5«. XZf. lu raiuffl.
Mb XIF. ;j ni. hs: hic fr Ni l'iiiKrfrifa^JoiH far
ctnitrvi qaalcbt iahbio luUa r, thi folrihbt iiiert i
gin finit, m» la litlura friier i aitai più protatili.
di prima mono. (){) TBile ^«!/« paroit ((ompriia Obi
(i) Di iiu mani ii<) ut. Xr, alia sirmda ijiillano It i
(e) Stc. SII caiixU. (d) Si-
ì pana tiitr dubbia, qiuntitmqmt
In qutsiù Cam avrtmmo • lig-
ie} Stc. XF. (f) Q<U!lÌ
{b) Mi. ff.
■iirtM
rali.
(1) Forse: l'Argentière.
(3) Nel Necrot. S. Soluioris
ricordasi n Obenus abbas n sotto il
15 febbraio. Nel preseme Nei
gio abbiamo ricordati, fra le aggiunte giunte, ma
di mano del secolo Xli, due abbati di identificare
nome Oberto, sotto il 1; gennaio e luogo
sotto il 14 febbraio. Il 16 marzo 1089 mene
n multum loage de por[ia], que dtcitui
n Seusina ». Esso non può ideotifi-
carsi né coll'uno, né coll'altro oiao-
1 qui segnati tra le ag-
so se SI possa neppure
R Albertus s in questo
Fra le perga-
citaie ce d' è una le cui
È ladatadiuna pergamena dì S. Solu- note cronologiche sembrano errate
tore, incui si ricorda <■ Obertus abbas (Enrico III re in Italia, annoi, 19 img-
nmonasteriisancti Soluto tis construc ti gio.indiiione iv),la quale pure porti il
H foris et pTOpe civitaiem Taurini non nome di Oberto abbate di S. Soluioie.
[iT-si febbraio]
II. NECROLOGIA.
323
hic. f. W
.XIII. Obiit. Wilielmus. Bunisiohannes Pellitionus^^\
Obiit frater lohannts de Cors^^\
.M^cccccuii. obit Zenobius Gribaldini de Borono monachus prio-
ratas s. Andree^^K monachi (^\
y .xii. Obiit. Depositio domni Wilielrai episcopi ('>. Tiberii.
hic f.
Petrì. Àmizonis.
hicf.
Gisulfi, sacriste sancH Andree^^\
RODVLPi (O. Oberti, hic frater C«).
hic £
•XI. Obiit. Stephanus. Gisulfus. Dooiinicus. Aldoinus.
) Aimericus ^^\
Johannes ^^.
Lambertus (>\
Wilielmus 01
5
monachi 0»).
.X. Obiit. Martinus. Petrus (0.
7J72 et die 28, curente bisesto, obiit dominus Valerinus Fornati
monachus sancti Andree 0^. monachi O^,
h.f.
.vmi. Obiit. Andreas. Albertus. Anselmus <^\ Oberuis (^\
monachi nostre 0\
(a) /« rasura. (b) Sic. XIl. (e) Set. XIV. (d) Di due mani del see. XVI.
(e) Metà incirca del sec. XII; la parola G. in rasura. (f ) Prine. del s*c. XIII, in
rasura, (g) Ssc. XII, in rasura. Si osservi che le parole h. f. non sono sovrapposte
al nome, sicché forse erano l* inizio di una frase. (h) Sec. XUI. (i) In rasura
tutta la linea. (k) Sec. XVI. (1) Sec. Hill, in rasura.
(i) Guglielmo vescovo di Torino,
al principio del secolo x; cf. Savio,
Antichi vescovi^ p. 62, il quale trovò
quattro vescovi di questo nome nel
solo Necrol. S. Solutoris. Gu-
glielmo è ricordato anche nel Chron.
Novalic. lib. IV, firagm. xxiiii, dove gli
è attribuito di aver trasportato nel 906
in Torino il corpo di san Secondo.
La notizia penetrò nel testo del Chro-
nicon forse direttamente da una po-
stilla apposta al Martyrologium
A d o n i s , manoscritto del secolo x-xi,
già posseduto dair abbazia della No-
valesa; cf. le mie Ricerche^ p. 33.
Questa postilla proviene da una mano
la cui età oscilla tra la fine del se-
colo X e il principio del seguente.
Essa era già edita nel Pedemontium sa-
crum del Meyranesio, 2* ediz., curau
da A. Bosio, in Mon. hisUpatr.^ Script. IV,
1282.
Sa^^^MONUMENT^NOVXriSl
^5?\!II»S1
e. t k .vui. Obiit. Aidcprandus. Raimbaldus.
Rannulius. Ho-
dulfiis W.
hicf.
EhrardasO\
I>I01M*«.
.VII. ObiÌL Depositio domnì Ebrulfi clerici.
Grimuie. lohjo-
qÌs f*'.
monachonmt w.
.VI. ObiiL Otto<=>. Ranaldus ahbas. Petn
il. Bartoltmaui'l
«lOiMcWH
.V. KALENDAs. 0biit ''>. ObUt frour lohannes clericus custot ca-
ptile beale Marie O.
.IiiL Obiìt. Petrus te). Deposkio domm Btrìotàs Bremelensis ah- g
boHsm.
1 Obiit fraler Ludovicus da CabaUara'-'> monachits nosirì mtma-
^^^ sUrii, sani (ì) an... CJ
■
n«wti'<».
^^V .ni. Obiit. ArmldmOl
I
.II. KALENDAS. Obiit. Fi
monachi'^l
Kalendis martii. Commem orati o fratrum et omnium fìdelium
dcfunctorum. Obiit.
.M'-ccccc-xLK, prima marci, decessit ab humanis donnus Bertho- i
lomeus BraiidoUus de Trana'-*\ moiiachus primo loco mona-
steri sancii Soltitoris, et secundo professus est in monasterìo
sanai Andra Taurinensi et praposilus uclesie beate Marie
loci Trane'-iK
mura la data, la ptrela OUil
te. XIII. (e) ;. ruiri ti
t dilla data, la partia ObiiI (
'natura trenti la parala uu.
(.) /n rasura lulla U linro. (b) Su. Xìl. (d) In
i il numi. (d) ; Irr »emi iene dilla ,l,„a mano d,l
data t la parola Obiil (f) Sic. XV. (g) In rasura far
il nomi. (h) Su. XIII. (i) Su. XV. La .mari
<i) Sic. XVI.
(i) Forse Cavaglià (Biella), forse [2) Trana, viilaggìo sitmic
Cavalletleone (Saluxzo), L'idenlifì- mandamento di Avigliuit, e q
cazione è affatto incena. ira Susa e Torino,
II. NECROLOGIA. 325
.VI. KONAS. Obiit. Bemardus. Àrduinus. Petrus.
monachi ^•>.
hic£
.V. NONAS. Obiit. Gauslinus. Gariardus. Farulfiis. Bonifilius. e. 4 a
Àmalbertus.
5 Merlo ^•>. monachi (•>.
hic f.
•mi. NONAS. Obiit. Walpertus. Ingelbaldus.
Gauso (•).
Albericus <•). monachi C*\
•III. NONAS. Obiit Martinus.
o Dominus Guido de Vikta, dominus lacobus de Mussis monachi
monasterii sancii Andree (**>.
.IL NONAS. Obiit. Petcus. Bemardus.
monachi ^^\
monachi W.
j NoNis. Obiit. Ebrardius.
Fienne
fVilielmus <*> . monachi <•>.
hicf.
.vili. IDUS. Obiit. Gregorius. Garibaidus. Petrus. Wide.
Petrus W.
monachi (•).
hicf.
Q .VII. IDUS. Obiit. Adam. Seso. Ajrraldus. Albertus.
miles
Galicianus (**).
Obiit frater Vilielmus, .m^iiii^fiii. die secunda mai ('>.
monachi <•>.
.VI. IDUS. Obiit. lohannes. Petms.
5 Frater Anthonius alamanus monachus monasterii (?) (0 sancti An-
dree de .M^iiifxxFiii. (•).
monachi (•>.
(a) Sic. XII, (b) Di due mani del sec. XV; la prima scrisse fino a monachi m-
elusivawente. (e) Sec, XIII, La parola Vienne sembra indicare la patria di Wi-
lielmus (d) Sec. XIII. (e) Sec. XV. (f) De Levis lesse monasterii e sembra
la leiiùme migliore.
MONUMENTA NOV ALICI ENSI A
Feliàtast'K
monachi W.
.V. mus. ObiÌL Berenfredus. Benraanus.
hicf.
.OTi, IDUS. Obiit. Mardnus. Vitalis. Girbaldus.
Erimbertus (•'.
monachi ^'K J
.nL IDUS. Obiit. Arivertus. Gauslinus. Andreas. Albertus.
Obierutil fratres lohanties Lambert, froter Nicolaus de Nigris,
.u'nfLxxxxi'ti. e*)
monachi '*'.
.H. IDUS. Deposido domni Gezonis abbatis Brcmctensbf''. Be- iQ.
hicf.
:fmi<*K
rengarìi. IVHitl
ISuiardi (»>,
Oilonis c[onv(rsÌ\ t"*. ' monachi (•'.
lotBUS. Obiit. Sigmarus.
h.f.
Albertus <*'>.
.u'cccCLxrii., die .xr. marcii, obiit nobiOs Oliverius Cornexii.
civis Taurini, in capella sancti Martim sepuUus. in pace
anima requies[cat] '■''>.
monachi ('\
.XVII. KALENDAS. ObUl Gfegorius W.
Obierunt Gregorius et Sebas[tianus] conversi sancii Andre <">.
.XVI. KALENDAS. ObiÌt Donadcus.
miielmus W.
Petrus laicus f'>.
Gunterius laicus <'>. ;
monachi nostre i"^^.
(i) Sic. XII. (b) Ste. XV. (e) Stt. XV. Dt LtvU: reqniciot (d) Print.
iti Ite. XIII. (e) Stc. XV. Dt Livis: Sebuliiniu {!} Fint dtt stt. XII.
^
(r) Gezone abbate della Novaleia 0 nel Necrol. S. Solutoris, a <
di Brerae, viene commemoralo anche sto giorno. Cf. Ricircht, p. iji.
^i8-a) nano]
II. NECROLOGIA.
327
•XV. Obiit. Isimbertus.
Walo.
lohatmes (•).
Pre 0\
5 .xiiii. Obiit. Rodulfiis.
Petrus (•>.
Ambrosius W.
Efnengard[à] W.
Her...O>\
hic f.
o .XIII. Obiit. Radaldus. Bemardus.
hic f.
Bonifilius. Adam. Einrìcus. Petrus.
numachi nostrf(^\
monachi nostrf (•^
monachi nostrf (•>.
hicf.
.XII. Obiit. Aroinus. Asmundus('>. Romaldus.
Joseph (•>.
Wilielmus W.
Aldeprandus conversus ^*^.
Obiit Johannes Cagla^^\ donator monasterio ^^\
monaci ^^\
.XI. Depositio domni Gislaldi abbatis Novaliciensis ('>. Andrej.
Dominici. Milonis. Walperd.
o monacorum (^>.
.X. Obiit. Dominicus. Paulus.
Sigifredus (•>.
Henricus (•).
Otto <•). monaci (0.
(a) Sec. XII. (b) Sec. XII; il resto della parola manca, per il taglio del mar'
gine, (e) Riduzione di prima mano da Asmumundus (d) La e risulta da eorreijone,
(e) Sec, XIV, (f ) Sec, XII; é^ altra mano che le indica^iom simili dei giorni prC'
cedenti. Questa nuova mano, a quanto pare, continua sino al 2 maggio compreso.
Ritorna lo stesso carattere ai giorni j, io e seguenti di maggio. Anche nei mesi se*
guenti ricomparisce di quando in quando la stessa frase, scritta da mani diverse, che tal-
volta sembrano identificarsi coli' amanuense della parte schematica del Necrologio,
(i) Gislaldo abbate della Novalesa visse nel secolo vili; cf. Ricerche,
p. 147-
e. 5 B
(.) Ste. Xn. (b) Stc. XVI. (e) Sii. XV. (d) Qianti „a itrills di pri.
mano fu raicibinlo. (e) Stc. XII. La ferola Fiicini ii treva lepra U parali Wntllnml
ibbu: iJ i probabili chi tsm vada unita al nomi, Priao Di Livi! Itgpami.
Dnns Willelmus FiscaniiUDsii abbis BttbmanH listi dornuui WilUlroiu ibbu Fi-
saini, «f il imitai il tuo iiimpia, iKija farmi proprio garanti dtll' italti^^a itlU
llVont. (0 Fini ili ,IC. XII. (g) Fin, dil ,ii. XII. La fra,, i moMianU pir U
hialura dil margini. (h) È dil sic. XIII fi) l'aggiunta: ~\ K
(i) FÈcamp in Normandia. Gu-
glielmo abbate qui ricordato, è proba-
bilmente da identificarsi con quello
di cui sotto il 18 marzo ricordasi il
padre, pure di nome Guglielmo. In-
fatti, tanto la presente commemora-
zione, quanto le parole <• pater Wi-
■ lielmi abbatisnnel secondo caso, pro-
vengono dalla medesima mano. Se
veramente nella lezione di questo
luogo ha ragione il Bethmann, qui si
può pensare al celebre san Guglielmo
abbate di Fécamp, uno dL-i p'ù illustri
campioni dei Cluniacensi. Due obbic-
zioni si potrebbero fare tuttavia a
questa in te rp reta;: ione; l'una che b
sua commemorazione scade al i gen-
naio (Actii SS., lan. I, $& sgg.), t
l'altra che (secondo Rodolfo Glabro,
suo biografo) egli era figlio di Ro-
beno (ibid. p. 58, col. b), mentre qui
gli È dato per padre (18 marzo) uà
altro Guglielmo. Vero t che ud*
ipotesi sì potrebbe pur fare rispctio
a questa seconda obbiezione. Le pa-
role a pater Wilielmi abbatis ■ potreb-
bero essere state ptr errore igginnte
s n W'il'L'lii'i .. ■:l^•■■,■l.■ ìIk al preti-
dente nome » Roberti •,
di Kicamp o di Dijon mori nd II
r«-«..,.»n.i "• NECROLOGIA 329
.VI. KALENDAS. Obiit Hebrardus.
monaci (•>.
.V. Deposìtio domni Heirradi Novaliciensis abbatis ('>. Roberti.
Wmelmi, paUr Wilielmi abbaHs(^^('\
5 Petrus Asinarius laicus ^\
manachorum^^^.
.mi. KALENDAS APRiLis. Obiit. Garlulfus. Gisulfus.
monachi W.
•III. Obiit. Giraldus. lohannes. Amelius. Stephanus.
IO «u. Obiit. Aimo. Aidulfus. e 6 a
Kalendis aprilis. Commemoratio fratrum et omnium defun-
ctorum. Obiit. David. Albertus. Girbertus.
Obiit donnus lacobus abbas Secusie et prior Novaliciensis <*> ^^\
prior s. Pancratii.
Aycar ^\ monaci (•>.
Iiic f.
•ini. NOKAS. Obiit Aimericus. Tebaldus. Rozo. lohannes.
Obiit frater Marchus subprior noster sancti Andree, mille-
simo .ifxnS'^).
20 monaci W.
.ni. NONAS. Obiit. Erchimbaldus. Sarlo.
.M^ccccLxxFiif., die secunda aprilis, obiit n. Bartolomeus de
Comexio de Thaurino ^^\
monachi (•>.
(a) Sic. XII. (b) Sic. Xni (e) Sic. XIII. V ultima parola è abbreviata in
Nooal. (d) Sic. XII. La parola Pancratii è abbreviata in pancr (e) Sic. XV;
sarà una trascrizione di antica nota, (f) Sic. XV,
(i) Aldrado, che fu abbate della anche Ricerche, p. 154; ma veggas!
Novalesa nella seconda metà del se- a p. 328 sotto il 25 marzo,
colo XI ; cf. Ricerche, p. 153. (3) Di Giacomo abbate di Susa e
(2) Guglielmo abbate Novaliciense priore della Novalesa si parlò in Ri
visse al princiino del secolo xii; cf. cerche, pp. 157 e 181-82.
MonusnetUa NovaUciensia. 21
350
MONUMENTA N O V ALICIEN S I A , _^,
.n. KOKAS. Obiit. lohiDDes. Rotbenus. Petrus.
14^2 itljllì de PecUnatis ricesiH''\
nostre
Gmgo ^\
Obiit Oberlus tnonacus mster (*'.
Bon[us}]W
Gis... W. wwWÉbiW,
hic f.
Novis APRiLis. Obiit. lohannes. Cunibenus. Aiulreas. Ali-
prandus.
^P^ilielmus ™. Guitradus f-^ uwiwttóW,
Depoiitio domni Amedei Bremetensis abbalis '''.
moHoeHVt.
.vm. iDUs. Obiit. Aginulius. Constandnus.
Dtposicio donni Sìmeonis de Marcadillo t*' prioris huìus prio-
raUiS (^l
Obiil frater Anthoniui de Cherio <'>, monachus noster u Andra
eratO'l
monachi^'l
su. IDUS. Obiit. Petrus^''\ Andreas monacus noster^'K et Aita
conversus '""J. j
Obiit fr. Lamtermiis de Scalis monachus s. Andree, .ifccCxiFiA^\
hicf.
.VI. iDLS. Obiit. Andreas. Albertus. Amalricus.
lorius de la Porta hurgensis Clavaxii W ''\
.V. IDUS. Obiit. Aui
Galterius C"'.
lus, Gauginus. Pontius. Dodo,
{i)Sic.XV. Signo ccn //// u„a paroU raicbiala (h) Sit. XII. (e) S.C. -tlD.
La parola noster fu aggiunta d'altra mani, cmUmforatua. (d) Fint iti ite. -WI.
[r] Qu.,ta faroU /or» fu fcta qui fér trrcrr. chi -o- « «'.ra iiiogno. (f| St-
ole XIII. Anibt il Bilhmann allribuiice. lullochi con inttrlti^a, a quiila iliiit tf*u
quitta tummemcra^iiiii. (g) Li patoli de M>TM<![Uo furano aggiunte da wu* dil
uc.Xy. WStt.Xf. ii) Sic. XIII. iV) Stc. XII (ì). Quitta.
fu tralauiata dai Di Livii. (I) Su. XP.
([) f Cherìumn, cìoÈChieri, grossa (i) n Clavaxium n. dot ChWMOi
terra nella provincia di Torino. nella provincia di Tonno.
__,., II. NECROLOGIA. 33^
n. IDUS. Obiiu lohannes. Amaldus. e 6 b
Gilabertus<^\
nostre congregationis^^\
I. IDUS. Obiit lohannes. Liuprandus. Warìnus. Boso.
hicf.
Aimo. Mcdnerìus W.
MoU 0>).
Obit frcUer Thadeus monachus sancii Andree . ..s (^\
monachi ^^\
. IDUS. Obiit lohannes. Albertus.
hicf.
Benxp puer W.
Petrus (•).
Giraudus prior de Rometa ^^^ ^^\
Gandulfus ^\
Ca^iul W.
...sis (*).
^Bus. Obiit Liutprandus.
Amaldus ^^\
Oldricus W.
PUctruda ^\
GislaOX
viiL KALENDAS. Obiit. Ramo. Anno. Aymo. Walcilfus.
Atto.
Waltarius laicus^^\
Micholaus veers (•).
monachi ^\
VII. KALENDAS. Obilt. lohannes. lohannes.
Obertus. Elena. Alasia. OttaO\
Vilielmus laicus W.
monachi (**).
(a) See, Xi27. (b) See, XII (e) Sic. XV. V ultima parola fu tralasciata anche
E. De Le vis. (d) Sec. XII-XIII. (e) Sec. XIII. Errori per NichoUus con-
rsus^ come già congetturò il De Levis.
(i) Romena, frazione del comune di S. Germano Vercellese (provincia di
)yafa).
332
MONUMENTA N O VAL IC lENS I A
.XVI. Obiit. lohannes. Uairedus.
Gribaldtu laictts^^K
...it ...ibi ...emus Uge^\
Obiirunl fratres Laurentius et Alfatius nostre ctmgregaHem^.
monaihi^*^. j5
.XV. KAifSDAS. Obiit. Wajo. lohanaes. Otto. Roflaodia.
moKOibi '■'.
.xiiiT. Obiit. I
Lionardus famulus tioster t''.
lohannts conversus ("^ II
Berta <^*>. bwiwu/m'W.
.xm. Obiit. Aldevertus. Aginulfus. Aimo. lohannes.
ArJuimis laicus^'K
Obiit famulus noster Petrus de Car/twuSjW. nwiidcU'*'.
.xit. Obiit. Ragan&edus. Adatguudus. Andreas. Robeftu). I,
hic f. '
Heìnricus, Albertus. lohannes. 4{
hicf.
lohannes <*'.
Avel . . . CO.
Depositio domini lohannis de Sartirana abbalis Bremetensii a.
.u.c- C-C- ni. '■«'>. 21
.XI. Obiit. Wibenus. Petrus. Leo. Lanfrancus. Richo. Wizo.
hicf.
Gigo. Gaudenti US.
Depositio venerabilìs Anselmi archiepiscopi Cantuariensis^^^'-'\
h.f.
Uberlus (■>.
Vilieimus <*>. l
Ricard\tis] <='.
(!) Stc. XII. (b) Sic. XIV. La smarfinalura iutrutii ftunu farlt iiììt
Mia. Kulla ha it Di Livi, . (e) 5«. AT. (d) Sic. XIF, ucfnda mtli.
(t) Stc. XIII. (() Stt. Xtl. Il laglh dil margini ptrli via mità d<Jla fard*.
(g) Stc. xir.
(i) Sant'Anselmo d'Aosta,
> di Cantniberv, morì infatti il 11 ifi
[M-aé aprik]
II. NECROLOGIA.
333
IO
•X. KALENDAS. Obiit. lohannes. Heinricus. Dondivertus. In-
gelrìcus.
Andreas puer W.
Oberttis 0>\
Otto 0>).
et Alaman[nus]^^\
Bofdfilius ^^\ monachi W.
hic f.
•Villi. Obiit. Benedictus. Gairaldus. Desiderìus.
hicf.
Smdo(^\
Anno Domini .ìà^uiLxixxni. (•), die .Jcx*. aprilis, obit frater Ni-
colinus de Advocatis monachus sancti Andree ^^\
monachi W.
.VIII. KALENDAS MAH. Obiit. /////// <«>.
Laurentius. Aldeprandus.
15 BosoOO.
Sibilla 0»).
Petr[us] lauitisY^\
Waraerius.
Wilielmus.
hic f.
Constandnus.
monachi (•).
20
hic f.
.VII. KALENDAS. Obiit. Petfus. lohannes.
.VI. KALENDAS MAI. ObOt. Tomas ^*\
Torinus ^^\
Petrus (0.
Erevertus laycus^*\
25 Obiit mutus famulus noster <^\
monachi <*).
monachi ^*>.
(a) See. XII, (b) See. XII (nuiesima mano). (e) Sic. XII, De Ltvis: Ala-
mar^ dove la r si spiega poiché, per il taglio del margine, la n rimase dimenata. Da
questa leiione di E, De Le vis risulta ancora che qui la smarginatura attuale non
differisce da quella di un secolo addietro, (d) Sec. XIII, (e) Errore forse per
.mOiiilxxxxvii. (f) Sec. XV, (g) Parola raschiata, (h) Sec, XII, Boso e Sibilla
sono della stessa mano, (i) Sec. XII; i nomi T. e P. provengono dalla stessa mano.
In luogo di Torinus può leggersi Tormus (k) Sec. XIV princ.
L
.V. Obit vttuTandus dommus PtaOhaJion de Faiperga prwr hmas
priorabu sancH Andre, amw Domim jfcnmxt.. Ut ja^rm.
aprilts W.
.ITU. Otniu Ansaldus. Omatus.
hicf.
Otto 0\
.m. ObiÌL Albertus, chmiactnsis ^'i
Deposilic donali Hugonis'-''* abbatis'^i.
Obat Prtrius comiersus <*'.
Domnus Laurtntius de Confanotutns, dferetontm dottar, «^
Haclnu Bremidenssis H prior Grisiaàf*', M'cuxfi.n.^*\
Obiit fraUr lohatmes Feruta numadlms noster, jtfaifaf., £i
.mi', wmiurii^*).
[Mia prò tjua omm anno in invmtioiu saiicl]e (*> Crucis dthM
ìonari iigna, et trùsst cantari, quod aumqttom remanut'^.
.II. Obiii, AgiQus. Arvicus. Ricardus. Andreas.
Giraldus f ''. motwdrt W.
Kalendis m*i. Commemoratio fratnim et omnium fidelium de-
functoruni. Depositio domni Belegrimi Bremecensis
abbatìs (>'. Endrici. Teudericr. Gundelberd. Gerardi.
Obiit Petrus sacerdos *''. nujnachiìrum f"*.
.VI. \o!JAS, Obiit. Robertus. 7 ' 'tì.
Frater lacobus prior *».
Otto conversus (0.
.it'ccCLxvii., die .11. may, obìit Bìlia de Casellis <♦' com-/riii
sancti Andrei <'■'. monachi **'.
(b) Sic. XII, {e) Qui
(d) Sic. XIII. (.
, cbi fonga Ira | ]
rota, colUtat» lafr* Hngonis,
;i Uiìis dtl n
ladri Di Lioii; i,
alla il gùrma 7 apriU, U
Aul II Di Lrvii, luHle prima dil pano
(h) Sic.Xn'.
(i) Saiil'Ugo, abbate di Cluny, mori
nel 1 109, Li sua fcsla si celebra il
iij aprile; cf. .-Jf/aSi'., Apr. Ili, 6j|sgB-
(z) Forse: Grugliasco.
(f) Sit. XII-XSSI.
II. NECROLOGIA. 335
[3-7 «"gg»] ^^
.V. NONAS. Obiit. Bonizo.
.M^cc(fLxu.y die .rm. aprilis, obiit jraìtr lacobus prior clou-
stralis Sancii Andree^''\
Segnarittus laicus ^\ monachi nostre ^\
hicf.
5 .mi. NONAS. Obiit. Gribaldus^\
Certana mater Oberti^^.
.M^uifLXiL, obiit frater lohannes Ghiri, monachus Sancii An-
drete sepultus prope capellam Domine Nostre ; orate Deum
prò eo (*).
0 monachi nostre 0\
.III. NONAS. Depositio domni Romani abbaris (0, Aberici <**>.
Lamperti.
Obiit AUrantia conversa ^*\
Donna MaielUa commitissa de Sancto Quirico de Morot^^\
5 Obiit dominus Tomas Nomis, de Colegio^^\ 1^46, monacus pria-
ratus sancii Andree de Taurino ^^\
monachorum^^.
Morocensis ^^ ^^^
.11. NONAS. Depositio domni Àicardi laici. Stabiiis. Martini.
Goselmi.
0 Oberii conversi ^^\
monachorum <**).
NoNis. Obiit. Amizo abbas (♦). Giselpertus. Ino.
hicf.
Stephanus <**>.
monachi nostre 0»).
(a) See, XV, (b) See, XII, (e) See. XV. (d) Forse di prima mano, cerio
in rasura. (e) Sec. XIII. (f) Sec. XVL
(i) Sotto questo giorno, anche il «nunc domnus Romanus abbas ordì-
Necrol. S. Solutoris ricorda lo «natus esse videtur».
abbate Romano. Fra le pergamene (2) Collegno, fra Susa e Torino,
di S. Solutore (cf. nota i a p. 314) si (3) Forse Morozzo nel circondario
conservano due documenti del 24 di Mondovì?
marzo 1045 ^ àtì ^i marzo 1047, nei (4) Il Necrol. S. Solutoris
quali si dice che in quel monastero ha : « Opicius abbas ».
.n. JDOt. Ùepaàào ioaaà Aùari^ et domn FnidnHiu tbh*- u
nan'''- Giranfi. Magafiwfi, Gaatvem. AIbcrid.
hh[Mms] '•'. mwmdìormm mostrr W.
.V. IDITS, Obiit. Florcndos. ViTcntius, Wido.
huf.
Sufamii I(j^au]f*'.
hùf.
monaeborum noitrf cengregathms (*^
(i« sti. xi!-s.i:i rvif.-« «.->. li» S44. ui-xni. ui i«. xn. [4 i-
«•!> JUJ. £■ /v*U i wumeitwl* fr U imarpmmtarm, (e) Stt. XII fdtwit.
(0 J(<. XIII. U fflM i wumthertU ftr il Ufli. iti wurgiu.
"ì
(l) Aginulfo fu il prìmo abbate di p. ;74), aicrìvendogli 1' aano 107;.
S. Maria di Pioerolo, e di lui parla (2) Asinarìo, del secalo vm; Fn>-
D. CàKutti (Storia dtOa città di Piiu- doioo, del a secolo. Cf. Rictreht,
rof0,i'edu.PÌDero]o,Cbiintore, 1897, pp. 147-48-
, . ^, II. NECROLOGIA. 337
•mi. IDUS. Obiit. Romaldus.
hicf.
Filielmus W.
Sofleta (*).
Ioanna (•>.
j OWiV dominus Stephanus MuUti de Corgnaco ^0 monachus huius
ecclesie 0*>. monachorum nostre <•).
.III. IDUS. Obiiu Manualdus.
•II. IDUS. Obiit. Sigulfus. Benzo. Otto, et Sigizo ^^\
monachorum nostr}^*^.
> Idibus. Obiit.
Johannes de Cavagnolio (*> custos capette beate Marie (**\
monachorum nostre ^^\
•xvii. Obiit. Adalaidus. Johannes. Johannes. Andreas.
Paulus.
J Obiit Elena et Alasia (•>.
Franciscus de Corvesio^^\ qui legavit capette sancti Martini
iornatas .xnii. prati (^\
Obit reverendus dominus Charolus Serra monachus prioratus
5. Andre de(tì> Taurino, anno Domini ijjj, hora noctis
0 quarta, dignus^'^ pietate^^\
monachorum nostre ^*\
.XVI. Obiit. Widranus. Ildeprandus. Martinus. Petrus.
Bemo.
Ricardus de Pusterula (^\
J monachorum nostre congregationis^*\
hic f.
.XV. Adam. Romanus. Wibertus.
monachorum nostre ^'^^
(a) See, XII. (b) See, XV, La parola monachus i forse ài altra mano, arto i
in rasura. (e) Ms. Etsigixo (d) Sec. XIV, (e) Sec. XII, TuHo il tratto fa can-
cellato in antico, (f) Sec, XV, Per buona parte in rasura, (g) Ms, de de
(h) Ms, dignius (i) Sec, XVL (k) Sec. XII; le parole d. P. aggiunte interlinearmente,
(i) Forse Cuorgnè (Ivrea) (3) Forse iCorveglia nell'Astigiano;
(2) Cavagnolo, presso Brusasco. cf. nota i a p. 346.
Motnnnenia NavoKcitmsia, 22
}}&
MONUMENTA N O V ALIC I EN S I A
i
hicf.
.xnir. Obiit. Petrus. Sigifredus. Romanus. Dominicas prc '
sbykr <■>. I
t^nachorum nostre '■'. '
■xm. Obiii. Aimo.
monachoTum mistre '■', (t Scgnorimis ìaicus '*'. j
MI. Obiit. Garivertus. Albenus.
tohannes (''>.
Nanttlmus '^'.
Obiit Matem monetus Brtmcimsis. Guida prtor Cabalarti ma-
ioris ''* (*^. monachorum nostre '■>. io
•xt. EMradus.
NobiUs Anthomtts de Platis àvis ipporegUasà (*' prtsentavit tment il
lappadam argenti Jini in capela beate Marie de Consoltt-\
tionc W.
Jacobus prior Noni (') (>>.
Obiit Obertus prior LomeìU'-'^ <-*'>.
monachorum nostr{<^,ì
.X. Obiit. Bonus. Oddo, et Obertus, ei Otto, et Otta <■>.
108, capta fui! possessio prioratus sancii Anàree de Taurino
per r. d. lohamum Franciscum Rtivere jilium s. d. Sie- 20
pham condomini Vicinavi etc. W <'>.
Obiit Anionetus prior Paucapalee ''' f*^.
monachorum nostre ('^.
.villi. Obiit. Liutardus. Albenus. Bonizo. Giraldust'). Ai-
cardus. jj
Catberius f'\
Obiit frater lohamtcs custos capelle beate. Marie f*).
monachorum nostre ^'\
<^
(1) Sic. Xn. (b) Sit. XIII. (e) Sit. XV (Itfsia maHoJ. (i) Sèi. XV.
(e) n Iratlo: et Obertus - Otta > caBtiltaU in anIicB. {1} Di prima imi» tlU 1
vtnitl tovrafptittt litui r
(i) Cavalkrmaggiore (Saluzzo).
(2) Di Ivrea.
(}) None, circondario di Pinerolo.
(4) Lomello,
(5)Vir,ovo, (Carignano).
{à) Pocapaglia, mandamento di Bra.
r _., II. NECROLOGIA. 339
[as-3X maggio^ ^^^
•
•viu. Obiit. lohannes. lohannes.
Obiit fraUr Burgus prior Montiselli W (').
Obiit lanotus monacus Vici ^^^ <*).
monachorum nostrf^^^.
hicf.'
5 .VII. Obiit. Sigifredus. Petrus. Oberius^^\
Obiit IsoaUus (*>.
monachi nostrf(^\
•VI. Obiit. Romaldus.
Bonefatius (*).
IO Obiit Marcellus prior Fallesii(>^^^\
monachi nostre ^^\
•v. Obiit. lohannes. e. 9 a
Dominicus de Canibus abbas Bremidensis ^\
Mabilia('\
1 5 monachi nostrf congregationis <*>.
.lUi. Obiit. Causo.
Boiemundus et Ardela^^\
Obiit frater Stephanus de Pala:^olio ^*) monachus sancti Andree W.
monachi nostre congregationis (*).
20 «IH. Obiit Petrus. Bonizo. Martinus.
Wibertus^'\
Fido (0.
Atto pictor (').
Obiit frater Dominicus Bellotus, nostri ^''^^
25 monachi nostrf congregationis (*>.
.11. Obiit. Gauslinus. Adam. AnselmusC*). Silvester. Jo-
hannes, lohannesy qui et Radulfus de monasterio (?) ^^).
Bertramnus de Faks (?) W.
Estephana conversa ^fì>.
(a) Sec. XIIL (b) See, XV. (e) Séc. XII. (d) Sec. XII. Li eommemora'
X,iom di Petr. 4 di Db. si possano ritenere della medesima mano, (t) La n fu aggiunta
da antico correttore, (f) Sec, XII, U tratto finale dopo qui/W aggiunto interlinear'
mente; V ultima parola mota non è di chiara legione, (g) Prine. del sec. XIV.
(i) Monticelli, nel mandamento di (3) Non azzardo proporre una iden-
Comegliano d'Alba. tifìcazione per questo luogo.
(2) Forse Vigone, nel territorio di (4) Palazzolo, nel mandamento di
Pinerolo. Trino.
34°
MONUMENTA NO VALICIENSIA
tilt
L
Kalendis lUNii. Commemorado &atrum, et otunium Bdelium
defunccoruin. Obìit. Gosmorius. lohannes. Gun-
fredus.
Didirms W.
Ronuma ^'K monachi nostre congreffitiotàs W. j
•im. NONAs. Obiit. Petrus. Rolandus.
Gatiduìfus'yì.
monachi nostff congregatìomi^,
.UL NONAS. Obiit. Giselprandus. Enricus. Albertus.
Boemundus laicus de Castllas^''>'''>. n
Petrus «fljiiwriKJ t'\
monachi nostrf congregatioràs^K
.II. KONAS. Obiit. Arduinus. Andreas.
PelTmC\
monachi nostre congregalioms^'^. IJ
loms. Obiit. Depositio domni Ludowici imperacorìs C*\ I
fViberìH-^ì. 1
monachi nostre f''.
,viii. IDUS. Obiit.
Depositio domili Pagae Bremetertsis abbatis. Atieperti. Io- 20
haiinisW.
Petrus laycusW.
hicj.
Ascerius conversus t°>. Maria f''.
monachi nostre^'-K
•VH, IDUS. Obiit. lohannes, Adaiardus. Resto. 2
Gosbertiis laycus'-'^.
Mafelda abbatissa f").
clericiis ^'\ monachi nostre ^'^
(9) Ste. Xn. <b) Sic. KII. Ltlttrt molle iDltiU, alU fuU ii rUirvn U Un
mumiHaiioni in rollo. (e) Set. Xlll. (d) Sic. XIII; li Ir, df.f.at«;»n frett*-
tt«B dalla m,i„ima «ano. (e) Sec. \1I (midtàma mano). (0 S,,. XU. P»lrA-
frfii far liffiri dui; quisla anneta(itB* Irevaii, iiparala ial rute, jbI marfìm* attrm».
(r) Casellecte presso Torino,
(j) Lodovico I iraperatcre, al quali
allude, mori il
,. _ , II. NECROLOGIA. 34I
|_8-ij ghigno]
h.f.
.VI. iDus. Obìit. Tepaldus. Otbertus. Fulcridus <*). Ber-
tramnus.
Fitalis laycus^\
Segutie ^\ monachi nosirf (>\
h.f.
5 .V. iDus. Gaifri. lohannes. Natalis.
Johannes (^\ et Otto clericusO\
Petrus presbyter ^^\
monachi nostrf ^\
.iiii. IDUS. Obiit. Rufinus monacus sancti Solutoris^^\
o Obiit Tabureta uxor condam Facini de Tabureto, qui dimisit
monasterio altinum^^^ de Coascha(ì); fiat anuale^^\
monachi nostrf (*»).
.III. IDUS. Obiit. Frembertus. Saxo. Petrus.
WilUlmus W.
j Petrus Gay monachus^^^.
ij8) obiit Michael Pobleta de Cherio, qui legavit aureos sexde-
dm, semel tantum; constai testamento recepto per egr. lo^
hannem Frandscum Prica^^oli, die io eiusdem i^8j (•).
Adalramnus, Rolandus, lohannes layci(^^.
o monachi nostrf (^\
.11. IDUS. Obiit. Stephanus. Aldo.
Christianus ^^\
Petrus laycus^^\
monachi nostrf ^\
5 Idibus. Obiit. Depositio domni Ugonis abbatis Novali[ci]en-
sis («) (»). . Rahnerius ^\ et Richi^a Dei famula ^\ et Gp-
rardi ^\
Domna Lioneta borgesia^^ monachorumOO,
{i) La d è di eorreiione. (b) Séc, XII. (e) Sec. XII-XIIL (d) Sec. XV,
(e) See. XVL (f) Tutto questo rigo proviene da una sola mano del XII secolo,
(g) La sillaba ci fu anticamente aggiunta nelV interlinea, (h) Sec, XIII, H nome fu
richiamato a questo luogo con una doppia f, sicché si può sospettare che costui sia
quell' abbate al quale Ottone IV concesse il diploma del 1210, (i) Sec, XIII,
(i) Forse nel senso di « autin », che (2) Dell'abbate Ugo parlai in Ricer-
in dialetto piemontese vale: vigna. che, p. 149.
.XVI. Obiit. Uldingus. Aicardus.
miieìmiis^'ì.
monachi fwrtrjW.
.XV. Obiit, Anspertus. Teotmarus.
Atto /aicMjf'*,
yumumniì"-'-
monachi nostre ^'^.
.xml. Obiit, Adam.
.XIII, Obiit,
Zacheus. Albertus f'\
monachi nostre '"'.
(i) Sic. Xllfi ■)■« BOfiu R. . M. «no dilli J(«« mano). (b) Sit. XIV. (e) ,!«. TT.
(d) S«. X///. (e) Stt. XIV a XV. (f) Stc. XII. Scriva Ira [ ] quanta fa rmm-
liminlt lugìialo ptr U smarginutura, Vt Livii Itili: acceplus e» io ooairo aau-
>leijo (gj 5k. X///. La ptr%ami»a ftt imargìnala troncania la frait. (h) S^
lalt XII. Il namt pi rattbiata. (i) Sti. XII (<imiiiut i nomi nna itlU «
hic f.
.xii. Obiit. Walfredus. Lambertus.
Taurinus corvus (•>•
De anno .1104. die .20. huius fit memoria inventionis capelle
beate Marie de Consolatione, et ut comodius a Christifide-
5 libus venerefur, transfertur dominica ante festum sancii Io*
hannis BaptisteO\
Belilo ^^\ monachi HOStrf(^\
•XI. Obiit. lohannes.
•X. Obiit. Aimo. Àidepradus. Dominicus. Grimaldus. Gos-
hic f.
I o bertus. Georgius.
Archinbaudus de Altesano^^^ noster dilecUis^''\
monachi nostr}^^\
.vini. Obiit. Àdaiardus. Adam. Robertus.
monachi nòstre ^^\
1 5 .vili. Obiit. Guido de Mondello prior Bremetensis <*>.
Obiit frater Thomas de Scalengis (*) monachus s. Andree ^\
.VII. Obiit. Rozo.
monachi nostre (^\
.VI. Obiit. kalendas iulii(**). Giselprandus. Andreas.
20 Benedictus W.
monachi nostre^^^.
h.f.
.V. Obiit. Gutgo (*>:
Obiit frater Philippus prior Cabalarii maioris ^) ('>.
monachi nostre (*\
25 .iiiL Obiit. Wilielmus de PuteoO^(^\
(a) See. XIIL (b) See. XV, (e) Séc. XIL (d) Ms, O k iuL b, cioè O- ka-
lendas iulii -biit
(i) Altessano, presso la Venaria (3) Oggi Cavallermaggiore.
Reale, Torino. (4) Pozzo di Strada, frazione di
(2) Scalenghe, in quel di Vigone. Torino.
e. lOB
.m. Obiit. Obertus.
mdo (').
Obiti fralcr Augtistinus d* Canibus, nunachut nostrt anpiia-
cionU, .M'ccccixxxim'., de mense marcii f^\
.II. Obiit.
MitUsinw .cccLxxvii., die ultimo imiÌ,ohalveiur,Ìomuahain
Perrucharius, monachus Imius monasUrii, orate prò ee^
Kalehdis [UUI. Commemoratìo fratnim et omnium fiddiua
b.f.
defimctorum. Obiit. [ohannes. TebaiUus.
Obil dompnus Franciscus Ceruti de Baiguasco O, monathufn»-
ratus, lijy, die prima iuìlii W.
monachi nostrf amgregatioms'-*^.
■VI. NONAs. Obiit. Petrus. Aicardus.
Ohit frater reverendus donnus Galvagnus ex comitibus Cjìo- '
Hate (*> et condominus Falmache <>', de mese augusti, ofàmi
et cotii^esatioms nostre ''l
monachi nostre congregationis^'K
,V. NONAS. Obiit.
Obiit Bonanatus ^^K et Adam laytus ('). »
.un. NONAS. Obiit. Otgerius. Autmannus.
Johannes monacus et sacerdos '''.
Rainaldtts W.
Degumevus (!) ('\
Obiit frater lohannomis Malabayla monachus s. Andre ^\ ^
monachi nostre congregationis^'''.
ii.)5re.XII. (b)Sfc.Xy. (e) Sic. XVI. {iìStc.XII. Lt parti, far—
canceUalt in talico ten incbioilro muo. (e) Sic. XII; canctUavot' antica >'■ riui.
(0 Sic. XUI. {g) Sic. XII; tam/llaiicm axliia in min.
(i) Soavi due luoghi di nome Ba- {2) Oggi: Cavaglià.
snasco, uno nel territorio di Mon- ()) Valmacca, sotto Ticìaetto, pk-
lafia d'Asti, ud uno in quel di .Man- col.* terra posti in quel di Cijila <
, . „, II. NECROLOGIA. 345
[S-ii loglio]
•HI. NONAS. Obiit. Rodulfus.
h.f.
Nycolaus (').
Robertus 0\
monachi nosirf(^\
h. f.
5 .n. NONAS. Obiit. Attalus. Àrduinus.
Petrus ^^^ de Reinbaudo^^\
Obiit verter, dormus Michael Violeti de Cherio <0 vicarius clan-
stralis sancti Andree, 1^24, die sexta iulìii^*\
monachi nostre <>\
o NoNis luui. Obiit. Lambertus.
GiraldusO\
Amedeus monachus et sacerdos^^^.
monachi nostrf<>\
hic. f.
.vili, rous lULii. Obiit. Benzo. Salico. Belengarius.
5 Wibertus^O.
Frater Ugo de Rippa, monachus noster s, Andree ^^.
monachi nostrfOO,
.VII. IDUS lULII.
h.f.O)
.VI. IDUS lULii. Obiit. lohannes. Adalardus. Eldricus. Er-
o chempertus.
monachi nostrf congregationis (*>•
.V. IDUS. Obiit. Lambertus. e. m
UgoO\
Mafredus 0>\
5 Remigia^\
monachi nostre congregationis^^.
(a) SiC, XIII. (b) Stc. XIL (e) Ssc, XII; eanc$llM[jìon$ onHea in rosso,
(d) Ste. XIII (fors$ di una stessa mano), (e) Sic. XVI, (f ) S$e. XII, Lo Uttoro
sono illuminato in rosso, (g) Sec. XV, (h) Ste, XII, con antic^ canallaiiono in rosso,
(i) Forso di prima mano, corto del ste, XII, con antica cancellatura in rosso,
(1) Oggi: Chieri.
Monumenta Novaliciensia, 22
L
mottochi R0A|f(%
monachi mO^^
.11. iDus. Obiit. Constantinus. Pontius.
nostre
Asseratmus W.
monachi nostrf9i^
Idibus. Obiit. Consraacius.
Poncitts, motiacii! Sancii Soluloris '''>.
.jcvii. KALENDAS AUGUSTI. ObiÌL Aloardus. Crescenriiis. Io- p
hannes. !
Btllutida (">. I
monachi wKtri^\ ]
.XVI. Obiit. lohannes. i
monachi Mwtrff. t
.XV. Obiit. Stcphanus.
Hermencaudus abbai s. MichaeUs (''>.
Fraler Lantermitius de Corvesiis^'\ .m'cccClfiA'^.
monachi nostre ^K
.xiiir. Obiit. Walfredus. Milo, Atranus. Constantius. ;
h.f.
Unbertus (e).
Obiit Adalaida de Gitncivis (■' conversa huius monaslerii ,m-c-iu.
mense «*/iit*'.
monasterii huius
Obiit frater lacobiis conversus sancii Andrei de Taurino ('\
(a) Set. ani (Il dui cemrnimara^iDni uno dtlta lima mann). (b) Sri, XH.
(e) Mi. Rodulful (d) Sic. XIII. (e) Ste. XII. BiliKtann ptndt imurl» fri
a Xll t il Xlll molo. (0 Sei. XV. (g) Stc. XIV-XV.
(i) Forse: Corveglia, nell'Asiig
(2) Gonzole.
III.
MONUMENTA LITURGICA
i
. t
i f
Non reca buon contributo alla storia la commemorazione di
sant' Eldrado che si legge nel Messale Novaliciense (cf. Ricerche^
p. loo), poiché non presenta alcun contenuto storico CO. Mi li-
mito a riprodurre T Officio proprio del santo e non molte iscri-
zioni storiche apposte ad alcuni freschi riguardanti sant' Eldrado,
nella cappella a lui dedicata presso V abbazia Novaliciense, e in-
fine poche iscrizioni, che leggevansi sopra alcuni reliquiari del
XIV secolo.
(i) Ne trascrivo tre «Oremus».
E anzitutto il primo, cioè : ce In
«s. Heldradi abbatis. Deus, qui
«nos beatissimi Heldradi confessoris
«tui atque abbatis l^tificas comme-
« moratione sollempni, da nobis^ que-
« sumus, eius perfirui ^erno consortio,
« cuius festivo gratulamur offitio ;
« per ». Veggasi il Messale, già del-
r abbazia, ora della parrocchia No-
valiciense, ce. 216B-217A. Esso
spetta al secolo xii. La rubrica è in
rosso ; la D «niziale di « Deus » è pure
in rosso, ma con illuminazione gialla.
L'« Oremus », che ne abbiamo ora ri-
ferito, corrisponde alla « Oratio », che
sì legge verso il principio dell* Of-
ficium (p. 355), ed è accennato nel«
rOfficium anche dopo il Respón-
sorium duodecimum (p. 361), e
di nuovo verso la fine, dopo di Ad be-
nedictionem, antiphona (p. 362).
Il quarto a Oremus » della comme-
morazione di sanf Eldrado nel Mes-
sale, è concepito cosi : « Da nobis,
ccquesumus, omnipotens Deus, beati
« Heldradi precibus consequi veniam
«delictorum, qui, miraculis attestan-
«tibus, tecum vivit in regione vivo-
<c rum ; per ». La D iniziale è rossa,
illuminata in giallo. Questa preghiera
si trova pure nell* O f f i e i u m (p. 362),
quasi alla fine, dove è seguita da al-
tra orazione alquanto simile al se-
condo ff Oremus » del Messale, il
quale suona cosi : a secreta. Adesto,
<c quesumus. Domine, precibus nostris,
« adesto munerìbus, ut qui prò beati
<c Heldradi confessoris tui sollempni-
«tate devote offerimus, salutarla no-
« bis esse sentiamus ; per ». La A di
« A desto » è rossa, con illuminazione
gialla.
Rimane ancora nel Messale il pe-
nultimo o terzo «Oremus», cioè:
« AD compl[etorium]. Salutaribus re-
« pleti munerìbus » &c., il quale non
ha riscontro nell*Officium.
Il maiuscoletto è in inchiostro
rosso.
L' Officio venne citato più volte nei secolo xvii dall'abbate
Luigi Rochex, storiognifo dell' abba,z!a, il quale anche ne riponò
parecchi brani. Dalle sue citazioni poteva credersi che quel docu-
mento avesse maggior valore che in fatto non abbia. In realti
esso poco contiene che non si legga anche nella Vita di san*
t'Eldrado, giJi conosciuta, e che io pure riprodurrò.
Al testo deirOfficiu m faccio seguire alcune iscrizioni che,
per verità, hanno colla liturgia, in senso stretto, ben poca rela-
zione. Tuttavia possono trovare posto in questo luogo, poìchÈ
sono iscrizioni storiche, destinate a scopo di culto.
I.
Officium sancii Eldradi confessorJs et abbatis.
(Sacc. 3DI1?)
Fonti. A II tomo !I1 del Santoralff conservalo all'abbuia Kovall*
ciensc, ancora versa la metà del stcolo xvn, secondo che impariamo dalle
citaiioni che ne fa il Rochw (cf. jotto B), conteneva l'Officio di sant* El-
dtwlo, che per noi viene ora soltanto rappresentato à» una dilìgente copii
dovuta a mano ignota del secolo xvit. Questa trascrizione trovasi in un
fascicolo cartaceo, corjervato nelh busta XV dell'.irchivio ibbaiiale. presso
il r. Arch. di Stato di Tfirìno. Il lesto di (juesto Officio, che tÌDOia era
stato, per quanto so, trascurato, spiega le citazioni del Rochex, e ne deter-
mina il valore. Esso riesce adunque per noi di non lieve entitì.
L. Bethmann (Mon. Germ. hist., Script. VII, 7J-74) si era accorto, esami-
nando il testo del Rochex, che esso si componeva di una antica biografia,
spezzata in varie « lectiones i liturgiche, fra le quali erano stati inserti alcuni
brani, tolti da responsorìi.
B Jeak Louys Rochex (La ghin de Vahhayt et vaìlit de la NovaUie,
Chainbèry, 1670) in piti luoghi, e specialmente a pp. 99-101 del lìb. 11, ri-
ferisce lunghi brani d.i questa ofTiciatura. Ma, come è suo costume, non è
del tutto scrupoloso nella riproduzione del testo. Egli trascelse qui e coli
parecchi tratti, e ne compose una narrazione continuata, che hu l'aspetto di
essere quasi la biografìa del santo. Il brano più lungo, che troviamo citato
presso il Rochex, si intitola: Probaiìo vìcae beati Eldradi monachi
et abbatis Novalicii.ex notis ipsius abbatiae. Altrove (lib. i,
segnatura A, p. i ; lib. 1, segnatura A, p. 8; lib. 11, p[>. t}, io;, 106-107, '<^>
109, 131-21) ne riferisce alcuni brani minori, de' quali alcuni rientrano nel
usto dato nel brano più lungo; dì qualcuno tra essi viene espressamente detto
Ili MONUMENTA LTTURGICA. jjl
che venne ricavato dal tomo III del Sanlorale dell* abbazia. A p. io8, citando
il SantoraU, il Rochex allega un brano (composto di più perìodi staccati del
presente Officio), dicendo di riferire quello che «se chante le jour de la
« feste de ce glorìeux saint Eidra, le 13 mars de chaque année ». A p. 123
cita r O f f i e i o de) Santo registrato nel Santorale, dove si parla dei suoi mi-
racoli. E a p. 122, dopo aver riportato tre brani del presente Officio,
soggiunge : a Ces ancienne Laetare Novalicium &c. et oraisons suivantes le
« sieur Jean Baptiste Broncin notaire ducal royal et procureur de la Nova-
e lese, il me les a envoyéz avec plusieurs autres saintes mémoires de ce
« Saint et des autres saints de cette abbaye, n'ayant manqué d'en faire la
« recherche à luy possìble ».
Nel brano riprodotto a pp. 106-107, trovasi, tra parentesi, il versetto:
« fortis habet mente, cum vincitur a sapiente », che non trovo nel presente
testo dell'Officio.
Metodo di pubblicazione e osservazioni sulla natura del
presente Officio. Riproduco la trascrizione del secolo xvii, raffrontan-
dola coi brani riferiti dal Rochex, e pur tenendo d'occhio alla V it a. Questo
Officio ha strette relazioni colla Vita, alcuni brani della quale vi sono tra-
scritti, altri sono riassunti. Le « lectiones » 1 (p- 3 $6), 11 (pp. 3 56-57), ni (p. 3 57),
IV (pp- 357-58), V (p. 358), VI (p. 359), vn (p. 359), vili (p. 360) sono rispettiva-
mente simili ai $$ 2, 2, 2, 2, 3, 3, 3, 3, e 4 della Vita, con questo che la
«lectio vili» consuona colla fine del § 3 e col principio del § 4 della Vita.
Il « responsorium » dopo la « lectio iii » (p. 357) dipende dal $ 4; i « respon-
« soria » dopo le or lectiones » v, vi e vii (pp. 359-60) corrispondono al $ 5 ; la
fine dell'inno a p. 354 ha il suo riscontro naturale nel $ 7. L'inno a p. 355
(cfr. « resp. io», pp. 360-61, e « resp. 11 », p. 361) sembra un estratto dal $ 8,
dal $ 9, e dal $ 1 2. Qualche miracolo, cui si allude nella penultima « anti"-
« phona » (sordo, lebbroso), può essere stato facilmente aggiunto alla materia,
che costituisce il fondo di questo documento liturgico.
Nel testo dell' O f fi cium si hanno le $ codate, per indicare il dittongo ae.
Le conservai, quantunque ci sia motivo a credere che esse siano da attri-
buirsi a tardo trascrittore.
Pare che resti indipendente dalla Vita il « responsorium » dopo la « le-
« ctio vni » (p. 360), dove è detto che sant' Eldrado, « sepultus intra coenobium,
« infra thecam pausat dignissimam ». Dalla Vita ($ 5) emerge che egli fu se-
polto nel monastero, ma della « dignissima theca » non si fa in quel libro men-
zione alcuna. Il passo in questione viene pure riferito dal Rochex (La gioire,
p. 120), il quale peraltro lo attribuisce alla Cronaca. Siccome egli è d' avviso
che questa sia stata scritta nel 1040, cosi ne deduce (p. 121) che in quest'ultimo
anno le sante reliquie già fossero custodite « dans cette honorable chasse
« d'argent », che vediamo anche oggidì. Non so se il Rochex citi con esat-
tezza, poiché ben può supporsi che egli abbia in questo luogo confusa la Cro-
naca coir Officio, e quindi non mi credo autorizzato ad attribuire le d-
MONUMENTA N O V A L I C I ENS I A
tale parole al Chronicon, con pieni certezza. Lasciando cosi indecisa quesu
questione, dal passo che ci sia dinnanzi possiamo dedune che il presente
Orricìo, almeno nella sua forma attuale, non f anteriore al secolo xm, ciot
al tempo al quale può ascriversi la magnifica arca d' argento, alla quale qui
si accenna e che oggid) si conserva presso la parrocchia Novalicietue. Per
questa arca, cf. Rictrcht, p. i}] e lav. v, fìg. 2.
Tavolta si trovano nell'Officio minute discordante dalla Vita. Nel
a responsorium » dopo la n leetio 11 «{p. JS?). * detto che Eldrado era «pater*
di cinquecento monaci. Qucstj attestazione pi(i direCtameate che colla
Vita, capo II, S II (p. ]8R), riscontra colla nota apposta sul margine del
Martyrologium Adonìs (cf. pp. 374-};5)- Ci sono poche altre pa-
role, come diremo (p. J74} ne! preambolo a questa annotazione, che legano
r Officio alla notazione stessa, senza bisogno di passare attraverso al Cbn-,
nicon. Non possiamo in questo luogo spingere più innanzi le nostre indu-
zioni, poiché t'Officio che ci sta soli' occhio, pub aver subito lungo i
coli molte modlficaziooi, e quindi il nostro giudizio deve rimanere sospeio.
Qpesto, per la relazione tra l'Officium e U notazione, e in parte anche
per il legame tra quello e la Vita.
Ma per completare il nostro giudi
dobbiamo ancora aggiungere un
1° notturno (p. 556), là dove st
leggesi: ■ Ex Ambello [^i^. Ai
a vinciae, prope flumen Dedi
stio, ed k omessa dalla Vita. E vero persiti
iscrizioni del secolo xm, dipinte nella chiesetta di S. Eldrado (p. jó^). App
teneva forse questa frase ad un altro testo dell' Officium? ovvero fu soltai
per bvista trascurata da chi esegui la copia che ci sta dinanzi? Siccoi
non può essere stata inventata dal Rochex, perche tale ipotesi non solo
pugna per se stessa, ma viene anche contraddetta dalla citala iscrizione, e
verisimilmente dipende dalla liturgìa, cosi anche questa frase si deve far risai
al testo genuino dell' Of fi cium, ed t quindi una nuova parti colaritl, e
rende indipendente 1' Officium dalia Vita in prosa a noi pervenuta.
Dobbiamo dunque ammettere un testo dell'Officio non perfc
identico a quello a noi pervenuto, e ad esso forse di mollo anteriore. Al
vuoisi osservare una cosa, che k otto lezioni dell'Officio attuale n
esauriscono a gran tratto la biografìa di sant' Eldrado. Secondo la lituig
sono nove le lezioni ncll'oflìcio dei santi prbcìpali; a] uostro manca dun^
la nona. Nella V i 1 a in prosa (5 4) troveremo narrati alcuni fallì posteti!
di modo da farci sospettare l'esistenza di una nona lezione, in corrìsponden
con una Vita più amica. Ciò posto, non si incontra più alcuna ditScolti
ritenere chele leiioni dell' Officio abbiano costituito una delle più
lami fonti della Vita, giungendo cosi ad un risultato che a tutta prima
improbabile, e che ad ogni modo non sì presunta tosto al pensiero.
iplessivo rispetto all'Off!
ircosianza. Nella seconda antifona dopo
ido il lesto del Rochex C^i ^«irt, p. 100),
:lli] castello Galliae, Inter alpee ortus Pto>
quest'ultima frase manca nel lesto
III. MONUMENTA LITURGICA. 353
Vita le lezioni sono state ricevute, e coordinate 1* una dopo 1* altra, in modo
da fame risultare una esposizione seguita. Nulla e* è di strano nella presente
ipotesi, poiché un fatto consimile avvenne nella compilazione della biografìa di
Benedetto II, abbate di S. Michele della Chiusa, scrìtta verso il 1070 (?) dal
monaco Michele (Mon, Germ. hist,, Script. XI, 196). Anche per questa cronaca
(come avverte F. Savio, Sulle origini della abazia di 5. Michele della Chiusa,
Torino, 1888, p. 8) vennero utilizzate varie « lezioni » dell' Officio liturgico,
e r accozzamento si fece in guisa così affrettata, che si conservò perfino la
invocazione, che stava in calce alla prima <c lezione ».
Paragonando lo stile dei capi della Vita desunti dalle « lezioni » con quello
dei brani rimanenti in prosa, risalta subito la differenza tra Tuna e 1* altra
scrittura, poetica e accesa quella delle « lezioni », assai più umile V altra.
Se volessi poi indagare la formazione vera e propria delle « lezioni »,
dovremmo richiamare qui l'ipotesi del Bethmann, ed ecco come.
Le « lezioni » dell'Officio sembrano desunte da una Vita metrica.
Se le «lezioni» dell'Officio e la postilla al Martyrologium Adonis
non si possono ricondurre per intero - sempre inteso, per quanto concerne la
stesura di versi ottonari accettati o intrusi in un testo che dovrebbe supporsi
prosastico - alla Vita di sant'Eldrado, così sembra doversi ammettere la
esistenza dell'antichissima Vita metrica dalla quale dipenda l'Officio.
La frequenza di versi ottonari che ritornano qui e colà in molti capi-
toli della Vita, non legati direttamente all' Officio, sarà oggetto di nuove
osservazioni (pp. 372-73, 374, 379, 382), destinate a convalidare T ipotesi ora
emessa sulla Vita ritmica, ora perduta, la quale (cf. p. 373) non dovrebbe
essere posteriore al secolo x, quand' anche non sia del ix. Il cenno sulla eti-
mologia di «Novalitium» da « nova lux» (p. 359, r. 7) potrebbe ritenersi di
epoca incerta.
Abbiamo (p. 349, in nota) constatato anche tre punti di raccostamento
tra rOfficium e la commemorazione, che di sant'Eldrado viene fatta nel
Messale Novaliciense del secolo xii. Devesi anche in questo luogo richia-
mare la nostra attenzione sopra di questo fatto.
Quanto all' epoca della primitiva compilazione delle « lezioni », nulla
sappiamo dire con certezza. Ma possiamo credere che tsse non siano po-
steriori al secolo x-xi, se è vero che da esse dipende la Vita, che appar-
tiene al principio del secolo xii incirca. Che se poi, com'è pur necessario,
accostiamo alla questione sull'origine delle « lezioni» la notazione del Mar-
tyrologium Adonis, la quale può farsi risalire al secolo x, così non
abbiamo da fare obbiezioni a chi volesse attribuire a quest'ultimo secolo la
compilazione originaria delle « lezioni » stesse.
Questo non significa che l'Officium, nella sua interezza, risalga a
tanta antichità. Come dicemmo, esso non può essere anteriore al xiii se-
colo. Infatti contiene un' allusione alla teca argentea di sant' Eldrado, fattura
non anteriore al detto secolo.
Monumenta Novaliciensia. 23
O fri cium sancii Eldradicoafessoris et abbatii,
eius vitae et miraculorum seriem brevi ter gbb-
plectens.
-J- In festo sancti Eldradì abbatis et coofessoris.
Ad Vesperas.
Cap. lustus cor suum tradidii &c.
ìf : Clarus vita, clanis miiaculis cbrus abbas Eldradm di-
ruil, claris locum ditavìt incolis, quos exeoplo dirtre do-
cuit<*\ clarus giudet in ceìis gloria clara, cuìus daniit soIcoubl
i : PtocuI pulsa nube trìscitip celebremus festum lenti;.
laus uni trinoque nomini. Patri, Nato Sanctot^ue Flamim.
Hymn us.
Letetur cleri concio Benedictique Religio gratuletur pre-
conio in Eldradi solemnio. Eldradus clarus genere, cUris
fulsic operibus, potens patet in opere rairaculisque pimi- Ij
bus, Mundana spernens gaudia, post tenebras queri;
diem. adeptus est celestia Benedictique seriem. Monachus
sanctus Ordinis extitit NovalÌtÌi, Sancti dono fit Flaminis ab-
bas sui ccnobii*'"'. Devotus istius famulus circa Dei ser-
vitia faciendo fit sedulus charitatis subsidia, Cum in valle J
Brientina perturbaret, tunc in unum multitudo serpentina quod-
dam sui cenobium. Dei sanctus in caveis hos serpentes iussii
ire et terminum donat eis, quem nequeunt preterire. Con-
fessor, assidua [prece tua]<'^' roga Regem angelomm, ut hi;
nobis prece tua >''> det veniam peccatorum <''. l
V : Ora prò nobis, beate pater Eldrade &c. (''.
III. MONUMENTA LITURGICA. 355
Ad Magnificat, antiphona.
Letetur Novalirium Patris Eldradi mentis (•>, qui parentum
nobilium rebus ditatus inclitis exemplo vitp cplibis (**) per vir-
tutum sufl&ragium suis ad cf li bravium mostravit iter subditis (^\
5 Psalmus: Magnificat.
O ratio. Deus, qui nos beatissimi Eldradi confessoris et
abbatis Iptificas commemoratione soUemni, da nobis, qupsumus,
eius perfrui pterno consortio, cuius festivo gratulamur officio,
per &c. (*^).
D Ad Matutinas, invitatorium.
Christo vero Salvatori psallat plausus huius chori, qui El-
dradum confessorem cpli vexit ad decorem. Psalmus: Ve-
nite &c.
Hy mnus.
; Confessoris gratulemur ad Eldradi sollemnia, ut in cplis
collocemur per ipsius sufiragia« Mente scrvus cum seduta
Dei servivit Filio, Benedicti sub regula vixit in Novalitio (').
In abbatem sublimatus igitur fìt humilior quanto maior extat
status ^^ in agone fìt fortior. Sanctus sanctum post obitum
3 miraculis decoratur, claudo reddit hic reditum, et per eum mutus
fatur. Mulierem suscitavit Pado mersa, pressa nece. lac
perditum restauravit mulieri, sua prpce. Laus sit Patri et Fi-
lio, honor, virtus et gloria, Sancto simul Paraclito, in sem-
piterna secula, amen.
j In primo Nocturno, antiphona.
Vir Eldradus, insignis genere, fide plenus, devotus opere,
genus suum prpcedens moribus («), decoratur virtutum floribus ^^\
Psalmus: Beatus vir.
(a) Lftctur - mentis] Cf.B,p. 107 (var, L«tarc;. (b) AB,p. 107 Cflitis (e) Lf-
tctur - subditis] B, pp, 112 1 121 (var, Laetare^. exemplo - subditis] 5, p, 100 (om, cf-
Mhìs), e p. 107 (citando U SantoraU), Ma cf, p, jyj, r. 7: vitam ducens cplibem
(d) Oratio. Deus - per &c.] B, p. 122 (var. Oremus. Deus/ Questo « Oremus » Ug"
gesi anche nella commemorazione di sant' Eldrado, nel Messale Novalieiense del secolo xii
fcf, p. S49)' (e) Mente scrvus - Novalitio] B, p. lo) (var, om, vixixj, (f ) In ab-
batem - sutus] B, p. 106, (g) Eldradus - moribus] B, p, 100. (h) Vir Eldradus -
floribus] B, p, 106,
35«
HOMUUENTA NOV ALICIENSI A
Antiphona. Ex AmbeQi castello Gaili^ ioter atpes oOxt
PrOTinci^, pompas buìus deiesiatus (■' seculi, seqaebaiur exan
plum Parvuli '*'. Psalmas: Quare fratrem.
Aniiphoaa. Kullis equos omabat falerìs, nec rìdebai I
Setti pauperìs, seJ viubat prorsus ingluviem, imiiatus Chiisd'
pauper[i]ein *='. Psalmus; Cum ìnvocarem Sic.
Antiphona. Esse solet iuventus lubrica, piena Iona
numquam pacifica, sed Eldradi mira constanda, mactat carnei^^
camisque TÌria<^^. Psalmus: Verba mca &c.
Antìpbona. Adhuc mundi contectus habìtu, ì[n]spirarus S
Sancto Spiritu, ad beati Petri memoriam sacram Deo coni
ecclesiam. Psalmus: Dominus Deus^" nosccr [&c.]
Antipbona. Mox rcspectu divinf gratic prope aov^
Itmen ecclesie domos quasdam prccepìt consirui ad soIameD
sexus promiscui. Psalmus: Id Domino [&c.] f: lustom
deduxit Dominus &:c.
Le Clio prima.
Igitur beatus Eldradus ex Gallicana patria, que dicitur PcO«i
vincia, non infimis parentibus ortus et ut ac ccrtum dicatur *
Ambelianensis oppidi Alpints moutibus undique septi municeps 20
et iodigena tiiit, nobilis quidem genere, sed nobilior animi
virtute<f. Tu autera &c. Responsorium: Sub Am-
blulfo (e) patre cpnobii mandatorum prelibans pabula mona-
chali more novitii, est astrictus Eldradus regula; at in brevi
cuncia capitula regularis novit consilii. f: Noscere digous -j
erat, quem Spiritus Ipse replerat '''*.
Lectio secunda.
Solet ergo evenire ut nobilitas generis pariat ignobilicatcm
mentis ; at non ila in Eldrado viro sancto extitit, qui, mundi mu-
taiis falleramentis, deposito generositatis cot[h]umo, quanto altìus 30
i) A deiteilatiu (b) £i AmbcMi - Pirvuli) B
:n DederiusuD. - Jetat.iij;. (cj Nullis - piupei
0 (cQtt pxafctemj, (dj Esh - vili»] B, f. loo {i
Ci) (e) A Dominili {() butiu Eldradus -
am - Amboliaaeiuii - cepti^. (g| A Ambulfo
vcnt] B, f. loj (ver. Amblnlpbo/
p. ioa fvar. Proiincue. yroft
eml A Nullii - paupemc S,
r. Solet tsse - Idiui muDdi^iie
.irtutt] B, fp. 99-100 (v,: ut
{h) Sub - coDsilii. KoKtn-
3.
1
III. MONUMENTA LITURGICA. 557
in seculo vixerat, tanto vilius abiectiusque Chrìsto adh^rere cu-
piens, summi Regis paupertate ditatus, ìpse pauper prò Chrìsto
effectus, seipsum pauperibus conformabat (•>. Responso-
ri um: Dum splenderet in Novalitio sanctitatis coruscc radiis
; quingentorum fratrum solatio quos regebat pater eximius, terras
eis dedit Lotharius (**) quibus horum crevit possessi©. jr : Patri
septa gregis augent pia munera regis (^>.
Lectio tertia.
Adhuc itaque sub laicali habitu Christi militem contegens,
> eodem in vico, ex quo camis decusatam duxerat orìginem ec-
clesiam beati Petri mentis dicatam construxit, ac nonnulla
prò susceptione hospitum peregit habitacula. composuit vero
pulcherimum viridarium, ex quo cunti venientes habere pos*
sent edulium^^>.
i Responsorium. Hugo magni Caroli filius post Amblul-
fum('> abbas efficitur, cui Eldradus pater, egregio dato fa-
tis, mox sùbstituitur; ad quod tamen invitus trahitur, indi-
gnum se clamans attentius ^^\
f : Fit legislator monachorum legis amator ^8).
^ Lectio quarta.
Sed dum crebrescentibus curìs alia prò aliis cogitare compel-
leretur» non modicam a parentibus relictam sibi substantiam, par-
tem ecclesiis, partem etiam pauperibus distribuere curavit, qua
pauperum Christi sinibus recepta, illius pvi (**) nexibus, quibus ea
5 ptas flammis iuvenilibus dedita implicarì solet, absolutus et liber,
ab huius mundi naufragio nudus evasit (*>. Tu autem &c.
Responsorium: Copiosa virtutum gratia in Eldrado semper
(a) Solet ergo evenire ff>. ^^6, r, 28) - conformabat] B, Hh. II, p. pi tp, 100 (var, Solet
evenire - nostro sancto - mundi faleramentis - cothumo; * om, il brano quanto -effe-
ctas; se pauperibus). quanto altius - conformabat] B, p. lo) (var, et quanto^. (b) Dum
splenderet - Lotharius] B, p, 108 (var, Lothurius^. (e) quibus horum - possessio. Patri
septa - Ttgii] B, p. 108 (var, qua de re horum - sacri cepu Gnecis augentur piis mune-
ribus regiis^. (d) Adhuc - edulium] Bt p. 100 (var. vero ibi/. (e) A Ambulfam
(f ) Hugo - attentius] B, p, 106 (var. Ambulphnm - Erdradus - substitur/ (g) Fit - ama-
tOT]B,p,io6 (var. fitque - quingentorum monachorum/. {h)ABnt in Vita aevi
(i) Sed dum - evasit] B, p, 100 (var, quibus illa aetas - amplicari sole^.
exuberac odor quarum mira fragrantia corda (rairum foret et
hilarat, et effectus adversa prosperai, cunaa vincens oitn pi-
dentia ('). S' : Gloria Patri et Filio et Spirimi Sancto &c.
In secundo Nocturno, antiphona.
Hoc insertum loco pomarìum fatigatis quietìs oaum «
ieiunis fructus delìcias intra montis dabat angustias. Psalmus;
Domine, quis habet &c.
Antiphona. Ut se mundi rebus cxpediat et cameli gibutn
abiiciat vult Eldradus cuncta deponete, quc perfeccis possunt oS-
cereW. Psaimus: Domine, inviarne tua [&c.] Antiphona:
Ergolargedispersisopibus partem dedit Christi pauperibus etquod
restat dacur ecclesiis promovendis et locis aliis W. Psalmas:
Domini est terra Scc. Antiphona: Expeditus a muiidi
sardna, liberatus a cura pristina, nudus Nudi sequens vestigia,
prò quo lìberreiiquit omnia W. Psaimus: Exaudi, Domine [&c]
Antiphona: Volens iugo subesse regulp inquisivi! Eldradus
sedule aptum locutn si quem inveniat, ubi sacram vestem su*
sdpiat W . P s a 1 m u s ; Te decet Sic. An t i p h o n a : Pera-
gratis planis Provincie et montanis vicine Gallic, adir Ispa-
niam, intraturus demum Italiam. Psaimus: Bonutn est &c.
jt: Amavit eum Dominus &c.
Lectio quinta.
Oculis siquidem mentis circumcirca prospicicns infra dignis-
simum sue cogitationis saaarium sagacius perquirens sicubi
locum invenire potuisset dignum, quo monachorum regula ij
arctiorque custodia vigeret et religio maneret sollicitior, cir-
cumiensque Gallìam, atque sibi domesticam peragravit Provin-
ciani ; transìatus Aquitanias <■'>, pervenit ad Hyspanias; inde
lassus digrediens, ingressus est Italiam («'.
(1) Copios» !>, j;7, r. 17J - pnienlial B,p. 106 fvtr. Tinulii - tBtcta).
o&ctit] B, p.ioo. vult-officere]5,p.ioÉ. [clEigoWige-alia] B.f.n
piuper[bui;. (d) E.peditus a muDdi - ornai»] B, p. 100 (var. Chrùtì dil
prò quolibev. (e) Volens iugo - sujcipui] B, p, 100 (:ar. Hldudus
tegulie inquiiiirit ledule;. (f) A Aquitauas (g) Ociili»-lti:
itilra - arciorquc - curvieasque - Aquitiniu devenii-
(WUii.-
III. MONUMENTA LITURGICA. 359
Responsorium: Expetebat labor diurnus spargi terram
imbre serotino, ut ubertim fructus serotinus responderet labori
pristino, et in vitp prpsentis termino servo daret mercedem
Dominus. f: luxta mensurfei mercedem crede futuram('>,
i Lectio sexta.
Ubi multorum reiatione didicit pr^cipuum c^nobium ex
antiquo vocabulo vocatum Novalitium, eo quod novae lucis
primordia et sancdtatis exordia ibi exorta noscantur esse et
fondata, Quod Amblulfos (»>) pervigili et sollerti disciplina re-
D gebat, sub cuius venerando moderamine quingentorum mo-
nachorum Domino dignissima militabant agmina ^^>. Tu au-
tem &c.
Responsorium. Pater sanctus suum discipulis imminere
pr^ixit obitum; hoc audito magni cum parvulis Patris Deo
5 commendant exitum, et toUendum pastorem inclitum lacrimo -
sis deplorant occulis. f: lam flore est curp iactur^ damna
foturp &c.
Lectio septima.
Adventu ^^^ denique sanctissimi huius isdem rector prelibati cg-
0 nobii, Spiritus Sancti docente instinctu, exitus, sicut (*) dignanter ab
eodem suscipi rogitavit, dignius etiam quam postulaverat susceptus
est. proinde susceptus, intraque claustra monasterii detentus ^^\
qu^ monachis digna et eorum studìis apta sunt omni adnisu (s) colli-
gens (^>. Tu autem &c. Responsorium: Imminente mortis
(a) Expetebat - fiituram] B, pp. loo-ioi (var. Nam expectebat laborem diyinam
spargi - et ut in - Domioos, haec infra se diceos : iuxti^. luxta - fiitarum] B, p, 109
(var, ìvatij. (b) A Ambulfos (e) Ubi multonim - agmina] B, p, loi (var. om. pri-
mordia i dà Amblnlphos^; B, Uh. I, segnatura A, p. i, citando il SantoraU: In ingressa
soli Lignriae, intra colles stabat praecipuum coenobium ex antiquo yocabulo Tocatum
Noyalidum. Invece poco dopo. Uh. I, p, 8, B riferisce la prima parte della « lectio
sexta » fino a fundata, colle sole varianti: ubi fuit precipiom-et quod; e di nuovo.
Uh. II, p. j), similmente, ma con: ubi praecipumn (d) A Adyentns B In adyentu
Vita Adventu (e) Il senso semhr a corrotto. La Vita omette queste due ultime pa-
role, (f) Adventu denique - detentus] B, p. loi (var. In adventu - rogitavit dignius
etiam quod postulaverat susceptus est, proinde - intra - detentus est/ (g) A omni ab
uisu B,p.io) visu La Vita, p, ^84, r. ^, legge: omni adnisu (h) proinde - col-
ligens] B, p, loj (var, infra - omnium visu coligens/
aniculo, pr^paratum sumii viaticum; mox eodem io febrìs tre-
mulo prorsus perdit calorem phisicum, TUÌtum mutzns et cor-
pus reliquum, obscuraco ìam lucis speculo. t: Hinc iffxat
cur.t libi ne piaceant peritura &c.
Lectio ociava.
Et ut prudentissìma npes intra sui alvcarìa opciau qupquere-
condens, brevi regulariter edoctus, quidquid sancti Benedico re*
gula, CoÌumb:mi edicta, Basilii scita continent, prepeli votata stu-
diosissime penetravi: W, eodcm ergo rempore Lothariui rei
nomine, ex Caroli progenie fines regni Italici gubernabat eii* n
mie. in armisvaldestreauus, inrentusque bonis operibus'**, e
elemosinas agebat frequeniissimas, qui predictum cenobium sai»
ctitate prpcipuum honorabat aneniius et munerabat sepius^'^.
Tu autem &c. Responsorium: Inter manus ftatrum lu'
gentium pater sanctus exalai animam, qui sepultus intra ce- 1]
nobium infra thecam pausat dignissimam ('>, partem sibì sortiiut {
optimam in securo terrp vìventium. jt : Non est decepTus '*',
sed quod sperab.it adeptus &c.
In tertio Nocturno.
Antipliona. In ingressu solii Ligurie intra colles stabat 30
cenobium, ubi sacre chorus familie, quo iugi pugna sperabji
bravium. hic vir sanctus fixit vestigiura '^, ac huius forum elegit
curie, per quod quies vitnlis patrie, summum sibì conferret gju-
dium (k). P s a 1 m u s &.c.
Deinde sequitur E vaugeliu rar Ecce nos relinquimus omnia, :j
de communi aposiolorum ''''. Responsorium no-
n u m : Serpentini motus scvitiam delinivit Eldradi sanctitas, nam
in virga per Dei gratiam duxit angues ad partes abditas, ubi bre-
vis era: concavitns, ne terrerent Christi familiam, * : CUruìt,
hoc facto, vir provldus angue subacto. Responsorium jo
(1) ÌLi ut ' penclTivil] B, p. lo} (vir. quicquid - Colonibani - scita: ContÌMm)'
(b) Pit (a mtUitt q:./ilf Jut ptroìi si aiuteranno. (e) nomine ci - sipia») B,^ mi ,
B, p. un (var. cxhiliU citando il cromila. {e) A diceptui (f) J veiliggiom ((f 11
ingressu - giudium] 5, />, loi (var. soli ; om, qaj i luictui t ic). (fa) J ippoitoknB i
III. MONUMENTA LITURGICA. 361
decimum: Mutus quidam ad sacnim tumulum venit petens
sancti suffragia, et expectans clemens oraculum, obdormuit ob
viae (•) tf dia, sed redivit sanus ad propria et est lingup solutum
vinculum. jr : Vera fides reparat, id quod natura negarat.
5 Responsorium undecimum: Fit in claudo signum mirabile,
dum Eldradum pulsat gemitibus, nam quod erat infirmum stabile
fit, de novo directis gressibus, etiam membrum quod natura dabat
immobile. f: Eligitelisos Dominus, sanatque redsos. Re-
sponsorium duodecimum: Mulieris recens molestia men-
o tem turbat ^^ mammis arentibus, sed redit lac in afSuentia, re-
vocatum Eldradi precibus, sicut lacte repletis sinibus, miratur
prp tanta copia^ flebilis accedens, sed letificata recedens. f : Fe-
mina lacte fluit, que modo sicca fiiit.
Post Evangelium, Oratio: Deus, qui nos beatissimi &c(')
5 In Laudibus, antiphona.
Frequentatis insistens plausibus chorus piis exultet laudibus,
in Eldradi sacro sollemnio, quem cplestis suscepit regio. P s a 1 -
mus: Dominus regnavit &c. Antiphona: lubilemus iugi Ip-
titia Christo regi, qui fecit omnia, cui servivit Eldradus sedule,
o arctiori subiectus regule. P sai mus: lubilate &c. Anti-
phona: Institutis divinis serviens, et seiugo Christi subiiciens,
intendebat orationibus, quas fundebat cum largis fletibusH
Psalmus: Deus &c. Antiphona: Deum cplì collaudent
pecora, quorum sanctus Eldradus corpora ab innatis morbis(**)
5 eripuit, et pastori sana restituit. Psalmus: Benedicite &c,
Antiphona: Glorìosus in sanctis Dominus, pellens pestes et
morbos eminus, incrementa dat vic^ celitus confessorìs Eldradi
mentis. Psalmus: Laudate &c.
Capitulum: lustuscor&c. Responsorium: Sanae
> Eldrade confessor &c.
(a) Ms, vite (b) Ms» tnrbabat (e) Institutis - fletibus] B, p, lO), (d) Ms.
morìbns
(i) Questo « Oremus», che già in- è uno di quelli dati dal Messale No-
centrammo nel presente Officiura, valiciense, come si è detto a p. 349.
Monumenta Novaliciensia, 23*
Hymnus.
Mane surgamus singuli in Eldradi sollemnto, Uudibus eius
seduli permanentes cum gaudio,
Eldradus, simplex, bumilis, relictis mundi sordibus, servus
Deo amabiljs, divìnis hcret culdbusf*'. j
Servus sibi quinque data, sic talenta dupiicavit ; fides sancto
comprobata, sanctum cplis exaltavit.
Cbristus sanctum decoravit, buncque multa miracola '''', io-
seosatum reformavit toUens febrisque vincola.
Ergo, sanctc, te rogamus, Dei roges ut Filium, ne nos Wai I^
hostis manus, [et] ut nobis sit refugium <*', jr : Ora prò nobis,
beate pater &c.
Ad Benedictìonem, antiphona.
Ad abbatis sepukrum nobìlis mira Beati virtus exuberat, videt
cfcus, lìt claudus agilis, auris dotem surdus recuperai; pelletn tj
suam leprosus alterar, ad loqueudum fit mutus habilis, ìn eter- J
iium Deus laiidabilis, benedictus, qui cuncta prosperat, Psal- ]
mus: Benedictus. Oratio: Deus, qui nos &c.
Ad sextam, oratio. Oa nobis, qufsuinus,omnipoteDS Deus,
beati Eldradi precibus consegui veniam delictorutn, qui, miraculìs at- 20
testantibus, tecum vivit in regione vivorum. per Dominum &c.<''.
Ad nonam, oratio. Adesto, qufsumus. Domine, suppìi-
cationibus nostris, adesto piis precibus, ut qui solleranitate bea-
tissimi Eldradi confessoris tui atque abbatis devote annuo cele-
braiiius officio, ipso prò nobis intercedente, salutare corporis et 25
animp sentiamus auxilium. per &c. '■'^.
Ad Magnificat, antiphona.
O Eldrade celeste lilium, pie pater, pastor et domine, da vir-
tutem, succide vitium, serva tutos ab omni crimine, ut, subtracto
(a) Eldraduj - cultibus] fl, p. io;, (b) Foni niuhis miricnlii (e) Eigo-i«-
fugium] B,p. iij (var. rogtt ti filium - nec nos - ti ut uj. (d) D» nobU - Domi-
rum S.C.] B, p, 122 (var. Oremus. Da nobis - Dominum aoilmin ScJ.
(2) Una simile ■■ Oratio» trovasi
iure nel Messale Novaliciense ; cf.so-
,i avveri! a p. 349. pra p. 349.
III. MONUMENTA LITURGICA. 363
carnis spiramine, transeatnus ad vite gaudium, contemplantes
Patrem et Filìum conregiiantem cum Sancto Flamine (•).
Psalmus: Magnificat.
il.
MoNUMEirri epigrafici.
Le iscrizioni, che per V antica storia Novaliciense hanno mag-
giore importanza, sono quelle della cappella di sant* Eldrado. I
fatti della biografia di questo abbate vi sono desunti dalla V i t a e
dall'Officium, e e* è ^ui una denominazione degna di nota,
cioè « Dederadus fluvius », apposta al fiume che bagna il castello
detto « Locus Ambillis ». La quale denominazione merita d'es-
sere considerata specialmente perchè manca nelle altre fonti an-
tiche. La Durance infatti non è menzionata nella Vi t a, ma sola-
mente neir Officio, secondo il testo, che ne vide il Rochex
(cf. sopra, p. 356).
Le tre iscrizioni che raccolgo sotto il n. iii non hanno va-
lore per la storia più antica del monastero, se non in quanto
fanno testimonianza liturgica. Fra esse^ quella che più diretta-
mente ci riguarda, leggevasi apposta al reliquiario - oggi perduto -
di sant* Eldrado.
I. .
Iscrizioni dipinte alla cappella di sant* Eldrado.
(Sec. aiixi- ).
I.
La cappella di sant* Eldrado (0, presso l'antica badia, è internamente
tutta dipinta. I freschi sono del secolo xiii, ma pur troppo vennero rinno-
vati in non piccola parte nella prima metà del secolo presente. Ciò non
ostante, dell' antico molto ancora rimane. Farò qui cenno di quegli affreschi,
che ritraggono la vita di sant' Eldrado, riportando le leggende che si riferi-
scono alla medesima. Esse sono scritte in una mescolanza di capitale, di
onciale e di gotico della prima maniera, e possono credersi del xui secolo.
(a) O Eldrade fp. ^62, r. 28) - Flamine) B, p, 112 (var, tuos per tutos>.
(i) Cf. Ricerche, pp. 143-44.
3«4
MONUMENTA NO V A LI C I EN S I A
U abiìde è ocupata dalla «oltU ìmponoitt Rgura dd Redentore, sedente,
col Dìnibo crocuto. La destra è ahati in ano dì benedire; la sinùira so-
stiene aperto un Irbro, su cui si legge « LVX «. Ai lati del Redentore stanno
gli arcangeli san Michele e $an Gabriele, nonché san Nicolò e sani' Eldrado.
Accanto a ciascuna di queste quattro dgure di santi, sta il nome nspetiivo.
Qui tifemco soltanto quello di:
S ELDRADV
ABBNOVAL
Nella parte anteriore della chiesa sodo ritratti alcuni Ira* principali falli
della vita del santo. Questa porsìone della chiesa è coperta da una volia
a crociera, le cui vele sono appunto decorate cogli affreschi indìcaiL A Iato
alle persone sta di solilo una breve leggenda; un verso venne scritto alla
base di ciascuna rappreseoiazione.
Sopra una delle vele sta dipinto ELDRADVS allorché abbandoni il
LOC AMBILLIS, b^.to d.l DEDERADVS FLVVIVS. Egli
SÌ mette a vagare per 11 mondo in cerca Ji un moiuslero:
NOBIUS ELDRADVS ^»CERUM QUI DOGMA SECVTV5
ff MERITO VITAE LINQVIT SVA DVLGIA REGNA
Sulla seconda vela ci si presenta ELDRADVS in aspetto da pellegrino,
che viene accolto dal SACERDOS Amblulfo, il quale sta seduto sol
faldistorio.
Un' altra vela ci mette innanzi ELDRADVS quando si accosti al-
l'edificio del MONASTERI NOV ALICI, dove viene ricevuto:
OSO////// GE[Ni]TVS ////■// DIGNA D//// SVSCIPE[REj
GRADIENS LUCI.
Sulla quarta veU vedesi dipinto FR///// ELDRADVS, quando
DOMN' ANBLVLF' ABS Io veste dell'abito monasUco;
ACCIPE ABITVM S BENEDICTI CORDE o BENIGNO.
Su di una parete sta dipinto il miracolo fatto da 5 ELDRADVS
allorché escluse dalle celle monastiche della valle di Briangon i serpenti,
confinandoli sotto le pietre del suolo:
IMPERAT HIS SCS MERITO CLAVDANTVR IN ANTRO.
Sull'altra parete vedesi ritratta la morte del santo. Infatto S ELDRA-
DVS vi sta coricalo sul Ietto, colla testa appoggiau sopra un sasso, che gli
III. MONUMENTA LITURGICA. J65
serve da guanciale. In quell'attitudine riceve la comunione. Dinanzi a lui
stanno due FRS CONTRISTATI ('^, uno dei quali lo comunica, men-
tre l'altro piange. Quasi affatto consunta è la leggenda sottoposta al quadro :
SPIRANTE W t/////// (^ [l]N AETHEREC») ////VS.
Lo sciagurato restauratore si permise di alterare siffattamente questa leg-
genda, che poco ormai dell' antico vi ti può discemere.
La facciata della chiesa è in gran parte occupata dall' atrio, sotto del
quale si apre la porta. Al di sopra di questa porta vedesi una imagine di
sant' Eldrado, di rozzo pennello del secolo xvni, colla iscrizione :
ELDRADVS COMPVTAT VYTJE MELIORIS ANNOS.
Pare che queste parole siano la corruzione di un esametro : « Eldradus vitae
« melioris computat annos ». Facilmente può credersi che questo verso sia
antico.
2.
RocHEX, La gioire, p. 115, dice di aver visto sulla fronte meridionale
della cappella di sant' Eldrado, una vecchia pittura rappresentante san Gia-
como di Galizia e sant' Eldrado, e di mezzo ad essi un giovanetto inginoc-
chiato, con questa iscrizione:
HORVM DVORVM NEMPE SANCTORVM REQVISI-
TIONE(4) EXIVI VINCVLIS DETENTVS INIQVE.
Sopra a queste figure, una torre in rilievo. Avendo egli domandato che cosa
tali dipinti significassero, gli fu detto da don Giorgio Gropello e da altri,
che quel giovane era della famiglia Odeardi di Novalesa : recavasi egli a
sciogliere un voto a S. Giacomo di Galizia, e già si trovava a tre giornate
da quella regione, quando fu preso da uno spione; chiuso in una torre, fu
condannato ingiustamente a morte. La notte che precedeva il giorno in
cui dovea essere fatto morire, si raccomandò ai due santi, che gli apparvero
in sogno, promettendogli di salvarlo. E cosi fu, poiché, senza che egli si
svegliasse, fii miracolosamente condotto mezza lega più in là, verso la Ga-
lizia, e cosi potè continuare il suo viaggio.
II.
Arca di sant' Eldrado.
(Sec. xiii).
Presso la chiesa parrocchiale di S. Ste£ino della Novalesa conservasi la
bellissima arca argentea, contenente, come si crede, le% reliquie di sant'El-
(i) NT in nesso. (3) HE in nesso.
(2) AN in nesso. (4) Rochex ha : « requisitionem ».
Constmvantì oeU'abbaxU, tra le reliquie, le tote cG uatTEUndoC
it'AniDifo, ch'iute cÌAicatu in ona ico a in su bailo S xr^am {d. i
cnebt, p. t}9). Fané i qucice «iuc rdtqióe i: nfenscoBo à
piate nella chiesa del monatteto addi 14 mag^ 178S dal bif— e (Smu
Vntiazza, e di lui indicate rictotnc aisteoti r
sani' Eldndu e in quello di sant'Amalfi?. \'ee3»'i 1» ssa icbedi 1
va lesa, presso la biblioltta dell'Accademia Jelle sjienie ■!■ Torino '
blicai le line iscrizioni nelle Rictrche, p. IJ4, e qui le riproduco nuc
Sant' Eldrado.
f HOC : OPUS : fieri : fecit : frater : HUFptNUs : de : bakth
LOMEIS : DE : SECUSIA : PRIOR : NOVALICIEXSIS
Sant' Arnulfo.
ASSO : DOMISI : M : ccc : lxxii : Djmisus : ruffimcs '•' : de : bi
THo/cw£is ; DE : sECUsia : prior : SKO'saskrìi : \o\ .khqììiisìs : ^u
VL-Ji pure la tavola v, fig. 3, di
\ienf riprodotta una Fotografia (.
guita dall'avv. S. FiaJ di quell'arca.
!; veramente una linpS5Ìma<^rad'ai
(i) Degli siuJi del Venaiia it
:ÌvanientL- all' athizia della Nonb
i\ à parlalo ÌD addìctio, p. a8)>
III. MONUMENTA LITURGICA. 367
Il Vemazza sulla medesima scheda copiò anche una terza iscrixione,
he egli lesse sopra un altro reliquiario. Eccola:
HOC ': RELiaUIARIUm j BEATI \ ZACHARIE
patRis : Bcari - lonannis i batiste
FECIT ' FIERI • FKater ' RUFFINUS W • DE - BUrTHOlomClS
• « • • •
DE ' SECVSia ' PfiOR : NOVALI CIEN5W
• • •
Diedi anche questa iscrizione nelle Ricerche, p. 134.
Ruffino Bartolomeo o de' Bartolomei fu efetto al priorato dai monaci
27 agosto 1350, ed ebbe la conferma con bolla di Clemente VI, in data
ti 5 settembre di quel medesimo anno. Teneva ancora l'ufficio sul principio
si 1380; ma deve essere morto poco appresso, poiché nel giugno 1384 era
riore Matteo Gastaudi (cf. Ricerche, p. 164).
(a) Ms. mffino
mi.
VITAE ABBATUM ET MONACHORUM
Monum4uta NavaUciénsia. 24
I.
[Vitae quorumdam monachorum.]
Nella biblioteca del monastero esistevano antiche storie della badia No-
valiciense, che andarono disperse in causa della invasione dei Saraceni. Si
leggevano in un libro veduto in Verona dall* « antistite Pietro », che ne ri-
ferì al cronista. Chi sia questo Pietro non lo sappiamo. « Antistite » è pa-
rola assai probabilmente usata qui nel senso di vescovo, che è il suo più
ovvio significato. Veggasi anche una carta del 1172 presso A. Rivautella
e *F. Berta, Ulcimsis eccUnae cbartarium^ Aug. Taurin. 1753, p. 34. Sa-
remmo tentati a pensare a Pietro vescovo di Vercelli, cioè di una città colla
quale il nostro cronista si trovò in istretta relazione. La cronologia se
non impugna, non rincalza questa identificazione. Egli mori nel 997, e non
si può dimostrare che il secondo libro del Chronicon sìa anteriore alla com-
pilazione del resto, che spetta ad epoca relativamente tarda. Di dò del resto
parleremo nel preambolo al Chronicon^ dove ricorderemo T ipotesi di G. T. Ter-
raneo, al quale balenò il pensiero che si tratti di un vescovo veronese di
tal nome. Pietro lesse dunque in quel libro alcune particolarità sulle più
antiche epoche dell'abbazia, che egli narrò al cronista, il quale ne tenne
conto (lib. u, cap. 3).
Nonostante la deplorata dispersione, il cronista potè ancora vedere al-
cune Vite di abbati e di monaci, siccome egli stesso dichiara, nel passo che
qui trascrivo. Osservo che Asinario e Frodoino sono abbati ben conosciuti.
Arnolfo è il monaco ucciso dai Longobardi. Aldrado è il santo famoso, e
Walterio è l' eroe del carme, per non piccola parte trascritto dal cronista
in questo stesso libro n.
. . . hec autem sentencia, que buie libro inserendo conscripsi'
mus, non de relacione alicuius hominis vei nostro visu addi-
dimuSy sed ad quodam antistite Petro, qui librum quondam suis
iegit temporibus Veronam, in quo multa de eodem loco invenit.
e ab ipso enim audivimus talia, qualia hic a nobis apposita sunt.
scimus ergo in ventate, nonnuUas fuisse quondam vitas in ilio
loco conscriptas de illorum abbatum, seu monachorum, atque de
hactu ipsius loci, qui diulissime olim ibi sanctitatem exerccnics,
virtutibus coruscantes micuerunt; sicut legimus de Asinarìo K
Vualtario, ac de Arnulfo et Frodoino, de AldraJo quoque atque
de aliis pluribus, quorum nomina a nobis omnino ignoia sunt. J
sed, sicut superius iatn diximus, per mundum dispersi predìcd I
inrecuperabiie nobis est dampnum.
II.
[Vitac quaedam sancii Heldradi.J
QuMta vi«, b ononariO), andò perduta. La sua esigenza fn per la prtma
votla sosienula di) Bethmank (Man. Gern. hit!., Scrifil. VII, 7}-74), ti quak
ami cercù di ricostruirne il lesio, che diede come appendice al Cbrmiton (m, •
pp. ti8-]0}. Egli si giovò soltanto della Vita edita dai Bollandtui, e di
alcuni estratti presso il Rochex. Gli esiratii del Rochex si ideniiScano rei- 1
VO f fi ci u m, Jl ali jJcsso possediamo il tf-lo CLiinpkK,. S'aijpiuniii «ijnJio
a queste fonti la notazione marginale, che si legge nel codice Novaliciense, on
Berlinese, del Martyrologium Adonis. Con questi nuovi materiali pfr
tremmo ora accingerci, con maggiore speranza di buon s
struzione, tentati dal Bcthraann;ma preferisco di i
nel qu^lc la illusione può vincerla suIIli dimostrazione. Versi di quella sa-
tura si possono fare da qualsiasi compilatore od amanuense, con quella stessi
facilità con cui per converso si possono ridurre a prosa gli ottonari esistemi.
Il Bethmann dovette in molti luoghi mutare la dizione che aveva sott'occbio,
e per via di congetture restituire l'ottonario perduto. Io mi sono accoi)-
tentato di mettere in evidenza gli ottonari, in ciascuna delle tre fonti, avendo
in vista di lasciare isolalo ciascun ottonario a mezzo di spazi bianchi.
Nel preambolo all'Officio si tgià detto (p. jjj) che i versi ottonari sparsi
qui e colà, fuori dell'Officio medesimo, lasciano credere che la Viti
ritmica sia diversa e anteriore all' Offici o. Sembra infatti che essa doresx
contenere molte più cose, che ora non si trovino nell' atto liturgica a od
Dell' antichità e del valore d\ questa scrittura in ottonari, ebbi ed airàM
sione di far cenno nei preamboli all' O f fi e i o , alla postilla, e alla Vita, Cnds
(i) Sul tipo metrico del Veni Crcalor.
mi. VITAE ABBATUM. 373
che si possa dimostrare, con sufficiente certezza, che essi sono più antichi
del cronista Novaliciense, il quale probabilmente si riferì ad essi dove fa cenno
di ciò che lesse (Chronicon, lib. 11, cap. 3, e lib. ni, cap. 31) intomo a san-
t'Eldrado. Dovrebbesi quindi credere che la Vita ritmica non sia poste-
riore al secolo x, quand'anche non sia del ix. Cf. p. 353.
II.
Excerpta historica ex Martyrologio Adonis.
(S«ec. x*xi).
Fonti. Nella biblioteca Reale di Berlino trovasi un manoscritto pro-
veniente dalla raccolta Hamilton, il quale apparteneva un tempo all'antica
^bibDoteca della Novalesa. Annunciato per la prima volta da Guglielmo
Wattekbach (Neues Archiv, Vili, 329), venne qualche tempo dopo studiato
da Carlo Moller (Kirchengeschichtische Handscbriften in der Hamilton Samm-
lung, in ZdLfùr Kirchmgtsch, VI, 2, 253-56). Ne diedi estesa notizia nelle
Ricerche, p. 23 e seguenti. Il codice fu scritto probabilmente al princìpio del
secolo XI, ma può risalire benissimo al cadere del secolo x, come riconosce
anche il Wattekbach (JahresbericbU der Geschichtswiss, 1894, IV, 103-104}.
Il Martyrologium è arricchito sui margini da numerose postille, e
di queste, moltissime sono contemporanee alla composizione stessa del co-
dice, anzi provengono da una delle mani che scrìssero il codice stesso. Da
una delle postille di questo amanuense, vissuto tra il x e l'xi secolo, tolgo la
notazione, che qui contrassegnai con a, e che già pubblicai nelle Ricerche^
pp. 33-34. Come allora osservai, questa annotazione si legge alla e. 50B,
e nel Martirologio si riferisce al 21 maggio. Essa sembra desunta da una più
antica fonte, d' origine torinese. Nel Chronicon (lib. iv, fragm. xxiiii) e' è un
evidente riflesso di questa postilla in un brano conservatoci solamente negli
estratti posti in luce da A. Duchesne. Ma il cronista, sopprimendo il giorno,
tolse alla notazione il suo carattere genuino, che ora ci si fa manifesto dalla
postilla. Quantunque in simili cose sia sommamente arrischiato il venire
innanzi con asserzioni decise, tuttavia puossi con ragione ritenere che il
Chronicon dipenda dalla postilla del Martyrologium, e non dalla presunta
fonte di quest'ultimo, intomo alla quale nulla sappiamo. Diedi il facsimile
di questa postilla in una delle tavole che servono di illustrazione alle Ricerche,
Sotto p trascrissi una seconda e più lunga postilla, della quale pure diedi
il facsimile in altra fra le tavole unite alle Ricerche. Ivi pubblicai (p. 35} la
postilla, classificandola (cf. pp. 52-53) secondo le sue particolarità paleografiche.
Essa è probabilmente alquanto posteriore alla postilla riguardante la traslazione
di san Secondo; non è tuttavia da trasportarsi al di qua del principio del
secolo XI. Possiamo attribuirla appunto a questa età, o anche farla risalire
alla fine del x secolo, senza che le ragioni della paleografia vengano lese.
Un sunto, non del tutto esatto, ne diede C. Moller, op. cit. p. 256.
MONUMENTA N OVALI C lENS lA
Nel preambolo all'Offic
(eremo alla Vita, faccUmo i
uro (p. j;;), e parimenti io quello che
^□no di una antichissima Vita di sani' Eldrado
icrìtta in versi ottonari, di cui si è pur testé (pp. 173-71) fatto cenno sotto
Vita rhythmica. Dalla medesima biografia in ottonari dipende anche
questo aneddoto, e lo si può vedere, non solo dal latto che molti di tali
sono qui integralmente riferiti, ma anche da ciò che in alcuni luoglii, dove
lo stile sembra prosastico, basta il confronto coi brani corrispondenti della
Vita, per conoscere che la prosa è la riduzione di un testo
faceti anenzione al racconto dell' orìgine del santo.
Merita di essere notato (cf. p, )}2), che due frasi del presente aneddoto
hanno maggiore armonia coirO fficiu m, che non colla Vit
di questi passi è quello sui cinquecento monaci, di cui sant' Eldrado divenne
abbate (Off, iecL 11, p. 557, rr. 4-5) (0, e il secondo si trova nelle pareli
« ad cuius sacrum tumulum sacrum videtur miraculura* (Off. i Ad benedi'
« ctionem ■, antifona verso la fine della parte « Ad Matutinas i, p. )6l,
vale a dire verso la (ine dell' O f f i e i u m : « Ad abbatis sepulcrum nobilis
<t Beati virtus exuberat »). Aniì pare cbe a questi due passi con sufBcìeote
probabilità debba aggiungersi anche (juest' altro: n vitara ducens celibem
NeirOffìcium, nell'ultima antifona «Ad Vesperas », leggiamo: ■ excmplo
' vit; cflitis [eornggaii c;libis] per virtutum suffragi um a (p. {5;, rr. )-4).
o) Ipso die ('' Taurini (■' civitate, translatio sancti Secundi mar*
tyrìs infra civitate, qui fuit dus Thebeorum legioais, facta 3 domno
Willhelmo episcopo, anno tncamationis dominicae .Dcccc"vi".0ì
(a) Carr. da Tanrinis
CO La Vita al S ) (p- ^84) si
limita a riprodurre la i lectìo vi »
(p. }5g) dove è detto che Amblulfo
era abbate di cinquecento monaci, ma
di Eldrado tace. Al S 1 1 (p. jKS) dice
bensì che sant' Eldrado «teneva la
« cura di cinquecento monaci », ma
adoperava una frase diversa da quella
detrOfficium, lecL n (p. jj?) e
della nota presente (cf. p. {ja).
(1) li maggio
(}) Mi piace citare qui le Orazioni
riguardanti san Secondo, che il Meyra-
MEJio (PedtmoHlium sacrum in Man.
hisl. fair., Script. IV, liSi) desume
da un Messale membranaceo Nova-
liciense, passato a' suoi tempi in pro-
prietà di E. De Levis. Q^iantunque
in generale non possa esser molta la
nostra fiducia nei documenti riferii!
dal Meyranesio, tuttavia in questo
caso credo che la sua testimoniaiut
sì possa accettare per buona, menoe
egli poco prima (coli. ijSt-Sz) rife-
risce esattamente 1' estratto testi ri-
ferito 1 ipso die Taurini &c »,
ad ogni modo la prima delle O»-
lioni riferite dal Meyraneaio: ■ Di,
n qu^umus, omnipotens Deus, ot qui
a beali Secundi martyris tui sollenuùl
1 colimus, eius precibus glorìoa
■ cunctis erroribus, seu periculis abM-
■ luti, aetemae vitae partìcipes effid
a mereamur. Per Dominum &c.
Non è necessario allo scopo nostro
riferire quanto segue.
mi. VITAE ABBATUM. 375
P) Novalidi, [in] <•) monasterìo. depositio beati Helderadì (^)
abbads. hic vir egregius ex Gallicana provinda fuit (^) indi-
gena (^. spreta quoque <*> pompa mundi» et relicds rebus pa-
tris, facto ex bis oratorio in honore beati Petri apostolorum
principisi poene post circuiens totum mundum, flagranti de-
siderio sequi vestigia probadssimorum monachorum. ad ul-
timum vero (0 venit Novalicium, quo vitam ducens cplibeni, et
huius rei grada factus est monachorum ferme quingentorum op-
dmus pater, quibus autem pervigili cura instans per .xxx^. an-
nos, deposita camis si^rcina, liber ad astra volat, ad cuius sa-
crum tumulum sacrum videtur miraculum. infirmus quisque
dum ingreditur, facta oradone» domum sanus reverdtur. ecce
enim bis exuberat beneficiis^ qui Christo nihil carius habuit.
m.
Vita soluto sermone scripta.
(Smc. »i).
Il testo della Vita di sant' Eldrado, che qui riproduco, è desunto dalla
edizione principe» che ne fu fatta negli Acta Sawtorum, Marti! II, 378 sgg.,
Antuerpiae, apud I. Meursium, 1668, per cura dei BoUandisti, ai quali il testo
venne comunicato nel 1654 dal p. Giovanni Giacomo Turinetti, rettore del
collegio dei gesuiti di Torino. Di qui fu riprodotta nella edizione veneta,
a. 173 Si Mart. II (nella riproduzione si conservò quasi inalterata la disposi-
zione delle pagine), e nella edizione parigina, Mart. II, 328 sgg., del 1865.
Passò anche nei Mon, bisL pair,, Script. Ili, 173 sgg.; a. 1848.
Pur troppo gli attuali BoUandisti non posseggono il manoscritto del Tu-
rinetti, come mi fu dai medesimi gentilmente comunicato. Per cagion mia,
essi ebbero anche la bontà di fare le necessarie ricerche presso la biblioteca
Regia di Bruxelles alla quale passarono le carte spettanti ali* antico archivio
dd BoUandisti, spettanti cioè ali* epoca anteriore alla soppressione Napo-
leonica; rasL neppure colà si trovò cosa alcuna.
(a) Parola aggiunta, eom$ pan, postiriormtntt, (b) La steonda t fu in a$UUo
ratchiata, ma la forma colla e fra d ed r può esser t difesa (cf. Cbron, Uh, I, capo uU
timo), (e) Parola aggiunta di prima mano nelV interlinea, forse in sostitu:iione di altra
parola raschiata. Porse l'amanuense avea scritto proTintia geindina , e poi corresse ag'
giungendo foìl, raschiando %t, e aggiungendo questa stessa sillaba tra di # na Anche
nella sillaba in sembra di doversi riconoscere qualche ritocco, (d) Veggasi la nota
precedente, (e) Parola aggiunta di prima mano, (f) Parola aggiunta, forse di prima
mano, ma con inchiostro più oscuro ; può attribuirsi a quello stesso scriba che aggiunse
in tra Noralidi e monasterio
jyfi MONUMENTA NOVALICIENSIA
1
Nessun ìndiiio mi fii daio di rinvenire sul codice, O sai codìd di coi
si servi il Turinetti. Mi trovai quindi costretta al testo oTigioak dei BoUio-
disti, che rafiromai, per le partì clie a ciò si prestavano, catl* Of nciun Ji
sant' Etdrado. Per la presente edizione mi giovai ili quilcbc congetturi dei
BoUtndisti stessi, a dei posteriori editorL Poco per fermo, ma pur quildit
cosa, tentai anch' io di fare su questo campo.
Della coiD posizione di questo opuscolo parlò eoo assconateiu il Bed»-
mann ('), avviando aJ aaa fondata ricerca in proposito, se non proptio ter'
minando ogni discussione. È estranea al mìo scopo U trati^izione della qo»
siione in tutta la sua estensione. Il ^ 2, 11 ;, il 4 e in parte il %, del capo ì,
sono scritti in ottonari, o almeno gli ottonari in essi predominano. Qjtaà
paragrafi costituiscono la parte essenziale della biografia del santo, e dipendoM
manifestamente da quella fonte misteriosa, da quella V i ta ritmici, che (tifr <
come si è detto, p. ;;}) il Bethmann cercò, non senza buon sncecsw^ li j
restituire in qualche parte.
Con ragione il Bethmaan trova qualche ottonario, sparso in maggiore oin
minor numero, anche nei SS 7-10. Ma parmi che non sia proprio esatto dicrad»
che i paragrafi susseguenti sono privi di otlonarì. Avrebbe parlato con HM^ '
giore precisione, se avesse asserito che ivi gli ottonari sono del tutto r«ri. Sei ;
S II (p. )SS, rr.3S-:9) leggiamo: « miitantur per officias. E ancora (p !^ '
rr. ji-ja): «ia Taurinensium panibus eioria est discordia... si lateoEcman |
npoterat». 1 SS ^^•'h ^°^^ ' parola del concilio di «Veraria» (Verruaf)*
della donna aniieg.ita e; risorta, sembrano scrini in istile diverso, e delle lormc
metriche, che spesseggiano nei paragrafi precedenti, c'è ivi appena qualche
traccia ; cf. p. jRg, rr. 1910: « ad huius ergo eximii », e p. 390, r. i j : i iniì-
« tatù; (es) vestigia ». Qualche cosa possiamo trovare nel S >4 (p. >9i. r. i'V
n cocpcrunt Dominum glorificare et beaiissimum Heldradutn exorarc »), ma
sì tratta di armonica disposizione dì alcune parole, si tratta poco più che Ji
una assonanza. Ciò può forse ripetersi del § ij. Nel capo ni, i SS '^"''
non presentano proprio nulla, che faccia al caso nostro. Nel S 19 (p. W,
rr. 17-28) possiamo avvertire il ricordo metrico in : « nec lecto volvi poterai,
« nisi alieno fruerclur auxiilo 0. Questo ricordo ritmico ci si fa innanzi nel S -4
dove abbiamo anche un ottonario (p. {94, r. {) : « prcces elfudit piissimas ». Si
possono considerare nel S 2} (p. 39^. rr. 4*6) come quattro ottonari, segueotiii
r uno r altro, i versi seguenti : « videntes quod acciderai miserabile monsirum
B illud [chi monstr, i. miser.] iniqua peste gravidum torvu vulto prae intrin-
Bseco». Nel 5 24 (P- ì96. rr. 30-}!) degni di nou sono particolarmente i
quattro seguenti versi rimati, che sono versi più o meno esatti ; a gaudebat stali-
odus de clandestina actione panilo posi(acriier)ferÌendus ex divina ultìaoei.
Si hanno pure alcune caJenie ritmiche nel S26, e cioè (p. 398, rr. 14-15); •***"
acurre nobis mìseris in supremo vitae (fine) positìsa, e ancora (p.}98,n.lt-l7):
{]) Man. Gcrm. IìììL, Script. VII, 73.
mi. VITAE ABBATUM. 377
«aura gratissima datur aerìs serenitas reformatur tempestas valida seda-
« tur mare inquietum pacatur ».
Da questo £itto, non azzardo tuttavia dedurre conclusioni molto precise,
giacché è cosa facilissima il metter insieme versi di tal fatta, che si possono
comporre quasi colla stessa facilità con cui si trascrivono da fonti preesistenti*
I Bollandisti attribuiscono questa Vita al cronista, e credono che questo
alluda (lib. ui, cap. 31, al fine) alla medesima', dove, avendo nominato El*
drado, continua: a huius itaque patris vitam nostris temporibus quantum-
« cumque es suis miraculis atque virtutibus coUigere potuimus, tam vitia,
« quam auditis lecdsve, quibus per eum Dominus operare dignatus est, de*
« votissime in eius laudibus simul scrìbere curavimus ». Anche il Bethmann
dedusse da queste parole che il cronista compilò una biografia di Eldrado.
Si può chiedere se questa deduzione sia del tutto certa, essendo naturale il
sospetto che egli forse voglia significare soltanto che di Eldrado si occupò
nel Cbronicon stesso, tessendone la vita e narrandone i miracoli nei primi
capi del libro iv e in qualche capo del i libro. La frase « nostris tempo*
« ribus » sembra dar ragione ai Bollandisti ed al Bethmann, poiché essa, nello
stile del cronista, vale «e ai miei tempi, negli anni della mia gioventù », e
quindi sembra che il cronista distingua 1* opera sua presente dalla Vita. La
Vita di sant' Eldrado sarebbe stata dunque scritta dal cronista molto tempo
prima che il Chronicon. Anche ammesso tutto questo, non rimane escluso
che nel Chronicon e particolarmente nei primi capi del iv libro, quella Vita
venisse riprodotta.
II Bethmann crede di poter asserire che i paragrafi della Vita composti
preponderantemente di ottonari trattano delle medesime materie discorse nel
Cbronicon. E pone nel seguente modo in raffronto la Vita col Chronicon:
Vita 8§ 3-5 corrispondenza col Chron. lib. rv, cap. i.
• g 4 • • Chron, lib. !▼, cap. 2.
t ^ 7 • • Chron. lib. i, cap. I3.
• g 8 • • Chron, lib. rv, cap. 15.
• g 9 • • Chron, lib. ir, capp. 9, 17.
• g IO ■ • Chron, lib. !▼, cap. 13.
Conviene determinare con qualche maggiore precisione la relazione tra
1 due testi. Infatti mi pare che la relazione sia piuttosto apparente che reale,
in quanto che non si può dimostrare fra i due racconti una conformità tale
che superi quella non eviubile mai quando si tratta di due biografie di un
medesimo personaggio. Bisogna anzi tutto osservare, che dei passi del
Chronicon citati dal Bethmann, uno solo ci è pervenuto integro (lib i, cap. la),
mentre per gli altri dobbiamo accontentarci o dell'indice, o dei frammenti
che si è cercato di mettere insieme, spigolando presso quegli autori che vi-
dero il manoscritto del Chronicon in migliori condizioni, che oggi non sia.
La didascalia del cap. i del lib. iv è così generica, che non se ne può
ricavare nulla di concludente, poiché vi si parla vagamente dell'orìgine e della
MoHMmtnta Novaiiaemsia, 24*
378
MONUMENTA NO V A L I CIENS I A
viia del Santo. Più evidente è la corrispondenza del S 4 col li''- i^t cap. Il
poiché in ambedue i luoghi era parola della donazione di Pagno fatu i
Lotario. Stretta £ la relazione tra il ^ 7 delia Vita e il lib. [, cap. ultimo, di
Chronicon. Ma, se ben vedo, quantunque sia innegabile la corrispondeiua 4
qualche (rase, che nelle due fonti si ripete integralmente, tuttavìa noe
relazione perfetta tra i due passi, poiché m quest' ultima sì trovano varie a
tizie, che mancano nel priroi}. Qui, p. e-, U descriiioDe dei luoghi i t,
più ampia, e si ricorda n Aguzana fluvium n, che coti manca. Olire s ci6,
il racconto rimettente 1' erezione della cliìesa e delie celle, ^onde provenne
il nome di o Monasterium n, non f fatto in modo identico, così nel Chronicen,
come nella Vita, poiché mentre qui vien detto che il nome di ■ Moni-
li sterìum » venne tosto dato dai monaci al compksso degli editici, appena
gli ebbero costrutti, là si afferma sohanio che al tempo del croniita <[uel
nome era in uso; anzi sì la^icia intravvedere che al cronista sembrava che
quel nome potesse anche essere di origine non molto antica. Concludendo,
c'è motivo » credere che questo passo della Vita non sia parallelo, ma di-
penda da quello del Chrùnkon, e sia aJ esso di non poco posteriore. OsseH
poi che questo § 7 non contiene alcun verso, né ottonario, né di altra faH
Secondo il titolo del lib. iv, cap. i;, sant'EIdrado restituì 1' u
lingua ad un muto, e il miracolo fu operato 0 coram mullis h,
verso è il caso descrino dal § 8 della Vita.
Il Bethmann paragona il 5 9 (donna che ricuperò il latte perduto; gol
gione delle bestie) coi capp. 9 e 17 del lib. iv. Nel lìb, iv, cap. 9 del Ch
nicon sì parla di u buoi 0 e n cavalli », che il santo liberb e Ubera dalle malata
e qui ci dev' essere conformità d'argomento colla Vita, nella quale penili
si discorre di upecudcSD, locché richiama all' Offici um, verso ta fine,
lib, tv, cap. 17 era parola di una donna risanata in Asti, da non si sa qg
malattia; nessuna relazione col fatto della restituzione del latte.
Corrisponde t'argomemo del $ 10 della Vita col lib. iv, cap. tj 1
ChroHko».
Nel Chroiticon, liti, v, cap. 4;, è fatta parola del miracolo della llbe
zione da un serpente, che si incontra narrato nel ^ aj della Vita; nu t
i due racconti, se e' è una qualche somiglianza sostanziale, si incontrtao I
tavia differenze non trascurabili.
Aggiungo poi che il Bethmann poteva raffrontare la fine del $ 8 4
lib, IV, cap. II. Tuttavia neppure da questo raffronto si possono modlfic
i risultati ai quali conducono le altre corrispondenze,
E questi risultati sì possono enunciare cosi : che ci sono beni) ala
punti d'accordo tra Ìl Chronicon e la Vita, ma in assai maggior n
sono i punti di vicendevole disaccordo. Contro a questa opinione si potri
bero allegare gli ottonari sulla morte e sul seppellimento di sant' Eldrado H
riti dal Bethmann e da lui inserti nel Chronicou liib. n', cap. 7), sulla ieàti
Rochex («pater sanctus Eldradus exbaiat animam&c»), se potessimo n
^
mi. VITAE ABBATUW
ceni che essi dipendono proprio dal ChranicoH, e non piuttosto dall' Offi-
cium(0. Trovandoci in quesio dubbio, l'argomento perde di sua efficacia.
Il Terraneo {A<Ui. illuslr, I, 6j) pensava che la Vita sia stata compi-
lata sulla base del Cbronican II Betumakn («p. c\t. pp. 7!-74, nota) credette
invece che il cronista avesse compilata, in ottonari, una biografia dei santo,
e che il biografo nostro, per la cotnpilaiione a noi pervenuta, siasi giovata
di questa biografìa in ottonari.
Secondo le noilre ricerche, la Vita è posteriore al Chronkon, da cui
in molte cose si scosta, ma pur in qualche pane ne dipende; ma dipende an-
cora da altre fonti, tra le quali c'è quella biografia poetica, alla quale accenna
giustamente il Bethmann. Ma non saprei con quanta certezza potessimo poi
attribuire al cronista la Vita scrìtta in ottonari. Infatti, che una vita di san-
t' Eldrado pree^istesse a lui, & lecito desumerlo dalle stesse parole (lib. iii,
cap. 31) di lui, il qu.ile dice di aver narrato le cose vedute, udite,
lette. Anche altrove (lib. ti, cap. 3) il cronista dichiara di aver lette le gesta
di san t' Eidra do. P116 quindi ammettersi l'ipotesi che la Vita poetica sia
anteriore anche al cronista, e che a questo abbia servito per i suoi lavori
dì compilazione (').
Ho accennato (p. 37S) alla relazione di dipendeiua, che, per ragioni di
contenuto, mi sembra probabile rispetto al S 7 della Vita (pp. )86-87) raf-
frontata col ChTOnkon, lib. i, cap. ultimo. La vicinanza dei due testi si ri-
scontra anche in alcune frasi, siccome ho in qualche modo indicalo poco fa.
Di àò reco ora esplicitamente la prova. Scrive il Oiranicon : u vallis ìpsa ve-
ti na ciò nibus et pìscacionibus apta, sed a serpentìbus oppido infesta». Eia
Vita: Bvallis siquidem ìlla captionibus venationum apla, piscatione omnino
a Opulentissima, sed serpentìbus oppido erat referta. quorum infestationera
■ praedicti fratres fcrre non valentes. . . ». Poco dopo, il Cbroiiicon: « in
■ loco quodam modicum cavato»; e la Vita: "in loco modicum cavato».
11 biografo pone fine alla narrazione (p. jSj), recando alcuni ottonari: <i obe-
■ diunt serpente; hominìa&c., che egli deduceva, se non m'inganno, da
quella Vita poetica, di cui parlammo.
(t) Qui tuttavia non li tratta d'altro
che dei versi medesimi di cui si com-
pongono! responaort dell' Off icium,
cui il passo appartiene. 11 Beth-
KANK (op, cit. p, 74) aveva giusta-
mente notato che nel brano riferito dal
Roches, nella serie degli .
e sponsor!,
tveva de-
altri
i della
3 di
quelli dei responsori. Il testo del-
l'Off i cium, quale ora ci sta di-
nanzi, dimostra l'esattezza dell' osser-
vaiione fatta dall' erudito tedesco, e
prova che veramente ì versi di tal
natura appartenevano :
dai quali il Rochex gì
(2) Da quanto si è detto nel preato-
bolo all'Officio (pp. 3 52-5 j) e alla
postilla apposta al Martyrologium
Adoais (p. 374} apparisce che la
Vita scritta in ottonari è anteriore a
quelle due fonti. Siccome la postilla
sembra della fine del x secolo o del
principio dell' xi, così qui avremmo
una nuova difBcohà ad accettare la
ipotesi del Bethmann.
Non è neccssarìi, per la noitn indigioe, una disamina pi(i approfoo^u
della presente questione. Vuoisi piuttosto vedere se tutta la Vita pgù es-
sere attribuita al medesimo compilatore, e a qual tempo possa questo nsse
vissuto. £ una questione che, pur legandosi a quelle lesiè siudiite, fatai
tutta vi a considerare a at.
A primo aspetto sembra che la risposta non dovrebbe esser duUia,
giacché il capo i termina con una frase di chiusura, e con a amcD ■, quia
che l'autore 9Ì congedi dal lettore. Tuttavia questa conclusione, quioilosl
esaminino minutanietite le diverse parti dell' opuscolo, non sembra coti sicurt,
siccome sul principio apparisce. Le parole che danno cominciamento al ca>
pitolo 11 : e Dccursa utcumque beatissimi Heldradi vita &c. > sodo poaK B
colla intensione di legare intimamente quel capitolo con quello che lo piv
cede, e allribuire l'uno e l'altro al medesimo autore.
La dissomiglianza di stile che può avvenirsi tra capitolo e caphoto^ t
che Ila la sua radice nei versi ottonari preesistenti al biografo, non ha h
questo caso alcun valore, poichÈ essa si sarebbe manifestata egualninne HM
se l'opuscolo fosse stato scritto da una sola mino, quanto se provenisM di fil
persone Di 11 dunque non possiamo dedurre argomento di sorta prò B ooom
]' ipotesi della unicìiì d' autore. In favore di questa ipotesi si può Inrcce ad-
durre una prova dedotta dalla somiglianta delle frasi, colle quali vedlaoio ìa
diversi paragrafi giustificata l'opera stessa, la materia e il moda di tua ceti»-
posiiione. Nel prologo (p. jSi, rr. 7-8), l'autore dice che nsrrerl qosnto
o veridica narratione, sub te stifi catione fidei et christianitatis, didicimuss. Al
S 6, cioè al principio del cap. 11 (p. jfi6, r. 14), ripete che noterà nel sao
libro quanto apprese «relatione digna n; e prosegue spiegando con eecejàvi
diffusione il suo pensiero. Al principio del cap. ni (5 16, p, J91, rr. i8-i9)Éi
rispetto ai miracoli questa promessa; «quae eum indubitanter fecisse scimns,
« nullo modo occultamus ■; e al 5 >7 (P' Ì9^< r. ti) inculca che egli racconti
quanto « memoriae nostrae occurrit n, e fa parola del concilio di Aiguebelie.
Al S 2j {p. 595, rr. 25-26) dichiara di essersi limitato a tener conto di quelle
cose soltai
«potuerunt deieri ».
Tutte queste dichiarazi'
nista (lib. .11, cap-jOsies:
avvenuti ai suoi tempi (qi
e di avere viste, udite
novitate temporura per 31
nifesta, antiquitate a
i hanno qtialche attinenza con quelle che il ero-
ha fatto, dove dice di voler narrare i miracoli
ito significato parmi che abbia sostaruialmeDK
temporibus, quantumcumque ex suis miraculis...*)^
lette le cose che egli racconterà. Forse le ripeti»
dichiaraiioni del biografo :
protesta del cronista. È naturale in un rim;
largare la narrazione, anche dove si tratta di
Non vedo quindi alcun motivo per consi
di piii parti, vale a dire, su
fatte alcune appendici di i
che li estensione da lui data alla sucdnta
leggiaiore la preoccupaiioae £ al-
3se esterne alla sostanza del &tta
;rareb Vita, siccom.
di un nucleo, al quale
Volendo investigare diligeateiBeiiK 1
mi. VITAE ABBATUM. 381
le tnccie dell* impronta penonale, che si possono rìscontrare nel testo, forse
potremmo sentir nascere dentro di noi un dubbio sulla unicità dell' autore pen-
sando a quello che leggiamo intomo al concilio di Aiguebelle, del quale il bio-
grafo dice che avvenne a sua memoria. Ma siccome siamo affatto all'oscuro
intomo all'epoca di quel concilio, così anche per questo rispetto non possiamo
giungere ad alcuna sicura conseguenza, né possiamo trovare alcuna obbiezione
seria per negare il testo della Vita ad un contemporaneo di quel concilio.
Accettando pertanto la Vita, così come noi l'abbiamo, non possiamo
avere esitazione sull' epoca, cui attribuirla. Già 1 Bollandisti avevano rica-
vato dal S 25, che la Vita è posteriore alla presa di Gerusalemme, e al
ritorno dei Crociati. Gemsalemme fu conquistata il 15 luglio 1099. ^^^~
l'ultimo paragrafo si parla di Guglielmo abbate di Breme, il quale visse al
principio del secolo xn. A lui si accenna come a persona già morta. Non ci
inganniamo adunque attribuendo questa Vita alla metà incirca del secolo xii.
« Mi pare che a questa relativa modernità dell'opuscolo induca anche un
passo del $ 6, nel quale, con frase aliena affatto dallo stile del cronista, il bio-
grafo lamenta che « vastatione gentilium et inenia scriptorum » siasi perduta
la memoria dei miracoli del Santo. Nelle parole «e vastatione gentilium » pro-
babilmente dobbiamo vedere nuli' altro che la ripetizione del lamento fatto
(lib. II, cap. 3) dal cronista, quando si lagna che i Saraceni abbiano profa-
nato il monastero, e contribuito alla dispersione dei libri.
Nel preambolo all'Officio abbiamo già detto che è conveniente con-
siderare questo antico monumento liturgico come una delle principali, anzi
addirittura quale principale fonte della presente Vita, in cui sono state intro-
dotte le « lezioni » della officiatura. Ora faccio osservare come dalla fine della
«lezione » ottava sono state desunte le prime linee del § 4 della Vita, sino a:
e ... et munerabat sepius ». Segue in prosa : « inter cuius permaxima mu-
c nera » &c. Qui il distacco tra quanto precede e quanto segue è evidente,
non soltanto per la diversità dello stile (poetico e pibsastico), ma altresì per
il contatto fra le due parti: è un puro e semplice contatto e non un nesso
intimo e saldo. Né voglio passare sotto silenzio che al principio del $ 3 la
Vita dice: «vigeret, et in ofiìciis religio », storpiando l'ottonario, che tro-
viamo regolarmente nell'Officium (lectio v), in questa forma: «vigeret
e et religio ». In questi e altri simili raffronti sta la miglior prova per cre-
dere che il compilatore della Vita abbia avuto sott'occhio 1' Officio e lo
abbia usato come fonte. Resta affatto esclusa l' ipotesi inversa, e non é nem-
meno, per questo rispetto, ammissibile una fonte comune.
Da ciò tuttavia non devesi proprio dedurre che il testo preciso del-
l'Officio attuale, e non piuttosto un altro testo più antico abbia servito al
compilatore della Vita. Abbiamo in addietro esternato timidamente 1* ipo-
tesi della esistenza di una nona « lezione » nel testo più antico dell' Officio.
Ma naturabnente l'autore della Vita ebbe sott'occhio altre fonti. Par-
lando testé dell'epoca in cui essa fu scritta, ebbi occasione di notare, come vi
sì riconosca l' influsso del Chmiicon Né meno sicura t l'csìstcOM di »l(uae
narraiioai Ìq oitonarì, estranei airOfficio, nella sua coodiiiotic preumt,
come abbiamo or ora(p. 379) accennato, studiando egualmente le rclixìonlfritl
Chronicaa e la Vita, Qui faccio notare gli ottonari del $ j, quelli eh* i
leggono verso la fine del S 7. e quelli dei JS 8-11. Ivi non e' 6 dipendcDij
alcuna dall'Officio. 1 versi del 5 7 s'incontrano, per 1' argomcoM un*
tato, col primo inno dell' Officio e col nono responsorio, ma la soniigiianu
Don va più in 11. Ciò ripetasi per i versi del ^ io, raffrontati col respaoMris
dedmo. Nei SSii-iadella Vita si riconoscono appena alcune tracci* dì voi
Qjianto al metodo di pubblicazione, lio a dire ben poco. Sulle cene-
aloni al testo, dissi a sufficienza al principio di questo preambolo. Ag^ungo
ora di avere mantenuti I nunierì dei paragrafi e delie pagine della edirìoDt
principe dei BoUandisti, che corrispondono affatto a quelli della edizione ve-
neziana. Perchè i versi si distinguessero senza difficoltà, li separai viccnJe-
volmeote e dal testo prosastico con uno spazio bianco, dove l' esìsteou lo»
mi pareva meno dubbia: ma talvolta il lettore dovrà indovinare il VKttO.Pa^
piato da qualche inopportuna trasposizione, o da qualche parola intniu. I dlt
toDghi ae, oe, sono degli antichi editori, che non sempre li posero a àawK.
VITA
A R. P. IOANME lACOBO TUBINETTO
EX MSS. ESUTA
Prologus,
I. Ad laudem etgloriam Dei et salvatoris nostri lesu Christi, S
qui vult omnes homines salvos fieri, et ad cognitìonem verititis
venire, quae de beato Heldrado veridica narratione, sub testi6-
catione fidei et clinstianitatls, didicimus, referre non formidi-
mus. quamvis enim peccatorum multitudine grav.ati, a sanerò-
rum meritis et conversaiione peregrini longeque abiecti vivamus, »
in spe tamen gloriae filioruni Dei, de resurrectione otnnis carais
nullatenus dubitantes, per puritateni et confessionem delìctorum
ad eorum quandoque consortium nos perventuros speramus. et
quia Scriptura Divina nos instruit, dicens: a consiUum <*> regis
« abscondere bonum est, opera autem Dei propalare optimum '(
« est et salutare a (0, nostrae saluti pericutosum metuimus, si ei
(.) Eiix,. conciUum
mi. VITAE ABBATUM. 383
Dei opera, quae a fìdelibus per beatum Heldradum mirabìliter
patrata comperìmus, litteris mandare non curemus.
Caput I. Vitae totìus periodus.
2. Igitur beatus Heldradus ex Gallicana patria, quae didtur
Provincia, non infimìs parentìbus ortus, et, ut certuni dica-
tur, Amboliacensis oppidi, Àlpinis montibus undìque septi, mu-
niceps et indìgena fuit: nobilis quidem genere, sed nobilior
animi virtute. solet ergo evenire ut nobilitas generis pariat igno-
bilitatem mentis; at non ita in Heldrado viro sancto extitit, qui,
mundi mutatis phaleramentis, deposito generositatis cothurno,
quanto clarius in seculo vixerat, tanto viiius abiectiusque Christo
adhaerere cupiens, summi Regis paupertate ditatus, ipse pauper prò
Christo efFectus, seipsum pauperibus conformabat. adhuc itaque
sub laicali habitu Chrìsti militem contefgens, eodem in vico, ex p-333b
quo carnis decussatam duxerat orìginem, ecclesiam beati Petri
mentis dicatam construxit, ac nonnulla prò susceptione hospi-
tum peregit habitacula. composuit vero pulcherrimum ibidem
virìdarium, ex quo cuncti venientes habere possent edulium. sed
dum, crebrescentibus curìs, alia prò aliis cogitare compelleretur,
non modicam a parentibus relictam sibi substantiam, pardm ec-
clesìis, partim edam pauperibus distribuere curavit. qua pau-
perum Christi sinubus recepta, illius aevi nexibus, quibus ea
aetas flammis iuvenilibus dedita implicarì solet, absolutus et liber,
ab huius mundi naufragio nudus evasit.
3. Oculis siquidem mentis circumcirca prospiciens, infra di-
gnissimum suae cogitationis sacrarium sagacius perquirens, si-
cubi locum in venire potuisset dignum, quo monachorum re-
gula arctiorque custodia vigeret, et in officiis religio maneret
soUicitior, circumiensque Galliam atque sibi domesticam pera-
gravit Provinciam. translatus Aquitanias, devenit ad Hispa-
nias. inde lapsus, regressus est Italiam, ubi multorum rela-
tione didicit praecipuum inesse coenobium, ex antiquo voca-
bulo vocatum Novalitium, eo quod novae lucis primordia et
384
MONUMENTA N O V A L 1 C I EN S I A
sanctitads exordia ibi esorta noscantur esse et fiindata, nnoi
Amblulfus <*} pervigili et solerti (liscipiin<ì regebai. sub niìut
venerando moderamtne quìngentoruro monacborum Domino
dignissitna niiUtabant agmina. adventu denique huius sanccs-
simi, idem rector praelibati coenobìi, Spiriius Sancii docente in- }
stinctu, dignanter ab eo suscipi rogiiavit, dignius etiam quam
postulavi! susceptus esL proinde susceptus, infraque cliustn
monasterii detemus, quae monachis digna et eorum studiis apca
sunt, omni adnisu colligens, et, ut prudeniissima apis, intra sui
cordis alvearia optima quiieque recondens, brevi reguiariter edoctus, IO
quidquid sancii Benedicti Regula, Columbani edicta, Basilii soripta
continent, pracpeti volatu studiosissime penetravit.
4. Eodem ergo tempore Lotbarius rei nomine, ex Caroli
progenie, fìnes regni Italici, gubernabac eximie, in armis vaiie
sn'cnuus, intentusque bonis operibus et eleemosynas agebai 1;
frequentissimas; qui praedìctum coenobium sanctitate praeci-
puum Uanorabac attentìus et munerabai saepius. inter cuius per-
maxìma munera est locus prope montes, ab incolis Italiae Pa-
gnus dicius ex nomine, quem ob insigne regium virtutis prì^
gium largitus est praedicto coenobio Novalitio, quo trecenti
monacborum numerus, religione praecbrus, assiduis Cbrìsto
caba: studiis. decedente siquidem vita Amblulfo'*', venerando
store, consensu omnium, Hugo, Caroli Magni filius, suprema
sede constituitur, qui nobilitatcm generis nobilioribus sublimai
mentis, quamdiu bumanis rebus interfuit, verbis aique operibus
biectos digne docuit. sed defuncto Hugone, una omnium v
monachi praedìctum Heldradum in abbatem suuni constituuni.
satus autem verbis renuit, exhoriatus exemplis restitit, vi
tractus consensii. sciebat enim una eademque abiectioue digni
invitatum diu resistentem, et non invitatum sese ingerentem.
5, Adepto ergo venerabili moderaraine regiminis, quis i
quantus extiterat et nostra succumbit facundia, et virtutum f
queniia vires ad enarrandum humanas exsuperat. erat 1
(a) Edh. Ambulfui (b) Edii. Ambulfa
un. VITAE ABBATUM.
J8j
jpalentia vìrtutuni clarus, sapientiae affiuentia compertus, exu-
lerantii bcnigniiatis refertus, studiosi ingenii floribus ornatus,
rosea castimouiae vigilanda tutus, et, ut generaliter dictum sit,
)uot dierum spatiìs vixii, tot charìsmaium privilegiis vitam or-
navit. babeni siquìdcm hoc sancii propriutn, ut adbuc carnea
gravcdini: oppressi, iara praelibare, ianique gustare ìncipiant,
ijuae ve! qualia gaudia recepturi sint post funera. nam quarto
1Ì£ antequam lutea linquens habiiacuU, lìber volaret ad]ae-
heta, alacri vultu et placido mentis ìntuìiu, convocatis ad se
iiscipulorum cunctis.quos Christi servitio dignanter mancipaverat,
iacris exetuplis docuerat, sanctioribus oracuUs ad meliora speranda
tstulerat, eiiam sui in presentia digna supplicationc astantibus, se
ìndicat resoivi. qui ''J ibi gemitus, quae lacrymae, quotque suspiria
ab eo Christo effusae sum, quatenus sinistrum derelìnquens iter,
dextnim, quo clecti ad bravium supernae vocatìonis duccndi sunt,
gbsque offendiculo leneret; et ne pars maligna, invidìae facìbus
accens.1, tarditates aliquas praeteadere, retiaque suae malignitatis
pedibus post Doraìnum currentibus opponere quivisset. extor-
qaebat cnitn aiTcctus intcrioris bominis lacrj-mas, quas violentia
I dilectionis ex intimis praecordiorum visceribus fundebat. ge-
mebani alumni magistrum; tristabantur de praesenti patrli di-
scessu, Cuius gloriam credebant fore eximiam. devatis deoiquc
ad cocJum oculis, quo spiritus sempcr intenius fuerat, et pa-
iTumper resumpiis viribus, viaticum dominicae communionis
^xpcrìit digniusquc suscepìt, ac sic Inter disctpulorum manus, la-
crymas et gemitus animam Deo reddidit. vixit autem beatus
Ucldradus sub monastica disciplina annìs sepiem, praefuit autem
triginia. quos omnes Christianitatis ticulis ornavit, excellentia
saactitatis ditavit, et culmine virtutum laudabilìter cxtulit. mortuus
esc autem tertio idus martii, regnante Ludovico Lotharii filio, et se-
poltus est apud Novalìtium, suum dilectum coenobium, ubi
viget miraculis, coruscatbeneficiis, praescaisanitatibus, praesen-
tatur viriutibus, praestante domino lesu Christo, cuius honor et
gloria, virtus et excellentia vivit et regnai in secula seculorum, amen.
{*) Qui l-tJii. <Ui U««. tlil. ftlT. (Script, tu, f}6) Ci
frr A ti* i mamtri iti Ctfi %*gtunH itlUne pt( «itaitnltH di «
NoraHclentlit-
ir taf e,
ìS6
MONUMENTA N O VAL 1 C lENS I A
Caput II. Miracola in vita
ei posi mortem patrata.
6. Decursa utcumque beatissimi Heldradi vita, nibil omatiB
de miraculis ab eo patratis attigimus, tìmentes ne quod [
a nobìs diaum fuisser eius subtraheretur glorìae. nec ideo d
noris apud nos credttur esse meriti, quod miraculorum muldtu*!
dini proprium volumus condere librum. multa siquidem i
mira suor, quae aut iu iuventute, aut suscepta Chrìsti milititi
pcregit, sed vastatione gcntilium et inertia scriptorum oblÌTioml
deleta et viromm W memoria divulsa fore noscuatur. sic Dea
pauca de eìus miraculis nostrae noluit subtrahere notìciae, qtq
tenus|de minìmis dignanter patratis ampliora intellectui pale
cui vero pauca non sufficiunt, multa non proderunt. aggredi
ergo et adhibebo studium ad cxplananduniea, quae relatioDe digna,
non solum lam summo Deo coniuncius et caelestium cìvium agmi- l]
nìbus nexus peregit, verum etiam ea, quae adbuc corporeo carct
clausus, Deo iuvante laudabiliter patravit.
7. Dum igitur beatus Hcldradus viiales adhuc carperei aura
et iam Novalitium, suum dilectum coenobium, pio moderam
regeret, feriur iussisse ex suis in valle Brigantìnense, quod t
nachisapta debuissent aedifìcare habitacula. profecd itaque érm
scipuli, iussionibus magistri sanctissitnì obedientes, dicco <
lussa, vicinoque obedìentiae pede praecepta studueruat peragCFb
venicnrcs nempe ilio fratres, aptum locura habltationibus mona-
chorum invenerunt, quem ornaverunt ecclesils, construxeruni ae- Jt
dificiìs, et ex abundantia cellarum Monasterium itlum vodt^i
nint. vallis siquidem illa captionibus vcnationum apta, pìscaiìone I
omnino opulentissima, sed scrpemlbus oppido erat referta. quo>f
rum infestationem pracdicti fratres ferre non valentes, reversi si
ad patrem, quac fecerant quaeve passi fueraai renuntiantes,
ille blanda eos admonirione delenitos bhndioribusqus verbis de-
libutos, paucis dicbus secum retcntos, cocptìs iubet instare operibus,
poUicens se absque mora eos secutiirum. venerandus itaque v.
{.) Edii. vitiorum
mi. VITAE ABRATUM. 387
ad locum veniens multitudinemque seq)entium reperìens, virtute
divina eos in unum congregans, ferula, quam manu tenebat,
praeeuntem se sequi praecipiens, et in loco modìcum cavato glo-
meratim adducens, terminum» eius mentis sufiragantibus, posuit,
j ne usquam amplius exire debuissent designans. ecce res mira
et omni dignatione miranda* statuitur locus, designatur exitus,
obediunt serpentes homini, quem a Christo sdebant diligi, et
quod servus Dei promittit ore, hoc serpentes tenent opere.
8. Dum vir clarus excubias noctu servaret angelicas, qui-
j dam mutus advenerat ad eius sacra limina, petens oris col-
loquium» et linguae solvi vinculum. at eius coenobii familia
et puerì» illum fingere putantes sicque eos decipere, verbis
actum minacibus et afflictum verberibus, cum iam nihil pro-
ficiunt, extra fores proiiciunt. at ipse cuius conscientia erat
5 conscia facti, et animus inardescens cupidine loquendi, se totum
convertit ad Cbristum, et ad Sanai tumulum veniens, corde tenus
oravit, dormivit, verba recepit, et sanitari prìstinae redditus, laetus
ad propria remeavit. eodem namque tempore Ubertus quidam
nomme sìmiliter adveniens, utroque pede claudicans, patrem
3 pulsat gemidbuSy et exorat singultibus, ut sibi gressum con-
ferat et sanitatem praebeat. at vir Deo plenus, cuius mens,
dum in hoc seculo vixit, misericordiae visceribus semper redun-
davit, orantem cito respexit, et, per somnium illi apparens, sani-
tati pristinae, diutina membra infirmitate detenta, quam citius re-
; formavit. talibus siquidem beneficiis multorum infirmitatibus
saepius impensis, clarus coepit suaderi in hoc seculo, qui sole
lucidior praesidebat in coelo.
9.^ Eadem circa tempora venerat mulier quaedam, petens
auxilium ad eiusdem coenobium ; nam lactis copiam dicebat sibi
> sublatam, peccatis exigentibus et plurìmis crìminibus. quae
cum diu oraculis persisteret assiduis, visitata ab eo per somnium,
iussa est ad proprìam regredì domum. nam antequam stadium in
itinere confecisset piene, cepit se lac efFundere, et ubera tume-
scere in tantum, ut iam copia effusi lactis eius sinus imma-
l'2^-;-t: c=ri^ ;er^i^ - — •"■* lI: ;i?c^regar<ja; aeceBarii pro-
tììo-k, et is^^-jzi iz T^p^:}:l■i lor^urczi; bc-^esaie oaaahìis jj
Si :— lur-^K!! iSsi :-~zmz-iTiz, I Cri-i;ori iiiaien nmnqiizm sab-
~ih£rrr,r^ isrtcn, Lis ^z-cz^ Z-^.j izs^ids sfwritibus «
signi6c^ri: ir.zz^^i^Z'izzn. ed, ^uioivis mhcuitur per offi-
cia, in;'^'-r'=~ ncrfii ssi^irinr— i? O^nhwiends visione inaÌD-
seca, CUOCIO '-g^-^ tempore, i:ab<xi insegante saevhia, oro jO
pemicTOsa utnqiic I-^s^bris in Taurine-: si nm panibus «ora
CM iiscoriia, ut c3;:3J-j:«ue, si IircnMr non potcraz, aliena
1
mi. VITAE ABBATUM. 389
patenter raperet, nec ecclesiasdcis prò religione, nec mulieribus
parcebatur, nec pueris innocentia, nec senibus proficiebat aetas
reverenda, tantumque haec rabies excreverat, ut non solum
viatoribus extraneis molirenrar insidias, verum etiam in aflSnes
5 et concives suos eas3em exercerent insidias. potentes vero, qui
inferionim scelera reprimere debuissent, sub eisdem'nefariis pa-
riter iacebant.
12. Itaque prò bis perìculis, episcopis ceterisque religìosis
viris visum fuit condlium aggregandum, in quo per sancta de-
0 creta, ut praemissum est, impii sanctarum legum regerentur mo-
deramine, pietatis autem et iustitiae cultores imperturbatam pacem
possent agere. igitur buie concilio locus decemitur spatiosus et
amoenus, qui iuxta Padi flumen ab incolis Veraria^'^ nuncupatur.
porro homines hic^*) plurimis provinciis non tantum placuit ad-
5 vocari, sed ob Dei timorem maioremque reverentiam corpora
sanctorum ad supra diaum locum delata sunt. inter alia ergo
sanctorum corpora clarissimae famae, ad eundem locum corpus
sanctissimi deportatum est Heldradi. fama pervolat, et tan-
tum patronum adesse velociter cunctis adnuntifit. ad huius ergo
0 eximii patris sanctissimas reliquias dum omnes, qui aderant, ma-
gno conflucrent cursu, tanta super ipsius Padi pontem se multitudo
hominum ingessit, ut pons ruerit. cumque multi aquis immersi
vitam desperarent, evenit ut qua^dam mulier, quae principaliter
huius sancti ardebat amore, ipsumque sanctum Heldradum videndi
j desiderio venerat, foemineae naturae fragilitate detenta, sub vastis
aquis spiritum exhalaret. cumque filli ipsius per ripas fluvii
matrem quaererent, et sanctum Heldradum querulis ululatibus
proclamarent, vestes defunctae, quae ex rotatione undarum inor-
dinate (^) ferebantur, eminus apparuerunt.
3 13. Hanc igitur filii per quinque milliaria, usque videlicet ad
eum ^ocum] ^^\ quem indigenae Molinas (*) vocant, flentes secuti
(a) Edii, haec (b) EtUi. inordinatae (e) Cosi V edi^,. ; si comprende ehi al ms,
mancava questa parola, •
(i) Quale località corrisponda oggi vasso. Cf. sopra, p. 167, doc. Lxviiii.
a a Veraria » non è ben certo. Forse (2) Forse Molina, frazione di Mar-
si vuol significare Verrua presso Chi- corengo, a pochi chilometri da Verrua.
sunt. ibìque secundum Del voluntatem et beat! confessorìs mi'
seracioncm, matrcm |] mortuam receperuni. cumque se filìi sufm
matris cadaver sternereni, lotumque suum detrimentum saocm-
Simo deputarent Heldrado, dicebant: « o Christi confessor, Hel-
a drade, ad te pio venimus animo, ut bona confetres, mali j
« prohiberes! contraria nobts dedisse cemimus, et prò bono
e malum, prò salute, quam petebamus, mortem contulisti. bu
* cene non sunt sanctorum cootributiones ». et in amaritudimJ
vodbus cadaver matrìs levantes, ad Christi confessorem repo^
tando, sub ipso feretro, in quo saaccissimum corpus iacebai, il
proiecerunt. res miranda ! mulier de morte revixii, quae, post-
quam a reliquiis tacta (uh, salutem recepii integerrimam, et cum ]
6liis suis, ea qua venerat via, cum laetitia, ad domum suam I
remeavit. o Christi vere confessor et discipule, cuius iam mi- 1
racnlorum exhibitione imitatus es vestigia! nam stcui Ille Q
quatriduanum Lazarum foetentem reduxit ad vitam, ita et bte *
mulierem sub magnis gurgitibus diu latitautem ad virae prisdcae i
salutem restauravit ìucundam.
14. Dum quacdam mulier peregrina transiret apud burgum
Novalitii, eo die, quo sanciissimi patris Heldradi festum colebatur, 20
hospitium suscepit Novalitiae. dumque ibi ex itinere fatigata
parumper resedisset, subtularesW suae comitis consuere coepìt. at
ubi eiusdem loci honiines eani operantem viderunt, blanda voce
et admonitione illam corripere coeperunt, ut ab incepto opere
desisteret, et cum ceteris eiusdem loci sancti patris solennitatem ìj
celebraret. iUa respondit, se et sanctum ignorare et eius festi-
vìtatem non colere. quid plura? postquam se comitantis opus
peregit, ad proprium opus conversa, calceamenta sua, ut refìceret,
accepit. dum vero subulam,qua suere volebat, pugillo consmn-
geret, coeperunt ungues palmae vehememer affigi, ac tanta ìm- J"
pressione coarctari, ut iam summitates manus in citeriori yarte
tinguium instare viderentur. de quorum vulneratione sanguine
decurrente, voces in excelso coepìt emiltere, et cum magno di-
(a) Il MI. dava subculuES I BallanMiU (p. }}6 A)
mi. VITAE ABBATUM. 39I
more et timore eius, quem paullo ante audacter contempserat,
esclamare, quo viso miraculo, omnes qui ad videndam mulie-
rem confluzerant, coeperunt Dominum glorificare et beadssimum
Heldradum ezorare. concilio autem communicato, quid de ea
f facere deberent, ad ecclesiam beati Heldradi, quae non multum
aberat, illam detulerunt, et ut eius misereretur, omnes aequa-
litcr lacTTmabilibus vocibus deprecari [coeperunt] (•). ipsorum
esaudita est oratio, nam dolor fugatur, palma extenditur, car-
neque stigmata omnia repiente (^\ ad tantam mulier illa erecta^^^
> est incolumitatem, ut, tantum cìcatrìcibus apparentibus, in ipsa
maior sanitas esse videretur. quae, peraaa gratiarum actione,
hoc voto se constrìnxit, se annuatim, vita comite, ipsius sancti
ecclesiam visitaturam.
15. Aliud quoque miraculum referendum putamus. in so-
5 lennitate paschali, dum quidam puer indigne sumpsisset sacra-
mentum dominicum, foras in agros egressus esc, qui sensum amisit
et memorìam, et quasi brutum animai factus, domum deductus
est. parentes eius, cum ab eo diligenter inquirerent, qualiter
hoc sibi accidisset, audiendi loquendique officio eum frustratum
o agnoverunt. sed quia Heldradi iam divulgabatur longe fama,
ad eius ecclesiam puerum deduxerunt, ibique cum paterno afFectu
preces efiìinderent, eum interìus exteriusque piene reformatum
receperunt.
Caputili. Alia miracula. p*336a
i5 16. Cum eprum, quae in sanaa leguntur Ecclesia, duo scrì-
ptoribus sint proposita, ut videlicet de appositis mendaciis (<^) et
de subtractis divinum timeant incurrere iudicium, de huius sancti
miracuUs, ut superflua apponere vitamus, ita et quae eum indubi-
tanter fecisse scimus, nullo modo occultamus. fertur in Gallia,
o cum quidam nobilis septem filios strenuissimae iuventutis habuisset,
(a) Gifi nélU sdii,. Si capite» eh» al wu. Russia parola mancava^ (b) Edili, Vtn.
le^estcm (e) £i^. V»n, rerena (d) EUt^, prinHp» mendacium La corr»%ion€
morCua eorum matre, aliam sibi uxorem adscivUse. aed
Nolent privigais novercae iiisidiari, tatem dicìtur fìliis sepatia m
sul dedisse podonem, ut oinnes in insaniam verterentur.
autem per diversa mundi climau oberrannbus, unum eomin &■
vioa pietas ad beatuin Hcidradum dìrcxil. dum vero monidU ]
eum lubrice incedeniem, vesies scindentem, alìos percuùeDiem,
sibi ipsi non parcentem vidìssent, eius infetiàute commod, is
ecclesia ìpsius Heldradi ciauserunt, ec altera die incolumem re-
ceperunt.
17. Nobis quoque in huius sanctissimi patris gestonim me- |
morabiliuni descriptione instancibus, niemoriae nostrae ocoinit.
quod, cum corpus eius propter nccessarias causas ad condlluia
in Burgundia adunatum, deportatum fuissct, in loco, qui Aqui-
beLla ('' dicicur, claudum utroque pede obviam liabuit. qucm aut
omnis populus suppliciter exoraret, ut ibi divinam suam vinnteil |
digoaretur ostendere, quanuc inisericordiae fuerit iste wnrtui;
patratum ostendit miraculum. nam statim sanus factu.^ est, et
supra pedes suos rectus stctit, et robusto gressu corpus beui
Heldradi secutus est. rursus, cum quidam sacerdos Corporis
et Sanguinis Domini indigne tractasset sacramenta, inanus totius- »
que braciiii incurrit debilitatem. qui ad beatutn Heldradum
veniens, eius, quae sine pretio dabatur, medicinam expetìit; et
postquam sua vota persolvit, et Domino se honestìssime ser\-i-
turum ante ipslus confessoris altare obligavit, plenariae restitutus
est sanitati. ij
r8. Iteruni, cum cuidam pauperi ad vjtae suae solamen di-
vina pietas unicum tribuisset fdium, Infìrmari coepit, tandemque
morborum crescente molestia, ad t.mtam puer ille perductus est
aegritudìnem, ut iam vita eum destituente omnem morieotioai
similitudinem ostenderet. iam vero cura spiritu^, ut egrcderetut, 3I
in pectore tantum palpitare!, pater eius miserabiliter detìeos filìum,
ad sancii confessoris pervcnit ecclesiara. ubi postquam diuà>-
sìme oravit, puerum, quem iam credebat sepultutn, suae seoe- j
(1) Aigucbtllc, capoluogo Ji cantone a NN 0 Ji Siint-Jcao-d«.
mi. VJTAE ABBATUM. 393
ctutis in longa tempora suscepit solatium. dum quidam iuvenis
de sessorio indiscrete surrexisset, cuiusdam obstaculo se infra su-
perciiium laesit. qua exorta occasione, sanguis se circa oculum
conglomerando, in faciem versus est. sed cum ex sanie vermes
; scaturientes non solum oculum, verum etiam cerebrum tenebrare
niterentur, nuUaque posset medicorum medicari peritia, ad san-
ctum cucurrit Heldradum. cuius basilicam ingressus, tantum
iliico sensit benefìcium, ut vermes a capite procedentes cum magno
• impetu partem stemerent pavimenti. concavitatem vero iilam,
0 quam panilo ante vermes repleverant, vicina caro replevit, ita
ut I panilo post nuilum ilio appareret illius infirmitatis vestigium. p. 3^6 ■
19. Quaedam mulier beatissimi Heldradi ecclesiam temere
intrare praesumpsit^*^ [sed quia] (^) oratio eius erat execrabilis, a
ianua ipsius basilicae repulsa, minime intrare potuit. quare ad
5 se conversa, suorumque scelerum conscia, hanc prò suis peccatis
repulsionem se passam esse praemeditata est. velociter ergo
cursum arripiens, quemdam religiosum adivit monachum, in cuius
aure omnia sua peccata confessa, per veram confessionem cor-
disque contritionem veterum peccatorum sarcina deposita, in ba-
0 silica, quasi in honestissimo Christi thalamo, recepta est. fuit
iuvenis quidam in eo vico, qui [est] ^'^^ ad radicem montis, supra
quem ecclesia sancti archangeli Michaelis digno honore sita est,
qui creberrimis febribus ita vexabatur, ut vel aestate vel hyeme
nuUum haberet relaxationis remedium. cum autem assidua fe-
; bris eum incessanter maceraret, itaque eum attrivisset, ut omnibus
toris evacuatis, iuvenili eum vigore penitus despoliaret, in alio
diutumae passionis cecidit languore, in quo nec lecto ^^^ volvi
poterat, nisi alieno frueretur auxilio, nec ad aliquid degustandum
propriae manus utebatur of&cio. hic dum mirabilia beati Hel-
:> dradi audivit, aures patris sui supplicibus pulsare precibus coepit,
ut ad tanti patroni basilicam se iam deferret exanimem. licet
enim salus desperabilis videretur, sanaissimo tamen Heldrado
volebat occurrere.
(a) Edi^, presumpsit (b) Parole aggiunte già per congettura nelV edii. principe»
(e) Parola aggiunta già nelV etUj^. principe, (d) Edi\, Ven. lectu
Monumenta Novalidensia, 25
394
ilONUMENTA N O V A LIC lEN S I A
20. Pater vero cerneas eum prae longìssimi languoris taedio<
cuDcds onerosum et molestum, devote ad caelum paJmas exteD*
dens, ad Dominum preces eSudit piìssìmas, ut saltem, cui vi»
vendi noa concedebatur facultas, moriendi adesset libenas. hi*
dictis, corpus filli iam ex maxima parte praemorruum pUustiti
supponit, bubusque ad deducendum conìunctis, profecii sunt. cum-
que ad cura locum, qui Vallis-stationis didtur, perveaissent, eC'
desia sancci Eldradi, quae in summìiaie rupìs posita, longum
praebet viatoribus aspectum, iUis apparuit. iterumque ('> acgef
rcsupinus plaustro, quaenam haec essent '*' aedìGda [cum] W cu*
riose inquireret a comitantibus, hanc esse beati Heldradì domun
quam prò salute pelebat, audivit. qua responsione nitnium lae-
dficatus, eos coepit rogare, ut ad terram euin deponentes, soluta
oscular! et ad illum piissimum sanctum, cuius iam basilìcam i
longe ceracret, orationum legationem praemittere sinerent. quo<
dictum, quia saepius prò suis necessitattbus eum deposuisseat;
graviterferentes,ab huiusmodì petitione duris prohibuere responsisì
asperioribus vero sdmulaiionibus boves ulcerantes, velodus can
pebant iter.
2 1 . Cumque debilis ille vidisset eos cotitra suam voluntatet
obduratos, eo quo poterai nisu, quia aliter descendere nequiba^
ruinam sibì molitus est. cum autem de vehiculo rueret,
terra leniter suscepit, ut putares beatum Heldradum proprìis illuni
excepisse ulnis. postquam ille, ut optaverat, solo prosiratai
iacuit, atque in interiori suo Davidicum decantavit versiculumì
0 Adbacsit pavimento anima mea, vivifica me secundum verbui
« tuum n (0, edam voce altiori edidit oradonem : a Onanipoteni
(i Deus, cuius coaeternum '''' Filium terris vìsibiliier apparuìs!
« caecos illuminasse, leprosos mundasse, paralyticos curasse audì
(1 vimus et fideliter credimus, quique per beatum eius dìsciptilud
« Heldradum hatc eadem miracula nostris quoque temporibus
« renovare voluisd, mihi etiam obsecro, ut vel animam mcam d
(0 Parola Rggiu«
l-P'i'
(0 Psalm. CXVIII, 25.
mi. VITAE ABBATUM. 395
*
e hoc laborioso carcere ad te reducas, vel, si placet, sanitate <*) per
a beati confessoris tui Heldradi interventum 0^ concessa, officium
e vivendi ezperirì valeam » •
22. Qua completa oratione, se timide super cubitos ac ma-
5 nuum articulos coepit sublevare, paullatimque se distendendo per
omnia tandem membra ereaus,| firme coepit stare pedibus. ipse p. 337 a
autem subito stupefactus miraculo, cuncta quae cemebat, in som-
niÌ3 et non in ventate rei esse credebat. sed dum plenum mem-
bris sensit instare vigorem, gressum tentando, virilem cernentibus
o exhibuit ambulationem, ita ut horum dux existeret, quos panilo
ante portitores et sui itinerìs duaores habuerat. itaque eum
usque ad sancti Heldradi tumbam sequentes, dignis Dominum
invocavere vocibus, qiii tantum suis servisi*) voluit concedere pa-
tronum. post aliquod vero tempus, mortuis parentibus suis absque
5 Uberìs aliis, constitutus est haeres. coegerunt ergo eum pro-
pinqui sui atque vicini uxorem ducere : at ille tanti patrìs sancti-
tatem offendere metuens, primo renuit. illisque importune exi-
gentibus acquievit, credidit, uxoremque duxit. ea ipsa nocte,
qua uxorem suam cognovit, ita curvus factus est, ut nisi supinus
:0 coelum respicere posset, ita quod usque ad extremum sui exitus
diem desperata medela curvus permansit; annua tamen revolu-
rione ipsius ecclesiae limina frequentare non desdtit.
23. Quia vero huius sancti tantum sunt numerosa memora-
bilia, ut nullatenus nostro possint explicari sermone, ad ea tantum
5 scribenda nos coarctavimus, quae ex novitate temporum per se
manifesta, antiquitate non potuerunt deieri, nec quilibet ulla prae-
sumptione valuit inficiari. dum ergo quidam paterfamilias pue-
rum haberet suo iuri subditum, eum in montem Cinisium (<^) ad
oves pascendas direxit, ubi illum, dum oves pascerentur, eum
Q quibusdam aliis pueris accidit ad calorem solis obdormisse. cum-
que iuxta illum dormientem serpens per arbusta oberraret, eumque
aperto ore, ut plures faciunt, stertere aspexisset, dulcedine lactis,
quo ipse potatus erat, allicitus, mox in eius os ingressus, usque
(a) Edi:^, sanitati (bj Ed$i. V$n. interventa (e) Eii%,, secalis (d) Edi\, Cinitiam
i$6 MONUMENTA NOVALICIENSIA
1
io ventrem dilapsus est. factum est autem cum quidam Ulonim I
post somnum evìgilassei, et in eius ore summitatem caudae adhuc
restantem vidisset, lerribili exclamans hiatu, socios suos cum im-
pem exsurgere '^'> fecit. e somno (''' vero <'^ expergefacti, vìdentes
quod acdderat, miserabile monsiriim iìlud, iniqua peste gra- y
vidum, torvo vultu prae intrinseco dolore cunctos aspicientem,
ad matrem usque deduxeruni. quae primum, ut matnim est,
dilaniata raultumque confusa, ad gloriosissimum Christi confes-
sorem perduxit Hcldradum. itaque super pavimentum orando
diu fadgati, dormire coeperunt. post aliquod vero teraporis, ea fl
bora, qua monachi e dormitione surgentes primam pulsare so- '
liti sunt, mater evigilans, ante eius os sanguine tabeque involu-
tum, colubrinoque more circulatum, prospexit serpentem. veloci
ergo fesrinatione consurgens, raptum puerum ad monachos dc-
duxit. illi autem ad ecclesiam supradicti confessorìs venientcs, I!
pestem diabolicam eiicieutes, gratas nnn modicas Deo et glorio-
sìssimo eius confessori Heldrado prò suìs saepissimis beneficiis
rcddiderunt. in quo facto beatissimus pater Heldradus sancto-
nim apostoloruiii videtur mcruisse consortium, quibus dictum
est: (1 serpentes fugate, daemones eiicite » (■'. li
24. Alio quoque tempore aliud in supradicto monasterio
accidit miraculum, nibilo minus stupendum, imminente solenni-
tate beati Petn, quae a finitimis populis publicis foris annua agitur
devotione. ob frequentiam itaque populi custodibusper ecclesias
deputatis, unus de ipsìus moiiasterii clientibus ad beati Heldradi JJ
oratorium accedens, cymbobniW a custode petiìt, sed non impe-
travi!, instinctu igitur diaboli, custode nesciente, cymbolamW
de altari furtiva lemeritate capere pracsumpsit; sed quod custodist'*
infirmis oculis non patuit, superni oculos Inspectoris non latuit,
gaudebat stolidus de clandestina actione; paullo post acritcr 30
feriendus ex divina ultione. laetabundus ad nundinas egressus,
(1) Edii. exurgete (b) irdi\. somnis (c| L'idi;, rtii. Irahicia quisla parola,
(i) Fcrit syniboUm, tomi £Ong((/i.rjno i Boll. Cf. anchi D-cangt-Fabr t , II. éSi.
(e) Bài-,, custodi
(0 Cf. Matth. vii, 22; Marc. XVI, 17.
mi. VITAE ABBATUM. 397
cingulum mercatus, ligavit tibiam et subito in terram corruens,
verso poplite ad genu et piantai ad pectus, factus est tamquam p 337 b
mortuus. mirandis miranda succedunt. in supra dicto mira-
culo fidelis (*) puer erectus est, ex summa fidei devotione. in
S isto vero infidelis terribiliter est prostratus ex furtiva praesum-
ptione. stupebant omnes vehementer miserum hominem, quid-
piam commisisse astruentes, unde superni iram ludicis prome-
ruisset. at ubi ille paullulum respiravit, quid commiserat, detexit.
tulit igitur eum populus, reportantes ad beati viri sepulcrum, et
o profusis prò eo in oratione lacrymis, receptus est pristinae sanitari,
et omnes, qui audierant et viderant, glorificabant Dominum, Hel-
dradum famulum suum magnificantem, qui ad correptionem alio-
rum domesticum suum de sua ecclesia ilio modo praesumentem,
terribiliter percusserat, percutiendo correxerat, corrigendo miseri-
5 corditer sanaverat.
25. Neque illud silentio praetereundum credimus, quod Dei
servus Heldradus in mari naufragantìbus portum salutis aperuit.
post captam urbem lerosolymam (>) et famosissimum templum
ex agone cliristiano, christianae religioni reservatum, quidam Ita-
:> liae indigenae inde cum gaudio remeantes, ad suas colonias alacrìter
redire festinabant. cumque post aliquot dies prosperis succes-
sibus sulcantes maria, feliciter navìgassent, stantibus ventis con-
trariis, tempestas valida subito est exorta, ita ut periclitarentur.
at vero nautae, maris periti, funes praecidentes, remissis velis ma-
j loque deposito, tranquillius remigare sperabant sane procellis
eos urgentibus, nec sic quidem tempestas remittebatur, imo con-
valescens et vehementius eos urgens, undis alternantibus aliquando
super fluctus, quandoque pessum deferebantur, plerumque edam
immensis operiebantur fluctibus, ex impulsu ventorum et vi maris
o navi pene dissoluta, at illi, sicut est mos naufragantium, sarcinas
in mari iactantes, alleviabant navem, sed et beatum Nicolaum^*),
(a) V eài\, Ven, tralascia questa parola, che si legge nella edi^, principe,
(i) Ciò accadde il 15 luglio 1099. colle relative leggende, ricorda la bio-
(2) Nella cappella di S. Eldrado grafìa di san Nicolò da Mira (cf. Ri-
un ciclo di rappresentazioni a fresco, cerche, p. 145).
qui, quasi ex debiio oaufragantibus opem ferre solet, more n&tt |
invocanies, nullo modo [iberabantur.
26. Comiubatur eos uavis alfa, quae in oculis «nniui
subuiersa est, ut ne unus quìdem residuus salvaretur. unde li- ]
more horribili pcrculsi, non dabant ultra opcram, sed relictJs 00 n
nibus navìs armameatis, ad quem finem deveaireni specuboL
cuD3que iam de vita desperarent, quidam ex ipsìs perìclÌLiotÌt>Bi, ,
cui beatus Heldradus ex audito solo ìnnoiuerat, manus sil^nna
innuens, innuebat eis, ut ipsum beatum Heldradum invocuait. '
illi siquidem renuebant, quia de eo nec edam verbum audieraiiL H
verumtameu ille admlrandum sanaitate (*> virum multisquc vino- 1
tibus clarum eis<''> exponens, multa suasione multisque apud eot j
obtiuuit precibus, ut eum invocarem. exclamantcs igitur bo-
mines una voce dixerunt: ao beate Heldrade, succurre ooins 1
B mìseris, in supremo vitae fine posìtis u. statimque aun gn- i
lissima datur, aeris serenitas rcformatur, tempestas valida se- |
datur, mare inquieium pacatur. itaque, prosperis usi ^'cK I
felici cursu ad propria cum iucunditate remearunt. j
27. His ipsis diebus quidam clientulus saepedicti coenobii
Novaelucis supervenit, et ab ore illius haec eadem cum multa *
atrestatione cognovit, ex cuius nos ore [quae in] *'> praeseDtìa
domini vcnerabilis Guilielmi Bremetensis [abbatis] W et fratrum
ibi Domino servientium iuravit, assertione audiia descripsimus.
sed ne hoc alieni forsitan impossibile videatur, cum sit Deus mi-
rabilis in sanctis suÌs et mirabilia gloriosius operetur in miai- ^i
mis. omnia quaecumque voluit fecit Dominus in coelo « in
terra, in mari et in omnibus abyssis, et omnis tribus et lìngule
serviunt ei, et venti et mare illi oboedìunt, cuius rcgnum et ini-
perium sinc fine raanet in secula seculorum. atnen.
(1) EdU.
(d) La faroU
(b) £rfii. p,
V.
S. ELDRADI ABBATIS SCRIPTA
I.
Neil' indice del libro iv del Cbromcon, il quarto capitolo viene così de-
signato: Epistola sancti Elderadi ad Florum directa. I due suc-
cessivi capitoli, intitolansi cosi : v. Rescriptum Fiori ad beatum El-
deradum, e: VI. Item Florus ad eundem abbatem. Non pare che
andiamo lungi dal vero, credendo che nel capo v fosse riprodotta la lettera
con cui san Floro di Lione, corrispondendo all' invito avutone da sant' Eldrado,
gli inviò il testo del Salterio da lui con molta cura corretto ; e che il capo vi
contenesse i versi di Floro ad Eldrado, già ben noti. L'uno e l'altro aneddoto
riprodurrò nel testo dei Chronicon (lib. iv, fragm. v, vi e vu), ai luoghi rispettivi.
Ciò posto, è probabile che nel capo iv si contenesse la lettera di El-
drado, alla quale si riferisce la risposta di Floro. Quella lettera doveva
adunque essere presso a poco del tenore, che cercai di restituire, in com-
pendio, al posto suo.
Anche nei « versiculi » (che probabilmente sono accennati dal titolo del
capo VI, e che noi pure daremo a suo luogo) Floro ricorda ad Eldrado, che
i Salmi, che egli gli inviava, erano stati da lui emendati dietro sua preghiera,
ossia, come egli scrìve, «te rogiunte».
Dicendo che i ricordati documenti erano riprodotti nel Chronicon, non
voglio decidere la questione se ivi fossero dati per intero o soltanto in sunto.
Eldrado, abbate della Novalesa, prega Floro (diacono di Lione)
di volergli correggere il Salterio, secondo la vera lezione, vo-
lendo scrivere un nuovo libro de' Salmi, in forma corretta.
II.
Dai frammenti del libro iv (fragm. i) del Chronicon^ che per la prima volta
compariscono in questa edizione, sembra doversi dedurre che sant' Eldrado
siasi opposto al suo contemporaneo Claudio vescovo di Torino, in riguardo
alla distruzione o alla eliminazione delle immagini. Non è questo il luogo di
studiare i particolari della vita, le intenzioni, le dottrine, e le azioni di
Momumenia NovaRcUmsia» 26
MOSCVESTA VOTALICIESSIA
I MB pMM itarfooMM ■■ Kn. Xè n "tt-*" che m
a e &edJi»,^Mfc è ^adhi M oaBm fninwitmu. fonc bob
b^ lì oj— mt»i. ti ^ »lao Mcte mI mbmmm ddta Iona, e nd
la Sfatata fimiMeato ■ fii fatala ad ed» ddb Cncc Akoac p
MT^pvfcftfiMi (ed. E. DàMKUx, ^ÙL EnfiM «vi, IV.611; a. 1895!^
CboJio si rìUrìteeaa, a «twinw niBhiwn rifcnrn alb (adoraàoaea
Croce. Qiuooaqac la psrola ■ adornane a, ad frasario dd secolo n
Mentono negli tcfiaì fi ttmim^in^ aUta mi ngoìficaKf bene deiejniiaHO» 0
cbe K «fistingna in modo reciso dalla venerazMMie e dal MnpBce <
(1) Baooe, qtecialmente per le qoe-
Mioai CRMwlogKtie-bvogrifivbe tolte
di mùa K^mmo daD'iutM-e, iodo
le pagine dedicate a Cbudio da F. Sa-
vio, Antiebi vtftovi di' Torino, To-
rìiM, 1SS8. Venendo a questi uhimi
anni, la moDognfia dì E. Co uba,
ClMdio di Torino otsia U pretata di
UH vescovo, Firenze, 189;, tu scopo
confeMionale in bvore del prmestan-
liuiM, e poco serve a chiarire i pensieri
teologici di Claudio. Non esauiisce
l' argomento neppure il posteriore di-
Korio di E, OùHMLER, Uibtr Libai
utili Libre dti Bhchofi Chudius voi Tu-
rin, in Sil^ungtbtrkbti dell' Accademia
di Berlino, 189J, p 427 sgg. Egli os-
Krvi che Claudio non era metite spe-
cnbliTa, ma piatica; crede che t
deP' Afohgttkmm importino b COV-
danna del cnko della Croce, ma noD
pensa che realmente la Croce venisse
da Ini lenta dalle chiese. Non (nep-
pure a chiedere se Giona (D< ckIIh mm-
ginum. presso Micne, Patrol. lai. CVI,
;)i sgK-) intenda le parole di Cliodio
nel senso della abolirione del sim-
bolo della Croce. Non dice cose
nuove il CouBA parlando nuovamente
di Claudio nel voi. I della sua opera
1 noslri prùUslitnli, Firenze, 189;, por
usufruendo delle ricerche receniisune.
(3) Da questo codice nuove notiiic
ricavò il dottor C. Hampe (Ni»"
Archiv, XXII, ij4 sgg), ma sema ri-
petere di esso la completa dcscritioiK.
V. S. ELDRADI ABBATIS SCRIPTA 403
quantunque ivi Claudio parli in generale dell'* adorazione » prestau ad ogni
legno, che, sia pure, casualmente» ha la forma di croce; tuttavia non senza
qualche motivo si possono accostare, anche per questo rispetto, le parole
delV ApologeUcum al frammento che leggiamo nel codice precitato. In questo
frammento la dottrina del culto delle immagini viene esposta in base agli
insegnamenti di san Gregorio Magno (Epist. nell'ediz. dei Mon, Germ, bist.
II, 195) e del concilio Niceno del 787. È poi notevole la premura colla quale
Tanonimo autore del frammento distingue V « adorazione », dalla venerazione
che egli addita come propria e conveniente in fatto di sacre immagini
Fatte queste restrizioni sulla ipotesi riguardante il suo autore, riporto il
finmmento di cui si discute, e che si legge nel citato manoscritto, e. 12 (cf.
Ricerche, p. 65). Mi giovo della copia, che se ne trova di mano del secolo
scorso nella biblioteca Nazionale di Torino, Miscellanea, busta LXXI.
De imaginibus.
QUIDAM putant lege Dei prohibitum ne vel hommum, vel
quorumlibet anìmalium, sive ^^^ rerum similitudines ^^^ scul-
pamus. quod ne quidem (^> hoc putarent, si ad memortam re-
; vocarent Salomonem in tempio palmas et Cherubin cum variis
caelaturìs fecisse, vel diligentius verba legis, quae hoc interdicere
videntur, adtenderent. nam cum dìxisset ibi a sculptile, neque
« omnem similitudinem » ^'^^ et caetera, aperte conclusit : « non ado-
« rabis ea, neque coles » (*>• quibus verbis aperte declarat, quia
3 illae similitudines fieri prohibentur, quas in veneradone deorum
alienorum facere solent impii, quosque ad colendum, vel ad
adorandum gentilitas errabunda repperit. caeterum exaltatio-
nem ^^ Domini salvatorìs in cruce et alia eius miracula et sana-
tiones, quae multum compunctionis saepe intuentibus praestant,
; et ìgnorantibus litteras quasi viam dominicae bistoriae pandunt
dilectionem (*\ nulla legis littera interdicere videtur. unde et
pictura graece zoograpbia vocatur.
(a) Mr. tine (b) M$, timilitadine (e) Ms. qaod neqae qai (d) Afi. exidtt-
tione (e) ìàs, pandore dilentioneiii
(i) Deut. V, 8. (2) Exod. XX, 5.
i
VI.
ANECDOTA
I
\
1
I
*
I
I I
I
I t
I.
[Versus de Bertranno monache.]
Fonti. A Sulla faccia recto di un foglio dt guardia, in calce al Mar-
tyrologium Adonis (e. 127 a), si leggono, senza titolo, alcuni versi, che
hanno una qualche importanza per la storia dell'abbazia. Il manoscritto del
Martyrologiumfudame altra volta descritto (Ricerchi^ p. 23 sgg.). Esso
si conserva nella biblioteca di Corte di Berlino, e proviene dalla collezione
Hamilton (>). Lo si può attribuire alla fine del secolo x o al principio del
seguente. Ma l'aggiunta, che a noi interessa, non è certo anteriore alla fine
del secolo xi, quando non la si voglia riferire ali* inizio del xii. È in un
minuscolo pienamente sviluppato, e che nelle acute angolosità delle sue lettere
fa sentire 1* influenza del carattere ormai prevalente d'oltralpe. Di qui tut-
tavia non vuoisi dedurre l'epoca della composizione del breve carme, che può
benissimo ritenersi come alquanto più antico del tempo in cui fu trascritto,
quasi a riempire uno spazio vuoto, nel luogo donde qui lo riproduco. I w. 3-4
di p. 408 fiuono aggiunti in margine, di prima mano. Ogni verso principia
con lettera nuiuscola.
B II carme di Bertranno fu trascritto, verso il cadere del passato secolo,
da Eugenio De Levis sopra una delle sue schede Novaliciensi, conservate nd-
r archivio dell' Economato di Torino, Cronaca eccUsiasHca^ busta II.
C Lo pubblicò per la prima volta C. Moller descrìvendo il codice
berlinese nel suo articolo Kirehengescbicbtìicbe Handschrifim in ier Hamilton
SammUmg {ZàL fir Kirchingesch, VI, 2, 253-56), ed io pure lo diedi in Ri'
arche, p. 40, con un saggio di fitcsimile tratto da fotografia eseguita dal
cav. L. Cantù.
Bertrannum monachum furem nequeo reticere,
Quem possunt omnes de prodi doàe notare.
Namque Novalicii pastoralem speciosum
Furdtn subrìpuit, prò quo describo perosum.
(i) Cf. G. Wattenbach, in ì^eues Archiv, Vili, 329.
Semper latis crìi, (iires simites sibi querit.
Fallax, perversus, viciorum gurgite mersus.
NtgfA sibi vesds, raanet interius mata pestìi.
Hec mores celar, nec crimìna plura revelat.
Serpens anrquus, fallii venator ioiquus,
Ad taonem stravìt, radìcitus adoichilavìt.
Pro turpi vita diffamavit Bremcteoses,
Prudentes moaactios, discrctos aique valentes.
Sacrilegum darapacs istum, sacrista lohannesf'>,^
Sulfure crucient eterni* ignibus amnes.
[De Ugone abbate]
Fonte. Nel codice miscellaneo, che fu giù del monastero della Nova-
ICMi pervenoe poi ad E. Oc Levii. per entrare quindi nella raccolta HamUloo
e passare tìnalmenie nella biblioteca Phillips a Chehenham Ìd Inghìltem,
trovasi, di mano del x secolo, una pane della HUtoria Langobardenim
dì Paolo Diacono (e, io6 a sgg.)- D' 1"'< o direttamente o indirwta mente
almeno, si desunse nel secolo xv il lesto dì detta Hisltria, che ti troT»
in un codice pofseduto ora dal eh. barone G. Claretti (cf. Rkinln.
p. 70 3^-)- ^^el codice Ciamta la Hiitoria è completa, e perdo connene
anche il libro VI, mancante al codice Phillips. G. Calugaris (Di un nucnv
Hit. della Hill. Langob. di Paolo Diacono, in Bull. d. Ut. Star. Ilal. n. io,
P- 9 ^gS) ^^'> '^^' '^9' C'icv^ '=')< il codice Claretta, al cap. Lui del libro VI,
contiene inserta nel contesto un' aggiunta, la quale probabilmente rìsale ad
una postilla marginale del codice Novaliclense, quando non la si voglia sen-
l' altro attribuire al testo del codice stesso. Questa notaiione dà bensi ad
Abbone il titolo di « patricius », ma sema aggiungervi altra determinai ione, e
perciò potrebbe anche risalire al x secolo (cf. Kici:r£A;,p. 80, e sopra p. j8, r. II).
Hic<'' et alios filios habuit, quorum unus, Ugo nomine, pater
extitit sancte congregacionis Novalicìensis moiiasterii, quod quOD-
dam quidam coiistruxit patrlcius, nomine Abbo.
In forma di postilla, ma di prima mano (e quindi del secolo xv), il codice
Claretta aggiunge:
Filius regis Karoli, fuit pater congregationis Novalicìensis.
(1) Persona d'ahronde ignota.
(1) Carlo Magne
VI. ANECDOTA.
409
IH.
[Catalogi Segusini.]
Nella biblioteca Ambrosiana (sotto le segnature O 53 e O 55) si conser-
vano due bellissimi codici di piccolo formato, pergamenacei, che contengono
una collezione di leggi barbariche. Furono più volte descritti (0. Essi for-
mavano originariamente un solo codice, e sono stati scritti, a giudicarne dal
carattere, da una medesima mano, che fu della fine del secolo x o del principio
del secolo xx. Nel codice O 5 3 pare che il carattere abbia qualche maggiore
angolosità, ma senza che ciò costituisca una vera caratteristica speciale. La g
ha chiuso l'occhiello e aperta la coda, la r non è prolungata inferiormente,
la d minuscola non ha forma onciale, la m e la n talvolta neir asta di destra
ricordano le forme arcaiche. Alla e. 75 b del cod. O 55 leggiamo in carattere
rosso, con illuminazione gialla, e in lettere maiuscole: explicit capitu-
larus. Secundus notarius scripsit oc manus suas. Poi segue il
medesimo carattere, sino alla fine del codice («;: qualche particolarità, che nel
suo insieme sembra a primo aspetto differenziare il carattere degli ultimi fogli
da quello dei precedenti, devesi attribuire o alla cura minore, o alla relativa
piccolezza delle lettere. L' ornamentazione è sopratutto ottenuta illuminando
1^ lettere maiuscole nere e le cifre numerali in rosso. Nel cod. O 55, e 78 a,
la D iniziale di « die » è formata da un uccello ed è dipinta a svariati colori,
rosso, verde, azzurro, bianco. Questa specie di ornamentazione non è rara
nel manoscritto. Ivi stesso, e. i b, vedesi una postilla, fatta da mano del
tempo, in note tironiane.
La provem'enza dei due codici è identica. Sul verso del cartone, che
lega il cod. O 53, leggesi prima di tutto: «Hoc libro continentur Leges
« Longobardorum cum ab aliis tum praecipue a Luitprando conditae ». E
(i) Cfl L. Bethmakk in Mon. Gertn.
bist,, Leges, IV, p. Lni; G. Waitz,
Script, rer. Langoh, et Italie, p. 5 19. Ma
la più completa descrizione è quella
fatu da G. H. Pertz (N. Archiv, V,
264-77), il quale fa 1* elenco delle di-
sposizioni legislative contenute nei due
codici, le quali furono emanate da Ro-
tari, Liutprando, Carlomagno, Lodo-
vico il Pio, Lotario, Guido, Ottone I,
Ottone II, Enrico II. Le leggi di que-
st* ultimo monarca stanno aggiunte
dopo la firma di a Secundus notarius »,
Monumenta Novaliciensia,
sicché devesi sospettare che il corpo
del codice sia stato terminato prima
della loro promulgazione. Mi piace
d'aggiungere che la collezione Am-
brosiana è tra quelle che conservano
la Notitia italicaf con cui Carlomagno
regolò le cose del regno longobardo,
dopo la caduta della dinastia nazionale.
Cf. A. BoRETius, Capitularia regum
Francorum, Hannoverae, 1883, I, 187.
(2) Il cod. O 55 chìudesi (rag-
giungendo la e. 80 a) colle leggi di
Enrico IL
26*
MONUMENTA N O V A L I C lENSl A
poi di altra mano: « Hunc codicem praepositus Platea Taurino MedioUnuia
K tranimisii, eumque exiraxit ex quodam coenobio, quod est Oscelae, voi
■ dìcituc Susa di Savoia. Fclicibui auspiciis ìli.™' card. Federici Borrhatnià
n archiep. Medlol. et bibliothecae nec non icholae Ambrosiaiue ruadatorìi.
■ Antonius Olgiatus primus eiiudcm biblloihecarius scripstt anno t6o6. Que-
■ sto libro è sia[io] mandat[o] da Suji dal prevosto [PiaKa]
Sull'altro codice, O j;, al posto corrìspoDdente leggonsi due contlnùB
notazioni, salvochi in luogo dì s iransmìsit > ivi si ha ■ dono transmisit
qui r ultima notazione : « Questo libro Stc. *, è completamente leggibile.
Naturalmente il contenuto del manoscritto è indicalo divcrsamenie, e cioi
■ Variae leges tempore Caroli regìs, Pipini, et [ajliorum Francorum conditie
Il genere di scrittura dì questi codiceli e la ornamentazione loro rasson
gUtao assai alla seconda parte dì un altro manoscritto, che ora descriveremo
Qucsi' ultimo manoscritto, segnato A 49 Inf., reca al ptìn>
simili a quelle dei due manoscritti, che andiamo es
naudo, salvo che l'anno ivi segnato è il 160;, e la indicaiione Bnale • Qi
■ libro Bica ivi t imperfetta alla fìne, e le mancano le parole: •d[a Suiai
■ dal prevosto Piazza] b. U codice fu scritto da due mani, alla prima e pft
antica tra le quali (secolo x) spetta 1' opera 0'
seconda (principio del secolo xii) l'opera De vita act iva et contempi*'
lìva, attribuita a san Prospero, o a Giuliano Pomerio, Una sufficiente cov
rispondenza esiste tra quest' ultima opera, e i due codici di leggi barbariche
Sopra ciascuna del due codici O j), O ì;, leggesì una breve cronaca
di re italiani, t due aneddoti furono dapprima pubblicati dal Muratori (■), e
le 6 quella del WaitzU),
la nuova revisione del
0 del Chro
a neppur quesCi
icon i/ovaìUitnii,
nacaeil ms. O 55 (c.78»X
isvista omesso il mese, tro-
0 delle due fonti, ci fa con^
poscia dal PertzC)). L'ultima edizii
riuscì tale da togliere motivo ad 1
una nuova ristampa.
Il Muratori (f) annotando il capo 4 del v lìl
osservò la stretta relazione esistente fra detta cr
Anzi, mentre nella cronaca Novalicieose fu pei
viamo questo nell'altra fonte. Un esame dire
scere altri punti di contatto. Nel Chrtm. Noval. (lib. v, cap. a) abbiamo
l'aggiunta, che npeiesi poi nel testo del cap, xini dell' App.: «circa
« tempora Rodulfus rex regnavi! apud Italos b, e il codice O js, e. 78A,
di mano di un posteriore, ma pure ajsai antico, emendatore: n Rodulfus
« regnavi! annos .v., deinde venit in Italia ■. Nel Chronieon, lib. r, caf
narrasi che Lotario re venne a Torino (a Taurinum a) il mercoldl i } noi
(i) Ne parlai nei Nuovi appunti H (j) Mon.Gtrm.hist., Script. III,iH
ifiiriii Novalicìense, in Alti Accaà. di (4) Script, rtr, Langob. ti IlaBt,
Torino, XXXI, 756 sgg. pp. 519-11 (in baie a colloiìone £»i
(j) Attcciota, 11,204; Rtr. il. Script, da Bethmann e da Heller).
IV, 147. (s) Rtr. It. Script. II, i.
VI. ANECDOTA.
e che mori <■ feria .VI. quae est decimo lulendas decembris ». Il cod, O ;5,
e. 78 b: nobltavit dies veneris, que esi decimo calcndas deccmber, civitaw
« Taurine nsuni, erat tunc in die onora [veneris?], fuilque &c. ». Il Cbro-
nieon, lib. v, cap. 4: «post monem horum regum regnavii Berengarius
■ cum lilio suo Adelbeno. die dominilo, quae est .xv. die mensìs, in civi-
■ tale Papiae ad absidam sancci Michaelis sic electi suni reges, ut preessent
■ tuliae v. Qui furono coronati, giacché ■ cxientes laureati cum WìUa uxore
■ ipsiuj Berengarii, ìndieione nona ». E il cod. O ;;• ^- 7^ b: ■ fuitque tunc
* regnum siae rege eo tempore dies .xxiui., et ìa viesimo quarto die, qui fuil
< die di domioico .xv. die decenbris, inier basilica sancii Michaeli, qui diciiur
■ maiorc, fuetunt electi et coronali Berengarius et Adalbenus, lilio eius, re-
■ gìbus II, mancando poi il ricorda di « Willa a e la <i ind. -viui. g, Questo è il
passo sul quale l' atieiuione degli eruditi venne richiamata dal Muratori.
La successione di Ardoino, Enrico II e Corrado II, di cui il ChromcoH
parla nell' App, capp. xvi-xvii, pub paragonarsi con O ;;, e. 79 a (e for-
!• Ulto con Oi,, e, ,00.).
Non ha riscontro coi codd. O 5;, O ì5, il brano di cronaca Carolingie!
trascritto ne! cap. 11 dell' App. al Chronicon. Ma ciò poco importa.
Pertanto il Chronicon ha una relazione stretta coi Catalagi reali dei due
codici Ambrosiani Essa peraltro non è ud rapporto di piena e diretta di-
pendeiua, poiché il Chronuou contiene molte cose che ai Catalogi Ambro-
uani fanno difetto.
I Catahgi Ambrosiani furono tedatti in Pavia, verso il loi). II luogo
risulta, com'è noto, dalla frase (O ;3, e. ioob): r Ìc Papiae, e in generale
dal modo con cui ivi si parla di Pavia. 11 tempo puù desumersi da una
espressione del primo catalogo (O ;j, e. ioob), che fu scritta il 21 mag-
gio 101), nove anni dopo della coronazione di Enrico II. Quanto al se-
condo catalogo, sì può notare che quelle parole nelle quali sì parla della
morte di Enrico II e della successione dì Corrado li, sono bensì di prima
mano, ma non vennero scrìtte contemporaneamente al resto. Sì può dun-
que credere che i Catalogi siano stati scrìtti verso il loi;, e che siano siati
completati, dal primo compilatore, verso il 1027-28.
L'indicazione « coenobium, quod est OsceUe, vulgo dìciiur Susa di
« Savoia B sembra data appositamente per ingarbugliare il lettore, e farne
deviare le ricerche. Per fermo non si può sostenere che l' antica n Ocelum a
sia Susa, e meno ancora sì può dire che Susa appartenga alla Savoia.
Una identica provenienza si trova segnata anche sul manosctitto Am-
brosiano A 49 Inf, della fìne incirca del x secolo o del principio del seguente;
anche in questo, sulla faccia %'cno dell' antiporta si trova notaio che esso per-
venne all'Ambrosiana nel 1605 « ex quodam coenobio, qui est Oscelae, vulgo
a dicitui Susa dì Savoia a. Di quesio codice parlai altrove ('), <
(I) .V..
appm
■ P- 7S6 sgg.
come il ricordo di « Oscek a seidiraue atxetman alla Kovalcst, duchi od I
secolo XVII l'ab, L. RochexCO aveva creduto che all' aotico ■ Oceluma coni* J
spondEssc la Novalesa ('}.
Ora la CDOgrueoza singolare che unisce questi Cataìcgi con alcune ftià \
del Cbronican Noi'aticiciuf sembra desttoaia a couvatìdare la iiasira ipc
Ma ad ammeltere in modo iJelìaiEivo che i manoscritti Ambrosiaoì, di ai I
parliamo, provengano dalla Novalesa, si oppone la arcostania che nel i£of (
eaub all'Ambrosiana un ahro manoscriKo, per formato e per caratteri pale»'
grafìa somigliante ai precedenti. Parecchi sono gli opuscoli contenuti in '
quest'ultimo manoscrino, che é segnato S 17 Sup., e dì cui debbo fai>
menti la conoscenza ai dotti e gentili preposti a quella celebre biblìoieca.
Il ffls. A 49 Inf. comincia coll'opera De virtù libus di Alcuino (cf. Mi-
GNE, PatTol. tal. CI, 615 sgg,}, cui fa seguito il trattato De vita actitt
et contemplativa di san Prospero {di solito si attribuisce questa scritto
a Giuliano Pomerio ; Miche, op. cit. LVIIII).
II ms. S 17 Sup. ci dà anzitutto (e. 1 a) il Libcr AIcuÌdI qai tfo-
eajt[ur] maoualis, transmissum (rie) domino Cartolo] (cf. Micid.
op, cit. CI, I sgg.; è il trattato teologico sulla TrinitJi), cui seguono vari uel-
doti d' argomento ecclesiastico, compresi (e. 61 b) alcuni estratti da uoa letteti
di Raterius Veronensis (j) sulla viu monastica: i Sane quonìara relato
■ cognovimus n, oltre ad un capitolare di Lodovico il Pio dell' anno 817 (e. 671)
sulle cose che debbono « invi olabil iter a regularibus conservari » (BokettuS,
op. cit. I, )4j, coir uso di varie fonti, ma senza che il nostro manoscrìno
sia qui citato). Questo manoscritto ha segnala la provenienza sul vtno della
tavola di legatura, al principio del volume, in questa forma: iQ.uesto codice
« è stato mandato... u; e il resio non si legge, perchè nascosto dal cnoioe
rosicchiato dal tarlo. Ma è la identica notizia che sì incontra anche nei codici
precedentemente descritti, presso i quali si accompagna colla frase citata < ei
ncoenobio &c.». Quella notazione ìtalÌana,dovea terminare ricordando il nome
del prevosto Piazza, che mandò evidentemente tutti questi manoscritti a Milano.
Quantunque al codice S 17 Sup. manciii la frase n ex coenobìo &c. 1.
tuttavia è piii che probabile, che esso abbia l'identica provenienza che (ili
altri precedentemente descritti. Ora del codice S 17 Sup. possiamo determi-
nare con piena certezza la appartenenza. Nel principio del secolo xiii o alla
fine del xii spettava al monastero di S. Giusto di Susa, siccome viene atte-
stato da questa dichiarazione che leggesi sulla e. 97 B, il basso: ■ Liber sancii
« Insti martiris. Si quis illum abstulprit anathema sit >. I versi riguardanti
(1) La gioire cit. pp. 1-2.
(2) Scrive F. Casotto (Biella e i
Viscovi Ai Vtralli. in Arcb. i/or. itaì.
V ser. XVII, 281, Firenze, 1896) che
Biella venne da taluno chiamata col
nome di « Occla », ma che nessun
documento e:
ratfermata simile a
(j) Questa lettera, iodiriuau a
tro Venetico, fu pubblicata dal eh. pt A.
AMELLt, in y.isulliiiitìi CasàiuM, iùcl
[1897], sezione monastica, pp. 17-1
VI. ANECDOTA. 413
il culto di san Giusto, e la deposizione delle sue reliquie in Susa, si leggono
sulle ce. 97 A-99 B, che stanno staccate dal nucleo del codice, e provengono da
una mano che non è certo anteriore alla seconda metà del secolo xi. Se
questo manoscritto proviene da S. Giusto di Susa, riesce probabile che dal
medesimo luogo vengano anche i codici sopra descrìtti, che hanno col pre-
sente una relazione così vicina.
Ciò non ostante non credetti di dover tralasciare la riproduzione dei due
Catalùgi, poiché, se anche i manoscritti che li contengono non furono mai
alla Novalesa, il nostro cronista potè averli veduti a Susa, dacché questa
città gU era famigliare, come dal Chronicon apparisce. L* affinità del conte-
nuto è un elemento di giudizio che non si può trascurare senza colpa, e
quindi questi QUalogi si potrebbero forse considerare come fonti dirette del
Cbromcon* Che se anche tale relazione di immediata e diretta relazione i
due testi non avessero, e' é tra loro evidentemente un rapporto molto vicino.
Dicemmo che nei codici O 53, O 55 i due Catalogi sono scritti nel ca-
rattere stesso delle leggi barbariche, cui stanno avvicinati. Oltre al primo
amanuense, c*é un correttore, presso a poco coevo, che emendò ambedue
i Cataìogi, e le sue correzioni chiudo fra []. Forse e* è un terzo scrìvano, al
quale devonsi soltanto le parole « et dies novem, .xn. kalendas iunias est odie
«et percurrìt indicione .xi. » (O $3, e. 100 b), ma non m'azzardo a stabilire
con certezza. la presunta distinzione dei caratteri, pur credendo di dovere con-
traddistinguere con un segno separato [( )] tali parole. Scrìvo in corsivo le
parole anticamente cancellate. Rendo vive grazie ali* amico dott. sac. G. Mer-
cati, che ebbe la bontà di rivedere sul manoscritto la mia trascrizione.
D'altra mano indubitatamente è il periodo (O 55, e. 78 a): « Rodulfus
« rea regnavit &c. », Questa è un* aggiunta marginale, richiamata a suo
luogo da una duplice croce, e il suo carattere somiglia assai a quello del
rotplo Novaliciense. La distinguo chiudendola fra ().
I.
[Ms. Ambrosiano, segnato O 53.]
IN nomine Domini. Ugo rex et Lautharius, fìlio (•) eius, re- 9*^
gnavit insimul annos .xx. post vero ipsius Ugoni decessum,
ipse Lautharius, filio eius, regnavit annos .in.
Deinde regnaverunt C^> Berengarìus (^> et Àdalbertus, filio eius,
insimul annos .u. deinde venit prìmus Otto in Italia et privavit
(a) II frilto'Iii nomine -fili occupa il primo rigo inttro ci è in Uittrt grosso. La
grmÈéa MffaU 1 è ia rosso 4 vordo; lo altro lotterò sono illuminato in rosso. (b) A -f
(e) BètoU éggkmhi iuisrUnoarmonio di prima mano.
e. 100 A
e. 100 B
regnum earum Berengarìus et Adelbenus et fuìt caoronani il
tnperator (■' esse et inperarit f*> annos .xu. f*' [et mensibus JIL ti
dìebus .VI.], ame quam eìus fiUus Oio (iiiset ìnperator <*>. pM
quam ipse secundus Ono fìiit cotoaatus ad ioperator CMC, M-
pcfavfrunif*' i^ì» amio iWinMi/ anrws mensìbusQ') -nXl [-it anosaxLi
mensibus .IH., diebus .vi.j
Post <*' autem ipstus prìmus Ono decessum, predictm Sm
secundus Ono ioperavit annos .x. [cum pitie annis .vi., ma*
sibus .111., diebus .vi.] et fuìi inten-allo post ipsius decessum »•
tcquam terdus Ono fuiset coronatus aJ esse ìnperatorO annoi .III.
inperavit^'J ipsc*'' tercius Otto annos .fi. [.v. et mense .Tin.]
post ipsius decessum regnavit Ardoiuus tex aoos .11. et diiiu£i
[meoses .u.] deiode venit Anrìcus rex et inperavit f^*) regnian
eidem Ardoinus. fuìt coronatus ad rege ic Papia tercìo die aste
festìvitate ((^ sancte Xirì, qiu fuit in medio madio et abct modo I
regnato .vini, anno [(et dies novem, .xii. kaleadas ìunìascst'^
odìe « percutTÌt indìcione t*) .Xf.)] (^K
Per omni tempus mudani tndicciones. octavo (*> kalendtf
octuber(">, oc est setimo die exiente mense sctemberW, anno in- 1
camacione domini nostri lesu Christi est'") millesimo .xii. Ugo»
intrabit rex et percurrit indidone ottava, Lautharius intrabit ei
percurrit indìcione .iiu.'p'.
Berengarius et percurrit indicione .vi. quando intrabit rex.
Quando intrabit Otto rex percurrit indicione .vii. Otto, filiui
item Ottoni, percurrit indicione .111. quando intrabit rex ter- ij
cius Otto percurrit indicione .xv. quando intrabit rex Ardoiaus
et percurrit indicione .1. quando intrabit rex Anrìcus percurii
(i) Jlp- (b) Dapprima àicriiH .11., tptif* tipiaU (ia chiì) » fm€tU mm
on' tilt, riductnielt a .xii. (i:) A ìptnaei (d) Pir, cti lu prima ttm:i_i—i n
nm la [rast a innoi .vi. mensibus .iti. et difbos .vi. (t) MirlÌB«rm(mt( fmmt
vraicrillt f ocbf farati, font: iupcniot terdus, iht vnmtrt ttiti laattllMi iti Ì
itsnit anitra i^miia V imihiattrt. |f) A ip.àiehi ievttiitn fiallaita Utf
{%)Aiiatìani Waif^ tatìiitau (h) > Waili
timqiu righi al campimrnlo dilU fépna. (I| /I li
■I pari ihf i ugni ti ahtrtxìaxiiHtt. (m) Parti* icriiU £ prma marna, mtamtÉI
(n) U litliri lember »*» £ prima marna in ranra. (o) Partìa aggimala maffia
Unta, Ji prima mano. (p) Ofrt, cirta H friaia amia, ma fatta leritU im taf
VI. ANECDOTA. 4»J
udidone .xt. quando fuit Lotharius fiiit intervalle, e[r]go quando
Dtnbit rex et fliit ìncamacione domini nostri lesu Chrìsti no-
jeatesimo -t-X.v, et quando Berengarius migravit, erst nogen-
p aiio<»J .LX.V.
U.
[Ms. Ambrosiano, segnato O 5;.]
Die sabati, quod est decimo die raensis W apreliis et fuit in »"• •
DO die secundum Pasce, civiiate Arleoda, migravi: ab hac die.
(Rodulfus fcx regnavit annos .v., deinde venit in Italia), domnus
Pgo rex abead regnatum||aQnos .xxi.'') expletos et menses .vini. e.
Il dies .III., et fìUo eius Laucharius abead regnatum cum ipso
nitori suo anno .xvi. et dies .v[., post decesum ipstus Ugoni
tgnavit ipse Lotharius annos .111. expletos et menses .vii. et
dies .11., obitavii dies vcneris,que est decimo calendas decembcr W, »so. "
livitate Taurinensam <•>, erat tunc in die onora, fuitque tunc rc-
gnum sine rege eo tempore (^ dies .xxiiii., et in vieGÌiiio quarto
die, qui fuit die di dominico .xv, die deceabris<(', inter basilica 9,0, rii
aneti Michael!, qui dicitura''' maiore, fuerunt ^') electi et coronati
Ekrengarìus « Adalbertus, fib'o eius, regibus (*' et regnaverunt ''' in
pace annos .\ii. et viscerunt <') se, postquam coronam acceperant,
innts ,xx. et .1111. et menses <''> .lili. et dies .V. Oto ìmperaior <''
(Kgnavit annis .xi. et menses^''' .1111. item Oto filio eius re*
lavit post decesum genitori suo annis .x. et abebat regnatum
m ipso genitori suo annis .vi. defuncto secundo Oto, fuitunct"'
[egoum sine regem annos W .xtii. et tunc tercius Oto imperator f>
regnavit annos .v. et menses'''' ,viui. die vcueris, quod est H de- r,
tàmo kalendas februarìus, in fìnibus Romani, ad locus, qui vo- >ao>.|(
imr Paterne, apiit ipsc Oto impcrator ^\ indicionc f' .xv. fuit-
[]c("}regnum sine regem .xxtiir. dies. die qui fuit dominico et
lii .XV. die mensis<''> februarti, in cìvitace Papia, inter basilica loot.u
M parti» tamil», font eU ftima maito, >" inno
nr H f rima mano. [i) A àeixba (e) .4 Taaiini
b«tt (bl.Jdit (i)-t MLarilUtapfuatpoi''
I a !»p- (n) Gì» UH tnn< (bJ A tnao, carr. i
Am UUttrra q, Mt>«lr dJqninudMiD», ma fu.fur
(b) A mi {e) U I ffptiU
om (f) A tSpf (g) A de
M frima uhm» nilt' Mrrli»ti.
frimù nsse in IDDOS (o) St-
MONUMENTA NOVALICIENSIA
sancn Michaelt fuìt coronatus Ardoinus rex et regauite aoaoi
duos et menses .11. et in die dominico, qui fuit di mense
madio, inter basilica sancti Michaeli, qui dicitur (*^ midore, fuìl
electus Henrichus et coronatus in secundo die, qui fuìt di'''* lune
[.xn. di dies mensis (°> madit coronatus]. civiute Fapia ab ìagae j
conbusta t"") fuit<'>. [et regnavit annos .x., minus menses''' .11.]
et f"' in festivitate cathedra sancti Petri.viii"'. kalendas martiajt**
[fuit coronatus ad inperator f»' et] ÌoperavÌt'<Jannost''' .xi. et men-
ses .V. minus [et] dies .tm". et fiutuncW regnum sine rege
annos ,11. et menses .vti. et dies .nii. et tunc futt coronacoi u>
Chunradus in Roma .viii". kalendas iunius et percurrit indicio <*' .xi.
et anni incarnacione Domini millesimo vicesimo -vm. [octavoj. j
mi.
[\'ersus de sancto lusto.] -
Fra la storia della Novilesa e quella del monastero di S. Giuica A
Susa coirono molteplici rduìoni, e nel Chromcon Novalicitnsi ti ù iiii 11 ili ini
(lib. Il, cap, 14) dì un monaco di nome Giusto, nel quale comunemente ii
crede di dover riconoscere 1' omonimo santo di Susa. Sulla vita e sul cullo
anticamente prestato a sari Giusto le notizie sono estremamente scarse, e ben
poco sicure; non mi si accuserà quindi dì far cosa vana riproducendo qui
alcuni versi, che riguardano questo argomento, e che ci furono conservati in
un manoscritto (iella biblioteca Ambrosiana, del quale facemmo ricordo poco
fa. Esso È segnato S 17 Sup., i^ pergamenaceo, e fu scritto tra la fine del
secolo X e il principio del seguente. Anzi i Bollandisd (>) lo attribuiscono
.. di prima man.
nnos (L) Oo.
0). i
(1) C. Mekkel, Vepitajio di Emodio
{M/m. Accad. Linai, V ser. Ili, 194-gi)
e questo incendio sembra
h 1
ì del <
aggiunse pochi dati e s
come egli coordina tale
alla ipotesi che forse andasse in quel-
l'incendio alle lìamiTie anche la ba-
silica di S Michele, pare che egli im-
plicitamente presuma che il cronisn
fosse in qualche modo legato a detu
basilica. La questione cronolc^ca
della compilazione dei Calulogi fu, sia
pure in forma al lutto laconica, accefl-
naia nel preambolo Cp. 411),
(1) Calahgui codkum hagiograplna-
lum latinorum hìbl. Ambrosiamat, io
.i'itihcla Bollaiidiana, XI [1891], ì6y
^^
VI. ANECDOTA
417
senz' altro al x secolo. Come abbiamo detto, è un codice miscellaneo, in
cai predominano gli scrìtti di argomento religioso. Apparteneva al mona-
stero di S. Giusto, e pervenne ali* Ambrosiana nel 1605.
Le carte 97 A-98 b (che stanno a sé, staccate dal resto del codice, e
che chiudono il codice stesso) contengono un poemetto acefalo sopra i mi-
racoli di san Giusto, e sulla costruzione della chiesa a lui dedicata, dovuta
alla pietà del marchese Olderìco Manfredi. L' atto di dotazione che costui,
insieme coUa moglie Berta e col fratello Alrìco, vescovo di Asti, fece al nuovo
monastero di S. Giusto, ci è pervenuto in originale e poru la data di Torino,
9 loglio 1029 (0. "^
I versi di cui parliamo, narrano che il custode del corpo di san Giusto
ne volle portare le reliquie ad un* assemblea di nobili e di plebei. Ma, fer-
mato il sacro deposito lungo la via, non potè più levarlo. Colà si moltipli-
carono 1 miracoli, accorrendovi tutto il popolo. In quel momento, Maginfredo
(Olderìco Manfredi) stava costruendo un monastero in Susa; egli quindi
pensò di trasportarvi quel santo. La gente rustica si addolorò della perdita
del corpo santo, ma indamo. Questo venne facilmente condotto nella città
di Susa, dove, con immensa gioia, fu accolto da ogni ordine di persone, dal-
l' abbate coi monaci e da Maginfredo. Voleva costui deporre il corpo nel ca-
stello ; ma, da Dio ammonito, rìvolse invece i suoi pensieri ali* antica chiesa
di S. Paolo. Il resto è deficiente (>); andò poi del tutto perduto il princìpio
del poemetto, dove pure si parlava di Maginfredo, poiché nel brano a noi
pervenuto è detto (p. 419, r. 29): « Ille Maginfredus, cuius supra memini iam »,
II codice S 17 Sup. è della fine del x o del principio del seguente se-
colo. Ma questi versi, scritti in calce al medesimo, provengono da mano
posteriore, e forse furono scritti soltanto nella seconda metà del secolo xi,
o assai più probabilmente nella prima del secolo xii. Si faccia anche atten-
zione all'epiteto «consul» (p. 420, r. 27) (3).
I versi, da me prima trascritti, mi furono gentilmente collazionati dal
sac. dott. G. Mercati, dottore dell'Ambrosiana, al quale rendo qui le grazie
dovute. La lettura degli ultimi versi fu tentata anche coi mezzi chimici.
(i) Ne diedi testé una nuova edi-
zione, in Le più antiche carte diploma"
tiche del monastero di 5. Giusto di Susa,
nel Bull delT Istituto Storico Italiano,
n. 18, Roma, 1897, p. 61 sgg.
(2) La faccia verso della e. 98, es-
sendo l'ultima del codice, riusciva ad
essere esposta al deterioramento pro-
dotto dall'uso, prima che il codice
stesso fosse legato. Ecco perché i
versi scritti sopra di essa non sono
facilmente leggibili.
(3) Trovasi qualche traccia dell* uso
dell* epiteto « consul » adoperato in
segno d* onore, anche prima che la
magistratura dei consoli fosse dl£fusa
nei comuni italiani. Cosi é noto (cf
GiESEBRECHT, L' istrui(ione in Italia nei
primi secoli del medio evo, trad. G. Pa-
scal, Firenze, Sansoni, 1895, p. 94) che
Alfano arcivescovo di Salerno (+ 108$)
in uno de* suoi carmi rìvolgeva questo
verso a san Pietro : « Iam cape Roma-
«num consul CaesarqueSenatum».
Monumenta NovaUcitnsiu.
27
VI. ANECDOTA. 419
Omnes concilium, audita virtute, relinquunt.
Odus(*) adveniunt, tardum se quisque fatetur.
Signa vident et vota vovent, laudesque Deo daat
Permistas precibus, set adhuc malora supersunt.
Hos etenim quidam (^> strepitus inrumpit, et ilio, e. 97 n
Amissis propriis, veniens oculis alienis,
Se iacit in faciem celeste petens medicamen,
Atque fovet cecam lacrìmanmi fomite fìroatem
Qui Domino (*^> grates, oculorum luce recepta
Inmensas W referens, sibi dux iam factus abivit.
Vinctus adest alius duplici langore gravatus,
Idcirco est factus duplici medicamine sanus,
Hunc etenim noster ferus infeliciter hostis
Torquebat madidis debachans rìctibus, et sic
Ducitur ad sancti cinerem nolensve, volensve.
Non tamen in sanctum quicquam proferre prophanum
Conviciumve furens est ausa maligna loquela.
Taliter in noctem lux est protracta diei W
Sed circa cantum puUorum demon iniquus
Acrius incipiens hominem discerpere (^^ lustum
Iniuste secum non iuste agere. hunc cruciatus
Autorem esse sui, iamiamque suo ospicio (s^ se
Depelli cicius (^^ suplicanti voce fatetur.
Has Inter voces dicessit (*^ virus iniquum.
Sic a vi duplici sanatus omuncio surgit,
Inque suis sanctis mirabilis omnipotentis
Virtutem sospes totis ex viribus altat.
Donec predictis in partibus hec gererentur, e. 98 a
Ille Maginfìredus, cuius supra memini iam,
Segusie monasterium condebat opimis
Sumtibus(^), aetemum thesaurizans sibi regnum.
(a) Forse il ms. avea : Hodus, ma la iniziale fu lavata ed ora i illeggibile, (b) Glossa
interlineare à' altra antica mano hostii (e) Ms. dnó corr, da dnm (d) Ms. Sinmensas ,
eolla ini:iiale S lavata. (e) Al margine, di mano del sec. XII: sanctus lustus martir inclitus
Smnbra un frammento d* inno liturgico, (f ) Dapprima V amanuense aveva scritto uexare ,
che poi cancellò, (g) Bollandisti hospitio (h) Seguivano alcune lettere (forse
supl..^^ raschiate, (i) Bollandisti discessit (k) Bollandisti Sumptibus
' MONUMENTA N O V A L I C 1 EN S 1 A
Hac igitur causa de sanno martyrc fama
Comperta, nimìum gavisus factus, ad urbis
Predicte monasterium venerabile corpus
Perduci iussit, quod sdlicet esse futurum
Presidium posset populis degenribus illic.
Ergo mittuntur sanctum deferre ministri.
Set mox agricolas custodes corporis almi
Invasi: nìmio cum liictu mcror amarus
Et conquassaniur crebrìs singultibus omnes,
Et tamen humanum pectus compungitur ipsa
Natura, set, quod valde est mirabile dictu,
Erepto tutore loci, cogente dolore,
Mugitus armenta boum, convale'"', ve! alto,
Crebros balatus ex monte dedere bìdentes.
Interea baiuli spacio vix unìus bore
Ponderis inmensa subsisiunt tnole gravati.
Et rursus subito, impediente gravedine nulla,
Inceptuui callem gradiuntur prepete clirsu,
Tunc iuvenis quidam pravus nimis atque petulans
Non veritus sanctum manibus contingere corpus
Presumpior poenam tu!Ìt, uno lumine dempto.
At chorus ymnidicus cum laudibus urbe sub ipsa
Abbas in primis, omnis monacbìcus sacer ordo,
Inde Mainfredus, manus atque...
Parvulus atque senex, iuvenis socrusque...
Prestolantur bonus supplici cervice beatum,
Quod consul nam cupiebat in arce locare.
Sed monitus [de]su[per], non ausus ponere in harceW,
Co[nd]it in ecclesia, quam sancti Pauli in honore
Construxit quondam simplex et sancta vetustas
[cujius nonien non dicere versu est
Domini cullorem littera signat
sse officiura cflebrandum
{») Baltanditli conv.Ue (b) Di m
il vtriff Set monitui 3k., ma U parali tona
fBne, Prtctdt un'altra poililla, di cui afipii
0 dtl XII starlo un poiliUaturt rifili
ri molla ihiadilt t di^àlmiiUt à Itf-
H Uggì: viro
VI. ANECDOTA. 421
tibiifi esse fidelìs
ant dex • . . . vet egris
auxilio sancd plebs • • . fuis[set] . . .
. . . atus • . e resoluto nervorum officio
. . . respice sanae Dei miserum hunc
fer auxilium, da dexteram et [erijge lassum
atque
em Domini
ca
Segue d* altra mano una notazione, assai breve, di cui si può leggere
appena : « T . . . . abbas ».
Il
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VII.
ELENCHUS CODICUM MANUSCRIPTORUM
[Elenchus codicum manuscriptorum
pervetustae bibliothecae monasterii Novaliciensis.]
La biblioteca della Novalesa ebbe giorni splendidi. I suoi esordi non
sono posteriori al risveglio letterario, che onorò la Francia dell'età di Carlo-
magno. Frodoino, abbate della Novalesa, per il quale Atteperto monaco
scrìsse il suo evangeliario, visse ai tempi di quell' imperatore, e fu con lui
in amichevoli relazioni. La gloria paleografica e scientifica della Novalesa,
giustamente segnalata dal mio illustre e lagrìmato maestro Giuseppe De
Leva (x), si riannoda alla scuola di Tours, e si collega colla fondazione
della splendida biblioteca, di cui una parte non pìccola andò perduta, quando
l'abate Domniverto e i suoi monaci, fuggendo dalle montagne infestate dai
Saraceni, cercarono rifugio in Torino (0. Ma tutto non andò perduto, e
il cronista del monastero, ancora nel secolo xi, trovò, insieme collo splen-
dido evangeliario, anche altri codici, scritti daUa « mano antiquaria » di At-
teperto. E non è dubbio che quivi leggesse le vite degli antichi abbati,
Asinario, Arnolfo, Frodoino, Eldrado, insieme colle gesta di Waltario (3).
Lasciando da parte le gesta di Waltario, che appartengono ad età posteriore,
è probabile che direttamente o indirettamente le vite degli abbati suddetti ri-
salgano al IX secolo, cioè al periodo anteriore alla devastazione saracena.
Certo una dispersione d fu, se il vescovo Pietro lesse a Verona (4) molte
cose del monastero Novaliciense. Quando tramontarono i bei tempi del-
l' abbazia, la biblioteca fu poco curata, e nei suoi ultimi secoli essa non destò
più r attenzione degli abbati, che da lungo tempo non vi risiedevano. Avevo
sospettato(s) che alcuni suoi manoscritti fossero passati in dono, nel 1605,
all' Ambrosiana di Milano, e fossero venuti alle mani del suo primo biblio-
tecario Antonio Olgiati; ma ora credo assai probabile che quei codici pro-
vengano invece, come l'Ambrosiano S 17 Sup., da San Giusto di SusaCO.
(i) Del movimento intdhUuaU d'Italia (4) Chron. Novalic. lib. 11, cap. 3.
nei primi secoli del medioevo, Venezia, (5) "Nuovi appunti di storia Novali-
1876. dense in Atti Accad. di Tonfw,XXXI,
(2) Chron. Novalic, lib. iv, fragm 2$. 757.
(3) Chron, Novalic. lib, 11, cap. j» (6) Cf. sopra, p. 412.
MomMmimta NovéiUcUnsia. 27*
AUn^ ti niH. MftiMi A49fa£.0)j.Ofi. Farr (O de 2 ^^ C
netti, che quikhe decemiM A^ nfgera 3 erfkfiv As {^m
riccvciM dal motunaa vni maanacriBi, de ■■^^■■a a< ^rna
icci tlel auo collegio. 0 De Lc*i> fii B pÉ fmiMMii Sfid i:
recatu alla NdviIcm, CMaao& Il nHekt Mb ua— u e dd mì
■ abbate clauttrole ■ M, dtbt io dono il rial aaaoaoìHi. Akn a
ocitecedaiuinnilc da Coataiuto Sona, pare iMeK fjaiawrafc. OJL D Oc L
mori povera od iSift e i nioi 13>ri, per aoo piccola pa
Scguemlo cU> che ilice il De Lcvtf sumo C«>, db ^ai h
■ul laanoKrliti da lui ricevali in liooo, e dei qnaE noa dAà ai
Codici avuti in dono dall'abbate Sona: i) ■
colo viti [fonc da identifìcarsi eoo queJlo doDdc, come ai <linla1|
nulo (,c(. p. ^]i, n. io) pubblica alcune pte^iicn ia e
mafliie?)) a) Bipa*ixione dei Salmi, Kiitta dalT abbate SeaBgì»;J
riiIaKin di Utiurdo; Evangcliirìo; 4) Omelìe di Orìgeoe e dì aaetà
0 Canoni penltenaìali 1 rito da utanì pergrinfaini mcMibondi; (9 4
tU un Gregorio Magno; 7-8) Libri liturgici per rATrcnio; 9-t4'^
Ulurglel.
Libri avuti in dono dal C anda: ii-i)}S»craScnnnTa; ijJOb»- j
Hi di l'in Gregorio Magno; 14) Opere H san FnutuoKi; tj) Rcgob <S u
ncdttloi l6-r7) Miaccìlaocc di vite di santi; iS) Libro Dmrgjco; 19) Atad
libro Ilturfllco, colte vite del santi Solutore, Avveoioic e Ottaviot
11/1,1, > iiiii|H*nili,iiulii i|Usnto dissi nelle Ricerche, e apgiungenJovi qmì po^o
. Ili- ili iiiiiiVEi iir>ii-i .i|'|>ri-ndLTi:. Avverto che se potei in qualche modo Mtcp--
l.iM- .[iirsio fli'Tiio ili i:ridici Novaliciensi, lo debbo specialmente alU car.iJ-J
■■ .1II.1 ,l,)iinii,i .1,-i iirc[><istl un'Archivio di Slato di Torino, della bibUot.;.-!
N'.i.-ioM,il,- di r.iiiii.., e Jelh biblioteca di Corte di Berlino. Dispongo i !r.i-
iii'^.. Hill, (iiivMl'iliiKiilr, secondo l'ordine cronologico.
Nuli ivaiiiiMi r cv.iMfjeli.irio di Attepcrlo, an^i apro con esso la serie.
DIO a quel codice dati sufficienti, perchè si posìJ
qui .1
allo.
i iiiilti d.i Atteperlo monaco, per ordine dell'abbate Frodoim
l'reuiist al suo volume sei versi, « Questio si lector », in e
: dell' ojH'ra sua. Dì ciò parla il Chroii. Wovalic. tib. iii, cap. 1
(1) CI, Ki. ".!'.■, p. 107. ricordato in un documento del 176S,
(JÌ I..1 di|;iiitA di .ibbaic era allora M tempo del governo abballale «fi
luim.1 .la l'iciro Antonio Maria Si- Antonio ViJet.
iii-o. il, A'iiY/,'',, 1'. 17P. (4) .-itiicdota sacra, p. xxvin ^g-
(il Lo Uovo (ci, K:..-,,hr, p. [7i) del voi. I ed unico.
VII. ELENCHUS CODICUM MSS. 427
2.
Archivio di Stato di Torino (Abh. della NovàUsa, busta I). Pergamena
del secolo ix incirca, che appartenne a un codice contenente le omelie di
san Cesano (cf. Richerche, p. 12 sgg., con facsimile, e Nuovi appunti di storia
Novalic, in Atti Accad. di Torino, XXXI, 766-67. Veggasi pure : C. F. Arnold,
Caesarius von Arelates und die gallische Kirche seiner Zeit, Lipsia, 1894, pp. 485-90,
e sopratutto : p. Germain Morin, Uhomèliaire du Burchard de fFùr^hurg, in
Rexme BénidicHne, abbaye de Maredsous, 1896, n. 3 (marzo), p. 102 nota).
5.
Archivio di Stato di Torino (Abh. della NovàUsa^ busta I). Foglio per-
gamenaceo, del secolo x-xi, contenente due frammenti della HomUia in vi-
sitatione h. Mariae Firginis del ven. Beda (Migne, Patrol, lat. CXIV). 11
carattere è nitido (cf. Ricerche, pp. 82-84).
Biblioteca di Corte di Berlino, collezione Hamilton, n. IV (cf. W. Wat-
TEMBACH, in N. ArchiVy Vili, 329), del principio del secolo xi al più tardi,
con postille di varia epoca, tra cui alcune non anteriori al secolo xii. Prima
appartenne al De Levis, il quale ne comunicò il brano riguardante la tra-
slazione delle reliquie di san Secondo, fatta (906) da Guglielmo vescovo di
Torino, al Meyranesio, Pedem, sacrum, in Mon. hist. patr.^ Script. IV, 128 1-
1282. Ultimamente ne diedi una larga descrizione {Ricerche, p. 23 sgg.) par-
landone sotto il nome di Martyrologium Adonis, come già aveva fatto il
Wattenbach. Non intesi tuttavia con ciò di decidere le ardue questioni tut-
tora agitate sul vero martirologio compilato da sant' Adone vescovo di
Vienne, il quale (prefazione in nome di « Ado peccator », presso Migne,
Patrol. lat. CXXIII, 143-44) dice di essersi giovato sopratutto del martiro-
logio di san Floro (il cui testo volgato si trova, mescolato al Martyrologium
di Beda, presso Mtgne, op. cit. XCIIII, 799 sgg., ma la cui vera essenza è
tuttora molto questionabile ; cf. De Rossi e Duchesne, Mariyrol. Hieron,^ in
Acta Sanct. Nov. II, I, xxiv), e di altro mandato da Roma ad Aquileia.
Nel nostro testo colpisce la omissione quasi sistematica delle commemora-
zioni dei santi viennesi, circostanza del resto non estranea ai manoscritti ado-
perati dal Giorgi, Martyrol, Adonis, Romae, 1745. Anche questi manoscritti
omettono parecchie commemorazioni di santi viennesi, date dal testo vol-
gato. Tuttavia neppure il nostro codice è privo del tutto di santi di Vienne :
cito ad esempio san Mamerto vescovo, sotto il giorno 11 maggio. Questo
codice apparteneva senza alcun dubbio sul cadere dello scorso secolo ad E. De
Levis, poiché questo erudito ne comunicò le .notizie riflettenti san Secondo
al Meyranesio, siccome si è detto testé.
Biblioteca Phillips a Chelieaham. A questa biblioteca pervenne bh ini'
ponintissimo manoscritto miscellaneo, composto verso il princìpio del s»- 1
colo XI : ami forse l'ultima sua parte, contenente la Hislona Langobariorumt i
pub farsi risalire alla fine del secolo x. Una copia di questo coJice si fvct in
Torino nel secolo scorso, e di quest.ì copia larghi frammenti conservanti aclU
biblioteca Niiionale di Torino, MisulìaHia, busta LXXI (cf. Rictrchi, p. 6)}, '
mentre alcuni altri brani stanno nella biblioteca di Sua Maestà pure in Ta-
rino (veggansi i miei Nuovi appuntì, in Aiti Accaà. ài Tt^Hnn, XXXI, yéa-fij),
nel voi. CIX della SiisccUanta patria. Questo codice fu descritto da E. De
Levis (AntedoU iacra, p. xxsvi sgg.) e da C. ScHENta (Biblioth, puliam
JaUnor. Britannica, articolo v, in Sitxungsbcricbtt àtr ll'iaier Akademic, vo-
lume CXXVII, Vienna, 1893). Alcune osscrvaiioni in proposito possono ve-
dersi nelle mìe Ricerchi (p, 61 sg^O- ^ nuove notizie, desunte dallo studia
diretto dei codice, diede C. Hampe in N. Arehiv. XXII, ii4 sgg- <.» '89*)-
Ne trascrisse lunghi tratti e illustrò alcune questioni, che emergono da questo
codice, il De Letis, nei suoi manoscritti Novalicrensì, in Cron. ecclcs. busta II,
archivio dell' Economato in Torino. Il codice contiene ; 1) Trattalo ace-
falo che spiega la lituigi» della messa ; a) L' opuscolo De poenitentia, che
corre sotto il nome di san Bonifacio; 0 Brevissimo opuscolo, che comin-
cia: 11 Si diligcntiui bis quae ex aevangelica vel apostolica lectiooc recitata
« «unt ■ ; 4) Opuscolo De Ogh Maghogh, che corre sotto il nome di Remipo
dì Auxerre; }) Brevissimo trattato io difesa del culto delle Immagini, col
tìtolo De fmagivibus ; comincia: ■ Quidam putant w; 6) Un epigramma che fa
pane della Anthologia Ialina (ed. RitSE, II, j8, n. 488), e che comincia: «Mer-
B curius quartum splendentem possidet ahus »; 7) Breve carme De ambigt-
nis (?) animantihu', il quale comincia : « Haec sudi ambigenae a ; 8) Fram-
mento sulla natura dell'aria: « Cum unus sii aOr »; 9) Trattato Di c/roma,
che comincia: n Quaesiiunculam mihìdaiam n ; to) Dizionario greco-latino, che
comincia : u Olympia! quid sit » ; 1 1) Epigramma in memoria di Ambrogio
(De Levis, Aneci. sacra, pp. x)(xliii-Xx\v); 11) Vita b. Gregorii, attribuita
di solito a Paolo diacono, ma che qui invece sì aggiudica a Beda ; è la bio-
grafìa Paolina, sema le interpolazioni ; corrisponde quindi al testo edito dal
Grisar {Die Gregorbiographie, \n Zeittcbrift fiir katbol Theot. XI, 158); i}) Epi-
gramma notissimo per la tomba di san Gregorio Magno: " Suscipe de terra
B tuo « ; 14) Elogio metrico di san Brunone arcivescovo di Colonia (■(■ 965);
comincia: b Pandite corda pr^ces ». Come notò E. Dùmmleh (.V. Arclm;
XXI, 791), questi versi furono gì* editi più volte (cf. Mcn Germ. hìst.. Script.
IV, 17 j); 15) Vita disanTcofilo diacono (Ada Sancì. Febr. I. 585); 16) Seirae
sancii Augustini de peccato originali; comincia: « Unde, fratres eharissirai»;
17) Conversio vel poeniUntia sanctae Marìae Egypliacat {Ada Sanct. Apr. 1, 70;
MiGNE, op. cit. LXXIII, 671); 18) Convirsio vii poeniUnlia sandae Pelagici
1
VII. ELENCHUS CODICUM MSS. 429
(RoswEYDUS, Vitae patrum, Aotverpiae, 1615, p. 376 sgg.; Migne, op cit.
LXXin, 663); 19) Passio sanctat Marinai martiris (Migne, op. cit LXXUI,
79); :2o) Fita sanctae Euphrosmae virginis {Acta Sanct, Febr. II, 537 sgg.;
MiGNE, op. cit. LXXIII, 643); 21) Vita vd passio sanctae Catarinae martiris;
comioda: « Regnante Maxentio Caesare »; 22) Reversio sanctae Crucis; co-
mincia: a Tempore ilio postquam Constantino »; 23) De translatione sancti
BenedicH abbatis; comincia: « Cum diu gens Langobardorum » (Mabillon,
Acta Ora. sancti Benedicti, II, 332 sgg.}; 24) Sermo sancii Hieronimi*ad Pau-
lam et virgines sorores, de assumptione sanctae Mariae (Migne, Hier, ep, spur.
IX, 30, 122); 25) Un altro aneddoto di simile argomento, se non si tratu di
un equivoco; 26) Amphilochii episcopi in vita et miraculis sancti patris nostri
Basila archiepiscopi Capadociae ; comincia : « Dilectissimi, non erat » (altre
versioni negli Acta Sanct, lun. II, 938 sgg., e in Rosweydus, De vita et verbis
seniorum, Antverpiae, 161 5, p. 152 sgg.) ; 27) Vita sancti Hier onimi presbiteri;
comincia: « Hieronimus natus in oppido » (con varianti, presso Vallarsi,
Opera sancti Hieronymi, XI, 241 sgg.); 28) Passio beatissimorum martirum Dio-
flint episcopi, Rustici archipresbiteri et Eleutheri arcidiaconi (Acta Sanct, Oct. IV,
925 SSS')> 29) ^^^ ^« Dionisii episcopi Mediolanensis (cf. Acta Sanct. Mai, V,
5 IO sgg.) ; 30) Paulus Diaconus, Gesta Langobardorum eorumque origo ; que-
st'opera rimane tronca alla frase «Papiaapellatur» nel cap. xv del II libro.
(lualche altro riscontro diedi nelle Ricerche^ pp. 64-70, mentre qui la-
sciai volontariamente alcuni aneddoti senza le necessarie identificazioni.
Hampe (op. cit. p. 235) avverti che sulla e. 107 b il codice presenta
alcune note di carattere amministrativo che espressamente riguardano il mo-
nastero Novaliciense. Cosi la provenienza del manoscritto è assicurata per
altra via.
6.
Archivio dell' Economato di Torino (Abba:(ia della Novalesa^ busta III).
Foglio pergamenaceo, del principio del secolo xi, che serve di copertura ad
un registro di atti di carattere giudiziario, del secolo xvi. Contiene un
frammento delle Moralia (Migne, PatroL lat, LXXV, 1125 «-i 130C) di san Gre-
gorio Magno (cf. Ricerche, pp. 84-86).
7-
Archivio di Stato di Torino (Abb. della Novalesa, busta I). Pergamena
doppia, coi margini estemi tagliati in modo da togliere una buona parte del
testo, di mano del secolo xl Contiene frammenti di un commento alla
Regula monachorum di san Benedetto, diverso da quelli di Paolo diacono e
di Ildemaro; ma con essi presenta molti punti di contatto (cf. Ricerche,
pp. 87-92; e Brevi appunti di storia 'Novaliciense, in Mem. Accad. di Torino,
II serie, XLV, Scienze morali, p. 166).
Archmo di Slato di Torino {Ahb. dtìla NùvaUia, busta I), FogUo dop-
pio pergamenaceo, dì mano del secolo ki incirca, contenente frammenti £
un libro Dt computo (cf Rktrche, pp. i))-94).
Archivio di Stato di Torino. Rotolo originale del Chronictm (luogheu»
11.07; larghezza media cent io). 1
Archivio dell'Economato e faiblioieca dell'Accademia delle sdenie di
Torino. Nel primo di questi due istituti conservasi la copia completa che
E, De Levis dedusse dal Ntcroiogium della Novalesa (^Cronaca eccUiiattÌM,
busta II). Alcuni estratti fattine nel 17SS da Giuseppe Vemazza conservanti
in originale nel seconda dei due istituti indicati, e vennero dati alle stampe
da G. Claretta, 5hi prindpati starici fìtmonUsi, in .Vrm. iUlf Aaaà. d^lk
ScUnie di Torino, Il serie, XXXI, Scienie morali, pp. jij-iS (cf. anche RI-
cercht, p. 104 ^g).
Archivio della prcvostura della Novalesa. Messale (di fogli 280) per-
gamenaceo della seconda metì del secolo xii incirca (cf. Rktrche, p. 96 sgg.
E veggansi ancora : Ebneb, in Hisl. Jaìirb. XVI, 410 e F. Vam Ortroy, in
Amkcta Bollaiidiaaa. XV, jj8).
Archivio dell' Economato di Torino. Foglio doppio pergamenaceo, cbe
ricopriva un Registrum causarum civilium et criminalium
principiato nel 15 16. Qutl foglio contiene un frammento di messale in ca-
rattere del secolo xnr (cf. Ricerche, pp. I02-ioj).
13-
Archivio di Stato in Torino {Ahh. della Novahsii, busta LXV). Ntgli
inventari Novaliciensi compilati negli anni IJ02 e 1512 da Pietro de Alla-
vardo, quale «procurator et negotiorum gestor a del priore Andrea Provaoa,
si cita una cronaca, che nel primo dei due inventari viene cosi descritta:
« Catalogus Bomanorum ponlificum et imperatorum, in quo notabilia gesta
a eorumdem ac dies, raenses et anni succincie continentur, quorum ponti-
1 fices suni numero itìi a beato Petto citta usque ad Gregorium nonura
« inclusive, et imperatores regn,inies ab incarnatione Chrisii anno primo cita,
VII. ELENCHUS CODICUM MSS. 431
« numero 100, videlicet ab Octaviano semper augusto usque ad Federicum
« etiam imperatorem regnantem anno predicte incarnatìonis Christi 1220 ».
L'inventario del 15 12 è più laconico (cf. Ricerche, pp. 94-9$).
14.
Archivio di Stato di Torino (Ahb. della NovaUsa, busta LXV). La per-
gamena che copre e lega gli inventari 1502 e 15 12 compilati da Pietro de
Allavardo, procuratore di Andrea Provana priore del monastero, ci dà due
note storiche degli anni 1247, 15 io- 13 (cf. Ricerche, p. 95).
'5.
Archivio della prevostura della Novalesa. Due fogli pergamenacei,
della fine del secolo xiv, spettanti ad un libro corale (cf. Ricerche, p. 102).
16.
Archivio di Stato di Torino (Abb, della Novalesa, busta I). Foglio dop-
pio pergamenaceo, già appartenente ad un messale del secolo xv (cf. Ri-
cerche, p. 103).
17.
Archivio di Stato di Torino (Abb, della Novalesa, busta I). Due fogli
doppi di un corale, in carattere del secolo xiv (cf. Ricerche, p. 103).
18.
Archivio di Stato di Torino (Abb. della Novalesa, busta XIII). Sul fo-
glio di guardia che costituisce il documento 24 marzo 1567 leggonsi, di
mano del secolo xvi-xvii, alcuni cenni biografici sopra sant' Eldrado, che
hanno relazione colla Vita ben nota e coir Officio, Comincia : « Sanctus
«e Eldradus monacus, post abbas Novaliciensis ». Dopo un breve tratto, queste
notizie restano bruscamente troncate.
19.
Archivio di Stato di Torino (Abb, della Novalesa^ busta XV). Copia
cartacea, del secolo xvii, dell' Officium sancii Eldradi confessoris et àbbatis, eius
vitae et miraculorum seriem breviter complectens (cf. Ricerche, p. 104).
Faccio qui seguire alcuni codici di epoca affatto incerta.
20.
Messale Novaliciense membranaceo e antichissimo, posseduto
da E. De Levis. Conteneva alcune preghiere in onore di san Secondo, ri-
ferite dal Meyranesio, Pedemontium sacrutn, de episcopis Taurinensibns, in
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ELENCHUS CODICUM MANUSCRIPTORUM
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[Series abbatum usque ad saec. xi expletum.]
Pubblicai nelle Ricerche (p. 147 sgg.) la serie degli abbati della Nova-
lesa, dal principio sino alla fine dell* abbazia. Q^i si riproducono soltanto i
nomi dei più antichi abbati, che vissero fino all' epoca del nostro cronista
o poco appresso. Sarò parco di notizie e di indicazioni, rimandando il let-
tore sin d' ora al mio scritto anteriore ; ma introdurrò nella mia serie quelle
modificazioni che i nuovi studi mi sembrano esigere.
I. Godo.
726, gennaio 30. Atto di fondazione, doc. i, p. 8; Chron, lib. i, cap. 2;
lib. IV, fragm. 11- 12; Liber Augimsis presso Piper, Libri confraternitatum, in
Mon, Germ, hist,^ ed. in 4^, p. 166, col. 40, n. 3 (e sopra, p. 280).
2. AbbO.
739, maggio 5. Testamento di Abbone, doc. 11 (p. 20); Chron, lib. iv,
fragm. 11- 12.
3. lOSEPH.
Chron, lib. iv, fragm. 11- 12.
4. Ingellelmus.
Chron, lib. iv, fragm. 11- 12.
5. GiSLALDUS.
+ 22 marzo. Chron. lib. iv, fragm. 11-12. La dau della morte dalNe-
crologium S. Andreae, in Mon. Germ. hist.. Script. VII, 131, e qui
addietro, p. 327, r. 18.
6. ASINARIUS.
-760-62? - 770; f IO maggio. Docc. ni (p. 38), vi(p. 40), vii (p. 44).
La data emortuale trovasi nei Necrologi della Novalesa e di S. Andrea di
Torino (v. sopra a pp. 301, 336, r. 15). Chron. lib. 11, cap. 11; lib. in,
capp. 2 e 4; lib. iv, fragm. 11 -12.
■ ^^^ ^ -14- a
vili. SERIES ABBATUM. 437
12. BONIFACIUS.
Cbron. lib. iv, fragm. io* 12.
13. RlCHARIUS.
Cbron. lib. rv, fragm. 10-ia.
14. Angleramnus.
Chron. lib. iv, fragnu io, 12 e 14. Manca nel btgm. 11, che è di molu
aatorità, provenendo dal Pingon, mentre i firagm. 12 e 14 hanno per fonte
la Historia di Baldesano. A questo abbate fecero la loro offersione Erigano
e Lea giugali (doc. xxxi, p. 88).
15. Heirardus, Herigarius.
Il Cbron. lib. rv, fragm. 11- 12, afferma decisamente che Eirardo precedette
Giuseppe vescovo d'Ivrea. Ma il Bethmann trovando (lib. iv, fragm. 16-17)
che fu del tempo di Manfredo conte di palazzo, ne alternò la collocazione
rispetto a Giuseppe. Siccome non pare che V errore sia provato pienamente,
cosi ad Eirardo qui restituisco il posto assegnatogli dal cronisu, tanto più
che una testimonianza contraria (fragm. 16-17) ^^ pervenne dal solo Pingon,
e in forma cosi laconica, che non basta, parmi, a contraddire 1* asserzione
esplicita fatta, in un luogo così vicino, dal cronista stesso. Il Pingon (Aug,
Tour. p. 24) amplificando i propri estratti dal Chronicon^ addirittura asserisce che
il conte Manfredo neir87$ ^^^^ u°^ donazione al monastero (0; ma il suo
racconto non è altro che un* amplificazione rettorica, né gli accresce autorità
il consenso del Roghex {La gioire, p. 126) e del p. Carretto {Vita^ pp. 96-100).
J. Roman, De la valeur historique &c. in Bull, des HauUs Alpes, 1896, p. 49,
accetta la correzione proposta dal Bethmann. Datando il doc. xxxi (pp. 87-88),
che è desunto dal lib. iv, fragm. 16-17, mi accontentai di una attribuzione vaga :
essa significa soltanto l'incertezza in cui siamo e l'oscurità della presente
questione cronologica.
16. lOSEPH EPISCOPUS YpOREDIENSIS.
-845- ; f 27 gennaio. Accettando alla lettera il Chron. lib. iv, fragm. 14,
dovremo credere che costui fu fatto abbate sotto Lodovico II « re », e quindi
tra r anno 844, in cui fu fatto re dei Lombardi, e l' anno 850, in cui ebbe il
titolo d'imperatore; poi fu solo imperatore alla morte del padre nell'anno 855.
Roman (op. cit p. 49), seguendo le vestigia di Bethmann,' lo vuole eletto sotto
Lodovico il Pio, ritenendo, ed è una supposizione per se stessa tutt' altro
(i) Accettando invece un' amplifica- chese di Susa!) fino ai tempi di re
zione di lib. IV, fragm. 13, dovremmo Guido da Spoleto. Ma sono asser-
ritardare l'ofiersione di Manfredo (mar- zioni basate solo sulla fantasia di retorL
n
£ii rlcMÒj ribciate Giassppe.
n
vili. SERIES ABBATUM. 439
l8. CUNIBERTUS.
Chron. lib. iv, fragm. 11-12.
19, Petrus.
Chron, lib. iv, hzgm. 11- 12.
20. Garibertus.
Cbron. lib. xv, fragm. 11 -12.
21. Georgius.
Chron, lib. rv, fragm. ix-12.
22. DONDIVBRTUS, DOMNIVERTUS.
-929-. Doc. XXXVI (p. 98, r. 7); Chron. lib. v, cap. 8; cf. lib. iv,
fragm. ix-12. Fu abbate per quarantun anno.
23. Belegrimus, Belegrimmus.
-955-972-; + I maggio. Docc. xxxxii (pp. 106-107), xxxxiiii (p. 108),
xxxxv (p. ixx, r. 2); Chron, lib. v, cap. 7. La data emortuale risulta dai
Necrologi Novaliciense (p. 300) e di S.Andrea Torinese (p. 334, r. 18). Fu
abbate per diciannove anni.
24. ROMELDUS.
Chron^ lib. iv, fragm. 11-12.
25. IOHANNES.
Chron. lib. iv, fragm. 12 ; ma, al fragm. 1 1, questo abbate è detto «loseph».
L'errore è del Pingon, non dell'autore. Roman (op. cit. p. 49) dà come
certo che il cronista confrise qui Giuseppe con Giovanni. La confusione e' è,
ma non è del cronista. Dal lib. v, cap. 20, si comprende che solo un pic-
colo intervallo ci potè essere tra Belegrimo e Giovanni, il quale ultimo
viene riguardato come usurpatore.
26. GaRIBERTUS Q.UI ET GeZO.
980 (?)-992-99- 1002 (?)-; f 13/14 marzo. Docc. xxxxviii (p. 117),
L (p. X20, r. 6), Lii (p. 125, r. 3), lui (p. 128, r. 7). Questo abbate è spesso
ricordato nel Chronicon. Da App. 9 si comprende, se ben vedo, che egli, in
tarda età, raggiunse l'epoca di Enrico II imperatore. Forse qui si può in-
tendere non solo che sorpassò il 1002, ma anche il 1013, anno della rovina
di Arduino. Il Necrologio Novaliciense (p. 296) lo dice morto il 1 3 marzo,
e quello di S. Andrea (p. 326, r. io) lo fa morto il 14 marzo, nel che si accorda
col Necrol. S. Solutoris.
MONUMENTA N O V A LIC I EN S I A
27. GOTEFREDUS.
Ioo8(?}-loi4; + I i/16 gennaio 1017. Docc. lv (p, ij;), LTm (p. ijj,
r. i), LXii (p. 149, r. 8). II Necmlogio Novaliciense (p. 290) lo dice mocU
il 1; geonaio, e il Necrologio di S. Andrea (p. ;i7) il 16 del mese sana.
V anno 1027 si può indurre dal doc. LUtl (p. 149), che ci assicuri che G*
icfrcdo era vivo nell' aprile (?) del 1026, e dal doc. lxui (p. i }4), che e'ini^ca
che od mario-aprile 1027 era abbate Odilone. La successione di » Got^
■ (redus > a Gezone è assicurata dal Chron. lib. iv, fragin. 1 i-ii, e App.9,
In App. 9 si narra la sua controversia contro l'usurpaioTc Oddone (ioo3?)..
28. Odilo.
1017 (niano-aprile)-toji-. Il Chren. App. 5, c'ins^na che fu fatto
abbate, in Roma, da Corrado II ; locchè non pub essere avvenuto che nei
mesi di marzo e aprile 1017, poiché allora Corrado trovossi 3 Roma.
Docc. Lxiii (p. IS4), Lxiiii(p. IS4),LXT (p. iSi),LKvi{p.is6,r.7). Li
successione di Odilo a Goto&edo risulta dal Chran. lib. iv, fragm. ti-i]
e App. 9.
29. Aldrados, Hloradus.
-I04J-. Docc.Lxxi(p. 178, r. 5) e LXxn (p. 181, r. 7). Tenne l'abbam
per dieci anni, dopo averla ricevuta da Litikerio vescovo di Como, il quale
pontificò dal 1051 al 1048 (Gams, Seriii epìscop. p. 787), L' ordine nella serie
si ha in Chron. lib. iv, fragm. it-ii, e Ap^. 9. Ehi ancora abbate quando
Litikerio mori, come risulta da Chroti. App. 8, e si conferma dal primo do-
cumento in cui si fa menzione dell'abbate Oddone (').
30. Oddo, Otto.
-io48-io;o- ; f io gennaio. Docc. lkxv (p. 196, r. 7) e lxxvi fp. 300,
r. 7). Il giorno emortuale viene indicato dal Necrologio di S. Andrea (p 5 liì,
r. i). Rinunciò all' abbazia, C/fron. App. ii. Se viene tralasciato o eli' estratto
(lib. IV, fragm. il) del Pingon, non prova che lo dimenticasse il cronista,
mentre lo abbiamo nell'estratto del Baldesano (lib. iv, fragm. ij).
31. Benedetto.
f IO gennaio. Il giorno emortuale È segnato nel Necrologio Novaliciense
(p. 291). La successione nella serie risulta da Chron. lib. iv, fragm. ii-ti.
y^
(i) Se potessimo dar piena fede al
doc. Lxxiiij,pp. 190-91, che attribuisco
al I0(?) marzo 1044, dovremmo sup-
porre che in quel giorno reggesse la
Novalesa un abbate di nome Giuseppe
(cf. sopra, p. 192).
yill. SERIES ABBATUM. 441
32. Adregondus.
Cbron, lib. iv, fiiagtn. 11. Nel fragm. 12 tal nome è omesso: anzi il
Baldesano dichiara che il cronista termina col nome di Benedetto. Nel
fragm. II non solo si ricorda Adregondo, ma egli viene anche designato
come « trigesimus abbas ». Non è tuttavia difficile il supporre che questo
aggettivo numerale sia stato aggiunto dal Pingon, il quale calcolò nella serie
anche Valchino o Valcono, arcivescovo di Embrun, che fu bensì benemerito
dell' abbazia, ma non ne fìi veramente abbate.
33. Adraldus, Aldradus, Everaldus.
- 1060- 1081 -. Lo ricorda un privilegio di Nicolò II (1060) presso Zac-
caria, Abbadia di Leno, p. 105, dove è detto: « Adraldus Bremensis (abbas) »
(v. sopra, doc. Lxxvun, p. 209). Molto ne lodò la pietà san Pier Damiani
{Opera, Parisiis, 1663, II, 180 e III, 184); v. sopra, docc. Lxxxnii (p. 214)
e Lxxxv (p. 216). Egli viene anche ricordato in un atto senza data, perve-
nutoci in riassunto (cf. Ricerche, p. 41), che riferii al n. lxxx (p. 211) degli
Ac ta. Il diploma di Umberto II del 108 1 (doc. lxxxx, p. 224, r. 7) è dato
air abbate « Everaldus », che facilmente si può identificare con « Aldradus » e
« Adraldus ». Non può invece tenersi conto del diploma del medesimo Um-
berto II del 1093 (n. Lxxxxii, pp. 232-34), poiché è a reputarsi falsificato
sulla £dsariga di quello del 1081. San Pier Damiani (cf. sopra, p. 216) at-
testa che questo abbate, nella sua gioventù, fu discepolo di sant* Odilone.
Siccome quest' ultimo mori l'ultimo dicembre del 1048 (cf. E. Sackur, Die
Cluniacenser, Halle a/S, 1894, U, 297), cosi possiamo dalla vita del celebre
abbate Cluniacense dedurre qualche giusto criterio per la biografia dell' abbate
Novali dense.
34. Otto,
- 1090 (?) -. Le incerte notizie che lo riguardano, si possono vedere
raccolte in Ricerche, p. 154.
35. WiLIELMUS.
- 1097 - principio del secolo xn. Doc. lxxxxv (p. 239, r. 13); nel doc. 11
dell'Appendice (p. 246, r. i) è detto « Novaliciensis sive Bremensis abbas».
Potrà Éicilmente identificarsi con quel Guglielmo abbate di Breme, che tro-
vasi ricordato nella Vita sancti Heldradi, § 27 (p. 398, r. 22).
Monumenta NovaUeientia. 28*
MONUMENTA NO VALI CI ENSI A
1
cfae aUia govtsaaB 3 aonuiBB Manikiane, ps ^acna che Io ncoHi 3
L»cr .lni^.1 (ed. pre» P. Pini. UM M^MMriWM. p. i66, tal to.
A. 7; (£ MfCi. pb >&>), Msicve cDB BMDÌ £ piriit^y ckc i
J
GIUNTE
Al testo.
Alle fonti (p. 250 sg.) che ci conservarono la bolla di Eugenio III, del x 152,
devesi ora aggiungerne una, che h parte delle pergamene di Breme, esistenti
presso la biblioteca Nazionale di Torino, e venute in vista negli ultimi lavori
di ordinamento. Pur troppo è una fonte tarda, cioè una copia del 23 gen-
naio 143 1, desunta da altra copia del 25 settembre 1346.
Sopra il foglio di guardia di un manoscritto esistente nella busta XIII
dell* archivio de\VAbba:(ia della Novaìesa (Archivio di Stato di Torino) si leg-
gono alcuni cenni biografici sopra sant' Eldrado, i quali hanno relazione
colla Vita in prosa (pp. 383-84) e più ancora coli' Officium (pp. 356-57),
e a queste fonti anzi espressamente si riferiscono (p. 444, r. 12). Li riporto
qui, avvertendo che sono scrìtti da mano del secolo xvi o xvii, e che probabil-
mente sono copia di più antica compilazione.
La stessa busta conserva due altri documenti, che meritano di essere
qui menzionati. C* è una lettera di Enrico II, re di Francia, datau da To-
nno, 27 settembre 1 5 56, nella quale si citano i privilegi accordati alla badia
Novaliciense « per nunquam delende memorie Carolum magnum. Ludo vi -
« cum et Henricos imperatores, Adelaydam, Umbertum, Thomam et Ame-
« deum comites Mauriane, Amedeum, Ludovicum et alterum Amedeum duces
« Sabaudie et prìncipes Pedemonti!, predecessores nostros ». Passando poi
a più precise determinazioni, comincia il re francese dal ricordare il diploma
di Carlomagno dell'anno 874. È il nostro doc. xii (pp. 51-60), sulla cui
falsità non c'è luogo a discutere.
L' altro documento cui alludevo i una lettera, 6 aprile 1 568, di Ema-
nuele Filiberto, a preghiera del quale i monaci novaliciensi concessero al re
di Spagna (Filippo II) certe reliquie del braccio di san Lorenzo, che erano
state « recondiue » in quel cenobio.
Ciò premesso, soggiungo la breve biografìa di sant' Eldrado.
Sanctus Eldradus monacus, post abbas Novalicìensis.
Iste sanctus Eldradus ex Gallica natione, quae dicitur Pro-
vincia, Ambolianensis oppidi, alpinis montibus undique septi. sub
Ao^rfoUb pure a Mmt Kord^ coeaohn, manduornm pnc-
ftiBi pabtds, tBopon CjtdB mjgm ìn^KRUnSt drca a. 800 t
KrTnFl-*-*ff' »*J*« jpWupP—nmt». i»M>rlwwm« Bwi^irwihac T jA>.
3 SBi f'^vR ""g"' et li^^li-iìi fitg <ficD Ladcma TTiff 1 """n", e
{mbos fflohas tons acqnaim. obot órca nunun 845 a Qoisnt
dooiino. firn sacra cusa booofiSce sarastor m ecriesH abbnuS
Noralidcasi, in una ""g*" cusa argentea, eins fe*^"" m ipsa
fCftf^a et io ìoàs ckmmvidtins coOìtnr die ij mimi sangufis
amm, ìabexnrqae io magna weaenàooe ta &cas ìoàs a ia aloSt ifl
itiHT'nf io Sabau4ia. >T'T*t^ miraculis clanut, mm is vita, wta
poti aoncin, in in àas Vita et Officio ooQi^tur, a qao-
tidie darei coms^sKjae. qui post HugtHieai filiom pradibaii Ca-
loB magni inqtemons -". . .
CORREZIONI
P. 92, r. 12. nullam ^j, 8. iuxsta 18^, 8. lustoni
La legione non è sicura, ma sembra deporre in suo favore il r. ij
di p. 182: lusto filio suo
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CONTENUTO DEL VOLUME
Prefazione pag. vn
MONUMENTA NOVALICIENSIA.
I. ACTA I
Appendice 243
IL Necrologia 277
I. Ex libro confratemitatum Augiensis monasterii .... 279
II. Necrologium monasterii Sanctorum Petri et Andreae No-
valicii . 283
III. Necrologium S. Andreae Taurinensis 309
III. Monumenta liturgica 347
I. Officium sancti Eldradi confessoris et abbatis 350
II. Monumenta epigraphica 363
mi. VlTAE ABBATUM ET MONACHORUM 369
I. Vitae quorumdam monachorum 371
II. Vitae quaedam sancti Eldradi 372
V. S. Eldradi abbatis scripta 399
VI. Anecdota 40$
i. Versus de Bertranno monaco 407
II. De Ugone abbate 408
III. Catalogi Segusini 409
mi Versus de sancto Insto 416
VII. Elenchus codicum manuscriptorum 423
VIII. SeRIES ABBATUM 433
Giunte 443
Correzioni 445
44^ CONTENUTO DET. VOLUME,
Tavole:
L Pianta dell'abbazia Nova! i dense . . . di contn) alla pag. n
U. Facsimile Jella pergamena del 726 (doe. i), Arch. Ji Suio
di Torino ij-i)
111. Facsìmile della fine del tcalamenlo di Abbone, 7t9(doe. U),
cod. Lai. 13879 della bibl. Nazionale di Parigi .... }6-)7
UH Facsimile della pergamena dell' S80 (dac. xxxii), Arch.
di Stato di Torino 91-9)
V. Facsimile della pergamena del {9S4) 9S5 (doc. xxssmui),
Atch. dì Staio di Torino iift-i^
VI. Facsimile della pergamena del 102; (doc LXi)> Arcb. di
Stato di Torino t44-4J
VII. Facsimile della pergamena del io;i (doc. i-XVi), Arch. di
Stato di Torino IÌ^I9
Vili. Facsìrn ile della pergamena del 1097 (doc. lxxxxv), Arch.
dì Stato di Torino 1]S-J9
Finito di stampare oggi 30 di maggio 1898
nella tipografia Forzani e C.
Edizione di cinquecento esemplari.
"Istituto storico
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Annali rfiCAFFARO, a cura di U T. . Belorano. Voi.
Epistolario di C. Salutati, a cura di F. Novati. Voi.
/ Capitolari delle Arti venesiane, a cura di G. Moimca
Voi. n.
^^Ubreria ERMANN^OTSoSl^^^B
1 (BRETSCHMGIflEK t KEG&SHilRC) ^H
■ ROMA - Via del Corso, 307 - ROMA ■
1 Deposito unico delle pubblicazioni ddl' Istituto Storico Italiano
^K Fonti per la Storia d'Italia
^^^^ VOLUMI PUBBLICATI:
H.
«'«db»
Scrittori,
dtlU
Prona
La guerra Gotica di Procopio di Cesarea
timi
(sec.vi), a cura di D. Comparetti, voi. I e II
23-24
24 -
, Monumenta Novaliciensia velustiora (sec.vm-
xi), a cura di C. Cipolla, voi. I . . . .
3t
12
—
Cronache veneziane antichissime (sec. x-xi),.
a cura di G. Monticolo, voi. I . . . .
9
6
50
Gesta di Federico / (sec. xn), a cura di
E. Monaci
l
7
,
La Historia 0 Liber de regno Sicilie e la Epi-
stola ad Pelrum Panormitane ecclesie
thesaurarium di Ugo Falcando (sec. xn),
a cura di G. B. Siracusa
23
IO
— .
Annali rf/CAFFARo e suoi continuatori (sec. xu-
xia), a cura di L. T. Belgrano, voi. I , .
II
12
-^
Historia Ioh,\nnis de Cermunate (seé. siv), a
cura di L. A. Ferrai
3
7
Z> Croniche di Giovanni Sbrcambi lucchese,
pubblicate sui mss. originali (sec. xiv-xv},
a cura di S. Bongi, voi. I, II e III . . .
19-ai
60
Notabilia di A. de Tummulillis (sec. xv), a
cura di C. Corvisieri
7
7
—
Diario di Stefano Infessuea {sec. xv), a cura
dì 0. Tommasini
5
IO
—
, EfisToi^Rt e Regesti.
Registri dei card. Ugolino d'Ostia e Ottaviano
degli Ubaldini (sec. xni), a cura di G. Levi
8
9
Epistolario di Cola di Rienzo (sec. xiv), a
cura di A. Gabrielli
'6
IO
Epistolario di Coluccio Salutati (sec. xiv-xv),
a cura di F. Novati, voi. I, II e HI . .
15-17
33
Statuti.
Statuti delle Società del popolo di Bologna, a
cura di A. Gaudenzi, voi. I {Società delle
armi, sec. xin), voi. Il {Società delle arti,
sec. xm-xiv)
3'4
so
50
/ Capitolari delle Arti veneziane (sec. xui-xiv),
a cura dì G. Monticolo, voi. I . . . .
36
12
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^^^^ ^esente volume: Lire la.
^^^L Roma. Fonsani e C. tipografi del Senato. ^^
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